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Negazionisti al potere: oscurano le terapie anti-Covid
“L’opera buffa che l’Europa non ci perdona”, titola Massimo Giannini il 31 gennaio sulla “Stampa”, che l’indomani – con una foto che mostra finalmente gente a spasso per strada (sia pure imbavagliata nelle mascherine) – rilancia l’allarme di Agostino Miozzo, coordinatore del Cts: “Niente assembramenti, o la curva riparte”. Due titoli che, da soli, riassumono il mondo parallelo in cui vivono i grandi media, massimi portavoce della nuova religione basata su due dogmi fasulli eppure intoccabili. Il primo: l’Unione Europea e l’Europa sono la stessa cosa, per cui l’Europa (cioè l’Unione Europea) ha sempre ragione, e l’Italia sempre torto. Il secondo: l’epidemia di coronavirus è realmente apocalittica e inarrestabile, non esistono terapie efficaci per guarire dal Covid; la diffusione dei contagi è un male, l’unico rimedio è la clausura, e la colpa del disastro è da imputare soprattutto ai cittadini. Questo il ragionamento offerto: se gli italiani rimettono il naso fuori di casa, e i contagi riprendono a crescere, l’unica soluzione è richiudere tutto – a oltranza, anche per sempre – mentre il paese nel frattempo crolla. L’altra notizia è che questo mare di falsità continui a circolare, dopo un anno di libertà negate e democrazia sospesa.Il nostro primo nemico sono i media, ha detto Donald Trump nel suo ultimo discorso alla Casa Bianca. Quello di Trump resta un nome divisivo: in tanti considerano ancora una specie di rozzo outsider, un quasi-mascalzone, il presidente sconfitto dal voto postale arrivato fuori tempo massimo, e “aggiustato” col favore delle tenebre dal sistema digitale Dominion. Vent’anni fa, la stessa canzone la cantava un solista come Giulietto Chiesa: da tempo, i grandi media ci raccontano il contrario della verità. Un altro analista controcorrente, Marcello Pamio, ricorda che oggi sono soltanto 4, i grandi gruppi cui fanno capo tutti gli editori e i broadcaster televisivi. Un reporter indipendente del calibro di Franco Fracassi insiste su un punto: un unico gruppo ristrettissimo, composto dalle stesse persone, siede nei consigli di amministrazione delle tre entità finanziarie (BlackRock, Vanguard e State Street) che controllano il pianeta: industria, finanza, grandi banche, multinazionali. Big Tech e Big Web, Big Pharma e Big Money, incluso Big Media.Fin che si scherza, disquisisendo di calcio o di politica, passi; ma che succede, se qualcuno decide che una sindrome influenzale deve fermare il mondo intero? Chi sarebbe così ingenuo da credere che i grandi media potrebbero, anche volendo, uscire dal coro del nuovo credo religioso, che impone la Bibbia dell’Emergenza come unica modalità possibile per affrontare il coronavirus? E’ questo, probabilmente, il “dono” più prezioso del Covid: l’aver messo in luce la gravità del problema, quello vero. E cioè: la costante, tenace, orwelliana sparizione della realtà, in favore di una rappresentazione del tutto virtuale della situazione. Con due soli titoli nella stessa pagina, “La Stampa” mostra i sintomi dello stesso male: la falsa narrazione dell’Europa e la falsa narrazione della “pandemia”. Nel mirino di Massimo Giannini, la “pazza” crisi di governo italiana, innescata da Matteo Renzi e giudicata rovinosamente inopportuna. Com’era iniziata? Contestando il Recovery Plan, cioè il presunto aiuto europeo.Renzi lo ha criticato sia nel merito (una misera bozza, senza idee), sia nel metodo: in prima battuta, Giuseppe Conte avrebbe affidato anche quello, come tutto il resto, a un pugno di tecnici di sua esclusiva fiducia, scavalcando governo e Parlamento, ministri e partiti. Sarebbero in ballo oltre 200 miliardi di euro, si racconta. Ma è vero? Non proprio, precisano esperti come Davide Gionco: arriverebbero al massimo 50 miliardi a fondo perduto, il resto sarebbero solo prestiti da restituire. E cioè: lo Stato italiano, sottoposto all’Ue e all’Eurozona, deve ricorrere a elemosine esterne, non potendo più generare da sé le necessarie risorse, come aveva sempre fatto, da quando ha accettato di sottostare al regime di Bruxelles, il cui paternalismo “patrigno” è smaccato: finora l’Italia ha largamente finanziato l’Unione Europea, più di quanto l’Ue abbia finanziato l’Italia (lo stesso Gionco calcola che il saldo è a nostro sfavore, per un ammontare di oltre 112 miliardi di euro).Non solo: gli aiuti del Recovery Plan – pure “concessi” in un momento in cui, col pretesto del Covid – il feudalesimo imperiale ha elargito una deroga alla spietata austerity del Patto di Stabilità – non sarebbero affatto “gratis”: in cambio, infatti, si chiede all’Italia di adottare le famigerate “riforme strutturali”, inclusa quella delle pensioni, già tentate dall’indimenticabile ticket rappresentato da Mario Monti ed Elsa Fornero. Né c’era da illudersi che lo stesso Matteo Renzi, l’uomo del Jobs Act, trovasse nulla da eccepire, su questo. Figurarsi Massimo Giannini, aureo cantore della Bella Europa, quella che – per definizione – ha sempre ragione, nel maltrattare l’Italia. E chi è Giannini? Quali speciali meriti può vantare, l’ex vicedirettore di “Repubblica” ora passato a dirigere il giornale della famiglia Elkann, che – per inciso, nel silenzio generale – si è comprata anche “Repubblica” e l’intero gruppo “Espresso”, alla faccia del mitico pluralismo dell’editoria, per il quale – decenni or sono – fu scatenata la grande guerra contro Berlusconi?Il signore che spiega ai lettori che la crisi Renzi-Conte è “l’opera buffa che l’Europa non ci perdona” è stipendiato dai signori di Torino che pagano le tasse all’estero, ma un anno fa hanno prontamente ottenuto quasi 7 miliardi di sussidi governativi, anche se la gran parte delle automobili Fiat sono fabbricate, a basso costo, lontano dall’Italia. Non solo: nel silenzio assordante di Landini e degli altri sindacalisti-eroi, Fiat-Fca ha praticamente ceduto il timone ai francesi di Psa, ipotecando di fatto l’archiviazione degli ultimi stabilimenti nazionali, con tutto il loro indotto. Non è finita: gli Elkann stanno cedendo (stavolta ai cinesi, i veri dominatori della crisi Covid) il florido segmento dei veicoli industriali, Iveco e New Holland. Quanto al coronavirus, sempre Fiat-Fca ha ottenuto oltre 100 milioni di euro per fabbricare mascherine. E’ dall’alto di questo pulpito, fatto di fulgida indipendenza e puro giornalismo, che Massimo Giannini ammaestra i lettori de “La Stampa”, spiegando loro che il collasso del Conte-bis – proprio ora, in piena “pandemia” e di fronte all’imperdibile “occasione storica” del Recovery – è davvero inammissibile: è davvero “l’opera buffa che l’Europa non ci perdona”.Poi c’è il fronte interno, quello strettamente sanitario: la religione dei lockdown, del coprifuoco, delle zone rosse. A cosa sono servite, queste misure incostituzionali? A niente, se è vero che – appena si allenta la morsa, nella stagione fredda – il coronavirus riprende a galoppare. Esistono, le terapie per neutralizzarlo? Sì, ma Giannini e colleghi – tutti quanti, o quasi – non ne parlano mai. Molti medici pare che non le conoscano neppure: ufficialmente, nessuno li ha ancora informati. Dopo un anno di ricoveri (e decine di migliaia di morti) il protocollo non è cambiato: lasciare i pazienti a casa, in attesa che si aggravino, somministrando solo l’inutile Tachipirina. Uno scandalo? Di più: una strage colposa. Secondo i sanitari recentemente interpellati da “Fuori dal coro”, su “Rete 4″, in una rara finestra-verità concessa dal mainstream media, si sarebbero potuti evitare anche 50.000 decessi, se solo fosse stato adottato in modo tempestivo e sistematico un protocollo nazionale, univoco, per curare i pazienti – da casa – ai primi sintomi. Con che farmaci? Quelli che notoriamente guariscono dal Covid: idrossiclorochina ed eparina.La notizia è gigantesca, oltraggiosa e schiacciante: ma viene regolarmente occultata. Uno dei medici che vantano il 100% di successi – uno dei tanti, il dottor Mariano Amici di Roma – è stato letteralmente massacrato da tale Corrado Formigli, su “La7″, con il contributo del viceministro Sileri e di una donna, l’influencer Selvaggia Lucarelli, non si capisce a quale titolo invitata in trasmissione per smentire medici. Come si permette, il dottor Amici, di dire che i suoi pazienti guariscono senza neppure essere ricoverati? Non sarebbe il caso di far intervenire l’Ordine dei Medici – propone l’inquietante Formigli – per punire in modo esemplare un dottore che si vanta di guarire i malati con dei semplici antinfiammatori? Analogo linciaggio a “Rai1″, nel salotto di Maria Venier, dove è stato letteralmente insolentito l’attore Kabir Bedi. La sua colpa? Aver ricordato che, se in un paese come l’India (arretrato e densamente popolato) la mortalità è un terzo di quella italiana, è per via delle misure di prevenzione saggiamente adottate: tante vitamine, anziché i disastrosi lockdown.Chiaro: se i giornalisti avessero fatto il loro dovere (informare il pubblico), oggi la maggioranza degli italiani saprebbe che a fare miracoli sono una dieta equilibrata, uno stile di vita salutare (moto all’aria aperta) e l’assunzione delle vitamine C e D3. Se si contrae il contagio, si resta spesso asintomatici e non infettivi. Se poi si innesca il Covid, esistono normali terapie per guarire in pochi giorni, a patto che le cure inizino subito. Se invece si attende, “friggendo nella febbre”, poi non resta che l’ospedale. Ma a quel punto, dicono i tanti medici italiani dell’associazione “Ippocrate”, potrebbe essere troppo tardi: perché il Covid, se trascurato, può innescare complicanze anche letali, specie negli anziani e nei soggetti già afflitti da gravi malattie. Queste sono le verità offerte dai medici in prima linea, e che politica e media continuano a rifiutare. Davvero la cattiva politica (supportata dal sistema media) avrebbe provocato 50.000 morti in più? Se così fosse, saremmo di fronte a una strage storica, che non potrebbe non essere sanzionata, un giorno, per via giudiziaria.Eppure, il minestrone medatico non accenna a migliorare. La tesi (falsa) secondo cui non esistono cure efficaci è l’arma con cui ancora si dispongono i lockdown, devastando l’economia e la società, inclusa la salute (fisica e psichica) degli italiani, obbedendo peraltro a un oscuro ordine di scuderia, emanato da una regia mondiale. Vi si opponeva Trump, ma è stato disarcionato. L’India viene ridicolizzata. L’altro avversario della Religione della Paura, il russo Putin, viene quotidiamente criminalizzato a reti unificate. Se non altro, gli eccessi sfrontati del nuovo regime (sanitario, politico e mediatico) mettono in luce la frode, sempre più evidente: se dico che non esistono cure, ho la scusa per tenere la gente in casa e per vendere l’unico prodotto che mi interessa piazzare, i vaccini, a prescindere dalla loro efficacia e dalla loro sicurezza. Se invece emerge che dal Covid si può guarire senza neppure finire all’ospedale, addio: non ha più senso niente. L’emergenza infinita, il distanziamento, il coprifuoco e le zone rosse, i vaccini: tutto diventa insensato, se so che posso curare i pazienti in una settimana, lasciandoli a casa.Dov’è il problema? Ce l’abbiamo di fronte, e ha tanti nomi: Giuseppe Conte e Massimo Giannini, Mara Venier, Selvaggia Lucarelli, Corrado Formigli e tutti gli altri, inclusi gli inguardabili virologi televisivi. Decine di migliaia di medici, in tutto il mondo, hanno aderito alla Dichiarazione di Great Barrington, promossa dai massimi epidemiologi – quelli veri – che hanno affrontato l’Ebola. Dicono: lockdown e distanziamento sono un rimedio peggiore del male, perché ritardano la soluzione. Che è semplice: fare in mondo che si contagino tutti, tranne gli anziani malati (quelli sì, da tenere in isolamento), dando modo al virus di mutare e adattarsi al nostro organismo, fino a diventare innocuo. Ci si può ammalare? Sì, certo: bisogna essere vigili. Ma le cure esistono: basta conoscerle (e farle conoscere, finalmente, senza più ostacolarle). I medici eroici come quelli di “Ippocrate” sopperiscono alla colpevole latitanza dello Stato: curano le persone gratis, a casa. Basta chiamarli, e arrivano. Il fatto che ancora oggi sembrino una rete clandestina la dice lunga, sulla “dittatura” che si è insediata, utilizzando il terrorismo sanitario.Riuscirà la catastrofe-Covid a far rinsavire chi ha perso il senno, e continua a vivere nella paura come se fossimo davanti alla peste bubbonica? L’ottuso accenderà il cervello e smetterà di chiamare “negazionista” chi diffida della versione ufficiale regolarmente propinata al popolo bue? Si deciderà a smettere di comprare i giornali come quello di Giannini, e a spegnere la televisione dei non-giornalisti alla Formigli? Farà finalmente lo sforzo di informarsi, ascoltando le voci delle migliaia di persone guarite (a casa) perché curate tempestivamente, coi farmaci giusti e dai medici giusti, quelli che i giornali e la televisione vorrebbero cancellare, esattamente come i dittatori cancellano le voci libere? Oppure crederà ancora che sia un problema, il cosiddetto “assembramento” dei reclusi che si godono l’ora d’aria? Crederà ancora al potere salvifico della mascherina indossata all’aperto?L’altro grande lascito del disastro-Covid è la divisione in due dell’umanità: da una parte gli ottenebrati, i pigri, gli egoisti impauriti; dall’altra i cittadini che hanno aperto gli occhi, scoprendo – tra l’altro – di non essere affatto in buona compagnia, in mezzo a pecore pericolsamente pronte a subire (e far subire) ogni vessazione, incluso il pass vaccinale come precondizione per lavorare e viaggiare, grazie all’alibi di una terribile malattia curabile da casa in pochi giorni. L’attraversamento del guado è appena cominciato: la Svizzera annuncia il primo referendum al mondo contro i lockdown, mentre la Germania appronta lager speciali per renitenti alle misure disposte dalla polizia sanitaria. Di fronte al dilagare di notizie imbarazzanti, come i contagi a valanga che esplodono nelle Rsa dove è stato somministrato il vaccino Pfizer, i media non si smentiscono: tacciono, oppure si dicono certi che non vi sia correlazione, tra l’arrivo del vaccino e quello del Covid, in case per anziani dove fino al giorno prima il contagio non esisteva.L’Italia brilla: è il peggior paese al mondo, di fronte al coronavirus, mettendo insieme i suoi record (numero di vittime e disastro economico). Nessuno, sul pianeta, ha fatto peggio di noi. Merito di Giuseppe Conte e del suo commissario, Domenico Arcuri, che per i padiglioni vaccinali nelle piazze ha scelto quelli da 459.000 euro, scartando padiglioni (analoghi) che costavano solo 70.000 euro. Indagare Arcuri? Ci sta pensando la Corte dei Conti, che ha aperto 7 procedimenti sulle spese pazze del commissario. Che però se la ride: il decreto “Cura Italia”, varato da Conte, all’articolo 122, comma 8, prevede lo “scudo penale per il commissario”, perché “ha dovuto agire in emergenza”. E il paese di Conte, di Renzi e di Arcuri oggi si strugge per i rischi dell’affollamento al Festival di Sanremo. Organizzarlo senza il pubblico? «Volendo anche senza i cantanti, per il bene della musica», chiosa Sgarbi con una battuta, in un mondo dove tutto è diventato clandestino: le notizie, drenate dall’inaudito Ministero della Verità istituito da “Giuseppi”, e le stesse terapie che riducono il Covid, se curato senza indugi, a una normalissima malattia da cui uscire indenni in una manciata di giorni. Ma guai a dirlo: se lo si ammette, il business dell’emergenza è finito.“L’opera buffa che l’Europa non ci perdona”, titola Massimo Giannini il 31 gennaio sulla “Stampa”, che l’indomani – con una foto che mostra finalmente gente a spasso per strada (sia pure imbavagliata nelle mascherine) – rilancia l’allarme di Agostino Miozzo, coordinatore del Cts: “Niente assembramenti, o la curva riparte”. Due titoli che, da soli, riassumono il mondo parallelo in cui vivono i grandi media, massimi portavoce della nuova religione basata su due dogmi fasulli eppure intoccabili. Il primo: l’Unione Europea e l’Europa sono la stessa cosa, per cui l’Europa (cioè l’Unione Europea) ha sempre ragione, e l’Italia sempre torto. Il secondo: l’epidemia di coronavirus è realmente apocalittica e inarrestabile, non esistono terapie efficaci per guarire dal Covid; la diffusione dei contagi è un male, l’unico rimedio è la clausura, e la colpa del disastro è da imputare soprattutto ai cittadini. Questo il ragionamento offerto: se gli italiani rimettono il naso fuori di casa, e i contagi riprendono a crescere, l’unica soluzione è richiudere tutto – a oltranza, anche per sempre – mentre il paese nel frattempo crolla. L’altra notizia è che questo mare di falsità continui a circolare, dopo un anno di libertà negate e democrazia sospesa.
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Crollerà il sistema-Cina, e prima ancora il falsario Biden
«La mia previsione è che, prima ancora di un collasso automatico del partito comunista cinese, ci sarà un collasso di Biden e della sua ignobile baracca entro breve». Una “profezia” firmata da Valdo Vaccaro, che si definisce “libero ricercatore e filosofo della salute”. Le verità – annuncia, sul suo blog – stanno venendo fuori in tutta la loro formidabile forza dirompente. «Non è peraltro possibile che un paese come l’America resti in balia di governanti ottusi e disonesti, di ladri di voti e di gente disposta a consegnare il paese al miglior offerente. Questo può succedere per le repubbliche delle banane e per i paesi satelliti come l’Italia, totalmente schiava dei burocrati europei, delle grandi banche, dei Bill Gates, della massoneria deviata, del Bilderberg e del Vaticano. Non può riguardare un paese leader mondiale». Oggi, premette Vaccaro, esiste un vuoto silenzioso e tombale: «Alla Casa Bianca si sono soltanto dei fantasmi. Stanno cadendo in pezzi i vari traditori della patria, come la Pelosi e il Cuomo in prima linea, assieme ai vari Fauci e Bill Gates, con buona pace del cosiddetto sinistrismo di maniera, messo in ridicolo dal un grande e indimenticato artista del calibro di Giorgio Gaber».In questi giorni, scrive l’analista, 334 milioni di abitanti – cioè l’intera popolazione americana – non sono soltanto divisi e disorientati dopo la sbornia elettorale e dopo tutta la sceneggiata di Capitol Hill e dell’Inauguration Day, ma hanno anche la netta sensazione di trovarsi tutto d’un tratto «orfani di un autentico e affidabile conduttore, di un vero presidente». Il che non è esattamente rassicurante. Con il super-boicottato Donald Trump, detestato dai “dem” e dal mainstream, da Big Web e Big Tech, dal Deep State neoliberista e dall’establishment infiltrato dal sistema-Cina, «l’America aveva un presidente carismatico, serio, attivo, rispettato, amato da una grossa fetta della popolazione che conta, quella che studia e che lavora». La verità è Trump ha consegnato al suo paese (e non solo) un lascito straordinario, sostiene Vaccaro. Persino gli americani che gli erano contro, in queste ultime settimane «hanno iniziato a percepire alcune cose basilari». Si sono accorti che ha evitato nuove guerre, ha rivitalizzando l’economia, ha subito false accuse. Infine: gli sono state rubate le elezioni, che aveva stravinto.«Tutti d’accordo poi su un fatto innegabile, e cioè che Donald Trump ci ha messo l’anima per difendere il paese: ha lavorato sodo per la medium class e la working class americana, mettendo in secondo piano le corporations, le grandi banche e Wall Street. In questo modo ha ridato lustro e dignità internazionale al paese, facendo degli Stati Uniti un posto gradevole e speciale in cui vivere». Attenzione, avverte Vaccaro: persino i cinesi (intesi come popolo) avrebbero nostalgia di The Donald. «Trump sta ricevendo messaggi di supporto da tutto il mondo, ma a sorprendere è il supporto inatteso e massiccio da parte della popolazione cinese, residente in Cina e fuori dalla Cina». Aggiunge Vaccaro: potrebbe anche aver temporaneamente perso o rinunciato al suo trono mondiale, ma rimane un faro «per una massa di persone perseguitate dalla peggiore peste esistente, che si chiama censura, dittatura, diritti umani sotto i tacchi».Dalla Cina, Vaccaro coglie una frase rivelatrice: “Legally he is still the President of Usa”. E’ sempre lui, il presidente legittimo. «We want freedom of speach», furono le ultime parole del dottor Li Wengliang, morto dopo aver denunciato l’origine “ingegnerizzata” del Covid. Sul fronte opposto, invece, Joe Biden non esitato a far vedere di che pasta è fatto: il gettarsi a firmare subito «i suoi “anti-provvedimenti”, mirati soltanto a disfare l’intera impostazione trumpiana, lo ha reso ancora più penoso di quanto non appaia normalmente». Nella sua prima settimana ha sottoscritto ben 37 ordini esecutivi, un record assoluto. Nel frattempo, la “Cnn” «ha rimosso la conta dei dati Covid», prima «presente 24 ore su 24 a bordo schermo», mentre l’Oms «ha ammesso che i test Pcr non sono affidabili e ha introdotto nuove linee-guida che faranno calare i falsi positivi: che coincidenze». A essere «penoso quanto Biden», sostiene Vaccaro, è l’intero team neo-presidenziale. Nessuno dimentica l’imbarazzante Hunter Biden, «coinvolto in traffici illeciti e provati, prima in zona russa e ora in zona cinese». Ma la stessa vicepresidente, Kamala Harris, non gode affatto di particolari simpatie, nemmeno tra i “dem”, visto che alle primarie incassò appena il 2% di voti, prima di ritirarsi miseramente.«Una Kamala Harris di origini indo-jamaicane, ma che per queste elezioni è magicamente diventata afroamericana, per guadagnare punti “brownie”». Si spaccia infatti per paladina dei neri, «ma durante la sua carriera da procuratrice ha tenuto in carcere migliaia di afroamericani oltre la data scarcerazione per sfruttarli come manodopera a basso costo, come rinfacciatole da Tulsi Gabbard», coraggiosa outsider tenuta ai margini del partito democratico. E’ noto inoltre che la stessa Harris avrebbe fatto carriera grazie alla relazione interessata con l’anziano amante Willie Brown, «politico corrotto “dem” ed ex sindaco di San Francisco». Galoppa la nostalgia per il Puzzone? Il vecchio zombie Joe Biden «è partito col piede sbagliato incespicando clamorosamente: ha fatto appello all’unità del paese, ma operando invece per dividerlo di netto». Tutto questo, mentre gli americani stanno apprendendo giorno dopo giorno il contenuto dei documenti declassificati, «come le false accuse di Hillary Clinton nel Russiagate», reiterate con la complicità dell’Fbi.Anche per questo, sintetizza Vaccaro, la gente è infastidita e frustrata: «Non si sente per niente rappresentata da questa falsa presidenza». E sullo sfondo, cresce l’allarme Cina. Già il mese scorso, John Ratcliffe, già direttore del Dni (Department of National Intelligence), aveva ammonito il Congresso sul fatto che la Cina non sia un paese normale: è manovrato da un Pcc che tende non a integrarsi, ma piuttosto a dominare il pianeta, imponendo le sue regole. «Il mondo deve ancora rendersi conto che questo è un regime autoritario, che se ne strafrega dei diritti umani delle persone e dei popoli che assoggetta». Lo si è visto da come perseguita le minoranze, come quella degli Uyghuri e la stessa fiorente comunità di Hong Kong, che è cinese e internazionale. Prima il partito e lo Stato, tutto il resto non conta niente: in pratica, l’esatto opposto di ciò che ha fatto grande l’America, un tempo patria della libertà (di pensiero, di opinione, di stampa e di impresa). Le cose, secondo Vaccaro, potrebbero precipitare: Pechino vuole Taiwan, e potrebbe innescare una crisi mondiale.«La Cina ha appena varato una legge che la rende sovrana del Mar Cinese Meridionale, che in realtà non è cinese ma appartiene a una schiera di paese asiatici». Questa legge permette alla guardia costiera cinese di colpire qualsiasi imbarcazione straniera che si trovi ai limiti di quelle che ora considera come sue acque territoriali. Se la geopolitica asiatica minaccia di sfuggire di mano, la nuova Casa Bianca sembra una certezza negativa: Joe Biden, «imbarazzante e catastrofico», ha rilanciato il super-barone di Big Pharma, Anthony Fauci, ricucendo con l’Oms e con Bill Gates. Ultima perla: ha designato come ministro dell’agricoltura Tom Vilsack, detto “Mister Monsanto”, dal nome della multinazionale (Bayer-Monsanto) leader mondiale nella produzione di Ogm e pesticidi, tra cui il mefitico glifosato. Ed ecco serviti, con una sola mossa, i “cretini di sinistra” che avevano tifato per Biden (e Greta, sua grande supporter) come ipotetico campione “green”. D’accordo: ma la Cina?Vaccaro intravede ombre cinesi anche negli ultimi eventi, dai maxi-brogli elettorali alla tragica pagliacciata di Capitol Hill. Non si tratta solo di “rozzi” comunisti, premette il blogger, molto seguito dal pubblico italiano “alternativo” al mainstream. I cinesi sono anche «astuti conquistatori, capaci di ricorrere a tutti i trucchi del mestiere», maestri di «sotterfugi e stratagemmi», in quanto successori ed eredi di personaggi come Sun Tzu (600-500 avanti Cristo, autore de “L’arte della guerra”). Vaccaro cita anche il mongolo Genghis Khan (1162-1227) e lo stesso Tamerlano (1336-1405), imperatore di Samarcanda. «Hanno il concetto del dominio e della prevalenza nel sangue, nel loro stesso Dna». Mamma li turchi? Non che fossero da meno, i condottieri cristiani: quelli cattolici, poi, hanno letteralmente sterminato le popolazioni sudamericane. Il problema, semmai – sottolinea Gioele Magaldi, autorevole politologo e massone progressista – deriva dall’élite massonica di stampo reazionario che, negli anni ‘70, ha sdoganato frettolosamente l’impero maoista per farne una specie di Mostro di Frankenstein, neo-capitalista (e quindi florido) ma ancora dittatoriale.Vaccaro cita un analista statunitense come Seth Holehouse, convinto del fatto che, nel giro di uno o due anni – nonostante Xi Jinping faccia la voce grossa – il Pcc «subirà un clamoroso collasso, implodendo dall’interno sotto la pressione ormai incontenibile del suo stesso popolo». Tradotto: «I comunisti sono arrivati davvero al culmine delle loro possibilità e non hanno più grandi sbocchi». Beninteso: «Hanno fatto cose eccellenti ed egregie dal punto di vista dello sviluppo tecnologico e della espansione verso il mondo esterno». Al tempo stesso, però, «hanno commesso errori gravissimi sul piano interno, andando oltre i limiti e sciupando i vantaggi raggiunti». In altre parole, «hanno scoperto le gioie e i tranelli del capitalismo e dell’imperialismo», e così «si sono illusi di poterla fare franca dovunque e comunque», confidando nella forza militare e finanziaria. L’errore fondamentale, secondo Holehouse, è stato quello di aver sottovalutato l’importanza dei valori umani davanti agli occhi del mondo.«Hanno pensato di poter comprare tutto e tutti con una valanga di yuan inflazionati, compromettendo in quesi ultimi tempi le loro relazioni col mondo esterno, sia sul piano economico-politico che su quello diplomatico», sostiene l’analista americano. Massimo emblema della recente “dismisura” cinese, secondo Vaccaro, «la faccenda del virus Covid ingegnerizzato e sfuggito di mano». La verità? Accora avvolta nelle tenebre della censura. «Credo che siano in una situazione molto peggiore di quella che essi intendono raccontare». Poi, oltre alle «pessime relazioni con la maggioranza del popolo cinese», c’è anche «una gravissima frattura all’interno del Politburo tra diverse fazioni», mentre una buona metà della popolazione cinese (700 milioni di persone) sarebbe «in condizioni di fame e di povertà». Una situazione paradossale e incerta, che per Vaccaro non può durare ancora per molto: «Il bubbone è pronto a scoppiare. Al di là di ogni apparenza e di ogni voce grossa, sono sull’orlo della disfatta».Nessuno ha la sfera di cristallo per capire cosa accadrà domani, ma la carenza di orientamento «si fa sentire in modo drammatico, non soltanto all’interno degli Stati Uniti e della stessa Cina, ma sul piano planetario». La questione virale gioca un ruolo basilare, sottolinea Vaccaro, avendo sconvolto le sicurezze delle persone. «Tutti prigionieri e ostaggio dei virologi, prima ancora che della Cina. Tutti in attesa spasmodica, smodata e ridicola di un vaccino che immunizzi, che risolva, che liberi dall’incubo, mentre è sicuro che qualsiasi vaccino e qualsiasi cura medica non farà altro che aggravare la situazione, accorciare la vita e ingrossare le tasche delle imprese chimiche e farmaceutiche», scrive Vaccaro. «Implorare la Pfizer, l’AstraZeneca e le altre multinazionali perché si sbrighino a produrre e fornire più vaccini mi pare non solo un’azione autolesiva, ma delirante e allucinante».Sta davvero per franare, la Cina? «Non credo che si debba aspettare il cadavere del partito comunista cinese sulla sponda dello Yangtze, contando sulla provvidenza divina», dice ancora Valdo Vaccaro. «Più sensato darsi da fare per informare la gente, renderla edotta, renderla responsabile». Meglio tendere una mano pietosa a Xi Jinping per farlo cadere prima possibile, accorciandone la possibile agonia con «una spallata a quel regime», come ha cercato di fare Trump sostenendo i ribelli di Hong Kong. A proposito: «Il presidente Trump è più vivo che mai: rimane una figura carismatica eccezionale e unica, nelle presenti circostanze». Non caso, resta «un punto di riferimento della lotta di liberazione e di emancipazione dei cinesi dalla propria dittatura interna». Questione di tempo, ribadisce Vaccaro: tra non molto cadrà in pezzi prima «la banda Biden», e poi «la banda nazi-comunista» con la quale Donald Trump ha ingaggiato una sfida planetaria, destinata a prolungarsi ben oltre il falso verdetto delle presidenziali truccate. Una frode che ormai pesa, in modo vistoso, sull’umore di oltre metà degli americani.«La mia previsione è che, prima ancora di un collasso automatico del partito comunista cinese, ci sarà un collasso di Biden e della sua ignobile baracca entro breve». Una “profezia” firmata da Valdo Vaccaro, che si definisce “libero ricercatore e filosofo della salute”. Le verità – annuncia, sul suo blog – stanno venendo fuori in tutta la loro formidabile forza dirompente. «Non è peraltro possibile che un paese come l’America resti in balia di governanti ottusi e disonesti, di ladri di voti e di gente disposta a consegnare il paese al miglior offerente. Questo può succedere per le repubbliche delle banane e per i paesi satelliti come l’Italia, totalmente schiava dei burocrati europei, delle grandi banche, dei Bill Gates, della massoneria deviata, del Bilderberg e del Vaticano. Non può riguardare un paese leader mondiale». Oggi, premette Vaccaro, esiste un vuoto silenzioso e tombale: «Alla Casa Bianca si sono soltanto dei fantasmi. Stanno cadendo in pezzi i vari traditori della patria, come la Pelosi e il Cuomo in prima linea, assieme ai vari Fauci e Bill Gates, con buona pace del cosiddetto sinistrismo di maniera, messo in ridicolo dal un grande e indimenticato artista del calibro di Giorgio Gaber».
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Magaldi: non temete Biden, ora è nella superloggia Maat
«Joe Biden sta per essere inziato alla superloggia massonica Maat, che è un’espressione di compromesso tra conservatori e progressisti». Lo ha rivelato Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere), nella trasmissione web “Massoneria On Air” del 21 gennaio, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”. Esponente del network massonico progressista internazionale, Magaldi conferma così le sue previsioni, annunciate già prima del contestatissimo voto americano per le presidenziali: «Anche nel caso prevalesse Biden – aveva affermato – il lavoro di Trump non verrebbe disconosciuto: lo garantiscono i sottoscrittori del patto, massonico, stipulato dai sostentori di Trump e da quelli di Biden». Un patto che ora verrebbe formalizzato anche dall’ingresso di Biden nella Maat, una Ur-Lodge nata prima del 2008 per lanciare Obama e mettere fine all’era Bush, grazie a un accordo tra i progressisti e quella parte di massoni “neoaristocratici”, come Zbigniew Brzezinski, già fautori del globalismo neoliberista ma poi spaventati dagli esiti bellicisti e anche terroristici della stagione dei Bush.In altre parole, sostiene Magaldi, quella di Donald Trump non è stata una parentesi: al di là delle inevitabili, contrapposte retoriche elettoralistiche, il gruppo che ha supportato Biden si è impegnato a convalidare i fondamenti di alcune buone politiche varate da Trump. «Non solo si confermerà l’impegno ad arginare l’espansionismo della Cina, ma saranno ribadite anche le linee neo-keynesiane di Trump nella politica economica: lo conferma la nomina di Janet Yellen al Tesoro». Insiste Magaldi: «Non temano, i tanti elettori che hanno apprezzato alcuni aspetti di Trump: da certe posizioni l’America non tornerà indietro». Un messaggio anche ai “complottisti”, che con l’opaco insediamento dell’ex vice di Obama vedono spalancarsi l’inferno distopico della polizia sanitaria universale, la pandemia brandita come un’arma per mettere fine alla democrazia: «Non ci sarà nessun Grande Reset, prevarrà un’impronta cauta e moderata: e l’azione di Biden sarà concordata, passo passo, con gli elementi della massoneria progressista che ieri appoggiavano Trump e che oggi sono presenti nella “cabina di regia” dell’amministrazione Biden».Le parole di Magaldi possono apparire dissonanti, alla vastissima platea (non solo statunitense) allarmata per le clamorose svolte in atto: alla gestione “dittatoriale” dell’emergenza Covid si è aggiunto l’anomalo “cambio della guardia” alla Casa Bianca, inquinato da estesi brogli e dall’inaudita, minacciosa censura mediatica imposta al presidente Trump mentre ancora era in carica. Parlano da soli i peggiori propositi messi nero su bianco dagli uomini di Davos, che definiscono il Covid un’ottima occasione per approdare alla “quarta rivoluzione industriale” all’insegna della verticalizzazione del potere. Digitale, wireless ed economia “green” sembrano la foglia di fico per addolcire la pillola: un pianeta destinato a cambiare per sempre, a cominciare dalle sconcertanti misure di distanziamento (mascherine, lockdown, coprifuoco, smart working e didattica a distanza) che qualcuno vorrebbe rendere permanenti, anche attraverso i pass vaccinali e il quasi-obbligo della somministrazione di vaccini ancora sperimentali.Magaldi è stato tra i primi, a denunciare il problema: «La gestione della psico-pandemia ha una chiara origine massonica: c’è davvero chi vorrebbe schiavizzare la popolazione del pianeta, esportando ovunque il sistema-Cina». Ma aggiunge: «A tradire questi “apprendisti stregoni” sarà proprio la loro eccessiva volontà di potenza: faranno la fine di Napoleone e Hitler, quando vollero invadere la Russia». Lo stesso Magaldi, ormai quasi un anno fa, segnalò la clamorosa denuncia di Bob Dylan (rivelando anche l’identità massonico-progressista del grande cantautore) in occasione dell’uscita del brano “Murder Most Foul” sull’omicidio di John Kennedy, anteprima dell’album “Rough and Rowdy Ways”, con un brano come “False Prophet” che allude ai rischi della “vaccinazione universale” agognata da Bill Gates e Anthony Fauci, vicinissimi a Biden. Per Magaldi, un gesto chiarissimo: «Un guanto di sfida, da parte della massoneria progressista, alla controparte reazionaria che – dall’assassinio di Dallas fino alle Torri Gemelle e oltre – coltiva progetti di smantellamento della democrazia, ora anche con il pretesto di un’epidemia sapientemente manipolata con il “terrorismo sanitario”».La vera notizia, però – per Magaldi – non è tanto l’evidenza di un piano che ormai sta sta chiaramente delineando, con gli oligarchi che utilizzano la Cina (e l’Oms) per tentare di imporre il loro distopico “nuovo ordine mondiale”, ieri finanziario (rigore, austerity), poi terroristico (11 Settembre, Isis) e ora anche psico-sanitario, con risvolti sempre più inquietanti. A rompere questa trama, afferma il leader “rooveltiano” del Grande Oriente Democratico, è l’offensiva della massoneria progressista, a cominciare da clamorose diserzioni. Clamorose quelle di Christine Lagarde e Mario Draghi, che hanno abbandonato il tradizionale campo “neoaristocratico”: la prima usando la Bce per pompare miliardi a costo zero negli Stati europei, e il secondo arrivando a sdoganare la Modern Modern Theory, per arrivare a proporre (sul “Financial Times”) un piano keynesiano anti-crisi, basato su aiuti finanziari virtualmente illimitati, che però non si trasformino in nuovo debito. Idee non certo estranee a Janet Yellen, già presidente della Fed e ora sistemata al Tesoro per continuare la politica di assistenza finanziaria varata da Trump.Il punto nodale, infatti, per Magaldi è proprio questo: «Guai, se si pensa che la partenza di Trump equivalga a una sconfitta». Beninteso: «Io avrei preferito che Trump restasse alla Casa Bianca: se lo sarebbe meritato, anche al netto degli errori commessi nell’ultimo anno, come le incertezze sul Covid e sulle proteste antirazziste, per non parlare del “suicidio” rappresentato dallo sgangherato assalto dei manifestanti a Capitol Hill, puntalmente strumentalizzato dagli avversari del tycoon». Su Biden, inutile negarlo, pesa l’ombra dei brogli: una frode che, stando ai dati raccolti dalla difesa legale trumpiana, sembra non avere precedenti – per dimensioni – nella storia delle elezioni americane. «Per contro, però, i brogli vanno comunque provati», sottolinea Magaldi, pur sapendo che nessuna corte di giustizia (nemmeno la Corte Suprema, teoricamente vicina a Trump) ha mai accettato di esaminare nel dettaglio i dossier che inchioderebbero Biden. «C’era poi un’altra opzione, estrema e spericolata ma costituzionale: di fronte a prove di infiltrazioni straniere nel voto americano, Trump poteva instaurare la legge marziale e magari far ripetere il voto negli Stati contesi, ma non l’ha fatto».Oggi, anche per questo, gli animi sono esacerbati: il sistema mainstream continua a demonizzare il presidente che ha azzerato la disoccupazione, tagliato le tasse, riportato il lavoro in America e imposto l’alt alla concorrenza sleale della Cina, senza peraltro aprire nuove guerre (un vero record, nella storia statunitense). Sul fronte opposto, una criminalizzazione quasi analoga colpisce Biden, indicato come pericoloso agente del Great Reset. Un uomo sbiadito e corrotto, al centro di scandali insieme al figlio, Hunter. Un mediocre dall’apparenza moderata, Joe Biden, ma – fino a ieri – pronto a schierarsi coi Bush per le guerre in Medio Oriente, e rimasto in prima linea (come vice di Obama) negli eccessi “imperiali” degli Usa, dall’Iraq (dove di fatto si diede via libera all’Isis) al “golpe di piazza” in Ucraina, accanto a personaggi come la “neocon” Victoria Nuland, tuttora imbarcata nella nuova squadra della Casa Bianca. A fare la differenza, però – assicura Magaldi – ora sarà la componente massonico-progressista, che fungerà da contrappeso: e proprio l’esordio di Biden nella Maat, aggiunge il presidente del Movimento Roosevelt, «garantirà il pieno rispetto, da parte di Biden, di precisi vincoli – massonici – di segno democratico e progressista».«Joe Biden sta per essere inziato alla superloggia massonica Maat, che è un’espressione di compromesso tra conservatori e progressisti». Lo ha rivelato Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere), nella trasmissione web “Massoneria On Air” del 21 gennaio, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”. Esponente del network massonico progressista internazionale, Magaldi conferma così le sue previsioni, annunciate già prima del contestatissimo voto americano per le presidenziali: «Anche nel caso prevalesse Biden – aveva affermato – il lavoro di Trump non verrebbe disconosciuto: lo garantiscono i sottoscrittori del patto, massonico, stipulato dai sostentori di Trump e da quelli di Biden». Un patto che ora verrebbe formalizzato anche dall’ingresso di Biden nella Maat, una Ur-Lodge nata prima del 2008 per lanciare Obama e mettere fine all’era Bush, grazie a un accordo tra i progressisti e quella parte di massoni “neoaristocratici”, come Zbigniew Brzezinski, già fautori del globalismo neoliberista ma poi spaventati dagli esiti bellicisti e anche terroristici della stagione dei Bush.
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Carotenuto: l’ombra dei gesuiti sulla presidenza Biden
Galeotto fu il gesuita e chi lo invitò a corte: nasce sotto il segno della Compagnia di Gesù il nuovo potere (in realtà antico) che si è appena insediato alla Casa Bianca attorno all’anziano Joe Biden, l’uomo che sostiene di aver vinto le presidenziali 2020 negli Stati Uniti. A sottolineare la matrice gesuitica della “piramide” che avrebbe fabbricato l’affermazione di Biden è Fausto Carotenuto, già collaboratore di Mino Pecorelli (giornalista d’indagine assassinato nel ‘79) e per anni analista strategico dell’intelligence Nato, esperto di Medio Oriente e strategia della tensione. Approdato al pensiero steineriano, Carotenuto ha fondato il network “Coscienze in Rete”, riassumendo poi la sua visione nel saggio “Il mistero della situazione internazionale”: vede in azione due “piramidi” mondiali, in apparenza contrapposte (dato che si esprimono politicamente attraverso la destra e la sinistra) ma che in realtà dominano il pianeta, alternando oppressione e libertà illusorie, con l’unico scopo di tenere l’umanità sottomessa e le coscienze addormentate, ipnotizzate dal nemico di turno creato ad arte per essere trasformato in demonio.«Per intenderci: la destra classica promuove apertamente l’egoismo sociale, mentre la nuova sinistra postmoderna (quella “gesuitica”, appunto) è più insidiosa, visto che riesce a mascherare i suoi reali intenti dietro il velo dei buoni sentimenti, dei diritti civili e del politicamente corretto, sfornando “bidoni” perfetti: ieri Obama, e oggi Biden». Stessa regia, assicura Carotenuto: e i sapienti “stregoni” della manipolazione sarebbero sempre loro, i gesuiti. In un interessante video sul web, Carotenuto invita a dare un’occhiata alla squadra del nuovo inquilino della Casa Bianca: «Compaiono uomini della Cia come George Tenet e lo stesso Robert Gates, altro specialista in materia di terrorismo mediorientale: sono stati tutti formati alla gesuitica Georgetown University, dove insegnava un certo Henry Kissinger. Non è un segreto per nessuno: Joe Biden è intimo dei gesuiti e di personaggi usciti da Georgetown».Carotenuto sottolinea la vocazione storica dei seguaci di Ignazio de Loyola, nati come educatori dei giovani principi: «Una volta formati non li mollano più: li fanno diventare Ciampi, Monti, Draghi, Rutelli, creando una vera e propria struttura, una rete fatta di carriere in qualche modo “assitite”». Per la prima volta nella storia, un gesuita occupa addirittura il Soglio Pontificio: Trump lo ha attaccato frontalmente, attraverso Mike Pompeo, per la cessione al regime di Pechino del potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina. E Biden? All’opposto: è devoto a Bergoglio, gli obbedisce. «Biden fa tutto quello che Papa Francesco chiede: aperture sull’aborto, sui gay, sulla green economy, sui migranti, sulla povertà, sul clima». Beninteso: «Sono temi anche condivisibili, ma vengono adoperati come cosmesi per ricevere i voti delle classi medie, dei benpensanti, per poi spingere le agende del potere vero: guerre, elettromagnetizzazione del pianeta, Great Reset».Attenzione ai gesuiti, insiste Carotenuto: è uscito da Georgetown il nuovo, potente capo di gabinetto della Casa Bianca, cioè Ron Klein. «Cattolico e vicino agli ambienti gesuiti è anche William Burns, appena nominato direttore della Cia, molto impegnato nella destabilizzazione del Medio Oriente quando lavorava per Obama». Viene da Georgetown anche Avril Haines, messa a capo della direzione generale dell’intelligence. Allievo dei gesuiti è lo stesso barone della medicina Anthony Fauci, che neppure Trump era riuscito a sloggiare. «Pubblicamente, Fauci ha dichiarato di aver appreso proprio dai gesuiti i fondamenti del senso della vita. E adesso Biden l’ha posto a capo della delegazione che segnerà il rientro trionfale degli Stati Uniti nell’Oms», l’opaca struttura mondialista da cui Trump si era ritirato, in polemica per la gestione poco trasparente (e troppo “cinese”) dell’emergenza Covid, utilizzata per sospendere diritti e libertà in nome della sicurezza.Gesuiti dietro a Biden? Eccome, assicura Carotenuto: viene dalle scuole della Compagnia di Gesù buona parte del team del nuovo presidente, probabilmente abusivo data l’ingente massa di prove che documentano i clamorosi brogli elettorali (che nessuna corte giudiziaria si è finora degnata di esaminare, in dettaglio). «Joe Biden è vicinissimo ai gesuiti, e ha citato Bergoglio già nel suo primo discorso dopo la “vittoria” elettorale». Ma attenzione: chi lo ha “incoronato”, formalmente? A pronunciare la preghiera per la cerimonia di inaugurazione della presidenza Biden, il 20 gennaio, è stato un gesuita molto imporante, padre Leo O’Donovan, per molti anni rettore della Georgetown University. «Quell’uomo ha “allevato” ministri, dirigenti della Cia e presidenti americani, come Bill Clinton». Strano cattolico, secondo Carotenuto: «Alla Georgetown, O’Donovan aveva fatto fare conferenze ai grandi editori americani della pornografia, e aveva anche dato il via a ricerche sull’utilizzo biomedico dei feti: un fatto non comune, per un cristiano».Proprio non piacciono, a Carotenuto, i gesuiti vicini al potere: «Sono formatori di forme-pensiero che sanno un po’ di “mago nero”, o forse prendono ordini da qualche “mago nero”». Nel suo saggio sull’apparente “mistero” della geopolitica, quasi sempre votata al disastro, l’analista definisce “maghi neri” alcuni uomini-chiave, che spesso agiscono nell’ombra per condizionare le dinamiche del vivere collettivo attraverso sofisticate manipolazioni, impartendo precisi ordini all’intera catena di comando della “piramide”, di cui i politici rapprestano i semplici terminali. Surreale? Fate voi, sembra dire Carotenuto. «Ma sappiate che, per 11 lunghi anni, da metà Novanta a metà Duemila, padre Leo O’Donovan è stato uno dei direttori della Walt Disney. E in quel periodo, tanti elementi oscuri sono stranamente entrati nei film della Disney». L’ex rettore della Georgetown University è legatissimo ai Biden: ha presieduto la messa per il funerale del figlio del neopresidente, Beau Biden, morto nel 2015 per un tumore al cervello.Quand’era vice di Obama, Biden ha partecipato qualche volta anche alla messa nella chiesa dell’università, dove ha anche tenuto una conferenza sulla fede e la vita pubblica. Joe Biden, peraltro, è l’autore dell’introduzione al libro di O’Donovan, “Blessed Are the Refugees: Beatitudes of Immigrant Children” (“Beati i rifugiati: Beatitudini per i bambini migranti”). Fonti di stampa ricordano che, proprio sul tema delle migrazioni, Biden è intervenuto lo scorso novembre a una raccolta fondi del Servizio dei gesuiti per i rifugiati, di cui O’Donovan è direttore, assicurando che avrebbe portato i numeri di accoglienza dagli attuali 15.000 previsti dall’amministrazione Trump a 125.000. Buoni sentimenti da esibire con la mano destra, mentre con la sinistra si dà il via libera alla guerra e magari al terrorismo “false flag”? Ipocrisie del politically correct, per far digerire meglio la cosiddetta agenda mondialista neoliberale? Tipico, in un certo senso, del nuovo globalismo delle anime belle, che tifano per le Ong anche quando a finanziarle è un uomo spregiudicato come George Soros.Ovviamente, sottolinea Carotenuto, non ci sono solo i gesuiti, a fare da guida, nel gruppo che si è sostanzialmente ripreso l’America dopo la parentesi Trump: «C’è anche la massoneria, che però è sempre più “massa di manovra”». L’analista steineriano di “Coscienze in Rete” non ha una buona opinione, dei grembiulini, ma non va confuso con le voci del complottismo massonofobico: la massoneria si è corrotta, sostiene, divenendo organica al potere più deteriore. «Un tempo – afferma – le massonerie erano al servizio di potenze “bianche”, quando erano un frutto dei Templari e dei Rosa+Croce. Poi, appunto, sono diventate essenzialmente “massa di manovra” delle peggiori potenze mondiali, anche se alcune di esse si dipingono come progressiste». Non a caso sono anch’esse, insieme ai gesuiti, nella cabina di regia che gestirà «le decisioni che poi verranno fatte firmare a Biden».Una regia composita e, per Carotenuto, poco rassicurante: «Ci sono gesuiti e pezzi di massoneria, pezzi di Vaticano, nonché potentati finanziari enormi, anche ebraici e cinesi, equamente suddivisi tra le due “piramidi” del grande potere». Problema evidente: «Cosa potrà fare, Biden, se non obbedire a quelli che l’hanno messo lì?». E attenzione: «Ce l’hanno messo nonostante i tanti sospetti sessuali, i suoi strani atteggiamenti, le accuse sessuali ritirate anni fa da tre donne. Veramente penoso, poi, quel suo strusciarsi addosso alle bambine e alle ragazzine, in evidente imbarazzo nei video che sono circolati sul web». Eppure, i media l’hanno acclamato subito, senza riserve, come nuovo presidente: e l’hanno fatto prima ancora che finisse la conta dei milioni di voti postali arrivati fuori tempo massimo e gestiti (col favore delle tenebre) attraverso la piattaforma digitale Dominion. Ed ecco che oggi Joe Biden siede alla Casa Bianca. A fare cosa? «Se ne starà lì con la sua faccetta ripulita, stirata, limata, botulinata e ritoccata: gli toccherà fare bei discorsi, e soprattutto firmare decisioni prese da altri».Per Carotenuto, l’agenda del potere oggi dominante è frutto di una strategia profonda, precisa, organica. «Rispetto al gruppo di Trump, questa “piramide” ha un vantaggio enorme: dispone di molti uomini preparati, in grado di portare avanti queste stretegie». Quali? Presto detto: «Mondializzazione, emergenze, vortici di paura e di odio, sfruttamento propagandistico del surriscaldamento climatico, falsa rivoluzione green. E poi guerre, squilibri, vaccinazioni di massa, condizionamenti culturali, meccanizzazione digitale degli esseri umani». Sottolinea Carotenuto: «Non è che in questo manchino elementi buoni: ma, ripeto, sono essenzialmente cosmetici, per mantenere un certo consenso». Una tattica che l’analista riconosce come eminentemente gesuitica: sottile, raffinata. Trump faceva la faccia feroce? Che ingenuo: meglio sorridere, se si hanno nel cassetto determinati piani, che prevedono coercizioni e sottrazione di libertà. Un marchio di fabbrica: «Non dico che tutti quelli che sono stati a Georgetown lavorino per i gesuiti, ma quelli che fanno carriera vi assicuro di sì. E il loro stile è inconfondibile».Con Biden, sintetizza Carotenuto, gli Usa tornano in scena come lo strumento principale di una accurata strategia della tensione internazionale, basata su una grande destabilizzazione geopolitica del pianeta. «Trump l’aveva evitata, frenando su tutto: era il meglio che poteva fare, coi limitati mezzi che aveva». Joe Biden, che si presenta come un anziano bonario (una specie di colomba) è stato invece un falco di prima grandezza. «E’ stato presidente della commissione esteri del Senato per tanti anni, ed era un sostenitore del rifacimento di tutte le mappe del Medio Oriente, a colpi di guerre e scontri interreligiosi». Motivo: «Era quello che volevano i vertici della “piramide”: creare in Medio Oriente un vortice di odio e di violenza». Quasi invisibile, eppure onnipresente: «Joe Biden ha lavorato alle false “primavere arabe”, insieme a uomini che oggi entrano nella sua amministrazione. Prima ancora, era stato un grande sostenitore dell’invasione dell’Iraq: negli Usa era in prima linea, nel vendere al pubblico la favola delle inesistenti “armi di distruzione di massa” di Saddam».Un gran bel bilancio: un milione di morti, nella regione, con una destabilizzazione spaventosa che si trascina da 18 anni, in un mare di sangue. «Nel 2011, sempre Biden ha fatto fallire una trattativa che doveva servire a mantenere gli Usa a presidiare alcune zone del nord dell’Iraq. Invece gli Stati Uniti, grazie a Biden, hanno ritirato le truppe. Così i curdi sono rimasti soli e sono stati massacrati, e Daesh ha potuto creare l’Isis». Stragi, terrorismo, lutti infiniti. «Molti di quei morti dovrebbe averli sulla coscienza Joe Biden (se solo ce l’avesse, una coscienza)». Un veterano del peggio: «Un vero servo dei poteri oscuri: è stato uno dei 29 senatori democratici che diedero i voti a Bush per fare la guerra in Iraq». Ecco perché Fausto Carotenuto non è affatto ottimista: «Rivedremo gli Usa in azione in Libia, in Siria, nel Golfo Persico: devono tornare a creare vortici di guerra e di odio, cioè “malattie dell’umanità” per conto dei loro padroni oscuri. Il business delle armi? C’è anche quello, ma è solo un corollario».Da navigato analista geopolitico, il fondatore di “Coscienze in Rete” considera un disastro anche la probabile distensione con l’Iran, «che ha seriamente intenzione di fabbricare la sua atomica». Nei primi anni ‘80, Carotenuto era a Teheran: «Conosco bene quel regime, so che la bomba la voleva già allora, per difendersi in caso di attacco. Lentamente, la “piramide” cui fa capo Biden ha lasciato che l’Iran si avvicinasse alla meta: pensate al vortice di tensione che si innescherebbe, con un Iran trasformato in potenza nucleare per stare al pari di Israele. Non a caso, l’orrido regime di Teheran è felice della nomina di Biden. E’ sollevato anche il popolo, perché si toglieranno le sanzioni: ma vi assicuro che a essere felici sono soprattutto gli ayatollah». A peggiorare saranno ovviamente le relazioni con la Russia, «perché Putin fa parte dell’altra “piramide”, quella che ha utilizzato lo stesso Trump». Joe Biden ha grandi credenziali, del resto, come nemico di Mosca: ha promosso la “rivoluzione colorata” in Ucraina, il “golpe di piazza” gestito anche da neonazisti, per poi passare all’incasso attraverso il figlio Hunter, coperto di dollari come dirigente del colosso petrolifero Burisma.La parte del leone, naturalmente, potrebbe farla la Cina: «Trump aveva chiuso le porte, ai cinesi, ma adesso le riapriranno», profetizza Carotenuto. «Non è nell’interesse degli Usa, riaprire alla nuova superpotenza mondiale. Ma i “dem”, appunto, non fanno gli interessi degli Stati Uniti: assecondano invece quelli del grande gruppo mondialista che ha già deciso che i mercenari del futuro “impero” non saranno più gli americani, ma i cinesi: sono più lavoratori, sono tanti ed eseguono gli ordini senza fare storie, e in più non sono impigriti dal troppo benessere, dall’alimentazione sbagliata e dai farmaci sbagliati con i quali gli americani sono stati nutriti e curati per decenni». Possibili anche nuove tensioni con la Corea del Nord, focolaio ieri abilmente spento da Trump: «E’ sempre comodo, per creare tensione, avere un “diavolo” minaccioso». Per Carotenuto, poi, migliorerà «un’altra cosa contraria agli interessi Usa», ovvero «le relazioni con l’Unione Europea». Il gruppo che manovra Biden «vuole un’Ue forte, perché rappresenta un anticipo del mondialismo».Per gli Usa, dal punto di vista del mero interesse nazionale, «sarebbe meglio avere a che fare con un’Europa spezzettata, più facilmente dominabile». Ovvio: «Se l’Europa si unisce davvero, rischia di diventare più potente degli Usa». Eppure lo faranno: «Miglioreranno i rapporti con Bruxelles, proprio perché non servono gli interessi statunitensi. Si potrebbero definire traditori della patria, ammesso parlare di patria che abbia ancora un senso». In primo piano anche poi il clima: «Scontato il rientro immediato negli accordi di Parigi: è all’insegna del mondialismo e del “gretismo”, cioè la favola dell’origine antropica del “climate change”, largamente provocato dall’azione del sole». Un modo ultra-digitale, sempre più wireless? «Con l’elettrificazione si creano enormi campi magnetici: il che non è esattamente “green”, dati i loro effetti sull’organismo e sull’ambiente». E via così: «Si ridarà forza e finanziamenti all’Onu, all’Oms e a tutte le grandi organizzazioni internazionali, che non sono altro che l’anticipazione del globalismo che verticalizza il potere e marginalizza l’individuo».Per Carotenuto, la “piramide gesuitica” di Biden è quella più attiva nella sua missione storica: frenare il risveglio delle coscienze, che starebbe letteralmente sul punto di esplodere, coinvolgendo ormai un essere umano su tre. «Si evita il risveglio anche con i vaccini, con farmaci sbagliati, con lo sfruttamento di un virus che si poteva curare e non si è curato adeguatamente. Tutto quello che indebolisce le nostre forze vitali, fisiche e psichiche, indebolisce il nostro risveglio». Ora, dice Carotenuto, il drago si è ripreso l’America e vuole il Grande Reset. Ne saremo travolti? «No, è solo il ritorno della vecchia politica, che comunque non ci ha travolto. Anzi: l’umanità ha cominciato a crescere proprio per reazione a queste politiche balorde, il cui carattere orribile diventa sempre più evidente». Un auspicio: «Il cielo non consentirà a questo gruppo di fare più di quanto possiamo sopportare, e finirà col produrre un’ulteriore crescita interiore, come infatti è successo finora: le dittature della Seconda Guerra Mondiale hanno prodotto nel dopoguerra l’esplosione della democrazia, la voglia di libertà».Galeotto fu il gesuita e chi lo invitò a corte: nasce sotto il segno della Compagnia di Gesù il nuovo potere (in realtà antico) che si è appena insediato alla Casa Bianca attorno all’anziano Joe Biden, l’uomo che sostiene di aver vinto le presidenziali 2020 negli Stati Uniti. A sottolineare la matrice gesuitica della “piramide” che avrebbe fabbricato l’affermazione di Biden è Fausto Carotenuto, già collaboratore di Mino Pecorelli (giornalista d’indagine assassinato nel ‘79) e per anni analista strategico dell’intelligence Nato, esperto di Medio Oriente e strategia della tensione. Approdato al pensiero steineriano, Carotenuto ha fondato il network “Coscienze in Rete”, riassumendo poi la sua visione nel saggio “Il mistero della situazione internazionale”: vede in azione due “piramidi” mondiali, in apparenza contrapposte (dato che si esprimono politicamente attraverso la destra e la sinistra) ma che in realtà dominano il pianeta, alternando oppressione e libertà illusorie, con l’unico scopo di tenere l’umanità sottomessa e le coscienze addormentate, ipnotizzate dal nemico di turno creato ad arte per essere trasformato in demonio.
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Imbarazzante: Biden “eletto” col favore delle tenebre
E’ pensabile che si possa vivere nella vergogna, cioè all’ombra del Presunto Presidente Eletto? L’autorità giudiziaria statunitense si è finora categoricamente rifiutata di esaminare l’oceano di prove a supporto del presunto maxi-broglio che avrebbe decretato la “magica” vittoria dell’ectoplasmatico Joe Biden, mentre un ex dirigente della Cia come Bradley Johnson sostiene che il trionfo elettorale di Trump sia stato così enorme da spiazzare i bari, costretti nella notte a sospendere lo spoglio dei voti e potenziare l’algoritmo-truffa, che avrebbe definitivamente frodato gli elettori americani “restituendo” le schede (taroccate) alle macchine digitali di Dominion, addirittura via satellite, dall’Italia. La sede operativa della truffa, affidata a esecutori dell’intelligence inglese, sarebbe stata l’ambasciata statunitense di Roma: avrebbe utilizzato la tecnologia satellitare di Leonardo, sotto il controllo degli 007 di “Giuseppi”. Tutto da provare, certo. Ma intanto: non è scandaloso, il rifiuto sistematico di analizzare indizi, sospetti ed evidenze? La difesa legale di Trump ha inutilmente presentato oltre 1.000 testimoni, disposti a giurare di aver assistito ad ogni sorta di irregolarità.Si parla di voti attribuiti a morti, a elettori non registrati e non residenti negli Stati dove hanno votato. In alcuni Stati si calcola che abbiano votato anche 2-300.000 persone in più, rispetto a quelle previste, e con modalità improvvisate all’ultimo minuto, violando le disposizioni costituzionali in materia elettorale. Negli Stati-chiave si parla anche di pacchi di 50 schede, sempre le stesse, fatte conteggiare – fino a 8 volte consecutive – dagli scanner di Dominion. Accadde in quell’inspiegabile blackout notturno: due ore, in capo alle quali il trionfatore Trump (che stava dilagando, ovunque) si scoprì sconfitto grazie a centinaia di migliaia di voti prodigiosamente arrivati, in ritardo e tutti insieme, per Sleepy Joe. «Sarà l’imbroglio più colossale della storia», si lasciò scappare in un lapsus, alla vigilia, il Presidente-Fantasma, del cui declino mentale sono in pochi a dubitare. Si può lasciar cadere tutto questo nel nulla? Certo, che si può. Si può anche fingere di non vedere che la sgangherata invasione del Congresso, il 6 gennaio, era speculare allo sgangheratissimo election-day: la rabbia popolare contro il Falso Tempio della Democrazia, per rispondere simbolicamente alle False Elezioni.Sangue e fake: il drammatico epilogo (la dimostrante inerme, colpita a morte) sembra la bara politica perfetta, in cui inchiodare il Trump che aveva osato sfidare l’establishment neoliberista, il Covid, la Cina e il Vaticano, il Deep State terroristico in quota “dem” e il globalismo-canaglia delle Ong di Soros. Delenda Carthago: la damnatio memoriae è giunta all’atto finale, col presidente degli Stati Uniti insultato dai media, espulso dalla televisione, oscurato dai social (privati) come se si trattasse di un teppista criminale. Gli si è tolta la parola, per paura che dicesse la sua, come si fa in Cina e in Corea del Nord, calpestando anche i diritti degli 80 milioni di americani che hanno votato per lui. Non un riflesso di giornalismo, di sincerità, di verità: il mascalzone deve sparire, e nessuno deve sognarsi di riparire il dossier delle presidenziali, scoprendo cos’è accaduto davvero – all’America e al mondo – il 3 novembre 2021, quando Joe Biden è stato dichiarato vincitore col favore delle tenebre. Come se si pensasse davvero, per i prossimi anni, di poter vivere senza onore: nell’impunità, nella menzogna e nella vergogna.E’ pensabile che si possa vivere nell’imbarazzo, cioè all’ombra del Presunto Presidente Eletto? L’autorità giudiziaria statunitense si è finora categoricamente rifiutata di esaminare l’oceano di prove a supporto del presunto maxi-broglio che avrebbe decretato la “magica” vittoria dell’ectoplasmatico Joe Biden, mentre un ex dirigente della Cia come Bradley Johnson sostiene che il trionfo elettorale di Trump sia stato così enorme da spiazzare i bari, costretti nella notte a sospendere lo spoglio dei voti e potenziare l’algoritmo-truffa, che avrebbe definitivamente frodato gli elettori americani “restituendo” le schede (taroccate) alle macchine digitali di Dominion, addirittura via satellite, forse dall’Italia. La sede operativa della truffa, affidata a esecutori dell’intelligence inglese, sarebbe stata l’ambasciata statunitense di Roma: avrebbe utilizzato la tecnologia satellitare di Leonardo? Tutto da provare, certo. Ma intanto: non è scandaloso, il rifiuto sistematico di analizzare indizi, sospetti ed evidenze? La difesa legale di Trump ha inutilmente presentato oltre 1.000 testimoni, disposti a giurare di aver assistito ad ogni sorta di irregolarità.
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Scordatevelo, la storia non finisce con Donald Trump
Alla fine doveva succedere. L’America era spaccata in due non da mercoledì, e nemmeno dalle presidenziali; già all’indomani dell’elezione di Donald Trump partì una campagna di odio che delegittimava il presidente, democraticamente e liberamente eletto e spaccava in due razze l’America, i trumpiani e i dem. Vari furono i tentativi di impeachment per rovesciare Trump e le campagne mondiali per colpirlo e ridicolizzarlo. Fu considerato subito un guerrafondaio in lotta contro il mondo e un dittatore che avrebbe riportato indietro gli States. E invece Trump, pur con i suoi atteggiamenti da guascone, non ha fatto nessuna guerra e ha fatto crescere gli Usa sul piano economico e del lavoro come non succedeva da anni. Il consenso a Trump cresceva e la sua conferma alla Casa Bianca era nell’aria un anno fa. Poi arrivò il Covid e da un verso la campagna mondiale contro di lui, dall’altro le spavalderie di Trump lo portarono a perdere consensi e generare insicurezza.
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Magaldi: basta fiabe su Trump, da Leonardo a Q-Anon
Leonardo non è direttamente in grado di operare in termini fraudolenti negli Usa, così come altri invece potrebbero aver fatto. E’ un mito, questa storia in base a cui Renzi, Leonardo e altri avrebbero partecipato ai brogli in danno di Trump. Ogni mito nasconde un elemento di verità, che qui però è alla luce del sole: a suo tempo, Renzi si è legato al carrozzone di Obama e dell’ambiente “dem”. Renzi non ha più il potere di un tempo ma è rimasto un player della politica italiana: la sua azione è stata all’origine della formazione del governo Conte-bis. Oggi mette in difficoltà Conte, prova a rimodulare la maggioranza e cerca di ritagliarsi uno spazio anche in ambito internazionale: la sua più grande ambizione sarebbe quella di arrivare a fare il segretario generale della Nato, e quindi coltiva i suoi rapporti statunitensi. Ma di qui a fare questa piroetta abbastanza surreale, per cui sarebbe stato Renzi il grande burattinaio che avrebbe operato attraverso Leonardo, ce ne corre. Se non ci piace Renzi, non per questo dobbiamo pensare che improvvisamente diventi un genio del male che architetta con Leonardo una congiura nei confronti di Trump: sta’ a vedere che i nemici di Trump avevano bisogno di Renzi e di Leonardo, per fargli le scarpe.Agli italiani che si dicono solleciti nella difesa dell’interesse nazionale, ricordo che Leonardo (ex Finmeccanica) insieme ad Eni e Enel è l’unico strumento con cui ancora il sistema-Italia fa un briciolo di politica estera. La Farnesina è un luogo di perdigiorno: ormai da anni non c’è più un ministro degli esteri all’altezza, con un minimo di visione del ruolo dell’Italia. Escludo l’ipotesi che Leonardo abbia avuto parte in un’azione contro Trump: Leonardo peraltro è stata sottoposta a “balletti” in Borsa e ad azioni ostili da diversi ambienti. E sarebbe più serio parlare proprio di questo: da sempre esistono cordatesovranazionali ostili all’opera di Leonardo, ex Finmeccanica. Ogni volta che si tira in ballo in modo improprio Leonardo, si fa un danno al sistema-paese. Insomma, è il momento di parlare in modo serio. Avendo già messo a nudo il back-office del potere nel saggio “Massoni”, vorrei distinguere nettamente la mia narrazione, forte come un pugno nello stomaco ma rigorosa, basata su fonti ben selezionate, da quella di chi invece parla a vanvera. Il mio libro è severo: tanto verso l’affabulazione mainstream quanto verso il cospirazionismo dei complottisti, che inventano una cazzata al giorno.Voglio sottolineare quanto male ha fatto, allo stesso Trump e all’intera polemica politica negli Stati Uniti, tutta la messinscena di Q-Anon: una stronzata sesquipedale, che è diventata oggetto di dibattiti e persino fonte della morte di qualcuno, di recente, e dell’elezione di qualche citrullo nel nuovo Congresso americano. Da Q-Anon, così come da tutta una filiera priva di etichette troppo precise, Trump è stato raccontato come un capo-popolo che improvvisamente irrompeva sulla scena, impegnato contro il Deep State e una cupola mondiale di pedo-satanisti, con tutta una previsione di arresti imminenti. Previsioni sempre regolarmente smentite, ma nonostante ciò questa narrativa è continuata. L’ha creata Trump, questa cosa? Direi proprio di no. Trump si è trovato questa polpetta avvelenata e l’ha accarezzata, ritenendo di poter proseguire nella mitopoiesi su cui nasce la sua candidatura vincente del 2016. Vorrei ricordare che Steve Bannon, di professione, faceva lo sceneggiatore: e ha creato una sapiente sceneggiatura politica, per Trump, che però poi ha vinto sulle cose, sulla sostanza. E’ riuscito a captare il voto di importanti segmenti produttivi, di operai, di aziende che rischiavano di andare a ramengo, qualora avesse sposato con troppa facilità la visione “green” dei democratici, di Hillary Clinton e di tante anime belle.E’ giusto farla, la svolta “green”, se però tu garantisci l’adeguato ristoro, a quei settori produttivi che finirebbero a gambe all’aria. Devi dire: ti accompagno alla pensione, se ho deciso di mettere fuori uso l’estrazione del carbone. Devo avere un piano pubblico, importante, di tutela e riassorbimento della forza lavoro. Ecco: è in quell’elettorato, che Trump ha fatto breccia, e in generale in una classe media americana che è stata macellata, negli Usa come nel resto dell’Occidente, dalla competizione taroccata da parte del sistema-Cina. E’ lì che Trump ha vinto. Steve Bannon ha condito questa cosa con una serie di ingredienti anche poco utili, secondo me. Comunque sia, in capo a pochi mesi Trump ha licenziato Bannon. Ma poi si è lasciato irretire dalla narrazione di Q-Anon, nonché dai latrati reazionari e tradizionalisti dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Ora, si può e si deve criticare un Bergoglio che ha preso una brutta china, non all’altezza delle promesse: ma la fumosità e l’inconcludenza del riformatore Bergoglio, per di più disposto a fare inaudite concessioni alla dittatura cinese, non è che ci deve gettare tra le braccia del tradizionalismo reazionario, antimoderno e antimassonico, clericale e antisecolare di Viganò.Eppure, anche lì, Trump ha ringraziato Viganò, non capendo che anche quella polpetta avvelenata gli avrebbe alienato moltissimi voti cattolici, negli Stati Uniti. Trump queste cose non le ha create: se l’è trovate, e ha creduto di poterle utilizzare. Ha fatto male, perché la chiave vincente di Trump stava nel riuscire a convincere un elettorato progressista, stanco delle finzioni dei democratici, di un’assenza di sostanza all’altezza della grande tradizione del partito democratico, che non è più quello di Roosevelt e dei Kennedy. E invece di cercare di accattivarsi quell’elettorato, Trump si è radicalizzato in una narrativa che è quella dei fuori di testa, degli “sciamani con le corna” ossessionati dai pedo-satanisti, che forse avrebbero bisogno di uno psichiatra (un medico che magari gli spiegherebbe che il pedo-satanista forse vive dentro di loro, sia pure a loro insaputa). E insomma: Trump si è lasciato fotografare, in qualche modo, in un ritratto di famiglia, accanto a personaggi che avrebbbe dovuto tenere ben lontani da sé. Da ultimo, il 6 gennaio, ha lasciato che le cose accadessero: quasi è stato a vedere cosa potesse succedere.E’ chiaro che quello che è accaduto a Capitol Hill, a un certo punto, potrebbe persino esser stato pilotato dai nemici di Trump per poter finalmente cogliere sul fatto questi facinorosi e dire: ecco finalmente il vero volto del puzzone Trump, estraneo al sistema democratico. Cosa che Trump non è stato: ha operato molto bene in politica estera e sul piano economico, e senza la pandemia dolosa avrebbe stravinto le elezioni. Inoltre, Trump non ha attivato quella opzione – che sarebbe stata spericolata, ma ancora costituzionale – dell’imposizione della legge marziale, nel caso di brogli, ove vi fosse stato un intervento di potenze straniere. In quel caso, in termini di Costituzione americana, avrebbe proabilmente potuto fare qualcosa di incisivo, in questa vicenda. Invece ha lasciato che montasse un clima velleitario (perché i golpe si fanno o non si fanno), e invece avrebbe dovuto operare – dentro i dettami della Costituzione – in modo incisivo e serio. Non l’ha fatto, e anche in questa tragicomica vicenda dell’assalto al Congresso ha offerto il fianco alla demonizzazione: non solo quella preventiva, che c’è sempre stata, ma anche a quella postuma, che però adesso si fonda su immagini trasmesse in mondovisione.Trump ha peccato di indecisione, di scarsa lucidità e di scarsa lungimiranza. Non so se avrà un’altra occasione. Certamente, se dovesse averla, farà bene a riconsiderare la sua proposta politica, magari attestandosi su quella che è la sua vera identità: Trump non è né un suprematista bianco, né un razzista, né un reazionario. E’ un magnate newyorkese, un bon vivant che ha frequentato ambienti progressisti ed è stato anche nel partito democratico americano. Ha poco da guadagnare, dalla china che ha preso la sua figura nell’immaginario collettivo. I nemici che ha sempre avuto, nel partito repubblicano, adesso sono particolarmente virulenti e cercheranno di nuocergli il più possibile: i più grandi nemici di Trump non sono tra i democratici, ma tra i repubblicani. E in questa storia, ripeto, Renzi e Leonardo c’entrano davvero molto poco. Vorrei che tutti coltivassero il dubbio e il senso critico. Nelle elezioni americane, i brogli sono una cosa quasi consustanziale. Quanti brogli, chi li abbia fatti e come: se questo deve essere uno strumento di contestazione del risultato elettorale, i brogli vanno provati.La stessa Corte Suprema aveva una maggioranza schiacciante di persone vicine a Trump: eppure ha respinto il ricorso principe che è stato avanzato. Questo non vi dice nulla? Io avrei gradito che Trump fosse rieletto, al netto di tutti gli errori coi quali lui stesso è caduto nelle mille trappole che gli sono state tese. Ma cerchiamo di essere razionali, guardiamo innanzitutto ai fatti: uno di questi è l’emergenza sanitaria. Proprio la pandemia ha creato, nell’opinione pubblica americana, una migrazione di consensi: un presidente che sarebbe stato rieletto facilmente è invece crollato, in molti casi, nei consensi. Non ha saputo gestire bene nemmeno la protesta dei Black Lives Matter: indubbiamente strumentalizzata dai nemici di Trump, ma lui c’è caduto con tutte le scarpe. Cerchiamo di essere seri: sforziamoci di pensare, di utilizzare più fonti e di metterle in confronto tra loro. Scegliamo la “gnosi”, cioè la conoscenza, e non la “pistis” fideistica. In troppi parlano senza sapere quello che dicono: ma per ammaestrare gli altri serve la formazione di una competenza, di un’esperienza. Un invito che rivolgo a tutti: meno parole, per favore, e più fatti.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streaming “Gioele Magaldi Racconta”, condotta su YouTube l’11 gennaio 2021 da Fabio Frabetti di “Border Nights”).Leonardo non è direttamente in grado di operare in termini fraudolenti negli Usa, così come altri invece potrebbero aver fatto. E’ un mito, questa storia in base a cui Renzi, Leonardo e altri avrebbero partecipato ai brogli in danno di Trump. Ogni mito nasconde un elemento di verità, che qui però è alla luce del sole: a suo tempo, Renzi si è legato al carrozzone di Obama e dell’ambiente “dem”. Renzi non ha più il potere di un tempo ma è rimasto un player della politica italiana: la sua azione è stata all’origine della formazione del governo Conte-bis. Oggi mette in difficoltà Conte, prova a rimodulare la maggioranza e cerca di ritagliarsi uno spazio anche in ambito internazionale: la sua più grande ambizione sarebbe quella di arrivare a fare il segretario generale della Nato, e quindi coltiva i suoi rapporti statunitensi. Ma di qui a fare questa piroetta abbastanza surreale, per cui sarebbe stato Renzi il grande burattinaio che avrebbe operato attraverso Leonardo, ce ne corre. Se non ci piace Renzi, non per questo dobbiamo pensare che improvvisamente diventi un genio del male che architetta con Leonardo una congiura nei confronti di Trump: sta’ a vedere che i nemici di Trump avevano bisogno di Renzi e di Leonardo, per fargli le scarpe.
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Ex Cia: brogli via Italia, spiazzati dal trionfo di Trump
«I due 007 che hanno manipolato i voti delle presidenziali americane ora sono in pericolo di vita: saranno uccisi, perché in questi casi è così, che funziona». L’appello arriva da un ex dirigente della Cia, Bradley Johnson, che ai due operatori dell’intelligence rivolge un pressante appello: «Affrettatevi ad autodenunciarvi e mettetevi al riparo presso le uniche autorità che possono proteggervi, cioè il Dipartimento di Giustizia». I due, sostiene Johnson in una video-intervista a “Detoxed.info”, sono due agenti dell’Mi6, il servizio segreto inglese. «Non li abbiamo ancora identificati, ma è solo questione di tempo: una foto li ritrae davanti all’ambasciata americana di Roma, nei giorni delle presidenziali Usa». Proprio la sede diplomatica statunitense nella capitale italiana, secondo Bradley, sarebbe stata la centrale operativa dei maxi-brogli “invisibili” con cui sarebbe stata costruita, a tavolino, la falsa vittoria di Joe Biden. Una frode che, per le sue dimensioni, sembra non avere precedenti nella storia delle elezioni americane: «Sono stati truccati, per via digitale, i risultati delle elezioni nei 6 Stati che per ore sono stati considerati “in bilico”, ma dove in realtà Donald Trump era da subito apparso il notevole vantaggio, con un distacco incolmabile per Biden».«Proprio l’entità della vittoria a valanga di Trump – afferma Johnson – ha costretto i manipolatori a rivedere precipitosamente l’algoritmo che era stato inizialmente programmato per far vincere Biden: non bastava più, a causa dell’enorme vantaggio di Trump, non previsto in quella misura». E’ per questo, aggiunge l’ex capostazione Cia, che nella notte dello spoglio le operazioni di scrutinio sono state misteriosamente interrotte, per due ore: «Ai manipolatori serviva tempo per riprogrammare l’algoritmo che avrebbe spostato i voti da Trump a Biden». L’ex dirigente dei servizi segreti statunitensi ricostruisce la filiera della frode: i dati elettorali affluivano in tempo reale via web a un server a Francoforte, visto che le macchine elettorali di Dominion erano effettivamente connesse in Rete. Dalla Germania i dati finivano all’ambasciata americana di Roma, dove venivano manipolati da agenti britannici: anche per questo, il governo di Boris Johnson potrebbe essere travolto dallo scandalo. Ultimo passaggio: i dati (truccati) venivano re-immessi nelle macchine elettorali di Dominion, cioè nei seggi americani, attraverso un satellite militare criptato dell’azienda Leonardo, strettamente controllata dal governo italiano.«Non giurerei sulla sopravvivenza politica di Giuseppe Conte», dice Bradley Johnson: «Trump lo aveva chiamato già prima delle elezioni, dopo aver avuto sentore del fatto che l’Italia poteva essere coinvolta in qualcosa di poco chiaro, rispetto alle elezioni». Non solo: «Sappiamo – dice Johnson – che i servizi segreti italiani (che rispondono a Conte) non hanno puntualmente avvisato le autorità Usa delle attività in corso, da parte degli agenti inglesi, che i colleghi italiani stavano certamente monitorando». Imbarazzante, poi, la concessione del satellite di Leonardo per la trasmissione in America dei dati truccati. Emergerà qualcosa, di tutto questo? Johnson non sa cosa rispondere, vista la cortina di silenzio che avvolge la scandalosa manipolazione delle elezioni americane. Si è parlato a vanvera dell’ipotetico raid per sequestrare i server di Francoforte, ma era una falsa pista: «Quei server sono stati sequestrati, ma senza nessun blitz. Inoltre, hanno solo registrato un’altissima intensità di trasmissione di dati, ma non contengono prove». Un depistaggio, per proteggere gli inglesi e gli italiani? Nel dubbio, Johnson insiste: chiede ai due agenti britannici di consegnarsi, onde evitare che possano essere uccisi per cancellare i testimoni e qundi le prove dell’ipotetico, epocale misfatto.«I due 007 che hanno manipolato i voti delle presidenziali americane ora sono in pericolo di vita: saranno uccisi, perché in questi casi è così, che funziona». L’appello arriva da un ex dirigente della Cia, Bradley Johnson, che ai due operatori dell’intelligence rivolge un pressante appello: «Affrettatevi ad autodenunciarvi e mettetevi al riparo presso le uniche autorità che possono proteggervi, cioè il Dipartimento di Giustizia». I due, sostiene Johnson in una video-intervista a “Detoxed.info“, sono due agenti dell’Mi6, il servizio segreto inglese. «Non li abbiamo ancora identificati, ma è solo questione di tempo: una foto li ritrae davanti all’ambasciata americana di Roma, nei giorni delle presidenziali Usa». Proprio la sede diplomatica statunitense nella capitale italiana, secondo Bradley, sarebbe stata la centrale operativa dei maxi-brogli “invisibili” con cui sarebbe stata costruita, a tavolino, la falsa vittoria di Joe Biden. Una frode che, per le sue dimensioni, sembra non avere precedenti nella storia delle elezioni americane: «Sono stati truccati, per via digitale, i risultati delle elezioni nei 6 Stati che per ore sono stati considerati “in bilico”, ma dove in realtà Donald Trump era da subito apparso il notevole vantaggio, con un distacco incolmabile per Biden».
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Trump “usato e gettato” per rottamare speranze: le nostre
Negli anni prima di Trump, la successone di presidenti orribili (i Bush, Clinton, Obama) aveva stancato il popolo americano. Non ne poteva più del loro interventismo globalista, che sacrificava gli stessi interessi degli Stati Uniti, favorendo la Fed e il militarismo. E allora che cosa si fa, in questi casi? Si prende un personaggio “nuovo”, che possa sembrare antipolitico (come il nostro Berlusconi). Ad agire è sempre lo stesso Deep State, che dice: devo poter tornare ad avere i miei “mercenari”, quei soggetti che hanno governato finora. Sono famiglie, gruppi, massonerie, personaggi dipendenti da certi ordini religiosi: preparati per lunghi anni, bravissimi a fare le politiche mondialiste di schiavizzazione, di alterazione della cultura, di elettromagnetizzazione del mondo. Solo che la gente, a un certo punto, non si fida più. E allora il potere dice: facciamo finta che ne venga fuori uno “nuovo”. Deve avere però una caratteristica: dev’essere ridicolizzabile, strano, pieno di vizi. Dev’essere criticabile: perché, dal giorno in cui andrà al potere, dovrà essere criticato. Si dovrà poter dire: è vero che ha sposato tanti temi buoni, o quantomeno popolari e contrari a tutte le malafette del potere, ma noi intanto cominciamo a “sporcarlo”. Vuoi vedere che, “sporcando” lui, prima o poi riusciamo a sporcare anche quei temi che la gente ha sposato?Vuoi vedere che, così facendo – ragiona il potere – un po’ alla volta la gente tornerà ai nostri temi? Ma intanto, dicono, mandiamolo avanti: perché la gente sta uscendo dall’ovile, e nell’ovile la dobbiamo riportare. Allora cosa serve? Un incantatore: ed ecco Trump. Così come Grillo ha avuto il ruolo di incantatore, da noi. I temi dei 5 Stelle, peraltro, erano migliori di quelli di Trump: meravigliosi, libertari. Trasparenza, scoperchiamo i palazzi, no ai vaccini, niente Tav né Tap. Come è andata a finire, lo si è visto. Ma la manovra è riuscita: mandi avanti il comico, rompi i problemi, crei un seguito di persone e poi tradisci la causa. Nel 2016, in America l’operazione parte nello stesso modo. Trump fa mosse populiste: sugli immigrati, sulla speculazione creata attorno al problema climatico. Si rende conto della minaccia cinese e della vera minaccia atomica iraniana, e le combatte. Ma tutto viene sempre ridicolizzato, dai grandi media: quello è uno col ciuffo biondo, è strano, si appoggia alla destra estremista. Come fa, a essere credibile? E poi: chissà come ha fatto i soldi, probabilmente è stato aiutato da Putin, eccetera. Tutti elementi potenzialmente veri: lui infatti è stato scelto proprio perché ricattabile. Così come, a suo tempo, Berlusconi.Al che, fin dal primo giorno, si passa a erodere incessantemente il suo consenso. Probabilmente il consenso c’è ancora, e le elezioni sono state truccate: poco o tanto, le elezioni sono sempre truccate. Ma c’è un problema: Trump resiste. Lo fa perché ha capito, o perché non ha ancora capito? Io temo che non abbia capito, perché non è un’aquila. Ma resiste: fa cose che piacciono alla gente, ma non al potere. Se la prende con la Fed, controllata in fondo dai Rothschild e dai loro alleati della finanza internazionale. Se la prende con la Cina, che – per i poteri oscuri – è destinata ad essere il nuovo strumento imperialista mondiale. Se la prende con gli eccessi della propaganda mondialista (Greta Thunberg) sul ruolo umano nel riscaldamento climatico. Trump non vuole l’immigrazione incontrollata, e la gente lo approva: ma anche qui il presidente esagera – nelle forme, nello stile – e così viene attaccato. Però rimane fedele a queste idee: vuole rimettere in piedi l’America, a partire dall’industria nazionale.Ma un po’ alla volta gli scandali, il ridicolo, determinano un’erosione che lo indebolisce, producendo un risultato sul quale poi, alle elezioni, non è difficile intervenire. Conteggi strani, schede fantasma: nulla è impossibile, per il Deep State. Tutto poi viene “sistemato” dalla magistratura, che è uno dei principali strumenti di controllo di cui il Deep State dispone. Le magistrature occidentali, in genere, fanno giustizia solo se la giustizia colpisce l’avversario della corrente dominante. E siamo ai giorni nostri: Trump, pensano, bisogna portarlo in una trappola. Una trappola che lo “sporchi” totalmente: così, “sporcando” lui, “sporchermo” anche tutti i temi (persino quelli “buoni”) che sono contro i mondialisti, i democratici, i gesuito-massonici. Come dire: non ce l’abbiamo con Trump, ce l’abbiamo con quei temi dei quali l’opinione pubblica si stava innamorando. Quelli, vogliamo abbattere, se vogliamo riportare la gente ad apprezzare le politiche degli avversari di Trump (perché sono più tranquilli, più buoni, in apparenza più puliti): non faranno neppure caso, al ritorno delle vecchie politiche. Non piaceranno, ma penseranno: Trump era peggio.Per fare questo, occorre montare un’ultima pantomima, forte ed efficace. E allora si sfrutta la campagna elettorale: Trump si rivolge sempre più alle frange estremiste (Q-Anon, Proud Boys), cioè la destra eversiva e ridicola, capace di spaventare un po’ anche l’opinione pubblica repubblicana. Si evidenzia un aspetto estremista, quasi nazista, e le facce dure di quel poveraccio di Trump aiutano, a dipingerlo come un Hitler col ciuffo biondo: un pericolo, per la democrazia. Ma quale pericolo, se quand’era alla Casa Bianca il Deep State gli impediva di fare quasi tutto, costringendolo a cambiare continuamente consiglieri e ministri? Nessuno, in fondo, faceva quello che diceva lui: erano tutti più fedeli al Deep State tradizionale, che non al presidente. Quindi: gli si lascia gonfiare le manifestazioni affollate da questi quattro gatti ridicoli, presentati come pericolossimi, e poi – dopo che tutti i giudici hanno fatto fallire i tentativi di Trump di ribaltare legalmente il risultato delle elezioni – arriva il giorno clou, quello della certificazione parlamentare, dopo la quale non si potrà fare più nulla. Trump che fa? Annuncia una grande manifestazione: invita i suoi a scendere in piazza e a marciare verso il Campidoglio, per protestare. E qui scatta il piano.I manifestanti vengono fatti avanzare in modo indisturbato, e qualcuno li guida. Succede sempre: in Italia, succedeva quando c’era la strategia della tensione. I servizi segreti (italiani, inglesi, israeliani, americani) infiltravano tutti i movimenti eversivi, per poterli usare: io faccio il morto, metto le bombe, rapisco, così la gente si spaventa e mi diventa più facile governarla, mandare i governi in certe direzioni, prendere delle misure, rendere le persone meno libere. I servizi segreti non fanno altro: durante il caso Moro, il capo delle Brigate Rosse era un ex fascista infiltrato dei servizi, e nella direzione strategica delle Br uno dipendeva dal Mossad, uno dalla Cia, uno dai servizi inglesi, e così via. Non ce lo dicono mai, ma funziona così: e per un servizio segreto, infiltrare movimenti fatti da ragazzi sprovveduti e fanatizzati è facilissimo. Ed è facilissimo scalare i gradini del gruppo, fino a comandare: è molto semplice. Perché non dovrebbero farlo? E infatti lo fanno sempre. Quindi lo capite, ora, chi c’era alla testa di quei gruppi di invasati che il 6 gennaio si stavano avviando verso Capitol Hill? Persone che dipendevano da quegli stessi soggetti che avevano deciso di montare la pantomima.Funziona: la polizia lascia fare, la Guardia Nazionale non arriva, e così si sfondano le finestre. Un assalto ridicolo, che ha smesso di essere ridicolo quando qualcuno ha creato i morti, rendendolo drammatico (altrimenti sarebbe rimasto una pagliacciata). La fine della democrazia? L’attacco alle istituzioni? Ma no: sono entrati quattro gatti, hanno detto qualche stupidaggine e poi se ne sono usciti in buon ordine, dopo qualche scontro. La gravità del fenomeno è venuta da chi ha sparato ad altezza uomo, mirando. Immagino Trump, che pensava a un ultimo atto dimostrativo, veemente ma pacifico, per restare almeno leader dell’opposizione. Immagino la faccia di Trump, quando ha visto che la polizia ha lasciato avanzare i manifestanti, consentendo loro addirittura di entrare nel Parlamento. Se è una persona veramente intelligente l’avrà capito: ecco, mi stranno fregando. Da quel momento in poi, i suoi consiglieri non riescono più a raggiungerlo. Lui a quel punto non si fida più di nessuno, e non sa che pesci pigliare. Quindi, passa del tempo. Per questo, riappare in televisione solo dopo che Biden l’ha spinto a intervenire. Alla fine, Trump si decide a chiamare la Guardia Nazionale. Ma è chiaramente la risposta di uno che ha perso.Un minuto dopo, si scatenano tutti: capi di Stato, giornalisti, professoroni. La più grave offesa mai fatta, alla democrazia americana. Certo: era esattamente previsto che si dovesse montare una cosa che dovesse sembrare “la più grave offesa alla democrazia americana”. Per renderla credibile andava resa più drammatica: per questo poi fanno, scientemente, quei poveri morti. E naturalmente, è tutta colpa di Trump: anche le destre, a livello mondiale, ormai ne prendono le distanze. E’ troppo grossa: un assalto al Parlamento, organizzato da Trump? No: Trump aveva promosso una marcia di protesta che arrivasse fin davanti al Parlamento, non dentro. Il troppo facile ingresso non pensiamo che l’abbia organizzato lui. Tutti a gridare al colpo di Stato: un golpe fatto in quel modo? Siamo seri. Non si può fare un colpo di Stato con quei quattro disgraziati, guidati dallo “sciamano con le corna”. Per fare un golpe serve più della metà dei servizi segreti, serve la maggior parte delle forze armate, gli stati maggiori. Servono pezzi di Fbi, di Cia, di Nsa. Dalla tua parte devono esserci la finanza e i veri poteri. Eppure, questa balla – il tentato golpe – viene riferita da tutti i media, quelli che ci ammorbano ogni giorno con la loro versione del virus.Non è Trump che ha cercato di fare un colpo di Stato, sono i poteri oscuri ad aver messo a segno un colpo: non solo ai danni di Trump, ma di una vasta fetta dell’opinione pubblica, che ormai sta rientrando nell’ovile. E il colpo, principalmente, è stato dato a tutti quei temi (quegli ideali, quegli interessi) che andavano contro il mondalismo, contro i “papati scientifici”, contro l’Oms, contro un’Onu depravata, contro un’Ue guidata da un gruppo osceno, contro una Cina neo-imperialista. Tutto depotenziato: già durante la presidenza Trump, e ora con questa pantomima finale. Ora si torna all’antico, alla tradizione che gli americani cominciavano a odiare: quella dei Bush, dei Clinton, degli Obama. Tutti finti buoni, come i finti buoni europei. Come Joe Biden, “il nonno d’America”. Guardate quei filmati, in cui riceve le famiglie: voi affidereste un bambino a Biden? Glielo fareste avvicinare? Il “nonno d’America” è suadente, ma solo nelle forme: quando aveva a fare con l’Iraq era un assatanato guerrafondaio, uno dei più feroci. Adesso fa la faccia del buono: così hanno sempre fatto, questi democratici americani. Apparenza vellutata, per mascherate azioni orribili.Non è che l’altra piramide di potere sia migliore, quella repubblicana e conservatrice: è solo meno brava, a fare il male. E’ più confusionaria: e quindi, in questa fase, meno pericolosa. E’ il classico gioco delle piramidi oscure, del divide et impera, del potere. Un gioco che, con le sue pantomime e le sue sceneggiate puntualmente riprese dai media, tende a ipnotizzarci. E’ un gioco che ci vuole distrarre, quando in realtà ci vogliono togliere la libertà, quando ci vogliono iper-vaccinare e iper-tassare, così come quando vogliono cambiare i programmi scolastici, devastare l’ambiente, elettromagnetizzare il mondo. Ci distrae, il gioco delle piramidi di potere, quando vogliono renderci degli automi sensoriali. Questo vogliono fare, ma noi resistiamo: per questo sono costretti a inventarsene sempre di nuove. L’umanità, infatti, è in risveglio: un po’ alla volta, cresce l’impulso a volere il bene dell’ambiente, delle persone intorno a noi. Non vogliamo limitazioni alla libertà, vogliamo ideali buoni: una pedagogia sana, una medicina buona che non danneggi la salute.Loro cercano di distrarci, per sottometterci alle loro politiche anti-umane. Noi che facciamo? Non certo i colpi i Stato in America o a Palazzo Chigi, e nemmeno in Vaticano, o in Germania. Però una cosa la possiamo fare, quella che a loro dà più fastidio: continuare a essere liberi interiormente. Criticarli, guardarli. Denunciare in tutti modi, senza malanimo, quello che fanno: denunciarlo come cosa, semplicemente, da non fare. Indignarsi, restando però sereni, per poter fare la cosa che a questi poteri dà più fastidio: fare il bene, intorno a noi. Per non cadere nelle loro trappole, coltivare ideali, amare il prossimo. Il nostro compito è orizzontale, intorno a noi: aumentiamo la nostra capacità di fare il bene, e vinceremo questa battaglia contro i poteri, il cui unico intento è ipnotizzarci, per poterci catturare. Restiamo liberi di fare il bene: l’importante è non dare alcuna credibilità, alle voci mediatiche del potere, sapendo che stanno cercando di fregarci. Riuniamoci in gruppi, per fare il bene. Da questi gruppi, un giorno, nascerà una nuova società. Una nuova politica, una nuova collettività: migliore, e più sana.(Fausto Carotenuto, estratto dal video-intervento “Colpo di Stato fallito o manovra del Deep State riuscita?”, pubblicata su “Coscienze in Rete” il 7 gennaio 2021. Carotenuto è stato, per lunghi anni, analista strategico dell’intelligence Nato).Negli anni prima di Trump, la successone di presidenti orribili (i Bush, Clinton, Obama) aveva stancato il popolo americano. Non ne poteva più del loro interventismo globalista, che sacrificava gli stessi interessi degli Stati Uniti, favorendo la Fed e il militarismo. E allora che cosa si fa, in questi casi? Si prende un personaggio “nuovo”, che possa sembrare antipolitico (come il nostro Berlusconi). Ad agire è sempre lo stesso Deep State, che dice: devo poter tornare ad avere i miei “mercenari”, quei soggetti che hanno governato finora. Sono famiglie, gruppi, massonerie, personaggi dipendenti da certi ordini religiosi: preparati per lunghi anni, bravissimi a fare le politiche mondialiste di schiavizzazione, di alterazione della cultura, di elettromagnetizzazione del mondo. Solo che la gente, a un certo punto, non si fida più. E allora il potere dice: facciamo finta che ne venga fuori uno “nuovo”. Deve avere però una caratteristica: dev’essere ridicolizzabile, strano, pieno di vizi. Dev’essere criticabile: perché, dal giorno in cui andrà al potere, dovrà essere criticato. Si dovrà poter dire: è vero che ha sposato tanti temi buoni, o quantomeno popolari e contrari a tutte le malafette del potere, ma noi intanto cominciamo a “sporcarlo”. Vuoi vedere che, “sporcando” lui, prima o poi riusciamo a sporcare anche quei temi che la gente ha sposato?
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Prima i ladri, poi i barbari: assalto alla democrazia Usa
I barbari contro i ladri, che ora si atteggiano a vittime e chiedono la testa del capo barbarico, dopo che quest’ultimo ha osato l’inosabile: far assaltare dai suoi pasdaran fanatizzati il “tempio” di una democrazia che, per metà dell’America, è rimasta tale solo nella forma, visto l’esito degli spogli elettorali del 3 novembre. L’attacco al Parlamento, ricorda l’Ansa, ha un solo precedente: fu incendiato nel 1814, ma non da americani (il clima era di guerra, e a darlo alle fiamme furono le truppe inglesi). Il 6 gennaio 2021 è nella storia: gli Stati Uniti non hanno potuto eleggere il nuovo presidente. Non solo: Congresso e Senato sono stati presi d’assalto ed “espugnati” da militanti anche armati, lasciati entrare nei palazzi con estrema facilità e decisi a raggiungere l’obiettivo: scuotere l’America e il mondo, e intanto bloccare la convalida delle schede dei grandi elettori a favore di Joe Biden, da settimane presentato abusivamente come “presidente eletto” nonostante l’opposizione di Trump e di oltre 100 parlamentari, decisi a contestare la regolarità delle elezioni. Più che una frode: un golpe bianco, quello di Biden, organizzato attraverso i brogli più colossali che la storia ricordi.Da un lato, le prove raccolte dal team legale di Trump sono schiaccianti: in alcuni Stati-chiave, dove Biden avrebbe prevalso per poche migliaia di voti, risultano aver votato anche 2-300.000 elettori in più, rispetto a quelli registrati, con le stesse schede contate anche 8 volte. I fatti sono noti: di fronte alla “vittoria a valanga” di Trump (almeno 75 milioni di sostenitori) i seggi sono stati chiusi in piena notte, per due ore, durante le quali sarebbe successo di tutto. Sotto accusa il sistema digitale Dominion, connesso in Rete e forse, secondo l’accusa, manipolabile anche dall’estero. A monte: non ha precedenti l’abuso del voto postale, interamente pro-Biden, cui si è fatto ricorso agitando la paura del Covid, vero protagonista degli eventi: senza l’emergenza pandemica, a inizio 2020 tutti i sondaggi davano per scontata la larghissima rielezione di Trump, grazie al favore del 60-65% degli americani. L’altra notizia è altrettanto scioccante: tutte le sedi giudiziarie interpellate, dalla Corte Suprema in giù, si sono sistematicamente rifiutate di esaminare le prove della frode: allo staff di Rudy Giuliani, le corti hanno opposto solo dinieghi procedurali, evitando di valutare i dossier.Proprio la sessione plenaria del Parlamento sarebbe potuta servire a questo: esporre a reti unificate le dimensioni dell’imbroglio, istituendo la commissione speciale d’inchiesta subito proposta dal senatore texano Ted Cruz. Illusoria la speranza – retoricamente evocata da Trump, nel suo comizio incendiario a poche ore dai lavori parlamentari – che potesse essere il vicepresidente, Mike Pence, a ribaltare l’esito dei conteggi truccati rigettando le schede dei grandi elettori degli Swing States (Georgia, Wisconsin, Michigan, Pennsylvania, Arizona e Nevada). Camera, Senato e vicepresidenza hanno anche ignorato persino l’ultimo appello alla legalità istituzionale, proveniente dai membri dei Parlamenti di alcuni di quegli Stati: non convalidare le schede di Biden e rinviare la decisione agli Stati stessi, facendo pronunciare i parlamentari o addirittura ripetendo le elezioni. L’establishment ha evitato di rispondere, opponendo la sua sordità marmorea e il consenso (anche e soprattutto mediatico) attorno al “presidente eletto”, uno dei politici più corrotti d’America, a lungo quinta colonna del potere cinese, ricattabile in mille modi e anche attraverso le imprese di un prestanome come il figlio Hunter, percettore di maxi-tangenti da Cina e Ucraina.Sembrava persino credibile, Biden – un vero presidente, quello giusto – quando è apparso in televisione, mentre il Parlamento era in preda al panico, invitando Trump a ordinare ai rivoltosi di ripiegare. Trump lo ha fatto nel mondo più pericoloso: ha sì invitato i suoi hooligan ad abbandonare i palazzi, ma solo dopo aver manifestato apprezzamento per il loro gesto, costato 4 vittime. Un atto senza precedenti, in mondovisione, che precipita l’America (e lo stesso Trump) sull’orlo del baratro. Si parla di impeachment-lampo, e di rimozione del presidente. Si dà anche per scontato che Trump non la passerà liscia, a livello giudiziario, per la sua inaudita esortazione “eversiva”. I commentatori mainstream sono unanimi: Trump si è reso protagonista di un gesto disgustoso, che non potrà restare impunito e segnerà la sua fine politica. Sottinteso: chi condanna senza attenuanti la “presa della Bastiglia”, l’oltraggio alla sacralità della democrazia, finge di non vedere l’oceano, soverchiante, di indizi e prove che inchiodano i democratici, protagonisti di un “golpe” elettorale fraudolento, un vero e proprio attentato alla democrazia americana.Altri annotano: Trump ha staccato la spina ai repubblicani, ridotti a casta di potere, trascinando con sé decine di milioni di persone, l’America profonda, quella tradita dalla globalizzazione neoliberista. Impressionante l’accelerazione della crisi, così come la sconcertante ipocrisia dell’establishment: Facebook ha subito oscurato l’ultimo video di Trump, in ossequio allo stile orwelliano della “rivoluzione colorata” che nel 2020 ha sabotato la rielezione del presidente, ricorrendo alla violenza e alla guerriglia urbana di Antifa e Black Lives Matter, con frange estremistiche che hanno trascinato intere città sull’orlo della guerra civile. Ora, l’assalto al Parlamento rischia di allontanare da Trump i parlamentari rimastigli fedeli, e soprattutto di far impallidire il primo “assalto alla democrazia”, in ordine di tempo, cioè la colossale frode elettorale che – ove finalmente confermata, in sede giudiziaria – dimostrerebbe virtualmente la fine della democrazia elettorale, negli Stati Uniti.La reazione dei “barbari”, follemente fuori misura, sembra un avvertimento: Stati come il Texas hanno già ventilato l’intenzione di ridiscutere i termini della loro permanenza negli Usa, qualora l’establishment fingesse ancora di ignorare il raggiro organizzato dal clan Biden sulla pelle degli elettori. La situazione è delirante e pericolosa: se non verrà abbattuto, Trump resterà in carica fino al 20 gennaio. E non ha ancora esibito la relazione del Dni, la direzione dell’intelligence coordinatra da John Ratcliffe, che potrebbe evidenziare il ruolo di paesi come la Cina nella manipolazione digitale dell’esito del voto. L’America è spaccata in due, davanti al mondo intero: seguiranno alle mosse “eversive” di Trump, o il presidente ancora in carica verrà fermato con la forza? La rivolta dilagherà nelle città o l’assalto al Campidoglio comporterà la fine di Trump, e magari la sua incriminazione? Lo scenario è drammatico, con tratti allucinati, deliranti e rivoluzionari. Per intanto: la notte di follia di Washington ha devastato anche l’ipocrisia “negazionista” del mainstream, quello che tifa per il regime-Covid e vorrebbe cancellare fisicamente Trump. La democrazia americana? E’ in rianimazione: calpestata prima dai ladri, poi dai barbari.I barbari contro i ladri, che ora si atteggiano a vittime e chiedono la testa del capo barbarico, dopo che quest’ultimo ha osato l’inosabile: far assaltare dai suoi pasdaran fanatizzati il “tempio” di una democrazia che, per metà dell’America, è rimasta tale solo nella forma, visto l’esito degli spogli elettorali del 3 novembre. L’attacco al Parlamento, ricorda l’Ansa, ha un solo precedente: fu incendiato nel 1814, ma non da americani (il clima era di guerra, e a darlo alle fiamme furono le truppe inglesi). Il 6 gennaio 2021 è nella storia: gli Stati Uniti non hanno potuto eleggere il nuovo presidente. Non solo: Congresso e Senato sono stati presi d’assalto ed “espugnati” da militanti anche armati, lasciati entrare nei palazzi con estrema facilità e decisi a raggiungere l’obiettivo: scuotere l’America e il mondo, e intanto bloccare la convalida delle schede dei grandi elettori a favore di Joe Biden, da settimane presentato abusivamente come “presidente eletto” nonostante l’opposizione di Trump e di oltre 100 parlamentari, decisi a contestare la regolarità delle elezioni. Più che una frode: un golpe bianco, quello di Biden, organizzato attraverso i brogli più colossali che la storia ricordi.
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Magaldi: virus massonico, chi l’ha creato finirà come Hitler
«Quella del coronavirus è la terza offensiva planetaria, contro di noi, condotta dall’élite massonica neoaristocratica che aveva già colpito altre due volte: sabotando l’economia attraverso le crisi finanziarie pilotate, per indebolire la società creando diseguaglianze, e poi “fabbricando” il terrorismo islamico per ridurre le libertà di tutti col pretesto della sicurezza». Gioele Magaldi non ha dubbi: «Siamo di fronte all’ultimo attacco, da parte delle stesse forze massoniche oligarchiche: quello sanitario, attraverso la gestione emergenziale della pandemia, sarà anche l’ultimo». Per Magaldi «è un attacco disperato», perché punta a un orizzonte irrealizzabile: «Un mondo distopico, senza più libertà, sulla scorta del modello cinese». Anche per questo, l’aggressione contro la popolazione «finirà rovinosamente, come le campagne di Russia condotte da Napoleone e Hitler, entrambi traditi dall’eccessiva fiducia nelle loro possibilità di successo». Autore del besteller “Massoni” (Chiarelettere, 2014) ed esponente del circuito massonico progressista sovranazionale, Magaldi annuncia: il “sequel” del primo volume sulle malefatte delle superlogge reazionarie, in uscita entro il 2021, farà nomi e cognomi dei soggetti che hanno «progettato il rilascio del coronavirus, altamente contagioso ma scarsamente letale».In pratica, quel virus è «uno strumento di dominio, fondato su una paura immotivata ma ingigantita dall’allarmismo dei media». Ormai, dice Magaldi, i cittadini stanno aprendo gli occhi: «Vessati da restrizioni assurde che sembrano destinate a non finire mai, assistono a una presa in giro sempre più sguaiata e sfacciata: nuove varianti del virus mettono in dubbio l’efficacia dei vaccini frettolosamente approntati, e non scientificamente testati in modo adeguato in relazione agli effetti indesiderati sull’organismo. E mentre gli italiani sono stati costretti a restare a casa persino all’ultimo dell’anno, anche col placet di Papa Bergoglio, gli abitanti di Wuhan si sono scatenati in festeggiamenti spensierati e oceanici, per il capodanno, proprio nel paese da cui è nata la cosiddetta pandemia». Non è un caso, sottolinea Magaldi, che l’epidemia sia partita da Wuhan: «L’attuale sistema-Cina è stato ideato da massoni oligarchici non cinesi, essenzialmente atlantici, come alternativa al sistema occidentale: quello del Covid è un test – l’ultimo – per sperimentare la possibilità di cancellare diritti e democrazia».Non funzionerà, scommette il presidente del Movimento Roosevelt: «L’aria sta cambiando, e anche gli italiani – pian piano – iniziano a capire di esser stati ingannati: e non sono più disposti a dover vivere, fino a chissà quando, in mezzo a lockdown e zone rosse, mentre l’economia crolla». Lo si legge anche dall’inquietudine che sta attraversando la scena politica: «Finalmente ci si sta scuotendo dal torpore, mettendo sotto accusa il grottesco e disastroso paternalismo di Conte, che ha fallito su tutta la linea: non ha protetto la cittadinanza dal contagio ma, in compenso, ha sospeso le libertà costituzionali e provocato un vero e proprio disastro economico». Nel 2021, secondo il presidente “rooseveltiano”, è lecito aspettarsi «una vera e propria epifania del potere, a partire dal progressivo, inesorabile disvelamento del carattere fraudolento dell’emergenza-coronavirus che ha travolto il mondo e messo in ginocchio l’Italia». Magaldi apprezza Matteo Renzi, «che è tornato a fare il Giamburrasca e finalmente critica Conte in modo frontale». Ma attenti: non c’è da aspettarsi niente di speciale, dall’eventuale rottamatore di “Giuseppi”.«Non credo che Renzi farebbe meglio di Conte», dice Magakldi: «Come anche gli altri mediocri attori della politica italiana, l’ex premier fiorentino vuole solo partecipare, in modo “parrocchiale”, alla futura spartizione dei 200 miliardi del Recovery Fund. E, per inciso: è tornato a bussare alle porte delle superlogge, sperando di essere finalmente accolto». Quanto a Mario Draghi, il cui nome circola con insistenza, Magaldi fa un annuncio ufficiale: «Confermo che Renzi gli ha appena chiesto di sostituire Conte a Palazzo Chigi, nell’ambito di un ipotetico “governo largo”». Sta dunque per scendere in campo, l’ex presidente della Bce? «Ne dubito», dice Magaldi: «Tra i veti incrociati dell’attuale palude politica italiana rischierebbe di essere “bruciato”, e quindi di perdere il “tram” per il Quirinale l’anno prossimo». Tra chi oggi vorrebbe Super-Mario a Palazzo Chigi, aggiunge Magaldi, «ci sono anche i nemici di Draghi: quelli che vorrebbero impedire che il “nuovo” Draghi, tornato progressista, possa assumere la regia della rinascita del paese, una volta eletto presidente della Repubblica».Molto meglio, sostiene Magaldi, se Mario Draghi resterà in disparte ancora per un anno, «limitandosi a dare buoni consigli», o al massimo – eventualmente – prestandosi ad assumere «un incarico tecnico, come la guida del ministero dell’economia». Il presidente del Movimento Roosevelt non ha dubbi, su Draghi: «E’ tornato nell’alveo della massoneria di ispirazione keynesiana e rooseveltiana, impegnata a cancellare i catastrofici effetti di decenni di neoliberismo». Per Magaldi, le mosse di Draghi faranno parte di un preciso disegno della massoneria progressista, che nel 2021 ribatterà colpo su colpo alla “strategia della tensione”, di matrice reazionaria, degli “apprendisti stregoni” che sovragestiscono l’operazione Covid. Una “guerra” a tutto campo, a partire dagli Usa, dove Magaldi – sostenitore di Trump – “vede” comunque l’affermazione di Biden, «salvo sorprese». La sua è una visione prospettica: «Al di là delle opposte tifoserie, ribadisco che l’eventuale presidenza Biden non sarebbe un disastro, così come non sarebbe “il paradiso” una presidenza Trump».Tra i due, sostiene Magaldi, c’è comunque un accordo (massonico) stipulato prima ancora delle elezioni, con l’impegno a non abbandonare alcune ottime linee-guida della politica economica di Trump e, soprattutto, «l’altolà imposto all’invadente, pericolosa egemonia cinese». L’autore di “Massoni” invita a saper leggere dietro le quinte, evitando esagerazioni fuori luogo. «Tra i sostenitori massonici di Trump e quelli di Biden è stato stretto un patto simile a quello che nel 2008 portò all’elezione di Obama, un’intesa siglata da una parte da massoni progressisti come Ted Kennedy, e dall’altra da esponenti del fronte conservatore come Zbigniew Brzezinski, preoccupati dalla deriva “terroristica” di superlogge come la Hathor Pentalpha, appannaggio dei Bush». Anche stavolta, spiega Magaldi, è accaduto qualcosa di simile: «La scelta di candidare Biden ha escluso candidature ben peggiori». Lucidità, innanzitutto: «Lo stesso Obama è stato esaltato come campione o presentato come demonio: non è stato né l’una né l’altra cosa, è stato solo un presidente mediocre». Biden o Trump, Conte o Renzi, per Magaldi i “compiti per il 2021″ sono delineati: esibire «l’epifania del potere, smascherando i massoni oligarchici che hanno scatenato contro di noi la tempesta, mediatica e psico-sanitaria, del coronavirus».«Quella del coronavirus è la terza offensiva planetaria, contro di noi, condotta dall’élite massonica neoaristocratica che aveva già colpito altre due volte: sabotando l’economia attraverso le crisi finanziarie pilotate, per indebolire la società creando diseguaglianze, e poi “fabbricando” il terrorismo islamico per ridurre le libertà di tutti col pretesto della sicurezza». Gioele Magaldi non ha dubbi: «Siamo di fronte all’ultimo attacco, da parte delle stesse forze massoniche oligarchiche: quello sanitario, attraverso la gestione emergenziale della pandemia, sarà anche l’ultimo». Per Magaldi «è un attacco disperato», perché punta a un orizzonte irrealizzabile: «Un mondo distopico, senza più libertà, sulla scorta del modello cinese». Anche per questo, l’aggressione contro la popolazione «finirà rovinosamente, come le campagne di Russia condotte da Napoleone e Hitler, entrambi traditi dall’eccessiva fiducia nelle loro possibilità di successo». Autore del besteller “Massoni” (Chiarelettere, 2014) ed esponente del circuito massonico progressista sovranazionale, Magaldi annuncia: il “sequel” del primo volume sulle malefatte delle superlogge reazionarie, in uscita entro il 2021, farà nomi e cognomi dei soggetti che hanno «progettato il rilascio del coronavirus, altamente contagioso ma scarsamente letale».
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Svizzera Connection: il cuore digitale del golpe anti-Trump
Neal Sutz è un cittadino svizzero e americano. Con ogni probabilità, non avrebbe mai immaginato di diventare famoso, ma il destino lo ha messo al centro di un intrigo internazionale. In pratica, Sutz ha avuto un ruolo decisivo nel denunciare il coinvolgimento della Svizzera nella frode elettorale americana. Lo racconta Cesare Sacchetti, nel blog “La Cruna dell’Ago”. «Fino ad ora la pista svizzera ha ricevuto molta poca attenzione, ma questo piccolo paese nel cuore delle Alpi potrebbe essere il pezzo mancante del puzzle che ha dato vita al colpo di Stato internazionale contro Trump». Le macchine elettroniche di Dominion, il server legato a Soros e Clinton che ha spostato migliaia di voti da Trump a Biden, sono direttamente legate a Scytl, un software il cui codice sorgente è stato comprato dalle Poste svizzere, di proprietà dello Stato elvetico. La Svizzera non ha informato Trump e la sua amministrazione dei difetti di Scytl, che erano già ampiamente noti al governo. Sutz dichiara di avere le prove inconfutabili di questa frode, ovvero il codice sorgente che adesso è nelle mani della squadra legale di Trump. Il fratello del generale Michael Flynn, che è uomo molto vicino a Trump, Joseph, ha pubblicamente ringraziato Sutz su Twitter rassicurandolo che le prove adesso «sono in buone mani».I media internazionali hanno completamente ignorato la denuncia di Sutz, scrive Sacchetti. «Dopo la consegna delle prove, alcune persone a Sutz sono state aggredite e minacciate. La cabala mondialista – accusa Sacchetti – sta cercando di mettere a tacere coloro che hanno esposto la frode, ma Sutz ha avuto il coraggio di denunciare tutto e di mostrare le prove del golpe internazionale contro Trump». Per Sacchetti, c’è molto di più in ballo che il risultato di una elezione: «Questa è una battaglia tra bene e male, e il destino dell’umanità è la posta in palio». Neal Sutz avrebbe già fatto la sua scelta: esibire l’ennesima prova del «golpe internazionale pianificato dal mondialismo per rovesciare Trump». Sul blog di Sacchetti, Neal Sutz si presenta: è un cittadino svizzero e americano, nato a New York nel 1970. «Sono un autore, un regista, un consulente d’affari e un attivista per la verità. Ho deciso di farmi avanti – spiega – per la semplice ragione che le informazioni che ho ricevuto hanno stimolato la mia curiosità, ed ero determinato a comprendere la situazione per intero».Aggiunge Sutz: «Quando ho scoperto che la Svizzera, in particolare le Poste, di proprietà del governo, hanno non solo sviluppato il software di Scytl, che ha sede a Barcellona, ma hanno comprato i diritti esclusivi del codice sorgente di Scytl quando questa era in bancarotta, ho deciso di approfondire la mia indagine». E può spiegare, Sutz, come la Svizzera è coinvolta nella frode e che ruolo Scytl ha avuto nelle elezioni americane? «La Svizzera è chiaramente coinvolta in molti aspetti delle elezioni Usa, anche a partire dal fatto che è uno dei finanziatori principali di Citco, una società vicina a Smartmatic, legata a sua volta a Dominion, che è al centro della frode elettorale. Questi finanziamenti provengono dalla Sandoz Family Foundation. C’è un coinvolgimento anche di Novartis, una casa farmaceutica svizzera molto interessata alla situazione relativa al Covid». Per Sutz, la Svizzera è legata sotto numerosi aspetti finanziari alle elezioni anche per un altro elemento importante: «Società cinesi possiedono il 75% della banca svizzera Ubs, che ha finanziato con 400 milioni di dollari Dominion, la società appunto che ha un ruolo chiavo nei brogli elettronici».L’analista li considera fatti incontestabili, non teorie: giudica la Svizzera «un paese piccolo ma immensamente potente», al punto da rivestire un ruolo decisivo nel grande imbroglio delle presidenziali americane 2020. A proposito: la Federazione Elvetica ha poi risposto ufficialmente sui difetti di Scytl e sulle ragioni per le quali non è stato informato il governo americano riguardo al malfunzionamento del programma? Sì, risponde Sutz: Berna ha risposto 24 ore dopo, con un tweet. «Ha riconosciuto di aver acquistato i diritti esclusivi di Scytl». Ma attenzione: «Nessun rappresentante governativo, né svizzero né americano, ha cercato in alcun modo di mettere in dubbio gli interrogativi o le prove che ho presentato». Per Sutz, è fuori discussione che il codice sorgente del software di Scytl sia una sorta di meccanismo di sicurezza legato a Dominion, e che gli elvetici abbiano un ruolo fondamentale, nelle elezione americane. «Posso pensare che la Svizzera non abbia informato gli Usa perché c’è un tentativo in corso di rovesciare Donald Trump», cioè l’uomo che «vuole mantenere libera e indipendente l’America».Recentemente, sottolinea Sacchetti, lo stesso Sutz ha detto di essersi preso dei rischi enormi per denunciare i legami tra la Svizzera e Scytl, consegnando prove incontrovertibili della frode nelle mani dell’amministrazione Trump. Si riferiva al codice sorgente? Sì, conferma Sutz: «Il codice sorgente è fondamentale: perché dirige ogni tipo di programma, a prescindere dal suo scopo o funzione. Chiunque, da ogni parte del mondo, abbia il codice sorgente di un programma (in questo caso, un programma che conta i voti di una elezione) può controllare e manipolare il suo funzionamento». In uno dei suoi tweet, ricorda Sacchetti, sempre Sutz ha dichiarato di aver ricevuto conferma scritta che le prove sono state consegnate a un rappresentante del gruppo di legali di Trump. «L’intero dossier che ho preparato e raccolto per la squadra legale del presidente Trump è stato ricevuto», conferma Sutz. «Me ne è stata data conferma attraverso messaggi di testo e poi dopo anche pubblicamente». Non solo: «Ho anche informato l’amministrazione Trump della situazione che riguarda i miei due figli, cittadini americani, che sono stati presi in custodia illegalmente dai servizi sociali svizzeri».Ritorsioni? «I miei figli sono stati vittime di abusi e torture da parte del governo – denuncia Sutz – e questa storia è strettamente legata alla frode elettorale in America, perché vede coinvolti soggetti quali i leader dei Mormoni e vari politici che hanno avuto un ruolo sia nell’allontanamento dei miei figli sia nei brogli». A quanto pare, minacce inquietanti. Nel frattempo, il team di Trump non sta certo con le mani in mano. Il fratello del generale Flynn, Joseph Flynn, ha pubblicamente ringraziato Sutz: Trump ha quindi la prova definitiva della frode? «Ci sono molte prove per smascherare la frode, e l’intreccio Scytl-Svizzera è sicuramente una di quelle. Mi è stato detto dal team legale di Trump che ci sono decisive e uniche informazioni che io ho messo a disposizione, e che saranno usate da Trump per provare la frode nelle numerose cause in corso. Ciò che ho dato rafforza ulteriormente il quadro probatorio che gli uomini di Trump avevano già in mano».E il governo elvetico come si sta comportando, con Sutz, a parte il “trattamento” riservato ai figli? «Il governo sa perfettamente cosa ho fatto», dice Sutz. «Ho ricevuto visite da ogni parte del mondo, sul mio sito, incluse Ginevra e Zurigo. Sono stato fermato dalla polizia innumerevoli volte, prima e dopo il mio ruolo nelle denuncia della frode elettorale che vede coinvolta la Svizzera». Non mollano, gli svizzeri: «I servizi sociali non mi fanno parlare con i miei figli, e ci sono stati numerosi attacchi nei confronti di persone che mi sono vicine». Esempio: «Una mia cara amica in Arizona è stata aggredita fisicamente tre settimane fa circa. L’ufficio elettorale di Josh Barnett, il candidato al Congresso per l’Arizona che ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato dei miei figli al presidente svizzero Simonetta Sommaruga, è stato messo a soqquadro e trafugato». Cosa pensare? «Non so se il governo svizzero sia coinvolto, ma credo che le persone che vogliono coprire il caso dei miei figli siano le stesse che hanno fatto irruzione nell’ufficio di Barnett. Le persone che ho denunciato sono coinvolte in un giro di pedofilia, pornografia infantile e traffico di bambini. Sono tra i leader dei Mormoni».E la politica elvetica? Qualche partito svizzero ha mostrato interesse per il suo caso? «Un partito conservatore mi ha contattato e mi ha chiesto più informazioni sul sistema di voto elettronico in Svizzera». Tra parentesi, ricorda Sacchetti, gli Usa hanno messo la Svizzera nella lista dei paesi manipolatori di valuta: sa, Sutz, se questa decisione è legata allo scandalo della frode elettorale? «Non posso dirlo con certezza, ma se si guarda a quella lista è molto corta. Ci sono solo Cina e Vietnam. Non credo comunque che tutto questo sia una mera coincidenza». Neal Sutz spera ancora che Donald Trump possa vincere, anche sul piano legale davanti alla Corte Suprema e nei tribunali statali. «Spero davvero che la verità possa trionfare», dice. «Il mondo ha bisogno di un cambiamento per il meglio. Siamo nel mezzo di una battaglia spirituale e sta a noi decidere se siamo disposti o meno ad agire per il bene, perché mi sembra chiaro che coloro che hanno scelto il male non hanno alcuna intenzione di fermarsi».Neal David Sutz è un cittadino svizzero e americano. Con ogni probabilità, non avrebbe mai immaginato di diventare famoso, ma il destino lo ha messo al centro di un intrigo internazionale. In pratica, Sutz ha avuto un ruolo decisivo nel denunciare il coinvolgimento della Svizzera nella frode elettorale americana. Lo racconta Cesare Sacchetti, nel blog “La Cruna dell’Ago“. «Fino ad ora la pista svizzera ha ricevuto molta poca attenzione, ma questo piccolo paese nel cuore delle Alpi potrebbe essere il pezzo mancante del puzzle che ha dato vita al colpo di Stato internazionale contro Trump». Le macchine elettroniche di Dominion, il server legato a Soros e Clinton che ha spostato migliaia di voti da Trump a Biden, sono direttamente legate a Scytl, un software il cui codice sorgente è stato comprato dalle Poste svizzere, di proprietà dello Stato elvetico. La Svizzera non ha informato Trump e la sua amministrazione dei difetti di Scytl, che erano già ampiamente noti al governo. Sutz dichiara di avere le prove inconfutabili di questa frode, ovvero il codice sorgente che adesso è nelle mani della squadra legale di Trump. Il fratello del generale Michael Flynn, che è uomo molto vicino a Trump, Joseph, ha pubblicamente ringraziato Sutz su Twitter rassicurandolo che le prove adesso «sono in buone mani».