Archivio del Tag ‘giustizia’
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Sankara: le idee non si possono uccidere
«Sankara era ben cosciente di questo sistema, che oggi chiamiamo globalizzazione, che permette a poche famiglie, trecento o quattrocento, di controllare quasi tutto», afferma Alex Zanotelli, instancabile alfiere dei diritti dell’Africa, ricordando il sacrificio del leader popolare del Burkina Faso, assassinato nel 1987 pochi mesi dopo il celebre discorso alla conferenza di Addis Abeba per la cancellazione del debito del terzo mondo: «Se il Burkina Faso resterà solo in questa richiesta – disse – io l’anno prossimo non sarò qui più a questa conferenza». Lo aveva detto chiaramente: protesta non-violenta, altrimenti «ci elimineranno fisicamente». Così è stato, anche se Sankara non mai tradito la vocazione non-violenta della sua missione politica: liberare l’Africa dalla schiavitù del neo-colonialismo finanziario.
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Bavaglio: mani legate ai giudici, altro no dall’Europa
Mentre in Italia riprende la polemica sulla legge-bavaglio con la manifestazione nazionale del 1° luglio all’indomani della condanna di Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, dall’estero arriva la terza bocciatura al disegno di legge sulle intercettazioni. Dopo quella del Dipartimento di giustizia americano e quella dell’Ocse, è il Greco (Gruppo di Stati contro la corruzione) a prendere posizione: «Questa legge potrà creare gravi difficoltà alla lotta alla criminalità organizzata», afferma Drago Kos, già noto come lo “zar” della guerra alle tangenti quando dirigeva la polizia slovena. Oggi, Kos è a capo di questo importante organo del Consiglio d’Europa, che vigila sulle misure legislative per la lotta alla corruzione.
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Ora basta, aprite gli archivi: chi ha assassinato Sankara?
A quando la verità sul brutale omicidio politico di Thomas Sankara, rivoluzionario presidente del Burkina Faso e apostolo del riscatto dell’Africa? «Se il Burkina Faso sarà solo nel chiedere l’annullamento del debito – disse nell’estate 1987 al vertice africano di Addis Abeba – io l’anno prossimo non sarò più qui a questa conferenza». Meno di tre mesi dopo, fu trucidato mentre era al lavoro nel suo ufficio. Un nuovo appello internazionale ora chiede l’apertura di un’inchiesta indipendente su quello che fu un assassinio annunciato: fu lo stesso Sankara a paventare l’eliminazione fisica dei leader africani decisi a rompere le catene neo-coloniali della schiavitù finanziaria.
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Legge-bavaglio: paura del popolo e della libertà
«Soltanto un potere impaurito poteva decidere di proteggere se stesso con una legge che ostacola la libertà delle inchieste contro la criminalità, riduce la libertà di stampa e limita soprattutto il diritto dei cittadini di essere informati». Ezio Mauro, direttore di “Repubblica”, ribadisce la missione della campagna che ha accomunato le maggiori testate giornalistiche italiane contro la legge anti-intercettazioni che il governo si sta preparando a far convalidare con un voto “blindato”, dopo le migliorie pretese dai finiani. Aggiustamenti che però non bastano, secondo la stampa italiana, a garantire il diritto democratico all’informazione.
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Sankara: rivoluzione, ribellarsi ai vampiri della crisi
Noi pensiamo che il debito si analizza prima di tutto dalla sua origine. Le origini del debito risalgono alle origini del colonialismo. Quelli che ci avevano prestato denaro sono gli stessi che ci avevano colonizzato. Sono gli stessi che gestivano i nostri Stati e le nostre economie. Sono i colonizzatori che indebitavano l’Africa coi finanziatori internazionali che erano i nostri fratelli e cugini. Noi non c’entravamo niente con questo debito, quindi non possiamo pagare. Il debito è ancora il neocolonialismo, con i colonizzatori trasformati in assistenti tecnici. Anzi, dovremmo dire: assassini tecnici.
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Intercettazioni, Ilaria Cucchi a Fini: non frenate i giudici
Senza la diffusione stampa di quelle foto terribili, che documentano la straziante agonia di Stefano Cucchi, lasciato morire senza cure in un letto dell’ospedale giudiziario nonostante le violenze subite dopo l’arresto, non si ci si sarebbe mai avvicinati alla verità: ci si sarebbe fermati di fronte al primo, assurdo referto di “morte naturale”. Lo scrive Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, in una lettera aperta al presidente della Camera, Gianfranco Fini: lettera scritta affinché «ciò che è stato consentito fare a noi, non venga impedito ad altri», con la nuova legge che punisce la pubblicazione delle intercettazioni.
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Rapporto: Cucchi pestato e poi lasciato morire
Stefano Cucchi è morto per disidratazione mentre era detenuto in ospedale, dopo aver rifiutato «almeno in parte», cure e cibo: non per capriccio, ma perché voleva parlare con un avvocato. Non c’è riuscito, e nessuno l’ha avvisato che stava rischiando la vita: ricoverato che pesava 52 chili, quattro giorni dopo era arrivato a 42. S’è spento nella notte fra il 21 e il 22 ottobre 2009, e quando gli hanno praticato la rianimazione aveva smesso di vivere da quasi tre ore. Medici e infermieri tentarono insomma di rianimare un cadavere.
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Ferrero: referendum, per annullare le leggi-vergogna
«Mentre l’Italia affonda, il premier pensa solo a se stesso». Duecentomila persone in piazza del Popolo a Roma il 13 marzo per dire no al governo, puntando tutto sul test delle regionali, grande sondaggio anti-Berlusconi. Regole calpestate, leggi ad personam, giustizia, scuola, lavoro, nucleare, informazione. «E’ ora di cambiare l’agenda del paese», avverte dal palco il leader Pd, Pierluigi Bersani. E da Paolo Ferrero della Federazione della Sinistra arriva una proposta precisa per sancire la ritrovata unità del centrosinistra: nuovi referendum, per annullare tutte le «leggi vergogna» degli ultimi anni.
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Se la politica si suicida, non resta che la corruzione
Mettiamo le cose in chiaro: la magistratura, le inchieste, le intercettazioni, gli indagati e gli arresti non c’entrano (quasi) nulla. La questione è tutta politica. E della politica. Anche perché, altrimenti, il garantismo estremizzato diventa una sudditanza uguale e contraria al giustizialismo esasperato: fino a quando non si è condannati in terzo grado tutto è ok, tutto fila liscio, tutti sono irresponsabili. E così ogni decisione politica, ogni scelta e ogni giudizio di merito sono delegati, nel bene e nel male, alla magistratura. Come se i giudici fossero il centro di gravità permanente di ogni potere democratico.
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Crimini franchisti, la Spagna teme l’inchiesta di Garzón
Il vero e proprio ostracismo con cui «la parte antidemocratica della Spagna» vuole colpire il giudice Baltasar Garzón non è una questione interna spagnola, ma riguarda l’intera Europa e il suo futuro: se la prospettiva del vecchio continente sarà ancora di democrazia liberale, o se sulle macerie di una divisione dei poteri ormai invisa agli establishment si affermeranno sempre di più «le tentazioni di un modello neo-totalitario, alla Putin, alla Berlusconi». In gioco, nel “caso Garzón”, è infatti l’autonomia europea della magistratura e il suo futuro democratico.
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Video choc, Google condannata: web sotto processo?
Un ragazzino disabile insultato e picchiato da alcuni compagni in un istituto tecnico di Torino. Il filmato, girato col telefonino nel maggio 2006 e caricato su Google nella sezione “video più divertenti”, dove è rimasto fino al 7 novembre prima di essere rimosso, è costato al provider statunitense una storica condanna, per violazione della privacy, inflitta dal tribunale di Milano a tre dirigenti di Google. Sconcerto nel mondo: «Colpito negativamente» dalla decisione l’ambasciatore americano a Roma, David Thorne, perché «il principio fondamentale della libertà di Internet è vitale per le democrazie». Per i pm, invece, la sentenza «tutela la dignità delle persone».
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Stefano Cucchi, morte oscurata dalla Tac scomparsa?
La situazione è diventata intollerabile. Il travaglio della famiglia Cucchi non finisce, e non soltanto per la perdita di Stefano. Tra burocrazia e reticenze, infatti, non riesce a proseguire senza intoppi sulla strada che porta alla verità sulla morte del giovane, avvenuta pochi giorni dopo il suo arresto. Una verità che non ripagherebbe di certo i familiari per la sua scomparsa, ma che almeno spazzerebbe via l’inquietudine del dubbio. Anche se Giovanni, Rita e Ilaria un’idea su come siano andate le cose ce l’hanno, ma vogliono poterla dimostrare. E per farlo servirebbe anche quella Tac che, seppur richiesta, non viene fuori.