Archivio del Tag ‘guerra’
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Afghanistan, ora la Nato si affida agli elicotteri russi
Quando comparve nei cieli afghani nel 1979 seminò il terrore: tra i “mujaheddin” ma anche tra gli osservatori Nato. Perché era il primo “carro armato volante” della storia, in grado di trasportare 8 fucilieri e soprattutto di incenerire colonne corazzate con una potenza di fuoco mai vista, razzi e missili che prima di allora erano installati solo sui “caccia”. Trent’anni dopo, l’elicottero Mi-24 Hind tornerà a solcare lo spazio aereo afghano. Secondo la Nato, è ancora oggi la macchina da guerra più adatta a quelle impervie vallate, specie se affidata al nuovo esercito di Kabul. L’Alleanza Atlantica ne sta trattando l’acquisto dalla Russia. Perplesso Mikhail Gorbaciov, che avverte: «L’unico modo per vincere, in Afghanistan, è andarsene subito».
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Missili salva-Obama? I rivali: no, ora basta guerre
E se l’America si ritirasse clamorosamente dai teatri di guerra disseminati nel mondo? Potrebbe succedere, per assurdo, se fra due anni cadesse la “colomba” Obama, come sembra annunciare il disastroso esito delle elezioni di medio termine. Solo una guerra, scrive il “Washington Post”, oggi potrebbe “salvare” il presidente che prometteva “Yes, we can” ed è stato invece travolto dalla propria inerzia di fronte alla catastrofica crisi ereditata da Bush. A puntare sulla pace oggi non è più Obama, ma i suoi rivali, i tradizionali “falchi” di ieri: proprio i leader emergenti dei repubblicani oggi sono gli unici, in America, a prospettare il ritiro immediato e unilaterale degli Stati Uniti da ogni guerra.
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L’ultima vergogna: assassinare Tareq Aziz
«We live in a political world», cantava Bob Dylan nel fatidico 1989, con una desolata amarezza che sembrava già spegnere, profeticamente, gli entusiasmi universali per la nuova era in arrivo: l’inedita, rivoluzionaria governance mondiale Usa-Urss, archiviata la guerra fredda grazie a Mikhail Gorbaciov. Con l’eclissi dell’Unione Sovietica, il mondo è puntualmente precipitato nella guerra infinita: Balcani, Cecenia, 11 Settembre, Afghanistan. Anche se oggi Wikileaks mette in piazza gli orrori compiuti in Iraq, paese invaso e devastato sulla base di accuse false, l’ex premier britannico Tony Blair gira il mondo a presentare le sue memorie. Fu lui, con Bush, a volere la guerra in Iraq. E ora, dopo l’impiccagione di Saddam, il boia si prepara a giustiziare anche Tareq Aziz.
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Guai all’Iran se aiuta gli Usa a scappare dall’Afghanistan
Per capire com’è conciata la Nato in Afghanistan bastano due episodi accaduti questa settimana. Lunedì c’è stato, a Roma, l’incontro dei rappresentanti dei 45 Stati che occupano quel Paese. Inaspettatamente era presente un iraniano di alto livello, Alì Oanezadeh, verso il quale gli americani si sono mostrati insolitamente cordiali. Alla fine Holbrooke ha detto: «Riconosciamo che l’Iran ha un ruolo da giocare per una soluzione». Ma come? L’Iran non era uno dei tre Paesi dell’“asse del Male“, uno degli “Stati canaglia“, violatore dei “diritti umani“? E la povera Sakineh, in fondo solo colpevole di aver fatto accoppare il marito? Tutto messo nel ripostiglio, per il momento. Per piegare l’Afghanistan va bene anche l’Iran.
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Miliardi e stragi: Wikileaks, i mercenari e la Monsanto
Torture, omicidi, stragi di civili. Dall’Iraq all’Afghanistan, affiora anche sui grandi media – grazie alle rivelazioni di Wikileaks, il sito di intelligence di Julian Assange – la verità nascosta sulla “guerra infinita”, i conflitti “asimmetrici” degli ultimi anni, spesso presentati come missioni di pace. Ultime notizie: fino al 2009 in Iraq sono morte oltre 109.000 persone, di cui 66.000 civili, centinaia dei quali sono stati uccisi ai checkpoint dell’esercito americano. Le imbarazzanti informazioni che filtrano da Wilikeaks si saldano con le nuove voci sui retroscena della macchina bellica: strani collegamenti con Al-Quaeda e operazioni sporche affidate ai mercenari della Blackwater, società che qualcuno collega alla multinazionale Monsanto, sostenuta anche da Bill Gates.
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Addio diritti, solo guerra ovunque: vi sembra normale?
In Italia stanno succedendo cose molto strane, ma la più strana è che sembra tutto normale. Vi sembra normale che nella scuola pubblica ci si debba portare da casa i pennarelli, i fogli, le matite, la carta igienica, perché la scuola non ha i soldi per pagarla? Vi sembra normale che qualcuno si debba portare anche la mamma, da casa, perché non ci sono abbastanza insegnanti di sostegno per i bambini? Vi sembra normale che se vai in un ospedale pubblico per prenotare un esame ti dicono che devi aspettare sei, sette mesi? Però se sei disposto a pagare lo puoi fare domani mattina. E intanto lo Stato finanzia la sanità privata, anziché investire tutte le risorse per quella pubblica. Eppure sembra assolutamente normale.
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La sinistra è morta: ha scambiato lo sviluppo per progresso
«Non c’è possibile progresso, nello sviluppo: la sinistra è morta perché non l’ha capito». Giulietto Chiesa è pessimista: «Il momento è drammatico, data la crisi globale del sistema e la caccia alle risorse: fra poco, qualcuno verrà a dirci che i beni come la benzina e l’acqua saranno razionati, a disposizione dei soli ricchi, armati fino ai denti. Non c’è tempo da perdere: dobbiamo farci sentire, scuotere l’opinione pubblica dal torpore televisivo». Correre ai ripari? Ma no: «L’unica prospettiva rivoluzionaria, oggi, è affrettare il collasso ormai imminente del sistema: prima crolla e meglio è», dice Massimo Fini, declinando l’invito lanciato a Torino da Maurizio Pallante: costruire un nuovo soggetto politico che si opponga al duopolio destra-sinistra, denunciando la “follia” della crescita e la “menzogna” dello sviluppo illimitato.
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L’Espresso svela la guerra segreta degli italiani
«I guerriglieri hanno paura dei “veicoli neri” della Folgore mentre non temono le jeep color sabbia degli americani e delle forze occidentali. Il capo dell’intelligence locale ritiene che questo terrore nasca dalle perdite che la Folgore ha inflitto ai miliziani nelle ultime operazioni». E’ la “guerra segreta” dei soldati italiani in Afghanistan, che ora l’Espresso mette in copertina. «Un segreto di pulcinella: tutti sapevamo, noi ne parliamo da quattro anni», scrive “PeaceReporter”. Ma attraverso “L’Espresso”, la denuncia affronta ora i numeri dei media a grande diffusione: ci raccontano che i nostri soldati lavorano solo per aiutare la popolazione? In realtà, combattono e uccidono, con raid dal cielo e tra le case.
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Violenza allo stadio, la rabbia profonda della Serbia
Il pullman assediato, poi i petardi in campo, la guerriglia dagli spalti di Genova, le minacce, la sospensione di Italia-Serbia, lo sconcerto in diretta tv, le lacrime del campione d’Europa Dejan Stanković. «È uno scandalo, quelli che hanno organizzato questi incidenti sono a Belgrado», commenta a caldo il 12 ottobre il presidente della Federcalcio serba, Tomislav Karadžić, dopo gli incidenti che hanno fermato l’incontro, valevole per le qualificazioni degli Europei. «È un attacco allo Stato e lo Stato deve risolvere questo problema», ha aggiunto Karadžić, citato dai media serbi. Dalla violenza degli hooligan di Belgrado, un doppio “avvertimento”: contro l’indipendenza del Kosovo e contro la polizia serba, intervenuta il 10 ottobre a proteggere i manifestanti del Gay Pride, aggrediti dagli estremisti.
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Strage infinita: non chiamatela più missione di pace
Stiamo entrando nel decimo anniversario della guerra contro l’Afghanistan: è un momento importante per porci una serie di domande. La guerra in Iraq, i suoi orrori e la sua ufficiale conclusione hanno confermato negli ultimi giorni la totale inutilità di queste ‘missioni di morte’. Le sevizie compiute nel carcere di Abu Ghraib e in quello di Guantanamo, i bombardamenti al fosforo della città di Falluja nella infame operazione Phantom Fury non hanno costruito certo né pace né democrazia, ma hanno moltiplicato in Iraq il rancore e la vendetta. Altrimenti perché sono orami centinaia i soldati degli Stati Uniti, del Canada e del Regno Unito che si suicidano, dopo essere tornati dall’Iraq e dall’Afghanistan?
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Un anno di Emergency? La Russa lo spende in due giorni
Restare in Afghanistan, nonostante le ultime perdite – i quattro alpini rimasti uccisi a Farah – e anche se niente va come vorremmo. Secondo l’ex ambasciatore Sergio Romano, ora editorialista del “Corriere della Sera”, è necessario che l’Italia, insieme alle altre forze europee, resti nel paese asiatico al fianco delle truppe statunitensi «per obbligo di lealtà verso un alleato, Barack Obama, che fa del suo meglio per uscire da una situazione di cui non è personalmente responsabile». Con quello che il ministro La Russa spende in due giorni, replica Maso Notarianni, direttore di “PeaceReporter”, «si mantiene per un anno l’intero programma di “Emergency” in Afghanistan: un modo migliore e più economico per “sconfiggere al-Qaeda”».
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Riva Trigoso: quando la guerra dava lavoro
Contraddizioni di guerra. Riva Trigoso, Liguria di Levante, è un paese che da più di un secolo vive attorno a un cantiere navale che produce navi militari. Qui la guerra dà paradossalmente vita. L’intera comunità si è plasmata su una cultura che non è quella dell’operaio-massa alla catena di montaggio, ma di un quasi-artigiano al lavoro su soluzioni all’avanguardia: «Il militare è la Formula Uno del mare», ricorda Tiziano Roncone, segretario Fim-Cisl del Tigullio. Nel 1897, quando cominciò questa lunga storia, vennero a Riva operai di Sestri Ponente e di Livorno, maestranze specializzate nella costruzione di scafi che poi erano armati a Muggiano, cioè La Spezia. E’ ancora così, cinque generazioni dopo.