Archivio del Tag ‘George Orwell’
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Nuovo Ordine Mondiale, i boss del web e la grande politica
Stati transnazionali? Religioni più o meno laiche? Modelli di comportamento e lifestyle globalizzati? Lobby e gruppi di pressione? Facebook e Youtube, i due grandi social network che “autodichiarano” di aver superato la mitica soglia del miliardo di membri, stanno modificando alcuni aspetti della geopolitica mondiale e in particolare della politica in Usa. Secondo Glauco Benigni, questi due giganti non sono più definibili semplicemente “comunità digitali”, perché il comportamento dei loro membri – e dei loro proprietari – li rende trasmutabili in altre macroentità. Ai membri, l’ingresso nella “nazione” digitale conferisce di fatto uno status che prima non esisteva: «Aprire un account è come ottenere una carta d’identità, una sorta di passaporto. E soprattutto aderire, quasi sempre beotamente, alla mappata di “terms and conditions”, significa accettare una Costituzione che di democratico ha ben poco. Se ci fosse una Costituzione da Nuovo Ordine Mondiale, sarebbe questa».
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Social network, 007 e agenzie-spia: siamo tutti schedati
Allegri: siamo tutti schedati. «Qualche tempo fa in Internet ho letto una notizia molto inquietante: a Lugano esiste una società che scheda ogni italiano il cui nome appare su un giornale o in un atto pubblico», racconta Loris Mazzetti, già braccio destro di Enzo Biagi. «Facendo una ricerca dettagliata scopro che in Europa vi sono diverse società che di nascosto lavorano sui dati di siti considerati socialmente utili. L’americana Fbi lo sta facendo da anni, ha superato i 150 milioni di persone schedate e da tempo sta immettendo nella banca dati oltre alle impronte digitali anche le foto delle persone». Solo in Italia, Facebook ha oltre 23 milioni di iscritti, nel mondo supera il miliardo. E ogni utente immette le proprie foto e quelle degli amici. «I servizi segreti, che non devono chiedere il permesso per entrare nella società di Mark Zuckerberg, hanno nel social network una base informativa straordinaria».
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Grazie alla Corea del Nord, gli Usa accerchiano la Cina
Cosa conta di più: un missile-bluff da sparare nell’oceano o i tremila miliardi di debito americano detenuti da Pechino? Più che a una improbabile guerra termonucleare, ci stiamo avvicinando al 2017. E’ la data entro la quale – secondo il Progetto per il Nuovo Secolo Americano redatto dalla destra statunitense nel ’98 – la Cina diverrà l’avversario col quale gli Usa si scontreranno. Secondo Giulietto Chiesa, è illuminante l’enfasi con cui i media occidentali drammatizzano la crisi nordcoreana, come se davvero Pyongyang rappresentasse una minaccia per la sicurezza del mondo: «Alla prima mossa sbagliata, la Corea del Nord verrebbe incenerita in dieci minuti: e questo lo sanno perfettamente sia Kim Jong Un che i suoi generali». Il giovane dittatore? «E’ un demente, ma non un suicida: sta solo tirando la corda per poi trattare aiuti per il suo popolo affamato». Un gioco pericoloso? Sì, ma non per la Corea né per gli Usa: perché a rischiare è il potente vicino, la Cina.
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Orwell: il futuro è uno scarpone che ci calpesta, per sempre
Televisione, manipolazione, social media. Fobie, terrorismo psicologico, crisi economica mondiale e disinformazione martellante: “La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”. «Non è affatto una coincidenza che oggi ci vengano dette queste stesse cose, e di continuo». Le scrisse nel lontano 1948 lo scrittore inglese George Orwell: «Lo Stato orwelliano del Grande Fratello è tra noi, ora, con un Programma volto a imporre soppressione e controllo in dosi sempre più massicce, fino all’instaurazione delle tecniche più estreme», sotto gli slogan che dominano un mondo ridotto a puro incubo totalitario. Sono passati più di sessant’anni da quando Orwell pubblicò il suo romanzo profetico, “1984”. E alla luce degli eventi odierni, sostiene il blog “Informare per Resistere”, non c’è momento migliore per ricordare a noi stessi che ci stiamo rapidamente dirigendo verso l’allucinazione così magistralmente descritta in quel libro.
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Silenzio su Eurogendfor, la strana super-polizia europea
Si chiama Eurogendfor: una sigla apparentemente innocua, per quella che in italiano diventa “Gendarmeria europea”. Circondata dallo strano silenzio della stampa, il nostro Parlamento ha ratificato l’oscuro Trattato di Velsen, che il 18 ottobre 2007 ha istituito questa strana gendarmeria: una forza militare sub-europea indipendente. Ne fanno parte i paesi dotati di polizia militare: Francia, Spagna, Portogallo, Olanda e Italia. Secondo il Trattato, Eurogendfor è una sorta di super-polizia sovranazionale a disposizione dell’Unione Europea, dell’Ocse, della Nato. Una task-force rapidamente schierabile, composta esclusivamente da elementi delle forze di polizia con status militare, per la gestione delle crisi e dell’ordine pubblico. In Italia è previsto che in futuro sparirà addirittura l’Arma dei carabinieri: in parte gli effettivi saranno assorbiti dalla polizia, in parte da Eurogendfor.
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Riforma? No, truffa. Ma la legge siamo noi: cacciamoli
Oggi voglio parlarvi di una truffa e di una aggressione di cui sono vittime milioni di italiani, in queste ore. Chi sono i truffatori? Si chiamano: Bersani, Alfano, Casini. Chi sono gli aggressori? Monti e Fornero – come simboli, diciamo; tanto per non far nomi. Che cos’è questa truffa? E’ la cosiddetta riforma del lavoro. Riforma? Questo è un classico esempio della neo-lingua di Orwell. Una volta, “riforma” significava: cambiamento in positivo. Adesso, “riforma” significa: aggressione. Questa riforma è un’aggressione, ma la chiamano riforma. La cosa che colpisce più di tutte è la pantomima alla quale stiamo assistendo, con la complicità naturalmente di gran parte dei media – ma questo ormai è scontato, e chi mi segue sa che io considero il “mainstream” la cloaca nella quale è stata gettata la democrazia italiana.
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Giulietto Chiesa: licenziamo il ricattatore inviato dalla Bce
Monti è stato chiaro: «Se la riforma non è condivisa, ci facciamo da parte». Capisco che questa dichiarazione indica una difficoltà. Il signor Monti comincia a capire che la cura che sta cercando di imporre all’Italia non sarà facilmente accettata, le resistenze stanno apparendo e non sono soltanto delle resistenze della strana coalizione che lo sostiene, ma sono resistenze che vengono dal Paese reale e che indicano l’insopportabilità, per la gran parte della popolazione, di una cura come quella che lui e l’Europa vorrebbero imporci. Dunque, credo che sia il segno di una profonda debolezza strategica. Siccome Monti è persona intelligente, non credo che spenda inutilmente parole in questa direzione se non perché avverte un serio pericolo. Ci ricatta, sostanzialmente.
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Attenti: il Grande Fratello sa già dove saremo domani
Non si è ancora spento il clamore per la registrazione dei nostri movimenti in un file nascosto dell’iPhone, e già un’altra notizia lo scavalca: come ha fatto la polizia olandese a piazzare gli autovelox esattamente dove i limiti di velocità vengono più violati? L’ha scoperto il quotidiano “Algemeen Dagblad”: la società TomTom ha fornito al governo olandese i dati sulla velocità degli automobilisti raccolti dai suoi sistemi di navigazione gps, e la polizia se ne è servita per identificare i punti “caldi”. Ossia per prevedere ciò che sarebbe avvenuto.
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Scandalo Facebook: paghiamo chi parla male di Google
Altro che la lotta per la poltrona di primo cittadino di Milano, con il suo codazzo di squallore e piccinerie. Quando si tratta di colpi bassi, le grandi società della Silicon Valley non sono seconde a nessuno. Una notizia così clamorosa come quella emersa in queste ore però è qualcosa di inedito anche per il settore It: Facebook, secondo quanto riporta il magazine The Daily Beast, avrebbe assoldato la celebre agenzia di Pr Burson-Marsteller per denigrare il grande rivale Google. Burson Marsteller sarebbe stata incaricata di mettere a libro paga dei blogger particolarmente noti, proponendo loro di firmare dei pezzi “a tema” riguardanti presunte minacce procurate dalla Grande G alla privacy dei propri utenti.
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Orwell, i “nuovi” video e la fabbrica degli Osama
I nuovi “video di Bin Laden” rilasciati dal Pentagono sono una favola. Nelle favole di un tempo a un certo punto irrompeva il bambino che con il suo candore scopriva il male e il bene, il giusto e l’ingiusto, il vero e il falso. Era quel bambino a urlare che «il re è nudo», con una verità semplice e affilata, che risuonava davanti a un pubblico, spezzava l’incantesimo dei tanti che lodavano i vestiti inesistenti del sovrano. Il dramma dell’era di Photoshop è che l’urlo si perde nel rumore di fondo delle Tv e dei giornalisti alla Giovanna Botteri del Tg3, incapaci di un’ombra di dubbio, meri amplificatori degli uffici stampa del potere. Eppure il punto di rottura della menzogna non può essere rinviato, almeno finché siamo tenuti a credere il verosimile. Ora, non è verosimile che quello lì sia Osama Bin Laden.
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Kusturica: media e Hollywood mentono, siamo tutti sconfitti
All’inizio del secolo scorso eravamo tutti convinti che l’arte dei grandi, da Joyce a Proust, a Picasso, ci stesse preparando a una rivoluzione dello spirito. Ma davanti all’attuale produzione cinematografica si ha l’impressione di essere riprecipitati a fine Ottocento. Il nostro tempo è saturo: di originali, di esclusive, di brevetti. Inutile tentare di essere inediti. Tarantino funziona perché replica: ricombina e rimette in modo meccanismi, ingranaggi d’una tradizione antica, ben rodata.
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Le illusioni del Muro, la crisi e i profeti dell’austerità
La cosa che dovrebbe, più d’ogni altra, attirare l’attenzione degli organizzatori delle mille e una manifestazioni celebrative per la caduta del muro di Berlino è il fatto che venti anni fa le aspettative, le ipotesi sul futuro che sarebbe venuto, il cambio della storia che ci si accingeva a sperimentare, erano completamente sbagliate. Nulla di ciò che fu allora scritto, esaltato, immaginato, supposto, elucubrato, sperato o temuto, si è realizzato. Ecco un modo interessante, forse l’unico veramente interessante, di commemorare la caduta del muro.