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Giovagnoli: io non ho nessuna intenzione di suicidarmi
«Non ho nessuna intenzione di suicidarmi. Ripeto: non ho proprio nessuna intenzione di lasciare questo mondo». Suona particolarmente inquietante, il messaggio che Michele Giovagnoli ha consegnato al pubblico, il 29 agosto, attraverso un video su Facebook. Ogni volta, in poche ore, le sue dirette web-streaming ormai raggiungono anche 50-60.000 persone, da quando ha intrapreso il tour “Agorà d’Amore”: una maratona nelle piazze delle principali città italiane, in cui lui – alchimista e saggista, promotore di straordinari corsi nei boschi – invita le persone in mondo gandhiano a non avere paura, a non lasciarsi spaventare dalle intimidazioni psico-sanitarie dell’establishment e a resistere alle crescenti restrizioni disposte col pretesto del Covid. La sua ricetta è la seguente: «Restare immobili, in un momento come questo: ognuno di noi deve rimanere saldo nelle sue certezze e “fermo come un larice”, la conifera alpina che sa sfidare i venti più forti». Perché evocare l’ombra del suicidio? Forse perché Michele Giovagnoli non crede affatto al suicidio della persona cui ha dedicato il suo tour: il dottor Giuseppe De Donno.
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Spassosa, l’ultima barzelletta sul conto di Mario Draghi
Una delle più gustose barzellette circolate sul conto di Mario Draghi è la seguente: l’ex banchiere centrale, poverino, non avrebbe nessuna competenza, in materia di sanità. In altre parole: di Covid, non ci capirebbe un tubo. E certo, benedetto figliolo: dopo tutti quegli anni spesi a studiare solo diavolerie finanziarie per fare la felicità dei popoli, come pretendere anche che studiasse, un minimo, il caso della Famosa Emergenza Pandemica? Quella semmai è roba da professoroni, da Premi Nobel, da menti eccelse come quella di Roberto Speranza. Credibile, no? Il problema numero uno – dal 2020 – è esattamente il Covid. O meglio: l’impazzimento generale (normativo, politico, sociale) causato dal Covid. E quindi chi piazzare, a Palazzo Chigi? Ovvio: uno che, con tutto il rispetto, di Covid non capisce una mazza. Non fa una grinza, in effetti. E’ proprio un ragionamento impeccabile, da offrire a quegli italiani che, in questi mesi, hanno seguito con crescente apprensione l’inesorabile avvitarsi degli eventi.Lockdown, coprifuoco, zone rosse. Poi, per fortuna, arriva Draghi. E cosa s’inventa? Il Green Pass. Se ce l’hai, sei libero. Se non ce l’hai, pensi di somigliare agli africani di pelle scura, nel paese di Nelson Mandela, all’epoca in cui la libertà era appannaggio dei soli bianchi. Ma non basta: visto che solo 6 italiani su 10 hanno finora accettato il grazioso ricatto, ora i giornali alzano il volume. E certo, che diamine: bisognarà pure imporlo, l’obbligo, se almeno l’80% del parco zootecnico, tra un mese, non avrà accettato di subire il fatidico inoculo. Che poi la sostanza introdotta nel corpo sia inutile (come parrebbe dimostrare Israele, con gli ospedali pieni di cittadini “vaccinati”) è irrilevante. Così come è irrilevante che gli “inoculati” restino tranquillamente contagiabili, e addirittura contagiosi a loro volta. Questo non ha impedito al Signor Mario di imporre ai medici e agli insegnanti di subire obbligatoriamente l’inoculo. Ma è vero, come dimenticarlo? Il povero Mario, di Covid, non capisce niente. Va scusato: non ha avuto tempo, per prepararsi sulla materia.Non ha avuto tempo, neppure distrattamente, di leggere i nomi dei medici – anche italiani: decine, centinaia – che il mitico Covid lo curano da casa, in pochi giorni. Avrà avuto almeno un minuto per accorgersi della strana morte del dottor Giuseppe De Donno? E’ stata sua l’intuizione – confermata addirittura dal sublime Burioni – della validità della profilassi anticorpale: e infatti si basa proprio sugli anticorpi la nuovissima terapia validata dall’Unione Europea (che notoriamente, proprio come un tempo si diceva del Duce, “ha sempre ragione”). Ora, se tutto questo non è altro che una riedizione del Truman Show, in versione comica, passi. Purché nessuno venga davvero inseguito, braccato dagli “inoculatori”, e magari minacciato – in caso di diniego – di dover rinunciare magari al passaporto, alla patente di guida. Quanto manca, davvero, alla mezzanotte? Resta un’ultima speranza: che almeno, i burloni la smettano di parlare di politica, ostinandosi a distinguere tra progressivi e regressivi. Se non altro, per una questione di estetica: di stomaco.Una delle più gustose barzellette circolate sul conto di Mario Draghi è la seguente: l’ex banchiere centrale, poverino, non avrebbe nessuna competenza, in materia di sanità. In altre parole: di Covid, non ci capirebbe un tubo. E certo, benedetto figliolo: dopo tutti quegli anni spesi a mettere a punto diavolerie finanziarie per fare la felicità dei popoli, come pretendere anche che studiasse, un minimo, il caso della Famosa Emergenza Pandemica? Quella semmai è roba da professoroni, da Premi Nobel, da menti eccelse come quella di Roberto Speranza. Credibile, no? Il problema numero uno – dal 2020 – è esattamente il Covid. O meglio: l’impazzimento generale (normativo, politico, sociale) causato dal Covid. E quindi chi piazzare, a Palazzo Chigi? Ovvio: uno che, con tutto il rispetto, di Covid non capisce una mazza. Non fa una grinza, in effetti. E’ proprio un ragionamento impeccabile, da offrire a quegli italiani che, in questi mesi, hanno seguito con crescente apprensione l’inesorabile avvitarsi degli eventi.
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Bio-tracciamento universale, il Green Pass è solo l’inizio
C’è un filo rosso che unisce pandemia, vaccinazione, Green Pass e 5G all’Identità Digitale Universale, ID2020, riservata entro dieci anni ad ogni essere umano vivente sul pianeta. Esistono precise agende e organismi che, di ID2020, hanno programmato organizzazione e obiettivi: è tutto alla luce del sole, senza complotti e senza misteri. Questi i fatti salienti, dei quali dovrete necessariamente tenere conto. Si tratta di un progetto, redatto da organizzazioni non governative, organico all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e ai successivi sviluppi. Il Green Pass – che, come i fatti dimostrano, si sta espandendo a sempre più categorie – altro non è che un graduale, progressivo avvicinarsi alla attribuzione della Identità Digitale Universale. Si tratta di un codice unico universale, della evoluzione tecnologica dei documenti di identificazione che abbiamo sempre avuto: patente, carta d’identità, codice fiscale, passaporto, e così via.Il Green Pass, divenuto finalmente ID2020, non sarà più discriminatorio: perché tutti ne saranno in possesso; cadrà quindi questa inutile pregiudiziale. L’identità digitale diverrà il passo ineludibile, per ottenere la piena cittadinanza. Certamente, restringerà in assoluto le maglie del controllo, perché traccerà tutti gli aspetti della nostra esistenza, 24 ore su 24: dal battito del cuore al conto in banca, dai gusti sessuali al colore della ultima t-shirt acquistata online. ID2020 è parte integrante dell’operazione Grande Reset, detto anche Quarta Rivoluzione Industriale. Garantirà il controllo capillare, in tempo reale – via 5G, “l’Internet delle cose” (umane) – di ogni individuo: geolocalizzazione, spostamenti, dati biomedici, sociali e finanziari. La figura di Vittorio Colao nel governo non è casuale, come non sono casuali la sua amicizia con Bill Gates, la sua organicità al Gavi (l’alleanza vaccinale) e le sue esperienze tecnologiche in Vodafone.L’ID2020 è doverosamente legato alla vaccinazione universale, perché il tracciamento è realizzato attraverso nanoparticelle e punti quantici indiettati direttamente col siero. Questo spiega il motivo della psico-pandemia Covid, artatamente creata per convincere e costringere la massa ad accettare questo trattamento. Per il controllo dell’animale umano si tratta di una assoluta necessità, visto il numero della popolazione, più simile a una colonia di formiche che a un branco di scimmie. Sarà inevitabile accettarlo, pena l’esclusione dal consorzio civile. A questo ci dobbiamo rassegnare, a meno che non si organizzi una sanguinosa rivolta: ipotesi assolutamente improbabile, vista la natura docile, paurosa e sottomessa della madria umana. Nascerà così la post-umanità, il simbionte da tempo preconizzato.ID2020 è una organizzazione non governativa; un consorzio pubblico-privato, nato tra corporazioni globaliste, associazioni non-profit e istituzioni. I soci fondatori sono Microsoft, Rockefeller Foundation, Gavi, Accenture e Ideo-Org, con alleanze allargate ad altre corporazioni tecnologiche e Ong. Nato nel 2015, il progetto venne presentato l’anno successivo alle Nazioni Unite, nell’ambito del “Sustainable Development Goal”, parte integrante della più vasta Agenda 2030 dell’Onu. ID2020 è inoltre collegato all’agenda dell’Oms “Immunization 2030” che vide l’Italia capofila, firmataria a Washington nel 2017 della “Global Health Security Agenda”, sottoscritta da Beatrice Lorenzin (allora ministro della salute) il presidente Barack Obama. Firma che, come tutti ricorderanno, portò all’approvazione dei 12 vaccini pediatrici obbligatori.L’azione di ID2020 si basa sul presupposto, totalmente inventato, che tutti gli umani hanno diritto all’identità digitale, sottolineando come – nel mondo – ancora una persona su sette non disponga di documenti identificativi, e come i documenti di identità comunque esistenti siano arcaici, inadeguati e non sicuri, quindi non idonei. ID2020 persegue il rilascio di un codice unico universale, collegato sin dalla nascita alla certificazione vaccinale. Si è creata, a questo proposito, la “ID2020 Alliance”, nella quale il registro vaccinale diviene la piattaforma biomedica di ogni operazione successiva. Il tutto, garantito da un sistema blockchain. I punti quantici e le nanoparticelle iniettate coi vaccini, una pratica già in uso da almeno dieci anni, registrano e trasmettono le nostre condizioni biologiche, ci geolocalizzano e tracciano ogni nostra minima attività (di studio, di lavoro, di consumo, di socializzazione). I dati sono trasmessi – in tempo reale, via 5G – alle Big Data Bank, ma sono rilevabili sempre e comunque anche con banalissimi dispositivi smartphone. L’obiettivo evidente è il tracciamento (e quindi il controllo, attraverso sofisticati e potentissimi algoritmi) di ogni individuo presente sul pianeta.(Giovanni Angelo Cianti, “Si scrive Green Pass, si legge ID2020”, video-messaggio pubblicato su “Rumble” il 24 agosto 2021).C’è un filo rosso che unisce pandemia, vaccinazione, Green Pass e 5G all’Identità Digitale Universale, ID2020, riservata entro dieci anni ad ogni essere umano vivente sul pianeta. Esistono precise agende e organismi che, di ID2020, hanno programmato organizzazione e obiettivi: è tutto alla luce del sole, senza complotti e senza misteri. Questi i fatti salienti, dei quali dovrete necessariamente tenere conto. Si tratta di un progetto, redatto da organizzazioni non governative, organico all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e ai successivi sviluppi. Il Green Pass – che, come i fatti dimostrano, si sta espandendo a sempre più categorie – altro non è che un graduale, progressivo avvicinarsi alla attribuzione della Identità Digitale Universale. Si tratta di un codice unico universale, della evoluzione tecnologica dei documenti di identificazione che abbiamo sempre avuto: patente, carta d’identità, codice fiscale, passaporto, e così via.
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I pro-vax e il complotto di oggi, annunciato 100 anni fa
Lo ammetto. Essendo un complottista, appena annunciarono il primo lockdown, la prima cosa che pensai è che volevano distruggere l’economia, e che il virus era una scusa. Ma essendo un complottista positivo, mi dicevo che non sarebbero arrivati ad imporre un vaccino a tutta l’umanità, come prevedeva Steiner 100 anni fa, né a imporre lockdown e misure restrittive a vita, come aveva previsto David Icke, il re dei complottisti. Come avrebbero fatto, mi dicevo a marzo dell’anno scorso, ad imporre un vaccino di cui sarebbero stati sconosciuti gli effetti a lungo termine? La gente non ci sarebbe cascata. E invece si sono avverate le peggiori previsioni. Il vaccino lo stanno imponendo a tutti; incuranti dello sfascio economico provocato da queste misure, i vari governi del mondo si preparano a nuovi lockdown, e nuove restrizioni che dureranno ancora anni, a colpi di varianti e di accuse ai non vaccinati di essere i nuovi untori di questa epoca.Insomma, per me la presa per il culo globale in cui stiamo vivendo è un’ovvietà. Non a caso le persone che stimo da anni, quelle con cui condivido idee, esperienze, percorsi, la pensano tutti come me. Una prima osservazione che io trovo decisiva, e addirittura dirimente, nel senso che basterebbe questo per far capire che siamo di fronte ad un immenso complotto globale, è il fatto che la cura per il Covid ci sarebbe, eccome. Attualmente, alcuni scienziati inascoltati, dicono che è sufficiente vitamina D3, vitamina C, vitamina K2, lattoferrina, quercetina, ma anche farmaci come Ivermectina e Idrossiclorochina, per curare senza problemi questo virus, a casa, senza affollare gli ospedali. Queste cure, a bassissimo costo e di efficacia dimostrata, se diffuse, renderebbero questo virus più innocuo di una normale influenza. Non è sufficiente questo dato, per concludere che i vari governi non hanno nessuna intenzione di combattere davvero il virus? Questo a me non sembra un discorso complottista, ma proprio un discorso medico. Scientifico.Le risposte sono varie. Alcuni ammettono candidamente che non ne ne avevano mai sentito parlare. Altri ti dicono che la scienza ufficiale (che dipende dalle case farmaceutiche, che finanziano le ricerche) non ha ancora accettato l’Ivermectina (ma è falso). E se gli fai notare che i 200 medici di Ippocrateorg.org (è solo una delle associazioni che hanno proposto le cure domiciliari) sono, appunto medici, e quindi scienziati (Fabio Burigana, presidente dell’associazione, si adopera per la diffusione di questa terapia, è uno scienziato molto apprezzato anche all’estero per i suoi studi) ti rispondono che queste terapie non sono validate dalla “scienza” (in realtà è falso, perché in altri paesi tali cure sono riconosciute come valide; l’India, ad esempio, vende in farmacia un Covid Kit a base di Zinco, Doxycilina, Ivermectina). Inoltre, è ovvio che nessuno abba testato a livello ufficiale la validità della vitamina C e D3, dato che sono prodotti che esistono da sempre; ma decine di migliaia di casi curati in Italia con questo metodo saranno pur un risultato scientifico. O no? No. Per il pro vax questo discorso non attacca.A questo punto cerco di capire cosa si intende per “scienziato”. Siccome si sono pronunciati contro l’utilità di questo vaccino diversi Premi Nobel e ricercatori di fama internazionale (Rault, Tarro, Montagnier, Massimo Citro, ecc.) la risposta è abbastanza sorprendente. Montagnier si è rincoglionito per l’età; Citro non ha vinto manco un Premio Nobel; Tarro ha ricevuto non so quali denunce, e via discorrendo con attacchi alla persona, non alle teorie che divulgano. Senza contare che anche Burigana, ad esempio, è un ricercatore di fama internazionale, noto nel suo ambiente per gli studi che ha portato avanti. Ma quando cito Fabio Burigana, la risposta è «Chi cazzo è Fabio Burigana?». Ora, quali sono questi scienziati di fama internazionale che promuovono il vaccino, francamente non sono riuscito a capirlo, a meno di non considerare tali Burioni, Fauci e persone famose solo per le comparse in televisione. E devo dire la verità, non sono proprio riuscito a capire il concetto di “scienza” cui fa riferimento il pro vax.Per quale motivo imporre il vaccino a tutti, e perché questo accanimento verso chi non vuole vaccinarsi? Perché solo se si vaccinano tutti, il virus sarà sconfitto, è la risposta. A quel punto fai notare che in Israele (dove erano tutti vaccinati) e in Islanda (dove la percentuale dei vaccinati era il 100 per cento) ci sono stati altri focolai, il che è la prova che il vaccino non funziona come metodo di prevenzione. Qui le risposte sono molto sofisticate, e sono di due tipi: 1) In realtà il problema è che la copertura del vaccino va da 4 ai 6 mesi e i governi dovrebbero imporre la cosiddetta terza dose dopo 4 mesi. Il fallimento della politica vaccinale quindi dipende dal fatto che le dosi dovrebbero essere somministrate con minor intervallo temporale. 2) Ad ogni modo, anche se il virus circola lo stesso, la gente si ammala meno e, se si muore, i morti sono molti meno. E gli effetti collaterali del vaccino? Soprattutto quelli a lungo termine, di cui non sappiamo nulla. Perché, se quelli a breve termine sono già evidenti, e in alcuni casi gravi molto gravi, figuriamoci quelli sul lungo periodo.In questa situazione internazionale, i principali governi del mondo sono allineati sul fronte vaccinista e pro lockdown; ora, considerato che non mi risulta che i singoli governi abbiamo mai pensato veramente al bene della popolazione, non trovate sospetto che per la prima volta nella storia dell’umanità tutti i governanti siano d’accordo per imporre le stesse misure? E che alcuni di quelli non allineati siano morti (come il presidente di Haiti, ucciso addirittura da un commando nella sua abitazione, insieme alla moglie?). Alla mia amica Solange (un tempo straordinaria studiosa di poteri occulti, ma oggi perfettamente allineata al pensiero mainstream) si scalda addirittura il cuore a sentire i discorsi di Mattarella, che invita alla vaccinazione come dovere civico e morale. Ma al centro di tutto il dibattito, al di là delle statistiche con cui si può dimostrare tutto e il contrario di tutto, c’è la scienza. E’ la scienza che ci dice che il vaccino funziona. Ed è la scienza che dice che i metodi restrittivi, come il lockdown, servono a prevenire il contagio. E chi siamo noi per contraddire la scienza?Inutile ricordare, a chi osanna la scienza, che la scienza ai tempi del nazismo spiegava con teorie di illustri scienziati la superiorità della razza ariana, ed è grazie alla scienza che si è perpetrato lo sterminio degli ebrei; che ai tempi dello schiavismo, molti scienziati dimostravano, teorie alla mano, che i neri erano inferiori ai bianchi ed erano nati per lavorare sodo, ed è grazie alla scienza che abbiamo massacrato milioni di africani che morivano durante i viaggi, ammassati nelle stive delle navi, e quelli che sopravvivevano venivano venduti, frustati, umiliati. Inutile ricordare che spesso la scienza ha dichiarato innocui farmaci rivelatisi dannosi se non addirittura mortali (ricordate il caso del Talidomide, tanto per citarne uno? Farmaco dichiarato sicuro, ma che poi, si riuscì a dimostrare, provocava aborti o la nascita di bambini malformati).Anche personaggi noti, nonostante la loro cultura, sostengono che il problema al centro del dibattito è la scienza. Il virus è il problema, e il vaccino la soluzione, scrive Beppe Servegnini in un recente articolo sulla logica del no vax. Mentre Samantha Cristoforetti dichiara beatamente che lei e la sua famiglia si sono vaccinate non perché ha acquisito informazioni che tutt’ora non ha, ma perché si fida delle istituzioni. Il reale problema, secondo lei, è «recuperare la fiducia nelle istituzioni». Mica si è informata su quello che le iniettano in corpo. Lei si fida. La situazione mi ricorda quella ai tempi di Nostradamus e Paracelso; imperversava spesso la peste, a quei tempi, ed entrambi sostenevano un cosa assai banale, ma derisa dal mondo scientifico di allora: che per non ammalarsi di peste bastava lavarsi di più e curare la propria igiene personale e quella del luogo in cui si viveva. Ma siccome la scienza non l’aveva ancora accertato ufficialmente, le loro teorie rivoluzionarie (cioè curare l’igiene) rimasero nel vuoto ancora per molto tempo.In conclusione: la logica del no vax è che il virus non sarebbe un problema (perchè le cure ci sono) e il vaccino non è la soluzione. Anche a me sembra logico affidarmi alla scienza. E infatti, non avendo elementi per capire efficacia e componenti di un vaccino, mi affido a scienziati di cui mi fido, oltre che al mio spirito di osservazione. Quello che trovo senza logica è il ragionamento di molti pro vax; non capisco di quale scienza parlano. Non capisco perché hanno paura di un virus e preferiscano veder distruggere l’economia e rischiare gli effetti collaterali di un vaccino sconosciuto, piuttosto che prendere in considerazione altre cure. Non ho proprio capito il criterio alla base dei loro ragionamenti e non credo che lo capirò mai (dò la mia spiegazione nell’articolo dedicato alle eggregore, le entità e la pandemia).E la mia amica Solange Manfredi, esperta di guerre psicologiche, che sostiene che siamo di fronte alla più grande operazione di guerra psicologica di tutti i tempi? Come si concilia questo con il suo postare continuamente i discorsi di Mattarella sul dovere civico e morale di vaccinarsi? Nulla. Impossibile – almeno per me – capire il suo pensiero, al di fuori dei suoi appelli a vaccinarsi e a rispettare il lockdown. Perché lei è un’esperta, insegna al master di intelligence, e – come consiglia un professore americano da lei citato – non parla con le menti deboli come la mia. Insomma, è la scienza a consigliarle di non parlare con gli idioti come me. E se lo dice la scienza, chi sono io per contraddirla?(Paolo Franceschetti, estratti da “La logica dei pro vax”, post pubblicato sul blog “Petali di Loto” il 22 agosto 2021).Lo ammetto. Essendo un complottista, appena annunciarono il primo lockdown, la prima cosa che pensai è che volevano distruggere l’economia, e che il virus era una scusa. Ma essendo un complottista positivo, mi dicevo che non sarebbero arrivati ad imporre un vaccino a tutta l’umanità, come prevedeva Steiner 100 anni fa, né a imporre lockdown e misure restrittive a vita, come aveva previsto David Icke, il re dei complottisti. Come avrebbero fatto, mi dicevo a marzo dell’anno scorso, ad imporre un vaccino di cui sarebbero stati sconosciuti gli effetti a lungo termine? La gente non ci sarebbe cascata. E invece si sono avverate le peggiori previsioni. Il vaccino lo stanno imponendo a tutti; incuranti dello sfascio economico provocato da queste misure, i vari governi del mondo si preparano a nuovi lockdown, e nuove restrizioni che dureranno ancora anni, a colpi di varianti e di accuse ai non vaccinati di essere i nuovi untori di questa epoca.
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Bizzi: no al regime, appello massonico di Sceusa ai giudici
Il comunicato del 6 agosto con cui l’Aifa autorizza i farmaci a base di anticorpi monoclonali? Di fatto non cambia niente: rappresenta una prima apertura, ma non è sufficiente a far decadere la campagna Covid attualmente in corso. La legge europea parla chiaro: occorre che una delle nazioni Ue adotti questa cosiddetta cura in maniera generalizzata, cioè non limitata a singole fasce della popolazione. Va adottata in modo ufficiale e con un procedimento legislativo, e l’unico paese che si sta apprestando a farlo è la Germania (c’è anche la Svizzera, che però non è nell’Unione Europea). Da Berlino mi è giunta voce che Angela Merkel – che è arrivata a fine corsa, e che mira a poltrone importanti a Bruxelles o all’Onu – starebbe portando avanti una “exit strategy” europea, seguita anche dalla Spagna. La Merkel infatti ha convocato una commissione governativa, che probabilmente terminerà i propri lavori verso metà settembre, per ufficializzare – in Germania – la terapia dei monoclonali. Sarebbe il colpo di grazia, per questa campagna di inoculazioni “eugenetiche”.In Italia quindi per ora non cambia niente, anzi: siamo alla demenza totale, con i bagnanti che, sulle spiagge, portano la “museruola” per compiere il tragitto dall’ombrellone al mare. Moltissimi italiani hanno ormai accettato questa “pseudo-nuova-normalità”. Non molti, purtroppo, hanno il coraggio di opporre una sana resistenza civile: se l’avessero fatta tutti, dall’inizio, i gestori dell’emergenza sarebbero già caduti da un pezzo. La gente vuole tornare alla normalità? Non manca molto: tra poco riavrà la “normalità” degli attentati, quelli del terrorismo cosiddetto islamico. Ve ne sarete accorti: c’è un cambio di narrazione, in corso. Quando certi giochi di potere si fanno difficili, è sempre necessario un cambio di narrativa: per tenere la gente impegnata. Il cambio di narrazione lo stanno servendo su un piatto d’argento, con l’Afghanistan: i possibili nuovi attentati (magari in Germania) serviranno a mantenere lo stato di paura, visto che ormai l’emergenza sanitaria non basta più. Evidentemente si sono accordati per soprassedere, per ora, e allentare la presa.Faranno questa “exit strategy”, che dovrebbe partire da ottobre, e la narrazione verrà semplicemente sostituita con una narrazione terroristica: vedrete che il Green Pass decadrà, perché non verranno convertiti in legge quegli aberranti decreti liberticidi, ma tenteranno di reintrodurlo per questioni di sicurezza. Dal Green Pass sanitario al Green Pass sociale, di sicurezza? Si inventeranno di tutto, pur di tenerci legati, incatenati. Ci tengo però a ricordare l’evento secondo me più significativo degli ultimi giorni. Pensate all’Afghanistan? No: di quello voglio parlare il meno possibile, perché la questione mi fa un po’ ridere. Sono tutti pronti a seguire la nuova narrazione. Gli stessi coglioni che sul loro profilo social avevano messo l’arcobaleno con la scritta “andrà tutto bene”, sono i medesimi che qualche anno fa avevano esibito lo slogan “Je suis Charlie”. Sono quelli sempre pronti a dire “siamo tutti questo, siamo tutti quello”. E adesso, guardacaso, stanno tutti parlando delle donne afghane.Gli italiani, parliamoci chiaro, non sanno nemmeno dov’è, l’Afghanistan: 8 italiani su 10 non hanno la minima cognizione geografica di quel paese. Gli americani anche il peggio: il 98% degli statunitensi non sa dove si trovi, esattamente, l’Afghanistan, cioè il paese del papavero da oppio. Parlando di cose serie: negli ultimi giorni c’è stato un cambio di rotta, sul fronte dei media. Merito dell’intervento di Paolo Sceusa, che è un grandissimo giurista, docente e direttore della Scuola Superiore di Diritto e Protezione dei Minori. E’ stato anche presidente del Tribunale dei Minori di Trieste, e prima ancora, di quello di Trento. Ed è un avvocato, un professore di diritto, nonché consigliere giuridico della Regione Friuli Venezia Giulia. In un video dirompente, che pochi hanno compreso fino in fondo, ha lanciato un affondo mortale alla narrazione Covid, dal punto di vista giuridico. Ha detto che il patto sociale si è spezzato, e ha invitato la magistratura a rientrare nei ranghi.Non so quanto potere abbia, effettivamente, Paolo Sceusa. Mi auguro che abbia una certa influenza, perché il suo è stato un discorso squisitamente massonico (per chi l’ha saputo leggere tra le righe). Ha dato una stoccata molto dura a certi poteri massonici italiani, in primis il Grande Oriente d’Italia, che si sono piegati a questo delirio totalitario snaturando i loro stessi ideali, che praticano ormai solo sulla carta. Sceusa si è definito un sincero libertario, nel senso pieno della parola, e ha detto che è venuto il momento di cambiare strategia. Badate: Sceusa si intende molto, di bambini, e ha capito sicuramente dove vogliono andare a parare certi criminali che già parlano di vaccinare i bambini sotto i 12 anni, e addirittura i neonati. Ebbene: il video di Sceusa ha iniziato a sortire i primi effetti. E infatti Paolo Mieli, personaggio di grande peso mediatico, in televisione ha iniziato subito a “sputtanare” i colleghi giornalisti, accusandoli di non ammettere – in pubblico – i timori e le perplessità che invece condividono, in privato, sulla campagna vaccinale.Anche Marco Travaglio, a modo suo, ha iniziato a tirare bordate contro il governo: ben venga pure Travaglio (che non mi piace) se serve a dare uno scossone. C’è dunque in atto un’incrinatura, sul fronte mediatico: una spaccatura sempre maggiore. Persino la “Repubblica” contribuisce a questa spaccatura: ben venga pure lei. E’ bene che qui cambi radicalmente la situazione, perché siamo a una dittatura conclamata. Vogliamo forse fare la fine dell’Australia? Ha fatto notizia la raccapricciante “convocazione” di 24.000 bambini in un grande centro vaccinale, completamente sottratti al controllo tutelare dei loro genitori. Clover Moore, prima cittadina di Sydney, in un tweet (che poi le hanno subito fatto ritirare) aveva scritto: «Benvenuti del Terzo Reich». E in effetti, oggi in Australia c’è una situazione veramente dittatoriale, che può far impallidire il ricordo della Germania nazista.Rammento una dichiarazione della regina Elisabetta d’Inghilterra, che fra l’altro è a capo del Commonwealth, cui l’Australia appartiene. Cinque anni fa, la sovrana disse: «La Brexit è assolutamente necessaria, perché altrimenti succederà qualcosa, al cui confronto la Seconda Guerra Mondiale vi sembrerà una passeggiata in bicicletta». Credo fosse perfettamente consapevole di quello che stava per arrivare, perché la situazione di oggi deve esser stata pianificata molto tempo fa. E la Brexit, dunque, sarebbe servita all’Inghilterra per potersi smarcare, da tutto questo (come infatti è avvenuto). Immaginate invece i paesi che sono totalmente succubi di certe politiche: quindi, datevi una svegliata e aprite gli occhi. Ora o mai più, perché – veramente – questa è l’ultima battaglia. Gettiamo più sabbia possibile negli ingranaggi di questa deriva dittatoriale. Devono soccombere, devono crollare: dobbiamo dargli la spallata definitiva. Resistenza e disobbedienza civile: informatevi, ragionate. E non fatevi distrarre dalle narrazioni afghane: concentratevi sulla lotta contro questo regime.(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate il 19 agosto 2021 nella trasmissione web-streaming “L’Orizzonte degli Eventi”, condotta su YouTube con Tom Bosco e Matt Martini).Il comunicato del 6 agosto con cui l’Aifa autorizza i farmaci a base di anticorpi monoclonali? Di fatto non cambia niente: rappresenta una prima apertura, ma non è sufficiente a far decadere la campagna Covid attualmente in corso. La legge europea parla chiaro: occorre che una delle nazioni Ue adotti questa cosiddetta cura in maniera generalizzata, cioè non limitata a singole fasce della popolazione. Va adottata in modo ufficiale e con un procedimento legislativo, e l’unico paese che si sta apprestando a farlo è la Germania (c’è anche la Svizzera, che però non è nell’Unione Europea). Da Berlino mi è giunta voce che Angela Merkel – che è arrivata a fine corsa, e che mira a poltrone importanti a Bruxelles o all’Onu – starebbe portando avanti una “exit strategy” europea, seguita anche dalla Spagna. La Merkel infatti ha convocato una commissione governativa, che probabilmente terminerà i propri lavori verso metà settembre, per ufficializzare – in Germania – la terapia dei monoclonali. Sarebbe il colpo di grazia, per questa campagna di inoculazioni “eugenetiche”.
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Giovagnoli: madri, tocca a voi. Vogliono i vostri bambini
Stare in mezzo agli alberi mi ha educato ad ascoltare l’aria: significa estendere la punta del cuore fino alla punta delle mani, che è quello che fanno gli alberi. L’albero non ha un cuore, e non ha neanche una mente: è una mente e un cuore fusi insieme, ha la capacità di raccogliere informazioni e, allo stesso tempo, provare emozioni. Non vi nascondo che, questa mattina, l’aria non era delle migliori: per niente. Sentivo una sorta di rilassamento: come se questo fuoco che si sta propagando (la Terra ce lo fa vedere: brucia tutto, e bruciate anche voi, dentro) si fosse assopito, si fosse dimenticato. E’ quello che vogliono: giocano al logoramento. Pian piano, qualcuno cede. Ci sono mamme che cedono, perché i loro ragazzi non possono più uscire, vivere. E allora cedono, per garantire ai ragazzi la possibilità di avere una vita. Ci sono lavoratori che cedono, dicono: non posso mangiare sempre fuori, mi sento troppo diverso. Vogliono questo: portarci al logoramento. E per un attimo, ho detto: tira una brutta aria.
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Schilirò: non riesco a tacere su quanto sta accadendo
Ho provato a tacere e a far finta che tutto quello che sta accadendo nel nostro paese sia normale e non mi riguardi, ma non ci riesco. Purtroppo o per fortuna, non so fingere e neppure tacere davanti alle ingiustizie. Del resto, cosa temono gli onesti? Niente. Scrivo queste righe (per pochi, perché pochi sanno ancora leggere più di due righe e comprenderle) e mi assumo tutte le responsabilità di quel che dico, come ho sempre fatto, perché credo nella nostra meravigliosa Costituzione, sulla quale ho giurato e voglio esercitare il diritto sancito dall’articolo 21! Non si tratta di essere scienziati o giuristi, ma di osservare i fatti, collegarli, ascoltare, riflettere, usare il cuore, facendolo passare prima per la testa, in modo da attivare sul serio il cervello. Quando mi chiedevano perché sostieni che il virus è nato in laboratorio, rispondevo basta usare la logica, quella sconosciuta (per molti). Non lo dico per dimostrare che avevo ragione ma, al contrario, per far notare che so nuotare controcorrente anche da sola (si è mai davvero soli?) e non mi è mai interessato se qualcuno rideva di me. Si chiama centratura, ma questo è un altro argomento.
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Guerra alla libertà: lo scempio del Tso sulla democrazia
Guerra alla libertà, sulla base di un equivoco: presentare la pozione genica sperimentale anti-Covid come se fosse un vero vaccino, e come se il preparato (che sta generando percentuali imbarazzanti di reazioni avverse) fosse davvero efficace per proteggere il corpo, o addirittura per limitare i contagi, quando è invece notorio che la persona che ha subito l’inoculo resta regolarmente contagiabile e quindi contagiosa: inclusi i medici, gli infermieri, gli insegnanti e gli studenti che il governo Draghi ha brutalmente costretto a sottoporsi al trattamento sanitario obbligatorio. La premessa: vengono solennemente ignorate le cure messe a punto dai migliori medici, da ormai un anno. Terapie che, nel caso, consentono di risolvere il problema in pochi giorni, da casa, senza ricorrere al ricovero in ospedale. Altro corollario increscioso: viene ignorata l’indicazione di uno dei padri della medicina moderna, Albert Sabin (inventore del vaccino antipolio), secondo cui è letteralmente un suicidio procedere con una campagna vaccinale mentre l’epidemia è in corso.Lo hanno appena ricordato, invano, scienziati come Jean-Luc Montagnier, Premio Nobel per la Medicina (e da noi lo stesso Pietro Luigi Garavelli, primario infettivologo a Novara). Tutto inutile: si procede dritti verso il disastro. Lo dimostra il caso di Israele: i ricoverati sono in gran parte vaccinati. Presto spiegato: è proprio la diffusione degli inoculi a spingere il virus a mutare, aggirando le difese. Inoltre: si continua a finire all’ospedale solo quando non si viene curati per tempo, a casa, con farmaci ordinari che – ormai è accertato – funzionano benissimo. L’unica domanda da farsi, a questo punto, sembra essere la seguente: perché imporre la pozione-Covid (per giunta, chiamandola “vaccino”), quando l’unico effetto tangibile che pare garantire da subito è la sottomissione della popolazione, accertata la sua completa inutilità sul piano epidemiologico? Chi punta il dito contro la bulimia di Big Pharma e il suo immenso potere corruttivo esercitato da decenni sul sistema sanitario occidentale, probabilmente, coglie solo un aspetto solo consequenziale dell’operazione in corso, che non ha precedenti.Una situazione come quella attuale era stata prevista, anni fa, da svariati esponenti dell’élite: di recente, nella trasmissione web-streaming “L’Orizzonte degli Eventi”, Tom Bosco ha ricordato che il fantasma del lockdown comparve già in un paper ufficiale della Fondazione Rockefeller, nel lontano 2010. Gli ispiratori di network come la Fabian Society (in cui milita anche l’oscuro Roberto Speranza, ministro della sanità con Conte e con Draghi) sono notoriamente ossessionati dal “problema” del boom demografico mondiale, cavallo di battaglia – dal dopoguerra – degli apprendisti stregoni del Club di Roma, specializzati nella fabbricazione dell’ecologismo catastrofistico. Un paradigma fondato su calcoli regolarmente rivelatisi sbagliati, come ha fatto più volte notare un libero pensatore come l’economista Nino Galloni: chi teme lo sviluppo economico, demonizzandolo, trascura la variabile – determinante – del progresso tecnologico, che può sempre basarsi sull’adozione di saperi avanzati, capaci di ridurre l’impatto ambientale e lo stesso prelievo delle risorse naturali.C’è chi rileva come il Green New Deal (l’auto elettrica, per esempio) finirà con l’aggravare enormenente la pressione sull’ecosistema, dato l’aumento esponenziale della necessità di materiali preziosi e altamente inquinanti: il bilancio finale potrebbe essere peggiore di quello oggi condizionato dall’abuso di fonti fossili. Eppure, in un pianeta che si è puntualmente riscaldato e raffreddato in modo repentino, anche nella storia recente, grazie all’effetto dei potentissimi influssi solari, milioni di persone hanno dato credito alla teoria del ruolo umano nelle modificazioni climatiche: ipotesi contrabbandata per certezza “religiosa” grazie a una testimonial spuntata in apparenza dal nulla (Greta Thunberg), in realtà pienamente sorretta dal mainstream media e dall’establishment finanziario dell’Occidente, che ha foraggiato i climatologi “ideologici” dell’Ipcc Panel dell’Onu, presentandoli come nuovi, indiscutibili sacerdoti della verità (benché smentiti da 500 tra i massimi specialisti mondiali del settore, inclusi Premi Nobel).Come stupirsi, se oggi la maggioranza “crede” alla pozione magica come unica possibile arma contro il terribile Covid, altrimenti inaffrontabile? Abbiamo creduto a tutto: ai Bush e a Obama, al terrorismo “islamico”, al potere dello spread e allo spettro del debito pubblico come catastrofe, come colpa nazionale. Abbiamo creduto alla improvvisa necessità dell’obbligo vaccinale, persino neonatale, per malattie come il morbillo. Abbiamo creduto a Greta, a Fazio, a Burioni (a Speranza, addirittura). Logico che la sorte ci riservi il ricatto finale: quote di residua libertà vincolate al Tso, in una Società del Controllo prodotta dal capitalismo della sorveglianza, sempre più sinistramente zootecnico, secondo il modello che sempre l’Occidente ha fatto brevettare, su commissione, da paesi come Singapore e soprattutto la Cina. Alla legge medievale del “green pass”, basata sulla più spudorata frode sanitaria, si sottraggono per ora Germania, Spagna e Gran Bretagna. Ma il virus che uccide la libertà serpeggia quasi ovunque, in Europa, a macchia di leopardo.Del resto, in un mondo strettamente interconnesso, basta l’inaudita coercizione inaugurata da un governo-canaglia (o magari due, quello francese e quello italiano) per trasformare in prassi la degradazione “carceraria” della vita sociale, che finisce per fare terra bruciata attorno a quelli che Alberto Zangrillo chiama “asini”, cioè i refrattari al trattamento genico obbligatorio. Il medico di Berlusconi stima che i somari siano il 20% della popolazione italiana; secondo altre valutazioni, gli italiani ribelli sarebbero uno su tre. Molti di loro saranno costretti, con la forza, a sottoporsi a un ricatto imposto con la menzogna: pena, la perdita del posto di lavoro o la possibilità di frequentare corsi all’università. A tutti gli altri “asini” sarà vietato l’accesso a bar a ristoranti, musei, cinema, palestre, discoteche, concerti, stradi, treni. Sta quindi per nascere ufficialmente un’umanità di serie B, cui sembra mancare solo la stella gialla al braccio.E’ un’umanità completamente tradita dalla politica e abbandonata a se stessa: nessun movimento, oggi, sembra in grado di organizzare una risposta adeguata alla spettacolare gravità della situazione, che se non altro – come rileva l’alchimista Michele Giovagnoli – mostra per intero la reale nudità del sovrano, in tutto il suo squallore antidemocratico. Per Giovagnoli, a questa quota di società resta una estrema, drastica chance: resistere e boicottare chiunque si pieghi al regime sanitario, facendo pesare giorno per giorno la propria capacità di astenersi da determinati consumi, e ingaggiando in tal mondo un braccio di ferro, nonviolento, in grado di limitare lo strapotere dell’abuso. Una cosa l’hanno già imparata, gli “asini”: nessuno li ha difesi. Se i medici come Giuseppe De Donno hanno pagato con la vita il loro coraggio civile e professionale, nessuno – di quelli che presidiano la politica – ha saputo battersi per evitare che la democrazia italiana arrivasse a subire anche lo scempio del Tso.Guerra alla libertà, sulla base di un equivoco: presentare la pozione genica sperimentale anti-Covid come se fosse un vero vaccino, e come se il preparato (che sta generando percentuali imbarazzanti di reazioni avverse) fosse davvero efficace per proteggere il corpo, o addirittura per limitare i contagi, quando è invece notorio che la persona che ha subito l’inoculo resta regolarmente contagiabile e quindi contagiosa: inclusi i medici, gli infermieri, gli insegnanti e gli studenti che il governo Draghi ha brutalmente costretto a sottoporsi al trattamento sanitario obbligatorio. La premessa: vengono solennemente ignorate le cure messe a punto dai migliori medici, da ormai un anno. Terapie che, nel caso, consentono di risolvere il problema in pochi giorni, da casa, senza ricorrere al ricovero in ospedale. Altro corollario increscioso: viene ignorata l’indicazione di uno dei padri della medicina moderna, Albert Sabin (inventore del vaccino antipolio), secondo cui è letteralmente un suicidio procedere con una campagna vaccinale mentre l’epidemia è in corso.
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Giovagnoli: e voi cantanti (spariti) avete tradito i giovani
I giovani sono stati ricattati mettendo sul piatto proprio le cose che sono più belle, a quell’età: i luoghi d’incontro, le palestre, le università. Quella dei giovani è una frequenza particolare: una luce fresca, al servizio della verità. Dall’altra parte, invece, troviamo quelli che sono stati gli idoli dei giovani: questi cantanti, questi artisti, che a un certo punto sono totalmente spariti. Tutti lì, anzi, a inneggiare a questo processo di omologazione, questa lobotomia costante, questo dover accettare, “perché quella è la normalità”. Prendo le distanze da tutti quegli artisti che sono diventati famosi prendendo sotto braccio l’arte, e poi dimenticandosi di che cos’è, l’arte. Prima di tutto, l’arte è libertà. E quindi, un cantante che ha inneggiato alla libertà e oggi invece si schiera con chi vuole farci dimenticare che potenza può esserci, dentro la parola libertà, è un individuo che innanzitutto ha tradito l’arte, poi ha tradito se stesso, e poi ha tradito tutti quei giovani che lo avevano seguito perché, sicuramente, in lui sentivano una forza.Quando si accumula una forza, bisogna prendersene la responsabilità. E a tutti questi artisti, che sono spariti nel nulla – non se ne sente uno, in un momento così critico, delicato, importante, dove bisogna dare veramente corpo a certe parole (prima fra tutte, la parola libertà) – mando il più profondo invito affinché l’arte stessa porti giustizia. Un po’ come in tutte quelle forme di potenza che sono state sposate in funzione egoica, e poi si sono rivolte contro chi aveva compiuto quel gesto: la famosa ruota che poi schiaccia chi l’aveva adottata, perché ha voluto sfidare una salita troppo alta. Verso di voi, artisti assenti, va anche tutto il mio profondo disprezzo. Come ci ha insegnato un grande fratello, Nietzsche: nei confronti delle masse, di tutti quelli che seguono una corrente senza chiedersi perché, tutte quelle persone che non vogliono più farsi domande, che vogliono essere nutrite anche nel pensiero, ecco, nei loro confronti bisogna essere superiori “per disprezzo”, perché quel disprezzo è l’ombra dell’amor proprio che, invece, l’osservatore dirige su di sé.(Michele Giovagnoli, dichiarazione estratta dal video della tappa milanese del tour “Agorà d’Amore”, trasmesso in diretta su Facebook il 9 luglio 2021 da piazza Duomo. Scrittore e alchimista, Giovagnoli è autore di libri come “Alchimia selvatica”, “La messa è finita”, “Impara a parlare con gli alberi”. Conduce stage nei boschi in tutta Italia, stimolando i partecipanti a intraprendere percorsi di tipo alchemico, in piena sinergia con gli alberi. Nel 2020, esplosa la crisi Covid, ha fondato la community “Essere Solare”, che aggrega migliaia di individualità, decise a “rispondere” all’emergenza sviluppando talenti umani, messi in rete. Proprio il network “Essere Solare” affolla le tappe del tour “Agorà d’Amore”, pensato anche per stringere alleanze interpersonali in grado di mobilitare risorse interiori, rompere l’isolamento sociale e sviluppare capacità empatiche, lungo un orizzonte che tende a disegnare una nuova umanità, libera da ogni ricatto e refrattaria a qualsiasi restrizione imposta).I giovani sono stati ricattati mettendo sul piatto proprio le cose che sono più belle, a quell’età: i luoghi d’incontro, le palestre, le università. Quella dei giovani è una frequenza particolare: una luce fresca, al servizio della verità. Dall’altra parte, invece, troviamo quelli che sono stati gli idoli dei giovani: questi cantanti, questi artisti, che a un certo punto sono totalmente spariti. Tutti lì, anzi, a inneggiare a questo processo di omologazione, questa lobotomia costante, questo dover accettare, “perché quella è la normalità”. Prendo le distanze da tutti quegli artisti che sono diventati famosi prendendo sotto braccio l’arte, e poi dimenticandosi di che cos’è, l’arte. Prima di tutto, l’arte è libertà. E quindi, un cantante che ha inneggiato alla libertà e oggi invece si schiera con chi vuole farci dimenticare che potenza può esserci, dentro la parola libertà, è un individuo che innanzitutto ha tradito l’arte, poi ha tradito se stesso, e poi ha tradito tutti quei giovani che lo avevano seguito perché, sicuramente, in lui sentivano una forza.
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Fine del mondo: perché proprio adesso, e proprio a noi?
Il grande dolore non viene nemmeno dal potere, ma dal vicino di casa: pensa davvero che tu sia una specie di squilibrato, un mitomane, un esibizionista presuntuoso, un originalone. Non solo non approva il tuo ostinato diniego, di fronte alle imposizioni sempre più surreali e illogiche, soffocanti e dispotiche, ma prova nei tuoi confronti anche una sorta di sordo risentimento, che potrebbe persino sfociare in ostracismo aperto non appena il direttore d’orchestra dovesse alzare nuovamente il volume della sirena d’allarme, facendo correre i topolini a rintanarsi, pieni di paura per la loro sorte (e di veleno, per chi rifiuta di sottomettersi). C’è chi la chiama “speciazione”: è il bivio evolutivo terminale tra due umanità differenti, diverse nel sentire e nell’agire, che il Dominio riesce a separare irrimediabilmente, rompendo tutti i ponti del dialogo e della reciproca, amichevole comprensione. Altra tristezza: insieme alla Francia, l’Italia è l’altro paese europeo che ha imboccato la strada della coercizione violenta.C’è da piangere, appena ci si mette ad ascoltare medici indipendenti, scienziati e liberi ricercatori: non una, di tutte le misure imposte a partire dalla primavera 2020, ha mai avuto il minimo significato, in termini di contenimento di un problema sanitario. Tutto ha avuto sempre un altro sapore: quello della vessazione, dell’arbitrio autoritario, e con un’estetica sinistramente affine a quella dei totalitarismi del Novecento. Tutto vi si è piegato: la burocrazia sanitaria, la medicina ufficiale, la politica, l’industria, il sistema mediatico, il mondo culturale e quello dello spettacolo. Pochissime le voci dissonanti, immediatamente bollate come eretiche e colpite senza pietà: con l’irrisione, la censura, la denuncia e la radiazione, l’esilio, l’esecrazione pubblica. Chi avrebbe mai potuto pensare, seriamente, anche solo un paio d’anni fa, che i presunti non-dormienti avrebbero dovuto far ricorso a parafrasi e sinonimi, sui celebrati social, evitando le parole “Covid” e “vaccino” per non incorrere nell’immediata ghigliottina del censore?Di fronte a questo, è come se l’intera categoria della politica – la politica democratica occidentale, larvatamente affacciatasi alla fine del 1700, poi cresciuta nell’800 e infine fiorita nel “secolo breve”, sia pure con i drammatici contraccolpi delle dittature e delle guerre mondiali – fosse giunta a uno stadio terminale, alla fine di un ciclo storico, riguardo alla sua reale possibilità di riflettere l’umano, nella sua libera vita sociale. La devastazione è antropologica: quando si corre a subire un inoculo di materiale imprecisato, per obbedire a un ordine che si racconta impartito allo scopo di prevenire un malanno curabilissimo in modo ordinario, forse siamo arrivati oltre il civile e il consueto, oltre l’orizzonte conosciuto del ragionevole, del plausibile. Se poi si accetta di subire un simile ricatto per andare in pizzeria o in palestra, o allo stadio, la verità diventa esplosiva: un conto è sottoporsi a un’angheria inquietante per salvare in modo drammatico il proprio stipendio (all’ospedale, a scuola); un altro è apprestarsi anche a strisciare a terra, se richiesti, solo per poter continuare a frequentare un bar, una trattoria, con gli amici di sempre.Il trionfo del Dominio sull’umanità dormiente è totale, apocalittico: lo testimonia splendidamente la vile improntitudine degli imbecilli, i mentalmente devastati, che arrivano ad accusare i renitenti di avere “paura del vaccino”, mostrando così di detestare la loro residua libertà. Gonfi di livore, indifferenti alle notizie verificabili (e alle morti eccellenti, come quella di Giuseppe De Donno), i più miseri utilizzano con disinvoltura quella parola nobile, nella storia della medicina, come se la pozione-Covid fosse davvero un vaccino. Ma soprattutto: dopo un anno e mezzo di eccellenti terapie domiciliari, i poveretti preferiscono fingere di credere (o magari credere davvero, sinceramente) all’obbligatoria necessità di una profilassi di massa, assolutamente fondamentale, per arginare il terribile contagio di un ipotetico virus (mai isolato in laboratorio) la cui letalità è stata definita quasi irrisoria dai più eminenti epidemiologi del pianeta, rigorosamente messi fuori dalla porta (come i luminari della Great Barrington Declaration, pionieri della lotta contro una minaccia ben più temibile, l’Ebola).E’ durata meno di 24 ore, sul web, l’esposizione del filmato in cui il professor Stefano Scoglio (candidato nel 2018 al Nobel per la Medicina) spiegava come lo stesso virus Hiv fosse poco più che immaginario, frutto di un semplice “sequenziamento”, anziché di un “isolamento” biologico vero e proprio. Scoglio era intervenuto alla trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi”, dopo aver firmato un prezioso contributo nell’esemplare libro-denuncia “Operazione Corona”, edito da Aurora Boreale e curato da Nicola Bizzi e Matt Martini. In particolare, Martini – chimico farmaceutico, esperto in modellazione cellulare – insiste sul punto: persino gli Usa, attraverso il Cdc, hanno ammesso che l’ipotetico virus responsabile della sindrome Covid (quella sì, reale) non è mai stato isolato, in nessuna sede scientifica. Nonostante ciò, una parte dell’informazione – di ogni specie: mainstream, “gatekeeper” e reporter in buona fede – già sta raccontando del “virus manipolato”, sfuggito al laboratorio di Wuhan o addirittura diffuso intenzionalmente dai perfidi cinesi, con i loro complici occidentali.Se poi l’inventore del test Pcr raccomanda di non superare i 20-22 “cicli di amplificazione” del campione biologico, e invece i sanitari sottopongono il tampone anche a 45 “amplificazioni” (andando così a pescare tracce molecolari di virus antichi, residui di influenze stagionali del passato, contrabbandati per Covid), ecco che la “pandemia di asintomatici” supera di gran lunga la follia, entrando in quella che alcuni configurano come una dittatura in piena regola. Una tirannide che manipola la verità per suscitare allarme e imporre comportamenti normalmente inaccettabili, puntando a revocare – per sempre – i diritti umani e le libertà a cui la popolazione (occidentale) era abituata. Vero: davamo per scontati i nostri lussuosi privilegi, frutto in realtà di una precisa “finestra” storica, quella in cui si affermò – faticosamente e sanguinosamente – il tipo di regime politico chiamato democrazia. Un sistema che ovviamente non è il paradiso, ma è decisamente meno peggiore di qualsiasi altro possibile regime.A cosa doveva servire, l’infarto della democrazia? A pervenire infine al Green New Deal, cioè il Grande Reset imposto in modo fraudolento con l’alibi bugiardo dell’emergenza climatica, venduta anch’essa come dogma religioso da un clan di scienziati reclutati dall’Onu e pagati a peso d’oro per fare dichiarazioni a comando? Dove ci vorrebbero portare, i tagliatori seriali di alberi che dal 2019 hanno raso al suolo i parchi pubblici italiani per impedire alle fronde – come documentato dal governo britannico – di ostacolare la trasmissione delle onde 5G, la cui innocuità non è ancora stata dimostrata? Come tutti sanno, un semplice indizio non costituisce una prova; una somma di inidizi, invece, forse sì. Tutto punta verso l’essere umano, o meglio: il corpo umano. Secondo alcuni teorici, siamo di fronte alla cosiddetta biopolitica: archiviato il Giuramento di Ippocrate, dopo aver chiesto agli stessi medici di abdicare alla loro missione, è il nostro organismo – corpo e mente – il vero target della grande operazione in corso, che manifesta la sua intenzione di violare l’integrità dell’habeas corpus, il più sacro dei diritti della persona.Niente di nuovissimo, peraltro: la nostra civiltà proviene da millenni di dispotismo brutale, nudo e crudo. E i lampi migliori della gloriosa democrazia occidentale novecentesca, di marca anglosassone, secondo il memoriale di Giacomo Rumor (pubblicato dal figlio, Paolo Rumor, nel libro “L’altra Europa), provenivano dal cosiddetto “contingente americano”, che l’esoterista e gollista francese Maurice Schumann faceva discendere anch’esso dalla fantomatica Struttura che reggerebbe il mondo ininterrottamente, indossando le maschere più svariate (imperi, religioni) da qualcosa come 12.000 anni. Fantascienza? Fino a ieri, lo erano anche gli Ufo: oggi invece li sdogana il Pentagono, ribattezzandoli Uap, mentre il generale israeliano Haim Eshed parla di basi extraterresti e di alleanze spaziali, tra umani e non, nell’ambito di una Federazione Galattica. E alcuni illustri massoni, improvvisamente loquaci, parlano di storici accordi nel dopoguerra tra la dirigenza degli Usa e imprecisate entità aliene, per la governance condivisa del pianeta.Come sperare di raccontarlo, tutto questo, ai poveri ipnotizzati che – in pieno agosto – vanno ancora in giro, all’aperto, con quella ridicola pezzuola sul volto? Sono la prova vivente del pieno successo del Dominio: aveva ragione, l’ipotetico grande regista, nel ritenere che la gran parte dei sudditi avrebbe creduto proprio a tutto. Come dargli torto, del resto? Siamo riusciti a credere che un solitario fanatico saudita abbia potuto mettere in ginocchio gli Stati Uniti agendo da una grotta afghana, fino a beffare le difese della superpotenza, grazie a un manipolo di pecorai e talebani. Siamo riusciti a credere che due piccoli aerei di linea potessero abbattere due mostri d’acciaio come le Torri Gemelle, per la cui eventuale demolizione controllata era stato reputato (dal Comune di New York) che l’unica soluzione potesse essere il ricorso a mini-atomiche, da collocare in appositi vani predisposti nelle fondamenta. Abbiamo anche creduto che potesse essere autentico, tra le macerie di Ground Zero, il ritrovamento “fortunoso” dei passaporti dei misteriosi, feroci attentatori.Aveva visto giusto Giulietto Chiesa: da quel Rubicone non sarebbe stato facile, tornare indietro. Convalidando una falsità così mostruosa, avremmo finito per credere a qualsiasi frottola. E infatti: abbiamo steso il tappeto rosso al signor Mario Monti, venuto a disastrare l’economia nazionale per produrre crisi e afflizione sociale, dopo aver creduto che il debito pubblico fosse davvero un dramma, e che la Bce fosse una specie di forziere con capacità limitate, da cui la necessità di risparmiare – in modo oculato e parsimonioso, “come un buon padre di famiglia” – il tesoretto dell’euro-moneta, appannaggio di cosche finanziarie privatissime. In parallelo, era sorta la prima contro-narrazione, in Italia splendidamente interpretata da un lottatore come Paolo Barnard, vero pioniere in una trincea che poi si è affollata di illustri compagni di strada, dal sociologo Luciano Gallino all’eurocrate pentito Paolo Savona. E noi dov’eravamo? Al solito posto, davanti al televisore: ipnotizzati dalla finta guerriglia tra pseudo-destra e pseudo-sinistra; un film (comico) aperto dalla Berlusconimachia e proseguito, in un crescendo irresistibile, fino all’epica disfida tra Savini e le Sardine.E ora eccoci qui, dopo un anno e mezzo, ancora a contare “casi” e “contagi”, dentro la narrazione del Grande Male che falcia lo zero-virgola della popolazione mondiale e da noi minaccia gli ottantenni, ma solo a patto che vengano abbandonati per giorni a marcire a casa, da soli, senza cure, in modo che poi possano davvero arrivare all’ospedale fuori tempo massimo, alle prese con problemi respiratori e la compromissione funzionale di vari organi. Eccoci qui, a sputare in faccia a chi non la pensa come noi: a chiamare “no-vax” i renitenti alla follia, a definire “negazionisti” i poveretti che si ostinano inutilmente a pretendere spiegazioni. Siamo maestri, nell’arte della manipolazione spicciola: arriviamo tranquillamente a insultare i dissidenti e a deridere chi dà voce agli incubi, chiamando “complottista” chi vede una cospirazione in atto.Naturalmente ci sono, i visionari: ma difficilmente continuerebbero a esistere, se dall’alto giungessero informazioni precise, corrette e trasparenti. Dall’alto invece piovono solo bugie, insieme alle minacce (ogni giorno più inquietanti); ma noi facciamo finta che i “cospirazionisti” siano dei malati di mente, dei mentecatti in vena di protagonismo, anche se – cent’anni fa – un personaggio come Rudolf Steiner, per primo, aveva profetizzato l’avvento di “vaccini” specialissimi, in grado di “separare il corpo dall’anima”, depotenziando l’emotività. Il chimico Corrado Malanga la chiama “zombizzazione”, osservando il dilagare di persone ormai inebetite dalla paura, rassegnate a non pensare più. Nella sua visione spiritualistica di matrice steineriana, Fausto Carotenuto (già analista d’intelligence) sostiene che l’attacco in corso sia frutto di apprensione: come se il Dominio temesse un grande risveglio, e sapesse di avere le ore contate. Un altro esponente della cultura alternativa italiana, l’alchimista Michele Giovagnoli, preferisce sforzarsi di guardare al bicchiere mezzo pieno: un cittadino su tre si sta letteralmente sottraendo alle grottesche imposizioni quotidiane.Questo stesso blog, che ha ormai esaurito la sua missione (fornire informazioni e analisi non facilmente rintracciabili, dieci anni fa) ormai ha acquisito la piena consapevolezza della fine di un ciclo, e la completa inutilità dell’insistere su determinati temi. E’ vano indugiare nella narrazione politologica, visto che da un lato la maggioranza resta sorda a ogni richiamo alla ragione, e dall’altro la minoranza dispone finalmente di strumenti più adeguati per misurare la realtà. Tra le convinzioni raggiunte, c’è anche la seguente: è perfettamente inutile scommettere ancora sulle possibilità di redenzione della politica, nel momento in cui è irrimediabilmente mutata la stessa antropologia della platea. Per contro, è proprio la brutalità della crescente coercizione ad accelerare l’evoluzione dell’umanità trainante, che giustamente diffida di ogni forma associativa convenzionale, partiti e movimenti, avendo compreso l’essenziale valore della vicinanza tra esseri umani, non più mediata da alcuna struttura, e la necessità di procedere nell’espressione virtualmente contagiosa di onde benefiche, di narrazioni parallele orientate non al presente, ma al futuro prossimo.Il Novecento, severissimo maestro, ha mostrato come può essere facile manipolare milioni di individui, fino a scatenare le peggiori carneficine (mondiali) dell’era industriale. Ha anche allevato schiere di avanguardisti coraggiosi, pronti a rischiare la propria vita pur di resistere alla tirannia. Primo Levi, uno dei massimi scrittori contemporanei, ha spiegato quanto sia sempre invisibile, all’inizio, il recinto che viene silenziosamente steso, giorno per giorno, allo scopo di intrappolare le vittime senza allarmarle. Finestra di Overton, o Teoria della Rana Bollita: la differenza, rispetto a ieri, è che oggi il pentolone è planetario. E vorrà pur dire qualcosa, nei giorni in cui i militari statunitensi pubblicano le prove dei loro incontri ravvicinati con i simpatici Uap. E noi, qui, nel frattempo che si fa? Ce ne stiamo quieti, in attesa dell’Alieno Buono che ci verrà a salvare, come l’Extraterrestre della canzone di Finardi? Ci allineiamo “in fila per tre”, come chiede il governo e come cantava Edoardo Bennato? Continuiamo a credere a Babbo Natale, cioè al Telegiornale, o seguitiamo a torturarci con le atrocità quotidiane che i medici-coraggio denunciano, da ormai un anno?Cari amici, viene da dire, io tolgo il disturbo: qui non resto un attimo di più; perché mi sento soffocare, in questo grappolo di narrazioni e contro-narrazioni. Quello è davvero il nocciolo della questione: in base a decisioni prese chissà quando, qualcuno ha stabilito che – dai primi mesi del 2020 – non si dovesse più parlare d’altro. Il mondo andava semplicemente fermato, rintronato, ipnotizzato, piegato. Non tutto il mondo, in realtà: l’Occidente. Paesi-continente come la Russia e India, per esempio, non si sono lasciati sottomettere. Esiste sempre, una quota considerevole di renitenti: anche se oggi può sembrare difficile accettarlo, la cosiddetta “fine della storia” resta un mito, una suggestione ideologica. Un caposaldo della strategia militare, in ogni tempo, è questo: mai accettare di combattere una battaglia nelle modalità indicate dallo sfidante, che ha scelto il giorno e il luogo. E’ un vantaggio che, per l’aggressore, rappresenta un regalo clamoroso. La domanda di fondo, però, resta inevasa: perché è capitato proprio a noi, oggi, di vivere l’incubo di una tempesta come questa?La grande amarezza non viene nemmeno dal potere, ma è provocata dal vicino di casa: pensa davvero che tu sia una specie di squilibrato, un mitomane, un esibizionista presuntuoso? Non solo non approva il tuo ostinato diniego, di fronte alle imposizioni sempre più surreali e illogiche, soffocanti e dispotiche, ma prova nei tuoi confronti anche una sorta di sordo risentimento, che potrebbe persino sfociare in ostracismo aperto non appena il direttore d’orchestra dovesse alzare nuovamente il volume della sirena d’allarme, facendo correre i topolini a rintanarsi, pieni di paura per la loro sorte (e di veleno, per chi rifiuta di sottomettersi). C’è chi la chiama “speciazione”: è il bivio evolutivo tra due umanità differenti, diverse nel sentire e nell’agire, che il Dominio riesce a separare irrimediabilmente, rompendo tutti i ponti del dialogo e della reciproca, amichevole comprensione. Ulteriore tristezza: insieme alla Francia, l’Italia è l’altro paese europeo che ha imboccato la strada della coercizione violenta.
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Il Green Pass nasce morto: l’Ue proibisce l’apartehid
Il green pass potrebbe essere nato già morto sotto il profilo giuridico? E “la salvezza” contro questa misura potrebbe venire addirittura dall’Europa? Per quanto suoni paradossale, è una tesi tutt’altro che peregrina, benché surreale, scrive l’avvocato Francesco Carraro sul “Fatto Quotidiano”. Una volta tanto, una norma europea verrà in soccorso di chiunque dovesse finire, suo malgrado, nella rete di divieti e sanzioni intessuta dal decreto legge licenziato dal governo Draghi? «Parliamo, ovviamente, di chi non ha ancora voluto sottoporsi al vaccino. E magari non vorrebbe neanche sottoporsi a tre tamponi a settimana, solo per esercitare i diritti costituzionali più elementari». Carraro ricorda che il Regolamento europeo numero 953 del 2021 stabilisce che gli Stati devono tassativamente «evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate». In particolare, il regolamento «non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati».Ora, è vero che le leggi «sono fatte per essere interpretate», e che “fatta la legge trovato l’inganno”, come è vero che «molti giudici potranno essere tentati di decidere in base all’antico adagio di Giovanni Giolitti: le leggi per i nemici si applicano, per gli amici si interpretano», ma in questo caso – per Carraro – non sembrano esservi dubbi «circa la natura palesemente discriminatoria – e quindi in violazione del Regolamento numero 953 – delle prescrizioni contenute nel recentissimo decreto istitutivo del green pass». Infatti, aggiunge Carraro, l’introduzione della “carta verde” per accedere a tutta una serie di luoghi, eventi e servizi «crea inevitabilmente, e deliberatamente, una discriminazione ben precisa», distinguendo «tra chi il vaccino lo ha fatto (o non ha potuto farlo per motivi di salute) e chi invece ha scelto di non farlo, per ragioni personali insindacabili (in carenza di un obbligo di legge)».«È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché – si legge nella norma europea – non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti Covid-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate». Un regolamento Ue, sottolinea Carraro, è direttamente applicabile nei singoli paesi: e può addirittura prevalere, in determinate circostanze, sulle norme nazionali, senza neppure dover ricorrere alla Corte Costituzionale. Per Carraro, il decreto istitutivo del green pass istituisce «una inammissibile discriminazione della categoria dei cosiddetti “no-vax”» i quali «potranno esercitare i diritti degli altri concittadini solo pagando il costo di tamponi quasi quotidiani».In altre parole: occorre sottoporsi al (costoso) tampone per potersi riunire, per fare vita associativa, per svolgere una salutare attività sportiva e per poter continuare ad avere una normale, quotidiana convivialità. Libertà a gettone, con precise tariffe? Con il che, chiosa Carraro, si crea anche una inammissibile divaricazione tra ricchi e poveri, in totale spregio dell’articolo 3 della nostra Carta fondamentale. «Il tutto a causa di un maldestro tentativo di imporre, sia pure per via surrettizia e indiretta (e quindi sommamente ipocrita), un obbligo vaccinale». Un tentativo, però, «più che sufficiente a violare la norma europea». Infatti, secondo il Regolamento numero 953, va evitata ogni discriminazione non solo diretta, ma anche “indiretta” delle persone che non sono (e che non vogliono essere) vaccinate.Il green pass potrebbe essere nato già morto sotto il profilo giuridico? E “la salvezza” contro questa misura potrebbe venire addirittura dall’Europa? Per quanto suoni paradossale, è una tesi tutt’altro che peregrina, benché surreale, scrive l’avvocato Francesco Carraro sul “Fatto Quotidiano”. Una volta tanto, una norma europea verrà in soccorso di chiunque dovesse finire, suo malgrado, nella rete di divieti e sanzioni intessuta dal decreto legge licenziato dal governo Draghi? «Parliamo, ovviamente, di chi non ha ancora voluto sottoporsi al vaccino. E magari non vorrebbe neanche sottoporsi a tre tamponi a settimana, solo per esercitare i diritti costituzionali più elementari». Carraro ricorda che il Regolamento europeo numero 953 del 2021 stabilisce che gli Stati devono tassativamente «evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate». In particolare, il regolamento «non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati».
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Macelleria vaccinale, sanitari: violate tutte le regole
Raffaele Varvara: «Sono un infermiere, ho esercitato la professione per sette anni in un ospedale pubblico nel Milanese. Ho prestato servizio durante tutto l’arco della pandemia. Nel marzo-aprile 2020 si è registrata la vera emergenza sanitaria, quando dovevamo scegliere chi far vivere e chi lasciar morire, purtroppo. Poi, già dall’estate scorsa, tutto è regredito: quest’emergenza continuava solo sul mainstream. Fino al 27 dicembre, cioè al famigerato V-Day in cui è arrivato questo “vaccino messia”. A differenza dei vaccini, che nella storia della scienza hanno avuto comprovata efficacia sulla salute mondiale, questo è a tutti gli effetti un trattamento sperimentale: proprio perché è il corso la sperimentazione, sui nostri corpi». Infermiere mascherato 1: «Io sono un operatore sanitario dipendente di una struttura pubblica, e sono costretto a difendere i miei diritti in anoninato. Questo perché ciò che si è costruito, intorno a questa narrazione, è diventato quasi ideologico. All’interno delle strutture non c’è più libertà di espressione, libertà di scelta individuale. Ci si deve piegare tutti quest’obbligo, assoluto, di ricevere un farmaco sperimentale».Infermiere mascherato 1: «Bisogna stare attenti a quello che si dice, all’interno dei reparti, ai propri colleghi (che sono pronti ad additarti e darti dei “nominativi” tipo quelli che circolano sui media: no-vax, negazionista, eccetera). E poi, soprattutto: adesso, con questo decreto, stiamo rischiando il posto di lavoro. Già ci sono stati casi di allontamento, dal lavoro – soprattutto nel privato, perché poi il privato, potete immaginare, fa un po’ quello che vuole». Raffaele Varvara: «Tutti erano chiamati a sottoporsi a questo trattamento. Le pressioni sono state così tante, che colleghe incinta o colleghe che (nella loro storia clinica) riportano indicazioni di vario genere, come una pluriallergia o uno stato pluripatologico, ecco che anche per loro queste controindicazioni sono saltate: si sono sottoposte al trattamento “previa premedicazione”, come si dice in gergo. Cioè: a loro sono stati somministrati dei farmaci che abbassavano la probabilità di insorgenza di effetti collaterali nel breve termine (quindi: cortisonici) e con nelle vicinanze un anestesista, già pronto con l’adrenalina e gli altri farmaci d’emergenza. E io – davvero – davanti a questa situazione ho declinato: perché diventa proprio una rouletrte russa, alla fine».Infermiere mascherato 2: «Sono un sanitario, e ho prestato servizio presso centri vaccinali. Ho avuto un riscontro che non mi aspettavo: quasi tutte le persone vaccinate hanno una reazione patologica al vaccino. Quello che più preoccupante, però, è il fatto che ci sono state molte reazioni avverse importanti: attacchi ipertensivi, oppure episodi lipotimici importanti anche con perdita di coscienza; sintomi da screzio neurologico: quindi parestesia dell’arto, perdita di sensibilità delle estremità (comprese anche le labbra, la lingua, le dita delle mani, le gambe); e cefalee. Noi abbiamo fatto degli interventi d’emergenza per fenomeni abbastanza importanti, che a volte richiedono anche un trasporto in pronto soccorso (che di fatto viene per lo più evitato, perché riusciamo a risolverlo noi). Però ci servirebbero dei tempi di osservazione maggiori. Invece, a risoluzione della sintomatologia, i pazienti vengono tranquillizzati, rassicurati e inviati al domilicio».Raffaele Varvara: «Ho avuto paura, anche vedendo gli effetti collaterali che, nei giorni immediatamente successivi, si riscontravano sui miei colleghi: febbre, vomito, diarrea, dolori articolari. Succedeva che i reparti si svuotano, di personale. E il paradosso è che noi (io e pochi altri che non si sono sottoposti al trattamento) abbiamo compensato le carenze dei colleghi che si ammalavano, a causa degli effetti collaterali». Infermiere mascherato 1: «Quello che stiamo notando è una serie di reazioni avverse a questa vaccinazione, che purtroppo gli stessi miei colleghi non segnalano neanche. Se vogliamo prendere in considerazione il fatto che questo, comunque, è un farmaco sperimentale, senza ancora dati certi, ci si aspettava che il minimo fosse un lavoro sulla vigilanza e sulla segnalazione degli eventi avversi (almeno, avremmo saputo che rischi correvamo). Invece, questo è lasciato semplicemente alla decisione del singolo. E quello che succede è che, spesso, il medico sottostima il problema e non fa la segnalazione all’ente preposto. Ma le leggi e i protocolli per la somministrazione dei farmaci parlano chiaro: gli eventi avversi vanno assolutamente segnalati, perché così possiamo capire di fronte a quale fenomeno siamo».Infermiere mascherato 2: «La cosa che io reputo grave è il fatto che, durante questo interventi di soccorso, di emergenza, noi inoculiamo anche dei farmaci. E’ successo di inoculare cortisonici, adrenalina, antistaminici. E io, da sanitario, so che ogni mio intervento, e qualunque cosa io somministro a un paziente, anche una semplice soluzione fisiologica, lo devo registrare, documentare. Questo non viene fatto: non è prevista nessuna registrazione, nessuna documentazione. Quando ho chiesto di registrare l’intervento, mi è stato detto che non si scriveva nulla. Ho domandato perché, ovviamente, e mi è stato risposto: be’, perché c’è lo scudo penale. Ora, al di là del fatto che io ritengo lo scudo penale una vergogna, noi – nell’espletamento della nostra professione siamo chiamati ad essere responsabili di ciò che facciamo, e la nostra responsabilità scaturisce dalla nostra competenza: io so quello che faccio. Al di là di questo, c’è il fatto che lo scudo penale riguarda i danni, a breve e a lungo termine, che la sostanza che io vado a inoculare può provocare nel paziente. Perché?».Infermiere mascherato 2: «Perché una sostanza dichiaratamente in fase sperimentale, di cui non possiamo ancora garantire gli effetti. Lo scudo penale non riguarda tutti gli altri farmaci che in un intervento di emergenza io vado a somministrare al paziente. Quelli condotti in emergenza sono interventi noti, protocollati, di cui io sono responsabile da sempre; improvvisamente, non ne sono più responsabile. Allora, mi domando: se questo viene fatto per incompetenza è assolutamente grave; se viene fatto per complicità, è grave nella stessa misura». Infermiere mascherato 1: «La cosa veramente allucinante è che ora si sta puntando a un obbligo anche per le fasce di popolazione più giovani, quindi bambini e ragazzi, cioè quelli che sappiamo bene (dalla letteratura) che non hanno nessun tipo di patologia risultante dal Sars-Cov-2, e quindi affronterebbero solo i rischi di un’eventuale vaccinazione. La quale vaccinazione – anche questo è dichiarato – non è garantito che impedisca la trasmissione del virus».Raffaele Varvara: «Ho assistito alcuni pazienti in età geriatrica, ma anche sessantenni, ricoverati con i sintomi da infezione da Covid dopo essersi sottoposti alla prima dose di trattamento sperimentale (alcuni di loro avevano il casco C-Pap). Alcuni pazienti mi chiedevano come mai. Io mi sono sentito molto in difficoltà, perché non sapevo rispondere. Poi ovviamente la seconda dose saltava, perché è controindicato somministrare la seconda dose, quando c’è già una risposta anticorpale a seguito della malattia». Inferniere mascherato 2: «Chi ha studiato medicina sa che la presenza di un titolo anticorpale rilevante, quando tu vai a inoculare un vaccino che stimola ulteriormente la risposta anticorpale, può creare immunocomplessi che possono provocare vasculiti, che sono eventi morbosi importanti. Tutt’oggi, alle persone che ricevono indicazione a sottoporsi alla vaccinazione sperimentale, non viene fornita indicazione ad effettuare né un tampone diagnostico preventivo, né la sierodiagnosi preventiva; lo fanno, di loro iniziativa, quelli che si sono documentati e hanno ricevuto in modo del tutto casuale questa informazione».Infermiere mascherato 2: «E’ un vaccino all’insegna delle incongruenze, anche sulle fasce di età: che sono state di volta in volta dichiarate e poi negate. Per quanto riguarda i colleghi vaccinati (e di questo sono testimone) quanti, malgrado abbiano continuato ad adottare le stesse misure igienico-sanitarie di prevenzione, a circa una settimana dalla prima dose si sono postivizzati al Covid, dopo che per un anno avevano lavorato a contatto con i pazienti, in sicurezza? Tutti casi dichiarati in assenza di correlazione. Alcuni si sono positivizzati dopo la seconda dose; alcuni hanno contagiato i loro parenti. La mammia di un mio collega è morta, dopo che lui ha portato in casa il Covid positivizzandosi dopo la prima dose. La mamma viveva isolata, dall’inizio di questa storia, proprio per non entrarci in contatto».Raffaele Varvara: «Un infermiere non può dire queste cose. E dunque, negli ultimi mesi sono stato sottoposto a vari provvedimenti disciplinari, sia da parte della mia azienda, sia da parte dell’Ordine. Fino a quando la situazione non è diventata così ingestibile, che ho deciso di fare una scelta di campo: per combattere questo sistema, questa sanità che non mi rappresenta, nel senso che non mi consente di esercitare la professione infermieristica per quelli che sono i valori contenuti nel nostro codice deontologico. E quindi, pensandoci più di una volta – ma convinto – ho rassegnato le mie dimissioni». Infermiere mascherato 1: «I giornali, quando si parla di personale sanitario non sottoposto a vaccinazione, parlano di personale no-vax, mentre fino all’altro ieri tutti i sanitari erano degli eroi. C’è una battaglia ideologica che ha il solo scopo di imporre una dittatura sanitaria, che è quella a cui si sta andando incontro, con una vaccinazione estesa a ogni tipo di categoria sociale e di età, senza la possibilità di discutere e di difendere il proprio diritto all’habeas corpus, quindi alla difesa del proprio corpo».Raffaele Varvara: «Relativamente all’obbligo vaccinale, iniziato con noi sanitari ma che presto di estenderà a tutti, abbiamo radunato i colleghi e abbiamo protestato più di una volta, a Roma. E questo è soltanto l’inizio di un lungo percorso, di lunghe battaglie». Inferniere mascherato 2: Noi dobbiamo arrivare al 2023 negando tutto quello che è successo in campagna vaccinale, per poter dire: è andato tutto bene, il vaccino è sicuro, non ha prodotto reazioni avverse né danni a breve e a lungo termine, quindi può essere dichiarato obbligatorio per tutti. Questo non sarà vero: perché l’indagine epidemiologica, che è imprescindibile in fase di osservazione di una campagna vaccinale sperimentale (e che per la prima volta nella storia dell’umanità viene resa lecita, da uno Stato) non è stata condotta in modo trasparente. Quindi sarà un falso».(Dal video “Testimonianze di infermieri sulla campagna vaccinale”, su PeerTube il 1° agosto 2021).Raffaele Varvara: «Sono un infermiere, ho esercitato la professione per sette anni in un ospedale pubblico nel Milanese. Ho prestato servizio durante tutto l’arco della pandemia. Nel marzo-aprile 2020 si è registrata la vera emergenza sanitaria, quando dovevamo scegliere chi far vivere e chi lasciar morire, purtroppo. Poi, già dall’estate scorsa, tutto è regredito: quest’emergenza continuava solo sul mainstream. Fino al 27 dicembre, cioè al famigerato V-Day in cui è arrivato questo “vaccino messia”. A differenza dei vaccini, che nella storia della scienza hanno avuto comprovata efficacia sulla salute mondiale, questo è a tutti gli effetti un trattamento sperimentale: proprio perché è il corso la sperimentazione, sui nostri corpi». Infermiere mascherato 1: «Io sono un operatore sanitario dipendente di una struttura pubblica, e sono costretto a difendere i miei diritti in anonimato. Questo perché ciò che si è costruito, intorno a questa narrazione, è diventato quasi ideologico. All’interno delle strutture non c’è più libertà di espressione, libertà di scelta individuale. Ci si deve piegare tutti quest’obbligo, assoluto, di ricevere un farmaco sperimentale».