Archivio del Tag ‘Germania’
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Quelli che odiano i massoni, ma adorano il massone Trump
Nel segno del caos, le notizie viaggiano alla cieca, mentre il mondo è paralizzato clamorosamente da un virus venuto dal nulla, scarsamente letale ma temuto come la peste (come se non esistessero le terapie nel frattempo collaudate). Si continua a languire nell’attesa surreale e messianica di un vaccino, tra ombre sinistre di affaroni e manipolazioni potenzialmente pericolosissime come le molecole “quantistiche”, cioè interattive, che potrebbero essere inoculate insieme al preparato vaccinale probabilmente più inefficace dell’intera storia della medicina. Solo un cieco potrebbe non vedere che quanto sta avvenendo non ha precedenti, non è frutto del caso e non è certo figlio di buone intenzioni nei confronti dell’umanità. Più ancora della politica, letteralmente scomparsa e sottomessa all’oscuro dominio di filiere tecno-sanitarie ben radicate nell’altissima finanza speculativa, a sgomentare è l’abdicazione definitiva dei grandi media, tutti risolutamente allineati al verbo ufficiale del potere che sta cercando di archiviare libertà e democrazia, ipotecando il destino di tutti.Tanto per cambiare, gli imbroglioni che criminalizzano il complottismo – spesso ottuso e ridicolo, peraltro: utilissimo ai manipolatori per screditare qualsiasi voce libera – trascurano di ricordare che anche le teorie più fantasiose e strampalate nascono sempre, inviariabilmente, laddove non siano state fornite spiegazioni esaurienti, e dove chi detiene il potere abbia dato prova di scarsa trasparenza e di palese reticenza, dopo essersi ripetutamente contraddetto fino a produrre disordine, insicurezza e paura. Quanto è vasta, tuttora, la platea dei dormienti che ancora tendono a fidarsi dell’establishment politico-mediatico, dei guru televisivi e dei misteriosi tecnici che sono diventati i veri e unici padroni delle nostre vite? Al milione di tedeschi sfilati a Berlino sembra rispondere l’inerzia dei milioni di italiani disposti a tollerare, ancora, il grottesco paternalismo dell’infimo autocrate abusivo che a Palazzo Chigi ha assunto i pieni poteri, senza preavviso né legittimazione popolare, firmando un disastro sanitario, sociale ed economico che sarà ricordato per sempre.E in questa odissea a fari spenti, di cui per ora non si vede la fine, si segnalano le manovre di massa delle consuete, opposte fazioni. Agitando la bandiera gloriosa dell’antifascismo, branchi di delinquenti hanno trasformato le città statunitensi in campi di battaglia, per impedire all’Uomo Nero di restare alla Casa Bianca. Sul fronte opposto, tra chi smaschera l’impostura anti-Trump ordita dagli oligarchi (che utilizzano squadristi mercenari, volenterosi fanatici e comuni imbecilli) non mancano gli ultra-tradizionalisti cattolici e devoti a monsignor Carlo Maria Viganò, campione di una Chiesa storicamente nemica della libertà garantita dai diritti civili. Agli hoolingan anti-Trump si contrappongono i novelli tifosi della trimurti “Dio, patria e famiglia”, che nel calderone del Nuovo Ordine Mondiale additano il Deep State quasi fosse un monolite, come se un pezzo di Deep State non stesse col presidente, per poi incolpare di tutto “la massoneria”, in blocco, mostrando di ignorare che ad essere massone, purtroppo per loro, è il loro stesso campione, Donald Trump.Nel segno del caos, le notizie viaggiano alla cieca, mentre il mondo è paralizzato clamorosamente da un virus venuto dal nulla, scarsamente letale ma temuto come la peste (come se non esistessero le terapie nel frattempo collaudate). Si continua a languire nell’attesa surreale e messianica di un vaccino, tra ombre sinistre di affaroni e manipolazioni potenzialmente pericolosissime come le molecole “quantistiche”, cioè interattive, che potrebbero essere inoculate insieme al preparato vaccinale probabilmente più inefficace dell’intera storia della medicina. Solo un cieco potrebbe non vedere che quanto sta avvenendo non ha precedenti, non è frutto del caso e non è certo figlio di buone intenzioni nei confronti dell’umanità. Più ancora della politica, letteralmente scomparsa e sottomessa all’oscuro dominio di filiere tecno-sanitarie ben radicate nell’altissima finanza speculativa, a sgomentare è l’abdicazione definitiva dei grandi media, tutti risolutamente allineati al verbo ufficiale del potere che sta cercando di archiviare libertà e democrazia, ipotecando il destino di tutti.
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Covid, sapevano tutto: potere di vita o di morte su di noi
Avrebbero potuto proteggerci dalla pandemia e non l’hanno fatto: perché? Già il fatto che non ci abbiano protetto è una notizia. I grandi media ci hanno raccontato che il coronavirus è stato uno tsunami che ci ha preso alla sprovvista, e per questo motivo non avevamo difese. Io invece ho scoperto altro, facendomi domande: e non capisco perché gli altri giornalisti non se le siano poste, in questi mesi. Noi viviamo in un mondo in cui il bene più prezioso che esista è il possesso delle informazioni che riguardano il nostro futuro. Vale in ogni ambito: politico, sociale, di sicurezza, meteorlogico, economico-finanziario. Tutti i soggetti investono enormi risorse per capire in anticipo che cosa accadrà, e quindi agire di conseguenza. Questo è il mondo del XXI secolo: è fatto così. Quindi trovavo assurdo che, in un mondo del genere, nessuno avesse nemmeno provato a prevedere l’arrivo di un virus. Ho fatto ricerche anche banali, consultando fonti ufficiali: quelle prodotte dai governi, dagli istituti di ricerca, dalle organizzazioni internazionali. E così ho scoperto che il coronavirus è stato l’evento più annunciato del XXI secolo, il più previsto. Allora, se tutti lo sapevano (tutti quelli che dovevano saperlo), è possibile che non ce ne sia stato uno che abbia mosso un dito per cercare di proteggerci? Non uno che abbia avvertito la popolazione mondiale, tutti noi, dell’arrivo di questo virus, per trovare il modo di proteggerci prima ancora che arrivasse.
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Caccia ai ladri di polli, in un pollaio già venduto alle volpi
Grande scandalo e caccia all’uomo, per i 5 polli (o ladri di polli) che hanno richiesto i mitici 600 euro in aggiunta ai quasi 13.000 dell’emolumento parlamentare, in un’aula dove, appena eletto – ricordano Nicola Bizzi e Marco Della Luna – ogni deputato viene assediato da lobbisti di ogni risma, pronti a strapagarlo sottobanco perché favorisca ogni tipo di business, con leggi e leggine, pareri, emendamenti e “suggerimenti” in sede di commissione. Lo tsunami contro i 5 sconsiderati arraffoni si scatena tempestivamente, alla vigilia di un referendum in cui si vorrebbe dimezzare l’intero pollaio in nome della moralità pubblica, in un paese che non decide più niente ma si limita a ratificare decisioni prese altrove, e dove si impedisce persino all’ultimo baluardo civico rimasto, i Comuni, di avere voce in capitolo su materie come il 5G. Tanto varrebbe abolirlo anche di nome, un Parlamento già soppresso (di fatto) dai signori che hanno imposto a Giuseppe Conte di sprangare l’Italia, riducendola in bolletta. Del resto a che serve, ormai, un’aula sorda e grigia dove la maggioranza silenziosa applaude un governo telecomandato da poteri anti-italiani, e la stessa opposizione non osa contrastarne la traiettoria deliberatamente suicida per il sistema-paese?Contro i cinque impresentabili tuona persino il fantasma di Di Maio, forse in memoria delle sue vite precedenti, mentre a fregarsi le mani sono i soliti sovragestori delle vicende italiane: tanto meglio, per loro, se i rappresentanti del popolo perdono anche l’ultima briciola di onorabilità. Quando il copione fu allestito per la prima volta, all’inizio degli anni Novanta, la criminalizzazione della politica ci sprofondò nelle acque in cui si nuota tuttora, con le buche nelle strade e il bilancio italiano scritto direttamente da Angela Merkel. Un piano perfezionato dalla seconda ondata, quella contro l’inguardabile Berlusconi, che propriziò il colpo mortale all’economia del Belpaese e l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, cioè la morte civile dello Stato (inclusi i viadotti che crollano) firmata anche dal giulivo Bersani. Ora a quanto pare siamo all’atto finale: la richiesta, anche formale, di “terminare” l’Italia come potenza industriale e come residuo sistema democratico. Supremi demiurghi dell’illusionismo, i 5 Stelle: strepitarono contro la micro-casta delle auto blu per meglio tacere di fronte alla maxi-casta dell’obbligo vaccinale, fino a estrarre dal cilindro “l’avvocato del popolo”, giunto da lontano sotto mentite spoglie per poi incarcerarlo, il popolo, consegnando la chiave della prigione a menti raffinatissime che non parlano italiano.Il topos umoristico – la volpe a guardia del pollaio – racconta bene gli ultimi tre decenni, dominati da figure sovrastanti come Prodi e Draghi, al servizio dei grandi privatizzatori, fino alla stagione di Grillo e di Colao, della “sindrome cinese” e dei soliti noti che dall’affare-coronavirus pensano di trarre vantaggi definitivi, epocali, in termini di soppressione della sovranità sociale, politica, economica. Quando ancora esistevano i partiti ideologici – quindi, virtualmente, i progetti per il futuro – certo non mancavano i “mariuoli”, ma nemmeno gli statisti. Oggi, le elezioni sono diventate completamente irrilevanti, così come il Parlamento stesso: amputarlo ulteriomente, con il più ipocrita dei referendum (rispamiare due spiccioli per meglio occultare la razzia, la svendita di un intero paese) significa impedire al morto di resuscitare, un giorno, nel caso dovesse ricomparire un brandello di dignità democratica sotto forma di politica. Il popolo delle mascherine correrà in massa a votare per tagliare ulteriormente la rappresentanza, lasciando che siano eletti solo i candidati più lontani dai territori e più fedeli ai leader di cartapesta? Stavolta non servirà nemmeno il quorum, curioso residuato di tempi migliori, in cui il potere politico doveva tener conto almeno degli umori del cosiddetto popolo sovrano.(Giorgio Cattaneo, 12 agosto 2020).Grande scandalo e caccia all’uomo, per i 5 polli (o ladri di polli) che hanno richiesto i mitici 600 euro in aggiunta ai quasi 13.000 dell’emolumento parlamentare, in un’aula dove, appena eletto – ricordano Nicola Bizzi e Marco Della Luna – ogni deputato viene assediato da lobbisti di ogni risma, pronti a strapagarlo sottobanco perché favorisca qualunque tipo di business, con leggi e leggine, pareri, emendamenti e “suggerimenti” in sede di commissione. Lo tsunami contro i 5 sconsiderati arraffoni si scatena tempestivamente, alla vigilia di un referendum in cui si vorrebbe dimezzare l’intero pollaio in nome della moralità pubblica, in un paese che non decide più niente ma si limita a ratificare decisioni prese altrove, e dove si impedisce persino all’ultimo baluardo civico rimasto, i Comuni, di avere voce in capitolo su materie come il 5G. Tanto varrebbe abolirlo anche di nome, un Parlamento già soppresso (di fatto) dai signori che hanno imposto a Giuseppe Conte di sprangare l’Italia, riducendola in bolletta. Del resto a che serve, ormai, un’aula sorda e grigia dove la maggioranza silenziosa applaude un governo telecomandato da poteri anti-italiani, e la stessa opposizione non osa contrastarne la traiettoria deliberatamente suicida per il sistema-paese?
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Paltrinieri: l’Italia risorga, sarà lei a battere il Deep State
«Altro che paese a rischio, l’Italia è una corazzata. Come ben detto da Banca d’Italia, fra denaro, titoli e asset fisici, il popolo italiano (non le banche) detiene 10.000 miliardi di euro di risparmi, 4 volte tanto il famigerato debito pubblico. Gli altri paesi sono messi al contrario: debito pubblico più basso ma cittadini super-indebitati. Quindi, per distruggerla bisogna portarla a uno stato di impoverimento pari a quello in cui, durante il regime fascista, la gente andava a donare le fedi per la patria. E l’unica maniera per contrastare questo disegno è rifondare tutto sulla base dell’unico collante esistente, lo spirito cattolico». Non usa mezze misure, Flavio Robert Paltrinieri, italoamericano, una vita da imprenditore e a capo di diverse società nel mondo e anche parte della task-force internazionale che vuole far rinascere la Democrazia Cristiana come una nuova Dc. E ci rivela la malattia e la cura, ovvero il disegno in atto da parte del cosiddetto Deep State e la maniera per smontarlo. Soprattutto, ci rivela che non sono gli Usa il simbolo del mondo libero che va distrutto, ma l’Italia. Ma cos’è, esattamente, il Deep State? E quando è iniziato lo strapotere della finanza internazionale?
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“Conte lavora in segreto per Trump, che può salvare l’Italia”
Siamo a un bivio storico: la fine del mondo nel quale siamo cresciuti o la resurrezione dell’umanità. L’aspetto più fastidioso è che niente è come sembra, e nessuno è quel che dice di essere. Avete dato a Trump del brutale razzista? Avete capito male: i “buoni” che lo contrastano in nome dei diritti (dei neri, magari) sono gli strumenti principali dell’Asse del Male, travestiti da operatori umanitari. L’altra cosa che molti non hanno ancora compreso è che il coronavirus non è stato un incidente sanitario, ma un progetto terroristico: una drammatica accelerazione per cancellare la democrazia. E persino nella cruciale Italia nessuno gioca a carte scoperte: nemmeno Conte. Sembra un mediocre burattino nelle mani della Merkel e di Macron, deciso a “suicidare” quel che resta del Belpaese: e invece, il devastante lockdown “cinese” che ha messo volutamente in ginocchio l’Italia è servito a rendere evidente il potere abusivo dell’Ue, vero cardine europeo del Nuovo Ordine Mondiale neoliberista, fondato sulla degradazione del cittadino, trasformato in suddito neo-feudale. E’ la tesi sviluppata da Mitt Dolcino sul suo blog, in cui si propone – in parallelo – la suggestiva analisi di Cesare Sacchetti, mutuata dal blog “La Cruna dell’Ago”.Identiche le conclusioni: il mondo è appeso alla rielezione del ruvido Donald Trump, frontman dello schieramento sotterraneo che – giocandosi tutto – oggi si oppone alla logica del dominio schiavistico che starebbe cercando di assestare il colpo di grazia alla popolazione del pianeta, sottomessa al regime psico-terroristico della nuova polizia sanitaria. Mitt Dolcino riprende le parole che Trump ha pronunciato il 6 agosto al Whirlpool Plant dell’Ohio, il vero “swing State” per antonomasia: chi vince in Ohio, poi arriva alla Casa Bianca (o appunto, ci resta). «Ho un sacco di nemici, là fuori», ha detto Trump. «Questa potrebbe essere l’ultima volta che mi vedrete, per un po’». Ha aggiunto: «Ho un sacco di nemici molto, molto ricchi, che non sono contenti di quello che faccio. Ma credo che abbiamo una sola possibilità di farlo, e nessun altro presidente farà quello che faccio io». Altrettanto interessante, segnala Dolcino, è la “lettera all’America” scritta due giorni prima dal generalissimo Michael Flynn, super-consigliere di Trump nel 2016 e prontamente silurato dal Deep State rivale attraverso la montatura del Russiagate.«Stiamo assistendo a un feroce assalto da parte dei nemici di tutto ciò che è buono, e il nostro presidente deve agire in modi senza precedenti da decenni, forse secoli», scrive Flynn: «La natura biblica del bene contro il male non può essere sottovalutata, mentre esaminiamo ciò che sta accadendo nelle strade d’America». Flynn accusa «il marxismo sotto forma di “antifa” e il movimento Black Lives Matter», che contesta in modo eversivo le forze dell’ordine. Per Flynn, «è in gioco il destino degli Stati Uniti», e quindi «il futuro stesso del mondo intero è minacciato». Al di là dei toni apocalittici, Flynn centra il bersaglio vero: il Deep State reazionario non si aspettava di perdere la Casa Bianca, nel 2016, cioè il posto di comando più importante, il controllo della potenza imperiale egemone. Come l’ex primate cattolico Carlo Maria Viganò, autore di una lettera in cui esorta Trump a combattere “le forze le male”, anche Flynn ricorre all’ambientazione simbolica con cui la teologia (cristiana) ha interpretato a modo suo la Bibbia: «Nessun nemico sulla terra è più forte delle forze unite di persone timorate di Dio e amanti della libertà», scrive Flynn.Il generale fa eco al documento indirizzato alla Casa Bianca dall’ex rappresentante vaticano negli Usa, noto esponente del clero più retrivo e tradizionalista, avverso alle libertà sociali e ai diritti civili. «Non possiamo più fingere che queste forze oscure se ne vadano con la sola preghiera». Le preghiere sono importanti, scrive Flynn, ma è necessaria un’azione: «Questa azione – avverte il generale – è necessaria a livello locale, statale e federale», oltre che «in ambito economico, mediatico, clericale ed ecclesiastico». In pratica, si tratta di «affrontare di petto quei “leader” della comunità che sono disposti a consentire alle forze oscure di andare oltre le proteste pacifiche e distruggere e violare la vostra sicurezza e protezione». Non lasciamoci intimidire, esorta Flynn: «Non temiamo coloro che gridano che siamo in minoranza: non lo siamo», aggiunge l’alto ufficiale, sicuro del fatto che «il bene è sempre più potente e prevarrà sul male». Insiste il generale: «L’America non cederà mai al male: gli americani lavorano insieme per risolvere i problemi». E conclude: «Siamo “una nazione sotto Dio” e sono le nostre libertà individuali che ci rendono forti».Cosa sta succedendo? «Da settembre ci sarà il cambio di passo», profetizza Mitt Dolcino. E in questo contesto «i sodali globalisti, quelli che hanno rovinato la vita a molti di voi che leggete, sono terrorizzati: i servizi segreti militari Usa “sono in full power”, ben rappresentati dall’anima del generale Flynn». Probabilmente, aggiunge Dolcino, le due più grandi criticità dei nostri tempi sono l’approssimazione generalizzata, ai vertici, e l’incapacità di accettare la rottura degli schemi. «Il secondo punto è chiaro: la mega-bomba di Beriut dimostra che non c’è più riluttanza nell’usare armi devastanti, atteggiamento che durante la guerra fredda impedì il ricorso all’atomica per paura del fallout nucleare». Il secondo problema è forse anche peggiore: «Consiste nel non avere un piano, nel fare male i “compiti a casa”: lo si è visto coi gialloverdi Salvini e Di Maio, incapaci di affrontare problematiche più grandi di loro».Lo stesso Mitt Dolcino accusa la Fondazione Einaudi – che ha preteso la desecretazione degli atti governativi sul Covid – di essere manovrata da ex ministri come Domenico Siniscalco (Morgan Stanley) e Giulio Terzi di Sant’Agata, fedele a Mario Monti. La zona rossa è stata estesa a tutta l’Italia, aggiunge Dolcino, dopo che a chiedere una “zona rossa economica” – ma solo per il Nord – erano stati il sindaco di Milano, Beppe Sala (Pd) e il presidente lombardo Attilio Fontana (Lega). Una sorta di secessione economica, a cui – secondo Dolcino – il governo Conte avrebbe risposto con il lockdown nazionale (e pure la mano pesante, come monito, contro le rivolte scoppiate nelle carceri. Tradotto: sia pure “costretto” a terrorizzare gli italiani riducendoli in bolletta, “Giuseppi” starebbe facendo il doppio gioco: ha deliberatamente peggiorato la situazione, per costringere anche i ciechi a capire che, con il guinzaglio di questa Ue, il Belpaese non ha scampo. La pensa così anche un osservatore come Alessandro Sieni, traduttore italiano delle suggestioni distillate dalla misteriosa sigla Q-Anon, che allude a una sofisticata operazione dell’intelligence di Trump per smantellare il regime neoliberista con l’aiuto di una parte di Deep State conquistata alla causa democratica.In termini più precisi, il massone progressista Gioele Magaldi mette a fuoco il problema: a battersi contro i grembiulini reazionari, grandi architetti di questa globalizzazione iniqua, è la massoneria “neoaristocratica”, che nel 2016 scelse di appoggiare il massone Donald Trump (né reazionario né progressista, ma disponibile a una battaglia – di portata epocale – per ripristinare la sovranità democratica). Nella sua lettera alla Casa Bianca, monsignor Viganò mostra di non conoscere l’identità massonica di Trump (o di fingere di non conoscerla), accusando “la massoneria” di essere responsabile del grande complotto per instaurare il Nuovo Ordine Mondiale. Una lettura alla quale si attiene lo stesso Sacchetti su “La Cruna dell’Ago”, rifiutandosi di distinguere tra progressisti e reazionari. Sacchetti addirittura si spinge a leggere l’importanza dell’Italia – e del suo ruolo, nella partita in corso – in quanto culla della cristianità, come se non sapesse che il Belpaese (dal Risorgimento all’Unità) è il frutto di un progetto squisitamente libero-muratorio e anticlericale, realizzato da massoni come Garibaldi e Cavour con il sostegno della massoneria proto-europeista che nel Settecento riuscì ad abbattere il dispotismo assolutistico delle monarchie clericali alleate del Vaticano, fondando lo Stato di diritto e la democrazia elettiva basata sul suffragio universale.Comunque sia, la tesi di Dolcino, Sacchetti e Sieni è che l’imbarazzante Conte sarebbe pronto a eseguire gli ordini di Trump, al momento opportuno: quando cioè gli Usa dovessero avvertire che “la ricreazione è finita”, accusando l’Ue di aver condannato l’Italia a questa agonia, dopo aver trasformato l’Europa stessa in un caposaldo mondiale dell’ordoliberismo finanziario, capace di allearsi col peggior Deep State americano (quello travestito da “dem”), a sua volta sintonizzato con il fascio-comunismo cinese, da cui è partita la trappola mondiale del Covid-19. «In autunno, l’Italia e il mondo subiranno un altro attacco da parte del mondialismo, probabilmente definitivo, con l’accelerazione dell’operazione terroristica del coronavirus», scrive Sacchetti. «Si decideranno gli equilibri mondiali da qui ai prossimi decenni: il nuovo ordine mondiale sta per lanciare il suo assalto finale all’Italia e al mondo intero». Per “La Crepa nel Muro”, «l’umanità si trova di fronte ad una battaglia epocale, che deciderà il destino di tutti per i prossimi anni a venire». Se vincerà questo mondialismo, l’uomo per come lo si conosceva sparirà definitivamente: «Non più essere pensante dotato di libero arbitrio, ma uomo-macchina sottoposto all’esecuzione di vaccini e impianti microchip sottocutanei, senza i quali non avrà più facoltà di fare nulla».Se invece vince la resistenza contro il mondialismo, aggiunge Sacchetti, ci sarà spazio per ricominciare a vivere in una società realmente umana, non più fondata sull’odio. «Ora tocca all’America», sintetizza Sacchetti, ricordando che Viganò ha chiesto a Trump di impedire che l’Italia venga divorata definitivamente dal neoliberismo mondialista. «E’ per questo che le élite lo vogliono a tutti i costi fuori dalla Casa Bianca, e lo stesso presidente americano lo ha lasciato chiaramente intendere in un suo recente intervento, nel quale ha detto che i suoi nemici sono potenti e molto ricchi, e che per un po’ potrebbe non farsi vedere pubblicamente». Il presidente degli Stati Uniti – si domanda Sacchetti – ha voluto avvertire che la sua vita è in pericolo? Trump deve quindi proteggersi fisicamente, prima delle elezioni di novembre? «Il Deep State non è certo nuovo a risolvere i suoi “problemi” in questo modo, e a questo proposito basti pensare all’omicidio del presidente Kennedy». Conclude Sacchetti, mescolando politica e religione: «I prossimi mesi decideranno cosa ne sarà dell’umanità. Per ora, solo un fatto appare certo: se la culla del cristianesimo mondiale viene liberata, il nuovo ordine mondiale non potrà sorgere. Adesso, come non mai, è il momento di pregare per Trump e per l’Italia».Siamo a un bivio storico: la fine del mondo nel quale siamo cresciuti o la resurrezione dell’umanità. L’aspetto più fastidioso è che niente è come sembra, e nessuno è quel che dice di essere. Avete dato a Trump del brutale razzista? Avete capito male: i “buoni” che lo contrastano in nome dei diritti (dei neri, magari) sono gli strumenti principali dell’Asse del Male, travestiti da operatori umanitari. L’altra cosa che molti non hanno ancora compreso è che il coronavirus non è stato un incidente sanitario, ma un progetto terroristico: una drammatica accelerazione per cancellare la democrazia. E persino nella cruciale Italia nessuno gioca a carte scoperte: nemmeno Conte. Sembra un mediocre burattino nelle mani della Merkel e di Macron, deciso a “suicidare” quel che resta del Belpaese: e invece, il devastante lockdown “cinese” che ha messo volutamente in ginocchio l’Italia è servito a rendere evidente il potere abusivo dell’Ue, vero cardine europeo del Nuovo Ordine Mondiale neoliberista, fondato sulla degradazione del cittadino, trasformato in suddito neo-feudale. E’ la tesi sviluppata da Mitt Dolcino sul suo blog.”.
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Cremaschi: finiremo come la Grecia, lo dice chi l’ha vissuto
In una intervista all’”Huffington Post”, Yanis Varoufakis smonta il tanto esaltato patto Ue e la retorica della vittoria dell’Italia, che ancora stupidamente l’accompagna. Il punto centrale del giudizio del ministro greco, licenziato perché si opponeva al memorandum che ha poi distrutto la Grecia, è semplicissimo. Il vertice Ue avrebbe dovuto cancellare le politiche di austerità e in primo luogo il patto di stabilità che le impone. Invece quel patto è stato solo sospeso e l’anno prossimo, come annuncia anche il vicepresidente della Commissione Ue Dombrovskis, tornerà in vigore. Paradossalmente proprio quando l’Italia potrebbe ricevere la prima tranche di aiuti e prestiti, tornerebbero in vigore quelle politiche ci hanno costretto a 38 miliardi di tagli sulla sanità. Così noi dovremmo accompagnare la spesa dei soldi che arrivano dalla Ue con la politica di rigore e riduzione del debito, che taglia i servizi e i diritti sociali. Esattamente la condizione della Grecia, che mentre con una mano riceveva prestiti dalla Ue, con l’altra li restituiva con gli interessi a banche e multinazionali, tedesche in primo luogo, tagliando e privatizzando tutto. Né vale la tesi che noi riceveremmo in questo caso anche aiuti a fondo perduto e non solamente prestiti.Intanto perché questi aiuti netti, cioè tenuto conto di ciò che il nostro paese verserà nelle casse Ue per costituire il fondo complessivo, al massimo saranno 25-30 miliardi, scaglionati in 4 o 5 anni. Questi soccorsi risibili, come li definisce Varoufakis, giungono ad un paese che solo quest’anno perderà 200 miliardi di Pil e che in tre decreti ha già speso per l’emergenza sociale 100 miliardi. Quindi pochi soldi che saranno inghiottiti dalle condizioni di rigore cui saremo sottoposti. Non c’è stata nessuna svolta in Europa, né nelle politiche di austerità, né in chi le guida: la Germania. Che avrebbe potuto fermare Rutte con una telefonata, ma che ha scelto di usarlo nella classica scena del poliziotto buono e di quello cattivo. Esattamente come avvenne per la Grecia, ci ricorda Varoufakis, che lo ha vissuto direttamente. Varoufakis è un europeista e spiega che proprio l’europeismo esce sconfitto da un patto che rafforza i nazionalismi, gli egoismi e il potere dell’austerità Ue. Per le stesse ragioni il Parlamento Ue ha quasi bocciato il patto di Bruxelles, lamentando i tagli che lo accompagnano, tagli alla spesa per la sanità, la ricerca, l’agricoltura. E sottolineando che la forte riduzione del peso degli aiuti a fondo perduto, da 500 a 390 miliardi, rischia di comprometterne ogni efficacia.Insomma gli “europeisti onesti”, assenti nel Parlamento e nei mass media italiani, sono i primi a dichiarare che il patto di Bruxelles è una svolta mancata, che dopo la pioggia di un po’ di soldi, tornerà nella Ue ancora più aspra la siccità delle politiche di austerità. Noi non siamo europeisti, ma ai tanti rassegnati o in malafede che ripropongono la solita frase della signora Thatcher – non ci sono alternative – ricordiamo la proposta alternativa dell’europeista Varoufakis. Una proposta elementare: sospendere per sempre il patto di stabilità. E noi aggiungiamo: imporre alla Bce di comprare ancor più e per sempre debito pubblico, come ora fanno tutte le banche centrali del mondo. Su questo terreno ci sarebbe stato lo scontro vero sull’austerità al vertice Ue, ma nessun governo questo scontro lo ha tentato, anzi neppure pensato, a partire da quello italiano. Tutti hanno agito, proposto e litigato nell’ambito dell’agenda che Merkel aveva definito con Macron: aiuti e prestiti una tantum proprio per non toccare nulla dell’impianto e delle regole dell’austerità Ue. Che torneranno subito, con le condizioni cui dovremo sottostare e i controlli che dovremo subire. Intanto però l’Italia sconfitta si atteggia a vincitrice, in attesa che le pressioni per il ricorso al Mes la riportino alla dura realtà.(Giorgio Cremaschi, “Finiremo come la Grecia, lo dice chi l’ha vissuto”, da “Come Don Chisciotte” del 25 luglio 2020).In una intervista all’”Huffington Post”, Yanis Varoufakis smonta il tanto esaltato patto Ue e la retorica della vittoria dell’Italia, che ancora stupidamente l’accompagna. Il punto centrale del giudizio del ministro greco, licenziato perché si opponeva al memorandum che ha poi distrutto la Grecia, è semplicissimo. Il vertice Ue avrebbe dovuto cancellare le politiche di austerità e in primo luogo il patto di stabilità che le impone. Invece quel patto è stato solo sospeso e l’anno prossimo, come annuncia anche il vicepresidente della Commissione Ue Dombrovskis, tornerà in vigore. Paradossalmente proprio quando l’Italia potrebbe ricevere la prima tranche di aiuti e prestiti, tornerebbero in vigore quelle politiche ci hanno costretto a 38 miliardi di tagli sulla sanità. Così noi dovremmo accompagnare la spesa dei soldi che arrivano dalla Ue con la politica di rigore e riduzione del debito, che taglia i servizi e i diritti sociali. Esattamente la condizione della Grecia, che mentre con una mano riceveva prestiti dalla Ue, con l’altra li restituiva con gli interessi a banche e multinazionali, tedesche in primo luogo, tagliando e privatizzando tutto. Né vale la tesi che noi riceveremmo in questo caso anche aiuti a fondo perduto e non solamente prestiti.
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Bizzi: Conte cede sui segreti-Covid dopo la strage a Beirut
Svolta clamorosa nel caso del segreto di Stato posto dal governo sulle relazioni del Comitato Tecnico-Scientifico sull’epidemia da coronavirus: Palazzo Chigi ha infatti appena comunicato alla Fondazione Einaudi, che si era fatta carico della battaglia legale per rendere pubblico il contenuto della documentazione, la desecretazione dei dossier. Dopo il gravissimo e criminale attacco con droni e missile con testata termobarica su Beirut, scrive Nicola Bizzi sulla sua pagina Facebook il 5 agosto, ecco «un’interessante “svolta” nella giunta golpista italiota: questa mattina Conte afferma “Mai più lockdown”, Speranza nega la volontà del governo di imporre l’obbligo vaccinale e, ciliegina sulla torta, domani verranno desecretati i famigerati verbali del sedicente Comitato Tecnico-Scientifico. E, dalla Germania, un sospetto silenzio: nessuna nuova sentenza della Corte Costituzionale, che oggi doveva esprimersi su una decisione storica sulla sopravvivenza dell’euro. Si stanno rimescolando le carte sul tavolo molto velocemente». Quanto all’attentato in Libano, Bizzi – storico e editore di Aurora Boreale – ha le idee chiare: «L’attacco era stato annunciato cinque giorni fa dal ministro della difesa israeliano ed è stato ufficialmente rivendicato oggi per ben due volte da Netanyahu». Sincronicità: Israele, la Germania, Conte e il Covid. Tutto si tiene?Il Tar, ricorda il “Tempo”, aveva ordinato al governo di pubblicare tutti i dossier segreti, in base ai quali era stato deciso il lockdown all”italiana (severissimo, ma scattato in ritardo e deciso sulla base di dati controversi). La presidenza del Consiglio, però, aveva fatto ricorso al Consiglio di Stato per bloccare tutto, adducendo motivi di ordine pubblico. Il 5 agosto, poi, si è appreso che il Copasir aveva chiesto al governo di visionare le carte, mentre al Senato era andato in scena un pesantissimo intervento del capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, che ha chiesto a muso duro cosa avesse da nascondere il governo. A dare l’annuncio della svolta è stata, attraverso Twitter, la stessa Fondazione Einaudi: «Pochi minuti fa – ha cinguettato alle 21.45 – i nostri avvocati Rocco Todero, Andrea Pruitic ed Enzo Palumbo hanno hanno ricevuto la comunicazione da parte del governo della desecretazione dei verbali del Cts. Ringraziamo per la sensibilità dimostrata dalla presidenza del Consiglio». Ora, naturalmente, aumenta la curiosità per il contenuto delle carte. Curiosità che, scrive sempre il “Tempo”, dovrebbe essere soddisfatta nelle prossime ore, quando – a quanto si apprende – proprio la Fondazione Einaudi dovrebbe pubblicare tutti gli incartamenti.«Non credo che possano desecretare documenti falsi o parzialmente falsificati», scrive Bizzi, su Facebook. «Se Conte ha ceduto, significa che i documenti sono già nelle mani dei servizi. Bisogna però vedere se li renderanno noti tutti». Cosa sta succedendo? «A Bruxelles, nel covo delle vipere, iniziano a rivoltarsi contro la sceneggiata “pandemica”», sostiene Bizzi. «Per quanto l’Unione Europea sia marcia e in mano a una cricca di criminali, non è stata l’artefice di questo tentativo di golpe mondiale: anzi, ne è rimasta decisamente spiazzata, anche se nei primi mesi ha sostenuto la cosa». Adesso, aggiunge Bizzi, i burocrati della Commissione Europea (dietro i quali agiscono «organizzazioni sovranazionali molto potenti, ma che perseguono fini diversi da quelli che hanno scatenato e inscenato la “pandemia”») temono il collasso dell’Unione e la fine dell’euro. «Stanno quindi facendo pressione sugli Stati membri per l’uscita da ogni “emergenza”: hanno infatti impedito il tentativo di un nuovo lockdown in Catalogna e stanno facendo emergere (seppur gradualmente e con cautela) le prove dell’inganno».Per Bizzi, si tratta di una guerra nelle alte sfere: «L’Italia era stata scelta come nazione-pilota per questo golpe mondiale, ed è per questo che la sceneggiata, qui, fino ad oggi ha retto molto più che in altri paesi. Mi auguro che adesso gli cada tutto addosso», conclude lo storico, secondo cui «tutto è talmente evidente, che chi non ci arriva ha gli occhi foderati di prosciutto». Il riferimento alla Suprema Corte tedesca è evidente: l’élite ordoliberista della Germania aveva ispirato la sentenza in cui, mesi fa, i giudici chiedevano al Parlamento di Berlino di opporsi alla Bce, impedendo a Christine Lagarde di assistere finanziariamente i paesi più in difficoltà dopo il lockdown (uno su tutti, l’Italia). Ora la stessa Germania, letteralmente travolta dalle proteste – un milione di manifestanti, a Berlino, contro un eventuale nuovo lockdown – frena anche sulle sanzioni all’Italia? E’ singolare, annota Bizzi, che sul segreto di Stato il governo Conte faccia retromarcia nel giro di poche ore, dopo lo spaventoso attentato di Beirut, in apparenza lontano: come se si cominciasse a prendere le distanze dai metodi della “regia occulta” dei grandi eventi, nel caso esistesse un collegamento tra i sovragestori del virus e quelli del terrorismo stragista.Non va dimenticato che proprio Israele – che a gennaio festeggiò l’omicidio a Baghdad del generale iraniano Qasem Soleimani, eroe della lotta contro l’Isis in Siria – è stato accusato da più parti di aver segretamente sostenuto le armate di tagliagole capeggiate da Abu Bakr Al-Baghdadi, poi bombardate da Putin con il consenso di Trump. Cessata l’emergenza Isis, è scattato l’allarme coronavirus, che ha letteralmente travolto l’Italia, prona ai diktat dell’Oms esercitati dagli alti burocrati inseriti nel governo Conte. La Casa Bianca ha reagito prima negando il proprio contributo economico all’Organizzazione Mondiale della Sanità, dominata dalla Cina e largamente finanziata da Bill Gates, e poi addirittura ritirando gli Stati Uniti dall’organizzazione sanitaria delle Nazioni Unite. Due gli scenari sotto osservazione: l’Italia beffata dal Recovery Fund e costretta a un autunno di crisi senza precedenti, a causa del perdurante rigore Ue, e dall’altra parte dell’Atlantico la corsa per le presidenziali americane, con Trump avverso al “partito del rigore sotto forma di coronavirus”. La lettura di Bizzi – l’Europa ora evita di dare il colpo di grazia all’Italia, dopo l’attentato a Beirut (e Conte ne trae le conseguenze, smentendo la sua linea di intransigenza sul segreto di Stato) – suggerisce che tutti questi eventi siano collegati tra loro, e che sia in atto una guerra tra due schieramenti: quello democratico starebbe “rimontando” su quello dittatoriale, che finora ha imbrigliato l’Italia sprofondandola nella paura e nel disastro economico.Svolta clamorosa nel caso del segreto di Stato posto dal governo sulle relazioni del Comitato Tecnico-Scientifico sull’epidemia da coronavirus: Palazzo Chigi ha infatti appena comunicato alla Fondazione Einaudi, che si era fatta carico della battaglia legale per rendere pubblico il contenuto della documentazione, la desecretazione dei dossier. Dopo il gravissimo e criminale attacco con droni e missile con testata termobarica su Beirut, scrive Nicola Bizzi sulla sua pagina Facebook il 5 agosto, ecco «un’interessante “svolta” nella giunta golpista italiota: questa mattina Conte afferma “Mai più lockdown”, Speranza nega la volontà del governo di imporre l’obbligo vaccinale e, ciliegina sulla torta, domani verranno desecretati i famigerati verbali del sedicente Comitato Tecnico-Scientifico. E, dalla Germania, un sospetto silenzio: nessuna nuova sentenza della Corte Costituzionale, che oggi doveva esprimersi su una decisione storica sulla sopravvivenza dell’euro. Si stanno rimescolando le carte sul tavolo molto velocemente». Quanto all’attentato in Libano, Bizzi – storico e editore di Aurora Boreale – ha le idee chiare: «L’attacco era stato annunciato cinque giorni fa dal ministro della difesa israeliano ed è stato ufficialmente rivendicato oggi per ben due volte da Netanyahu». Sincronicità: Israele, la Germania, Conte e il Covid. Tutto si tiene?
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Il silenzio di Mattarella, mentre Conte fa scempio dell’Italia
Chiamiamolo Mutarella, Sergio Mutarella. Unico paese europeo, coi tassi attuali più bassi di ricoverati e deceduti per il virus, l’Italia subisce dal governo in carica un provvedimento che non ha precedenti nella nostra storia repubblicana, nemmeno al tempo più acuto del terrorismo: il prolungamento dello stato d’emergenza. Non pochi costituzionalisti si espongono a dire che è una violazione della Costituzione, un abuso, un’inutile restrizione. Non c’è alcuna ragione sanitaria, confermano i medici e i virologi non allineati al potere politico-sanitario. In caso precipiti la situazione, si proclama lo stato d’emergenza. Ma tanti tacciono. Su tutti, tace lui, il Garante della Repubblica, il Custode della Costituzione, il Capo dello Stato Mattarella. I suoi silenzi sono la vera polizza di sopravvivenza per il governo cialtronesco del nostro paese. Quella polizza lui la firmò quando disse, minacciando non solo grillini e sinistre ma anche berlusconiani e renziani, che se fate cadere Conte non c’è che il voto. Paura, il voto. Allora, la paura del voto si combatte con la paura del virus. Il Parlamento ha così votato con l’emergenza l’autoconservazione del posto per molti di loro; l’annunciato soccorso dei berlusconiani si configura nella stessa specie. Poi c’è l’inefficacia dell’opposizione, l’assenteismo sospetto alla Camera.Ma la cosa più grave è il silenzio della Massima Carica prima che Conte portasse al voto sull’emergenza; il silenzio della Corte Costituzionale, e magari dell’Europa e le sue corti. Mattarella e la presidente della Corte Suprema Cartabia tacciono; sono le Zittelle, e non nel senso del romanzo di Tommaso Landolfi. Ma tutti stanno zitti se non dice nulla lui, il Presidente, che è anche un giurista. E il Presidente lascia che un improvvisato premier, dal curriculum taroccato, mai eletto in Parlamento e in altra assemblea elettiva, mai annoverato tra i tecnici e le risorse della Repubblica, che ha guidato due governi opposti, che porta a profitto individuale una tragedia nazionale, che governa a colpi di decreti, vanterie e conferenze stampa one-man-show, possa impunemente ridurre in cattività un paese, mettere sotto tutela la Democrazia e la Libertà, violare i diritti (altro che Orban) e firmarsi una proroga allo sfratto da Palazzo Chigi. Perché altra ragione non c’è all’emergenza, che tende a farsi stato d’eccezione, anticamera delle dittature. E se viene proclamato quando non c’è virulenza epidemica, figuriamoci cosa accadrà quando ci sarà davvero qualche avvisaglia.Non dite che lui magari dispone di informazioni a noi ignote; perché quei dati allarmanti non li hanno nemmeno Merkel e Macron, se non hanno proclamato lo stato d’emergenza, figuriamoci se ce li ha solo lui. La sua è una dittatura temperata dalla cialtroneria, finalizzata a conservarsi il posto più che a stravolgere il paese. Ma è una dittatura strisciante, come si dice dei vermi e delle forme implicite. Il silenzio di Mattarella è davvero assordante. È il silenzio sull’indecente gazzarra della magistratura e del Csm; il silenzio sullo scempio scolastico, unico paese in Europa a chiudere per primi e a non aprire ancora le scuola; il silenzio sugli sbarchi di clandestini, e di infetti, con cui saltano tutti i rigori invece pretesi per gli italiani. È il silenzio sul Parlamento esautorato a lungo, e a lungo oltraggiato, silenzio sulle esternazioni debordanti del premier o davanti a decreti che gridano vendetta davanti a Dio e alla Costituzione, alla logica e alla grammatica. Lui si palesa solo per premiare scrittori negazionisti delle foibe, per celebrare quasi ogni giorno la Shoah e magari qualche strage su cui si può imbastire la solita lettura.Qualcuno dice: ma lui è sobrio e taciturno, è siculo, non esterna, fa le cose nell’ombra, al riparo dalla ribalta. Vorrei crederci, me lo auguro, ma quando poi vedi che nulla cambia e nulla succede, quando vedi che Conte annuncia di voler prolungare l’emergenza e nessuno lo ferma, lui va in Parlamento e chiede il voto, allora hai l’impressione che la moral suasion di Mattarella, le sue pressioni sotterranee o sottocutanee siano inefficaci o addirittura inesistenti. Ci stiamo avvicinando alla sua scadenza al Quirinale e ci auguriamo che non gli rinnovino il mandato; ma quando si sentono i nomi alternativi, le manovre in corso, e il vuoto spinto del centro-destra sui nomi e le strategie, capisci che accadrà quel che accade ormai da decenni: sarà eletto un Presidente voluto dalla sinistra, non super partes; non un PdR ma un Pd, o paraggi. Diciamo un Pd filo-grillino, magari frutto di un patto obliquo con Berlusconi.Negli ultimi cinquant’anni è andata così: gli unici due presidenti che non obbedivano al coro guidato dalla sinistra, vale a dire Giovanni Leone e Francesco Cossiga, sono stati massacrati con un linciaggio mediatico-politico-giudiziario. Tutti gli altri, compreso il Presidente bigotto che veniva dalla Dc più conservatrice, Oscar Luigi Scalfaro, sono stati dalla parte opposta e non per la sola messaggeria istituzionale: hanno operato e manovrato in quella direzione, pilotando la nostra democrazia e i verdetti elettorali. Sandro Pertini fu più vicino ai comunisti che agli stessi socialisti da cui proveniva; Ciampi, almeno, fu corretto e infatti con lui un governo di centro-destra non fu rovesciato per ben cinque anni. Poi venne il gran manovratore Giorgio Napolitano e il gran silenziatore Mattarella. Il Quirinale è appannaggio della sinistra & C. Ed essendo la prima carica dello Stato, diventa il parametro per tutte le cariche decisive e l’arbitro di tutte le operazioni politiche e trame istituzionali. Infatti sono anni che il Pd perde le elezioni ma poi vince il governo, da un decennio c’è sempre un ribaltone e dopo un giro ce lo ritroviamo lì, al potere. Nel momento più difficile della nostra repubblica, al Quirinale hanno tolto il sonoro, ed è comparso Mutarella.(Marcello Veneziani, “Muratella”, da “La Verità” del 31 luglio 2020).Chiamiamolo Mutarella, Sergio Mutarella. Unico paese europeo, coi tassi attuali più bassi di ricoverati e deceduti per il virus, l’Italia subisce dal governo in carica un provvedimento che non ha precedenti nella nostra storia repubblicana, nemmeno al tempo più acuto del terrorismo: il prolungamento dello stato d’emergenza. Non pochi costituzionalisti si espongono a dire che è una violazione della Costituzione, un abuso, un’inutile restrizione. Non c’è alcuna ragione sanitaria, confermano i medici e i virologi non allineati al potere politico-sanitario. In caso precipiti la situazione, si proclama lo stato d’emergenza. Ma tanti tacciono. Su tutti, tace lui, il Garante della Repubblica, il Custode della Costituzione, il Capo dello Stato Mattarella. I suoi silenzi sono la vera polizza di sopravvivenza per il governo cialtronesco del nostro paese. Quella polizza lui la firmò quando disse, minacciando non solo grillini e sinistre ma anche berlusconiani e renziani, che se fate cadere Conte non c’è che il voto. Paura, il voto. Allora, la paura del voto si combatte con la paura del virus. Il Parlamento ha così votato con l’emergenza l’autoconservazione del posto per molti di loro; l’annunciato soccorso dei berlusconiani si configura nella stessa specie. Poi c’è l’inefficacia dell’opposizione, l’assenteismo sospetto alla Camera.
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Carpeoro: Paolo Borsellino avrebbe fatto crollare il mondo
Si torna a parlare del milione di dollari in contanti che sarebbero stati consegnati ai Nar da Licio Gelli alla vigilia della strage di Bologna, cioè poco prima del 2 agosto 1980. I Nar, Nuclei Armati Rivoluzionari (terrorismo “nero”) hanno avuto lo stesso ruolo delle Brigate Rosse: erano infiltrati, e sono stati strumento di una serie di pratiche eversive. Dietro a tutte quelle storie c’è l’operazione Stay Behind, quindi il generale Santovito e la mano di quel gruppo che oggi è rappresentato da Michael Ledeen. Il loro obiettivo era destabilizzare il nostro paese, perché in quel momento l’Italia era un laboratorio pericoloso: c’era un Partito Socialista che stava crescendo in un certo modo, e c’era un Partito Comunista che comunque si qualificava con un apparente, progressivo allontanamento dalle posizioni sovietiche. Tutte cose che, a certi gruppi reazionari americani, non convenivano. Ma quella sovragestione non è solo statunitense: è anche inglese, per esempio. Poi gli attentati eclatanti terminano, quando l’obiettivo viene raggiunto. Gradualmente, in Italia, i personaggi pericolosi vengono fatti fuori: Moro, Berlinguer (morto per i fatti suoi), Craxi. Dal dopo-Craxi, inizia un altro tipo di stagione, rappresentata da Romano Prodi, che dura tuttora.A quel punto, mi si domanda, non c’era più bisogno di attentati? Quelli attribuiti alla mafia erano dovuti a motivi contingenti, che poi sono cessati. Oggi, se vogliamo, Matteo Messina Denaro è un apostolo della stabilità politica esattamente come Romano Prodi. L’attentato a Falcone, però, non ha la stessa matrice di quello costato la vita a Borsellino: i due giudici sono morti per motivazioni diverse. Falcone è morto perché, nella sua posizione, era diventato ancora più fastidioso, sia per la mafia che per un certo assetto politico che c’era dietro alla mafia (per come veniva governata Palermo, per esempio). Borsellino invece è morto per una sua indagine precisa, che non doveva andare avanti. Riguardava una realtà finanziaria internazionale che, a seguito di quell’inchiesta, avrebbe comportato una specie di Giudizio Universale. Soldi che arrivavano in Italia per determinati scopi? Non solo: anche soldi che partivano, dall’Italia, per determinati scopi; soldi che partivano da tutto il mondo, sempre per determinati scopi. La maggior parte dei soldi, dopo gli anni Ottanta, sono arrivati dal traffico della droga. Il narcotraffico serve a fare soldi: tanti. E i soldi servono a diventare molto potenti, e a diventare intoccabili: definitivamente. Oggi è ancora parzialmente così.Falcone ha scrutato nel Deep State internazionale? Falcone era un uomo più strategico, Borsellino era un uomo più tattico. Dietro a ogni inchiesta di Falcone c’era comunque sempre una grande strategia, mentre Borsellino stava facendo un’inchiesta specifica, in senso pragmatico e con la capacità che lo catatterizzava. Borsellino, quando chiudeva un’inchiesta, non scriveva un capitolo della storia della mafia (quello lo faceva Falcone). Qual era il meccanismo scoperto da Borsellino? Aveva scoperto una struttura di sovragestione bancaria e finanziaria inimmaginabile. Era un flusso di soldi, da e verso l’Italia: quando servivano per fare cose in Italia, arrivavano in Italia; quando servivano per fare cose altrove, andavano altrove. Per scopi privati? Per causare cambiamenti politici? Dipende. Si può dire che l’annosa retorica sulle figure di Falcone e Borsellino serva un po’ anche a distogliere l’attenzione da quello che stavano veramente facendo. Tant’è vero che “l’agenda rossa” è sparita: e là dentro, Borsellino scriveva tutto.L’Italia però non è l’unico “laboratorio”, in questo senso: esperimenti importanti, riguardo alla modernizzazione della sovragestione e della mafia, sono stati condotti anche negli Usa, in Francia, in Germania. Probabilmente Craxi avrebbe rischiato la vita, se fosse rimasto al suo posto. Prodi, ricorda qualcuno, fu toccato dall’indagine “Why Not” di De Magistris, dopo che furono trovate delle carte Sim collegate a una loggia massonica di San Marino. Tutto vero, ma chi poi fermò De Magistris sbagliò il calcolo: come giudice era talmente incapace che non avrebbe creato problemi, se lo avessero lasciato andare avanti. Quelle scoperte da Borsellino sono le stesse realtà che denunciava Kennedy? Con alcune differenze: ai tempi di Kennedy, la situazione era un po’ diversa. Gratteri è in pericolo come Falcone e Borsellino? Probabilmente sì, anche se non sono in grado di certificarlo. Le mafie, si dice, sono ormai diventate un’unica entità; oggi c’è la globalizzazione: perché, riguardo alla mafia, non dovrebbe essere successa la stessa cosa? Attualmente il potere non appartiene a nessuno, in esclusiva; a detenerlo è una serie di trust e di organismi complessi, che costituiscono quella che io chiamo sovragestione.Prodi non è legato solo a Usa, Francia e Germania; collabora anche con la Cina. In questa sovragestione, la Cina ha il ruolo – di diritto – di un super-soggetto economico, che ha rivendicato il suo spazio e se l’è conquistato. Il suo peso, rispetto a quello degli Usa, dipende un po’ dai momenti: quattro o cinque anni fa contava di più. Nella sovragestione è compresa anche una parte del Vaticano, anche se il suo ruolo è ormai marginale rispetto a quello di vent’anni fa. Oggi il Vaticano è più debole, dal punto di vista del potere: ha sempre meno seguaci, e quindi in prospettiva anche meno risorse finanziarie. Quanto alla mafia, capace di firnare stragi e condurre trattative con lo Stato, è una struttura che è potuta crescere in assenza dello Stato. La figura ingombrante di Casalino, accanto a Conte? Fa parte dello specchio del degrado di questo paese: c’è uno specchio generale di degrado, nel quale anche la vicenda politico-personale di Rocco Casalino fa la sua porca figura. Il rapporto tra Conte e la sovragestione? Conte è un frutto della sovragestione. Lui lo sa? Penso di sì. L’appoggio vaticano di cui gode conta quanto il Vaticano oggi, cioè abbastanza poco, però Conte ne fa buon uso. E Mattarella? E’ sostanzialmente una persona per bene, che per una serie di motivi ha comunque fatto delle scelte che io non condivido.(Gianfranco Carpeoro, dichiarazioni rilasciate nell’ambito della conversazione web-streaming “Carpeoro Racconta”, con Fabio Frabetti di “Border Nights”, su YouTube il 26 luglio 2020. Scrittore e saggista, eminente simbologo e autore di volumi come “Dalla massoneria al terrorismo” uscito nel 2016 per Revoluzione, sei mesi fa Carpeoro si era già espresso sulla fine di Borsellino, affermando che il magistrato aveva scoperto un flusso di denaro mafioso utilizzato per finanziare importanti politici del Nord Europa, perché usassero l’Ue in chiave anti-italiana).Si torna a parlare del milione di dollari in contanti che sarebbero stati consegnati ai Nar da Licio Gelli alla vigilia della strage di Bologna, cioè poco prima del 2 agosto 1980. I Nar, Nuclei Armati Rivoluzionari (terrorismo “nero”) hanno avuto lo stesso ruolo delle Brigate Rosse: erano infiltrati, e sono stati strumento di una serie di pratiche eversive. Dietro a tutte quelle storie c’è l’operazione Stay Behind, quindi il generale Santovito e la mano di quel gruppo che oggi è rappresentato da Michael Ledeen. Il loro obiettivo era destabilizzare il nostro paese, perché in quel momento l’Italia era un laboratorio pericoloso: c’era un Partito Socialista che stava crescendo in un certo modo, e c’era un Partito Comunista che comunque si qualificava con un apparente, progressivo allontanamento dalle posizioni sovietiche. Tutte cose che, a certi gruppi reazionari americani, non convenivano. Ma quella sovragestione non è solo statunitense: è anche inglese, per esempio. Poi gli attentati eclatanti terminano, quando l’obiettivo viene raggiunto. Gradualmente, in Italia, i personaggi pericolosi vengono fatti fuori: Moro, Berlinguer (morto per i fatti suoi), Craxi. Dal dopo-Craxi, inizia un altro tipo di stagione, rappresentata da Romano Prodi, che dura tuttora.
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Dylan, Draghi e l’inferno Covid. Magaldi: presto la verità
«Forse gli italiani se lo meritano, un governo che li chiude in casa per un allarme gonfiato, poi li rovina economicamente lasciandoli senza soldi e li prende in giro fino alla fine, con promesse favolose, fino al miracolo (inesistente) dei mitici aiuti dell’Unione Europea: poche briciole che costeranno un prezzo salatissimo, e che arriveranno – forse – tra un anno, a piccole rate, quando ormai il peggio ci sarà crollato addosso, a partire dalle prossime settimane». Tanta amarezza, da parte di Gioele Magaldi, viene dall’impietosa fotografia degli ultimi mesi, che si prolunga nel cuore dell’estate: «Vedo ancora in giro gente con indosso la mascherina: c’è chi se la mette per passeggiare all’aperto, e chi la tiene sul viso mentre guida l’auto, da solo». Follia? E’ il risultato della micidiale manipolazione messa in atto, a tambur battente, dallo scorso febbraio. La paura di un virus ormai spento e debellato dai medici con terapie efficaci, ma tuttora presentato come minaccia invincibile. «C’è chi insiste nell’evocare “seconde ondate”, anche se persino il telegiornale di “Sky” ha ammesso che l’epidemia è praticamente finita». Gli italiani? «In maggioranza, hanno accettato di subire restrizioni spesso assurde, non motivate da alcuna ragione medica».
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“Science”: liberi di tornare a scuola, più benefici che rischi
E se la chiusura delle scuole facesse più male che bene? Se lo chiedono pediatri ed educatori del Regno Unito che, in una lettera aperta firmata da più di 1.500 membri del Royal College of Paediatrics and Child Health, scrivono: «Continuare a tenere chiuse le scuole lascerebbe segni indelebili a un’intera generazione». Certo c’è l’educazione virtuale, ma è ben lontana da quella vera – dicono – e costringe molti genitori a lasciare il lavoro per prendersi cura dei bambini. Così in 20 paesi le scuole le hanno riaperte ai primi di giugno: altri, invece (Taiwan, Nicaragua e Svezia) non le hanno chiuse mai: bambini liberi di giocare, con le mascherine o senza. “Science” ha voluto vederci chiaro, studiando le riaperture di Sudafrica, Finlandia e Israele. «È venuto fuori che i bambini più piccoli raramente contraggono l’infezione e si contagiano l’un l’altro, ed è ancora più raro che si portino il virus a casa al punto da infettare i familiari», scrive Giuseppe Remuzzi sul “Corriere della Sera“. Assicura Otto Helve, infettivologo e pediatra finlandese: «Tutti quelli che hanno riaperto hanno potuto constatare che i benefici sono molto maggiori dei rischi».
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Casta italiana, predoni stranieri e applausi (cretini) a Conte
Avete fatto i conti, prima di applaudire Conte? Certo che no: il consenso al potere si costruisce abbindolando quelli come voi, ma qualcuno li ha fatti: gli aiuti valgono lo 0,015% del bilancio dello Stato (che è di 900 miliardi), pari allo 0,0075 del Pil (1.800). Infatti lo Stato nei prossimi anni emetterà circa 300 miliardi di titoli pubblici all’anno, perlopiù per sostituire quelle in scadenza e per il resto per l’accresciuto fabbisogno. E allora 210 miliardi in 7 anni significa 30 miliardi all’anno, cioè 1/30 del bilancio statale e 1/10 delle nuove emissioni, che pagano l’1% annuo circa di interesse. Dunque se l’Ue ci presta 30 miliardi l’anno allo 0,5%, risparmiamo di interessi 150 milioni l’anno, appunto lo 0,015 del bilancio statale, e questo è il successo di Conte. Ve le dicono queste cose, queste cifre, i giornalisti-per-cretini? Cioè quelli seri, professionisti, europeisti? L’unica via di uscita (entro questo sistema monetario basato sulla moneta-debito) è una banca centrale sottoposta allo Stato, la quale monetizzi e cancelli i debiti pubblici e privati tempestivamente, non iniziando un anno dopo. Ma bisogna avere lo Stato e la banca centrale diretta dallo Stato, come hanno Usa e Giappone, mentre la costruzione europea è la distruzione degli Stati e la privatizzazione della banca centrale.Per questo, essa è il problema, anzi la causa del problema, non la soluzione, anche con i suoi tempi biblici che lasciano moltiplicarsi i mali prima di iniziare a reagire, mentre uno Stato, e solo uno Stato, può reagire tempestivamente. Sapete, poveri allocchi, che i 210 miliardi non sono in cassa ma devono essere prima presi a prestito sui mercati? Sapete che di essi 120 sono da restituire con interessi? Sapete che arriveranno dal 2021, e in 7 rate annuali, se arriveranno? Perché tutto è condizionato all’approvazione dei piani di spesa del governo italiano da parte della Commissione Europea e di ogni singolo membro, il quale ha quindi il diritto di veto, perché si dovrà decidere all’unanimità? Sapete che cosa vorrà dire ciò? Che Francia, Germania e altri potranno ricattare l’Italia condizionando l’erogazione di ogni rata degli ‘aiuti’ a cedimenti dell’Italia a loro vantaggio: cedere interessi petroliferi in Libia, per esempio, o permettere la scalata delle imprese nazionali strategiche rinunciando a scalare quelle dei paesi forti. Grazie, Conte! Sapete che il governo italiano finora ha usato gli scostamenti di bilancio per la spesa corrente, non per gli investimenti e le riforme, e che nonostante ciò la cassa integrazione è arrivata a pochi lavoratori, e molti sono alla fame?Sapete che i tempi tra la allocazione e l’effettiva spendita non saranno brevi, dureranno probabilmente più di un anno, in media. Insomma, fra un notevole lasso di tempo si vedrà se e quanto di questi aiuti verrà ricevuto ed effettivamente impiegato e a vantaggio di chi? Voi credete di essere tra i beneficiari? Che ve ne verrà in tasca qualcosa? Sapete che le condizionalità del recovery fund obbligano a usare il fondo non per sostenere le famiglie ridotte alla fame, non per gli investimenti di cui l’Italia avrebbe bisogno (assetto idrogeologico, infrastrutture, ricerca), ma per investimenti ‘ideologici’ di scarsa o nulla capacità efficientante, se non addirittura controproducenti, quali la cosiddetta energia verde e la digitalizzazione? Converrebbe finanziarsi attraverso la Bce, a questo punto, rinunciando a quel minimo risparmio sugli interessi in cambio della libertà di spendere i soldi nel modo più conveniente. Certo è che ora i paesi frugali e quelli che, dietro di essi, si atteggiano a solidali, hanno ricevuto da Conte, illusionista e traditore politico, uno strumento pluriennale, definibile ‘guinzaglio’, con cui ricattare e dirigere la politica italiana, con cui veramente azzerare il residuo di sovranità nazionale è popolare, nell’entusiasmo del popolo bue, che non controlla i numeri.Già si anticipa che le loro richieste saranno di taglio della sanità, delle pensioni e di altre spese sociali. Tagliare le pensioni d’oro e alzare l’età pensionabile può essere ingiusto ma indispensabile, mentre giusto e indispensabile è abolire il reddito di cittadinanza. Però la minaccia è un’altra, è il vero interesse dei paesi frugali e di quelli egemoni al riguardo dell’Italia. Secondo voi, il loro interesse è quello di renderla efficiente, competitiva, forte, quindi in grado di contendere a loro fette di mercato e di trattenere le sue aziende, le sue tecnologie, i suoi capitali, oppure è l’opposto, cioè di indebitarla, indebolirla, e costringerla a cedere i suoi assets migliori tra quelli rimasti e a non fare concorrenza? La storia europea è tutta in questo secondo senso. E d’altra parte, come cercheranno di usare questi soldi i partiti di governo? Essenzialmente per comprarsi i voti necessari per le prossime elezioni politiche e, ancora prima, per le amministrative. Ne hanno per 7 anni! Ma per incassare le rate, dovranno fare i bravi europeisti e svendere l’Italia agli euro-padroni. Bravo, Conte! Hai battuto Monti!Il compromesso naturale tra questi due interessi (quello dei partners europei e quello dei partiti di governo) è che al governo italiano sia consentito di spendere a pioggia in funzione elettorale, quindi fare spesa corrente e improduttiva o a spreco, lasciando così il paese in condizione di competitività decrescente con crescente difficoltà a pagare i suoi debiti, in modo che i capitali stranieri possano fare man bassa fino all’ultimo. Inevitabilmente la maggioranza ha come priorità l’usare il denaro per comperare voti e consensi, e non il rendere efficiente il paese. E’ inevitabile, perché questo e solo questo è il modo in cui da sempre in Italia i partiti comprano e gli elettori vendono il consenso. Il consenso viene da mangiatoie elettorali di parassitismo, di dipendenti inutili o non lavoranti, di falsi invalidi, di imprese sussidiate. E’ un sistema inveterato di produzione del consenso e della legittimazione politica, che ho descritto in “Le chiavi del potere” (Aurora Boreale), che non si cambia e non si può cambiare per decreto, o nel corso di una legislatura, ancor meno in un anno, e la classe politica non può cercare di cambiarlo perché essa è il prodotto di questo sistema, è stata selezionata ed educata da esso, e non ha una cultura diversa.Neanche saprebbero da dove cominciare, per rendere efficiente il paese. E’ un problema che non si è mai posto a loro. Se si volesse rendere efficiente l’Italia e la spesa pubblica nazionale, allora bisognerebbe sostituire una casta stimata tra 400.000 (Stella e Rizzo) e 1.200.000 persone (Pannella), e lasciare senza stipendio e senza pensione milioni di persone, quasi tutte nel Meridione e a Roma, e ciò non è fattibile. La casta comprende anche la magistratura e gli alti gradi delle forze dell’ordine delle forze armate, e nessuno la sostituisce, nessuno può riformare (realmente) la giustizia o la pubblica amministrazione, perché è così come sono, che esse rendono alla casta in termini di profitto e potere. Perciò il punto di incontro tra gli interessi della partitocrazia italiana e dei predoni stranieri è praticamente predeterminato.(Marco Della Luna, “Applausi cretini per Conte”, dal blog di Della Luna del 23 luglio 2020).Avete fatto i conti, prima di applaudire Conte? Certo che no: il consenso al potere si costruisce abbindolando quelli come voi, ma qualcuno li ha fatti: gli aiuti valgono lo 0,015% del bilancio dello Stato (che è di 900 miliardi), pari allo 0,0075 del Pil (1.800). Infatti lo Stato nei prossimi anni emetterà circa 300 miliardi di titoli pubblici all’anno, perlopiù per sostituire quelle in scadenza e per il resto per l’accresciuto fabbisogno. E allora 210 miliardi in 7 anni significa 30 miliardi all’anno, cioè 1/30 del bilancio statale e 1/10 delle nuove emissioni, che pagano l’1% annuo circa di interesse. Dunque se l’Ue ci presta 30 miliardi l’anno allo 0,5%, risparmiamo di interessi 150 milioni l’anno, appunto lo 0,015 del bilancio statale, e questo è il successo di Conte. Ve le dicono queste cose, queste cifre, i giornalisti-per-cretini? Cioè quelli seri, professionisti, europeisti? L’unica via di uscita (entro questo sistema monetario basato sulla moneta-debito) è una banca centrale sottoposta allo Stato, la quale monetizzi e cancelli i debiti pubblici e privati tempestivamente, non iniziando un anno dopo. Ma bisogna avere lo Stato e la banca centrale diretta dallo Stato, come hanno Usa e Giappone, mentre la costruzione europea è la distruzione degli Stati e la privatizzazione della banca centrale.