Archivio del Tag ‘giornali’
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Spieghiamo a questi cialtroni che non finiremo come Atene
Ma quante belle notizie, madama Dorè. Bisogna dire la verità: quel Berlusconi era davvero un po’ sovietico, a pensarci bene; la sua réclame era ossessiva ma anche un po’ arcigna, qualcosa di simile alla propaganda dei tempi brezneviani – era soltanto un pochino allietata, come ricordiamo, dalle scollature delle veline e dai pizzi delle mutandine quasi inesistenti. Invece Mario Monti, bisogna ammetterlo, quale altro stile! Ha il fascino della seduzione casta, hollywoodiana, anni ’50. I principali giornali italiani, abbagliati dall’aplomb britannico del nostro nuovo premier, balbettano tutti le stesse cose. Nessuno nota, per esempio, che l’Italia è stata venduta a Bruxelles, con destrezza – venduta alle banche europee, per i prossimi vent’anni. Solo che invece di incassare, cosa che di solito si fa quando si vende, noi dovremo pagare.
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Lo show dei media: Torino, diecimila No-Tav e “zero tituli”
“La politica si fa con i titoli”. Credo lo insegnino fin dal primo anno di scuola di giornalismo. Mi dicono che non sono pochi i direttori di testata che sovrintendono personalmente alla titolazione, e – dopo l’avvento della computer-grafica – in qualche giornale locale le figure del direttore/impaginatore/titolista coincidono spesso. Prima che nascesse la rete era difficile al comune cittadino sfuggire all’”orientamento” che veniva imposto attraverso il titolo e faceva un po’ ridere sentir parlare di “separazione dei fatti dalle opinioni” da parte di certi tribuni che usavano le prime pagine come delle mazze da baseball con cui colpire alla nuca i poveri lettori. I quali lettori – frastornati – non proseguivano neanche con la lettura del catenaccio, altro che il testo dell’articolo…
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Liberi giornalisti in rete, contro il medioevo del potere
Prima dell’internet ma soprattutto dopo, in Italia s’è formata tutta un’area di giornalisti professionisti (di solito, ma non necessariamente, iscritti anche all’albo ufficiale) che costituiscono ormai buona parte delle fonti d’informazione sugli argomenti “difficili”. Più liberi e più aggressivi delle grandi testate, hanno ormai consolidato un’esperienza di cui è difficile fare a meno. Siti, giornali locali, piccole televisioni, libri: provate a immaginare questo paese senza un reticolato d’informazione di questo tipo. Sul versante della lotta alle mafie, in particolare, si può dire che i colleghi dipendenti dalle testate “ufficiali” sono ormai (con tutto il rispetto per i singoli) una minoranza rispetto ai nostri. E spesso, quando vogliono trattare un argomento che la proprietà non ama, si rivolgono ai blog o ad altri contenitori “non ufficiali”.
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Per favore, spegnete il porno-feticcio: l’Italia è in agonia
A ondate successive, anno dopo anno, si riesce a parlare del nulla per evitare di parlare del tutto. E’ una ripetizione di D’Addario, Papi, Bunga Bunga, Villa Certosa, Cognato di Fini e Topolanek con il pisello di fuori. Questo non è giornalismo e neppure politica. E’ informazione dal buco della serratura, dalla tazza del cesso, da giornalismo diventato reality show. Duale, nel silenzio sui temi importanti, della politica mafiosa degli ultimi vent’anni. Siamo seri, sono più importanti le rivolte di Tunisi e di Tirana, la disoccupazione, il debito pubblico che si avvia alla cifra folle di 2.000 miliardi o le tette al vento di alcune ragazze ospiti di Berlusconi?
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Le forbici del diavolo: se Tremonti taglia l’editoria
E’ un atto proditorio, una vigliaccata, un colpo sparato alle spalle del pluralismo editoriale. Un testo miserabile. Non ci sono altre definizioni possibili per la scelta del ministro Tremonti di riprendersi tutti i soldi che erano stati stanziati nella recente ex finanziaria e di destinarli al reintegro del “cinque per mille”. Il fondo per l’editoria era già stato tagliato e solo parzialmente reintegrato grazie ad una durissima battaglia che aveva visto insieme centinaia tra parlamentari, organizzazioni sindacali dei giornalisti, Mediacoop, decine di giornali a cominciare da “Liberazione”.
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Stampa italiana, la casta ipocrita dell’informazione
Approfittiamo dell’occasione. Per una volta non facciamo solo una dignitosissima protesta resistenziale. Per una volta tanto parliamo di noi, operatori dell’informazione, e cerchiamo di capire quali siano i nostri limiti, le nostre pecche, le nostre tante zone grigie. Partendo da un dato assolutamente incontestabile: il sistema informativo italiano è in crisi e non si tratta solo di una crisi economica. Siamo con il fiato corto, schiacciati da noi stessi, dal nostro bisogno di sopravvivere come categoria privilegiata. Una categoria chiusa, garantita nella sua continuità da un Ordine residuo di un concetto restrittivo della libertà di espressione e di accesso alla professione. Caso unico nelle cosiddette democrazie occidentali.
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I giornali non informano, lettori in sciopero da sempre
Il presidente del Consiglio è un inguaribile ottimista se ritiene di invitare i lettori a scioperare contro i giornali che disinformano. In Italia, per la verità, crisi o no, i lettori sono in sciopero contro i giornali dall’immediato dopoguerra. Le percentuali di acquirenti dei giornali vedono l’Italia dietro l’India, paese civilissimo quant’altri mai. Indagare sulle cause di questo è difficile, ma anche semplice. In Italia non si scrivono giornali per informare i lettori. Si scrivono soltanto perché il potere politico o economico possano scambiarsi dei messaggi, di pace o di guerra o di tregua, e concludere qualche affare all’ombra di un bell’editoriale o di un’inchiesta.
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Ratzinger: i media senza pietà intossicano la nostra vita
Ogni giorno, attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perchè il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono. Nella città vivono o sopravvivono persone invisibili, che ogni tanto balzano in prima pagina o sui teleschermi, e vengono sfruttate fino all’ultimo, finchè la notizia e l’immagine attirano l’attenzione.
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Crollano le vendite se la mafia finisce in prima pagina
Il sesso fa vendere copie ai giornali, il lavoro ne fa perdere. Ma l’argomento peggiore è la mafia: «L’Unità ha fatto 42 copertine in un anno sulla mafia e ogni volta ha perso 5.000 copie, quasi il 10%». È l’amara considerazione della direttrice Concita de Gregorio, dal palco di “Politicamente Scorretto”, nel dibattito sull’appello dello scrittore Carlo Lucarelli per destinare alla cultura parte dei forzieri sottratti alla mafia. Con la de Gregorio, oltre a Lucarelli, alla kermesse politico-culturale alle porte di Bologna c’erano tra gli altri lo scrittore e parlamentare Gianrico Carofiglio, l’attore “sotto scorta” Giulio Cavalli e don Luigi Ciotti.
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Crisi senza precedenti, giornali verso l’estinzione?
Il disastro è smisurato. Decine di quotidiani stanno fallendo. Negli Stati uniti sono state chiuse già circa centoventi testate; adesso lo tsunami colpisce l’Europa. Non si salvano neppure quelli che in altri tempi erano considerati “i giornali di riferimento”: El País in Spagna, Le Monde in Francia, The Times e The Independent nel Regno Unito, il Corriere della Sera e La Repubblica in Italia, ecc. Tutti accusano forti perdite economiche, la crisi della diffusione e il crollo della pubblicità.
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Grillo: non fermerete la rivoluzione della verità
Kamikaze della perestrojka: così lo staff di Gorbaciov etichettò, all’epoca, l’oscuro e ambiguo Boris Eltsin, che strattonava l’uomo del Cremlino per affrettare le riforme e poi, una volta al potere, instaurò la “democratura” di Mosca, in seguito corretta – a modo suo – da Vladimir Putin. Non corre quei rischi il kamikaze dell’antipolitica italiana, Beppe Grillo, il pirata della Rete, principe delle incursioni mediatiche più esplosive degli ultimi anni, da quando cioè il crollo del Muro di Berlino ha trascinato con sé anche i rottami della Prima Repubblica italiana, traslocati precariamente nella Seconda, ereditati da Silvio Berlusconi e “smascherati”, prima che da chiunque altro, dal comico genovese.
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Pirati-web eletti a Strasburgo, beffato il silenzio dei media
Stiamo vivendo tempi interessanti. Potere e menzogne stanno sempre con chi ha il vantaggio dell’informazione. Se un gruppo di persone sa più di un altro gruppo di persone, il gruppo di persone con il vantaggio informativo arriverà gradualmente al potere. Questo è sempre stato il caso delle persone con il vantaggio informativo: hanno sempre cercato di mantenere questo vantaggio, per mantenere il controllo dell’informazione, della nostra cultura e conoscenza.