Archivio del Tag ‘Fiat’
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Pareggio di bilancio in Costituzione? Stupido e mostruoso
E’ incredibile come per la devastazione culturale, politica e sociale operata da Berlusconi e dal suo governo e per la preponderanza ideologica delle banche e della finanza, possano passare come normali misure istituzionali con un effetto sociale terribile. La decisione del governo di proporre una modifica della Costituzione, che imponga dal 2014 il pareggio di bilancio come vincolo statutario, è una mostruosità sociale, economica e giuridica. Nessun’azienda, nessuna famiglia, nessuna persona potrebbe vincolarsi a un principio di questo tipo. Ovviamente tutte le grandi aziende sono totalmente estranee ad esso. Pensiamo alla Fiat, che avrebbe già chiuso dieci anni fa.
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Don Gallo: liberiamo l’Italia dalla casta dei cialtroni
La manovra non fa altro che confermare la strenua difesa della ricchezza senza equità. Ma chi governa non è in grado di trovare un’intesa, ognuno bada a sé, mi risulta che ci siano circa 500 emendamenti proposti dalla maggioranza, roba da denuncia penale. Si vuole distruggere il Paese. E’ il risultato di 20 anni di berlusconismo, menefreghismo, arroganza, fascismo in libera uscita, distruzione della Costituzione. In fondo Berlusconi ha ragione quando dice “non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani”: in quelle dei ricchi, ovviamente. Come si fa a non ribellarsi di fronte ai 120 miliardi di evasione, a quelli derivanti dai crack finanziari che hanno arricchito i soliti, al lavoro nero che ingoia le zone più depresse, al fatturato delle mafie?
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Aiuto, dopo Berlusconi vuol scendere in campo Montezemolo
Nell’Italia avviata (forse) al dopo Berlusconi, di una cosa non si sentiva la necessità: un nuovo partito azienda. Quindi era inevitabile che Luca di Montezemolo, il nostro maggior esperto nel ramo del superfluo, ne sfornasse uno. Con lo stesso incomprensibile ottimismo con cui si lancia sul mercato la riedizione di un vecchio modello, il presidente della Ferrari, e già della Fiat, ha annunciato la messa in produzione, entro un anno o due, di una nuova Forza Italia, ovvero un partito liberista di massa guidato da un industriale ricchissimo con alle spalle la proprietà di mezzi d’informazione e squadre di calcio.
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Debito? No, grazie: non paghiamo il piano Marchionne-Bce
«Non paghiamo il loro debito e mandiamo a casa l’intero ceto politico italiano». “Alternativa”, il movimento diretto da Marino Badiale e fondato da Giulietto Chiesa, in vista dello sciopero generale del 6 settembre avverte la Cgil: fermare la manovra “lacrime e sangue” ora al vaglio del Parlamento non basta, perché dopo questa ne verranno altre, anche peggiori. Diretto l’appello al sindacato di Susanna Camusso: se non si straccia il “patto scellerato” del 28 giugno che toglie peso allo Statuto dei Lavori consentendo alle aziende libertà di licenziamento, il “piano Marchionne” concepito per la Fiat finirà per essere esteso a tutta l’Italia – esattamente come chiede la Bce – magari col consenso del Pd.
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Airaudo: assediamo le piazze, vogliono rubarci il futuro
«Indignarsi non basta ma cominciamo a farlo». Parola di Giorgio Airaudo, che annuncia l’avvio della “campagna d’autunno” firmata Fiom per valorizzare il protagonismo degli “indignados” italiani: l’attivismo del “popolo dei referendum” sui beni comuni, cresciuto abche durante l’estate tra mille dibattiti, «può e deve farsi pratica sociale e soggettività politica, supplire alla fragilità dell’opposizione, ridare linfa all’esausta nostra democrazia». Obiettivo, fermare la manovra “lacrime e sangue”: che è «inutile, ingiusta e vendicativa» perché non contempla investimenti per rilanciare l’economia, fa pagare il conto della crisi soltanto ai soliti noti e inoltre prende di mira i giovani, negando loro una speranza di futuro.
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Paolo Barnard: il vero potere mondiale ci vuole schiavi
Chi decide il nostro futuro? Quegli «ometti in doppiopetto blu» che in teoria possiamo promuovere o bocciare col voto? No, purtroppo: quelle sono solo «le marionette del vero potere», che risiede lontano, protetto da palazzi inaccessibili, da cui dirama ordini attraverso il più micidiale degli strumenti: la finanza. Il mondo ci sta franando addosso? Non è un caso: era tutto perfettamente previsto. Anzi: organizzato. Da chi è al lavoro da decenni per compiere “il più grande crimine”: lo smantellamento della democrazia, la fine della sovranità, la privatizzazione degli Stati, l’eutanasia della politica. Una piovra elusiva, senza volto, ma pressoché onnipotente e dalle mille sigle: Bilderberg, Wto, Unione Europea e Bce, Fmi, con tanto di lobby e think-tanks, banche centrali, mafie.
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Golpe d’agosto: respingiamolo, o scoppieranno rivolte
Quella presentata da Berlusconi e dalla sua cricca al governo non è una manovra economica per consentire all’Italia di rimettere in sesto i suoi disastrati conti: è un golpe e nulla ha che vedere con le tante precedenti manovre a cui siamo stati abituati, finalizzate a spostare crescenti risorse dai salari e dalle pensioni ai profitti e alle rendite. Con quegli strumenti il 10 per cento della ricchezza era già stato dirottato dal lavoro al capitale, ma oggi sta avvenendo qualcosa di molto più grave. Con un colpo di teatro il potere che viene concentrato nelle mani di pochi, strappando per decreto alle vittime dell’esproprio proprietario i diritti fondamentali, persino quello alla difesa.
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La collera dei poveri è l’unica speranza che ci resta
Prepariamoci alla collera dei poveri, ha detto monsignor Bregantini, responsabile della Commissione episcopale per il lavoro, in solidarietà con i lavoratori della Fincantieri. La collera dei poveri, di coloro che, secondo l’Istat possono diventare un quarto dell’intera popolazione italiana. La collera degli operai e dei ceti medi che si proletarizzano che, sempre secondo l’Istat, sono oramai la maggioranza del Paese. La collera di chi rischia di perdere tutto per sé e per i propri figli, e che aumenta la propria rabbia e indignazione quando sente Berlusconi e Tremonti dire che le cose non vanno male, che i ristoranti sono pieni, che la povertà è un’invenzione mediatica.
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Bluff Fincantieri: tagli evocati solo per piegare gli operai
E’ esplosa la collera dei poveri, avverte la Cei: anche i vescovi in campo, mentre dilaga la protesta dei lavoratori di Fincantieri contro il piano industriale che prevede 2.551 esuberi e la ventilata chiusura di due cantieri. Operai in corteo a Palermo e Ancona, mentre a Castellammare di Stabia la tensione è tale che il sindaco è arrivato a chiedere l’intervento dell’esercito. «Non si può azzerare la cultura della cantieristica ligure», tuonano i sindacati: secondo la Fiom, l’iniziativa di lotta ha ormai coinvolto tutti gli otto cantieri del gruppo. Ma attenti, avverte Fabrizio Tringali su “Megachip”: «Siamo di fronte a un clamoroso bluff: nessuno vuol davvero chiudere cantieri, ma solo costringere gli operai ad accettare peggiori condizioni di lavoro». Come a Mirafiori, sotto le pressioni di Marchionne.
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Crescita del Pil ma non dei diritti: anche la Cgil si arrende?
“Patto per la crescita”. Questo è il titolo con cui è stato annunciato dalla stampa il documento votato poi a maggioranza dal direttivo della Cgil. La sintesi, per quanto brutale, chiarisce il senso negativo di questa scelta. La Cgil fa propria la priorità della “crescita”, sulla quale si stanno orientando non solo le posizioni della Confindustria, ma tutta la politica economica dell’Unione Europea, del sistema bancario, del Fondo monetario internazionale. È una scelta profondamente sbagliata che, al di là delle cautele e delle attenuazioni di circostanza, accetta che la crisi possa essere affrontata con il rilancio dell’attuale modello di sviluppo.
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Fassino ai Subsonica: tranquilli, non spegneremo Torino
C’era una volta la grigia tecnocity dell’Avvocato, la città industriale delle periferie operaie cresciute attorno ai mausolei risorgimentali del centro storico sabaudo. “Tutto era Fiat”, conferma Mimmo Calopresti in un documentario d’epoca, mentre Gianni Amelio, chiamato a dirigere il Torino Film Festival, in “Così ridevano” ricorda i tempi non gloriosi in cui la borghesia subalpina avvertiva: “Non si affitta ai meridionali”. Sembra un milione di anni fa. Prima di andarsene, l’Avvocato – sempre lui – patrocinò l’ultimo atto del suo regno: le Olimpiadi. Torino stava uscendo dal grigiore grazie al nuovo sindaco della società civile, Valentino Castellani, inaugurando una trasformazione spettacolare: da capitale dell’auto a “ville lumière” della cultura. Col successore Chiamparino, “il sindaco più amato dagli italiani”, dieci anni di trionfi. E ora, se vincesse Fassino? «Per favore, non spegnete Torino», raccomanda Max Casacci, facendosi portavoce del “popolo della movida”.
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Sarroch, morire sul lavoro nel “paese dei Moratti”
L’ennesima morte bianca – un giovane operaio rimasto intossicato durante la pulitura di una cisterna e due compagni di lavoro ricoverati in ospedale – riaccende i riflettori sul caso della raffineria Saras di Sarroch, in Sardegna, “impero” della famiglia Moratti, dove già nel maggio 2009 erano morti tre addetti, sempre ingaggiati da ditte esterne che lavorano in appalto. Aperta l’inchiesta, lavoratori in sciopero e sindacati sulle barricate: «La dinamica sembra ripetersi», denuncia Vincenzo Scudiere della Cgil, perché l’operaio morto «effettuava un’operazione di pulitura in un sito che pare non fosse stato bonificato».