Archivio del Tag ‘fisco’
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Perazzoli: solo in Italia non c’è il reddito minimo garantito
In Italia ci si ostina a non dare importanza al reddito minimo garantito. Sembra si tratti di un fatto marginale, si minimizza. Per avere un’idea della realtà dobbiamo pensare che la Corte Costituzionale tedesca ha giudicato come parzialmente incostituzionale la riforma restrittiva del cancelliere Schroeder, dopo il ricorso di una famiglia – padre, madre e una figlia – perché doveva vivere con soli 850 euro al mese (e naturalmente affitto e riscaldamento a carico dello Stato). Una somma di 850 euro in Italia è uno stipendio, da cui si deve anche cercare di far uscire l’affitto e tutto il resto. Ci scandalizziamo del fatto che negli Usa non esista una sanità pubblica: in Europa si scandalizzano per l’assenza in Italia di un reddito minimo garantito. Negli Stati Uniti Michael Moore però ha raccontato in un film che cosa significa non avere un sanità pubblica; in Italia nessuno tocca il tema del reddito minimo garantito.
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Giannuli: partiti ko, un italiano su quattro voterà Grillo
Bruciante il verdetto della Sicilia: solo un cittadino su tre ha ancora fiducia nell’attuale sistema politico, totalmente impotente di fronte alla grande crisi. Se il centrodestra si dissolve, il Pd non rappresenta alcuna alternativa: «Affonda più lentamente, ma affonda». Numeri impietosi: il Pdl perde due voti su tre (da 900.000 a 247.000), il Pd quasi uno su due. Malissimo anche l’Udc: «Non solo non intercetta un voto di quelli persi dai partiti maggiori, ma ne perde 130.000 dei suoi», dicendo addio a un elettore su tre. Perde 25.000 voti anche l’alleanza tra Sel e Federazione della sinistra, mentre il “Movimento 5 Stelle” decuplica i voti rispetto a quattro anni fa, sfiorando il 15%. Per la prima volta nella storia democratica, lo “sciopero del voto” supera il 50%, «evidente segno politico di ritiro della fiducia degli elettori nei confronti del sistema nel suo complesso», sostiene Aldo Giannuli.
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Pro Natura, volontari senza soldi: la beffa del 5 per mille
Quasi tutte le Pro Natura che operano in Piemonte sono Onlus e quindi hanno il diritto di ricevere la quota del 5 per mille dell’imposta che i propri soci o amici devono pagare in occasione della dichiarazione dei redditi e che possono devolvere a un’associazione. Per associazioni di totale volontariato come le nostre, questi importi sono vitali per svolgere le tante attività, che hanno costi che le sole quote di iscrizione dei soci non sono sufficienti a coprire. Siamo però costretti a fare un chiarimento di come in realtà funziona il meccanismo del 5 per mille e soprattutto del fatto che la volontà del contribuente non viene integralmente rispettata. Infatti, per le dichiarazioni dei redditi dell’anno 2010, l’ultimo anno di cui abbiamo dati certi, oltre 16 milioni di italiani decisero di devolvere ad associazioni o fondazioni il 5 per mille delle imposte pagate allo Stato: la cifra da distribuire fra le varie associazioni ammontò a 463 milioni di euro.
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Il vero mestiere di Renzi, nuova stella del Financial Times
Chi è Matteo Renzi? In un Parlamento pieno di morti che camminano («dead men walking») e in uno Stato marcio, il giovane Matteo è l’astro nascente («rising star») della politica italiana nella nuova fase aperta dal governo Monti. A sostenerlo non è un qualunque sfasciacarrozze di provincia, e neppure il prof. Ichino, ma il “Financial Times” del 6 marzo 2012. I mercati guardano avanti. Dopo aver fatto scendere da cavallo il Cavaliere, e dopo aver allocato alla testa del governo il rettore bocconiano, adesso allevano con cura lo scalpitante venditore fiorentino. In questo non c’è alcuna novità, a parte lo scapigliato “stil novo” di un politico di professione che fa il verso al caposcuola di Arcore. È manifesta, invece, una razionale continuità, volta a consolidare il potere di comando dei cosiddetti investitori istituzionali, veri proprietari universali.
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Grecia, un reporter smaschera i super-evasori: arrestato
L’ha fatta franca il deputato neo-nazista che prese a cazzotti una collega comunista in diretta tv, mentre le manette sono scattate per il giornalista che ha osato pubblicare la lista dei duemila super-evasori greci. Tra questi, figurano tre ex ministri, l’attuale presidente del Parlamento, molti funzionari pubblici, diversi uomini d’affari ellenici e giornalisti, nonché un importante consigliere dell’attuale premier Antonis Samaras e lo stesso leader del partito di governo “Nea Dimokratia”. Kostas Vaxevanis, direttore della rivista “Ad Hoc”, è finito in carcere poche ore dopo la diffusione dell’elenco di 2.059 presunti evasori fiscali, accusati di possedere conti in Svizzera. E dire che quella lista, spiega Marco Santopadre su “Contropiano”, era stata trasmessa nel 2010 al governo ellenico dall’allora ministro delle finanze francese Christine Lagarde, «oggi odiata direttrice dell’Fmi».
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Idea: votare Renzi per affondare il Pd, e poi scegliere Grillo
Alle primarie voterò Renzi, ma alle elezioni (quelle vere) sceglierò Grillo: votare l’insopportabile Renzi è l’unico modo per affondare il Pd, e fare tabula rasa di questo centrosinistra-fantasma è l’unica speranza di rimettere in piedi l’Italia, costretta alla gogna dal tecno-governo Napolitano-Monti. Ragionamento ardito e non proprio lineare, sottoscritto dal direttore di “Micromega”, Paolo Flores d’Arcais, che lo anticipa sulle colonne del “Fatto Quotidiano”: «Il programma di Matteo Renzi è pessimo, il suo stile insopportabile. Il 25 novembre alle primarie voterò Matteo Renzi, firmando anche il “giuramento” per il centrosinistra alle elezioni di primavera. Nelle quali invece, hic stantibus rebus, voterò Grillo. Non mi sentirò in contraddizione e meno che mai disonesto».
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Estulin su Rai2: Monti traditore, il suo posto è in galera
«Il vostro nemico è Mario Monti. E’ un traditore della nazione italiana, dovrebbe essere messo in prigione». Parola di Daniel Estulin, giornalista russo di origine lituana, autore del dirompente saggio sull’oscura influenza del Gruppo Bilderberg nella politica economica mondiale. La clamorosa denuncia di Estulin, introdotto dal blogger Claudio Messora, autore di “Byoblu”, è andata in onda – clamorosamente – su RaiDue il 26 ottobre, grazie all’info-talk “L’ultima parola”, condotto da Gianluigi Paragone. Una puntata interamente concentrata sul nodo della sovranità monetaria, la cui “amputazione” imprigiona gli Stati dell’Eurozona al giogo del debito pubblico. Servizi dal meeting di Rimini sulla Modern Money Theory, con interviste a Paolo Barnard e Warren Mosler. In studio, Giorgio Cremaschi attacca: «Soffriamo per i trattati-capestro varati da Bruxelles: perché in Italia non c’è mai stato un referendum che li convalidasse?». Rincara la dose l’economista Giulio Sapelli: «E’ ora di dire la verità alla gente: possiamo votare solo per il Parlamento Europeo, che non conta niente».
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Tagli, l’eredità di Monti: massacro sociale da qui all’eternità
L’Italia è praticamente spacciata: inseguendo il pareggio di bilancio prescritto dal Fiscal Compact voluto da Bruxelles, non uscirà dal tunnel recessione. Anche se cresce il prelievo fiscale, che opprime aziende e famiglie, il gettito diminuisce perché le manovre da “economia di guerra” per tagliare il debito pubblico non fanno che deprimere i consumi, senza creare nessuno spiraglio per risalire la china. Note di allarme anche dagli analisi della Cgil: con l’ultima operazione, Monti consegna ai successori un pacchetto di misure laceranti, considerato che soltanto per la spending review andranno trovati altri 18 miliardi da tagliare. E non è che un antipasto, scrive Francesco Piccioni sul “Manifesto”. L’effetto totale delle sei “svolte” imposte dai tecnocrati supera ormai i 120 miliardi, circa l’8% del Pil, con tanti saluti all’agognata “crescita”: se oggi il prodotto interno lordo è a quota -2,4%, per l’Fmi nel 2013 l’Italia supererà la soglia del -3%.
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Macché debito sprecone, siamo risparmiatori: derubati
La fortuna del potere è costruita sull’incuria e l’incompetenza: non la propria, ma quella dei sudditi. Sicuro che nessuno verifica la veridicità dei fatti, ma che tutti ripetono a pappagallo le notizie ben confezionate, ne fabbrica di proprie, false e tendenziose, per affidarle ai ripetitori acefali affinché le trasformino in luoghi comuni. In idee, cioè, che nessuno mette in discussione perché assorbite come verità incrollabili. E’ successo quando hanno voluto imporci una globalizzazione a misura di multinazionali, quando hanno voluto rifilarci un’Europa al servizio di banche e speculatori, quando hanno voluto scipparci l’acqua e gli altri beni comuni a vantaggio delle imprese private. E oggi sta succedendo col debito pubblico.
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La casta ruba le briciole: è Bruxelles a portarci via tutto
Cinquanta, sessanta miliardi di euro all’anno – la maxi-tangente imposta dall’Europa – contro le briciole dei costi della politica: partiti, Camera e Senato, Regioni e Province, Comuni italiani. Messe assieme, queste voci scompaiono: sono circa un cinquantesimo, appena il 2-3% del super-bottino dell’Unione Europea, sotto forma di Fiscal Compact, pareggio di bilancio, spending review e Mes. Il fondo salva-Stati in realtà è un forziere affonda-Stati: «I soldi sottratti alle grinfie dei Fiorito sono già destinati: e non certo a noi, ovvero allo Stato», scrive Debora Billi: «Finiranno nell’infinito calderone degli interessi sul debito, quelli con cui ci stanno strappando la pelle di dosso». Il blog “Byoblu” ha pubblicato uno sconvolgente grafico che mostra l’entità della vera “rapina” in corso. «Faccio un appello agli storici del 2100», dice Claudio Messora: «Venite a mettere un fiore sulla mia tomba».
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Armi di distruzione di massa, l’oscuro business italiano
Mezzo milione di morti all’anno, una vittima al minuto. E’ il record delle armi “civili”, pistole e fucili, di cui l’Italia è leader. Sono queste le vere “armi di distruzione di massa”, secondo Kofi Annan: produttrice leader, l’industria italiana ne è il secondo esportatore mondiale. Nel 2011 abbiamo esportato armamenti per tre miliardi di euro, spiega Francesco Vignarca, coordinatore di “Rete Disarmo” e redattore di “Altra Economia”: «Ogni anno è un business che non cala, che coinvolge centinaia di aziende e che poi va a ricadere anche sulle banche, che finanziano e incassano i soldi per questi armamenti, senza controllo, con soldi di finanziamenti pubblici che arrivano addirittura dal ministero per lo Sviluppo economico». Il bombardamento sulla Libia? «E’ stato il più pesante che la nostra aeronautica abbia fatto dalla Seconda Guerra Mondiale». E il giorno in cui scattò l’offensiva contro Gheddafi, l’allora ministro Ignazio La Russa era in Medio Oriente, a una fiera internazionale di armamenti.
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La grande crisi ha già rottamato le non-ricette di Renzi
Tagli spietati, ancora più duri delle inaudite mutilazioni finora inferte dal governo Monti. La non-ricetta di Matteo Renzi è già stata ampiamente rottamata dalla crisi: lo sostiene Gad Lerner, dopo l’ultima sortita del sindaco fiorentino alla Fondazione Metropolitan: una serata di raccolta fondi con alcuni big della finanza milanese. “Sbloccare la crescita dell’Italia: un progetto rivoluzionario”. Incontro organizzato da Davide Serra, che è il fondatore di Algebris, «un hedge fund nato nel paradiso fiscale delle Cayman», come ricorda – piuttosto perfidamente – il “Corriere della Sera”. Presenti il numero uno di Deutsche Bank Italia, Flavio Valeri, il presidente di Lazard e Allianz Italia, Carlo Salvatori, nonché l’ex direttore generale di Bpm, Enzo Chiesa. Con loro Andrea Soro di Royal Bank of Scotland, l’uomo d’affari Francesco Micheli e l’amministratore delegato di Amplifon, Franco Moscetti.