Archivio del Tag ‘giornalisti’
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La guerra mondiale dei Quattro (farabutti) dell’Apocalisse
La minaccia di bombardare la Siria anche senza mandato delle NU ha almeno due scopi: 1) saggiare la capacità/volontà di reazione di Russia e Cina; 2) presentarsi alla conferenza di pace sulla Siria col colpo in canna. La messa in scena degli attacchi col gas è successiva e strumentale a un piano più ampio preparato sin da luglio rivelato da Foreign Policy. Siamo alle manovre preliminari alla battaglia, quando il condottiero cerca di conquistare una posizione più favorevole sul campo, dalla quale sparare più agevolmente sul nemico allo scoperto e, in questo caso, arrivare da una posizione di forza alla conferenza di pace – se si farà – per la Siria. Dopo aver cercato inutilmente una risoluzione favorevole nelle NU, vista l’opposizione russa e cinese, dicono che si possa fare a meno della benedizione onusiana e, per questo scopo, si sarebbero accontentati anche solo del cuore della pubblica opinione, come avvenne per bombardare Belgrado, infettando le coscienze degli europei con una massa di false notizie.
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Libro-choc: c’era George Bush dietro all’omicidio Kennedy
A mezzo secolo dal fatale attentato di Dallas del 22 novembre 1963 si scopre che, oltre ai nomi già noti – Lyndon Johnson, Allen Dulles e Edgar Hoover – c’era un politico di prima grandezza dietro al complotto per assassinare John Fitzgerald Kennedy. Si tratta nientemeno che di George Bush padre, secondo la clamorosa ricostruzione offerta da un libro che uscirà negli Usa in ottobre, firmato dall’ex stratega repubblicano Roger Stone, già braccio destro di Richard Nixon, a sua volta coinvolto per la “copertura” del piano. Secondo Stone, fu Nixon – quand’era ancora un semplice deputato al Congresso – ad assoldare Jack Ruby, cioè Jacob Leon Rubinstein, l’uomo che poi assassinò il “capro espiatorio” Lee Harvey Oswald poche ore dopo il suo arresto-lampo. Ma – questa è la novità clamorosa – dietro le quinte c’era la regia occulta del futuro presidente Bush, padre di George W., poi capo della Cia prima di ascendere alla Casa Bianca. All’epoca fu spedito a Dallas come leader dei repubblicani del Texas e garante della potentissima lobby dei petrolieri texani, direttamente minacciata dai Kennedy. Un incrocio pericoloso – tenuto nascosto per decenni – fatto di depistaggi, omissioni, intimidazioni, menzogne e omicidi per eliminare testimoni scomodi.
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Yes, we scan: così gli artisti puniscono lo spione Obama
La notte dell’8 luglio un fascio di luce ha attraversato Berlino, proiettando a caratteri cubitali su una facciata dell’ambasciata americana la scritta “United Stasi of America” e il volto dell’attivista web, nonché icona hacker, già magnate del sito di file sharing Megaupload e ora proprietario di Mega, Kim Dotcom, al secolo Kim Schmitz, un tedesco di Kiel che oggi vive in Nuova Zelanda. A Berlino, la notte dell’8 luglio, c’era il light artist tedesco Oliver Bienkowski, nato nel 1982 a Kassel, famoso per i suoi giochi di luce, in particolare con raggi laser, come quelli contro la Porta di Brandeburgo per la Dresdner Bank, il palazzo della società immobiliare Hypo Real Estate, le statue di Lipsia, i parchi, i ponti e gli antichi palazzi di Kassel, l’arcobaleno di luci sul ponte di Düsseldorf, le Torri Bismarck.
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El Sebaje: la brutalità dei militari o la fine dell’Egitto
«Immagino ora vogliate sapere come andrà a finire in Egitto: e allora, se non avete il cuore tenero, ve lo dico». L’unica alternativa alla guerra civile, sostiene un osservatore speciale come Sherif El Sebaje, giornalista e attivista per i diritti umani, è una repressione durissima, sperando che la strage sia “contenuta”, nonostante tutto, nella sua durata e nel “tributo di sangue”. Unica soluzione, dice, per aggirare quello che considera un cinico calcolo dei Fratelli Musulmani: suscitare l’indignazione del mondo e distruggere un Egitto che non potrebbero più governare. «Premetto che la soluzione che qui di seguito verrà illustrata non è quella che mi piace o quella che suggerisco, ma è quella che verrà molto probabilmente adottata in base ai dati e ai segnali che percepisco». Ed è anche quella che ha storicamente funzionato con la Fratellanza egiziana: «Stiamo parlando della cura Nasser. E non a caso, visto che il generale El Sissi viene spesso paragonato dagli egiziani che lo sostengono al leader degli anni ‘50 e che persino la figlia di Nasser l’ha pubblicamente invitato a candidarsi come presidente».
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Chi tifa per piazza Taksim, ben oltre i confini della Turchia
«Io dalla Bulgaria non passo, grande problema». Mehmet Demir, camionista turco di 36 anni che da 58 giorni non vede sua moglie e i suoi due bambini, non ne vuole sapere di portarci a Istanbul lungo la vecchia via camionabile, quella che dalla Slovenia passa da Croazia e Serbia per poi rientrare in Europa per il boccaporto più marcio, Romania e Bulgaria. Ha paura che la polizia gli chieda una mazzetta. «Sempre fanno questo», biascica in un italiano stentato. E se sul Tir ci sono anche due giornalisti, è ancora più probabile che ci fermino. Così ci guarda, con gli occhi neri cerchiati di sangue, e col dito disegna nell’aria un nuovo itinerario: dopo Belgrado si va giù in picchiata verso la Macedonia, si passa in Grecia e si imbocca la via Egnatia, che di storia ne ha vista passare certamente anche più della vecchia pista camionabile.
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La lezione dei greci: l’umanità è più forte dello spread
«I greci, uomini e donne, hanno vissuto sotto due imperi per 15 secoli. La precarietà non li spaventa, ci convivono da sempre. Supereranno anche questa. Stanno soffrendo tanto, ma credo stiano dando una lezione a tutta l’Europa. L’ennesima lezione ellenica: le persone, i popoli, contano più dello spread o delle rigide regole di Bruxelles». Parola di Giuseppe Ciulla, giornalista Rai, reduce da un viaggio di quattromila chilometri nel corpo vivo della Grecia martoriata a sangue dalla spietata crudeltà finanziaria della Troika europea, gli ideologi del rigore al servizio dell’élite mondiale che ha fatto del popolo Atene un gigantesco test per un esperimento mostruoso: verificare fino a che punto può sopravvivere un popolo depredato dei suoi diritti e spogliato di tutto. Sorpresa: secondo Ciulla, i greci sono più forti dei loro “aguzzini”, e alla fine vinceranno.
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L’America scopre l’avvento del fascismo diretto da Obama
Nel suo libro “Propaganda”, pubblicato nel 1928, Edward Bernays scriveva: «La cosciente e intelligente manipolazione delle abitudini organizzate e delle opinioni delle masse popolari è un elemento importante nella società democratica. Chi controlla questo meccanismo nascosto della società rappresenta un governo invisibile, che è il vero potere dominante del nostro paese». Nipote americano di Sigmund Freud, Bernays inventò il termine “pubbliche relazioni”, un eufemismo per “propaganda di Stato”. Avvertì che la continua minaccia al “governo invisibile” sarebbero stati chi racconta la verità ed un popolo accorto. Nel 1971, il “whistleblower” Daniel Ellsberg (“whistleblower” è chi, dall’interno di un sistema, segnala irregolarità o ne denuncia le cattive prassi) fece trapelare documenti governativi statunitensi conosciuti col nome di “The Pentagon Papers”, in cui si rivelava come l’invasione del Vietnam fosse sistematicamente basata sulla menzogna.
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Siria, strano silenzio sul rapimento di Domenico Quirico
Lo stranissimo silenzio dei media e del governo italiano sul sequestro del cronista della “Stampa”, Domenico Quirico, si accompagna a un “raffreddamento” occidentale verso i “ribelli” siriani. Un po’ troppo qaedisti per essere i “freedom fighters” della propaganda. Una svolta nella guerra alla Siria? Si direbbe proprio di sì. E così, sbaragliate le bande dei “ribelli”, il regime di Assad ricomincia a trovare credito addirittura sui media mainstream, dal giornale di Quirico alla stessa “Reuters”, nonché in non poche cancellerie occidentali, ormai fredde di fronte alla “guerra per procura” finora condotta in Siria, soprattutto attraverso mercenari coordinati dalla Nato. Esercitare pressioni sull’Italia? Potrebbe essere uno degli obiettivi di un simile rapimento. Una cosa è certa: i cosiddetti ribelli sono ormai alle corde e Assad stravincerà le elezioni nel 2014: secondo un sondaggio della Cia, il presidente ha con sé il 75% della popolazione siriana.
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Minacce a Paolo Barnard: temo che vogliano farmi fuori
«Temo che vogliano “farmi fuori”». Firmato: Paolo Barnard, paladino della sovranità monetaria come liberazione dall’euro-schiavitù organizzata della super-casta finanziaria mondiale. «Statemi vicino», raccomanda ai lettori del suo seguitissimo blog il 24 giugno 2013. L’ex giornalista televisivo, già collaboratore di Santoro e poi a fianco di Milena Gabanelli dalla fondazione di “Report”, fino all’“esilio” dalla Rai proprio a causa delle sue scomode inchieste sullo strapotere occulto delle lobby che condizionano i legislatori italiani ed europei, ora si sente minacciato: teme addirittura di rimanere vittima di una montatura, organizzata per screditarlo. Movente, sempre il solito: il fastidio che il reporter bolognese procura ai “grandi manovratori”. E, di recente, il grande successo di pubblico del tour, con tappe in tutta Italia, organizzato con l’economista americano Warren Mosler per denunciare l’euro e spiegare come uscire dalla crisi tornando alla sovranità monetaria, secondo la “teoria della moneta moderna” che assegna allo Stato il potere di salvare l’economia, mettendo fine all’austerity grazie all’emissione di denaro.
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Contro la Merkel, il Movimento 5 Stelle sbarca in Germania
Raramente una forza politica di recente formazione ha raccolto così tanto successo come il “Movimento 5 Stelle” italiano nelle elezioni politiche di febbraio. In men che non si dica il raggruppamento, formatosi intorno al magniloquente comico Beppe Grillo, è riuscito a diventare – grazie alla sua totale opposizione nei confronti di tutti i partiti esistenti – la terza forza in entrambe le Camere del Parlamento. Nessuna meraviglia quindi che i “grillini” appaiano un esempio da seguire: e così nel frattempo si è formato anche in Germania un “Movimento 5 Stelle”. Già nei prossimi giorni dovrebbe essere formato il nuovo partito, afferma Wolfgang van de Rydt, che ha iniziato il progetto insieme ad alcuni compagni di lotta – tra questi molti insegnanti e giornalisti. La propaggine tedesca avrebbe nel frattempo già un forte programma di 25 pagine.
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Gawronski: la casta del rigore sbaglia tutto e non paga mai
In democrazia – e non solo in democrazia – un’élite che presentasse risultati così devastanti sarebbe derisa, dileggiata e cacciata via su due piedi, e non certo per essere sostituita dal primo che passa. Da noi, invece, «l’élite non si critica, se non con il dovuto garbo e una cortina fumogena davanti». Così, può continuare impunemente a «celare la sua incompetenza», per dirla con Piergiorgio Gawronski, che preferisce evitare di parlare di piani egemonici oligarchici programmati a tavolino per produrre l’attuale economicidio scientifico dell’Eurozona. A parlare sono le cifre: i “sudditi” dell’euro sono gli unici al mondo a non poter utilizzare l’arma regina contro la crisi, cioè la moneta sovrana. Vi ricorrono tutti gli altri, e con risultati apprezzabili, facendo esattamente il contrario dell’Unione Europea: meno rigore, più spesa pubblica, più deficit positivo. Come per incanto, riprendono a crescere il Pil, i fatturati, l’occupazione e, ovviamente, anche la “fiducia” dei mercati: che non ha bisogno di “conti in ordine”, ma di prospettive positive.
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L’inferno neoliberale: la peggior colpa del genocida Videla
Jorge Rafael Videla, il dittatore argentino dei 30.000 desaparecidos, muore in carcere da sconfitto, da ergastolano, da genocida. Come ha detto Estela Carlotto, la leader delle nonne di Plaza de Mayo, «era un uomo disumanizzato» ed è fin troppo semplice applicare a lui la categoria arendtiana di “banalità del male” di chi mise metodicamente in atto un sistematico piano genocidiario, tendente al sequestro di persona di massa, al furto di ogni bene mobile e immobile delle sue vittime, all’assassinio e alla sparizione di persone. Lasciò i figli senza genitori e i genitori senza figli. Ciò succede in molte guerre di sterminio, ma a Videla e ai suoi non bastava. Perciò, peculiarità creola dell’orrore, volle che i morti restassero senza nome, i desaparecidos, e i vivi – i figli di questi, spesso appena neonati – restassero senza identità. Le puerpere venivano lasciate in vita solo fino al parto e centinaia di bambini furono smistati a caso «per salvare la società occidentale e cristiana».