Archivio del Tag ‘guerra’
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Brancaccio: a migrare è il lavoro, ecco la vera tragedia
Vogliamo davvero “liberare” i migranti? Allora dobbiamo iniziare ad “arrestare” i capitali, imbrigliandoli in un sistema di controlli come quello che esisteva fino agli anni ’70. Viceversa, «una sempre più vasta prateria di consensi verrà lasciata all’onda nera dei movimenti xenofobi», avverte l’economista Emiliano Brancaccio: non basta lo sdegno per la legge Bossi-Fini e il reato di immigrazione clandestina, se poi si permette al capitale di stabilire chi lavorerà, dove e a che condizioni, non importa se italiano o straniero. La recente tragedia di Lampedusa? «Un esempio terrificante delle conseguenze dell’ignavia politica della classe dirigente europea», ben espressa dal «raccapricciante tentativo di Barroso di mettere un velo su questa vicenda ricorrendo a un’elemosina». Impossibile ignorare la catastrofe occupazionale: dall’inizio della crisi 7 milioni di disoccupati, di cui uno soltanto in Italia. Inutile negarlo: se i capitali non conoscono frontiere, i lavoratori italiani finiscono per subire davvero la concorrenza (involontaria) degli stranieri.Una vera manna, per chi vuole speculare politicamente con la propaganda ostile ai migranti. La sinistra, accusa Brancaccio nel suo blog, non hai neppure provato a fare i conti col neoliberismo “pragmatico” che predica la deregolamentazione finanziaria e la completa mobilità internazionale dei capitali, in una società che invece promuove la repressione dei lavoratori, migranti e italiani. Fino a quando i capitali potranno liberamente spostarsi da un luogo all’altro del mondo, aggiunge l’economista, l’industria potrà ricattare lavoratori e interi paesi, minacciando di trasferirsi all’estero. E potrà usare il lavoro degli stranieri, disperati e “disposti a tutto”, per colpire ulteriormente i salari italiani, esponendo i lavoratori – nativi e non – alla più classica guerra tra poveri. Ci hanno raccontato che l’immigrazione è indispensabile alla nostra economia? E’ falso. Altra favola: in quanto giovani, gli immigrati sarebbero gli unici in grado di evitare il collasso del nostro sistema previdenziale.Affermazioni, sostiene Brancaccio, che derivano dai teoremi dell’economia neoclassica dominante, secondo cui “la disoccupazione non esiste”, e quindi l’immigrato “contribuisce automaticamente alla crescita del prodotto sociale”. Tesi priva di fondamento, smentita dai fatti. Falsa anche l’altra tesi maninstream, secondo cui gli stranieri accetterebbero lavori che gli italiani rifiutano. Il migrante? «Non rappresenta necessariamente né una “forza produttiva” né una “forza complementare” né tantomeno una “forza sovversiva”, ma può al contrario rivelarsi, suo malgrado, uno strumento di repressione delle rivendicazioni sociali». Quindi, «alle giuste mobilitazioni contro il reato di immigrazione clandestina bisognerebbe affiancare il controllo politico dei movimenti di capitale», ridimensionando i mercati finanziari, «per impedire che lo scontro distributivo e occupazionale continui ad esprimersi solo tra i lavoratori, in particolare tra nativi e migranti».Vogliamo davvero “liberare” i migranti? Allora dobbiamo iniziare ad “arrestare” i capitali, imbrigliandoli in un sistema di controlli come quello che esisteva fino agli anni ’70. Viceversa, «una sempre più vasta prateria di consensi verrà lasciata all’onda nera dei movimenti xenofobi», avverte l’economista Emiliano Brancaccio. Non basta lo sdegno per la legge Bossi-Fini e il reato di immigrazione clandestina, se poi si permette al capitale di stabilire chi lavorerà, dove e a che condizioni, non importa se italiano o straniero. La recente tragedia di Lampedusa? «Un esempio terrificante delle conseguenze dell’ignavia politica della classe dirigente europea», ben espressa dal «raccapricciante tentativo di Barroso di mettere un velo su questa vicenda ricorrendo a un’elemosina». Impossibile ignorare la catastrofe occupazionale: dall’inizio della crisi 7 milioni di disoccupati, di cui uno soltanto in Italia. Inutile negarlo: se i capitali non conoscono frontiere, i lavoratori italiani finiscono per subire davvero la concorrenza (involontaria) degli stranieri.
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Chiesa: il cimitero degli ipocriti e le loro leggi disumane
Ci sono due modi di vivere questa tragedia: uno è l’ipocrisia e la malafede. Coloro che ci portano al disastro (e molti di noi, anche) si strappano adesso il capelli, piangono, fingono solidarietà con le vittime, gridano vergogna – ma a chi la gridano, essendo loro i primi responsabili? Uno spettacolo indecente davvero. Il Pd, per bocca di Epifani, dice che «bisogna abrogare la legge Bossi-Fini». Adesso? Ma il Pd è stato al governo dal 2006 al 2008 e non l’ha nemmeno toccata. Napolitano invoca leggi per i profughi: proprio lui, che ha firmato nel 2009 la legge Maroni sul reato di clandestinità. E poi, un paese che si fa guidare da gente come Bossi e Fini (cioè che sceglie plebei incolti e rapaci, oltre che incompetenti) cosa infine può aspettarsi se non tragedie?L’altro modo di affrontare la situazione è quello di guardare in faccia la realtà. L’ondata migratoria è destinata ad aumentare. E’ uno tsunami annunciato. Non ci sono dei o provvidenze che potranno fermarlo. Gli economisti stupidi che sorreggono la baracca con le loro sgangherate ricette, ci ripetono da decenni che bisogna favorire il libero flusso di capitali. Appunto: i capitali si sono mossi molto liberamente (tra le tasche dei padroni dell’Universo). Ma la conseguenza è che anche gli uomini si muovono: più lentamente, perché sono fatti di materia, non come i bit dei computer, ma si spostano – per vivere, per bere, per mangiare; per sognare, perfino. Dunque arriveranno altre centinaia di barconi, con decine di migliaia di disperati. E noi avevamo come ministro della Repubblica un demente che pensa e pensa che ci vuole una legge per fermarli. Pensate a che livello si collocano, lui e il presidente che ha firmato una legge sul reato di clandestinità!Certo, l’Italia, da sola, non può farcela. Ma potrebbe fare subito molte cose importanti. Potrebbe prepararsi allo tsunami – organizzativamente, in primo luogo, perché non siamo preparati. Bisogna dirlo forte e chiaro. Prepararsi significa molte cose. Ci vuole un piano d’emergenza e un piano strategico. Ci vuole un centro di comando composto da persone competenti e oneste, che siano messe in grado di rispettare il diritto sacrosanto di asilo, e di non permettere altre tragedie. Cioè bisogna predisporre misure di accoglienza. A questo non c’è alternativa se non vogliamo essere costretti a costruire cimiteri, o a scavare fosse comuni. Cioè ci vogliono mezzi. E persone qualificate. Per esempio un esercito (sarebbe meglio tornare all’esercito di leva) che, invece di allenarsi a sparare, sia messo in grado di svolgere funzioni estese di protezione civile. E, per il piano strategico, ci vuole una chiara visione dell’azione politica da svolgere in campo internazionale.L’Italia di questi anni balbetta o è assente dalla scena. Non ha voce e, del resto, essendo un paese commissariato dalla Trojka, non si preoccupa di averla. Invece dovrebbe farsi sentire: è l’Europa, con i suoi cosiddetti principi universali, che deve rispondere. E se non lo fa, è l’Italia che deve prendere l’iniziativa e imporre una risposta collettiva. Molto di più che un “corridoio umanitario” di emergenza (non basterebbe comunque). Ci vuole una politica! E ci vuole il coraggio necessario per dire – e dirsi – come stanno le cose. Siamo noi ricchi – e privilegiati – parte del problema. Lo abbiamo creato anche noi. E dunque dobbiamo mettere mano al portafogli. Non regalando motovedette alla Libia, perché fermi e ricacci indietro i disperati, ma cambiando la politica degli aiuti al cosiddetto terzo mondo. Non mandando truppe in Afghanistan e in Iraq, cioè cambiando la nostra politica estera: fuori dalla Nato, perché non abbiamo nemici; fuori dalla guerra. Questo è l’unico modo per contribuire alla soluzione del problema. Per questo ci vuole un’altra classe politica e un altro governo, italiano ed europeo.(Giulietto Chiesa, “Lampedusa, non siamo preparati allo tsunami”, testo del video-editoriale pubblicato da “Megachip” l’8 ottobre 2013).Ci sono due modi di vivere questa tragedia: uno è l’ipocrisia e la malafede. Coloro che ci portano al disastro (e molti di noi, anche) si strappano adesso il capelli, piangono, fingono solidarietà con le vittime, gridano vergogna – ma a chi la gridano, essendo loro i primi responsabili? Uno spettacolo indecente davvero. Il Pd, per bocca di Epifani, dice che «bisogna abrogare la legge Bossi-Fini». Adesso? Ma il Pd è stato al governo dal 2006 al 2008 e non l’ha nemmeno toccata. Napolitano invoca leggi per i profughi: proprio lui, che ha firmato nel 2009 la legge Maroni sul reato di clandestinità. E poi, un paese che si fa guidare da gente come Bossi e Fini (cioè che sceglie plebei incolti e rapaci, oltre che incompetenti) cosa infine può aspettarsi se non tragedie?
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Whitney: gli Usa sono la più grande piaga del mondo
Gli Stati Uniti sono la più grande piaga del mondo. Non importa dove vivi o cosa fai, gli Stati Uniti troveranno sempre qualche scusa per ficcare il naso negli affari tuoi e per renderti la vita infelice. Ecco perché gli Stati Uniti hanno tanti nemici, perché si mettono sempre in mezzo, in qualsiasi impiccio che capiti, in qualsiasi parte del mondo. Quelli di Washington proprio non riescono a sopportare l’idea che ci sia qualcuno, non importa dove, che potrebbe vivere una vita normale e felice senza doversi aspettare di essere bombardato per un attacco di “drone” o di essere sbattuto dentro qualche buco nero, dove la Cia può strapparti le unghie o farti diventare nero e blu. Questo è tutto quello che ha prodotto questa guerra globale al terrorismo – solo questo.
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Grillo: stanno spolpando l’Italia, non lo dimenticheremo
Questo governo ha fatto solo annunci e ha aumentato le tasse dirette e indirette. Qualcuno ha detto che qualunque imbecille è capace di aumentare le tasse. Non ha tagliato nulla, auto blu, F-35, finanziamenti pubblici, pensioni d’oro, Province e mille altri sperperi non sono stati neppure sfiorati. Questo governo ha come obiettivo di resistere, resistere, resistere al cambiamento e vendere il patrimonio nazionale, quello che ne è rimasto, per guadagnare tempo. Neppure un pazzo affiderebbe alla coppietta del crack, Capitan Findus Letta e Pesce Palla Alfano, i destini di una nazione. Napolitano lo ha fatto, lo fa, si crede invulnerabile come chi è sopravvissuto a tutto e a tutti. Questo governo si è auto-eletto a norma di legge, ma gli italiani, il voto, la democrazia non c’entrano nulla. Elezioni, referendum, leggi popolari sono diventate un rito. A loro della volontà popolare non gliene frega un beneamato cazzo. Occupano Palazzo e istituzioni da decenni e non se ne vogliono andare.Questo governo ha al suo fianco l’informazione più vergognosa dell’intero Occidente. Ogni anno scende di qualche posizione, superata nel mondo, in modo surreale, da molti paesi africani. La stampa di Dada Amin e di Bokassa non è mai arrivata ai livelli sublimi di menzogna, diffamazione, leccaculismo dei giornali e telegiornali italiani. Di uno Scalfari domenicale al quale va ricordato che chi ha fottuto Prodi nell’urna sono stati Renzi e D’Alema, i suoi amici del cuore, e che il M5S voterà compatto per la decadenza di Berlusconi. Non siamo suoi pari, freni la lingua. Siamo in guerra e ormai non è più un modo di dire. E’ necessario schierarsi. Riconoscere gli amici dai nemici e prepararsi ai materassi. E’ una lunga marcia quella che ci aspetta. Hanno troppi interessi, troppi scheletri, troppi collegamenti con la criminalità organizzata, con le lobby più o meno occulte per uscire di scena. Questi sono gli eredi della P2, dei servizi deviati, della trattativa Stato-mafia. Troppi processi li attenderebbero. Molti finirebbero in galera o ai servizi sociali come Berlusconi, che è solo uno dei tanti predatori dell’Italia, forse neppure il peggiore.L’Italia viene spogliata come un carciofo, foglia dopo foglia, lasciando le famiglie nell’indigenza. In una settimana hanno licenziato due amministratori delegati, Cucchiani di Intesa San Paolo, che si opponeva all’acquisizione di Mps, che dovrebbe essere nazionalizzata con l’avvio di una commissione di inchiesta, e Bernabè di Telecom Italia, regalata a Telefonica da un governo imbelle. Tra poco sarà il turno delle cessioni di quote di Eni, Enel e Finmeccanica. Un italiano su otto non mangia perché il loro appetito è insaziabile. Per poter cambiare devono andarsene. Nessun compromesso con questa gentaglia. John Kennedy disse: «Perdona i tuoi nemici, ma non scordare mai i loro nomi». Faremo dei nodi ai fazzoletti. Noi non dimenticheremo.(Beppe Grillo, “I nodi al fazzoletto, non dimenticheremo”, dal blog di Grillo del 6 ottobre 2013).Questo governo ha fatto solo annunci e ha aumentato le tasse dirette e indirette. Qualcuno ha detto che qualunque imbecille è capace di aumentare le tasse. Non ha tagliato nulla, auto blu, F-35, finanziamenti pubblici, pensioni d’oro, Province e mille altri sperperi non sono stati neppure sfiorati. Questo governo ha come obiettivo di resistere, resistere, resistere al cambiamento e vendere il patrimonio nazionale, quello che ne è rimasto, per guadagnare tempo. Neppure un pazzo affiderebbe alla coppietta del crack, Capitan Findus Letta e Pesce Palla Alfano, i destini di una nazione. Napolitano lo ha fatto, lo fa, si crede invulnerabile come chi è sopravvissuto a tutto e a tutti. Questo governo si è auto-eletto a norma di legge, ma gli italiani, il voto, la democrazia non c’entrano nulla. Elezioni, referendum, leggi popolari sono diventate un rito. A loro della volontà popolare non gliene frega un beneamato cazzo. Occupano Palazzo e istituzioni da decenni e non se ne vogliono andare.
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Delors e l’euro, la moneta-mostro ideata da Goldman Sachs
Alle elementari avevo un maestro perverso. Questo bruto dalla chioma fiammeggiante si divertiva a colpire i suoi allievi con due canne di vimini scuro, che aveva battezzato Katie e Maggie, però quando Mr C. non stava frustandoci il palmo delle mani, ci teneva delle dotte lezioni per spiegarci tutti i motivi che non ci dovevano mai indurre ad usare la violenza. Ecco José Manuel Barroso, mi ricorda proprio Mr C. – anche se i due uomini non hanno nessuna somiglianza fisica tra di loro. Il capo della Commissione Europea sta tenendo le fila di un esperimento sadico che ha inflitto sofferenze a milioni di persone che non avevano avuto niente a che vedere con la crisi finanziaria, oggi però vuol farci credere di aver trovato una sua coscienza sociale. Questo mese Barroso e soci stanno presentandoci un cinico esperimento di austerità – addolcita. Un nuovo documento politico emesso dalla Commissione ricorda che ci dovrebbe essere un maggior controllo sulle politiche occupazionali nei paesi della zona euro.
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Migranti: diritti e traghetti sicuri, o non siamo più umani
Traghetti. La prima cosa che ci vuole sono traghetti sicuri verso porti accoglienti. Quand’anche i politici non possano dirlo apertamente, è questa la prima ovvia necessità se si vuole evitare che il Canale di Sicilia si trasformi in una nuova Fossa delle Marianne. Quel tratto di mare non è di per sé insidioso per la navigazione; diventa tale quando lo solcano barche malconce e stipate all’inverosimile. Peggio dei vagoni merci diretti a Auschwitz esattamente settant’anni fa, se proprio vogliamo fare il calcolo del numero di persone ammucchiate in una superficie più o meno analoga. La differenza è che ad Auschwitz ci si andava deportati a morire, contro la propria volontà. Mentre sulle carrette del mare le persone si imbarcano volontariamente, pagando cifre con cui sugli aerei si viaggia in business class, nella speranza di vivere.
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I morti di Lampedusa e la festa dei politici mascalzoni
Nel Canale di Sicilia centinaia di migranti «sono morti affogati dalla legge Bossi-Fini e da una classe politica di mascalzoni», accusa Franco “Bifo” Berardi. Coincidenze: Lampedusa precipita l’Italia nel lutto proprio mentre «Letta, Alfano e Napolitano festeggiano la sconfitta di Berlusconi». Ma quei politici dimenticando un particolare: «Il programma con cui Berlusconi venne sulla scena politica nel 1993 si è integralmente realizzato». Il Cavaliere «voleva che dopo Tangentopoli i democristiani continuassero a governare» e, non trovando un “moderato” capace di realizzare il suo progetto, se ne dovette occupare personalmente. Missione compiuta: vent’anni dopo, sulla scena politica sono rimasti solo democristiani. «Ma soprattutto l’uomo di Mediaset e della P2 voleva distruggere la forza dei lavoratori, ridurre i salari alla metà e costringere i lavoratori a sottomettersi al ricatto infinito della precarietà».Obiettivo pienamente raggiunto, sostiene Berardi su “Micromega”, «grazie ai governi di centrosinistra e a quelli di centrodestra che si sono succeduti in perfetta coerenza e continuità». L’analista traccia un drammatrico parallelo tra Lampedusa e il resto d’Italia: «Nel Canale di Sicilia c’è una fossa comune nella quale per sempre giacciono migliaia di uomini, donne e bambini che le guerre armate dalla follia economica e religiosa cacciano dalle loro case a cercare lavoro e a trovare morte», mentre nelle varie regioni della penisola «decine di migliaia di migranti soffrono in campi di concentramento nazisti inventati dai democratici Turco e Napolitano e rinforzati dai non meno democratici Bossi e Fini con l’istigazione all’omicidio che si chiama “respingimento”». La caduta del Cavaliere sfidato da Alfano? «Un giorno di festa per una classe politica di mascalzoni e di servi».Per Berardi, gli inaffondabili esponenti del Palazzo «festeggiano la ritrovata forza di governo che permetterà loro di distruggere definitivamente la società italiana e di generalizzare a tutta la forza lavoro il decreto schiavista firmato per i lavoratori dell’Expo, che prevede l’imposizione di lavoro gratuito. Festeggiano l’unità che permetterà loro di eseguire i dettati degli speculatori che hanno sottomesso il progetto europeo agli interessi delle grandi banche, e passo passo stanno conducendo l’Europa verso la guerra civile». Intanto, dalle acque di Lampedusa si ripescano cadaveri, che finiscono dentro buste di plastica azzurra. «Quanti altri migranti devono uccidere ancora gli assassini in festa – conclude Berardi – prima che qualcuno cancelli l’infamia della loro legge?Nel Canale di Sicilia centinaia di migranti «sono morti affogati dalla legge Bossi-Fini e da una classe politica di mascalzoni», accusa Franco “Bifo” Berardi. Coincidenze: Lampedusa precipita l’Italia nel lutto proprio mentre «Letta, Alfano e Napolitano festeggiano la sconfitta di Berlusconi». Ma quei politici dimenticando un particolare: «Il programma con cui Berlusconi venne sulla scena politica nel 1993 si è integralmente realizzato». Il Cavaliere «voleva che dopo Tangentopoli i democristiani continuassero a governare» e, non trovando un “moderato” capace di realizzare il suo progetto, se ne dovette occupare personalmente. Missione compiuta: vent’anni dopo, sulla scena politica sono rimasti solo democristiani. «Ma soprattutto l’uomo di Mediaset e della P2 voleva distruggere la forza dei lavoratori, ridurre i salari alla metà e costringere i lavoratori a sottomettersi al ricatto infinito della precarietà».
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Italia vicina al collasso voluto dall’Ue, e la casta obbedisce
Svalutazione interna del 10%, vale a dire: l’Italia deve “costare” meno. Meno soldi per salari, pensioni e servizi, mettendo mano alle “riforme strutturali” neoliberiste invocate da Mario Monti e ora sul tavolo di Letta, Alfano e Saccomanni, cioè la “squadra” messa insieme da Napolitano. E’ la drammatica “ricetta” avanzata dall’élite finanziaria mondiale per tramite del famigerato Fmi, che nella settimana della crisi-burla ha recapitato a Roma un dossier di 300 pagine in cui il braccio armato della Troika disegna l’imminente fallimento del nostro paese, prenotandone la resa: cessione dello Stato a prezzi di realizzo, smantellamento di quel che resta del welfare, ulteriore compressione degli stipendi. Il rapporto rivela che il saldo della nostra bilancia dei pagamenti è migliorato solo “per disgrazia ricevuta”: spendiamo meno per le importazioni perché stanno franando i consumi sotto la scure dell’austerità, mentre le aziende chiudono e il 25% dei giovanissimi vive in famiglie che non sanno più come arrivare alla fine del mese.
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Giap: onore, per una volta, al giornalismo americano
L’edizione del 5 ottobre dell’“International Herald Tribune” si apre con un “obituary”, un necrologio a sei colonne, con fotografia e titolo: “Vo Nguyen Giap, un rivoluzionario”. Non ricordo nulla di analogo nella mia esperienza di giornalista. La potenza imperiale s’inchina, rende l’onore delle armi e della vittoria a colui che la sconfisse nel lontanissimo 30 aprile 1975, quando Saigon cadde e le immagini degli elicotteri in fuga che si alzavano in volo dai tetti dell’ambasciata americana fecero il giro del mondo. Oggi, per l’“Iht”, evidentemente, non c’era notizia più importante di quel ricordo. E non c’era cosa più giusta da fare che ricordare quella sconfitta in cui furono cancellate circa 58.000 vittime americane. Adesso proviamo a confrontare questa prima pagina con quelle dei giornali italiani, cioè dei servi. Si parla, è ovvio, solo di Berlusconi e della spazzatura di questo paese.
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Lampedusa, l’Europa di Schengen e l’Italia di Alfano
Ancora una volta, di fronte all’ennesima strage del proibizionismo, questa volta di proporzioni agghiaccianti, si prova ad additare come unici responsabili gli “scafisti”. Arrestare qualche povero disgraziato, di solito egli stesso esule o migrante, vale a tacitare le nerissime coscienze dei tanti che concorrono a perpetuare e moltiplicare l’ecatombe mediterranea. Serve ad additare un capro espiatorio per occultare le responsabilità dei decisori europei e dei ceti politici nostrani, di ogni tendenza, che del proibizionismo e della politica dei “respingimenti” hanno fatto un dogma da rispettare ad ogni costo umano. Solo una quindicina di giorni fa Angelino Alfano, feroce “colomba”, dichiarava che «va potenziata la frontiera europea nel Mediterraneo e il ruolo di Frontex, anche perché in questi flussi si annidano cellule terroristiche».
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Dal sangue di Lampedusa nasca una Carta del Futuro
Incredibile nella sua ipocrisia, il mainstream italiano – politica e media – non si fa scrupolo di criticare la sordità dell’Europa di fronte all’ennesima strage degli innocenti, a Lampedusa, continuando a tacere sulla strage economica che la stessa Europa sta organizzando ai danni di altri innocenti, i popoli dei paesi mediterranei, strangolati nella spirale senza fine del ricatto finanziario che produce povertà, disperazione e suicidi. «È stato molto significativo che il primo viaggio apostolico di Papa Francesco, a luglio, sia stato proprio a Lampedusa, lungo una riva che è snodo di tragedie planetarie, tradotte in infinite tragedie umane individuali», scrive Giulietto Chiesa, presidente del laboratorio politico “Alternativa”. «Si attende ancora, invece, un risveglio di tutte le classi dirigenti europee, che però, in quelle acque, vedrebbero rispecchiarsi le proprie facce, ossia le cause delle tragedie».
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Diversamente italiani, uniti per obbedire ai nostri boia
Questo governo fa ancora più schifo di quello che l’ha preceduto. I ministri sono gli stessi, i voti che riceve per la fiducia pure, ma è tutto ancora più sfacciato. Prima il governo Letta dichiarava di esistere per stato di necessità, per costrizione parlamentare. Ora rinasce nella convinzione euforica del Pd e dei transfughi del Pdl, e anche nella frustrata e velenosa reazione di Silvio Berlusconi al destino giudiziario che lo attende. Tutto il Palazzo gioisce, “Corriere della Sera” e “La Repubblica”, Confindustria e Cgil Cisl Uil, conferenza episcopale e Borsa hanno il governo vero che chiedevano. Naturalmente contento è il governo tedesco dell’Europa, che ha spinto come non mai per questo sbocco, trovando nuovi statisti di riferimento nel ministro delle leggi per la precarietà Sacconi, nell’uomo della sanità lombarda Formigoni, nel ministro dell’interno Alfano che porta gli alpini dall’Afghanistan in val di Susa, e in tanti altri democratici modello, tra cui il noto omofobo Giovanardi.