Archivio del Tag ‘Giuseppe Conte’
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Il silenzio di Mattarella, mentre Conte fa scempio dell’Italia
Chiamiamolo Mutarella, Sergio Mutarella. Unico paese europeo, coi tassi attuali più bassi di ricoverati e deceduti per il virus, l’Italia subisce dal governo in carica un provvedimento che non ha precedenti nella nostra storia repubblicana, nemmeno al tempo più acuto del terrorismo: il prolungamento dello stato d’emergenza. Non pochi costituzionalisti si espongono a dire che è una violazione della Costituzione, un abuso, un’inutile restrizione. Non c’è alcuna ragione sanitaria, confermano i medici e i virologi non allineati al potere politico-sanitario. In caso precipiti la situazione, si proclama lo stato d’emergenza. Ma tanti tacciono. Su tutti, tace lui, il Garante della Repubblica, il Custode della Costituzione, il Capo dello Stato Mattarella. I suoi silenzi sono la vera polizza di sopravvivenza per il governo cialtronesco del nostro paese. Quella polizza lui la firmò quando disse, minacciando non solo grillini e sinistre ma anche berlusconiani e renziani, che se fate cadere Conte non c’è che il voto. Paura, il voto. Allora, la paura del voto si combatte con la paura del virus. Il Parlamento ha così votato con l’emergenza l’autoconservazione del posto per molti di loro; l’annunciato soccorso dei berlusconiani si configura nella stessa specie. Poi c’è l’inefficacia dell’opposizione, l’assenteismo sospetto alla Camera.Ma la cosa più grave è il silenzio della Massima Carica prima che Conte portasse al voto sull’emergenza; il silenzio della Corte Costituzionale, e magari dell’Europa e le sue corti. Mattarella e la presidente della Corte Suprema Cartabia tacciono; sono le Zittelle, e non nel senso del romanzo di Tommaso Landolfi. Ma tutti stanno zitti se non dice nulla lui, il Presidente, che è anche un giurista. E il Presidente lascia che un improvvisato premier, dal curriculum taroccato, mai eletto in Parlamento e in altra assemblea elettiva, mai annoverato tra i tecnici e le risorse della Repubblica, che ha guidato due governi opposti, che porta a profitto individuale una tragedia nazionale, che governa a colpi di decreti, vanterie e conferenze stampa one-man-show, possa impunemente ridurre in cattività un paese, mettere sotto tutela la Democrazia e la Libertà, violare i diritti (altro che Orban) e firmarsi una proroga allo sfratto da Palazzo Chigi. Perché altra ragione non c’è all’emergenza, che tende a farsi stato d’eccezione, anticamera delle dittature. E se viene proclamato quando non c’è virulenza epidemica, figuriamoci cosa accadrà quando ci sarà davvero qualche avvisaglia.Non dite che lui magari dispone di informazioni a noi ignote; perché quei dati allarmanti non li hanno nemmeno Merkel e Macron, se non hanno proclamato lo stato d’emergenza, figuriamoci se ce li ha solo lui. La sua è una dittatura temperata dalla cialtroneria, finalizzata a conservarsi il posto più che a stravolgere il paese. Ma è una dittatura strisciante, come si dice dei vermi e delle forme implicite. Il silenzio di Mattarella è davvero assordante. È il silenzio sull’indecente gazzarra della magistratura e del Csm; il silenzio sullo scempio scolastico, unico paese in Europa a chiudere per primi e a non aprire ancora le scuola; il silenzio sugli sbarchi di clandestini, e di infetti, con cui saltano tutti i rigori invece pretesi per gli italiani. È il silenzio sul Parlamento esautorato a lungo, e a lungo oltraggiato, silenzio sulle esternazioni debordanti del premier o davanti a decreti che gridano vendetta davanti a Dio e alla Costituzione, alla logica e alla grammatica. Lui si palesa solo per premiare scrittori negazionisti delle foibe, per celebrare quasi ogni giorno la Shoah e magari qualche strage su cui si può imbastire la solita lettura.Qualcuno dice: ma lui è sobrio e taciturno, è siculo, non esterna, fa le cose nell’ombra, al riparo dalla ribalta. Vorrei crederci, me lo auguro, ma quando poi vedi che nulla cambia e nulla succede, quando vedi che Conte annuncia di voler prolungare l’emergenza e nessuno lo ferma, lui va in Parlamento e chiede il voto, allora hai l’impressione che la moral suasion di Mattarella, le sue pressioni sotterranee o sottocutanee siano inefficaci o addirittura inesistenti. Ci stiamo avvicinando alla sua scadenza al Quirinale e ci auguriamo che non gli rinnovino il mandato; ma quando si sentono i nomi alternativi, le manovre in corso, e il vuoto spinto del centro-destra sui nomi e le strategie, capisci che accadrà quel che accade ormai da decenni: sarà eletto un Presidente voluto dalla sinistra, non super partes; non un PdR ma un Pd, o paraggi. Diciamo un Pd filo-grillino, magari frutto di un patto obliquo con Berlusconi.Negli ultimi cinquant’anni è andata così: gli unici due presidenti che non obbedivano al coro guidato dalla sinistra, vale a dire Giovanni Leone e Francesco Cossiga, sono stati massacrati con un linciaggio mediatico-politico-giudiziario. Tutti gli altri, compreso il Presidente bigotto che veniva dalla Dc più conservatrice, Oscar Luigi Scalfaro, sono stati dalla parte opposta e non per la sola messaggeria istituzionale: hanno operato e manovrato in quella direzione, pilotando la nostra democrazia e i verdetti elettorali. Sandro Pertini fu più vicino ai comunisti che agli stessi socialisti da cui proveniva; Ciampi, almeno, fu corretto e infatti con lui un governo di centro-destra non fu rovesciato per ben cinque anni. Poi venne il gran manovratore Giorgio Napolitano e il gran silenziatore Mattarella. Il Quirinale è appannaggio della sinistra & C. Ed essendo la prima carica dello Stato, diventa il parametro per tutte le cariche decisive e l’arbitro di tutte le operazioni politiche e trame istituzionali. Infatti sono anni che il Pd perde le elezioni ma poi vince il governo, da un decennio c’è sempre un ribaltone e dopo un giro ce lo ritroviamo lì, al potere. Nel momento più difficile della nostra repubblica, al Quirinale hanno tolto il sonoro, ed è comparso Mutarella.(Marcello Veneziani, “Muratella”, da “La Verità” del 31 luglio 2020).Chiamiamolo Mutarella, Sergio Mutarella. Unico paese europeo, coi tassi attuali più bassi di ricoverati e deceduti per il virus, l’Italia subisce dal governo in carica un provvedimento che non ha precedenti nella nostra storia repubblicana, nemmeno al tempo più acuto del terrorismo: il prolungamento dello stato d’emergenza. Non pochi costituzionalisti si espongono a dire che è una violazione della Costituzione, un abuso, un’inutile restrizione. Non c’è alcuna ragione sanitaria, confermano i medici e i virologi non allineati al potere politico-sanitario. In caso precipiti la situazione, si proclama lo stato d’emergenza. Ma tanti tacciono. Su tutti, tace lui, il Garante della Repubblica, il Custode della Costituzione, il Capo dello Stato Mattarella. I suoi silenzi sono la vera polizza di sopravvivenza per il governo cialtronesco del nostro paese. Quella polizza lui la firmò quando disse, minacciando non solo grillini e sinistre ma anche berlusconiani e renziani, che se fate cadere Conte non c’è che il voto. Paura, il voto. Allora, la paura del voto si combatte con la paura del virus. Il Parlamento ha così votato con l’emergenza l’autoconservazione del posto per molti di loro; l’annunciato soccorso dei berlusconiani si configura nella stessa specie. Poi c’è l’inefficacia dell’opposizione, l’assenteismo sospetto alla Camera.
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Distanziamento-choc: genitori e docenti diffidano le scuole
«Caro preside, attento: se i nostri bambini soffriranno disagi psicologici e subiranno danni, nella scuola trasformata in “lager” dal grottesco distanziamento imposto dal decreto Azzolina, ne risponderai personalmente in tribunale». Sono migliaia, le diffide (di genitori, ma anche di insegnanti) che stanno fioccando sulle scuole, rivolte ai dirigenti scolastici chiamati ad applicare le misure post-Covid. Primo bersaglio, i presidi: non si erano accorti che il ministro scarica sulle loro spalle ogni responsabilità, lavandosene le mani. A promuovere le diffide, con tanto di assistenza legale, è l’associazione Rinascimento Italia, piattaforma che raduna operatori, specialisti, medici e giuristi scesi in campo a tutela della scuola e delle famiglie. L’incubo: tornare in classe il 14 settembre tra mascherine, percorsi obbligati, paure quotidiane e sospetti. Il tutto motivato da un pericolo – il coronavirus – che è lo stesso ministero a smontare: sono le linee-guida diramate da Lucia Azzolina a chiarire che, secondo i medici, il Covid non costituisce una minaccia, per i piccoli. Il problema, al contrario, è rappresentato dalle mostruose misure scolastiche anti-Covid: rischiano di rovinare l’infanzia, creando giovani adulti pieni di insicurezze, infelici e asociali, esposti al rischio di disturbi psicologici e a serie conseguenze fisiche di origine psicosomatica.Lo chiarisce la psicologa Silvia Salese, interpellata da Massimo Mazzucco già a fine luglio su “Contro Tv”. Le conseguenze del distanziamento, dice, sono quelle di uno sviluppo non sano, non armonico. «Noi siamo per definizione degli esseri sociali: abbiamo bisogno di contatto con gli altri, di vederne il volto, di poterci avvicinare agli altri con fiducia, che siano insegnanti o compagni di scuola, proprio per imparare a vivere e per fare in modo che il nostro sistema cerebrale, cognitivo, e la nostra capacità di elaborare le emozioni si possano sviluppare in maniera armonica e sana». Il rischio, aggiunge la dottoressa Salese, è un arresto di questo processo di crescita. «Per i bambini piccoli, non esiste una separazione tra mondo esterno e mondo interno: un bambino costretto a vivere in un ambiente caratterizzato da insicurezza, sospetto e paura andrà a introiettare queste emozioni dentro di sé, e crescendo sarà una persona insicura». Il pericolo, quindi, «riguarda lo sviluppo della propria personalità e la mancata adozione di comportamenti funzionali e cooperativi». In altre parole, «se ci viene impedito di assecondare la nostra natura sociale, questo ci costringe a una compressione. E le compressioni hanno solo due esiti: aggressività e violenza, oppure malattia».Molti medici hanno già lanciato l’allarme: deformare i comportamenti dei piccoli può minacciare la loro salute. «Non scordiamoci che la mente non è separata dal corpo: insicurezza e paura interferiscono con il corretto funzionamento del nostro stesso organismo, quindi rischiamo anche la malattia», chiosa Silvia Salese. Lo sanno perfettamente anche i sanitari che supportano la piattaforma sociale Rinascimento Italia, che ha deciso di passare all’azione. «Grazie agli avvocati di Rinascimento Italia, abbiamo inviato una lettera di diffida con le indicazioni mediche e legali da far presente ai presidi, per renderli consapevoli delle responsabilità che il ministero ha scaricato sulle loro spalle», racconta Alberto Prandoni, imprenditore di Cuneo, padre di 3 bambini. «In provincia di Cuneo siamo stati tra i primi a muoverci, organizzando poi anche un incontro coi dirigenti scolastici: e ora sono oltre 50 le scuole della zona raggiunte dalla diffida». Numeri ancora più elevati in Sicilia, dove Rinascimento Italia ha stretto un accordo col sindacato scolastico Sinalp: «Sono già 5.300 le diffide finora inviate nelle scuole di tutta l’isola. E ora, sempre col Sinalp replicheremo l’invio in tutte le altre regioni italiane», annuncia Raffaela Rutili, del coordinamento Progetto Scuola Normale di Rinascimento Italia.Anche Prandoni e la Rutili sono stati intervistati su “Contro Tv” da Mazzucco, protagonista dell’ennesimo, esemplare intervento giornalistico, in un’Italia dove giornali e televisioni si voltano spesso dall’altra parte, evitando gli argomenti che imbarazzano il governo (specie da quando è scattata la consegna del silenzio sulle verità più scomode che riguardano il Covid). L’iniziativa di Rinascimento Italia è semplicissima: si invia al preside una diffida, mettendolo in guardia dall’applicare il decreto-scuola. Il testo della diffida lo si può scaricare liberamente dal sito dell’associazione, che indica anche gli indirizzi e le Pec di tutte le 50.000 scuole italiane. Oppure, versando un’offerta di 10 euro, ci si iscrive a Rinascimento Italia e si scarica automaticamente un’App, attraverso la quale si può firmare direttamente la diffida: «Dal quel momento, attraverso l’App – dice Alberto Prandoni – la diffida arriva all’avvocato che per ciascuna provincia l’associazione mette a disposizione: sarà quindi lo studio legale a trasmettere la diffida alle scuole». La diffida, riassume Prandoni, «spiega ai presidi quali sono le responsabilità che sono state loro attribuite dal ministero, e soprattutto li avverte che noi genitori non siamo disposti ad accettare le imposizioni attualmente contenute nel decreto-scuola, che dispongono misure che, secondo gli studi citati nella diffida, possono danneggiare i nostri bambini sia sotto l’aspetto sanitario che sotto quello psicologico».Probabilmente, ammette Prandoni, i presidi stessi non sono ancora completamente consapevoli dei rischi ai quali andrebbero incontro, se applicassero le ultime norme ministeriali. I presidi – conferma Raffaela Rutili – non hanno capito che, accettando il decreto Azzolina, hanno accettato di assumersi la responsabilità della salute di ragazzi, docenti e personale ausiliario. «Una responsabilità enorme, che si sono assunti senza avere nessun tipo di cappello protettitivo: non hanno un ordine professionale che li tueli, né un’assicurazione ad hoc. Non hanno nemmeno protocolli: il decreto Azzolina ha lasciato loro amplissima discrezionalità. E questa è un’arma a doppio taglio, perché li espone ancora di più». Attraverso la diffida, al preside viene spiegato che se il Covid non crea nessun danno al bambino, come ammette lo stesso ministero, certamente i danni li crea il distanziamento, l’impossibilità di imparare il linguaggio non verbale, l’impossibilità di essere naturali nei rapporti sociali, l’impossibilità di imparare quali sono questi rapporti sociali (per cui la scuola è nata, e che restano uno degli obiettivi principali della scuola).«Le problematiche psicologiche possono essere molto pesanti e possono danneggiare nel profondo i ragazzi, ma anche gli stessi insegnanti», aggiunge la Raffaela Rutili, citando «problemi di psicosi, la paura degli altri, la paura di essere un pericolo per gli altri». L’allarme è serio: «Sono aspetti psicologici immensi, di cui i presidi (che dovranno risponderne) non si sono resi conto». Insistono i volontari di Rinascimento Italia: è importante che i presidi si rendano conto del vespaio nel quale li ha messi il ministro. «Gli avvocati sanno bene che i presidi sono aggredibili: è sufficiente che si verifichi un danno di qualsiasi tipo, e loro dovranno rispondere in prima persona della salute dei bambini», assicura la Rutili. «E questa è una follia – aggiunge – perché la salute dei bambini non dovrebbe essere tra le competenze dei presidi». Attenzione: «Il nostro scopo non è quello di entrare in conflitto col preside: noi vogliamo che il decreto-scuola non trovi applicazione, o meglio ancora che venga abrogato. Per questo – precisa Raffaela Rutili – stiamo già preparando il testo-base per una diffida che lo stesso preside, a sua volta, potrà inviare alle autorità». Per Rinascimento Italia, sarebbe la chiusura del cerchio: fare in modo che i presidi si rendano conto di essere in una posizione che non compete loro.«I presidi hanno assunto responsabilità che non gli competono, e queste responsabilità sono pericolose e li espongono in prima persona: perché sono loro, poi, a doversi pagare un avvocato se qualcuno li denuncia». Ed ecco che la diffida, firmata dai genitori (tantissime però anche quelle firmate dagli insegnanti) è un’arma che viene consegnata al preside: «Un appiglio formale, per consentirgli di dire al ministero: io non vi seguo più, questo decreto non lo applico; piuttosto, mandatemi pure un commissario». Dice ancora Rutili: «Se noi sommergiamo il ministero con le diffide dei presidi, è evidente che tutto il meccanismo si interrompe: e con quello poi anche il Tso, la vaccinazione obbligatoria e tutte le altre misure che sono lì, “in caldo”, pronte per essere poi sfornate in autunno». In effetti, ricorda Mazzucco, c’è chi sta ventilando la possibilità di imporre a tutti gli studenti la vaccinazione antinfluenzale, “in modo da poter distinguere immediatamente un caso di Covid”. Ipotesi alla quale Alberto Prandoni si ribella: «Sarebbe qualcosa che lede le libertà personali: se devo pensare che per mandare i miei figli a scuola devo prima sottoporli a una vaccinazione antinfluenzale, che come appurato dagli studi scientifici aumenta il rischio di avere problemi gravi in caso di contatto coi virus del tipo Sars, questo è inaccettabile. Non pensino di poterlo fare, perché io a queste condizioni i bambini a scuola non ce li mando».«Se riusciamo a convincere i presidi a fare a loro volta le diffide nei confronti del ministero, è facile che il decreto Azzolina non verrà applicato», confida Raffaela Rutili. «Da quel momento, tutto l’impianto Covid verrebbe screditato. Di conseguenza sarà estremamente complicato poter pensare di imporre una vaccinazione obbligatoria a qualsiasi categoria, men che meno un Tso o l’istituzione del medico scolastico che prenda in carico un bambino e lo trasporti in un “luogo protetto” solo perché ha qualche linea di febbre: ci sarebbe l’insurrezione, da parte dei genitori». Rinascimento Italia spera che la valanga delle diffide – prima di genitori e docenti, poi anche dei presidi – possa fare il miracolo: «Se riusciamo a far cadere il decreto-scuola, sarà una caduta – a domino – dell’intero impianto: per questo è così importante agire oggi, tempestivamente». Raffaela Rutili si mostra ottimista: «Non occorrono milioni di firme o milioni di persone in piazza: basta un genitore o un insegnante per istituto, e si ottiene il risultato al quale tutti puntiamo». Obiettivo: evitare ai bambini uno scempio come quello previsto dalla scuola-lager immaginata dai tecnici del governo Conte, che hanno mandato allo sbaraglio Lucia Azzolina, in televisione col suo imbarazzante seggiolone a rotelle.(Tutte le informazioni per la diffida sono contenute nella sezione “Scuola Normale” del sito di Rinascimento Italia, cui si può iscrivere per scaricare l’App. Il modulo gratuito della diffida è invece scaricabile in un’apposita pagina. Per qualsiasi informazione, basta inviare un’email a info@rinascimentoitalia.it).«Caro preside, attento: se i nostri bambini soffriranno disagi psicologici e subiranno danni, nella scuola trasformata in “lager” dal grottesco distanziamento imposto dal decreto Azzolina, ne risponderai personalmente in tribunale». Sono migliaia, le diffide (di genitori, ma anche di insegnanti) che stanno fioccando sulle scuole, rivolte ai dirigenti scolastici chiamati ad applicare le misure post-Covid. Primo bersaglio, i presidi: non si erano accorti che il ministro scarica sulle loro spalle ogni responsabilità, lavandosene le mani. A promuovere le diffide, con tanto di assistenza legale, è l’associazione Rinascimento Italia, piattaforma che raduna operatori, specialisti, medici e giuristi scesi in campo a tutela della scuola e delle famiglie. L’incubo: tornare in classe il 14 settembre tra mascherine, percorsi obbligati, paure quotidiane e sospetti. Il tutto motivato da un pericolo – il coronavirus – che è lo stesso ministero a smontare: sono le linee-guida diramate da Lucia Azzolina a chiarire che, secondo i medici, il Covid non costituisce una minaccia, per i piccoli. Il problema, al contrario, è rappresentato dalle mostruose misure scolastiche anti-Covid: rischiano di rovinare l’infanzia, creando giovani adulti pieni di insicurezze, infelici e asociali, esposti al rischio di disturbi psicologici e a serie conseguenze fisiche di origine psicosomatica.
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Sapia, grillino ‘contro’: l’emergenza-Conte fa male all’Italia
Perché sono stato l’unico, nella maggioranza, a votare contro la proroga dello stato d’emergenza? Non siamo in una situazione di emergenza, perciò non si capisce perché si debba mantenere un accentramento di poteri, in capo al presidente del Consiglio, che allo stato non trova fondamento nella realtà. C’è sempre tempo per deliberare l’emergenza, se dovesse presentarsi per davvero. I contagi di questi giorni sono fisiologici dopo il lockdown. Tra l’altro il virus è molto più debole. Lo dicono anzitutto i clinici, con cui parlo spesso, che sono i medici che curano i malati. Qualcuno la butta per opportunismo sugli immigrati. Così l’analisi, povera e strumentale, si ferma lì, smentita peraltro dai numeri. Tanti abboccano, purtroppo. Cosa ci aspetta in autunno? Su larga scala non è chiaro il quadro di gravissima difficoltà economica del paese. A breve la crisi sarà terribile, se non ci sarà un piano per le imprese, specie per le piccole e le medie. Non vedo la volontà politica di prendere il toro per le corna. Prevalgono toni fuori luogo, troppo spesso pericolosamente propagandistici. Non si possono alterare ancora gli equilibri tra il potere esecutivo e quello legislativo. Dagli anni ‘90 il Parlamento conta di fatto molto poco, a dispetto delle sue funzioni. A causa della delegittimazione della politica, voluta e perseguita dai tempi di Tangentopoli, da allora si procede con la decretazione d’urgenza.Non c’è attività legislativa, confronto sui temi, sulle urgenze: semplificazione vera, politica fiscale, digitalizzazione della pubblica amministrazione, accesso universale ad Internet, disponibilità completa delle nuove tecnologie, riforma dell’istruzione e del diritto del lavoro, riorganizzazione della sanità, unificazione politica dell’Europa. Con il Covid, il ruolo delle due Camere è stato ridotto all’estremo. Mai come adesso, invece, c’è bisogno di un Parlamento attivo, propositivo, non litigioso ma capace di comprendere le trasformazioni in atto, di superare l’immobilismo in cui si trova l’Italia, ogni volta distratta dai movimenti viola, rosa o del pesce azzurro in scatola. E’ vero, ho detto: basta con gli yesman, con gli esperti alla Colao e con lo Stato di polizia. Questi estremismi li ravviso nella pesante deresponsabilizzazione della politica, durante la quarantena e dopo. Sono evidenti a tutti, tranne a chi ha scelto di seppellire la ragione e il senso critico, i limiti dell’eccessivo ricorso agli esperti, in virtù del quale abbiamo perso tempo, siamo rimasti indietro come paese e il Parlamento è stato esautorato. Lo dico con cognizione di causa, soprattutto per scuotere il Movimento 5 Stelle, cui appartengo. La democrazia e la rappresentanza richiedono la responsabilità, il diritto e il dovere di concorrere alle decisioni. Gli elettori non hanno scelto né Conte né Colao, per dirla in breve.Conte decide in solitaria la politica della maggioranza? Questa è una domanda che andrebbe rivolta in primo luogo a Rocco Casalino. Comunque, i fatti dicono di sì. Veda, per esempio, la soluzione nebulosa e incerta su Autostrade. Il presidente del Consiglio si sta appropriando della leadership del Movimento? Conte sta sfruttando il momento. Questo non è un reato, ma è legittimo. Se farà un suo partito, lo vedremo. Intanto noi del Movimento 5 Stelle abbiamo il dovere di uscire fuori dallo schema della delega in bianco, dell’uomo solo al comando. Abbiamo il dovere di riorganizzarci, il dovere di non rinviare più il confronto interno, il dovere di ragionare su dove eravamo nel 2018 e dove stiamo adesso. Lo stato d’emergenza non è necessario, perché l’emergenza non c’è. E’ un male per tutti, coprire l’attuale mancanza di politica con la proroga dell’emergenza. Sono stato l’unico parlamentare del Movimento che ha espresso e confermato il proprio dissenso. Per inciso, ho argomentato in largo questa mia posizione, che – esplicito – non è finalizzata a salti della quaglia o a prendere qualche poltrona. Se ora temo provvedimenti disciplinari? Io non temo mai niente e nessuno. Sono una persona libera; questa è la mia forza, se mi permettete.(Francesco Sapia, dichiarazioni rilasciate a Lucio Valentini nell’intervista “Dietro l’emergenza di Conte un disegno contro Pmi e famiglie”, pubblicata dal “Sussidiario” il 3 agosto 2020. Sapia è un deputato eletto in Calabria con i 5 Stelle nella primavera 2018).Perché sono stato l’unico, nella maggioranza, a votare contro la proroga dello stato d’emergenza? Non siamo in una situazione di emergenza, perciò non si capisce perché si debba mantenere un accentramento di poteri, in capo al presidente del Consiglio, che allo stato non trova fondamento nella realtà. C’è sempre tempo per deliberare l’emergenza, se dovesse presentarsi per davvero. I contagi di questi giorni sono fisiologici dopo il lockdown. Tra l’altro il virus è molto più debole. Lo dicono anzitutto i clinici, con cui parlo spesso, che sono i medici che curano i malati. Qualcuno la butta per opportunismo sugli immigrati. Così l’analisi, povera e strumentale, si ferma lì, smentita peraltro dai numeri. Tanti abboccano, purtroppo. Cosa ci aspetta in autunno? Su larga scala non è chiaro il quadro di gravissima difficoltà economica del paese. A breve la crisi sarà terribile, se non ci sarà un piano per le imprese, specie per le piccole e le medie. Non vedo la volontà politica di prendere il toro per le corna. Prevalgono toni fuori luogo, troppo spesso pericolosamente propagandistici. Non si possono alterare ancora gli equilibri tra il potere esecutivo e quello legislativo. Dagli anni ‘90 il Parlamento conta di fatto molto poco, a dispetto delle sue funzioni. A causa della delegittimazione della politica, voluta e perseguita dai tempi di Tangentopoli, da allora si procede con la decretazione d’urgenza.
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5 Stelle indecenti: tradito Salvini, e ok al segreto sul Covid
«Mandare Matteo Salvini a processo è al di là di ogni decenza». Non è un leghista a dirlo, tutt’altro. A prendere le difese del leader della Lega accusato di sequestro di persona per il caso Open Arms è Massimo Cacciari. Il filosofo, scrive “Libero“, non ha risparmiato i 5 Stelle, che sulla questione hanno fatto una figura barbina. «I “complici” del fatto – così li definisce l’ex sindaco di Venezia – hanno votato per mandare Salvini a processo». Può anche darsi che Salvini “se la sia cercata”, aggiunge Cacciari, intervistato dall’agenzia “Adn Kronos”. «Ma, al di là di ogni considerazione su Salvini, per il quale non nutro certo alcuna simpatia, mi pare abbastanza indecente e incredibile che i suoi primi collaboratori al governo (a distanza di un anno, non di due guerre civili e tre rivoluzioni) lo rimandino a processo». D’altronde, annota il quotidiano di Feltri e Senaldi, lo stesso Giovanni Tria, all’epoca dei fatti ministro nel governo gialloverde, ha ammesso che la decisione di non far sbarcare i migranti «fu collegiale»: nessuno vi si oppose. Da qui il monito di Cacciari: «Che si rimandassero a processo anche loro, visto che hanno condiviso tutto quello che Salvini ha fatto».
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I medici italiani sconfiggono il Covid, ma il governo li ignora
Tutto sembra interessare, al governo Conte, fuorché proteggere gli italiani dal coronavirus nel modo più ovvio: curandoli. Le terapie ormai esistono e sono collaudate, ma l’esecutivo si comporta come se non ci fossero. E continua a parlare del vaccino come unica possibile soluzione, nonostante medici famosi come il milanese Alberto Zangrillo e il genovese Matteo Bassetti ripetano che è semplicemente insensato seguitare ad avere paura del Covid-19 come avveniva a marzo, quando ancora non si sapeva come affrontarlo. E’ ormai stato accertato, invece, che moltissimi degenti classificati come vittime del virus sono stati letteralmente uccisi dall’ossigenazione forzata ricevuta in terapia intensiva: l’ossigeno era letale perché quei malati non erano affetti da polmonite, ma da trombo-flebite. Un dramma che si sarebbe probabilmente evitato, se il ministero della sanità non avesse inspiegabilmente scoraggiato le autopsie. Quanti i morti, a proposito? Non si sa ancora: il governo dovrà finalmente rendere pubblici i dati, come richiesto dal Tar del Lazio in seguito a un esposto dei legali della Fondazione Einaudi. A denunciare il governo per aver trascurato le cure salva-vita sono scienziati come il virologo Giulio Tarro e il ricercatore Pasquale Bacco: hanno depositato un esposto alla procura di Roma insieme al magistrato Angelo Giorgianni a nome dell’associazione “L’Eretico”, che rappresenta 2.000 medici e giuristi.«Le cure c’erano – dicono Tarro, Bacco e Giorgianni – ma sono state ignorate». In sostanza: è stata l’ostinata negligenza del governo Conte a trasformare in una strage (35.000 morti) la comparsa del coronavirus? Sotto accusa, la “malagestione” dell’emergenza Covid sotto il profilo medico-scientifico, epidemiologico e giuridico. «Approcci diagnostici sbagliati, cure inappropriate, misure di contenimento del contagio e di sicurezza scriteriate, in vigore ancora oggi». Scrivono Tarro e colleghi: «Siamo stati noi a uccidere le persone, anche se in buona fede, perché si era dinanzi ad una situazione nuova». Di fatto, «in terapia intensiva è stata applicata una cura sbagliata». Accusano i sanitari: «Si diceva di non utilizzare gli antinfammatori, che ora invece sono alla base della nuova terapia». Addirittura clamorosa la “crociata” sin qui condotta, specie in Italia, contro qualsiasi cura efficace contro il Covid. Completamente ignorato il professor Pietro Garavelli, primario a Novara, tra i primi a certificare l’efficacia del Plaquenil, farmaco a base di idrossiclorochina. Inaudito il “giallo” legato a questo antimalarico, ampiamente sperimentato: il 22 maggio, uno studio su “The Lancet” lo ha improvvisamente definito pericoloso; a ruota, l’Oms lo ha prontamente sconsigliato, invitando gli ospedali a farne a meno, salvo poi rimangiarsi tutto non appena, il 2 giugno, sempre “The Lancet” ha ritrattato le affermazioni dello studio, scusandosi con i lettori e i medici.In Italia, è stato letteralmente linciato – sui media – il dottor Giuseppe De Donno, di Mantova, autore di una scoperta illuminante: per guarire dal Covid basta una trasfusione di sangue donato da pazienti guariti. E mentre proprio il Plaquenil (la demonizzata idrossiclorochina) è stato alla base della guarigione di un gran numero di pazienti, altri medici – sempre italiani – hanno scoperto nuove soluzioni, ancora più pratiche, per trasformare il Covid in una malattia non preoccupante, normalmente curabile anche da casa. Già a metà aprile, il ministro Roberto Speranza aveva ricevuto una comunicazione urgente da 30 specialisti italiani, contenente la seguente notizia: per fermare il Covid basta il cortisone. Incredibile ma vero, Speranza non si è degnato nemmeno di rispondere, a quella tempestiva segnalazione. Due mesi dopo, sono stati gli inglesi a pervenire alla medesima conclusione: il Desametasone sperimentato in Italia è efficacissimo contro il Covid. Stavolta, la notizia è stata convalidata dall’Oms: ulteriore scorno, per un governo – quello italiano – che sembra impegnato a scoraggiare in ogni modo i medici che trovano cure capaci di azzerare la paura del virus.L’ultimo ritrovato (italiano, ancora una volta) viene da Reggio Calabria: l’oncologo Pierpaolo Correale ha collaudato un nuovo approccio terapeutico semplicissimo, mediante aerosol, che spegne l’infiammazione in soli cinque giorni. Nulla di tutto questo, però, sembra destare il minimo interesse da parte di Speranza, dei tecnici del ministero e di Walter Ricciardi, l’ex super-consulente di Big Pharma (poi dirigente dell’Oms) messo a guardia dell’emergenza Covid in Italia, a metà strada tra Speranza e Conte. Al contrario, il governo – che continua a paventare “seconde ondate” autunnali, presentandole come minacciose (come se le cure non esistessero ancora) – insiste nel raccomandare l’uso della mascherina, dichiarata inutile dalla stessa Oms, oltre che potenzialmente dannosa per la salute. «Da sole, le mascherine non proteggono dal Covid», ha dichiarato già il 6 giugno il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus. «Non raccomandiamo l’uso esteso di mascherine, perché non è associato ad alcun beneficio», ha ribadito in questi giorni Mike Ryan, a capo del programma emergenze sanitarie dell’Oms: «Nell’indossare mascherine non c’è nessun particolare beneficio che sia stato dimostrato». In che mondo vivono, Conte e Speranza? In un universo virtuale, parallelo a quello dei medici (italiani) che ormai il Covid l’hanno sconfitto?Tutto sembra interessare, al governo Conte, fuorché proteggere gli italiani dal coronavirus nel modo più ovvio: curandoli. Le terapie ormai esistono e sono collaudate, ma l’esecutivo si comporta come se non ci fossero. E continua a parlare del vaccino come unica possibile soluzione, nonostante medici famosi come il milanese Alberto Zangrillo e il genovese Matteo Bassetti ripetano che è semplicemente insensato seguitare ad avere paura del Covid-19 come avveniva a marzo, quando ancora non si sapeva come affrontarlo. E’ ormai stato accertato, invece, che moltissimi degenti classificati come vittime del virus sono stati letteralmente uccisi dall’ossigenazione forzata ricevuta in terapia intensiva: l’ossigeno era letale perché quei malati non erano affetti da polmonite, ma da trombo-flebite. Un dramma che si sarebbe probabilmente evitato, se il ministero della sanità non avesse inspiegabilmente scoraggiato le autopsie. Quanti i morti, a proposito? Non si sa ancora: il governo è finalmente stato invitato a rendere pubblici i dati, come richiesto dal Tar del Lazio in seguito a un esposto dei legali della Fondazione Einaudi. A denunciare l’esecutivo per aver trascurato le cure salva-vita sono scienziati come il virologo Giulio Tarro e il ricercatore Pasquale Bacco: hanno depositato un esposto alla procura di Roma insieme al magistrato Angelo Giorgianni a nome dell’associazione “L’Eretico”, che rappresenta 2.000 medici e giuristi.
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Politica e Covid: la prevalenza dell’Intelligente Asintomatico
E’ in corso qualcosa di inaudito, mostruoso e sinistro, ma l’Intelligente Asintomatico insiste nel voler occultare le sue sinapsi, come se volesse fingersi politicamente cerebroleso: preferisce rifugiarsi nel rassicurante tifo calcistico – buoni contro cattivi – anziché affrontare la scomodità del ragionamento, la lucidità dell’analisi, il nudo linguaggio dei fatti. L’Italia si candida a essere la capitale europea del Covid, unico paese del vecchio continente ad auto-proclamarsi patria della nuova peste, nell’estate in cui i militari in assetto da guerra spaventano i bagnanti sulle spiagge e la ministressa della pubblica istruzione sconcerta genitori e alunni collaudando in televisione le seggiole-banco a rotelle: aggeggi grotteschi che secondo ogni previsione metteranno nel freezer l’infanzia, trasformando i bambini in degenti cronici del nuovo manicomio-scuola, futuri clienti dello psicologo e pazienti dei medici specializzati in patologie psicosomatiche. Eppure va tutto bene, sembra dirsi l’Intelligente Asintomatico, per far rima con lo slogan demenziale che preparò lo storytelling della catastrofe, “andrà tutto bene”. E visto che va tutto così bene, anzi benissimo, è normale che il governo-apocalisse proroghi l’aberrante stato d’eccezione, così come è normale che la sedicente opposizione – al netto dei proclami gridati – di fatto permetta (grazie alle provvidenziali assenze tattiche) che anche l’ultimo decreto-vergogna venga infine approvato, al Senato, sia pure per un solo voto di scarto. Tutto questo non potrebbe accadere, senza la prevalenza – nell’opinione pubblica – dell’Intelligente Asintomatico.Questo esemplare, così diffuso, sembra appartenere a una vasta zoologia politica che predilige le vie spicce, eventualmente anche l’insulto, e pretende di vedere in campo uomini della provvidenza, risolutori fulminei, fuoriclasse a chiacchiere. Quelli di trent’anni fa agitarono i valori della sinistra storica e dell’Europa Unita per meglio affossare la sinistra sociale dei diritti e l’idea stessa di solidarietà europea. Giocarono la partita fingendo di contrastare il collega Berlusconi, impresentabile socio collaterale del medesimo indirizzo antipopolare, prono agli stessi decisori internazionali. Gli Intelligenti Asintomatici si divisero a lungo, attingendo al carburante dell’odio, per scannarsi tra di loro in una guerra imbarazzante, visto che bianchi, rossi e verdi giocavano tutti nella stessa squadra. Poi vennero risolutori ancora più spicci, rivoluzionari ancora più fasulli: da una parte Renzi, dall’altra Grillo e i 5 Stelle. Ultimo nato, nella scuderia dell’illusionismo, il prode Salvini: trasformato prontamente in una sorta di eroe nazionale o, a scelta, in epocale pericolo pubblico. Di svista in svista, eccoci agli incresciosi record inanellati dall’oscuro “avvocato del popolo”: l’Italia è l’unico grande paese europeo messo ko dall’epidemia di coronavirus, l’unico ad aver attuato un coprifuoco suicida, “cinese”, come quello imposto a Wuhan. Il nostro è l’unico paese rimasto senza mezzi finanziari, l’unico costretto a mendicare elemosine tardive e ingannevoli come l’accordo-capestro sul Recovery Fund: pochi spiccioli, e fuori tempo massimo, solo a patto che si svenda quel che agli italiani è rimasto.Il piano, spudorato, punta a sabotare definitivamente lo Stato per mettere le mani sul vero bottino, l’ingente risparmio privato e il patrimonio immobiliare, che è il maggiore d’Europa: a questo mirano gli sciacalli nell’ombra che manovrano burattini come l’ipocrita Mark Rutte, piccolo feudatario del paradiso fiscale chiamato Olanda, vero e proprio Stato-canaglia (perfettamente tollerato dall’Ue) che sta letteralmente spolpando l’erario italiano, risucchiando offshore le contribuzioni delle grandi aziende del Belpaese. Ma tutto questo sembra non interessare l’Intelligente Asintomatico, nelle due versioni (il talebano che idolatra “Giuseppi”, l’hooligan che applaude il “Capitano”). Nella sua apparente pigrizia e indolenza intellettuale, è raro che l’Intelligente Asintomatico si produca in ragionamenti pubblicamente offerti: preferisce parassitare le idee altrui, le esternazioni altrui, spesso limitandosi a commentare in modo sbrigativo e provocatorio, sui social media, le riflessioni di chi si sforza di pensare in proprio, documentandosi faticosamente. L’Intelligente Asintomatico non si domanda come mai i giornaloni stanno letteralmente facendo a pezzi il leghista Fontana per la vicenda dei camici lombardi e dei conti svizzeri, trascurando completamente i 14 milioni di euro che il piddino Zingaretti ha fatto spendere al Lazio per mascherine mai arrivate. Buoni e cattivi, ancora e sempre: falsi amici, falsi nemici.Imbevuto com’è della narrazione ufficiale, quella secondo cui va tutto benissimo, dal momento che era stato promesso che sarebbe andato tutto bene, l’Intelligente Asintomatico tende a squalificare chiunque osi mettere in discussione gli assiomi propalati dal nuovo regime politico-televisivo, che si tratti di mascherine e distanziamenti, guanti o vaccini, untori presunti e involontari macellai come i poveri medici che, per loro stessa ammissione, lo scorso marzo causarono la morte – per iper-ventilazione – dei pazienti in realtà affetti da trombo-flebite polmonare. C’è chi si domanda (e domanda per iscritto anche all’autorità giudiziaria) quante persone sarebbero ancora vive, oggi, se il governo non avesse prima scoraggiato le autopsie, e poi emarginato i sanitari che per primi, già ad aprile, avevano inutilmente segnalato al ministero le terapie efficaci per trasformare il Covid in una malattia curabilissima. Dati oggettivi, che però l’Intelligente Asintomatico si rifiuta di registrare, per paura di veder crollare il governicchio in carica: come se la controparte (gli opposti Intelligenti Asintomatici e i loro rispettivi eroi politici) avessero sollevato la questione. Errore ottico: la strage è avvenuta senza che l’opposizione muovesse un dito per denunciarla e contrastarla.E’ la stessa sedicente opposizione che non ha fatto nulla per impedire che nel paese venisse sospesa la democrazia. Ma non importa: ancora oggi, all’Intelligente Asintomatico pare che basti dare del cornuto, del complottista e del negazionista a chiunque invochi un brandello di obiettività, foss’anche il cantante Andrea Bocelli, prontamente sottoposto a fascio-bastonatura mediatica e olio di ricino. Il mondo intero è preda di una sindrome inquietante e inaudita, che tradisce i segni evidentissimi di un tenebroso totalitarismo, ma l’Intelligente Asintomatico difende l’indifendibile Conte per proteggerlo da Salvini, o a scelta si schiera con l’altrettanto indifendibile Salvini per avversione verso Conte (come se lo stesso Salvini avesse lasciato supporre che, di fronte all’emergenza, si sarebbe comportato in modo diverso da Conte). Forse il bilancio della situazione sarebbe differente, se gli Intelligenti – più o meno Sintomatici – mettessero finalmente una pietra sopra alle loro divisioni di cartapesta, di fronte alla minaccia comune, riscoprendo l’importanza del valore supremo – la verità – che notoriamente non ha padroni. L’infinita stupidità dell’odio, il più facile degli ingredienti “magici” della manipolazione, è dosata oculatamente dai gestori di ogni crisi. Storia antichissima: lo spiega un intellettuale prestigioso ma quasi sconosciuto, in Italia, come Francesco Saba Sardi, in una riflessione intitolata “L’istituzione dell’ostilità”. A questo serve, il falso nemico fabbricato all’occorrenza: a smettere di pensare, in modo che a vincere sia sempre il banco (e che a perdere siamo noi, tutti quanti, Sintomatici e non).(Giorgio Cattaneo, “La prevalenza dell’Intelligente Asintomatico”, dal blog del Movimento Roosevelt del 30 luglio 2020).E’ in corso qualcosa di inaudito, mostruoso e sinistro, ma l’Intelligente Asintomatico insiste nel voler occultare le sue sinapsi, come se volesse fingersi politicamente cerebroleso: preferisce rifugiarsi nel rassicurante tifo calcistico – buoni contro cattivi – anziché affrontare la scomodità del ragionamento, la lucidità dell’analisi, il nudo linguaggio dei fatti. L’Italia si candida a essere la capitale europea del Covid, unico paese del vecchio continente ad auto-proclamarsi patria della nuova peste, nell’estate in cui i militari in assetto da guerra spaventano i bagnanti sulle spiagge e la ministressa della pubblica istruzione sconcerta genitori e alunni collaudando in televisione le seggiole-banco a rotelle: aggeggi grotteschi che secondo ogni previsione metteranno nel freezer l’infanzia, trasformando i bambini in degenti cronici del nuovo manicomio-scuola, futuri clienti dello psicologo e pazienti dei medici specializzati in patologie psicosomatiche. Eppure va tutto bene, sembra dirsi l’Intelligente Asintomatico, per far rima con lo slogan demenziale che preparò lo storytelling della catastrofe, “andrà tutto bene”. E visto che va tutto così bene, anzi benissimo, è normale che il governo-apocalisse proroghi l’aberrante stato d’eccezione, così come è normale che la sedicente opposizione – al netto dei proclami gridati – di fatto permetta (grazie alle provvidenziali assenze tattiche) che anche l’ultimo decreto-vergogna venga infine approvato, al Senato, sia pure per un solo voto di scarto. Tutto questo non potrebbe accadere, senza la prevalenza – nell’opinione pubblica – dell’Intelligente Asintomatico.
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Carpeoro: Paolo Borsellino avrebbe fatto crollare il mondo
Si torna a parlare del milione di dollari in contanti che sarebbero stati consegnati ai Nar da Licio Gelli alla vigilia della strage di Bologna, cioè poco prima del 2 agosto 1980. I Nar, Nuclei Armati Rivoluzionari (terrorismo “nero”) hanno avuto lo stesso ruolo delle Brigate Rosse: erano infiltrati, e sono stati strumento di una serie di pratiche eversive. Dietro a tutte quelle storie c’è l’operazione Stay Behind, quindi il generale Santovito e la mano di quel gruppo che oggi è rappresentato da Michael Ledeen. Il loro obiettivo era destabilizzare il nostro paese, perché in quel momento l’Italia era un laboratorio pericoloso: c’era un Partito Socialista che stava crescendo in un certo modo, e c’era un Partito Comunista che comunque si qualificava con un apparente, progressivo allontanamento dalle posizioni sovietiche. Tutte cose che, a certi gruppi reazionari americani, non convenivano. Ma quella sovragestione non è solo statunitense: è anche inglese, per esempio. Poi gli attentati eclatanti terminano, quando l’obiettivo viene raggiunto. Gradualmente, in Italia, i personaggi pericolosi vengono fatti fuori: Moro, Berlinguer (morto per i fatti suoi), Craxi. Dal dopo-Craxi, inizia un altro tipo di stagione, rappresentata da Romano Prodi, che dura tuttora.A quel punto, mi si domanda, non c’era più bisogno di attentati? Quelli attribuiti alla mafia erano dovuti a motivi contingenti, che poi sono cessati. Oggi, se vogliamo, Matteo Messina Denaro è un apostolo della stabilità politica esattamente come Romano Prodi. L’attentato a Falcone, però, non ha la stessa matrice di quello costato la vita a Borsellino: i due giudici sono morti per motivazioni diverse. Falcone è morto perché, nella sua posizione, era diventato ancora più fastidioso, sia per la mafia che per un certo assetto politico che c’era dietro alla mafia (per come veniva governata Palermo, per esempio). Borsellino invece è morto per una sua indagine precisa, che non doveva andare avanti. Riguardava una realtà finanziaria internazionale che, a seguito di quell’inchiesta, avrebbe comportato una specie di Giudizio Universale. Soldi che arrivavano in Italia per determinati scopi? Non solo: anche soldi che partivano, dall’Italia, per determinati scopi; soldi che partivano da tutto il mondo, sempre per determinati scopi. La maggior parte dei soldi, dopo gli anni Ottanta, sono arrivati dal traffico della droga. Il narcotraffico serve a fare soldi: tanti. E i soldi servono a diventare molto potenti, e a diventare intoccabili: definitivamente. Oggi è ancora parzialmente così.Falcone ha scrutato nel Deep State internazionale? Falcone era un uomo più strategico, Borsellino era un uomo più tattico. Dietro a ogni inchiesta di Falcone c’era comunque sempre una grande strategia, mentre Borsellino stava facendo un’inchiesta specifica, in senso pragmatico e con la capacità che lo catatterizzava. Borsellino, quando chiudeva un’inchiesta, non scriveva un capitolo della storia della mafia (quello lo faceva Falcone). Qual era il meccanismo scoperto da Borsellino? Aveva scoperto una struttura di sovragestione bancaria e finanziaria inimmaginabile. Era un flusso di soldi, da e verso l’Italia: quando servivano per fare cose in Italia, arrivavano in Italia; quando servivano per fare cose altrove, andavano altrove. Per scopi privati? Per causare cambiamenti politici? Dipende. Si può dire che l’annosa retorica sulle figure di Falcone e Borsellino serva un po’ anche a distogliere l’attenzione da quello che stavano veramente facendo. Tant’è vero che “l’agenda rossa” è sparita: e là dentro, Borsellino scriveva tutto.L’Italia però non è l’unico “laboratorio”, in questo senso: esperimenti importanti, riguardo alla modernizzazione della sovragestione e della mafia, sono stati condotti anche negli Usa, in Francia, in Germania. Probabilmente Craxi avrebbe rischiato la vita, se fosse rimasto al suo posto. Prodi, ricorda qualcuno, fu toccato dall’indagine “Why Not” di De Magistris, dopo che furono trovate delle carte Sim collegate a una loggia massonica di San Marino. Tutto vero, ma chi poi fermò De Magistris sbagliò il calcolo: come giudice era talmente incapace che non avrebbe creato problemi, se lo avessero lasciato andare avanti. Quelle scoperte da Borsellino sono le stesse realtà che denunciava Kennedy? Con alcune differenze: ai tempi di Kennedy, la situazione era un po’ diversa. Gratteri è in pericolo come Falcone e Borsellino? Probabilmente sì, anche se non sono in grado di certificarlo. Le mafie, si dice, sono ormai diventate un’unica entità; oggi c’è la globalizzazione: perché, riguardo alla mafia, non dovrebbe essere successa la stessa cosa? Attualmente il potere non appartiene a nessuno, in esclusiva; a detenerlo è una serie di trust e di organismi complessi, che costituiscono quella che io chiamo sovragestione.Prodi non è legato solo a Usa, Francia e Germania; collabora anche con la Cina. In questa sovragestione, la Cina ha il ruolo – di diritto – di un super-soggetto economico, che ha rivendicato il suo spazio e se l’è conquistato. Il suo peso, rispetto a quello degli Usa, dipende un po’ dai momenti: quattro o cinque anni fa contava di più. Nella sovragestione è compresa anche una parte del Vaticano, anche se il suo ruolo è ormai marginale rispetto a quello di vent’anni fa. Oggi il Vaticano è più debole, dal punto di vista del potere: ha sempre meno seguaci, e quindi in prospettiva anche meno risorse finanziarie. Quanto alla mafia, capace di firnare stragi e condurre trattative con lo Stato, è una struttura che è potuta crescere in assenza dello Stato. La figura ingombrante di Casalino, accanto a Conte? Fa parte dello specchio del degrado di questo paese: c’è uno specchio generale di degrado, nel quale anche la vicenda politico-personale di Rocco Casalino fa la sua porca figura. Il rapporto tra Conte e la sovragestione? Conte è un frutto della sovragestione. Lui lo sa? Penso di sì. L’appoggio vaticano di cui gode conta quanto il Vaticano oggi, cioè abbastanza poco, però Conte ne fa buon uso. E Mattarella? E’ sostanzialmente una persona per bene, che per una serie di motivi ha comunque fatto delle scelte che io non condivido.(Gianfranco Carpeoro, dichiarazioni rilasciate nell’ambito della conversazione web-streaming “Carpeoro Racconta”, con Fabio Frabetti di “Border Nights”, su YouTube il 26 luglio 2020. Scrittore e saggista, eminente simbologo e autore di volumi come “Dalla massoneria al terrorismo” uscito nel 2016 per Revoluzione, sei mesi fa Carpeoro si era già espresso sulla fine di Borsellino, affermando che il magistrato aveva scoperto un flusso di denaro mafioso utilizzato per finanziare importanti politici del Nord Europa, perché usassero l’Ue in chiave anti-italiana).Si torna a parlare del milione di dollari in contanti che sarebbero stati consegnati ai Nar da Licio Gelli alla vigilia della strage di Bologna, cioè poco prima del 2 agosto 1980. I Nar, Nuclei Armati Rivoluzionari (terrorismo “nero”) hanno avuto lo stesso ruolo delle Brigate Rosse: erano infiltrati, e sono stati strumento di una serie di pratiche eversive. Dietro a tutte quelle storie c’è l’operazione Stay Behind, quindi il generale Santovito e la mano di quel gruppo che oggi è rappresentato da Michael Ledeen. Il loro obiettivo era destabilizzare il nostro paese, perché in quel momento l’Italia era un laboratorio pericoloso: c’era un Partito Socialista che stava crescendo in un certo modo, e c’era un Partito Comunista che comunque si qualificava con un apparente, progressivo allontanamento dalle posizioni sovietiche. Tutte cose che, a certi gruppi reazionari americani, non convenivano. Ma quella sovragestione non è solo statunitense: è anche inglese, per esempio. Poi gli attentati eclatanti terminano, quando l’obiettivo viene raggiunto. Gradualmente, in Italia, i personaggi pericolosi vengono fatti fuori: Moro, Berlinguer (morto per i fatti suoi), Craxi. Dal dopo-Craxi, inizia un altro tipo di stagione, rappresentata da Romano Prodi, che dura tuttora.
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Politici sempre in vendita: e questa sarebbe democrazia?
La scoperta di Machiavelli è che l’esercizio del potere, ossia la politica (internazionale e nazionale, compreso il potere giudiziario), è complotto: inganno, finzione, doppiezza, affarismo, segreti, tradimento, calunnia, ricatto, disinformazione, prevaricazione, propaganda, manipolazione, (contro)spionaggio, killeraggio, terrorismo, controllo, limitazione delle libertà – il tutto nascosto o giustificato con ragioni ideali ed etiche. E ovviamente, la politica è anche vigorosa negazione di essere quello che è, soprattutto quando si vuole legittimare come democrazia: vuole il consenso popolare per legittimare i suoi atti contrari all’interesse popolare, consenso che non otterrebbe se non nascondendo e negando la propria natura e sforzandosi di screditare chi la analizza e descrive nella sua realtà complottista, accusandolo di complottismo. Che cosa sono i rapporti tra magistrati e politici, e tra politici e banchieri, emersi da recenti scandali, se non complotti? E i falsi dati sulla cosiddetta pandemia, attribuiti alla Protezione Civile per giustificare l’eversiva sospensione della Costituzione, che ora emergono anche grazie ad onesti giudici del Tar del Lazio, non rivelano un complotto del governo?
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Dylan, Draghi e l’inferno Covid. Magaldi: presto la verità
«Forse gli italiani se lo meritano, un governo che li chiude in casa per un allarme gonfiato, poi li rovina economicamente lasciandoli senza soldi e li prende in giro fino alla fine, con promesse favolose, fino al miracolo (inesistente) dei mitici aiuti dell’Unione Europea: poche briciole che costeranno un prezzo salatissimo, e che arriveranno – forse – tra un anno, a piccole rate, quando ormai il peggio ci sarà crollato addosso, a partire dalle prossime settimane». Tanta amarezza, da parte di Gioele Magaldi, viene dall’impietosa fotografia degli ultimi mesi, che si prolunga nel cuore dell’estate: «Vedo ancora in giro gente con indosso la mascherina: c’è chi se la mette per passeggiare all’aperto, e chi la tiene sul viso mentre guida l’auto, da solo». Follia? E’ il risultato della micidiale manipolazione messa in atto, a tambur battente, dallo scorso febbraio. La paura di un virus ormai spento e debellato dai medici con terapie efficaci, ma tuttora presentato come minaccia invincibile. «C’è chi insiste nell’evocare “seconde ondate”, anche se persino il telegiornale di “Sky” ha ammesso che l’epidemia è praticamente finita». Gli italiani? «In maggioranza, hanno accettato di subire restrizioni spesso assurde, non motivate da alcuna ragione medica».
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Correlazione tra 5G e Covid: oscurata ricerca scientifica
Chi ha paura della possibile correlazione tra la comparsa del coronavirus e il 5G? «Le onde millimetriche del 5G potrebbero essere utilizzate per la costruzione di strutture simili a virus come i coronavirus (Covid-19) all’interno delle cellule». Appena nove giorni di visibilità, poi la ricerca è stata ritirata dalla piattaforma che l’aveva pubblicata, cioè “PubMed”, che è oggi la più grande banca dati biomedica e di ricerca scientifica disponibile in Rete. “PubMed” – scrive “OasiSana” – ha infatti rimosso il clamoroso studio pubblicato il 16 luglio 2020, dal titolo “Tecnologia 5G e induzione del coronavirus nelle cellule della pelle”. Sul portale non c’è più traccia del test, condotto da sette ricercatori di Italia, Russia e Stati Uniti. Oltre a Massimo Fioranelli, fisico dell’università Guglielmo Marconi di Roma, comparivano i nomi di vari colleghi delle università del Michigan e di Mosca. L’analisi, spiega sempre “OasiSana”, è stata censurata anche dal sito dell’editore scientifico “Biolife”. In questa ricerca, aggiunge il newsmagazine curato da Maurizio Martucci, si dimostra come le onde millimetriche del 5G possano essere assorbite dalle cellule del derma, che fungono da antenne, per poi essere trasferite ad altre cellule e svolgere un ruolo decisivo nella produzione di coronavirus dentro le nostre cellule.«Il Dna è costituito da elettroni e atomi carichi, e ha una struttura simile a quella di un induttore. Questa struttura – si legge nella ricerca, recuperata integralmente da “Tanker Enemy” e pubblicata da “OasiSana” in formato Pdf – potrebbe essere divisa in induttori lineari, toroidali e rotondi. Gli induttori interagiscono con le onde elettromagnetiche esterne, si muovono e producono alcune onde extra all’interno delle cellule». Le forme di queste onde «sono simili alle forme delle basi esagonali e pentagonali della loro fonte di Dna». Queste onde «producono alcuni fori nei liquidi all’interno del nucleo». Per riempire questi buchi, prosegue la ricerca, vengono prodotte alcune basi esagonali e pentagonali extra. «Queste basi potrebbero unirsi l’una all’altra e formare strutture simili a virus come il coronavirus». Ancora: «Per produrre questi virus all’interno di una cellula, è necessario che la lunghezza d’onda delle onde esterne sia più corta della dimensione della cellula. Così, le onde millimetriche del 5G potrebbero essere utilizzate per la costruzione di strutture simili a virus come i coronavirus (Covid-19) all’interno delle nostre cellule».Finora, le voci sulla possibile correlazione tra 5G e coronavirus – subito diffusesi sul web – sono state sistematicamente derubricate come “sciocchezze complottistiche”, nonostante il fatto che questa tesi sia stata sottolineata persino da un personaggio come Gunter Pauli, consigliere economico di Giuseppe Conte. I media mainstream hanno letteralmente massacrato un medico come Martin Pall, tra i primi a denunciare la correlazione tra Covid e wireless di quinta generazione. Massimo impegno, da parte dell’establihment, nel filtrare ogni informazione potenzialmente destabilizzante, fino al caso (ridicolo) dello studio di “The Lancet” contro l’idrossiclorochina, poi ritrattato dagli stessi autori. Sempre in campo medico, ha fatto scalpore l’approvazione dell’Oms per una relazione dei sanitari inglesi, colpiti dall’efficacia (contro il Covid) di un semplice cortisoide: la scoperta risaliva a due mesi prima, ma i medici – italiani – che per primi avevano provato l’efficacia del cortisone erano stati ignorati dal ministro della sanità, Speranza, al quale si erano tempestivamente rivolti.Tabù assoluto, invece, il caso del 5G: l’ultimo progetto di decreto governativo (ispirato da Vittorio Colao, già manager Vodafone e grande sponsor del 5G) prevede che l’Italia tolga ai Comuni la possibilità di opporsi all’installazione delle antenne, e i Comuni italiani contrari al 5G sono oltre 300. I grandi media hanno completamente ignorato la grande manifestazione svoltasi a Firenze, contro il wireless di quinta generazione, che ha radunato una folla di 12.000 attivisti. Ora, si è arrivati al giallo: il primo studio che certifica una relazione tra 5G e Covid viene ritirato pochi giorni dopo esser stato presentato pubblicamente da 7 scienziati. Di nuovo, si segnala il silenzio dei grandi media, che in Italia si attengono alle prescrizioni dell’imbarazzante “Ministero della Verità” istituito a Palazzo Chigi e coordinato da Andrea Martella (Pd), con la funzione di filtrare le notizie sul coronavirus. Da quando il comitato “orwelliano” è entrato in funzione, non si contano gli episodi di “shadow banning” anche sui social: video e contenuti che menzionano il 5G vengono rimossi da Facebook e da YouTube.Chi ha paura della possibile correlazione tra la comparsa del coronavirus e il 5G? «Le onde millimetriche del 5G potrebbero essere utilizzate per la costruzione di strutture simili a virus come i coronavirus (Covid-19) all’interno delle cellule». Appena nove giorni di visibilità, poi la ricerca è stata ritirata dalla piattaforma che l’aveva pubblicata, cioè “PubMed”, che è oggi la più grande banca dati biomedica e di ricerca scientifica disponibile in Rete. “PubMed” – scrive “Oasi Sana” – ha infatti rimosso il clamoroso studio pubblicato il 16 luglio 2020, dal titolo “Tecnologia 5G e induzione del coronavirus nelle cellule della pelle”. Sul portale non c’è più traccia del test, condotto da sette ricercatori di Italia, Russia e Stati Uniti. Oltre a Massimo Fioranelli, dell’università Guglielmo Marconi di Roma, comparivano i nomi di vari colleghi delle università del Michigan e di Mosca. L’analisi, spiega sempre “Oasi Sana”, è stata censurata anche dal sito dell’editore scientifico “Biolife”. In questa ricerca, aggiunge il newsmagazine curato da Maurizio Martucci, si dimostra come le onde millimetriche del 5G possano essere assorbite dalle cellule del derma, che fungono da antenne, per poi essere trasferite ad altre cellule e svolgere un ruolo decisivo nella produzione di coronavirus dentro le nostre cellule.
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Casta italiana, predoni stranieri e applausi (cretini) a Conte
Avete fatto i conti, prima di applaudire Conte? Certo che no: il consenso al potere si costruisce abbindolando quelli come voi, ma qualcuno li ha fatti: gli aiuti valgono lo 0,015% del bilancio dello Stato (che è di 900 miliardi), pari allo 0,0075 del Pil (1.800). Infatti lo Stato nei prossimi anni emetterà circa 300 miliardi di titoli pubblici all’anno, perlopiù per sostituire quelle in scadenza e per il resto per l’accresciuto fabbisogno. E allora 210 miliardi in 7 anni significa 30 miliardi all’anno, cioè 1/30 del bilancio statale e 1/10 delle nuove emissioni, che pagano l’1% annuo circa di interesse. Dunque se l’Ue ci presta 30 miliardi l’anno allo 0,5%, risparmiamo di interessi 150 milioni l’anno, appunto lo 0,015 del bilancio statale, e questo è il successo di Conte. Ve le dicono queste cose, queste cifre, i giornalisti-per-cretini? Cioè quelli seri, professionisti, europeisti? L’unica via di uscita (entro questo sistema monetario basato sulla moneta-debito) è una banca centrale sottoposta allo Stato, la quale monetizzi e cancelli i debiti pubblici e privati tempestivamente, non iniziando un anno dopo. Ma bisogna avere lo Stato e la banca centrale diretta dallo Stato, come hanno Usa e Giappone, mentre la costruzione europea è la distruzione degli Stati e la privatizzazione della banca centrale.Per questo, essa è il problema, anzi la causa del problema, non la soluzione, anche con i suoi tempi biblici che lasciano moltiplicarsi i mali prima di iniziare a reagire, mentre uno Stato, e solo uno Stato, può reagire tempestivamente. Sapete, poveri allocchi, che i 210 miliardi non sono in cassa ma devono essere prima presi a prestito sui mercati? Sapete che di essi 120 sono da restituire con interessi? Sapete che arriveranno dal 2021, e in 7 rate annuali, se arriveranno? Perché tutto è condizionato all’approvazione dei piani di spesa del governo italiano da parte della Commissione Europea e di ogni singolo membro, il quale ha quindi il diritto di veto, perché si dovrà decidere all’unanimità? Sapete che cosa vorrà dire ciò? Che Francia, Germania e altri potranno ricattare l’Italia condizionando l’erogazione di ogni rata degli ‘aiuti’ a cedimenti dell’Italia a loro vantaggio: cedere interessi petroliferi in Libia, per esempio, o permettere la scalata delle imprese nazionali strategiche rinunciando a scalare quelle dei paesi forti. Grazie, Conte! Sapete che il governo italiano finora ha usato gli scostamenti di bilancio per la spesa corrente, non per gli investimenti e le riforme, e che nonostante ciò la cassa integrazione è arrivata a pochi lavoratori, e molti sono alla fame?Sapete che i tempi tra la allocazione e l’effettiva spendita non saranno brevi, dureranno probabilmente più di un anno, in media. Insomma, fra un notevole lasso di tempo si vedrà se e quanto di questi aiuti verrà ricevuto ed effettivamente impiegato e a vantaggio di chi? Voi credete di essere tra i beneficiari? Che ve ne verrà in tasca qualcosa? Sapete che le condizionalità del recovery fund obbligano a usare il fondo non per sostenere le famiglie ridotte alla fame, non per gli investimenti di cui l’Italia avrebbe bisogno (assetto idrogeologico, infrastrutture, ricerca), ma per investimenti ‘ideologici’ di scarsa o nulla capacità efficientante, se non addirittura controproducenti, quali la cosiddetta energia verde e la digitalizzazione? Converrebbe finanziarsi attraverso la Bce, a questo punto, rinunciando a quel minimo risparmio sugli interessi in cambio della libertà di spendere i soldi nel modo più conveniente. Certo è che ora i paesi frugali e quelli che, dietro di essi, si atteggiano a solidali, hanno ricevuto da Conte, illusionista e traditore politico, uno strumento pluriennale, definibile ‘guinzaglio’, con cui ricattare e dirigere la politica italiana, con cui veramente azzerare il residuo di sovranità nazionale è popolare, nell’entusiasmo del popolo bue, che non controlla i numeri.Già si anticipa che le loro richieste saranno di taglio della sanità, delle pensioni e di altre spese sociali. Tagliare le pensioni d’oro e alzare l’età pensionabile può essere ingiusto ma indispensabile, mentre giusto e indispensabile è abolire il reddito di cittadinanza. Però la minaccia è un’altra, è il vero interesse dei paesi frugali e di quelli egemoni al riguardo dell’Italia. Secondo voi, il loro interesse è quello di renderla efficiente, competitiva, forte, quindi in grado di contendere a loro fette di mercato e di trattenere le sue aziende, le sue tecnologie, i suoi capitali, oppure è l’opposto, cioè di indebitarla, indebolirla, e costringerla a cedere i suoi assets migliori tra quelli rimasti e a non fare concorrenza? La storia europea è tutta in questo secondo senso. E d’altra parte, come cercheranno di usare questi soldi i partiti di governo? Essenzialmente per comprarsi i voti necessari per le prossime elezioni politiche e, ancora prima, per le amministrative. Ne hanno per 7 anni! Ma per incassare le rate, dovranno fare i bravi europeisti e svendere l’Italia agli euro-padroni. Bravo, Conte! Hai battuto Monti!Il compromesso naturale tra questi due interessi (quello dei partners europei e quello dei partiti di governo) è che al governo italiano sia consentito di spendere a pioggia in funzione elettorale, quindi fare spesa corrente e improduttiva o a spreco, lasciando così il paese in condizione di competitività decrescente con crescente difficoltà a pagare i suoi debiti, in modo che i capitali stranieri possano fare man bassa fino all’ultimo. Inevitabilmente la maggioranza ha come priorità l’usare il denaro per comperare voti e consensi, e non il rendere efficiente il paese. E’ inevitabile, perché questo e solo questo è il modo in cui da sempre in Italia i partiti comprano e gli elettori vendono il consenso. Il consenso viene da mangiatoie elettorali di parassitismo, di dipendenti inutili o non lavoranti, di falsi invalidi, di imprese sussidiate. E’ un sistema inveterato di produzione del consenso e della legittimazione politica, che ho descritto in “Le chiavi del potere” (Aurora Boreale), che non si cambia e non si può cambiare per decreto, o nel corso di una legislatura, ancor meno in un anno, e la classe politica non può cercare di cambiarlo perché essa è il prodotto di questo sistema, è stata selezionata ed educata da esso, e non ha una cultura diversa.Neanche saprebbero da dove cominciare, per rendere efficiente il paese. E’ un problema che non si è mai posto a loro. Se si volesse rendere efficiente l’Italia e la spesa pubblica nazionale, allora bisognerebbe sostituire una casta stimata tra 400.000 (Stella e Rizzo) e 1.200.000 persone (Pannella), e lasciare senza stipendio e senza pensione milioni di persone, quasi tutte nel Meridione e a Roma, e ciò non è fattibile. La casta comprende anche la magistratura e gli alti gradi delle forze dell’ordine delle forze armate, e nessuno la sostituisce, nessuno può riformare (realmente) la giustizia o la pubblica amministrazione, perché è così come sono, che esse rendono alla casta in termini di profitto e potere. Perciò il punto di incontro tra gli interessi della partitocrazia italiana e dei predoni stranieri è praticamente predeterminato.(Marco Della Luna, “Applausi cretini per Conte”, dal blog di Della Luna del 23 luglio 2020).Avete fatto i conti, prima di applaudire Conte? Certo che no: il consenso al potere si costruisce abbindolando quelli come voi, ma qualcuno li ha fatti: gli aiuti valgono lo 0,015% del bilancio dello Stato (che è di 900 miliardi), pari allo 0,0075 del Pil (1.800). Infatti lo Stato nei prossimi anni emetterà circa 300 miliardi di titoli pubblici all’anno, perlopiù per sostituire quelle in scadenza e per il resto per l’accresciuto fabbisogno. E allora 210 miliardi in 7 anni significa 30 miliardi all’anno, cioè 1/30 del bilancio statale e 1/10 delle nuove emissioni, che pagano l’1% annuo circa di interesse. Dunque se l’Ue ci presta 30 miliardi l’anno allo 0,5%, risparmiamo di interessi 150 milioni l’anno, appunto lo 0,015 del bilancio statale, e questo è il successo di Conte. Ve le dicono queste cose, queste cifre, i giornalisti-per-cretini? Cioè quelli seri, professionisti, europeisti? L’unica via di uscita (entro questo sistema monetario basato sulla moneta-debito) è una banca centrale sottoposta allo Stato, la quale monetizzi e cancelli i debiti pubblici e privati tempestivamente, non iniziando un anno dopo. Ma bisogna avere lo Stato e la banca centrale diretta dallo Stato, come hanno Usa e Giappone, mentre la costruzione europea è la distruzione degli Stati e la privatizzazione della banca centrale.
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Pagati dall’Oms per fare il lockdown? La Bielorussia accusa
Il governo italiano è stato pagato sottobanco per imporre il lockdown più severo e disastroso d’Europa? Se lo domanda lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurola Boreale, riflettendo sullo scandalo denunciato dalla Bielorussia: prima l’Oms e poi addirittura il Fmi avrebbero offerto un mare di soldi, a Minsk, per “fare come in Italia”. Chiudere in casa il paese, sulla base di un allarme gonfiato, fino a rovinarlo economicamente? Nemmeno per sogno, ha risposto il governo bielorusso: per fronteggiare il Covid bastano e avanzano le normali misure sanitarie adottate nel paese est-europeo, senza nessun coprifuoco e nessun blocco suicida dell’economia. E se una simile “offerta” fosse stata avanzata anche all’Italia, in primis, visto che «come ben sappiamo, in tutta questa sceneggiata» il nostro paese «ha sempre avuto il ruolo di modello-pilota», decisivo per premere sul resto d’Europa verso il modulo-Wuhan? «Ben conoscendo la mentalità dei nostri politicanti, dubito fortemente che non sia stata accettata», scrive Bizzi sulla sua pagina Facebook, nel giorno in cui a denunciare il governo, la Protezione Civile, il Comitato Tecnico-Scientifico e lo stesso ministro Speranza è nientemeno che il prestigioso fisico Giorgio Parisi, presidente dell’Accademia dei Lincei.L’accusa: l’Italia è stata ingannata, sulla base della «volontà fraudolenta» del Cts, «per mezzo della Protezione Civile», complice anche l’Istituto Superiore di Sanità. «Devono spiegarci perché in Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna i dati sono di pubblico dominio, e in Italia no», ha detto Parisi, completamente ignorato dai grandi media nazionali, sui cui vigilia la task-force istituita a Palazzo Chigi per filtrare le notizie scomode sul Covid. Grande silenzio anche sulle sconcertanti esternazioni che il presidente bielorusso Aljaksandr Lukashenko ha rilasciato ufficialmente di fronte al Parlamento di Minsk. Il mese scorso, ricorda Bizzi, il presidente Lukashenko, «che notoriamente si è sempre rifiutato di adottare nel suo paese alcuna misura di emergenza, di lockdown o di “distanziamento sociale”», ha dichiarato di aver ricevuto «una cospicua offerta in denaro (92 milioni di dollari) da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, affinché facesse “come in Italia”». Offerta che, dopo il secco no di Lukashenko, sarebbe stata in poche settimane addirittura decuplicata: «Ben 900 milioni di dollari, questa volta offerti dal Fondo Monetario Internazionale, accompagnati dalla medesima richiesta: chiudere tutto e fare “come in Italia”».Aggiunge Bizzi: «So, da fonti di intelligence, che simili offerte sono state fatte a molti altri paesi europei e non solo europei. E so anche che molti capi di Stato o di governo, tra cui il presidente della Serbia Aleksandar Vučić, non hanno esitato un attimo ad accettarle». Per Bizzi, la logica vuole che anche l’Italia «potrebbe aver avuto una lauta offerta in tal senso», particolarmente allettante per «i nostri politicanti». Peraltro, aggiunge Bizzi, «questa ipotesi potrebbe spiegare dove e come il governo Conte abbia reperito le risorse destinate (probabilmente già all’inizio dell’anno) al potenziamento delle forze dell’ordine per garantire la tenuta e la riuscita del lockdown». Già in precedenza, Bizzi aveva parlato di anomale e inspiegabili “spese pazze” per dotare polizia e carabinieri di auto e fuoristrada, droni, elicotteri. «Mi auguro sinceramente che fra gli atti e i verbali secretati che il Tar del Lazio ha ordinato di rendere pubblici – aggiunge Bizzi – si possa presto trovare la risposta a questo e a molti altri nodi irrisolti, come ad esempio la folle e inconcepibile direttiva che “sconsigliava” le autopsie». Bizzi si riferisce alla sentenza del 13 luglio, sulla base della quale – dopo l’esposto dei legali della Fondazione Einaudi – il tribunale amministrativo chiede al governo di rendere pubblici, entro 30 giorni, i dati autentici sull’emergenza sanitaria italiana.La sentenza del Tar, ricorda Bizzi, impone alla presidenza del Consiglio e alla Protezione Civile di togliere il velo ai verbali del Comitato Tecnico-Scientifico, «in base a cui il governo Conte avrebbe preso tutte le decisioni più importanti per mettere in scena lo “stato d’emergenza”, il lockdown, l’arbitraria sospensione dei diritti civili dei cittadini sanciti dalla Costituzione e tutte le orwelliane misure repressive che ben conosciamo e che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle negli ultimi mesi, dal “distanziamento sociale” alle museruole». Atti e verbali che erano stati secretati, «peraltro senza alcuna oggettiva giustificazione», e la cui lettura o conoscenza è stata fino ad oggi preclusa e negata «non solo ai parlamentari, ma addirittura agli stessi membri del governo, come ha più volte lamentato il vice-ministro della salute Pierpaolo Sileri». Tutto questo avviene mentre ci avviciniamo al 31 luglio, giorno che (almeno formalmente) dovrebbe sancire la fine dello stato d’dmergenza imposto da Conte all’Italia e agli italiani lo scorso gennaio. «Stato d’emergenza che, nonostante la sempre più massiccia levata di scudi da parte di centinaia di illustri medici, giuristi, costituzionalisti, docenti universitari e intellettuali, tenteranno fino all’ultimo di prorogare, non certo per motivi sanitari».Secondo Bizzi, gli uomini attualmente al governo del paese prorogherebbero volentieri il catastrofico “stato d’emergenza” «per coprire i loro misfatti, per evitare che vadano in fumo affari milionari e per continuare a governare a colpi di Dpcm, nel totale silenzio del Quirinale e delle cosiddette “opposizioni”», che per Bizzi – da Salvini a Berlusconi, fino alla Meloni – hanno solo finto di contrastare Conte, attenendosi in realtà alla linea del lockdown che ha trasformato l’emergenza sanitaria in catastrofe socio-economica a orologeria. Tuona Parisi, presidente dei Lincei: «Ignoriamo quando e quante siano venute a mancare le persone per Covid. Quanti siano i contagi effettivi, per quanti giorni siano state ricoverate le persone, il reale quadro clinico di ognuna di esse». Parisi parla di una «storia oscura», e aggiunge: «I numeri non tornavano mai, sia nel confronto con gli altri anni, sia con il numero delle vittime rispetto al 2015, che in quell’anno furono oltre 50.000, 15.000 più di oggi, senza che bloccassero il paese». Un’accusa durissima: «Tradotto dal politichese, quei numeri erano un solenne imbroglio senza alcun fondamento, utile solo per generare un clima di terrore». Di qui il sospetto evocato da Bizzi: non è che i nostri governanti hanno accettato finanziamenti dall’Oms per imporre il lockdown più pazzo d’Europa, in modo che gli stregoni della nuova “polizia sanitaria” potessero andare in giro per il mondo, soldi alla mano, a proporre di “fare come l’Italia”?Il governo italiano è stato pagato sottobanco per imporre il lockdown più severo e disastroso d’Europa? Se lo domanda lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurola Boreale, riflettendo sullo scandalo denunciato dalla Bielorussia: prima l’Oms e poi addirittura il Fmi avrebbero offerto un mare di soldi, a Minsk, per “fare come in Italia”. Chiudere in casa il paese, sulla base di un allarme gonfiato, fino a rovinarlo economicamente? Nemmeno per sogno, ha risposto il governo bielorusso: per fronteggiare il Covid bastano e avanzano le normali misure sanitarie adottate nel paese est-europeo, senza nessun coprifuoco e nessun blocco suicida dell’economia. E se una simile “offerta” fosse stata avanzata anche all’Italia, in primis, visto che «come ben sappiamo, in tutta questa sceneggiata» il nostro paese «ha sempre avuto il ruolo di modello-pilota», decisivo per premere sul resto d’Europa verso il modulo-Wuhan? «Ben conoscendo la mentalità dei nostri politicanti, dubito fortemente che non sia stata accettata», scrive Bizzi sulla sua pagina Facebook, nel giorno in cui a denunciare il governo, la Protezione Civile, il Comitato Tecnico-Scientifico e lo stesso ministro Speranza è nientemeno che il prestigioso fisico Giorgio Parisi, presidente dell’Accademia dei Lincei.