Archivio del Tag ‘guerra’
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Covid: la dismisura dell’alieno, nuovo padrone del mondo
Lo spettacolo delle bare sui camion militari, l’overdose quotidiana di ansia somministrata dalla televisione, gli ospedali ridotti a pietose trincee alle prese con una disfatta catastrofica. L’Italia in preda al panico sembra una drammatica finestra sul mondo, a sua volta travolto dall’apocalisse. Si assiste a un crescente delirio di paura e caos, voci contraddittorie, misure d’emergenza, accuse incrociate e sospetti. Storie di ordinaria follia, ormai, dilatate dalle dimensioni di un’enormità dilagante, intercontinentale, in apparenza inarrestabile, di fronte a cui qualsiasi ragionevole constatazione – i tagli alla sanità, riflesso criminale dell’infame scure neoliberista – rischia di perdere il suo impatto decisivo, addirittura storico. E appaiono sempre più surreali, oggi, le perduranti divisioni geopolitiche tra l’Impero del Mare e l’Eurasia, gli opposti sistemi di governance messi a dura prova dal cosmopolitismo biologico del virus: di qua una post-democrazia imperiale e militarizzata, aggressiva e manipolatrice, svuotata di sovranità e dominata dalle fake news di regime; di là un autoritarismo arcaico, apertamente brutale, che per ora fa a meno della finzione democratica.
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Virus letali contro la popolazione? Gli Usa la sanno lunga
Quelli che prevengono le malattie e si espongono alla creazione di virus sono eroici, ma quelli che creano e diffondono intenzionalmente malattie e virus sono spietati. Data la storia del governo degli Stati Uniti e del suo complesso industriale militare riguardo alla guerra batteriologica e con i germi, l’uso di questi agenti contro le grandi popolazioni e il desiderio di creare agenti che sono ceppi specifici per razza, queste potenti entità sono diventate diffusori di morte, che non dimostrano compassione per gli innocenti. I virus artificiali intesi per la guerra, che si tratti di rovina economica, fame o morte di massa, sono i meccanismi del vero male che è tra noi. Una volta pensavo che la guerra nucleare avrebbe segnato la fine della vita per come la conosciamo, ma considerando la guerra e la tecnologia della modernità, ora penso che virus incontrollati e mortali possano logorare la popolazione mondiale, poiché uno dopo l’altro i veleni vengono rilasciati come atti di guerra nascosta. Non può esserci fine a questa follia, poiché qualsiasi ritorsione con la stessa moneta comporterà la diffusione di malattie in tutto il mondo: tutto creato dall’uomo.Il nuovo coronavirus (2019-nCoV) è uno in una serie di molti che, probabilmente ma più certamente, non sono stati i soli prodotti dall’uomo nei laboratoro. Questo virus ha caratteristiche uniche, che hanno avuto luogo in precedenza con Sars e Mers, e ha materiale genetico che non è mai stato identificato e non è legato a nessun virus noto, animale o umano. Questo dovrebbe essere preoccupante per tutti, perché se questo è prodotto dall’uomo, è stato fabbricato come un’arma da guerra. Quindi chi è responsabile del suo rilascio in Cina? È possibile che questo virus sia stato creato in Cina e sia stato “accidentalmente” rilasciato nella popolazione, ma non sembra credibile a qualsiasi livello: pensate che il governo cinese avrebbe creato un virus specifico per la razza cinese e lo avrebbe rilasciato nel proprio paese? È interessante notare che, in passato, le università e le Ong statunitensi si sono recate in Cina appositamente per fare esperimenti batteriologici illegali, e questo è stato così vergognoso, per i funzionari cinesi, che il risultato è stato la rimozione forzata di queste persone.L’università di Harvard, uno dei principali attori di questo scandalo, ha rubato i campioni di Dna di centinaia di migliaia di cittadini cinesi, se ne è andata dalla Cina con quei campioni e ha continuato la ricerca batteriologica illegale negli Stati Uniti. Si pensa che l’esercito americano, il che imprime una svolta completamente diversa nel filo del discorso, aveva commissionato la ricerca in Cina in quel momento. Questo è più che sospetto. Gli Stati Uniti, secondo “Global Research”, hanno avuto un massiccio programma di guerra batteriologica, almeno dai primi anni ’40, ma hanno usato agenti tossici contro questo paese e altri a partire dal 1860. Questo non è un segreto, indipendentemente dalla propaganda diffusa dal governo e dai suoi partner nella ricerca e produzione criminale di armi batteriologiche. A partire dal 1999, il governo degli Stati Uniti aveva dispiegato il suo arsenale di armi chimiche e batteriologiche (Chemical and Biological Weapons – Cbw) contro le Filippine, Portorico, Vietnam, Cina, Corea del Nord, Laos, Cambogia, Cuba, i boat-people haitiani e il vicino Canada, secondo “Counterpunch”.Naturalmente, i cittadini degli Stati Uniti sono stati usati molte volte anche come cavie ed esposti, dal governo, ad agenti di germi tossici e sostanze chimiche letali. Tenete presente che questo è un breve elenco, in quanto gli Stati Uniti sono ben noti per l’utilizzo di procure per diffondere i loro prodotti chimici tossici e agenti germinali, come è accaduto in Iraq e in Siria. Dal 1999 si sono verificati continui episodi di diversi virus, molti dei quali si presume siano prodotti dall’uomo, incluso l’attuale coronavirus. Non sono solo gli Stati Uniti a sviluppare e produrre agenti e virus di guerra batteriologica; lo fanno anche molti paesi sviluppati in tutto il mondo. Ma gli Stati Uniti, come in ogni area di guerra e di uccisione, sono di gran lunga il leader mondiale, nel disumano desiderio di poter uccidere intere popolazioni attraverso mezzi di guerra batteriologica e chimica. Poiché questi agenti sono estremamente pericolosi e incontrollabili e possono diffondersi all’impazzata, è evidente il rischio non solo per le popolazioni isolate, ma anche per il mondo intero.Considerate che un virus mortale creato dagli Stati Uniti e usato contro un altro paese è stato scoperto e verificato e, per rappresaglia, quel paese o altri hanno deciso di contrattaccare l’America con altri agenti tossici. Dove andrebbe a finire, e nel tempo, quanti miliardi di persone potrebbero essere interessate in un simile scenario? Tutte le indicazioni sottolineano il fatto che i virus più tossici, velenosi e mortali mai conosciuti vengono creati nei laboratori di tutto il mondo. Negli Stati Uniti pensiamo a Fort Detrick (Maryland), Pine Bluff Arsenal (Arkansas), Horn Island (Mississippi), Dugway Proving Ground (Utah), Vigo Ordinance Plant (Indiana) e molti altri. Pensate alle partnership a carattere fascista tra questo governo [americano] e l’industria farmaceutica. Pensate alle installazioni militari statunitensi posizionate in tutto il mondo. Da ciò non può derivare nulla di buono, dal momento che non si tratta di trovare cure per le malattie o di scoprire vaccini, ma viene fatto solo per una ragione, e questo è a scopo di guerra batteriologica per uccidere in massa.Il tentativo di trovare armi batteriologiche che ammaleranno e uccideranno milioni di persone alla volta non è solo una farsa, ma oltrepassa ciò che è il male. Il primo passo è scoprire che i governi – il colpevole più probabile è il governo degli Stati Uniti – stanno disseminando questi virus appositamente, per causare gravi danni. Una volta dimostrato ciò, sarà noto l’incredibile rischio per tutti, e quindi le persone di tutto il mondo dovrebbero mettere da parte tutto ciò che causa la loro divisione, fare fronte comune e fermare questo assalto all’umanità. «Nei vasti laboratori del Ministero della Pace e nelle stazioni sperimentali, team di esperti sono instancabilmente al lavoro alla ricerca di gas nuovi e letali; o di veleni solubili che possono essere prodotti in quantità tali da distruggere la vegetazione di interi continenti; o di ceppi di germi patogeni, immunizzati contro tutti i possibili anticorpi» (George Orwell, “1984″).(Gary Barnett, estratti dell’intervento “Gli Stati Uniti sono il leader mondiale nella ricerca, produzione e uso di armi batteriologiche contro l’umanità”, pubblicato il 22 febbraio 2020 su “Information Clearing House” e tradotto da “Come Don Chisciotte”).Quelli che prevengono le malattie e si espongono alla creazione di virus sono eroici, ma quelli che creano e diffondono intenzionalmente malattie e virus sono spietati. Data la storia del governo degli Stati Uniti e del suo complesso industriale militare riguardo alla guerra batteriologica e con i germi, l’uso di questi agenti contro le grandi popolazioni e il desiderio di creare agenti che sono ceppi specifici per razza, queste potenti entità sono diventate diffusori di morte, che non dimostrano compassione per gli innocenti. I virus artificiali intesi per la guerra, che si tratti di rovina economica, fame o morte di massa, sono i meccanismi del vero male che è tra noi. Una volta pensavo che la guerra nucleare avrebbe segnato la fine della vita per come la conosciamo, ma considerando la guerra e la tecnologia della modernità, ora penso che virus incontrollati e mortali possano logorare la popolazione mondiale, poiché uno dopo l’altro i veleni vengono rilasciati come atti di guerra nascosta. Non può esserci fine a questa follia, poiché qualsiasi ritorsione con la stessa moneta comporterà la diffusione di malattie in tutto il mondo: tutto creato dall’uomo.
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Censura: vietato indagare sugli Usa all’origine del Covid-19
Quando ci fu l’epidemia di Ebola in Africa, nell’autunno del 2014, pubblicammo su “Luogo Comune” la notizia, uscita su un quotidiano della Liberia, il “Daily Observer”, nella quale uno scienziato locale, il dottor Broderick, accusava apertamente gli americani di aver ingegnerizzato in laboratorio il virus dell’Ebola. Il nostro articolo fece un certo scalpore, e la redazione di “Matrix” mi invitò in trasmissione per andare a parlarne. Io sapevo benissimo quello che sarebbe successo, ma decisi di andarci comunque. «So che lei ha pronto del materiale, su Ebola: anche qui c’è una teoria e un sospetto dietrologico», mi presentò Luca Telese. Spiegai che non avevo nessuna informazione particolare. I sospetti affioravano, ad esempio, proprio sul “Daily Observer”, citato anche da “Matrix” (ma per un altro articolo). «Sullo stesso giornale, la settimana scorsa – spiegai – un noto scienziato ha pubblicato un articolo nel quale lui (non io) accusa apertamente gli Stati Uniti, o quantomeno il Pentagono, di aver bio-ingegnerizzato questo virus, e poi di averlo portato in Africa. Di qui poi la teoria del complotto si dirama in due direzioni». Quali?Telese interpella una virologa, Silvia Meschi, che sembra non rispondere alla domanda. In realtà in studio mi avevano lasciato parlare e la discussione con Telese si era effettivamente sviluppata, ma i produttori della trasmissione, in fase di montaggio, avevano poi deciso di tagliarla. «Bio-ingegnerizzato vuol dire cambiato, modificato», spiega la Meschi, che afferma di “non credere” che questo possa realmente avvenire. «Eppure – obietta Telese – spesso i virus sono stati usati per la guerra batteriologica». Per la Meschi, il virus dell’Ebola è «poco diverso» da quelli che avevano causato epidemie negli anni precedenti. Visto? Quando ho iniziato a spiegare che la cosiddetta teoria del complotto si dirama in due direzioni, la parola viene subito data alla virologa, che dice: non ci credo. In realtà, in tramissione io avevo approfondito la questione: Telese mi aveva lasciato parlare fino in fondo. Poi, evidentemente, in montaggio, i produttori hanno deciso che fosse meglio non approfondire troppo, “tagliando” sulla virologa (che poi, di fatto, ha ammesso lei stessa che il virus era stato modificato).Comunque, il succo della faccenda è che il mainstream non vuole affrontare quell’argomento: lo sfiora, al massimo, col brivido del peccato; ma poi, prima di accusare seriamente gli americani di qualunque cosa, ci pensa due volte. Nel pezzo che è stato tagliato, infatti, io avevo suggerito che, una volta finita l’epidemia, i giornalisti scavassero più a fondo, sulle vere responsabilità di chi aveva messo in giro questo virus. Ma naturalmente, sul mainstream, questo dibattito non c’è mai stato. Adesso sta succedendo la stessa cosa: parte l’epidemia in Cina e mette la sua economia in ginocchio, proprio mentre gli americani stavano cercando di contrastare la poderosa crescita economica dei cinesi. Cioè: quello che gli americani non sono riusciti a fare in due anni di guerra sui dazi, il virus è riuscito a farlo in soli due mesi. Ovviamente a qualcuno viene il sospetto: che ci sia stata, magari, una “manina” americana, che abbia lasciato in giro distrattamente, da qualche parte, in Cina, il virus bio-ingegnerizzato? E non è un sospetto fondato sul nulla.Il 31 gennaio, infatti, l’università di Nuova Delhi pubblica una ricerca intitolata: “Strane somiglianze di inserti unici, nel coronavirus 19, di proteine di Hiv”. Per chi è interessato, esiste su YouTube un video intitolato “Gli studi dell’università di Delhi”, che traduce praticamente tutta la ricerca, passo per passo. In sintesi, viene fuori che i ricercatori hanno trovato nel virus delle tracce evidenti di una manipolazione genetica. Curiosamente, due giorni dopo la ricerca viene ritirata senza una valida spiegazione, e scompare nel nulla: nessuno ne parla più. Naturalmente sappiamo tutti quanto è facile obbligare un’università a ritirare una qualunque cosa, se dà fastidio: basta ricattarli, dicendo che non riceveranno più finanziamenti, e saranno disposti anche a sostenere che la Terra è piatta. Questa è dietrologia, d’accordo. Ma resta il fatto che nessuno ha mai smentito, scientificamente, i dati contenuti nella ricerca.A supporto della tesi del virus bio-ingegnerizzato interviene anche il professor Francis Boyle dell’università dell’Illinois, cioè l’uomo che nel 1989 ha scritto la legge americana sull’utilizzo di armi biologiche. Nelle scorse settimane, Boyle ha rilasciato diverse interviste, nelle quali sostiene che il coronavirus attuale sia un prodotto di ingegneria genetica. Quindi non è l’ultimo dei cretini, ad affermarlo. Poi succede che, il 26 febbraio, Roberto Quaglia produce un video intitolato “Sbalorditive coincidenze”, nel quale riprende l’ipotesi della “manina” americana. E trova anche quella che sarebbe stata l’occasione propizia per trasportare comodamente il virus in Cina: i giochi militari internazionali, a cui hanno partecipato anche 300 soldati americani, che si svolti proprio a Wuhan nell’ottobre del 2019 (cioè alcune settimane prima della comparsa dell’epidemia in quella zona). «Guardacaso – dice Quaglia – due settimane sono proprio i tempi dell’incubazione». L’affluenza di militari da tutto il mondo, aggiunge, «ad una eventuale nazione-canaglia fornirebbe l’occasione perfetta per contrabbandare in loco eventuali patogeni da rilasciare segretamente».Naturalmente, Quaglia non afferma con certezza che siano stati gli americani. Ma sottolinea, appunto, la “curiosa coincidenza”. Tra le altre cose, Quaglia ha anche fatto notare che lui aveva già anticipato l’ipotesi di un utilizzo di armi anche di tipo biologico in un suo libro, pubblicato 15 anni fa, “Il mito dell’11 Settembre”, in cui si parla di armi biologiche “etniche”. Il video di Quaglia ha avuto un successo enorme: ha raggiunto mezzo milione di visualizzazioni in pochi giorni, oggi è arrivato a oltre 900.000 visualizzazioni e sta per raggiungere il milione. E temo che questo gli sia costato caro: perché, curiosamente, proprio in questi giorni Amazon ha deciso, senza motivo apparente, di togliere dalla vendita il libro di Quaglia. Gli hanno dato solo una motivazione generica, del tipo “non rispetta i nostri standard”. Chiaramente è una motivazione che non sta in piedi, visto che il libro è stato su Amazon per alemeno 10 anni. Non se n’erano accorti, prima, che quel libro “non rispettava gli standard”? Evidentemente quel libro dava molto fastidio. E il fatto che adesso avesse cominciato a vendere molto ha portato qualcuno a decidere che era meglio toglierlo di mezzo.Capito come funziona, il sistema? Si chiama “censura soft”, è una censura invisibile. Chi è interessato, sappia che il libro ormai è disponibile solo sul sito di Roberto Quaglia, all’indirizzo www.mito11settembre.it. Chiusa la parentesi torniamo al virus, perché adesso succede una cosa interessante, Accade infatti che il 13 marzo la Cina accusa ufficialmente gli Stati Uniti di averle portato in casa il virus, e proprio durante le esercitazioni militari di Wuhan. L’accusa è partita da un video nel quale si vede il direttore del Cdc americano, Robert Redfield, che risponde a un’interrogazione parlamentare e ammette che, in America, nei mesi scorsi, ci sono stati dei casi di coronavirus che sono stati fatti passare per normale influenza. La domanda: «In assenza di test, è possibile che coloro che sono stati colpiti dall’influenza possano essere stati catalogati erroneamente, mentre in effetti avevano il Covid-19? Negli Stati Uniti potremmo avere delle persone che muoiono per ciò che sembra un’influenza, mentre in realtà potrebbe essere il coronavirus Covid-19?». Risponde Redfield: «In effetti, oggi negli Usa alcuni casi sono stati diagnosticati in quel modo».Giustamente, quindi, adesso i cinesi chiedono dei chiarimenti, agli americani, per sapere esattamente da quando, effettivamente, il Covid-19 sia in circolazione negli Stati Uniti. Questo è il testo del tweet che è stato fatto il 13 marzo da Lijan Zhao, portavoce del ministero degli esteri cinese: «Il Cdc è stato colto in flagrante. A quando risale il “paziente zero” negli Stati Uniti? Quante persone sono state contagiate? Quali sono i nomi degli ospedali? Potrebbe essere stato l’esercito americano a portare l’epidemia a Wuhan. Stiate trasparenti! Rendete pubblici i vostri dati! Gli Stati Uniti ci debbono una spiegazione». Naturalmente i cinesi non hanno detto che gli americani l’hanno fatto apposta, a portagli il virus: non possono dire una cosa del genere, scatenerebbero una crisi internazionale. Però hanno fatto notare la cosa, e il dubbio l’hanno posto pubblicamente, in forma ufficiale.Quindi, qui le possibilità sono due: o cinesi passano il loro tempo a guardare i video di Roberto Quaglia e si fanno venire delle strane idee di notte, oppure c’è davvero qualcosa ce bolle in pentola (e Quaglia ha semplicemente avuto l’intuizione giusta, due settimane prima che fossero fatte queste dichiarazioni). Fra l’altro, i cinesi hanno protestato con gli americani anche per un’altra cosa: e cioè la strana chiusura del laboratorio di biotecnologia di Fort Detrick, nel Maryland, avvenuta l’estate scorsa. Ufficialmente, il laboratorio è stato chiuso per motivi di sicurezza nazionale, dovuti al fatto che mancavano i controlli per il contenimento dei materiali pericolosi. Quindi i cinesi, giustamente – di nuovo – chiedono chiarimenti anche qui: perché magari, dicono, il virus può essere uscito da lì. E i virus non è scappano dai laboratori da soli, a piedi, di notte: qualcuno deve metterseli in tasca e portarli fuori. Ma anche in questo caso la notizia è caduta nel nulla, e l’argomento non è mai stato ripreso dai media mainstream.Ora, se tutte queste notizie venissero amplificate dai media occidentali, ci sarebbe un certo tipo di pressione pubblica, sugli americani, per fare chiarezza sulla gestione di questi laboratori. Invece, nessuno dei grandi media riprende mai queste notizie. Oppure, peggio ancora: le etichettano subito come bufale, senza fondamento. Dobbiamo tutti accettare questo virus come se fosse una maledizione divina, che ci è piovuta addosso “tramite il pipistrello”. E nessuno si deve mai permettere neppure di suggerire l’ipotesi di una diffusione intenzionale del virus. Questo è il messaggio che sta passando dal mainstream. E’ una cosa che sa bene Diego Fusaro, che in una trasmissione televisiva recente ha provato a suggerire proprio questa ipotesi, ed è stato immediatamente aggredito a messo a tacere dal conduttore e dagli altri, presenti in studio. Fra l’altro, che questa ipotesi sia assolutamente plausibile non lo diciamo solo noi, dell’informazione alternativa. Lo dicono gli stessi documenti della John Hopkins University, la stessa che nel 2019 ha condotto l’ormai arcinota simulazione di pandemia mondiale chiamata “Evento 201″, nella quale si ipotizzava una pandemia di coronavirus che partiva dal Sudamerica per poi diffondersi in tutto il mondo.E c’è anche un altro documento della John Hopkins, che parla chiaramente della possibilità di una diffusione intenzionale del virus. Il documento si chiama “Preparazione per una pandemia da patogeno respiratorio ad alto impatto”, ed è del settembre 2019 (le date sono importanti). Dal documento leggiamo: «Se dovesse presentarsi un patogeno respiratorio ad alto impatto, sia in modo naturale o come risultato di rilascio accidentale, oppure intenzionale, avrebbe probabilmente delle conseguenze significative sulla salute pubblica, sull’economia, sul sociale e sulla politica». Ancora: «I governi nazionali devono prepararsi per l’uso intenzionale di un patogeno di tipo respiratorio. La preparazione ad un evento intenzionale deve includere il riconoscimento del fatto che la diffusione intenzionale di un patogeno respiratorio ad alto impatto potrebbe andare ad aggravare in maniera sostanziale le conseguenze straordinare di una pandemia naturale con lo stesso agente».Quindi non solo prevedono apertamente un rilascio intenzionale, ma dicono anche che le conseguenze sarebbero addirittura peggiori. Ed ecco il motivo: «Una differenza fondamentale tra una situazione di rilascio intenzionale e una in cui il patogeno respiratorio ad alto impatto si diffonde in modo naturale sarebbe la possibilità di perpetrare attacchi multipli, o un “reload”, nel caso di attacco intenzionale». Ad esempio: si potrebbe fare un primo attacco intenzionale in Cina, per mettere in ginocchio la loro economia troppo esuberante, e poi magari un “reload” in Italia, forse per punirci dell’accordo stipulato di recente proprio con la Cina. Un “reload” fatto magari con un virus simile a quello rilasciato in Cina, ma non necessariamente identico. Suona familiare? A questo punto, qualcuno dirà: ma l’ipotesi della diffusione intenzionale non sta piedi, perché comunque, alla fine, sono gli stessi americani che adesso si ritrovano il virus in casa, ed è la loro economia che rischia di essere messa in ginocchio; quindi, non possono averlo fatto loro. All’apparenza è un ragionamento valido, ma in realtà non è così.E’ un po’ come quando senti dire, rispetto all’11 Settembre: gli americani non si farebbero mai, da soli, una cosa del genere. E’ vero: gli americani – intesi come nazione, come popolo nel suo insieme – non si farebbero mai, da soli, una cosa del genere: quella è gente normale, è gente come noi, e le persone normali non si fanno delle cose del genere, da sole. Ma qui non stiamo parlando di un popolo: stiamo parlando di un ristrettissimo gruppo di psicopatici, a cui non può fregare di meno di mettere in ginocchio l’economia di mezzo mondo, perché loro – magari – ne traggono un vantaggio personale. E chi mai, vi chiederete, potrebbe trarre un vantaggio personale da una situazione del genere? Per esempio, potrebbe essere un grande fondo d’investimento internazionale, che abbia scommesso – per esempio, sempre – su un crollo generalizzato di tutte le Borse più importanti entro il mese di marzo di quest’anno. Apriamo a caso il “Wall Street Journal” del 22 novembre scorso, cioè un mese dopo i giochi di Wuhan, e leggiamo il titolo: “Bridgwater scommette un miliardo e mezzo di dollari, in opzioni, sulla caduta dei mercati”.Bridgwater è il più grande fondo d’investimento mondiale, maneggia un capitale complessivo di circa 160 miliardi di dollari. «La Bridgwater e associati – dice l’articolo – ha scommesso oltre un miliardo di dollari che i mercati mondiali crolleranno entro marzo, secondo fonti che sono a conoscenza della faccenda». Ma che strano… Mentre noi siamo tappati in casa, nemmeno fossimo agli arresti domiciliari, mentre ci scanniamo per stabilire quanto sia veramente pericoloso il virus, mentre ormai andiamo in giro per strada evitandoci l’un l’altro come degli appestati, mentre i negozi chiudono, le fabbriche chiudono e la gente si preoccupa seriamente del proprio futuro, c’è qualcuno che sta tranquillamente seduto a guardare gli indici delle Borse che crollano e si prepara magari a incassare qualche miliarduzzo di guadagno, pulito pulito, grazie a tutto quello che succede. Ora, io non posso sostenere che sia questa, per forza, la spiegazione di tutto quello che sta succedendo. Ho solo messo in fila una serie di elementi, che portano a una conclusione sensata.Se ce ne sono altre, cari giornalisti, ben vengano: fatevi avanti. Ma smettetela, per favore, di raccontarci che questo virus ce l’ha portato il pipistrello. Perché, a questo punto, non ci credono più neppure i bambini. A questo punto, voi non offendete più neppure la nostra intelligenza, nel raccontarci queste cose: offendete direttamente la vostra. Fate il vostro dovere, una volta tanto, cari giornalisti. Provate a scavare un po’ più a fondo. Provate a fare due più due, per vedere se – per caso – fa quattro. Lo dico solo per evitare che situazioni del genere si ripetano in futuro. Dovrebbe quindi essere anche il vostro interesse primario, quello di scavare a fondo, senza paura, in queste faccende.(Massimo Mazzucco, video-editoriale “Coronavirus, è stato il pipistrello”, trasmesso in anteprima da “Contro Tv” e poi pubblicato su YouTube e sul blog “Luogo Comune” il 19 marzo 2020).Quando ci fu l’epidemia di Ebola in Africa, nell’autunno del 2014, pubblicammo su “Luogo Comune” la notizia, uscita su un quotidiano della Liberia, il “Daily Observer”, nella quale uno scienziato locale, il dottor Broderick, accusava apertamente gli americani di aver ingegnerizzato in laboratorio il virus dell’Ebola. Il nostro articolo fece un certo scalpore, e la redazione di “Matrix” mi invitò in trasmissione per andare a parlarne. Io sapevo benissimo quello che sarebbe successo, ma decisi di andarci comunque. «So che lei ha pronto del materiale, su Ebola: anche qui c’è una teoria e un sospetto dietrologico», mi presentò Luca Telese. Spiegai che non avevo nessuna informazione particolare. I sospetti affioravano, ad esempio, proprio sul “Daily Observer”, citato anche da “Matrix” (ma per un altro articolo). «Sullo stesso giornale, la settimana scorsa – spiegai – un noto scienziato ha pubblicato un articolo nel quale lui (non io) accusa apertamente gli Stati Uniti, o quantomeno il Pentagono, di aver bio-ingegnerizzato questo virus, e poi di averlo portato in Africa. Di qui poi la teoria del complotto si dirama in due direzioni». Quali?
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Guerra Usa-Cina per l’egemonia, l’Italia (virus) è una preda
Heartland o Heartlands (letteralmente: il Cuore della Terra) è un nome che venne dato alla zona centrale del continente Eurasia da Sir Halford Mackinder, il geografo inglese autore di “Democratic Ideals and Reality”. L’Eurasia è un supercontinente comprendente i continenti di Europa e Asia. La frase che riassume l’intera concezione geopolitica di Mackinder è la seguente: «Chi controlla l’Est Europa comanda l’Heartland: chi controlla l’Heartland comanda l’Isola-Mondo: chi controlla l’Isola-Mondo comanda il mondo». Bene, iniziamo adesso ad analizzare un po’ di dati in nostro possesso. Nel 2013 il presidente cinese Xi Jinping annuncia il progetto “Via della Seta” che punta a coinvolgere 65 paesi che raccolgono circa il 65% della popolazione mondiale e il 40% del Pil. Da almeno 10 anni in Europa è aperta una gara per attirare tantissimi soldi in arrivo dalla Cina. In questa gara, l’Italia è sul podio dal 2017 alle spalle di Germania e Francia. Ad inizio 2019 l’export agroalimentare Made in Italy verso la Cina aveva fatto registrare +20%, su base decennale si registra invece un incredibile +254%. In questo quadro geopolitico, logica vuole che l’amministrazione Trump e i suoi alleati storici (Israele in primis), non possono più permettersi di stare a guardare.La Via della Seta, i rapporti sempre più stretti con la Cina e la Russia, insomma il progetto Eurasia mina le fondamenta dell’egemonia americana in Europa. «Guardando anche ad occhio nudo una carta geografica diventa di chiara evidenza che la realizzazione di tale ambizioso progetto metterebbe definitivamente fuori gioco gli Stati Uniti a cui, per sventare tale pericolo, non resterebbe altra via che generare il caos» (Filippo Romeo, “Il nuovo Grande Gioco centro-asiatico). Il 3 gennaio 2020 il generale iraniano Qasem Soleimani è rimasto ucciso per rappresaglia in un attacco con drone statunitense sull’aeroporto internazionale di Baghdad, in Iraq. Ma il vero obiettivo di Trump non era l’Iran, ma la Cina e la Russia: il vero obiettivo era l’Eurasia. Sempre ad inizio 2020, in Cina nella città di Wuhan, capoluogo della provincia cinese dell’Hubei, scoppia una epidemia di coronavirus. Tra febbraio e marzo 2020, Cina, Iran ed Italia sono i tre paesi più colpiti dal coronavirus (guarda tu che coincidenze); una delle spiegazioni che ci viene data è che «il coronavirus è il virus della verità, dove appare espone la verità. Nel caso della Cina ha esposto che c’è una dittatura comunista che sopprime la verità. In Iran ha esposto il fanatismo religioso. Nel caso dell’Italia ha esposto la scarsa capacità amministrativa» (Edward Luttwak a “Di Martedì”, ripreso su “Libero”).Il 31 gennaio 2020 il Regno Unito cessa ufficialmente di essere uno Stato membro dell’Unione Europea e dell’Euratom. A marzo 2020, secondo un portavoce del ministero degli esteri di Pechino l’origine del coronavirus non sarebbe legata a errori di vigilanza e contenimento delle autorità cinesi nella città del presunto ‘focolaio zero’, ma a una contaminazione arrivata dall’esterno, per la precisione dagli Usa. «Gli Stati Uniti devono essere trasparenti! E devono pubblicare i loro dati! Gli Stati Uniti devono darci una spiegazione», attacca su Twitter uno dei portavoce del governo, Zhao Lijian. Riassumiamo quindi un attimo: «La Cina supera di gran lunga gli Stati Uniti nel numero dei brevetti registrati e produce almeno otto volte più laureati Stem [Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica] all’anno rispetto agli Stati Uniti, guadagnandosi lo status di miglior contributore alla scienza globale. Una vasta gamma di nazioni in tutto il Sud globale ha sottoscritto accordi per entrare a far parte della Bri, che dovrebbe essere completata nel 2049».«Solo l’anno scorso, le aziende cinesi hanno firmato contratti per un valore di 128 miliardi di dollari per progetti di infrastrutture su larga scala in decine di nazioni. L’unico concorrente economico degli Stati Uniti è impegnato a ricollegare la maggior parte del mondo con la versione del 21° secolo, completamente interconnessa, di un sistema commerciale che era stato al suo apice per oltre un millennio: le vie della seta eurasiatiche. Inevitabilmente, questa è una cosa che la classe dirigente statunitense non è assolutamente in grado di accettare. Considerare la Bri come una pandemia» (Pepe Escobar, su “Asia Times”). Il 10 marzo 2020, il Parlamento russo ha approvato un emendamento a una legge costituzionale che darà la possibilità all’attuale presidente Vladimir Putin di rimanere al potere fino al 2036. Il 13 marzo oltre 30 tonnellate di materiale sanitario sono state donate dalla Cina all’Italia e saranno distribuite al più presto, inoltre un team di medici cinesi inizierà a collaborare con i colleghi italiani per sconfiggere il Covid-19, mentre dagli altri Stati membri dell’Europa non arriva nessun aiuto all’Italia. La tanto cara Europa ci ha lasciato soli.Sempre a marzo, la Germania, in totale autonomia, stanzia 550 miliardi a sostegno della propria economia e con tempi rapidissimi; in Italia, una nazione messa in ginocchio dalla quarantena, il governo ha stanziato per adesso 25 miliardi (e stanno ancora valutando se concedere 500 euro per tre mesi ai lavoratori autonomi). Un paese come l’Italia, dove negli ultimi 30 anni il risparmio dei cittadini è stato letteralmente spazzato via, sarà più semplice morire di fame che di coronavirus. Ma non è finita qui. «L’esercitazione della Nato “Defender Europe”, che si terrà in Europa da aprile a maggio 2020, coinvolgerà 37.000 soldati di 18 nazioni facenti parte dell’Alleanza. Saranno impiegati circa 33.000 mezzi e container, e 450 veicoli corazzati. L’obiettivo della grande esercitazione è quello di testare la capacità dell’Europa – con il significativo contributo statunitense, ovviamente – di reagire a un atto ostile. Molti europei se ne stanno chiedendo, in questi giorni, perché – vista la diffusione del virus influenzale in tutto il continente – “Defender Europe” non venga annullata. L’esercitazione rappresenta uno degli strumenti con cui Washington argina le “velleità espansionistiche” del Cremlino e al contempo alimenta la paura dell’accerchiamento insita nell’animo russo» (”Difesa Online”).Il 14 marzo il presidente Trump mette un post su Twitter: “The United States loves Italy”, gli Stati Uniti ci amano. La risposta da parte della Cina non si fa attendere, e il 15 marzo arriva la lettera dell’ambasciatore in Italia Li Junhua: «Sono convinto che quando avremo vinto sul virus, il popolo italiano e quello cinese saranno ancora più vicini e uniti, e la cooperazione bilaterale sarà ancora più prospera. Speriamo che quel giorno arrivi presto». Bene, direi che adesso iniziamo ad avere un quadro della situazione più chiaro. Scordatevi per un attimo la propaganda mediatica di queste settimane, prendete tutte queste informazioni e unite i puntini; cambiate adesso il vostro punto di osservazione, spostatevi verso l’alto e guardate in basso: riuscite a vedere il “disegno” che si cela dietro a tutti questi avvenimenti? E’ in atto una guerra per decidere chi prenderà definitivamente il controllo dell’Europa. Da un lato il progetto Stati Uniti d’Europa, dall’altro il progetto Eurasia. Comunque vada, attualmente, l’Italia è una preda e non il predatore. Geopolitica? Fantapolitica? L’importante è prendere coscienza di quello che sta accadendo, perché in questo preciso periodo storico è fondamentale anticipare gli eventi per non rimanerci intrappolati dentro.(”Heartland: guerra, atto finale”, riflessione pubblicata da “Tommesh” su “Come Don Chisciotte” il 16 marzo 2020).Heartland o Heartlands (letteralmente: il Cuore della Terra) è un nome che venne dato alla zona centrale del continente Eurasia da Sir Halford Mackinder, il geografo inglese autore di “Democratic Ideals and Reality”. L’Eurasia è un supercontinente comprendente i continenti di Europa e Asia. La frase che riassume l’intera concezione geopolitica di Mackinder è la seguente: «Chi controlla l’Est Europa comanda l’Heartland: chi controlla l’Heartland comanda l’Isola-Mondo: chi controlla l’Isola-Mondo comanda il mondo». Bene, iniziamo adesso ad analizzare un po’ di dati in nostro possesso. Nel 2013 il presidente cinese Xi Jinping annuncia il progetto “Via della Seta” che punta a coinvolgere 65 paesi che raccolgono circa il 65% della popolazione mondiale e il 40% del Pil. Da almeno 10 anni in Europa è aperta una gara per attirare tantissimi soldi in arrivo dalla Cina. In questa gara, l’Italia è sul podio dal 2017 alle spalle di Germania e Francia. Ad inizio 2019 l’export agroalimentare Made in Italy verso la Cina aveva fatto registrare +20%, su base decennale si registra invece un incredibile +254%. In questo quadro geopolitico, logica vuole che l’amministrazione Trump e i suoi alleati storici (Israele in primis), non possono più permettersi di stare a guardare.
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Gli Usa ammettono: il coronavirus era da noi già nel 2019
«Potrebbe essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan». Così il portavoce del ministero degli esteri cinese Zhao Lijian. Una riflessione nata dopo l’audizione al Congresso degli Stati Uniti del direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, Robert Redfield, nella quale ha riconosciuto che alcune persone, morte negli Usa di recente causa polmonite, sarebbero invece decedute per Covid-19 non diagnosticato. «È stato trovato il paziente zero negli Stati Uniti?». Ha rincarato la dose Lijian. «Quante sono le persone infette? Come si chiamano gli ospedali? Potrebbe essere l’esercito americano che ha portato l’epidemia a Wuhan. Siate trasparenti! Rendete pubblici i vostri dati! Gli Stati Uniti ci devono una spiegazione!». La vicenda è riportata da “The Hill”, che spiega come ciò sia parte di una narrativa cospirativa che circola sul web, e che vede il virus portato in Cina dagli atleti americani, e loro numeroso seguito, che si sono recati a Whuan per partecipare ai Giochi mondiali militari, che si sono svolti tra il 18 e il 27 ottobre 2019, praticamente quando è iniziata l’epidemia. Non necessariamente un atto criminogeno, ma una trasmissione involontaria: gli atleti Usa, o il seguito, sarebbero stati già infetti da coronavirus.La tesi sarebbe sostenuta da una coincidenza: cinque atleti di nazionalità ancora ignota sarebbero stati ricoverati in un ospedale locale per virus ignoto. Vero il ricovero, spiega il “Global Times”, ma si trattava del ben noto colera. E, però, la domanda posta resta. Secondo “Global Research”, già ad agosto, un medico di Taiwan avrebbe avvertito gli Stati Uniti che alcuni decessi per polmonite attribuiti alle sigarette elettroniche, le “svapo”, erano in realtà da attribuire a un nuovo coronavirus. “Repubblica”, a settembre, riferiva di 550 ammalati con problematiche polmonari, che avevano portato ad alcuni decessi. Conto più che approssimativo, se si tiene conto di cosa sia la sanità americana, che all’inizio dell’epidemia, ad esempio, ha negato il tampone a cittadini di ritorno dalla Cina perché non avevano i soldi per pagarli (qualcosa sta cambiando, vedi il “Washington Post”). Certo, la vicenda “svapo” va vista nell’ottica di una guerra mossa dalle potenti industrie del tabacco alla concorrenza, ma è pur vero che non si sono registrati analoghi disturbi in altre aree del mondo, come l’Italia, dove lo “svapo” aveva preso piede.Ad alimentare la possibilità che la polemica impegnata da Zhao Lijian abbia una sua plausibilità, è anche il fatto che il cosiddetto “paziente zero” di Whuan, da cui è nata l’epidemia, sia ancora causa di controversie. Così andiamo a qualcosa di più inquietante, forse collegato, forse no: il 5 agosto il “New York Times” riportava la notizia che il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti aveva intimato al laboratorio di armi batteriologiche di Fort Detrick di «cessare ogni attività» perché il sistema di filtraggio delle acque reflue non era sicuro. Un po’ quanto viene descritto nel film “Cattive acque”, uscito tre settimane fa in Italia (tempestività di Hollywood), che racconta la storia vera della battaglia giudiziaria intrapresa da un avvocato americano contro l’azienda chimica Dupont, i cui scarichi hanno avvelenato, e continuano ad avvelenare, migliaia di persone (non solo, spiega anche dell’avvelenamento da sostanze chimiche di circa il 90% dell’umanità… da vedere, in streaming, dato che i cinema son chiusi).Ovviamente si disse che nessuna sostanza pericolosa era effettivamente fuoriuscita da Fort Detrick, che però è stato chiuso in via preventiva. In altra nota, avevamo accennato come a luglio 2019, cioè poco prima della chiusura di Fort Detrick, la Camera degli Stati Uniti aveva chiesto formalmente al Pentagono se avesse testato e usato armi chimiche tra gli anni ’50 e gli anni ’70. Una richiesta insolita e non motivata da problematiche d’attualità. La cui spiegazione potrebbe essere proprio la contaminazione causata da Fort Detrick, notizia che presumibilmente circolava in alcuni ambiti. Un modo per far pressione, in maniera indiretta come si usa in tali casi, sulla vicenda, perché si chiudesse senza suscitare polveroni sull’Us Army. Al di là delle domande, si può notare come l’episodio di cronaca nera – che, ripetiamo, non necessariamente ha a che vedere col coronavirus – abbia come focus Fort Detrick, sito che richiama alla memoria altro ed oscuro.Qualcuno ricorderà il panico che per diversi mesi attanagliò il mondo dopo l’11 Settembre a causa della diffusione di missive contenenti antrace, letale arma batteriologica. La responsabilità dell’invio della posta avvelenata, indirizzata a personalità importanti e non d’America e del mondo, fu attribuita all’Agenzia terrorista nota come Al-Qaeda (il segretario di Stato americano Colin Powell usò tale minaccia per convincere il mondo della necessità di attaccare l’Iraq, che avrebbe avuto magazzini pieni di antrace). L’Fbi scoprì poi che l’antrace che aveva terrorizzato il mondo proveniva dall’America, da Fort Detrick appunto. La vicenda si chiuse individuando anche un possibile untore, un ignoto ricercatore che prestava la sua opera in quel laboratorio strategico. Che, ovviamente, non avrebbe mai potuto far tutto quel pandemonio globale da solo… tant’è. Morì suicida, tutto insabbiato.(”Dall’antrace al coronavirus, le vie di Fort Detrick”, post di “Piccole Note” del 13 marzo 2020).«Potrebbe essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan». Così il portavoce del ministero degli esteri cinese Zhao Lijian. Una riflessione nata dopo l’audizione al Congresso degli Stati Uniti del direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, Robert Redfield, nella quale ha riconosciuto che alcune persone, morte negli Usa di recente causa polmonite, sarebbero invece decedute per Covid-19 non diagnosticato. «È stato trovato il paziente zero negli Stati Uniti?». Ha rincarato la dose Lijian. «Quante sono le persone infette? Come si chiamano gli ospedali? Potrebbe essere l’esercito americano che ha portato l’epidemia a Wuhan. Siate trasparenti! Rendete pubblici i vostri dati! Gli Stati Uniti ci devono una spiegazione!». La vicenda è riportata da “The Hill“, che spiega come ciò sia parte di una narrativa cospirativa che circola sul web, e che vede il virus portato in Cina dagli atleti americani, e loro numeroso seguito, che si sono recati a Whuan per partecipare ai Giochi mondiali militari, che si sono svolti tra il 18 e il 27 ottobre 2019, praticamente quando è iniziata l’epidemia. Non necessariamente un atto criminogeno, ma una trasmissione involontaria: gli atleti Usa, o il seguito, sarebbero stati già infetti da coronavirus.
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Tulsi Gabbard, l’unica politica non complice del Deep State
Mentre succede di tutto, in America…. Mentre l’impunito Israele bombarda la Siria un giorno sì e l’altro pure, nel compiacimento generale e con i russi zitti; mentre forse l’accordo tra Usa e Taliban, che taglia fuori i fantocci corrotti del teatrino di Kabul, pone fine (malvista dal “Manifesto”: “le donne!”) a 19 anni di stragi Usa-Nato di civili afghani e di maxi-produzione di eroina per l’Occidente; mentre non passa giorno che gli Usa non facciano stragi di civili in Somalia, “effetti collaterali” dei bombardamenti sugli Shabaab; mentre le milizie Isis allevate da Usa, Israele, Erdogan e petrotiranni terrorizzano Siria, Egitto, Libia, Africa, Europa; mentre l’Occidente sostiene il regime golpista di Al Serraj in Libia, tenuto in piedi dalla peggiore feccia jihadista di Misurata, garante anche del traffico Ong di sradicati africani ma caro alle nostre sinistre imperiali e di destra; mentre un virus, trasformato da normale influenza in peste bubbonica, serve a satanizzare la Cina, bloccare la Via della Seta, sperimentare stati d’assedio e di neutralizzazione sociale… mentre succede tutto questo, qualcuno inizia a fare il tifo per l’uno o l’altro candidato nelle primarie del Partito Democratico statunitense.Burattini di Bilderberg sul campo: ci si divide tra un supermiliardario, 9° al mondo per ricchezza, Bloomberg, che le primarie e, forse, la presidenza, se le compra a suon di milionate, a dispetto delle sue performance Tv da brocco azzoppato, e una “liberal”, Warren, che però è simpatica al Pentagono e da Wall Street è la più foraggiata. Oppure tra uno scaturito sindaco di un villaggio dell’Indiana, Buttigieg, che sembra un fumetto da Cocco Bill, epperò per tutta la vita ha bazzicato più i servizi segreti che non il saloon del paese e quindi ha i voti della Cia, e un totalmente rincoglionito malvivente, Biden, che ricattava, lui sì, il governo ucraino perché non processasse il figliolo lestofante, e però gode del consenso afroamericano, dato che è stato vice di un presidente nero. La crème de la crème delle primarie democratiche: pian piano i nostri sinistri imperialisti di destra, “Manifesto” in testa, devono – il distintivo esibito lo impone– rassegnarsi ad abbandonare queste ipotesi, pur viste finora con simpatia, e schierarsi con il sinistro vero, socialdemocratico, forse addirittura socialista, sconfitto nel 2016 da Hillary a forza di trucchetti sporchi del Comitato Nazionale Democratico (Dnc). Che non è altri che il 77enne Sanders. Bernie, per i fan.Sanders, il neocon sociale! Dice, ma come? Ma se questo Sanders, dopo aver chiesto sanità per tutti e aumenti salariali, s’è detto pronto (al “New York Times”) ad appoggiare un attacco preventivo a Iran e Corea del Nord? Ma come, se ha concluso, con Pompeo e tutti i neocon, che Putin è un farabutto e che ha messo le zampe sulle elezioni americane di ieri e di oggi e fa da sgabello a Trump? Ma come, se – pur dopo aver affermato che Netanyahu é uno zotico – dichiara che tutto il resto di Israele gli sta bene e che l’ambasciata Usa deve restare trasferita a Gerusalemme? Cosa rispondono i sinistri imperiali su questo vecchietto in piena sintonia con l’imperialismo neocon e dello Stato Profondo? Ma cosa devono rispondere, se la pensano come lui! Dopo il ticket Bloomberg-Hillary, allucinazione apocalittica di cui qualcuno però già vocifera e lei non smentisce, cosa ci sarebbe di meglio del “socialista” Sanders? Ma c’è un’altra concorrente alle primarie, anche se non va ai battibecchini Tv. L’avete mai sentita nominare?Si chiama Tulsi Gabbard, senatrice dell’Alaska; è giovane e bella, ma è già una veterana di ripetute missioni militari in Iraq da ufficiale della Guardia Nazionale. Dalle quali ha tratto l’unica posizione anti-guerra e antimperialista di tutto il cucuzzaro democratico-repubblicano che concorre alla presidenza. Ha compiuto l’indicibile: è andata da Bashar al Assad, presidente della Siria in resistenza da 10 anni, e ha detto che ha ragione. Ha detto che è una vergognosa mistificazione chiamare i terroristi Isis e Al Qaida “ribelli” e cianciare di “guerra civile”. Ha detto che tutte le guerre e tutti gli ammazzamenti Usa devono finire. E ha sbagliato ancora una volta, definendo il vecchio compare degli Usa nell’allevamento dei ratti terroristi e neo-alleato in Nato grazie ai massacri compiuti in Idlib, «dittatore turco aggressivo, integralista ed espansionista», e intimando a Trump di «non farsi trascinare in una guerra contro la Russia». Tutto il contrario di quanto da parte degli altri bravi candidati si auspica. Non ha perso l’attimo, Hillary, per sentenziare (per questo da Tulsi querelata) che la senatrice Gabbard non è altro che un arnese dei russi. Come tutti quelli fuori dal giro euro-atlantico. Soros l’ha definita la massima sciagura che possa capitare agli Usa e al mondo. Una garanzia, per noi. E non volete che campioni del giornalismo indipendente, come “New York Times”, “Washington Post” e Cnn, non abbiano subito rilanciato l’infamante, incapacitante anatema? Ora sapete perché in Italia non se ne parla. Men che mai sul “Manifesto”.(Fulvio Grimaldi, “Altro che Sanders o altri fasulloni: zitti zitti, negli Usa spunta un’antimperialista vera”, dal blog “Mondocane” del 1° marzo 2020. Nel frattempo, alcuni candidati citati – Bloomberg, la Warren, Buttigieg – si sono ritirati, ma l’analisi di Grimaldi offre un ritratto impietoso dei candidati scesi in campo per arginare Trump).Mentre succede di tutto, in America…. Mentre l’impunito Israele bombarda la Siria un giorno sì e l’altro pure, nel compiacimento generale e con i russi zitti; mentre forse l’accordo tra Usa e Taliban, che taglia fuori i fantocci corrotti del teatrino di Kabul, pone fine (malvista dal “Manifesto”: “le donne!”) a 19 anni di stragi Usa-Nato di civili afghani e di maxi-produzione di eroina per l’Occidente; mentre non passa giorno che gli Usa non facciano stragi di civili in Somalia, “effetti collaterali” dei bombardamenti sugli Shabaab; mentre le milizie Isis allevate da Usa, Israele, Erdogan e petrotiranni terrorizzano Siria, Egitto, Libia, Africa, Europa; mentre l’Occidente sostiene il regime golpista di Al Serraj in Libia, tenuto in piedi dalla peggiore feccia jihadista di Misurata, garante anche del traffico Ong di sradicati africani ma caro alle nostre sinistre imperiali e di destra; mentre un virus, trasformato da normale influenza in peste bubbonica, serve a satanizzare la Cina, bloccare la Via della Seta, sperimentare stati d’assedio e di neutralizzazione sociale… mentre succede tutto questo, qualcuno inizia a fare il tifo per l’uno o l’altro candidato nelle primarie del Partito Democratico statunitense.
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Si muore per soldi, non per il virus: guai se cediamo al Mes
Ma saranno stati almeno vaccinati, i 20.000 soldati americani che stanno sbarcando in Europa per poi “passeggiare” nelle terre del coronavirus? Ora fraternizzano con la popolazione in un paese come la Germania, da cui – si apprende – si è propagata la prima infezione nel vecchio continente. E’ dunque un vaccino, forse sperimentale, a proteggere i militari statunitensi impegnati nell’operazione “Defender Europe”, non rinviata nonostante la grave allerta sanitaria europea? Se lo domanda Manlio Dinucci, veterano cronista di guerra in forza al “Manifesto”, in collegamento web con Claudio Messora su “ByoBlu”. Quello di Messora è il canale d’informazione che più di ogni altro, in questi giorni, si sta battendo per offrire agli italiani un’osservazione attendibile della crisi in corso. Sempre su “ByoBlu”, l’economista Nino Galloni avverte: c’è il rischio concreto che venga ratificato il Mes, erede diretto del pernicioso e ormai obsoleto Fondo Salva-Stati, creato nel periodo in cui alla Bce non era ancora stato consentito di sostenere i debiti pubblici, acquistando titoli di Stato. Vi sembra il caso, proprio ora, di mettersi a parlare di Mes?Due operazioni – l’esercitazione Nato e il Mes – che non vengono rinviate, nonostante l’emergenza coronavirus. Un sospetto: c’è una oscura correlazione diretta, tra questi eventi in apparenza non connessi tra loro? E’ tutto estremamente strano, quasi surreale. Per esempio: è assolutamente inconcepibile, dice Galloni, che – al momento dell’estensione della zona rossa all’intera Lombardia – da Palazzo Chigi possa essere partita la fuga di notizie che ha determinato l’esodo di migliaia di persone verso il Sud. L’emergenza sanitaria? Mal raccontata, enfatizzata: il problema si è fatto davvero drammatico per una minuscola quota di persone (per lo più anziane, deboli, già malate) a causa della rottamazione del sistema sanitario nazionale. Anni di tagli forsennati, fino al suicidio firmato da Monti, con 30 miliardi tolti all’assistenza medica ospedaliera. I numeri del coronavirus restano limitatissimi, ribadisce Galloni, se parliamo di criticità serie: la tragedia è che ormai i nostri ospedali, ridotti ai minimi termini, faticano a gestire nel modo migliore poche centinaia di malati gravi.Strano che ora, su tutto questo, incomba anche la ratifica del Mes: perché non rimandarla, vista la situazione di emergenza nazionale? Galloni parla chiaro: a finire in rianimazione (economica) è l’Italia intera. Per salvarla, servono tanti miliardi, e subito. Se li garantisse la Bce, come si spera, si trasformerebbero comunque in debito. Invece, l’emissione tempestiva e a costo zero di una moneta parallela – non convertibile, spendibile solo in Italia – sarebbe il toccasana. Perché nessuno ne parla, nel governo Conte? Peggio: perché intanto non si chiede di annullare il summit del 16 marzo, cioè la ratifica del Mes? Il pericolo è mortale, avverte Galloni: accedendo a quel fondo (e l’Italia oggi ha un disperato bisogno di denaro pronto uso, per fronteggiare l’emergenza) si va incontro a conseguenze catastrofiche. Non potendo restituire il prestito a stretto giro, i rischi sono letali. Primo: la svendita di quel che resta delle strategiche partecipazioni statali, il 20% di quello che furono (e attenzione: garantirono il boom economico). Secondo: la svendita dei gioielli del patrimonio italiano, cioè i beni culturali che alimentano l’economia turistica. In altre parole: se firma il Mes, l’Italia sparisce. Muore.L’altro colpo mortale – dice Gioele Magaldi, leader del Movimento Roosevelt (di cui lo stesso Galloni è vicepresidente) – è rappresentato dalla decisione di mettere l’intera Italia in quarantena. «Una scelta tardiva, comunque inefficace e dunque inutile, ma sicuramente autodistruttiva». A motivare per decreto la paralisi del paese, evidentemente, è il panico: lo spettacolo dei reparti di terapia intensiva, ridotti ai minimi termini e letteralmente assediati dai pazienti con difficoltà respiratorie. Cosa andava fatto, invece? «Ovvio: alle prime avvisaglie del problema, bisognava attrezzarsi in modo adeguato». Con posti letto raddoppiati o triplicati, e personale disponibile, non ci sarebbe stato nessun allarme. Invece: l’Italia non ha agito, non ha preteso risorse immediate. «Conte si è limitato a mendicare elemosine, fuori tempo massimo». E prima ancora, l’Unione Europea – scandalosamente – non si è affatto preoccupata del problema. In compenso, si ricorda del Mes.Vediamo di capirci, insiste Magaldi: già prima del coronavirus, l’Italia delle aziende e delle famiglie era prossima al coma. Un mese di pre-emergenza l’ha messa in ginocchio. E adesso, il decreto-Conte l’ha stesa al tappeto. Virtualmemte, l’operazione-coronavirus sembra il capolavoro di un ipotetico nemico: se qualcuno avesse voluto distruggerci, non avrebbe potuto far meglio di Conte. A proposito: c’è qualcosa che è proibito sapere, riguardo all’epidemia? Nessuno ha certezze, ma moltissime fonti citano strane coincidenze. Bill Gates, Berkeley, Darpa e Pentagono: il coronavirus sembra più americano che cinese. Un’arma perfetta per sabotare il gigante asiatico, a cui Trump ha dichiarato guerra? Magaldi non ci sta, e invita a leggere oltre l’apparenza: è proprio la dirigenza cinese a trarre vantaggio dal virus, che le permette di mascherare la fine della maxi-crescita, largamente attesa (e attentamente taciuta) ben prima del disastro di Wuhan. Il guaio? Gli strateghi della globalizzazione neoliberista aprirono alla Cina le porte del mercato mondiale, senza chiederle contropartite: democrazia, sindacati, tutela dell’ambiente. Niente.La Cina è stata bravissima ad approfittarne, sbalordendo il mondo. Ma ha sbaragliato la concorrenza occidentale in modo sleale, con prodotti a basso costo. Che tutto questo sarebbe accaduto, lo sapevano fin dall’inizio gli ingegneri (occidentali) del globalismo cinesizzato. Per Usa ed Europa, dolori: crisi, disoccupazione, tagli, delocalizzazioni. Ed exploit finanziario, a beneficio dei supremi gestori. Il loro obiettivo? Creare un mostro, la super-Cina: efficientissima, regina del business, ma senza libertà né democrazia. Il sogno: trasformare lo stesso Occidente in un clone della nuova Cina. Poi, con Trump, il gioco si è rotto e sono spuntati i dazi. Infine ecco il coronavirus, che da Wuhan – via Germania – ora infesta l’Italia, spaventando il resto del mondo. E se i media italiani scivolano verso il terrorismo psicologico quotidiano, è perché la sanità – brutalmente amputata – stenta ad assistere nel modo migliore le vittime di un morbo che, statisticamente, sembra rivelarsi assai meno pericoloso di tanti altri, che però non fanno notizia.Riuscirà il coronavirus laddove tante prediche politiche, in questi anni, hanno fallito? Gli italiani capiranno che lo Stato non può essere lasciato senza soldi, cioè senza difese? Sovranità finanziaria vuol dire anche sicurezza: se invece la moneta manca, si rischia anche la pelle. Il virus è drammaticamente esplicito, in questo: l’Italia ha un disperato bisogno di miliardi a costo zero, ma il 16 marzo ad attenderla c’è il Mes, lo strozzino. Decenni fa, un incubo simile sarebbe stato impensabile. Eppure, anche se i media non lo sottolineano: da trent’anni, l’Italia è in avanzo primario. Cioè: i soldi che i cittadini versano in tasse sono più di quanto lo Stato spenda in termini di servizi. Una follia, rimasta sottotraccia, e che adesso – grazie alla crisi-coronavirus – potrebbe esplodere. Meglio tardi che mai? Sì, ma a condizione che venga archiviato il Mes: se dovessimo attingere al fondo europeo, per l’Italia sarebbe davvero la fine. Allora sì, che il coronavirus diventerebbe una catastrofe: la tomba del Belpaese, l’estinzione del benessere e della possibilità di risalire la china.Ma saranno stati almeno vaccinati, i 20.000 soldati americani che stanno sbarcando in Europa per poi “passeggiare” nelle terre del coronavirus? Ora fraternizzano con la popolazione in un paese come la Germania, da cui – si apprende – si è propagata la prima infezione nel vecchio continente. E’ dunque un vaccino, forse sperimentale, a proteggere i militari statunitensi impegnati nell’operazione “Defender Europe”, non rinviata nonostante la grave allerta sanitaria europea? Se lo domanda Manlio Dinucci, veterano cronista di guerra in forza al “Manifesto”, in collegamento web con Claudio Messora su “ByoBlu”. Quello di Messora è il canale d’informazione che più di ogni altro, in questi giorni, si sta battendo per offrire agli italiani un’osservazione attendibile della crisi in corso. Sempre su “ByoBlu”, l’economista Nino Galloni avverte: c’è il rischio concreto che venga ratificato il Mes, erede diretto del pernicioso e ormai obsoleto Fondo Salva-Stati, creato nel periodo in cui alla Bce non era ancora stato consentito di sostenere i debiti pubblici, acquistando titoli di Stato. Vi sembra il caso, proprio ora, di mettersi a parlare di Mes?
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Magaldi: apocalisse coronavirus, così Conte suicida l’Italia
La situazione è grave, ma non seria: si sono chiuse le stalle quando ormai i buoi erano scappati. Se – usando questa retorica – si voleva puntare sulla limitazione drastica della diffusione del contagio, queste misure bisognava assumerle un mese fa (ma seriamente, non all’italiana, cioè non consentendo la scappatoia dell’autocertificazione per gli spostamenti: il divieto di spostamento andava esteso a tutti, tassativamente). Il contagio si diffonderà comunque, perché il coronavirus è più contagioso di una normale influenza e perché le misure draconiane non sono state prese un mese fa. Questo, se uno pensa al coronavirus come alla peste bubbonica: la percezione, almeno, è quella di un problema ad alto grado di pericolosità. E’ davvero così? Io penso di no. Credo che dobbiamo scientificamente rimanere ancorati alle statistiche. I dati sulla polmonite e sulle infezioni danno una mortalità molto più grande. Solo di polmonite, si calcola che muoiano centomila persone ogni anno. E’ surreale: ormai, quello del coronavirus – tra morti e contagiati – è un bollettino di guerra quotidiano. Tra chi ci osserva, ci sarà anche chi lo fa per capire quanto i cittadini siano disponibili alle limitazioni della libertà.Inoculare un virus nel mondo globalizzato, con queste maglie larghe, è facilissimo: fra un anno potremmo avere un altro virus, analogo. E che facciamo? Ogni volta ripetiamo quello che stiamo facendo? Certo, non bisogna sottovalutare l’effetto che il virus può avere su alcuni pazienti. Ma allora, bisogna decidersi: le misure draconiane, ripeto, andavano assunte prima. Ma secondo me non andavano nemmeno prese. Non andava messo in ginocchio il paese, non andava creata questa psicosi. Andava fatto un altro discorso, responsabile. Bisognava dire: c’è un virus così, non lo conosciamo, abbiamo dei dati, osserviamo quello che accade in Cina, sappiamo che l’incidenza di mortalità è simile a quella di altri virus (che non hanno comportato restrizioni di questo tipo); quindi andava usata anche la televisione per trasmettere consigli, per sollecitare le stesse precauzioni destinate – rispetto all’influenza – a persone esposte, deboli. D’ora in poi, vogliamo che i governanti ci mettano in guardia e diano anche il bollettino dei morti per influenza, per polmonite e per infezioni: ormai lo pretendiamo. Fatelo per tutte le cose per cui si muore: ogni giorno, un bollettino per ognuna delle cose per cui si perde la vita, specie in seguito a infezione e contatto con gli altri. Perché accordare solo al coronavirus questo privilegio?Si poteva invece evitare un clima di questo tipo, e investire – da subito – miliardi, per strumenti medici. C’erano in vista problemi respiratori? Invece di diffondere allarme, stracciarsi le vesti e dire che non ce la faremo a gestire l’emergenza, bisognava spendere denari per il benessere pubblico. E perché ad esempio non si è pensato di fare tamponi di massa, per tempo? Sappiamo che anche il coronavirus in qualche caso può anche essere letale – come l’influenza, le infezioni, le polmoniti. Sono una piccola percentuale, per fortuna. In quel caso, queste persone vanno ospedalizzate e curate con gli strumenti necessari. Secondo me avremmo avuto le stesse percentuali, ma non questa pazzia, questa vera e propria pazzia collettiva. Siamo andati avanti per settimane con uno stillicidio di misure all’acqua di rose, parziali, incongruenti, con zone isolate a macchia di leopardo. Il coronavirus divamperà ancora. E noi staremo appesi al televisore a sentire gli aggiornamenti. I casi gravi sono una percentuale irrisoria: non possiamo trasformare il coronavirus nello spauracchio del terzo millennio. Può essere grave, ma – statisticamente – lo è per poche persone: così come per altre cose, per cui non c’è questo allarme sociale.Il governo italiano non ha seguito nemmeno la sua logica, che rispetto a questo problema prevede un allarme da tragedia incombente, da peste bubbonica. La sua logica è che bisogna assolutamente arrestare il contagio, perché oltretutto non si hanno strutture sanitarie adeguate. Cioè, in un mondo in cui la globalizzazione consente che possano periodicamente divampare virus di questo tipo, tu che fai? Tagli le risorse della sanità pubblica. Molto intelligente, no? E poi, quando scoppia il virus, invece di investire in personale e macchinari, gridi “al lupo, al lupo”, non sapendo dove metterai i pazienti e come li curerai. Molto intelligente, molto lungirimante, molto attento al benessere collettivo. Se la logica era questa, il governo italiano ha toppato, in ogni caso. Questo governicchio stava per cadere, e Conte è stato “salvato” dall’emergenza, che è una cosa più grande di lui. Ma è un vivacchiare, è un mettere la polvere sotto il tappeto. Quando ci risveglieremo da questo incubo, si scoprirà che il paese ha avuto il colpo di grazia.L’Italia era in crisi da decenni, ha avuto una botta forte dopo la crisi finanziaria del 2008-2009 (e la falsa cura dell’austerity). E il paese oggi riceve il colpo di grazia. C’è anche questa sordida manovra di anticipare l’approvazione del Meccanismo Europeo di Stabilità, il famigerato Mes. Semmai, la crisi-coronavirus legittima ulteriormente l’adozione di una moneta parallela, ripetutamente proposta da Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt. La situazione presuppone un piano straordinario di investimenti da 100-200 miliardi, per l’Italia e per tutti i paesi europei colpiti da questa crisi economica derivante dall’aver messo in quarantena intere regioni. E qui stiamo invece ad anticipare l’approvazione del Mes, che è un meccanismo ulteriore di quell’austerity che ha aggravato le crisi economiche degli ultimi anni? Siamo alla follia. Stiano anche attenti: sono clamorose le rivolte nelle carceri. La gente adesso è preoccupata, prevale lo spirito da pecoroni impauriti. Ma poi il popolo si rivolta: se non hai i denari per indennizzare le perdite, quando molta gente sarà col culo per terra e altre aziende falliranno, poi la rabbia sociale esploderà.Stiano attenti, a giocare col fuoco. Si è sbagliato tutto, si continua a sbagliare. Spero che all’ultimo momento venga ripensata, questa approvazione del Mes il 16 marzo. Questa storia del coronavirus è poco convincente sotto molti aspetti, ha tanti angoli bui. E’ una storia abbastanza puzzolente. Se la cura alle crisi economico-finanziarie è stata peggio del male (c’è stata una volontà dolosa di aggravarle, anziché risolverle), e se il terrorismo globale ha portato in molti casi alla restrizione di libertà, chi ama restringere la libertà e vuole trasformare il pianeta globalizzato in un mondo post-democratico e sempre meno libero, be’, guarda con grande interesse a questo grande strumento di disciplina sociale autoritaria. Nessuno, dopo la Seconda Guerra Mondiale, aveva dovuto vivere in queste condizioni di restrizione. Se fossi un gruppo di potere che sogna un mondo più controllato, mi inventerei un virus all’anno. E, in nome dell’emergenza, abituerei i cittadini ad ogni sorta di restrizioni. Naturalmente è sempre un gioco da apprendisti stregoni, perché poi devi controllare il mostro della rabbia sociale che vai a fomentare. Quindi è un’arma pericolosissima, da usare.Sarà anche una persona squisita, ma – politicamente parlando – il nostro presidente del Consiglio è un minchione. Non si può arrestare l’influenza, figurarsi un contagio che è ancora più rognoso, proprio per la facilità con cui si diffonde. Visto che le misure sono ovviamente inefficaci, secondo questa logica aumenteranno le restrizioni: fra un po’ ci diranno di stare alla larga l’uno dall’altro anche dentro le case, invitando mariti e mogli e stare a due metri di distanza. Ci proporranno di scavare dei bunker sotteranei? E’ un’escalation assolutamente idiota e grottesca. Bisognava lasciare che accadesse quello che comunque non si è potuto impedire. E non si potrà impedire che il virus si diffonda e contagi molte persone, che in gran parte però non ne soffriranno. Per chi ne soffrirà, serviranno strutture meglio attrezzate. Quella era la strada da prendere, anziché dare la mazzata finale a un paese già in crisi economica. Questa emergenza, resa in questi termini, non si giustifica. C’è una narrazione artefatta. Orwelliamente, a forza di ripeterla, una menzogna diventa una verità. Ma noi abbiamo il dovere di testimoniare il dissenso, rispetto a questo.Un grande potenza industriale, un grande paese moderno (senza il quale non l’Unione Europea non esisterebbe nemmeno) invece di piagnucolare sul fatto che non ha le risorse, be’, le risorse se le procura. Il piagnisteo sul collasso degli ospedali deriva dai tagli sciagurati di ieri e dall’ignavia di oggi, perché si sta sempre lì a contare due baiocchi da spendere. Ci hanno fatto la grazia? Conte è andato a belare, di fronte ai rappresentanti della Disunione Europea, chiedendo un po’ di flessibilità. Ma stiamo scherzando? Si chiedono ai cittadini enormi sacrifici – esistenziali, lavorativi – e tu, Stato, non sei in condizione di affrontare un’emergenza sanitaria per carenza di mezzi? Questa è una vergogna assoluta, è un caso da rivoluzione. Spero che i governanti si precipitino a procurarsi le risorse e i macchinari per far fronte a qualunque tipo di emergenza. Dopodiché, l’emergenza è soprattutto nella narrazione: si è introdotta una psicosi, la si è coltivata, la si sta consolidando e aumentando di giorno in giorno; ma la verità è che questo virus – che è insidioso, rognoso, e per qualcuno pericoloso – non meritava dei bollettini giornalieri di terrorismo psicologico sui cittadini. Credo però che il Movimento Roosevelt – come anche i massoni progressisti – continuerà a lavorare per rendere questa disgrazia un’opportunità.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming su YouTube “Gioele Magaldi racconta” del 10 marzo 2020).La situazione è grave, ma non seria: si sono chiuse le stalle quando ormai i buoi erano scappati. Se – usando questa retorica – si voleva puntare sulla limitazione drastica della diffusione del contagio, queste misure bisognava assumerle un mese fa (ma seriamente, non all’italiana, cioè non consentendo la scappatoia dell’autocertificazione per gli spostamenti: il divieto di spostamento andava esteso a tutti, tassativamente). Il contagio si diffonderà comunque, perché il coronavirus è più contagioso di una normale influenza e perché le misure draconiane non sono state prese un mese fa. Questo, se uno pensa al coronavirus come alla peste bubbonica: la percezione, almeno, è quella di un problema ad alto grado di pericolosità. E’ davvero così? Io penso di no. Credo che dobbiamo scientificamente rimanere ancorati alle statistiche. I dati sulla polmonite e sulle infezioni danno una mortalità molto più grande. Solo di polmonite, si calcola che muoiano centomila persone ogni anno. E’ surreale: ormai, quello del coronavirus – tra morti e contagiati – è un bollettino di guerra quotidiano. Tra chi ci osserva, ci sarà anche chi lo fa per capire quanto i cittadini siano disponibili alle limitazioni della libertà.
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Nonni a rischio, gli anziani italiani sono i più deboli d’Europa
Maschio, 81 anni e con tre o più patologie pre-esistenti. È questo l’identikit preferito dal coronavirus per colpire le sue vittime, che in media passano dal ricovero al decesso in 4 giorni. L’età media dei pazienti italiani deceduti e positivi al Covid-2019 è infatti di 81 anni, in maggioranza uomini (le donne sono poco meno del 27%) e in più di due terzi dei casi affetti da tre o più patologie preesistenti, soprattutto ipertensione e cardiopatia ischemica. I dati emergono dall’analisti di 105 pazienti italiani deceduti al 4 marzo, condotta dall’Istituto superiore di sanità. In particolare, il 42% dei decessi si è registrato nella fascia di età tra 80 e 89 anni, il 32% tra 70 e 79, l’8% tra 60 e 69, quasi il 3% tra 50 e 59 e il 14% sopra i 90 anni. Era una situazione prevedibile? Finché non c’è stata l’esplosione del virus a Codogno non pensavo che potesse essere di questa entità. Il virus ha un R0 di 2,2, cioè ogni persona contagia più di due persone, quindi le misure stringenti sono necessarie. Il vaccino non ha alcun significato, in questo caso, trattandosi di un ceppo di coronavirus nuovo, contro cui non esistono al momento vaccini. Che gli anziani fossero o meno vaccinati è del tutto ininfluente.C’è una specificità anti-genica propria di questo coronavirus, non c’è alcuna copertura immunologica. Si spera entro l’anno di acquisirla, di avere un vaccino adatto. Nella gran parte dei casi le vittime presentavano patologie pre-esistenti. Sono patologie in atto, croniche, come ipertensione, scompenso cardiaco, insufficienza renale, broncopneumopatia cronico ostruttiva (Bpco). Quanto al fumo, è un importante fattore di rischio per qualunque malattia respiratoria infettiva, perché blocca l’immunità locale. Sono tutte condizioni di rischio, essendo le malattie croniche che ho citato età-correlate, l’età diventa indirettamente un fattore di rischio, ma l’età in sé non è un fattore di rischio maggiore, se la persona è in salute. In Italia ci sono molti più anziani e anziani malati rispetto a tutti i paesi in cui si è finora sviluppata la malattia. Non c’è bisogno che si propaghi il virus più aggressivo, è più debole la popolazione. Pur in presenza di un sistema sanitario eccellente, purtroppo noi potremmo avere una mortalità maggiore rispetto ad altri. Ma solo per questo: i nostri anziani sono più esposti a forme gravi.E se il virus dovesse espandersi con nuovi focolai al Sud? Mediamente nel Mezzogiorno c’è un sistema sanitario meno efficiente, e quindi teoricamente gli effetti potrebbero essere maggiori. Per altri versi, là dove c’è una società più portata alla dimensione rurale, e in alcune zone così è, questo di per sé può avere un certo effetto protettivo. Ma gli aspetti negativi, a partire dalla minore qualità del sistema sanitario, prevalgono su quelli positivi. Agli over 75, e anche agli ultra65enni, è stata imposta una sorta di quarantena. L’isolamento ha un senso se previene un contatto a rischio, e quindi dovrebbe essere anche un isolamento in entrata, cioè non si dovrebbero ricevere persone anche a casa. Alla fine sarebbe pesante da sostenere. Ciò non toglie che se una persona ha diverse patologie croniche è opportuno che si isoli, ma non che non esca di casa. Uscire, passeggiare, andare in un parco senza avere contatti sociali non espone al contagio ed è perfettamente compatibile con il mantenimento di un minimo di efficienza fisica e di stimolo psicologico che un isolamento vero tende invece a fiaccare. In fatto di precauzioni anti-contagio, valgono ovviamente quelle di carattere generale.È importante però che non ci sia esposizione al freddo, perché questo facilita qualunque malattia virale aerogena, che ci sia una buona nutrizione e che in caso di presenza di malattie croniche ogni variazione dei sintomi abituali vengano tempestivamente percepite e riferite, almeno telefonicamente, al medico curante, perché nessuno esclude che i segni tipici della malattia in un organismo già malato si presentino in modo atipico, meno facilmente percepibile. Quindi serve un po’ di enterocezione, capacità di cogliere il proprio interior, e spirito critico. Anche in presenza di misure stringenti, un auspicabile declino delle infezioni sarà comunque lento. Purtroppo temo che fino all’estate, speriamo però con numeri più piccoli, combatteremo con questo virus. Tra gli anziani, c’è chi dice: ma io ne ho passate tante, ho fatto la guerra, la spagnola, non sarà il coronavirus ad avere la meglio. E c’è chi invece si preoccupa. La reazione è molto variabile ed è fisiologico che sia così, anche in base al carattere di ciascuno. Complessivamente, però, direi che prevale la preoccupazione, perché c’è la percezione che siamo in presenza di qualcosa di inusuale e perché probabilmente il modo in cui le notizie vengono trasmesse travalica spesso i limiti della correttezza, completezza e serietà dell’informazione, generando una quota di ansia.(Raffaele Antonelli Incalzi, dichiarazioni rilasciate a Marco Biscella nell’intevista “I nostri anziani più colpiti perché sono i più deboli d’Europa”, pubblicata dal “Sussidiario” il 10 marzo 2020. Il professor Antonelli Incalzi è direttore del reparto di geriatria dell’ospedale policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma, nonché presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria).Maschio, 81 anni e con tre o più patologie pre-esistenti. È questo l’identikit preferito dal coronavirus per colpire le sue vittime, che in media passano dal ricovero al decesso in 4 giorni. L’età media dei pazienti italiani deceduti e positivi al Covid-2019 è infatti di 81 anni, in maggioranza uomini (le donne sono poco meno del 27%) e in più di due terzi dei casi affetti da tre o più patologie preesistenti, soprattutto ipertensione e cardiopatia ischemica. I dati emergono dall’analisti di 105 pazienti italiani deceduti al 4 marzo, condotta dall’Istituto superiore di sanità. In particolare, il 42% dei decessi si è registrato nella fascia di età tra 80 e 89 anni, il 32% tra 70 e 79, l’8% tra 60 e 69, quasi il 3% tra 50 e 59 e il 14% sopra i 90 anni. Era una situazione prevedibile? Finché non c’è stata l’esplosione del virus a Codogno non pensavo che potesse essere di questa entità. Il virus ha un R0 di 2,2, cioè ogni persona contagia più di due persone, quindi le misure stringenti sono necessarie. Il vaccino non ha alcun significato, in questo caso, trattandosi di un ceppo di coronavirus nuovo, contro cui non esistono al momento vaccini. Che gli anziani fossero o meno vaccinati è del tutto ininfluente.
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Coprifuoco: siamo in guerra, anche se non si sentono spari
(Siamo in guerra, ma non si sentono spari. C’è solo un ronzio quotidiano, che lascia indovinare un colossale imbroglio. Nessuno sa più quello che sta succedendo, ma tutti credono ancora di saperlo e vivono come in tempo di pace, limitandosi a scavalcare macerie). Treni speciali. Spiegarono che le razioni sarebbero finite e bisognava ripensare la propria strategia familiare. Così dissero. Immaginavano che ciascuno fosse già pronto, da tempo, a contare sulle proprie risorse: indumenti, cibo, utensili. Un profugo si fece avanti con una valigia di euro. Dissero che poteva tenerseli: questione di giorni, e il loro valore sarebbe crollato al di sotto di un chilo di manzo, di un litro di benzina. Uno dei portavoce parlò chiaro: fortunato chi ha un campo, un orto, un pezzo di terra. Avevano compreso? Eccome. Tant’è vero che i montanari e quelli delle colline giravano già armati. E noi? Noi che facciamo, adesso? Quando prese la parola il delegato della circoscrizione metropolitana, la riunione si sciolse. Per voi ci saranno treni speciali per portavi al sicuro, disse in modo evasivo quello che sembrava il capo, sistemandosi il cinturone della tuta mimetica.
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Siria: Putin ferma l’Isis, cioè Erdogan (che rinnega Ataturk)
Giovedi scorso, all’inizio del colloquio-maratona di Mosca, il presidente russo Vladimir Putin si è rivolto al presidente turco Recep Tayyip Erdogan con quella che probabilmente è la più straordinaria mossa diplomatica di questo giovanissimo 21° secolo. Putin ha detto: «All’inizio del nostro incontro, vorrei esprimere ancora una volta le mie sincere condoglianze per la morte dei vostri militari in Siria. Sfortunatamente, come vi avevo già riferito durante la nostra telefonata, nessuno, comprese le truppe siriane, conosceva i loro spostamenti». È così che un vero leader mondiale dice – di persona, ad un leader regionale – di astenersi dal posizionare le sue forze a sostegno dello jihadismo, in incognito, nel bel mezzo di un esplosivo teatro di guerra. La discussione faccia a faccia fra Putin ed Erdogan, con solo gli interpreti presenti nella stanza, è durata tre ore, prima di un’altra ora con le rispettive delegazioni. Alla fine, tutto si è risolto con Putin che ha trovato un modo elegante di salvare la faccia ad Erdogan per mezzo di, avete indovinato, un ulteriore cessate il fuoco a Idlib (iniziato giovedì a mezzanotte) scritto e firmato in turco, russo ed inglese, “tutti i testi con la stessa validità giuridica”.Inoltre, il 15 marzo comincerà il pattugliamento congiunto turco-russo lungo l’autostrada M4, il che significa che le infinite e mutevoli frange di Al-Qaeda in Siria non potranno riconquistarla. Se tutto questo sembra un déjà vu, è perché lo è. Molte foto ufficiali dell’incontro di Mosca mostrano in primo piano il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov e il ministro della difesa Sergey Shoigu, gli altri due pesi massimi presenti all’incontro, a parte i presidenti. Sulla scia di Putin, Lavrov e Shoigu devono aver aver dato, senza mezzi termini, una bella lavata di capo ad Erdogan. È abbastanza: adesso, per favore, comportati bene oppure pagane le dure conseguenze. Una caratteristica prevedibile del nuovo cessate il fuoco è che sia Mosca che Ankara, che fanno parte del processo di pace di Astana insieme a Teheran, rimangono impegnate a garantire “l’integrità territoriale e la sovranità” della Siria. Ancora una volta, non vi è alcuna garanzia che Erdogan la rispetterà.È fondamentale ricapitolare le cose fondamentali. La Turchia è in una profonda crisi finanziaria. Ankara ha bisogno di soldi, molti soldi. La lira sta crollando. Il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp) ha perso le elezioni. L’ex primo ministro e leader del partito, Ahmet Davutoglu, il teorico del neo-ottomanesimo, ha lasciato il partito e si sta ritagliando la propria nicchia politica. L’Akp è impantanato in una crisi interna. La risposta di Erdogan è stata quella di passare all’offensiva. È così che vorrebbe ripristinare il proprio carisma. Mettiamo insieme Idlib con le sue pretese marittime sulle acque intorno a Cipro e il ricatto all’Unione Europea, attuato sommergendo di rifugiati l’isola greca di Lesbo, e avremo il modus operandi tipico di Erdogan in pieno svolgimento. In teoria, questo nuovo cessate il fuoco costringerà finalmente Erdogan ad abbandonare tutte quelle miriadi di metastasi di Al-Nusra/Isis, quelli che l’Occidente chiama i “ribelli moderati”, debitamente armati da Ankara. Questa è la linea rossa definitiva di Mosca e anche di Damasco. Non sarà lasciato alcun territorio a disposizione degli jihadisti.L’Iraq è un’altra storia: l’Isis è ancora presente tra Kirkuk e Mosul. Nessun fanatico della Nato lo ammetterà mai, ma – ancora una volta – è stata la Russia a prevenire la minaccia dell’”invasione musulmana” dell’Europa pubblicizzata da Erdogan. Anche se, in primo luogo, non si è mai trattato di una vera e propria invasione: solo poche migliaia di migranti economici dall’Afghanistan, dal Pakistan e dal Sahel, non di siriani. Non esiste “un milione” di rifugiati siriani in procinto di entrare nell’Ue. L’Ue, come sempre, continuerà a blaterare. Bruxelles e la maggior parte delle capitali europee non hanno ancora capito che è stato Bashar al-Assad ad aver sempre combattuto Al-Nusra/Isis. Semplicemente, non comprendono la correlazione delle forze sul terreno. La loro posizione di ripiego è sempre stato il disco rotto dei “valori europei”. Nessuna meraviglia che l’Ue sia un attore secondario nell’intera tragedia siriana.Mentre cercavo di collegare le motivazioni di Erdogan-Khan alla storia della Turchia e agli imperi delle steppe, avevo ricevuto un eccellente feedback da alcuni analisti turchi progressisti. La loro posizione, in sostanza, è che Erdogan è un internazionalista, ma solo in termini islamici. Dal 2000 in poi è riuscito a creare un clima di negazione delle antiche motivazioni nazionaliste turche. Usa l’identità turca, ma, come sottolinea un analista, «questo non ha nulla a che fare con i turchi antichi. È un Ikhwan. Neanche a lui importa dei curdi, finché rimangono i suoi ‘islamisti buoni’». Un altro analista sottolinea che «nella Turchia moderna, l’essere ‘turco’ non è legato alla razza, perché la maggior parte dei turchi sono anatolici, una popolazione mista». Quindi, in breve, ciò che interessa ad Erdogan è Idlib, Aleppo, Damasco, La Mecca e non l’Asia sud-occidentale o l’Asia centrale. Vuole essere il “secondo Ataturk”.Eppure nessuno, tranne gli islamisti, lo vede in questo modo, e «talvolta lui mostra la sua rabbia proprio per questo motivo. Il suo unico obiettivo è quello di battere Ataturk e creare un opposto islamico di Ataturk». E la creazione di quell’anti-Ataturk passerebbe attraverso il neo-ottomanesimo. L’eccellente storico indipendente Can Erimtan, che avevo avuto il piacere di incontrare quando viveva ancora ad Istanbul (ora si è auto-esiliato), offre un ampio background eurasiatico dei sogni di Erdogan. Bene, Vladimir Putin ha appena dato un po’ di respiro al secondo Ataturk. Nessuno però scommette più sul fatto che questo nuovo cessate il fuoco non si trasformi in una pira funeraria.(Pepe Escobar, “Putin salva Erdogan da se stesso”, da “Asia Times” del 6 marzo 2020; articolo tradotto da Markus per “Come Don Chisciotte”).Giovedì scorso, all’inizio del colloquio-maratona di Mosca, il presidente russo Vladimir Putin si è rivolto al presidente turco Recep Tayyip Erdogan con quella che probabilmente è la più straordinaria mossa diplomatica di questo giovanissimo 21° secolo. Putin ha detto: «All’inizio del nostro incontro, vorrei esprimere ancora una volta le mie sincere condoglianze per la morte dei vostri militari in Siria. Sfortunatamente, come vi avevo già riferito durante la nostra telefonata, nessuno, comprese le truppe siriane, conosceva i loro spostamenti». È così che un vero leader mondiale dice – di persona, ad un leader regionale – di astenersi dal posizionare le sue forze a sostegno dello jihadismo, in incognito, nel bel mezzo di un esplosivo teatro di guerra. La discussione faccia a faccia fra Putin ed Erdogan, con solo gli interpreti presenti nella stanza, è durata tre ore, prima di un’altra ora con le rispettive delegazioni. Alla fine, tutto si è risolto con Putin che ha trovato un modo elegante di salvare la faccia ad Erdogan per mezzo di, avete indovinato, un ulteriore cessate il fuoco a Idlib (iniziato giovedì a mezzanotte) scritto e firmato in turco, russo ed inglese, “tutti i testi con la stessa validità giuridica”.
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Waters: se uccidete Assange, vi accuseremo anche da morti
Siamo qui oggi per Julian Assange. Ma ho quattro nomi su questo pezzo di carta. Il primo e l’ultimo naturalmente è Julian Assange, un giornalista, un coraggioso faro illuminante in luoghi oscuri da cui le potenze vorrebbero che ci allontanassimo. Julian Assange. Un nome da scolpire con orgoglio in ogni monumento al progresso umano. Julian è il motivo per cui siamo qui oggi, ma questa non è una protesta campanilistica. Oggi siamo parte di un movimento globale, un movimento globale che potrebbe essere l’inizio dell’illuminazione globale di cui questo fragile pianeta ha disperatamente bisogno. Va bene. Secondo nome. Mandatomi dal mio amico VJ Prashad. Il secondo nome è Aamir Aziz: Aamir è un giovane poeta e attivista di Delhi, coinvolto nella lotta contro Modi e la sua legge sulla cittadinanza, la sua legge razzista. Tutto sarà ricordato. Uccideteci, diventeremo fantasmi e scriveremo dei vostri omicidi, con tutte le prove. Voi scrivete barzellette in tribunale; noi scriveremo “giustizia” sui muri. Parleremo così forte che anche i sordi sentiranno. Scriveremo così chiaramente che anche i ciechi leggeranno. Voi scrivete “ingiustizia” sulla terra; noi scriveremo “rivoluzione” nel cielo.Tutto sarà ricordato; tutto sarà registrato. Questo riversamento dello spirito umano dall’India avviene in un momento di rivolta, quando le catene della proprietà sono messe da parte. Mentre ci incontriamo qui a Londra. Dall’altra parte dell’Atlantico, in Argentina, migliaia di donne scendono in strada per chiedere la legalizzazione dell’aborto al presidente Fernández. Non è solo l’Argentina. Quest’ultimo anno abbiamo visto grandi proteste scoppiare in tutto il mondo contro i regimi neoliberali e fascisti. In Cile, in Libano, in Colombia, in Ecuador, ad Haiti, in Francia e ora, naturalmente, anche in Bolivia, dove si combatte la nuova dittatura militare imposta dagli Stati Uniti… Quando vedremo il nome dell’Inghilterra in allegato a questa nobile lista? Sento rumore delle teste grattate nei salotti di tutti questi paesi: “Di cosa sta parlando, quell’uomo è un dannato pervertito filocomunista, un dannato antisemita, di cosa sta parlando? Non viviamo in una dittatura, questo è un paese libero, una democrazia, con tutte le migliori tradizioni del fair play, pah!”. Bene, ho una notizia per voi: “scontento di Tunbridge Wells” [moralisti conservatori scandalizzati, ndr]. Ci piacerebbe pensare che questo fosse un paese libero, ma siamo davvero liberi?Perché, quando Julian Assange viene portato sul banco degli imputati, nella minuscola corte dei magistrati all’interno della prigione di Belmarsh ci sono così tanti posti occupati da anonimi colletti bianchi americani, che sussurrano istruzioni all’orecchio attento del principale avvocato dell’accusa, James Lewis Qc? Perché? Perché non viviamo in un paese libero, viviamo in un canile glorificato e abbaiamo e/o scodinzoliamo al comando dei nostri signori e padroni dall’altra parte dell’oceano. Oggi mi trovo qui, davanti alla Madre dei Parlamenti, e lei è lì che arrossisce in tutto il suo imbarazzo. E proprio qui sopra c’è Runnemede, dove nel 1215 noi, gli inglesi, abbiamo esposto i rudimenti del diritto comune. La Magna Carta, ratificata nel 1297 con l’articolo 29 che ci ha dato l’Habeus Corpus. Oppure no? Diceva: «Il corpo di un uomo libero non deve essere arrestato, né imprigionato, né messo al bando, né esiliato, né in alcun modo rovinato, né il re deve andare contro di lui o mandarlo con la forza contro di lui, se non per giudizio dei suoi pari o per la legge della terra».Purtroppo, l’articolo 29 non è applicabile nel diritto moderno. La Magna Carta è solo un’idea, e in questo mondo moderno, guidato dalla propaganda, non prevede alcun controllo di principio per il Parlamento che legifera contro i diritti dei cittadini. Abbiamo comunque un trattato di estradizione con gli Stati Uniti e nel primo paragrafo dell’articolo 4 di tale trattato si afferma: «L’estradizione non è concessa se il reato per il quale è richiesta l’estradizione è un reato politico». Julian Assange non ha commesso alcun crimine, ma ha commesso un atto politico. Ha detto la verità al potere. Ha fatto arrabbiare alcuni dei nostri padroni a Washington dicendo la verità e come punizione per l’atto di dire la verità vogliono il suo sangue. Ieri, davanti alla centrale elettrica di Battersea, ho fatto un’intervista televisiva per “Sky News” per promuovere questo evento; non c’era nessun collegamento visivo, quindi il mio unico contatto con la signora che mi ha fatto domande è stato tramite un auricolare su un filo riccio. Ho imparato qualcosa sul dire la verità nella formulazione delle sue domande. Mi è venuta addosso come un Don Chisciotte impazzito con tutte le sue domande, fitte di sbavature e insinuazioni, e le false accuse con cui i potenti hanno cercato di annerire il nome di Julian Assange.Ha fatto scattare una narrazione stanca, ma ben preparata, e poi mi interrompeva costantemente durante le mie risposte. Non so chi sia, può darsi che abbia buone intenzioni. Se lo sapesse, il mio consiglio sarebbe quello di smettere di bere il Kool-aid [credere a tutto ciò che le dicono fino alla morte, ndt], e se davvero ha un minimo di interesse per la usa professione, muova il suo dispiaciuto culo e si unisca a noi. Quindi, Inghilterra: invito il nostro primo ministro, Boris Johnson, a dichiarare i suoi colori. Sostiene lo spirito della Magna Carta? Crede nella democrazia, nella libertà, nel fair play, nella libertà di parola e soprattutto nella libertà di stampa? Se la risposta a queste domande è sì, allora suvvia, primo ministro, sia il bulldog britannico che vorrebbe far credere a tutti noi. Si opponga alla spacconata dell’egemonia americana, annulli questo processo-spettacolo, questa farsa, questo tribunale-canguro. «Le prove davanti alla corte sono incontrovertibili». Julian Assange è un uomo innocente. È un giornalista che fa un lavoro molto importante per “noi, il popolo”, esponendo i crimini di potenti sociopatici nei corridoi del potere. Vi chiamo a liberarlo oggi stesso.Non posso lasciare questa fase senza menzionare Chelsea Manning, che ha fornito parte del materiale che Julian ha pubblicato. Chelsea è stata chiusa in una prigione federale per un anno in carcere dagli americani per aver rifiutato, a titolo principale, di testimoniare davanti a un gran giurì appositamente convocato per fare di Julian Assange un esempio. Che coraggio. Le stanno anche facendo una multa di 1.000 dollari al giorno. Chelsea è un altro nome da scolpire nell’orgoglio; ho letto le ultime notizie sul tuo caso: sembra che il tuo team legale stia trovando la luce alla fine del tunnel; pregando Dio, speriamo uscirai presto per tornare dai tuoi cari, sei un vero eroe. Lei esemplifica lo spirito da bulldog di cui parlavo poc’anzi. Anche Daniel Hale. Daniel è un informatore che forse non conoscete ancora. Era in un grande film documentario, “National Bird”, realizzato dalla mia cara amica Sonia Kennebeck. Faceva parte del programma di droni degli Stati Uniti che prendeva di mira gli afghani nel loro paese da un centro di comando mobile a Navada. Quando il suo periodo nell’Usaf è finito, il buon cuore di Daniel si rifiutò di eliminare il peso del rimorso che portava e decise molto coraggiosamente di raccontare la sua storia.Da allora l’Fbi e la Cia hanno perseguitato Daniel senza pietà, e ora è in prigione in attesa di processo. Quello di Daniel è un altro nome da scolpire nell’orgoglio. Chi di noi non ha mai compromesso la propria libertà nella causa della libertà, chi non ha mai preso in mano la fiaccola accesa e l’ha tenuta tremante per i crimini dei suoi superiori, non può che meravigliarsi dello straordinario coraggio di chi l’ha fatto. Ci sono altri oratori, qui, quindi mi farò da parte; potrei stare qui tutto il giorno a inveire contro la morte della luce, se non dovessimo stare in piedi come bulldog, con le braccia legate, i ranghi chiusi davanti al nostro fratello e compagno Julian Assange. E quando i lacchè dell’impero americano verranno a prenderlo, a distruggerlo e ad impiccarlo nella siepe come monito per spaventare i futuri giornalisti, li guarderemo negli occhi e con una sola voce intoneremo loro: “Sopra i nostri cadaveri”.(Roger Waters, discorso pronunciato a Londra il 22 febbraio 2020, in favore di Julian Assange; testo editato sul sito di Waters, storico leader dei Pink Floyd, e tradotto da Riccardo Donat-Cattin per “Come Don Chisciotte”. Attivista per i diritti umani, Waters è perseguitato da Israele, che lo accusa di “antisemitismo” per il suo impegno a favore dei civili palestinesi, brutalmente sottoposti al regime israeliano di apartheid).Siamo qui oggi per Julian Assange. Ma ho quattro nomi su questo pezzo di carta. Il primo e l’ultimo naturalmente è Julian Assange, un giornalista, un coraggioso faro illuminante in luoghi oscuri da cui le potenze vorrebbero che ci allontanassimo. Julian Assange. Un nome da scolpire con orgoglio in ogni monumento al progresso umano. Julian è il motivo per cui siamo qui oggi, ma questa non è una protesta campanilistica. Oggi siamo parte di un movimento globale, un movimento globale che potrebbe essere l’inizio dell’illuminazione globale di cui questo fragile pianeta ha disperatamente bisogno. Va bene. Secondo nome. Mandatomi dal mio amico VJ Prashad. Il secondo nome è Aamir Aziz: Aamir è un giovane poeta e attivista di Delhi, coinvolto nella lotta contro Modi e la sua legge sulla cittadinanza, la sua legge razzista. Tutto sarà ricordato. Uccideteci, diventeremo fantasmi e scriveremo dei vostri omicidi, con tutte le prove. Voi scrivete barzellette in tribunale; noi scriveremo “giustizia” sui muri. Parleremo così forte che anche i sordi sentiranno. Scriveremo così chiaramente che anche i ciechi leggeranno. Voi scrivete “ingiustizia” sulla terra; noi scriveremo “rivoluzione” nel cielo.