Archivio del Tag ‘Gad Lerner’
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Prima rubano, poi chiedono il conto: l’Islanda non ci sta
«Mi chiamo Hordur Torfason, sono un artista indipendente islandese. Penso che parte del mio lavoro di artista sia anche combattere il cattivo uso del potere». A 66 anni, Hordur Torfason è diventato il leader della rivoluzione silenziosa contro la finanza globale. E’ successo in Islanda: 320.000 abitanti su una superficie grande un terzo dell’Italia. Nell’ottobre del 2008, falliscono le tre maggiori banche del paese: travolte dalla crisi dei subprime, non riescono a ripagare i creditori stranieri e vengono nazionalizzate dal governo del conservatore Geir Harde. Come da prassi, il governo in bancarotta accetta gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea per far fronte ai debiti: 3,5 miliardi di euro che intende chiedere agli islandesi con una manovra fiscale da 100 euro al mese a famiglia per 15 anni. Ma alla socializzazione del debito, l’Islanda risponde di no.
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La Bce finge di aiutarci: rifiutiamoci di pagare il debito
Diritto alla bancarotta, perché la moneta è un bene comune: solo il diritto all’insolvenza degli Stati potrebbe smontare il potere finanziario, che non è affatto neutrale ma è costituito da un super-cartello di 10 istituti di credito che da soli detengono l’87% del debito italiano e, con la complicità della Bce, sono interessati a protrarre all’infinito l’attuale situazione di difficoltà, purché innaffiata con miliardi di euro estorti alle famiglie attraverso manovre come quella di Tremonti. Vie d’uscita? Un’altra Europa, politicamente unita e democratica, dotata di una politica fiscale unitaria. Solo così si potrebbe contrastare lo strapotere della finanza mondiale, che vive di speculazione ed è grande otto volte l’economia reale, ormai paralizzata dai signori della crisi.
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Lerner: Emilio Fede e Tg4, assuefazione alla menzogna?
Non ho mai creduto giusto che per fare il giornalista uno debba essere per forza iscritto all’Ordine professionale, dunque non starò a chiedermi cosa ci faccia ancora Emilio Fede fra gli iscritti a una corporazione che si vanta di tutelare la deontologia professionale. Invece credo molto nella dignità del lavoro, cui ciascuno di noi aspira. E allora vorrei rivolgere una sommessa domanda ai miei colleghi giornalisti di Mediaset, e in particolare a quelli del Tg4. Com’è possibile per voi tenervi un direttore come Emilio Fede senza reagire, cioè senza chiederne a viva voce l’immediata rimozione? Non ci tenete alla vostra credibilità?
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Gad Lerner: pagare le tasse a chi, a una banda di ladri?
La stangata di ferragosto promulgata con il “cuore che gronda sangue” dal commediante che ci governa, non era inevitabile. Provvedere a una gestione risoluta dei conti pubblici nel precedente triennio della crisi mondiale, anziché inscenare la recita compiaciuta di una nostra falsa buona salute, ci avrebbe risparmiato questo tardivo e disperato ricovero in pronto soccorso. Ora pagheremo, e salato. Per di più con l’odiosa sensazione di pagare a dei ladri, visto che nel frattempo continuano a uscire le notizie dei bonifici da milioni di euro in ballo fra compari d’affari e politica: da Berlusconi a Dell’Utri; da Angelucci a Verdini; e compagnia bella.
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Lerner: politica ipocrita, val Susa calpestata da 22 anni
Perché i sessantamila abitanti della Val di Susa, in netta maggioranza contrari, e per ottimi motivi, all’enorme cantiere dell’Alta Velocità, si sono ritrovati di fianco gli alleati peggiori, cioè i violenti militarizzati decisi allo scontro con le forze di polizia? Risposta: perché da 22 (ventidue) anni le forze politiche nazionali derubricano a «fastidi limitati» l’impatto che l’ennesima perforazione della montagna comporterà sulla popolazione locale. Non solo per deturpazione ambientale e stravolgimento delle abitudini di vita, ma anche per incremento (già tristemente verificatosi) delle malattie tumorali; in una zona che ha già pagato, con i tunnel ferroviari e autostradali del Frejus, un prezzo altissimo al cosiddetto progresso, senza riceverne contropartite adeguate.
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Strauss-Kahn: sesso e potere, fine dell’impunità del boss
Fioriscano pure le solite teorie del complotto teso dagli avversari politici. Non mancherà chi intraveda l’ombra di un rivale per l’Eliseo, o di un banchiere insofferente alle nuove regole della finanza mondiale, che avrebbero gettato un’”esca” nella persona dell’esperta cameriera trentaduenne del Sofitel di New York, ben conoscendo le debolezze del loro bersaglio Dsk… Ma intanto la novità positiva è che nel nostro mondo contemporaneo quelle “debolezze” cominciano a essere chiamate con un altro nome, in assenza di consenso fra partner: comportamenti criminali.
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Barabba, il sogno anarchico del vino di Gad Lerner
Montaldo Cerrina è un posto lontano da tutto, anche per un piemontese. È in provincia di Alessandria, incuneato in una zona che non è semplice raggiungere da nessuna delle principali città della nostra regione. Questa è la sua debolezza, ma anche la sua forza. Qui, infatti, il tempo pare essersi fermato. Le colline, molto boscose, sono rimaste intatte. Il paesino, fatta eccezione per quattro ville disegnate da qualche architetto o geometra dalla vena particolarmente creativa, pare uscito da una vecchia cartolina degli anni Cinquanta. Una sola strada lo attraversa perdendosi nelle campagne e nelle sparute vigne che hanno resistito all’abbandono post bellico.
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Lampedusa, gli impresari della paura rimpiangono i dittatori
Turbati da una rivoluzione araba che sovverte la loro visione del mondo, alcuni ministri italiani si sono trasformati in profeti di sventura. E subito i giornali governativi hanno cominciato a suonare le campane a morto. Mentre Frattini sparava cifre a casaccio su «un’invasione di 300 mila profughi», La Russa e Maroni abusavano dei sacri testi per evocare un “Esodo biblico”, giungendo martedì scorso a fantasticare di “Tsunami umano”. Rileggere in sequenza i titoloni di prima pagina de “La Padania” aiuta a comprendere lo stato d’animo di costernazione con cui i nostri governanti vivono questi cambiamenti storici, percepiti nel resto d’Europa come rischiosi, certo, ma potenzialmente benefici.
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Il Giornale? Per favore, non straparlate di libertà di stampa
«La Marcegaglia ci ha rotto i coglioni», dice testualmente Vittorio Feltri, direttore editoriale del “Giornale”, ribadendo la sua tesi difensiva: nessun ricatto alla presidente di Confindustria, che oltretutto «è ogni giorno in televisione e ripete solo banalità»: quando il vicedirettore del “Giornale”, Nicola Porro, parlando con l’addetto stampa della Marcegaglia lo avvertiva che avrebbero «rotto il cazzo» alla presidente, spostando «i segugi» da Montacarlo a Mantova, per un «super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcegaglia», è evidente – dice Feltri – che Porro scherzava, «cazzeggiava». Peccato che Emma Marcegaglia non l’abbia “capito”, al punto da rivolgersi alla magistratura dichiarando di sentirsi minacciata. Di qui la perquisizione alla redazione del “Giornale”, che ha scatenato furiose polemiche.
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Barzellette sulla Bindi? Lerner: candidiamola premier
«Sono convinto che Rosy Bindi sia la candidata più autorevole e competitiva che il Pd possa offrire oggi per la guida del governo del paese». Gad Lerner non ha dubbi: «Anche l’ultima barzelletta (con annessa bestemmia) contro la Bindi, rivelatrice di una vera e propria ossessione berlusconiana, mi conferma nell’opinione che ho espresso pubblicamente a Pierluigi Bersani domenica scorsa a Milano Marittima». E’ lei «la migliore candidata possibile» per contrastare il potere di un premier forse al tramonto ma ancora forte, mentre l’opposizione è sempre in affanno, nel tentativo di mettere insieme centristi e sinistra.
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Fini sul web e il fango offshore del boss incarognito
La commedia dell’assurdo della politica italiana ha toccato il suo culmine. Fini ha una famiglia arraffona che lo mette in forte difficoltà, d’accordo. Ma mettiamo pure che l’appartamento di 60 metri quadri a Montecarlo risulti di proprietà del cognato (fa perfino ridere che gli equilibri del paese ruotino attorno a un così modesto interrogativo) e perciò Fini lasci la presidenza della Camera. E poi? Mi dite che succede poi? L’ho già scritto: piazzate pure un Cicchitto al posto di Fini, cosa cambia?
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Fini si è sdoganato da solo e ora deberlusconizzerà l’Italia
Nessuno più di Berlusconi poteva rimettere in gioco una destra missina ridotta a pura testimonianza, ma solo Gianfranco Fini ha potuto “sdoganarla” davvero, quella destra, riempiendola di nuovi contenuti politici anche a costo di strappi dolorosi. Dal magazine della fondazione “Farefuturo”, Filippo Rossi è netto: «Il vulnus del rapporto tra destra e uomo di Arcore è tutto lì. In quella stupidissima e pericolosissima bugia che vuole Berlusconi unico splendido magnifico sdoganatore della destra italiana. Una bugia perfida che nasconde una semplice verità: la destra italiana si è sdoganata da sola, con mille difficoltà, con tanta sofferenza, con la politica, quella vera. E non con la declinazione aziendalista che abbiamo tutti conosciuto in questi anni».