Archivio del Tag ‘giornalisti’
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Manganelli: sì all’identificativo per gli agenti antisommossa
Sì alla matricola su caschi e divise per identificare gli agenti della polizia antisommossa e quindi scoraggiare eventuali comportamenti violenti, oggi coperti dall’anonimato. Il capo della polizia, Antonio Manganelli, approva: sarebbe un provvedimento «opportuno e utile», per «distendere gli animi». Poliziotti “targati”? «Credo che si possa percorrere questa strada», dice Manganelli, intervistato da Giovanni Floris di “Ballarò”, su RaiTre. Ma, al tempo stesso, ancora una volta il numero uno della polizia avverte: troppi agenti sono finiti sotto stress perché coinvolti in situazioni-limite, chiamati ad affrontare problemi che non spetterebbero a loro, ma alla politica. Condizioni estreme e anomale: il disagio sociale in atto è «frutto di un diffuso malcontento, di una situazione generalizzata di degrado, di problemi sociali irrisolti, che diventano irrimediabilmente problemi di polizia». E le proteste di questi giorni «temo siano solo l’inizio». Ma la politica tace, e preferisce spedire in piazza la polizia – salvo poi magari prenderne le difese a posteriori, in modo ipocrita.
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Profondo nero: se la verità fa paura, se ne incarica un killer
Questo libro è splendido. Ma non so se consigliarvelo. Leggerlo significherebbe avere piena consapevolezza di cosa sia lo Stato italiano. Si intitola “Profondo nero”, è uscito a fine 2009 per Chiarelettere. Gli autori sono Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza. Trecento pagine, 14.60 euro. Il libro cita molte fonti ed è principalmente debitore di due volumi: “Questo è Cefis. L’altra faccia dell’onorato presidente”, di Giorgio Steimetz (probabilmente pseudonimo di Corrado Ragozzino) e “Il petrolio delle stragi”, di Gianni D’Elia. Lo stile, con continue domande retoriche atte a portare avanti la ricognizione e dare un tono giallista a vicende di politica torbida, rimanda a Carlo Lucarelli. Di quest’ultimo, non a caso, viene ripresa l’indagine – con Gianni Borgna – pubblicata su “Micromega” e relativa ai troppi dubbi attorno all’omicidio di Pier Paolo Pasolini.
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Maggiani: il Tg parla di scippi, mentre la mafia divora l’Italia
Il troppo e troppo stupidamente dimenticato Gian Carlo Fusco, fulgido esempio di uomo di cultura e pugilato, rarissimo esemplare di spezzino che abbia messo il naso fuori dal Golfo senza rimanerne segnato dallo sconforto e dalla depressione, fu chiamato a Milano da Italo Pietra. Il leggendario direttore del “Giorno” lo chiamò per far valere il suo temperamento di pugile, il suo sguardo acuto e la sua bella scrittura come giornalista di inchiesta. Si era all’inizio degli anni ’60, nel cuore del boom economico e di Milano capitale morale, la città era il punto di incontro delle esperienze culturali e artistiche più avanzate d’Europa e incubatrice delle politiche progressiste del Paese. Eppure, eppure… Gatta ci covava, e Fusco fu incaricato di un’inchiesta ai mercati generali, tanto per cominciare, dove forte era il sospetto che qualcosa non andasse.
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Dagospia: i Bilderberg in Vaticano con Letta e Mentana
I Bilderberg a Roma dal 13 novembre, «quasi come se fosse una provocazione», per parlare del commissariamento dei paesi dell’Eurozona più a rischio: Italia, Spagna e Grecia. «Della riunione – scrive “Dagospia” – non c’è traccia neppure sul sito ufficiale della più potente e misteriosa organizzazione mondiale che raccoglie manager, banchieri e imprenditori da tutto il mondo». Secondo le “talpe” di Roberto D’Agostino, la segretaria organizzativa del “super-clan” planetario, Marlieke de Vogel, sarebbe “disperata”, perché «l’incontro segretissimo di Roma del più potente circolo finanziario para-massonico mondiale» rischia un clamoroso flop. Motivo: l’organizzazione ha piazzato gli ospiti all’Hotel de Russie, angolo piazza del Popolo, a due passi dalla folla di troupe che presidiano il festival del cinema. Peggio: i musei vaticani saranno chiusi in anticipo per consentire ai super-oligarchi di consumare una frugale cenetta tra i capolavori d’arte: centomila euro per 80 invitati.
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Anime morte: i media oscurano Mosler e le ricette anti-crisi
Poche ore di sonno alle spalle. Mi sveglio. Impossibile riposare con così tanta adrenalina. Mi vesto e scendo sotto senza perdere altro tempo: voglio leggere i quotidiani per vedere cosa dicono di noi i giornalisti. Napoletano, de “Il Sole 24 Ore”, ha scritto un articolo di fondo sul summit di Rimini e sul fatto che l’austerità aumenta il debito pubblico, non il contrario. “Cambiare direzione con la Mmt, ora!” è il titolo. “La Repubblica” ospita un pezzo di Scalfari che commenta le parole di Mosler: «La disoccupazione è un crimine contro l’umanità», asserendo che il progetto dell’Ue è morto e l’euro è un’arma di distruzione di posti di lavoro. De Bortoli, ispirato dalle parole di Alain Parguez, scrive di essersi pentito del suo articolo del 2 giugno, quello de “l’€ non deve morire” poiché non conosceva i dettagli che soggiaciono alla creazione della moneta unica.
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Grecia, un reporter smaschera i super-evasori: arrestato
L’ha fatta franca il deputato neo-nazista che prese a cazzotti una collega comunista in diretta tv, mentre le manette sono scattate per il giornalista che ha osato pubblicare la lista dei duemila super-evasori greci. Tra questi, figurano tre ex ministri, l’attuale presidente del Parlamento, molti funzionari pubblici, diversi uomini d’affari ellenici e giornalisti, nonché un importante consigliere dell’attuale premier Antonis Samaras e lo stesso leader del partito di governo “Nea Dimokratia”. Kostas Vaxevanis, direttore della rivista “Ad Hoc”, è finito in carcere poche ore dopo la diffusione dell’elenco di 2.059 presunti evasori fiscali, accusati di possedere conti in Svizzera. E dire che quella lista, spiega Marco Santopadre su “Contropiano”, era stata trasmessa nel 2010 al governo ellenico dall’allora ministro delle finanze francese Christine Lagarde, «oggi odiata direttrice dell’Fmi».
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Cacciari: Sicilia, il Pd costretto a dialogare con Grillo
Fatti, non parole. Rosario Crocetta, il sindaco antimafia di Gela che licenziò funzionari opachi e pretese la presenza dei carabinieri nelle gare d’appalto, è il nuovo presidente di una Sicilia semi-ammutolita dall’astensionismo. Risultato storico: ha disertato le urne un siciliano su due, ha votato solo il 47,42% degli aventi diritto. Sfiducia totale nella politica e in particolare nei partiti: il Pd crolla al 13,5% (era al 18,7) e peggio ancora il Pdl, che dal 33% precipita al 12,9. «Percentuali – suggerisce Gad Lerner – che si potrebbero tranquillamente dimezzare: non rappresentano appieno i siciliani, ma solo quanti – neppure metà – sono effettivamente andati a votare». Passa il centrosinistra alleato dell’Udc in versione post-Cuffaro, con oltre il 30% dei suffragi, ma solo perché il campo rivale si è spaccato in due: se al 25,5% di Nello Musumeci si somma il 15,4% della lista sostenuta da Gianfranco Micciché con “Grande Sud” e Fli, si scopre che il centrodestra è ancora maggioritario. Con un’unica incognita: Grillo. Il “Movimento 5 Stelle” piazza al terzo posto il suo candidato presidente, Giancarlo Cancelleri, e diventa – clamorosamente – il “primo partito” dell’isola, sfiorando il 15% dei consensi.
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L’Angola, ex colonia, ora si compra il Portogallo in mutande
Ricordo – di nuovo – un vecchio racconto di fantascienza, uno dei tanti: si chiamava “L’inverno senza fine”, di John Christopher, lo stesso autore di “Morte dell’Erba”. Roba catastrofista. Nel racconto, una nuova glaciazione ricopriva l’emisfero boreale e gli europei, ridotti alla fame, emigravano in massa in Africa nelle ex-colonie, dove finivano a fare le domestiche e i camerieri. La fantascienza catastrofica prima o poi trova sempre il modo di avverarsi, ed ecco che un po’ la stessa cosa sta succedendo tra l’europeo Portogallo e l’arretratissima Angola. Secondo l’osservatorio per le migrazioni, sono già 100 mila i giovani portoghesi che hanno fatto le valigie, sono fuggiti dal loro Paese che affonda e si sono diretti a cercare lavoro in Africa nella ex-colonia.
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Estulin su Rai2: Monti traditore, il suo posto è in galera
«Il vostro nemico è Mario Monti. E’ un traditore della nazione italiana, dovrebbe essere messo in prigione». Parola di Daniel Estulin, giornalista russo di origine lituana, autore del dirompente saggio sull’oscura influenza del Gruppo Bilderberg nella politica economica mondiale. La clamorosa denuncia di Estulin, introdotto dal blogger Claudio Messora, autore di “Byoblu”, è andata in onda – clamorosamente – su RaiDue il 26 ottobre, grazie all’info-talk “L’ultima parola”, condotto da Gianluigi Paragone. Una puntata interamente concentrata sul nodo della sovranità monetaria, la cui “amputazione” imprigiona gli Stati dell’Eurozona al giogo del debito pubblico. Servizi dal meeting di Rimini sulla Modern Money Theory, con interviste a Paolo Barnard e Warren Mosler. In studio, Giorgio Cremaschi attacca: «Soffriamo per i trattati-capestro varati da Bruxelles: perché in Italia non c’è mai stato un referendum che li convalidasse?». Rincara la dose l’economista Giulio Sapelli: «E’ ora di dire la verità alla gente: possiamo votare solo per il Parlamento Europeo, che non conta niente».
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Scandalo via satellite: l’Europa oscura le tivù dell’Iran
Eutelsat, che una volta era una compagnia pubblica europea e adesso invece è diventata privata, ha spento nei giorni scorsi – spento è la parola giusta – 19 canali radio e televisivi iraniani, tutti in un colpo solo. Li ha cancellati: cioè, ha cancellato l’informazione internazionale dell’Iran. Dal punto di vista tecnico, equivale a una dichiarazione di guerra. La decisione è stata presa in base a una precisa richiesta del Consiglio Superiore Audiovisivo della Francia, che non è l’Europa ma evidentemente ha molti poteri in merito, per quanto riguarda i satelliti che circolano intorno alla Terra e trasmettono i segnali su cui le televisioni iraniane avevano pagato gli abbonamenti. Se non sbaglio, nessuno fino ad ora ha dato la notizia – nessuno del mainstream, nessuno dei grandi giornali, nessuna delle catene televisive. Un ottimo esempio di come si realizza il pluralismo informativo in Occidente. E cioè: eliminando l’altra versione dei fatti.
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Georgia, la disfatta del regime osannato dai philosophes
Quando nel 2004 l’attuale presidente della Georgia vinse le elezioni aveva 34 anni ed era presentato come una stella nell’oscurità di un presente delle ex repubbliche sovietiche che ancora oggi sono in gran parte rette dagli stessi ex leader comunisti che le controllavano allora. Ancora più significativo che la novità si verificasse nel paese che con l’Azerbaijan costituisce il confine della Russia con il Caucaso e che confina direttamente con la Cecenia, che per anni ha alimentato il nazionalismo russo con la sua resistenza a una delle repressioni più brutali del nuovo millennio. Mentre la Cecenia è stata regalata dai russi a un satrapo locale che ne ha fatto una repubblica islamica simile a un porto franco in cambio dell’eliminazione dei “terroristi”, quei ceceni che si erano ribellati Mosca e che sono stati sterminati insieme a una buona parte della popolazione.
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Bluff Marchionne, quanta gente da rottamare insieme a lui
Improvvisamente l’amministratore delegato della Fiat diventa una persona imbarazzante per tutto il palazzo che l’ha così a lungo esaltato. Il ministro Fornero implora telefonate per capire, tutti vogliono chiarezza. Due anni fa Marchionne avviava a Pomigliano la fase finale della distruzione del sistema contrattuale e dei diritti del lavoro, da quello alle pause, a quello allo sciopero e alle stesse libertà sindacali. Lo scopo era presentato come il rilancio della Fiat come grande multinazionale, che non poteva più tollerare i lacci e lacciuoli delle leggi e dei contratti italiani. Eugenio Scalfari dedicò diversi suoi interventi a spiegare che il mondo era cambiato e che, come diceva il capo Fiat senza tema di sembrare un poco immodesto, Pomigliano segnava una nuova epoca, si entrava nel dopo Cristo della globalizzazione.