Archivio del Tag ‘fascismo’
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Magaldi: violeremo il coprifuoco, è imposto da mascalzoni
«A quel cialtrone di Giuseppe Conte trema la voce, ormai, nell’annunciare le nuove, inutili e devastanti restrizioni? Fa bene, ad avere paura: sa di essersi spinto troppo oltre, nel prestarsi a fare test di massa per dimostrare fino a che punto è possibile opprimere la popolazione, annullando democrazia e libertà, come vuole l’élite reazionaria che da decenni sta deliberatamente deprimendo l’Occidente». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, ha una visione chiara dell’origine della crisi in corso: «Prima il terrorismo economico-finanziario, poi la farsa hollywoodiana del terrorismo jihadista, e adesso la pandemia da operetta: sempre le stesse forze manipolano la realtà e la politica contro gli interessi delle collettività, in Italia e nel mondo». Magaldi sfida Conte e i fautori del “coprifuoco” in arrivo: «Saremo la cattiva coscienza di questi mascalzoni, esecutori e mandanti di questa tragicommedia chiamata pandemia». E avverte: «Chi ha ancora sangue nelle vene sarà felice di partecipare alle imminenti “passeggiate” della Milizia Rooseveltiana: senza mascherina e violando il coprifuoco, inviteremo le forze dell’ordine a fare obiezione di coscienza, nei confronti di misure assolutamente inutili in chiave anti-Covid ma micidiali per dare il colpo di grazia all’economia familiare di milioni di italiani».Autore nel 2014 del bestseller “Massoni” (Chiarelettere), che svela il ruolo occulto delle superlogge “neoaristocratiche” nell’imposizione del globalismo mercantilista neoliberale, in cui emerge la Cina come modello alternativo a quello occidentale (efficienza economica, ma senza libertà), Magaldi accusa il “partito cinese”, trasversale e influente anche tra le fila del governo Conte, di aver manipolato l’emergenza sanitaria a scopo di potere. «Il governo ha offerto un atteggiamento paternalistico e dispotico. Bisognava dire, sia agli anziani (fragili) che agli ipocondriaci paurosi: state a casa, voi sì. Siate liberi di mettervi in lockdown, se non volete contagiarvi e quindi immunizzarvi. Conosco tanti anziani che hanno contratto il Covid, si sono curati e oggi stanno meglio di prima. Chi invece ha paura, stia casa: si trinceri in un auto-lockdown responsabile, ma non impedisca agli altri di vivere e lavorare». Magaldi torna a citare un virologo mainstream come Guido Silvestri, secondo cui un nuovo lockdown sarebbe irreparabile. «Silvestri dice: state calmi, ormai ci si cura e si guarisce da casa». Ovvio che il numero dei contagiati dipende dall’enorme numero di tamponi effettuati. «Se poi però il numero dei contagiati viene usato dai media come una clava per fare terrorismo psicologico, e su questo i politici costruiscono le loro restrizioni, tra ordinanze e Dpcm, è tutto un montare di una colossale manipolazione».Insomma, si decidano ad ammetterlo: «L’aumento delle rilevazioni dei contagi non comporta affatto un’ecatombe», afferma Magaldi. «Piuttosto, così facendo, abbiamo perso altro tempo prezioso: in questi mesi bisognava infatti rafforzare la medicina territoriale e allestire comunque, anche a costo di lasciarli vuoti, dei centri di terapia (intensiva e non). E invece non è stato fatto nulla, di tutto questo. E ora il governo pensa davvero di cavarsela con un nuovo lockdown?». Per Magaldi, occorrerebbe invece «tranquillizzare la popolazione, togliere qualunque coprifuoco, favorire la ripresa di tutte le attività economiche». E inoltre, «spiegare che la contagiosità è un dato fisiologico ampiamente previsto, e che la gran parte dei contagiati stanno bene e non sono in pericolo: la piccola parte di popolazione che avrà complicazioni sarà curabile all’ospedale e soprattutto da casa, in assoluta sicurezza». In altre parole: nulla di quanto serviva è stato fatto, mentre non si è esitato a varare misure demenziali e suicide per l’economia. Anche per questo è durissimo, il presidente “rooseveltiano”, con il governo Conte: «Molti protagonisti di questa fase storica – sottolinea – andranno processati: per danni alla salute fisica e psichica dei cittadini e per i danni irreparabili arrecati all’economia, quindi alla sicurezza sociale, oltre che per grave attentato alla Costituzione».Il “partito cinese”, trasversale e annidato anche nel governo italiano, «sta sfruttando la pandemia per devastare l’economia, che già era in sofferenza, in modo da ottenere un maggior controllo sociale», sostiene Magaldi, che spiega: «Una persona che sia privata della sua autonoma via alla libertà economica sarà più incline a sottomettersi al “padrone” istituzionale che gli dà la mancia, e parliamo di istituzioni oggi occupate da gente che ha in odio la democrazia». Il leader “rooseveltiano” ammette di provare «dolore», di fronte allo spettacolo degli italiani costretti a rinunciare a lavorare, e quindi a sostentarsi economicamente, con anche «la paura di chi vede esaurirsi gli ultimi risparmi: le nostre città sono diventate spettrali, i cittadini già rimpiangono la vita che non c’è più e che di questo passo non potrà più esserci, per lunghi anni». Al tempo stesso, però, secondo Magaldi questa è anche una formidabile opportunità: «E’ la grande occasione per mostrare chi è davvero coraggioso e chi è vigliacco, chi ha voglia di combattere e chi è soltanto un “leone da tastiera”, chi ha coscienza dei propri diritti e anche coscienza del proprio dovere, di difendere i suoi diritti e quelli degli altri».Se qualcuno aveva sperato che il governo Conte risarcisse le imprese azzerate dal lockdown e riportasse il paese verso la normalità è rimasto deluso. Al contrario, ora si corre verso nuove, devastanti restrizioni. «La misura è colma», sentenzia Magaldi, pronto a mobilitare la Milizia Rooseveltiana, formazione creata dal movimento da lui presieduto, sorto nel 2015 per democratizzare la politica. «Abbiamo bisogno che, ogni settimana, gruppi “rooseveltiani” (anche esigui) infrangano il lockdown, infrangano il coprifuoco e si facciano portare nei commissariati, diventino dei “fuorilegge” riconosciuti, naturalmente nel senso alto e nobile della disobbedienza civile. E’ quella cosa per la quale, di solito – aggiunge Magaldi – i rivoluzionari pacifici e nonviolenti vengono poi riconosciuti, dalle istituzioni e dello stesso popolo, come benemeriti eroi», ben distinti dai teppisti che devastano vetrine e si scontrano con le forze dell’ordine. «Chi lancia molotov non ha capito che, spesso, poliziotti e carabinieri sono assolutamente simpatetici con le ragioni dei manifestanti: sono cittadini anche loro, e si rendono ben conto di trovarsi a fare i “cani da guardia” di qualcosa che è profondamente iniquo, figlio di una volontà più proterva rispetto a quella dei cialtroni del governo italiano». La missione civile dei “rooseveltiani” è precisa: «Facciamo in modo che il mondo diventi consapevole che il danno di questa pandemia non è nel virus, ma è nelle cattive misure politiche prese per fronteggiarlo».Magaldi offre anche un preciso sguardo geopolitico, alla vigilia delle presidenziali Usa. «Col virus, il “partito cinese” voleva azzoppare Trump, sperando di poter utilizzare Biden come ariete dell’oligarchia, sorretta dai partner occulti dell’unico vero fascismo di oggi, cioè il comunismo cinese». “Ordo ab chao”, si dice in massoneria, intendendo il ricorso al caos per instaurare un nuovo ordine. «Ebbene: il caos è stato abbondantemente prodotto con il coronavirus, senza il quale la riconferma di Trump sarebbe stata scontata. Oggi le chance di Biden sono cresciute, ma attenzione: i sondaggi erano sbagliati già nel 2016, quando davano sicura vincente Hillary Clinton». Aggiunge Magaldi: «Sappiate che gli astri di Trump sono migliori di quelli di Biden: non significa per forza che vincerà, ma vuol dire che la sua storia ha da dare qualcosa di più fruttuoso, alla comunità americana e a quella mondiale». Joe Biden? «Sarebbe solo un comprimario, altri deciderebbero al suo posto: e questo è un bene». Grazie a un preciso patto supermassonico, spiega Magaldi, l’eventuale presidenza Biden sarebbe infatti co-gestita da una cabina di regia concorde su un punto: «La necessità di proseguire nel contrasto della pericolosa egemonia del “partito cinese” sull’Occidente, che oggi viene esercitata anche attraverso l’autoritarismo indotto dalla cosiddetta pandemia».«A quel cialtrone di Giuseppe Conte trema la voce, ormai, nell’annunciare le nuove, inutili e devastanti restrizioni? Fa bene, ad avere paura: sa di essersi spinto troppo oltre, nel prestarsi a fare test di massa per dimostrare fino a che punto è possibile opprimere la popolazione, annullando democrazia e libertà, come vuole l’élite reazionaria che da decenni sta deliberatamente deprimendo l’Occidente». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, ha una visione chiara dell’origine della crisi in corso: «Prima il terrorismo economico-finanziario, poi la farsa hollywoodiana del terrorismo jihadista, e adesso la pandemia da operetta: sempre le stesse forze manipolano la realtà e la politica contro gli interessi delle collettività, in Italia e nel mondo». Magaldi sfida Conte e i fautori del “coprifuoco” in arrivo: «Saremo la cattiva coscienza di questi mascalzoni, esecutori e mandanti di questa tragicommedia chiamata pandemia». E avverte: «Chi ha ancora sangue nelle vene sarà felice di partecipare alle imminenti “passeggiate” della Milizia Rooseveltiana: senza mascherina e violando il coprifuoco, inviteremo le forze dell’ordine a fare obiezione di coscienza, nei confronti di misure assolutamente inutili in chiave anti-Covid ma micidiali per dare il colpo di grazia all’economia familiare di milioni di italiani».
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Teodori: legge marziale e golpe di Trump contro Biden?
Mentre i sostenitori di Trump temono che elezioni (per le quali è in svantaggio, stando ai sondaggi) gli possano essere “scippate”, magari attraverso il voto per corrispondenza, gli avversari del presidente uscente evocano addirittura la possibilità di una sorta di golpe presidenziale. «Un fantasma si aggira sugli Stati Uniti a tre settimane dal voto del 3 novembre: è l’eventualità che Donald Trump, qualora si prospetti la vittoria di Joe Biden, impedisca il regolare passaggio dei poteri al nuovo presidente eletto, ribaltando così la regola istituzionale del consenso tra avversari politici che ha sempre dominato la democrazia americana». Lo scrive sull’”Huffington Post” il politologo Massimo Teodori, già deputato radicale e appassionato studioso degli Stati Uniti. «Tra i segnali di tale eventualità – afferma Teodori – v’è la dichiarazione del presidente repubblicano di non riconoscere la vittoria del democratico qualora fosse ottenuta con frode: dichiarazione accompagnata dal corollario che il voto postale (ampiamente usato nell’attuale circostanza) appare già oggi come fraudolento».
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Magaldi: violerò i divieti. Delazioni? Denunceremo Speranza
«Se diventa illegale tenere feste in casa con più di 10 persone, ne organizzanerò una ogni sera. E invito sin d’ora polizia e carabinieri a venirmi a trovare: avrò il piacere di spiegare loro che le misure dell’ultimo Dpcm sono incostituzionali, e che gli stessi pubblici ufficiali possono rifiutarsi di eseguire ordini basati su norme illegittime». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, annuncia la sua disobbedienza civile nei confronti delle ultime imposizioni del governo Conte: «L’obbligo di indossare sempre la mascherina, anche all’aperto e persino se si è soli – afferma – contraddice una legge dello Stato che impone ai cittadini di rendersi sempre riconoscibili alle forze dell’ordine». Le eventuali sanzioni – aggiunge – saranno tutte impugnate: «Il servizio di Sostegno Legale del Movimento Roosevelt mette gratuitamente i suoi avvocati a disposizione dei cittadini, che invito a non indossare all’aperto la mascherina». Nel mirino di Magaldi, in particolare, il ministro della salute Roberto Speranza, già capogruppo del Pd alla Camera: intervistato da Fabio Fazio, ha detto di aspettarsi “segnalazioni” dai vicini di casa degli eventuali “trasgressori”, nel caso di feste domestiche affollate.«Non ho mai capito – premette Magaldi – in nome di quale virtù politica Speranza fosse stato scelto da Bersani per un incarico importante in Parlamento. Ora è addirittura ministro? Evidentemente – aggiunge – per fare il ministro della sanità devi proprio essere un mediocre passacarte: uno che non solo non ha sale in zucca, ma si fa latore delle peggiori stronzate, quando non sono nefandezze». Speranza viene da sinistra, e quindi – per Magaldi – «dovrebbe avere ogni giorno il pudore di dire “non sono comunista”, e invece ora propone l’applicazione di quella che era la peggior consuetudine nella Germania Est, ben rappresentata dal film “Le vite degli altri”, che racconta la delazione quotidiana e il controllo asfissiante sui cittadini». La stessa piaga, aggiunge Magaldi, affliggeva gli italiani anche durante il fascismo: «In ogni condominio c’era chi spifferava alla polizia politica fascista quello che facevano i condomini». Il presidente del Movimento Roosevelt non fa sconti: «Si vergogni, Speranza: l’incitamento alla delazione è una cosa schifosa e vergognosa. Il ministro, oltretutto, è passibile di denuncia: la sua è un’incitazione alla violazione della privacy (che è una cosa pesante, tutelata dalle nostre leggi)».Lungi dal negare l’esistenza dell’epidemia, Magaldi contesta radicalmente la sua narrazione “terroristica” e manipolata, a partire dalle cifre fornite, e senza dimenticare che «purtroppo, la scorsa primavera, ad aggravare il bilancio hanno provveduto anche gli errori iniziali dei medici, nella gestione dei pazienti in terapia intensiva». Oggi, continua il presidente “rooseveltiano”, si gioca ancora sulla paura esibendo la crescita dei contagiati (per lo più asintomatici), fingendo di non sapere che quel numero dipende dall’aumento vertiginoso del volume dei test eseguiti. «Mi domando: per quanto ancora si potrà continuare a raccontare alla gente che siamo insidiati da una sorta di peste nera?». Per Magaldi, la situazione – drammatica per il paese, specie sul lato economico e sociale – ha persino aspetti comici: «Mentre si procura il terrore generale, “giovanotti” non certo di primo pelo (da Briatore a Berlusconi, lo stesso Trump) guariscono dal Covid in pochi giorni, grazie a terapie che ormai esistono. Alla fine, il contrasto tra la narrazione ufficiale e la realtà dei fatti si imporrà di per sé, anche con il nostro aiuto». Certo, a pesare è anche la massa dei cittadini impauriti e rassegnati alla sottomissione: «Ogni dittatura – chiosa Magaldi – si è sempre affermata grazie alla passività dei cittadini e anche alla complicità di molti di essi».«Se diventa illegale tenere feste in casa con più di 10 persone, ne organizzerò una ogni sera. E invito sin d’ora polizia e carabinieri a venirmi a trovare: avrò il piacere di spiegare loro che le misure dell’ultimo Dpcm sono incostituzionali, e che gli stessi pubblici ufficiali possono rifiutarsi di eseguire ordini basati su norme illegittime». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, annuncia la sua disobbedienza civile nei confronti delle ultime imposizioni del governo Conte: «L’obbligo di indossare sempre la mascherina, anche all’aperto e persino se si è soli – afferma – contraddice una legge dello Stato che impone ai cittadini di rendersi sempre riconoscibili alle forze dell’ordine». Le eventuali sanzioni – aggiunge – saranno tutte impugnate: «Il servizio di Sostegno Legale del Movimento Roosevelt mette gratuitamente i suoi avvocati a disposizione dei cittadini, che invito a non indossare all’aperto la mascherina». Nel mirino di Magaldi, in particolare, il ministro della salute Roberto Speranza, già capogruppo del Pd alla Camera: intervistato da Fabio Fazio, ha detto di aspettarsi “segnalazioni” dai vicini di casa degli eventuali “trasgressori”, nel caso di feste domestiche affollate.
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“Il piano di Conte: 5.000 contagi e lockdown a novembre”
«Ci restano 2-3 settimane», avrebbe detto Walter Ricciardi a “Repubblica”, il giornale degli Elkann che è in prima linea nella drammatizzazione della “crescita dei contagi” (per lo più di asintomatici) registrata di pari passo con l’aumento dei tamponi. Lo fa notare Diego Fusaro su YouTube: l’intento sarebbe quello di tornare rapidamente alla fase-1, cioè al lockdown, incolpando i cittadini “irresponsabili” e “negazionisti”. «Il piano del governo Conte per arrivare al lockdown si sta delineando nella sua chiarezza», scrive “Il Mondo Quotidiano”, rilanciando l’allarme di Fusaro. «Dopo una estate a cui è stato dato modo alla gente di rilassarsi e un numero di test giornaliero risibile, si è passati alla Fase 2 con l’innalzamento del numero dei tamponi alla caccia di nuovi positivi», scrive il blog. «Vi è però una sostanziale differenza rispetto ai primi mesi dell’epidemia: i nuovi positivi sono per lo più asintomatici, poiché il virus è mutato e si è adattato all’organismo ospite. Ciò ha portato il professor Zangrillo a concludere che, dal punto di vista clinico, il coronavirus era da considerarsi finito». In compenso, «dal punto di vista della strumentalizzazione politica il coronavirus è più vivo che mai», e anche se «non è più in grado di mettere a rischio la tenuta delle strutture sanitarie», come parrebbe, «la proroga dello stato d’emergenza viene giustificata in funzione preventiva».In breve, secondo “Il Mondo Quotidiano”, Conte afferma che con i Dpcm è più facile intervenire laddove si renda necessario; ma se le strutture sanitarie non sono in affanno, «non ha senso prorogare lo stato di eccezione che il premier, a questo punto, vorrebbe infinito». Anche da questo punto di vista, il discorso di Conte non regge: «Nel caso in cui si rendesse necessario intervenire rapidamente, basterebbe una seduta d’urgenza del Consiglio dei Ministri per ripristinare lo stato d’emergenza». Secondo il blog, il vero fine di Conte è quindi quello di gestire il potere in maniera assoluta, e prepararsi a “spendere” i soldi dell’eventuale Recovery Fund. «Pd e M5S non hanno altra scelta che sostenerlo. Conte lo sa e ne approfitta per ricattarli (”o me o Salvini”)». L’attuale emergenza – sostiene il “Mondo Quotidiano” – non potrebbe esistere «senza il terrorismo mediatico attuato da giornali, Tv e scienziati compiacenti (come Burioni, Crisanti, Ilaria Capua, Lopalco) presentati come autorità nel campo della virologia quando in realtà non lo sono». Il piano di Conte sarebbe dunque quello di attuare in Italia «una dittatura personale», addirittura «come quella di Mussolini». Per ottenere questo risultato, «gli occorre procedere a passi spediti verso il lockdown».Nuovo “coprifuoco” in arrivo? Magari «non proprio come a marzo, ma chiudendo tutte le attività pubbliche, salvo quelle produttive: i cittadini saranno quindi reclusi nelle loro case, da cui potranno uscire solo per andare al lavoro». Il “Mondo Quotidiano” sottoscrive la più inquietante delle previsioni: «Tutte le attività commerciali falliranno e milioni di disoccupati dovranno essere sfamati dal governo». Conte avrebbe pensato anche a loro: «Con la politica dei bonus darà agli italiani come mangiare, proprio come se si fosse in guerra. Ma non si potrà lavorare, se non in fabbrica o negli uffici». Ed ecco il pronostico: «Per raggiungere questo obiettivo, Conte deve arrivare almeno a 5.000 contagiati al giorno». E per fare ciò «il numero dei test dovrà essere portato almeno a 300.000 tamponi al giorno (rispetto agli attuali 120.000)». La volontà di aumentare il tracciamento – che di per sé rappresenta una forma di monitoraggio – è dimostrata dall’allestimento di 24 nuovi laboratori. «Non farà differenza il fatto che il 95% o più dei positivi risulteranno asintomatici», avverte il blog: «Nella propaganda terroristica del coronavirus, anche chi non ha sintomi viene considerato malato e potenzialmente un untore».Sempre secondo “Il Mondo Quotidiano”, la nuova chiusura totale «scatterà verso novembre», e addirittura «sarà mantenuta fino ad aprile», ovvero quando arriverà «il micidiale vaccino di AstraZeneca, multinazionale già al centro di vari scandali». Non c’è da sperare che un’inversione di rotta, «nella grande fiction del coronavirus», possa giungere dal Quirinale: anche Mattarella ha convalidato la preoccupazione governativa per l’aumento dei contagi, senza distinguere tra sintomaci e non. Per il “Mondo Quotidiano”, si evita di ammettere che «la crescita della curva è la diretta conseguenza dell’abnorme aumento del numero dei test, come denunciato dalla dottossa Maria Rita Gismondo», dell’ospedale Sacco di Milano. «A drammatizzare il quadro», inoltre, «è arrivata la notizia dell’intervento dei militari che aiuteranno le forze dell’ordine nei controlli». Secondo il blog «il vaccino non sarà reso obbligatorio, ma verrà presentato come via d’uscita dalla “reclusione de facto” a cui milioni di cittadini saranno stati costretti». Si vivrebbe quindi «in un regime autoritario, controllato e senza più possibilità di tornare alla vita di un tempo». Anche il “Mondo Quotidiano” guarda alle presidenziali americane di novembre: «Se vincerà Trump, il mondo avrà una chance di tornare libero. Se vincerà Biden, il mondo intero precipiterà in una dittatura di stampo cinese».«Ci restano 2-3 settimane», avrebbe detto Walter Ricciardi a “Repubblica”, il giornale degli Elkann che è in prima linea nella drammatizzazione della “crescita dei contagi” (per lo più di asintomatici) registrata di pari passo con l’aumento dei tamponi. Lo fa notare Diego Fusaro su YouTube: l’intento sarebbe quello di tornare rapidamente alla fase-1, cioè al lockdown, incolpando i cittadini “irresponsabili” e “negazionisti”. Già dirigente dell’Oms, Ricciardi (consulente di Speranza al ministero della sanità) appare di fatto come uno dei massimi ispiratori della strategia anti-Covid. «Il piano del governo Conte per arrivare al lockdown si sta delineando nella sua chiarezza», scrive “Il Mondo Quotidiano“, rilanciando l’allarme di Fusaro. «Dopo una estate a cui è stato dato modo alla gente di rilassarsi e un numero di test giornaliero risibile, si è passati alla Fase 2 con l’innalzamento del numero dei tamponi alla caccia di nuovi positivi», scrive il blog. «Vi è però una sostanziale differenza rispetto ai primi mesi dell’epidemia: i nuovi positivi sono per lo più asintomatici, poiché il virus è mutato e si è adattato all’organismo ospite. Ciò ha portato il professor Zangrillo a concludere che, dal punto di vista clinico, il coronavirus era da considerarsi finito». In compenso, «dal punto di vista della strumentalizzazione politica il coronavirus è più vivo che mai», e anche se «non è più in grado di mettere a rischio la tenuta delle strutture sanitarie», come parrebbe, «la proroga dello stato d’emergenza viene giustificata in funzione preventiva».
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Covid: il silenzio dello spettacolo e la lezione di Montesano
«Adesso basta. Io non sono un negazionista, perché un negazionista è quello che nega l’Olocausto, e io all’Olocausto ci credo. E ogni volta che usano questo termine a sproposito, offendono tutti i morti che ci sono stati: ebrei, omosessuali, Rom, Sinti. Avessero più rispetto per questa parola, che ricorda una immane tragedia umana!». Così Enrico Montesano si ribella alla barbarie del maninstream, che ormai usa impunemente la parola “negazionista” per criminalizzare chiunque osi contestare le (disastrose) politiche adottate, in Italia e non solo, per contenere il Covid, su indicazione dell’Oms: lockdown, distanziamento indiscriminato e colpevolizzazione dei cittadini, fino all’assurdità estrema dell’imposizione delle mascherine anche all’aperto. Mattatore dello spettacolo italiano, showman televisivo e attore teatrale e cinematografico (63 film all’attivo), negli ultimi mesi Montesano si è distinto dai colleghi: è stato uno dei pochissimi a dire la sua, nel silenzio imbarazzante a cui si sono consegnati attori, registi e cantanti. «Lungi da me negare l’esistenza del Covid. Io sono critico, semmai: che è cosa molto diversa. E il diritto di esserlo non me lo toglieranno di certo».«Io non ho mai negato che esista il Sars-Cov-2, perché purtroppo c’è», dichiara Montesano all’agenzia “Adn Kronos” il 9 ottobre, alla vigilia della “Marcia della Liberazione” (a cui ha aderito) promossa per il 10 ottobre a Roma da Sara Cunial e associazioni come Alleanza Italiana Stop 5G e Movimento 3V. Montesano esprime la sua posizione in modo netto: «Mi metto la mascherina nei posti al chiuso e mantengo la distanza di sicurezza, ma so anche che ora i medici hanno molti strumenti in più, e che nonostante ciò lo Stato ci sta togliendo assurdamente alcune libertà fondamentali. La mia è disobbedienza civile, pacifica, la stessa che metteva in pratica Martin Luther King». Ecco il punto: a differenza della scorsa primavera, oggi i sanitari sanno come affrontare il virus, ma il governo Conte si comporta come se non lo sapessero. «Non ho mai messo in pericolo la sicurezza dello Stato, né la sicurezza dei cittadini italiani», assicura Montesano, che protesta: «Sono indignato: io non posso abbracciare una persona che conosco, non posso darle la mano, e la gente accetta questo passivamente». Altra verità desolante, infatti, la rassegnazione di milioni di italiani.«Dissentire da tutto questo non è né “di destra” né “di sinistra”, tantomeno “fascista”», insiste Montesano: «Basta, dividere gli italiani: ancora non hanno capito che la divisione non è “destra-sinistra”». La faccenda è serissima, infatti: «La divisione e longitudinale, orizzontale, tra chi sta sopra e chi sotto». Riflessione squisitamente intellettuale, politica, sul vero volto della realtà di oggi: ma perché i colleghi di Montesano continuano a tacere? Possibile che a sciorinare tante verità sia un grande attore di 75 anni, mentre moltissimi altri – giovani e meno giovani – non osano fiatare di fronte allo scempio quotidiano della disinformazione? «Ci sono tanti medici, esperti, da Montagnier alla dottoressa Gatti, a Tarro, a Citro, a Tirelli, che dicono che la mascherina all’aperto è inutile e dannosa», ribadisce Montesano. «E io ho più fiducia in questi professionisti, che non appaiono mai in televisione, piuttosto che nel virologo da Tv». Chiosa Montesano, sarcastico: «Questo posso dirlo, o se lo dico sono “fascio-negazionista”, e ora anche no-mask? Non c’è scampo».Quanto alla “marcia” indetta da Sara Cunial e dalle associazioni civiche (ribattezzate “negazioniste” dai disinformatori), Montesano spiega: «Ho detto che aderivo alla manifestazione perché concordo con molto dei punti per i quali si svolge». Puntualizza: «Aderire non vuol dire partecipare, e infatti non sarò presente». La spiegazione non tarda: «Non parteciperò perché queste manifestazioni di piazza, che nascono bene e con tutte le migliori intenzioni, poi non si sa come vanno a finire e da chi vengono prese in mano, e io non voglio condividere la mia presenza con gruppi che non mi piacciono». Peraltro, aggiunge, «aderisco anche a molti dei punti che ha enunciato Marco Rizzo del Partito Comunista alla manifestazione ai Santi Apostoli», sempre prevista per il 10 ottobre nella capitale. In sintesi, conclude l’attore, «credo di avere tutto il diritto di esprimere la mia opinione di dissenso su alcune cose». La generosità civile di Montesano è palesemente offerta agli italiani, specie ai “dormienti” che non hanno ancora ben capito cosa stia davvero succedendo, alla loro democrazia.«C’è modo e modo di imporre divieti», ha detto qualche sera fa in televisione il presidente della Regione Friuli, Massimiliano Fedriga, rispondendo al professor Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano, protagonista di uno scontro polemico con Nicola Porro nella trasmissione “Stasera Italia” condotta da Barbara Palombelli su “Rete 4″. «Anch’io all’inizio dell’emergenza ho firmato ordinanze discutibili», ha ammesso Fedriga, leghista, «ma poi mi sono impegnato affinché lo sforzo di protezione dei cittadini fosse condiviso al massimo, da tutti». Morale: «Se guardate i dati del Friuli, scoprite che siamo tra le Regioni con meno problemi: ma il merito non è mio, è dei fiuliani». Politica, infatti: coinvolgere e spiegare, rinunciando a imporre in modo autoritario. Non si tratta di “negare” nulla, sostiene Fedriga, ma di trattare i cittadini per quello che sono: adulti responsabili, non bambini da spaventare. Verità semplicissima da afferrare (e da applicare), se vivessimo in un paese diverso. Avrebbe un forte impatto, sull’opinione pubblica, se a rilanciarla fossero gli artisti. Tacciono? A maggior ragione si staglia, nella desolazione del silenzio generale, tutto il valore del coraggio civile di Enrico Montesano.«Adesso basta. Io non sono un negazionista, perché un negazionista è quello che nega l’Olocausto, e io all’Olocausto ci credo. E ogni volta che usano questo termine a sproposito, offendono tutti i morti che ci sono stati: ebrei, omosessuali, Rom, Sinti. Avessero più rispetto per questa parola, che ricorda una immane tragedia umana!». Così Enrico Montesano si ribella alla barbarie del maninstream, che ormai usa impunemente la parola “negazionista” per criminalizzare chiunque osi contestare le (disastrose) politiche adottate, in Italia e non solo, per contenere il Covid, su indicazione dell’Oms: lockdown, distanziamento indiscriminato e colpevolizzazione dei cittadini, fino all’assurdità estrema dell’imposizione delle mascherine anche all’aperto. Mattatore dello spettacolo italiano, showman televisivo e attore teatrale e cinematografico (63 film all’attivo), negli ultimi mesi Montesano si è distinto dai colleghi: è stato uno dei pochissimi a dire la sua, nel silenzio imbarazzante a cui si sono consegnati attori, registi e cantanti. «Lungi da me negare l’esistenza del Covid. Io sono critico, semmai: che è cosa molto diversa. E il diritto di esserlo non me lo toglieranno di certo».
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La più bella battuta sull’Italia? Saremmo un paese “serio”
Ma davvero l’Italia di oggi è un modello di serietà per il mondo intero, come sostiene il presidente Mattarella nella stizzosa replica al premier britannico, conservatore e amante dell’Italia, Boris Johnson? Mattarella avrebbe potuto vantare l’ingegno italiano, la laboriosità di tanti suoi cittadini, la gloriosa civiltà su cui siamo seduti, la bellezza dei borghi, dei centri storici e della natura, il genio creativo dell’arte e della musica, gli eroi e i navigatori, Dante, le grandi scoperte scientifiche, il made in Italy, la fortuna che gli italiani hanno fatto nel mondo grazie alla loro bravura, la generosità e l’allegria del suo popolo e mille altre cose. Ma ritenere che il tratto distintivo dell’Italia sia, soprattutto oggi, la serietà significa ridicolizzare la difesa dell’Italia, non farsi prendere sul serio, continuare il filone tragicomico che è oggi al potere. Ma si rende conto Mattarella che noi siamo l’unico paese al mondo in cui un governo contro Salvini e i suoi accoliti è guidato dalla stessa persona che guidava un governo fondato su Salvini e i suoi accoliti?Lo sa che, a differenza del premier britannico che ha fatto una lunga scalata tra prove di governo ed elettorali, il nostro premier è nato sotto un cavolo, l’ha portato Amazon o la cicogna, già cellofanato con la pochette nel taschino, per governare il paese? Si rende conto Mattarella che lo stesso governo italiano, la stessa maggioranza nel Parlamento italiano che aveva difeso e sostenuto il ministro dell’interno Salvini quando aveva fermato lo sbarco dei migranti sulle coste siciliane, dopo pochi mesi ha votato per processarlo e incriminarlo per lo stesso sbarco? E nessun garante istituzionale ha avuto nulla da dire su tutte queste storture… Si rende conto Mattarella che l’ayatollah della nostra repubblica, ossia il leader del partito più numeroso in Parlamento, Beppe Grillo, è un comico e non per modo di dire ma sul serio? Reputa questo un segno di serietà per un paese? Ed è serio che un paese abbia come ministri, a cominciare dal ministero degli esteri o dalla presidenza della Camera, persone senz’arte né parte, venditori di bibite, studiosi della canzone melodica napoletana, senza curriculum e senza uno straccio di competenza?È serio che il Parlamento di un paese afflitto da problemi gravissimi e lacerato, spaccato in due e poi in mille da mille odi e rancori, proponga, primo firmatario Piero Fassino, una legge per istituire Bella Ciao come canto nazionale dopo l’inno di Mameli, magari per subentrargli? Si rende conto che una canzone delle mondine, peraltro storicamente intrusa e posticcia nella storia della Resistenza, obbligatoria nelle scuole genererà conflitti ovunque e non solo da parte di chi si rifiuta di farlo perché ha un giudizio diverso sul passato ma anche da chi reputa grottesco e anacronistico obbligare la gente a servire la messa antifà a ottant’anni dalla caduta del regime? Ma soprattutto è un paese serio quello che pone al centro del dibattito in Parlamento una questione del genere? È serio uno Stato che affida a disoccupati che non sono stati in grado di trovarsi un lavoro, il compito di cercare il lavoro agli altri disoccupati e battezzandoli comicamente e pomposamente come “navigator” li assume, li paga anche bene per non fare nulla e non portare alcun risultato?È serio uno Stato che dà un reddito parassitario di cittadinanza, che non introduce affatto al lavoro, a “un milione e mezzo di evasori” e “a falsi poveri”, secondo quanto ha denunciato l’ex presidente dell’Inps Tito Boeri (area Pd), per non dire dell’assegno ai delinquenti? E ha in programma, su esortazione dell’oracolo Grillo, di far diventare reddito universale di cittadinanza, per italiani e migranti, la paga uguale per tutti, senza lavoro, quando l’economia sarà finalmente uccisa? Cassa Integrazione per tutti, per sempre, a prescindere… È un paese serio quello che decide di risolvere tutte le questioni ambientali, sanitarie e di traffico con le rotelle: il monopattino nelle città, le piste ciclabili sul futuro ponte dello Stretto e soprattutto banchi a rotelle per gli alunni per fuggire velocemente dal virus e dalle sue interrogazioni? E cosa dovremmo dire al mondo sulla serietà della nostra magistratura, di certe inchieste a orologeria e ad personam, di certe lobbies mafiose in toga risultate anche dalle intercettazioni telefoniche? Per elencare gli esempi nostrani di serietà dovrei chiedere al direttore Belpietro un numero intero de “La Verità”…A dir la verità, se c’è una cosa che è sempre mancata al nostro paese è proprio la serietà. Fummo la barzelletta del mondo quando a fine guerra, come disse il britannico Winston Churchill, a 45 milioni di italiani fascisti si aggiunsero 45 milioni di antifascisti, “eppure questi novanta milioni d’italiani non risultano dai censimenti”. Ma la serietà ci è mancata per lunghi secoli di asservimento allo straniero, al Papa re, all’invasore. Sarebbe ricco e penoso il campionario. Vorrei infine ricordare che perfino l’Eroe italiano per antonomasia, l’Eroe dei due Mondi, il Mito vivente del Risorgimento, cioè Giuseppe Garibaldi, il giorno in cui andò a Roma in Parlamento il 26 gennaio del 1875, si affacciò al balcone e disse: «Italiani, siate seri!». E per confermare la sua esortazione alla serietà, un secolo e mezzo dopo un ministro si affacciò dal balcone di Palazzo Chigi e annunciò: «Abbiamo abolito la povertà». Il mondo sta ancora ridendo… Pure per il nostro eroe nazionale non eravamo seri. E non aveva visto i grillini al potere… Suvvia, Presidente, è sempre stato serio come un morto e compassato come una mummia, non si dia pure lei alla comicità.(Marcello Veneziani, “La più bella battuta sull’Italia: è un paese serio”, da “La Verità” del 27 settembre 2020).Ma davvero l’Italia di oggi è un modello di serietà per il mondo intero, come sostiene il presidente Mattarella nella stizzosa replica al premier britannico, conservatore e amante dell’Italia, Boris Johnson? Mattarella avrebbe potuto vantare l’ingegno italiano, la laboriosità di tanti suoi cittadini, la gloriosa civiltà su cui siamo seduti, la bellezza dei borghi, dei centri storici e della natura, il genio creativo dell’arte e della musica, gli eroi e i navigatori, Dante, le grandi scoperte scientifiche, il made in Italy, la fortuna che gli italiani hanno fatto nel mondo grazie alla loro bravura, la generosità e l’allegria del suo popolo e mille altre cose. Ma ritenere che il tratto distintivo dell’Italia sia, soprattutto oggi, la serietà significa ridicolizzare la difesa dell’Italia, non farsi prendere sul serio, continuare il filone tragicomico che è oggi al potere. Ma si rende conto Mattarella che noi siamo l’unico paese al mondo in cui un governo contro Salvini e i suoi accoliti è guidato dalla stessa persona che guidava un governo fondato su Salvini e i suoi accoliti?
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Botte da orbi: la guerra di Pompeo contro il Papa “cinese”
Wojtyla sì, che era un campione: altro che Bergoglio. Scene mai viste: volano ceffoni tra Usa e Vaticano. Le ostilità erano state clamorosamente aperte dal segretario di Stato, Mike Pompeo, con la sua “strigliata” a mezzo stampa contro Papa Francesco: la Santa Sede «metterebbe a rischio la propria autorità morale» se dovesse rinnovare l’accordo che consente al governo di Pechino di designare i vescovi cattolici in Cina, aveva scritto Pompeo su “First Things”, influente mensile religioso conservatore. Gli sberloni sono continuati dopo lo sbarco di Pompeo a Roma. «Aveva chiesto di vedere il Papa», ha rivelato il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ma Pompeo non sarà ricevuto da Francesco: «Non si ricevono personalità politiche durante la campagna elettorale. E d’altra parte – ha aggiunto – un segretario di Stato incontra il suo omologo, appunto il segretario di Stato». Durissima, a stretto giro, la replica di Pompeo: il vice di Trump ha “strapazzato” monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e quindi “ministro degli esteri” della Santa Sede, costretto a intervenire solo per pochissimi minuti nel convegno sulla libertà religiosa tenutosi all’ambasciata americana, in cui Pompeo ha citato Giovanni Paolo II come modello di paladino della libertà, facendo sbiadire l’immagine di Bergoglio, che tratta (anche sottobanco) con un regime che opprime i cittadini e perseguita i cattolici.
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Magaldi: e bravi cialtroni, con il loro Sì non saranno rieletti
Il 97% dei parlamentari era per il Sì al taglio dei seggi. C’è chi fa notare che ha votato solo il 53% degli aventi diritto, quindi a votare Sì non è stato il 70% degli italiani, ma meno del 40%. Ma è la democrazia, che è fatta così: questo referendum è legittimo, anche se ha votato soltanto poco più della metà degli italiani. Semmai sono favorevolmente stupito dal 30% dei No, pari a 7,5 milioni gli italiani. Sono i grillini, a cercare di intestarsi la vittoria dei Sì? E dire che il primo M5S premeva per utili forme di democrazia diretta, una traccia purtroppo abbandonata (al pari di molte altre) per poi decadere in queste grottesche sceneggiate demagogiche, come quella sulla vittoria di Pirro di questo referendum, che era senza quorum. Chiarisco: io sono contrario ad ogni forma di quorum. E sono per il finanziamento pubblico dei partiti, perché l’alternativa è il finanziamento privato, che poi rende schiavi i politici di coloro che li finanziano. Ricordo i grandi referendum dei Radicali, divorzio e aborto, che hanno migliorato la vita civile del paese. Sono contrario al quorum perché deploro il vizio di chi invita a disertare le urne, sperando che le proposte referendarie non passino.La democrazia vive di partecipazione: ce l’hanno spiegato quei masnadieri oligarchici della superloggia “Three Eyes” attraverso una loro promanazione come la Trilateral Commission. Nel pamphlet “The Crisis of Democracy” viene detto a chiare lettere che bisogna disinnescare “l’eccesso di democrazia”, scoraggiando la partecipazione politica dei cittadini. Una gestione post-democratica richiede l’apatia dei cittadini: e che c’è di meglio, per favorire l’apatia, che scoraggiare la partecipazione ai referendum, per far mancare il quorum? E’ normale poi che il risultato sia questo, in un paese in cui la Meloni e Salvini si schierano per il Sì, facendo il turpe giochetto di lasciare (come avvenuto nella Lega) che autorevoli dirigenti si dichiarino per il No: un leader non si comporta così. Ma poi qual è il rinnovamento della Lega? Quello che insegue la demagogia dei 5 Stelle? Ma stiamo scherzando? Lo stesso Renzi, del resto, cavalcò a sua volta una certa onda dell’antipolitica, da posizioni ambigue: capeggiava un partito strutturato come il Pd, eppure fu lui a usare il termine “rottamazione”. Ma cosa vogliamo rottamare? Renzi provò a “rottamare” la Costituzione: gli andò male, ma almeno gli schieramenti dei partiti mostravano che era finito in minoranza.Lo dico con compassione e tenerezza, verso i miei concittadini: gran parte degli elettori agiscono come pecore e asini. Un po’ perché manca una formazione civica adeguata sin dalle scuole, e un po’ perché la gente è pigra, svogliata e mediocre nei ragionamenti. Prima parla e poi pensa, prima agisce e poi parla. Ce l’ha detto anche Berlusconi: secondo lui, l’elettore medio ha la coscienza di un dodicenne, cioè di un adolescente incerto e ignorante. O lo istruisci, oppure lo affabuli, lo manipoli. Ma in fondo, che prova ha dato, di sé, questa classe politica? Ho sentito persone che hanno votato No, per una coscienza costituzionale, dire: «Se non dovessi attenermi a una questione di principio voterei Sì, perché questi sono dei cialtroni che andrebbero davvero cacciati, a calci in culo. Altro che dimezzati: andrebbe chiuso il Parlamento». Io capisco poi se arrivano quelli che fanno i golpe, convocano la gente negli stadi e sopprimono le libertà democratiche: perché queste libertà vengono utilizzate molto male. Un cittadino che è stato reso sovrano avrebbe il dovere di documentarsi (su economia, diritto, storia, politologia). Dovrebbe ragionare, sulle cose, anziché fare il troglodita, come avviene allo stadio: ci sono cori, demonizzazioni, violenza verbale. Il tifo da stadio è un modello emotivo: va benissimo in quella dimensione, ma non è esportabile nell’agone politico.Questo è un paese dove alcuni gruppi politici, per anni, hanno demonizzato gli antagonisti: ritenendoli non degli oppositori da battere su determinati programmi, ma degli avversari indegni, da perseguire con la magistratura e da dileggiare e diffamare, tali da evocare il ritorno del fascismo, o (a scelta) del comunismo. Anche Berlusconi – per anni demonizzato come il Cavaliere Nero, il satiro immorale e libertino, il corrotto, il colluso con la mafia – era quello che poi, di fronte a un gruppo di potere come è stata la filiera Pds-Ds-Pd, cioè un gruppo di gente asservita alla destra economica globale, neoliberista, li chiamava “comunisti”, e ancora li chiama così: ma comunisti de che? Dove sta, il comunismo, nella teoria e nella prassi politico-economica del Pds-Ds-Pd? Eppure, Berlusconi giocava su questa affabulazione. La classe politica della Seconda Repubblica ha diseducato gli elettori a ragionare.Accadde già negli Usa contro il New Deal di Roosevelt: fu Edward Bernays, nipote di Freud, a inventare gli uffici stampa, basandosi su criteri di psicologia collettiva per condizionare, sul piano emotivo, l’irrazionalità fanciullesca dei cittadini, con campagne milionarie e messaggi subliminali. Roosevelt si difese con Gallup, il pioniere dei sondaggi, convinto che la si potesse aumentare, la razionalità dei cittadini, offrendo loro una comunicazione leale, e quindi trattandoli da adulti, non da bambini sottoposti alla paura. Oggi, nel mondo, i potenti trattano i cittadini da bambini: li terrorizzano con le bombe, con le sceneggiature dei terrorismo islamico (qualche anno fa i tagliagole dell’Isis ogni settimana in televisione, a reti unificate). Ora li terrorizzano con una pandemia di dubbia origine e di dubbia gestione. E dal terrore nasce, poi, la facile manipolazione. Nel caso del referendum, però, a incidere non è stato il terrore: loro stessi, i politici, hanno per anni che sono corrotti e incapaci. E si sono “tagliati le palle” da soli, visto che al 97% hanno votato per auto-ridursi, salvo poi frignare, a cose fatte. Già, perché i parlamentari italiani sono abituati, a frignare: dopo che hanno fatto le cazzate, frignano.In quanti hanno frignato, dopo aver approvato in modo bypartisan il pareggio di bilancio in Costituzione? Ricordare qualcuno che si sia assunto, a posteriori, la partenità di quell’atto? Sembrava che l’avessero portato i marziani, il pareggio di bilancio: invece era stato il Parlamento, centrosinistra e centrodestra insieme, a consegnare a Monti le spoglie del paese, sotto l’egida di Napolitano. Poi tutti sconfessarono quello che avevano fatto: sono dei cialtroni. Io lotterò affinché, alla fine, ci sia un Parlamento degno di questo nome, che ripristini una maggiore rappresentanza dei senatori e dei deputati, magari con riforme che distinguano i poteri delle due Camere. Però, in empatia paradossale con quelli che hanno votato Sì, che reputo un po’ asini e un po’ pecoroni, lasciatemelo dire: sono contento del fatto che nel prossimo Parlamento ne avremo meno, di questi cialtroni. Si renderanno conto da soli che sono dei deficienti, perché si sono evirati da soli.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streming “Pane al Pane”, di MrTv, su YouTube il 23 settembre 2020).Il 97% dei parlamentari era per il Sì al taglio dei seggi. C’è chi fa notare che ha votato solo il 53% degli aventi diritto, quindi a votare Sì non è stato il 70% degli italiani, ma meno del 40%. Ma è la democrazia, che è fatta così: questo referendum è legittimo, anche se ha votato soltanto poco più della metà degli italiani. Semmai sono favorevolmente stupito dal 30% dei No, pari a 7,5 milioni gli italiani. Sono i grillini, a cercare di intestarsi la vittoria dei Sì? E dire che il primo M5S premeva per utili forme di democrazia diretta, una traccia purtroppo abbandonata (al pari di molte altre) per poi decadere in queste grottesche sceneggiate demagogiche, come quella sulla vittoria di Pirro di questo referendum, che era senza quorum. Chiarisco: io sono contrario ad ogni forma di quorum. E sono per il finanziamento pubblico dei partiti, perché l’alternativa è il finanziamento privato, che poi rende schiavi i politici di coloro che li finanziano. Ricordo i grandi referendum dei Radicali, divorzio e aborto, che hanno migliorato la vita civile del paese. Sono contrario al quorum perché deploro il vizio di chi invita a disertare le urne, sperando che le proposte referendarie non passino.
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Dittatura: nella religione sanitaria, la mascherina è il burka
Da sei mesi siamo entrati nell’era globale della mascherina e non sappiamo quando ne usciremo. Siamo in pieno conflitto etico, epico ed estetico sul suo uso e il suo rifiuto. La contesa va al di là delle ragioni sanitarie e riguarda un modo di intendere la vita e i rapporti umani; è diventata infatti una questione politica, simbolica e ideologica. La battaglia per il suo uso o il suo rifiuto, nel nome della sicurezza o della libertà, lo scontro tra chi dice di non voler rischiare la salute e chi invece non vuol perdere la faccia, ha assunto ormai toni ideologici che vanno al di là della profilassi, dell’effettiva efficacia della mascherina e dei rischi di contagio. Per dirla con Giorgio Gaber la mascherina è di sinistra, il viso scoperto è di destra. Abbiamo sentito in questi mesi accusare di negazionismo irresponsabile e di fasciosovranismo smascherato coloro che ostentavano il rifiuto della mascherina. Trump, Bolsonaro, Johnson e da noi Salvini, Briatore, Sgarbi. In effetti nell’atteggiamento ribelle verso le mascherine c’è qualcosa d’intrepido e temerario che ricorda gli arditi e i fascisti, dal me ne frego al “vivi pericolosamente”; e c’è pure qualcosa di libertario e liberista che rifiuta lacci e lacciuoli, regole e bavagli.Un atteggiamento che in sintesi potremmo definire fascio-libertario. Il superuomo nietzscheano può accettare il distanziamento sociale, e perfino auspicarlo, anche se detesta l’imposizione; ma la mascherina no, è una schiavitù umiliante, una coercizione all’uniformità. Ma perché non cogliere pure sull’altro versante l’ideologia serpeggiante che unisce gli apologeti della mascherina, e il suo forte significato simbolico e metaforico, al di là del suo uso sanitario e della sua effettiva utilità? Per molti fautori della mascherina si tratta di qualcosa di più che una semplice profilassi; quasi un bisogno inconscio, una coperta di Linus, un istinto di gregge, il retaggio di un’ideologia. La mascherina è una livella ugualitaria e uniformatrice, la protesi della paura che accomuna la popolazione in semilibertà vigilata; la mascherina sfigura i volti e cancella le differenze in una specie di comunismo facciale, anche se esalta gli occhi e nasconde le brutture; genera isolamento pur restando in una prospettiva ospedaliero-collettivista, rende più difficile la comunicazione, evoca il bavaglio e la museruola, ha qualcosa di inevitabilmente angoscioso e orwelliano.Lo spettacolo di folle in mascherina sarà confortante per il senso civico-sanitario ma è deprimente, ha qualcosa di umanità addomesticata e impaurita, ridotta a silenzio e servitù dal terrore della malattia e dal relativo terrorismo sanitario. Ma non solo. Il politically correct è la mascherina ideologica per non vedere in faccia la realtà e non farsi contagiare dalla verità nuda e cruda. Quando non vuoi chiamare le persone, le cose, i comportamenti col loro vero nome ma li mascheri in un linguaggio paludato; quando correggi la realtà, la natura, la storia e l’esperienza con i canoni dell’ipocrisia e della rettificazione; quando copri le statue e i simboli della civiltà e della storia patria, nascondi i crocifissi, per non urtare la suscettibilità di qualcuno cosa fai se non costringere il mondo a indossare la mascherina? Se per tutelare le donne e i gay, i migranti e i rom, i disabili e i neri, devi mascherare il linguaggio, la vita reale, i rapporti umani, le forme espressive cosa fai se non calare una gigantesca mascherina sul mondo? Non conta più il mondo ma la sua rappresentazione, non il volto ma la maschera. Viviamo nel tempo mascherato.La mascherina è inevitabilmente associata al totalitarismo sanitario imposto nei mesi scorsi, con le sue restrizioni della libertà più elementari e dei diritti primari: la prigionia domestica, il coprifuoco e la segregazione precauzionale. La mascherina è come una prigione portatile, la gabbia da asporto o la prosecuzione del domicilio coatto con altri mezzi. Sul piano geoetnico la mascherina evoca altri mondi diversi dal nostro, italiano, europeo e occidentale; cancella la bellezza sfacciata dei volti che è stata la gloria della nostra arte figurativa, i ritratti, i sentimenti che si leggono in viso, l’umanità dei volti. Anche se persona in origine significa maschera, da noi la maschera ha una connotazione negativa o al più grottesca. Mascherato è il rapinatore, il killer o il carnevale. S’incappucciano gli ordini esoterici, le confraternite religiose.La mascherina è in uso nelle popolazioni asiatiche, i bavagli profilattici dei cinesi in fila e le protezioni sanitarie dei giapponesi da raffreddori e inquinamento. Ma evoca soprattutto i veli imposti dall’Islam alle donne, dal chador al burka. La mascherina è il burka della salute, perché la nostra è ormai una religione sanitaria. Il nuovo comandamento è ricordati di sanificare le feste. Poi c’è la realtà. Al di là della contesa simbolica e ideologica di cui è stata caricata la mascherina vale l’utilità pratica di indossarla, magari il minimo indispensabile, evitandola laddove siamo soli, nelle nostre auto o all’aperto, lontani da ogni assembramento. E cercando di ridurre al minimo il tempo di permanenza in luoghi o situazioni che la richiedono. Perché la mascherina non la sopportiamo, fisicamente e psicologicamente, ce ne vogliamo liberare il più presto possibile, e rifiutiamo l’ipotesi inquietante che il nostro futuro sia quello di vivere mascherati, in seguito a un osceno baratto, dopo quello tra convivialità e salute: la pelle in cambio della faccia.(Marcello Veneziani, “L’ideologia mascherata e il burka della salute”, dal numero 38 di “Panorama”, settembre 2020).Da sei mesi siamo entrati nell’era globale della mascherina e non sappiamo quando ne usciremo. Siamo in pieno conflitto etico, epico ed estetico sul suo uso e il suo rifiuto. La contesa va al di là delle ragioni sanitarie e riguarda un modo di intendere la vita e i rapporti umani; è diventata infatti una questione politica, simbolica e ideologica. La battaglia per il suo uso o il suo rifiuto, nel nome della sicurezza o della libertà, lo scontro tra chi dice di non voler rischiare la salute e chi invece non vuol perdere la faccia, ha assunto ormai toni ideologici che vanno al di là della profilassi, dell’effettiva efficacia della mascherina e dei rischi di contagio. Per dirla con Giorgio Gaber la mascherina è di sinistra, il viso scoperto è di destra. Abbiamo sentito in questi mesi accusare di negazionismo irresponsabile e di fasciosovranismo smascherato coloro che ostentavano il rifiuto della mascherina. Trump, Bolsonaro, Johnson e da noi Salvini, Briatore, Sgarbi. In effetti nell’atteggiamento ribelle verso le mascherine c’è qualcosa d’intrepido e temerario che ricorda gli arditi e i fascisti, dal me ne frego al “vivi pericolosamente”; e c’è pure qualcosa di libertario e liberista che rifiuta lacci e lacciuoli, regole e bavagli.
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Ieri il terrorismo, oggi il virus. Stessa regia: la paura
A chiunque abbia vissuto gli attacchi dell’11 settembre 2001 e il fenomeno del cosiddetto Covid-19 del 2020, la memoria potrà servire a mettere in luce un inquietante parallelo tra i due eventi. Tuttavia, se questa memoria si fosse cancellata a causa di una dimenticanza o per colpa dei media mainstream che l’avevano scaricata nel buco della memoria, o se il ricordo non esistesse proprio, o magari la paura o la dissonanza cognitiva ne stessero bloccando la consapevolezza, vorrei sottolineare alcune somiglianze che potrebbero farci prendere in considerazione alcuni parallelismi e connessioni tra queste due operazioni. Il legame principale è che entrambi gli eventi hanno acuito la normale paura che gli esseri umani hanno della morte. Alla base di tutte le paure c’è quella della morte. Una paura che ha radici biologiche e culturali. A livello biologico, tutti reagiamo alla minaccia di morte con la lotta o con la fuga. Culturalmente, ci sono molti modi in cui questa paura può essere attenuata o esacerbata, intenzionalmente o no. Di solito, la cultura, tramite i suoi simboli e i suoi miti, serve ad alleviare la (potenzialmente traumatizzante) paura della morte. La religione è servita a lungo a questo scopo; ma quando la religione perde la presa sull’immaginazione umana, specialmente per quanto riguarda la fede nell’immortalità, come aveva sottolineato Orwell a metà degli anni Quaranta, quello che rimane è un vuoto enorme.Senza quella consolazione, la paura viene di solito esorcizzata con futili espedienti. Nel caso degli attacchi dell’11 settembre 2001 e dell’attuale operazione del coronavirus, la paura della morte è stata usata dalle élite del potere per controllare le popolazioni e portare avanti programmi pianificati da tempo. C’è un filo rosso che collega i due eventi. Entrambi gli eventi erano chiaramente stati previsti e pianificati. Nel caso dell’11 settembre 2001, come avevo argomentato in precedenza, era stato accuratamente predisposto in anticipo un controllo mentale di tipo linguistico, in modo da evocare la paura a livello profondo con l’uso di termini ripetuti, come Pearl Harbor, Homeland, Ground Zero, The Unthinkable e 11 Settembre. Ciascuno di essi, a sua volta, era servito ad aumentare drasticamente il livello di paura. Ognuno di questi termini derivava da riunioni, documenti, eventi, discorsi, tutti profondamente associati al concetto di paura. Questo linguaggio proveniva direttamente dal copione dello stregone capo, non da quello di un apprendista impazzito. E come David Ray Griffin (il principale esperto dell’11 Settembre, insieme ad altri), ha sottolineato in una dozzina di libri meticolosamente discussi e documentati, gli eventi di quel giorno dovevano essere stati attentamente pianificati in anticipo e le versioni ufficiali a posteriori possono essere descritte solo come “miracoli scientifici”, non come teorie scientifiche.Questi “miracoli” comprendono: enormi grattacieli in struttura in acciaio che, per la prima volta nella storia, crollano senza esplosivi o incendi a velocità di caduta libera, fra cui il Wtc-7 che non era nemmeno stato colpito da un aereo; un presunto pilota dirottatore, Hani Hanjour, che riusciva a malapena a far volare un Piper Cub, che avrebbe pilotato un enorme Boeing 757 in una manovra impossibile contro il Pentagono; i controlli di sicurezza in quattro aeroporti che erano venuti a mancare tutti nello nello stesso giorno e nello stesso momento; il fallimento delle sedici agenzie di intelligence statunitensi; l’incapacità dei controllori del traffico aereo, eccetera. L’elenco potrebbe continuare all’infinito. E tutto questo sarebbe stato pianificato da Osama bin Laden. È una favola. Poi abbiamo avuto i famosi attacchi con l’antrace legati all’11 Settembre. Graeme MacQueen, in “The Anthrax Deception” del 2001, mostra chiaramente che, anche qui, si era trattato di una cospirazione interna. Questi eventi pianificati avevano portato all’invasione dell’Afghanistan, al Patriot Act, al ritiro degli Stati Uniti dal Trattato Abm, all’invasione dell’Iraq, alla “guerra al terrore” ancora in corso. Non dimentichiamoci poi di tutti gli anni degli avvertimenti fraudolenti sui pericoli del terrorismo e l’ammonizione del governo a sigillare le finestre con il nastro adesivo per proteggerci da un massiccio attacco chimico e biologico.Arriviamo al 2020. Vorrei iniziare dal fondo, visto che gli avvertimenti contro il pericolo sono ancora freschi nelle nostre menti. Quando erano in corso i blocchi per il Covid-19, mentre le persone desideravano poter tornare ad una vita normale e uscire dalle loro gabbie, era successa una cosa divertente. Gli stessi avvertimenti di pericolo erano comparsi ovunque e nello stesso momento. Avevano mostrato il programma di un possibile allentamento dei controlli governativi da seguire, passo dopo passo, solo se le cose fossero andate secondo i piani. Dal rosso al giallo al verde. Accattivante. Rosso, arancio, giallo, blu, verde. Come per gli allarmi terroristici successivi all’11 settembre 2001. Il Massachusetts, dove vivo, è un cosiddetto Stato blu [a maggioranza democratica] e la sua tabella cromatica termina con il blu, non con il verde, con la fase 4 blu definita «la nuova normalità: lo sviluppo di vaccini e/o trattamenti che consentiranno la ripresa della ‘nuova normalità’». Formulazione interessante. Una frase da ritorno al futuro. Come per le ammonizioni del dopo 11 Settembre che ci invitavano a sigillare le finestre con il nastro adesivo, ora si consiglia a tutti di indossare la mascherina.È interessante notare come la 3M Company, un importante produtore di nastro adesivo, sia anche uno dei principali venditori mondiali di mascherine facciali. La società avrebbe dovuto produrre 50 milioni al mese di mascherine N95 entro giugno 2020 e dovrebbe arrivare 2 miliardi a livello globale entro il prossimo anno. Poi c’è il nastro 3M da mascheratura… ma questo è un argomento appiccicoso. Dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, c’era stato ripetutamente detto che il mondo era cambiato per sempre. Ora ci viene detto che, dopo il Covid-19, la vita non sarà più la stessa. Questa è la “nuova normalità,” mentre il mondo post 11 settembre e pre Covid 19 doveva essere stato la vecchia nuova normalità. Quindi tutto è diverso ma anche normale. Quindi, come afferma il sito web del governo del Massachusetts, nei giorni a venire potremmo essere in grado di avviarci verso «la ripresa della ‘nuova normalità’». Questa nuova vecchia normalità sarà senza dubbio una forma di transumanesimo tecno-fascista, messo in atto per il nostro stesso bene. Come nel caso dell’11 Settembre, ci sono numerose prove sul fatto che l’epidemia da coronavirus era stata prevista e pianificata; che la gente è stata vittima di una campagna di propaganda che ha fatto uso di un virus invisibile per indurci alla sottomissione e bloccare l’economia mondiale a favore delle élite globali.È un caso chiaro, come Peter Koenig dice a Michel Chossudovsky in una imperdibile intervista, non è una teoria del complotto ma un palese e concreto piano enunciato nel Rapporto Rockefeller 2010, nell‘Event 201 del 18 ottobre 2019 e, tra l’altro, nell’Agenda 21. Come gli amorfi terroristi e la guerra contro il “terrorismo” (che è una tattica e quindi non un qualcosa che si può combattere), un virus è invisibile, tranne quando i media lo presentano come un pallido mucchio di strane palline fluttuanti, che sono ovunque e da nessuna parte. Guardati le spalle, attento al viso, mascherati, lavati le mani, mantieni le distanze, non sai mai quando quelle puntute palline arancioni potrebbero infettarti. Come per l’11 Settembre, ogni volta che qualcuno mette in dubbio la narrativa ufficiale del Covid-19, le statistiche ufficiali, la validità dei test, l’efficacia delle mascherine, i poteri dietro il tanto decantato vaccino prossimo venturo e le orribili conseguenze dei lockdown che distruggono le economie, uccidono la gente, portano le persone alla disperazione e al suicidio, traumatizzano i bambini, mandano in bancarotta le piccole e medie imprese per arricchire i più ricchi, ecc., i media corporativi deridono i dissidenti alla stregua di pazzi della cospirazione che, così facendo, aiutano il virale nemico. Questo succede anche quando i dissidenti sono medici, scienziati e intellettuali molto rispettati, che vengono regolarmente bannati da Internet.Con l’11 Settembre, inizialmente c’erano stati molti meno dissidenti di quanti ce ne siano ora e quindi l’eliminazione delle opinioni discordanti non aveva avuto bisogno di una censura palese, che ora invece cresce di giorno in giorno. Questa censura interessa tutto Internet, rapidamente e subdolamente, lo stesso Internet che viene imposto a tutti come la nuova normalità secondo il Grande Reset Globale, la bugia digitale [di un futuro] in cui, come ha detto Anthony Fauci, nessuno dovrà più darsi la mano. Un mondo di immagini e di esseri umani astratti in cui, come Arthur Jensen dice a Howard Beal nel film “Network”, «tutte le necessità [saranno] soddisfatte, tutte le ansie tranquillizzate, tutta le noie rallegrate». Una distopia digitale che si sta avvicinando velocemente, come forse la fine di quel filo rosso che va dall’11 settembre ad oggi. Heidi Evens e Thomas Hackett avevano scritto sul “New York Daily News”: «Con l’illusione di sicurezza e di protezione di tutta la nazione ora in frantumi, gli americani iniziano il lento e irregolare processo di guarigione da un trauma che sembra profondamente e crudelmente personale … che lascia i cittadini di tutto il paese con la spaventosa consapevolezza della loro vulnerabilità». L’avevano scritto il 12 settembre 2001.(Edward Curtin, “Dal terrorismo al virus, la distopia avanza”, dal blog di Curtin del 7 settembre 2020; articolo scelto e tradotto da Markus per “Come Don Chisciotte”. Autore di svariati saggi scientifici e divulgativi, il professor Curtin insegna sociologia al Massachusetts College of Liberal Arts).A chiunque abbia vissuto gli attacchi dell’11 settembre 2001 e il fenomeno del cosiddetto Covid-19 del 2020, la memoria potrà servire a mettere in luce un inquietante parallelo tra i due eventi. Tuttavia, se questa memoria si fosse cancellata a causa di una dimenticanza o per colpa dei media mainstream che l’avevano scaricata nel buco della memoria, o se il ricordo non esistesse proprio, o magari la paura o la dissonanza cognitiva ne stessero bloccando la consapevolezza, vorrei sottolineare alcune somiglianze che potrebbero farci prendere in considerazione alcuni parallelismi e connessioni tra queste due operazioni. Il legame principale è che entrambi gli eventi hanno acuito la normale paura che gli esseri umani hanno della morte. Alla base di tutte le paure c’è quella della morte. Una paura che ha radici biologiche e culturali. A livello biologico, tutti reagiamo alla minaccia di morte con la lotta o con la fuga. Culturalmente, ci sono molti modi in cui questa paura può essere attenuata o esacerbata, intenzionalmente o no. Di solito, la cultura, tramite i suoi simboli e i suoi miti, serve ad alleviare la (potenzialmente traumatizzante) paura della morte. La religione è servita a lungo a questo scopo; ma quando la religione perde la presa sull’immaginazione umana, specialmente per quanto riguarda la fede nell’immortalità, come aveva sottolineato Orwell a metà degli anni Quaranta, quello che rimane è un vuoto enorme.
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Se vincerebbe il Sì: come non dare un dispiacere a Di Maio?
«Se vincerebbe il Sì», è riuscito a dire l’incorreggibile Di Maio nei giorni scorsi, parlando del referendum sul taglio dei parlamentari. Un voto a cui i 5 Stelle si aggrappano, per tentare di nascondere lo squallore assoluto in cui sta annegando il partito-caserma creato da Grillo, l’ex comico che nei giorni scorsi avrebbe mandato all’ospedale un giornalista di Mediaset, Francesco Selvi, che tentava di intervistarlo. «Se vincerebbe il Sì», ha osato dire l’ex vicepremier e attuale ministro (degli esteri). A proposito: l’Italia – ormai sparita persino dalla Libia – non ha più uno straccio di politica estera. Quanto alla politica interna, se la fa dettare per intero dall’Agenda Mondiale dell’Emergenza, elaborata da quella stessa “casta” che fece la fortuna dei grillini, nati come alternativa elettorale, giustizialista, agli abusi dei soliti noti. Non poteva trovare esecutori più docili, il peggior potere internazionale: nessuno, come i grillini, sa obbedire – all’istante – anche agli ordini più indecenti. E nessuno come i grillini ha saputo tradire in modo così atroce gli ingenui elettori, che avevano creduto alle favole sull’Ilva, sul gasdotto Tap, sulla Torino-Lione, sulle trivelle in Adriatico, sugli F-35. In altre parole: su tutto. La beffa più ignobile? La promessa di abolire l’obbligo vaccinale, imposto da Big Pharma tramite Beatrice Lorenzin, sapendo di poter fare dell’Italia un paese-cavia, data l’inconsistenza della sua classe politica.In questa catastrofe epocale, ancor prima che il mondo intero venisse declassato a reparto ospedaliero popolato di pazienti in libertà vigilata, la narrazione del grillismo riesce a deformare anche il grottesco, con le deprimenti sgrammaticature di Di Maio e le solennità tragicomiche ricamate attorno alla barzelletta del reddito di cittadinanza, grazie alla quale poi dichiarare «abbiamo sconfitto la povertà». Tutto questo, un minuto prima che il sistema-Italia si impoverisse per intero e in modo spaventoso, in un colpo solo, precipitando nel baratro del Pil (-15%) per effetto del lockdown “cinese” imposto dall’Oms al prestanome che siede a Palazzo Chigi. Anche lui, l’ex “avvocato del popolo” (in realtà, del potere vaticano amico della Cina), è un regalo del grillismo che ha ingannato il Belpaese, fuorviandolo, proprio mentre cresceva l’insofferenza verso la classe politica. L’ipnosi collettiva ha sdoganato scemenze come il mitico “uno vale uno”, nella caserma politica fondata dal padrone Casaleggio (con Enrico Sassoon) e capitanata dal demiurgo Grillo, che Alessandro Meluzzi definisce «un vecchio arnese del potere democristiano», trasformato in utile pedina dell’élite finanziaria mondiale. «Grillo era in quota alla sinistra Dc alleata dell’ex Pci, e fu chiamato a bordo del Britannia, al servizio dei poteri forti intenzionati a depredare l’Italia, per poi essere riciclato come finto rivoluzionario, allo scopo di depistare la rabbia di milioni di italiani e impantanarla su lidi innocui».Luigi Di Maio è un esemplare perfetto, dello zoo grillino. Prima con Salvini, poi contro. Prima coi Gilet Gialli, poi con Macron. Prima contro l’euro, poi in ginocchio di fronte alla Merkel («ce l’avessimo in Italia, un politico così). Se il mandante occulto è l’élite del Britannia – la “casta”, tradotto in grillese – è persino ovvio che l’ordine sia sempre lo stesso: tagliare l’Italia, rimpicciolendola. Viva la Cina, dunque: e se Pechino non ama la democrazia, tanto meglio. Del resto, dal lockdown in poi, è proprio la democrazia a esser stata tagliata, anche in Italia, e nel modo più brutale, nel silenzio-assenso degli zelanti grillini. Il Parlamento non piaceva granché a Mussolini, e nemmeno a Licio Gelli. Il taglio dei parlamentari era nei piani della P2, ma anche nell’orientamento politico dei magistrati di Mani Pulite, che rasero al suolo i partiti della Prima Repubblica proprio mentre i signori del Britannia allungavano le mani sull’Italia, ormai indifesa. Chiusa la parentesi Berlusconi, comparvero loro: i rivoluzionari all’amatriciana. In pochissimi anni, fino all’attuale apocalisse targata Giuseppe Conte, i grillini sono riusciti a distruggere anche l’ultimo barlume democratico: la fiducia nella possibilità di una politica degna. Scontato, oggi, che premano per tagliare il Parlamento: cosa che andrebbe in porto, «se vincerebbe il Sì». Come resistere, alla tentazione di dare un dipiacere a Di Maio?(Giorgio Cattaneo, 15 settembre 2020).«Se vincerebbe il Sì», è riuscito a dire l’incorreggibile Di Maio nei giorni scorsi, parlando del referendum sul taglio dei parlamentari. Un voto a cui i 5 Stelle si aggrappano, per tentare di nascondere lo squallore assoluto in cui sta annegando il partito-caserma creato da Grillo, l’ex comico che nei giorni scorsi avrebbe mandato all’ospedale un giornalista di Mediaset, Francesco Selvi, che tentava di intervistarlo. «Se vincerebbe il Sì», ha osato dire l’ex vicepremier e attuale ministro (degli esteri). A proposito: l’Italia – ormai sparita persino dalla Libia – non ha più uno straccio di politica estera. Quanto alla politica interna, se la fa dettare per intero dall’Agenda Mondiale dell’Emergenza, elaborata da quella stessa “casta” che fece la fortuna dei grillini, nati come alternativa elettorale (giustizialista) agli abusi dei soliti noti. Non poteva trovare esecutori più docili, il peggior potere internazionale: nessuno, come i grillini, sa obbedire – all’istante – anche agli ordini più indecenti. E nessuno come i grillini ha saputo tradire in modo così atroce gli ingenui elettori, che avevano creduto alle favole sull’Ilva, sul gasdotto Tap, sulla Torino-Lione, sulle trivelle in Adriatico, sugli F-35. In altre parole: su tutto. La beffa più ignobile? La promessa di abolire l’obbligo vaccinale, imposto da Big Pharma tramite Beatrice Lorenzin, sapendo di poter fare dell’Italia un paese-cavia, data l’inconsistenza della sua classe politica.
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Giorgio Bocca, partigiano: ma nel fascismo c’era del buono
La cultura italiana si è resa conto che la storia del fascismo, così come è stata scritta dagli antifascisti in questi anni, è storia da rivedere. È una storia che io chiamerei di famiglia. Il più grave errore mi sembra quello di aver raccontato la storia del fascismo come la storia di un movimento autoritario, violento… Ma la realtà del fascismo nascente è tutt’altra: il fascismo è un movimento violento e autoritario che reagisce a un’altra minoranza, altrettanto violenta e autoritaria, come quella socialcomunista. Tra socialismo e fascismo c’è una matrice culturale comune, ci sono delle illusioni comuni: che gli uomini possano essere cambiati in breve spazio di tempo. Nel 1936, all’epoca dell’impero, credo che il 90% degli italiani approvasse quello che rappresentava anche il loro sogno. Il consenso ci fu per tutto il periodo, diciamo così riformistico del fascismo, fino al patto con la Germania. Gli intellettuali italiani, secondo la loro tradizione millenaria, passarono subito al servizio del fascismo. Si sa che i professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo furono tre e non di più (in realtà erano 11 e diventarono 12, ndr). Tutti gli altri si misero dalla parte del fascismo che verso di loro, in verità, a differenza di altri regimi totalitari, fu piuttosto morbido.Il fascismo si differenziò proprio nell’essere largo nel lasciare autonomia alle scienze e alle arti. C’era una posizione abbastanza permissiva da parte del fascismo. Mussolini in campo culturale è stato un grandissimo giornalista e un politico professionale del suo tempo…come Gramsci, Togliatti, Nenni. Rispetto agli altri dittatori totalitari Mussolini era un uomo di mondo, aveva letto i libri giusti, aveva dei rapporti corretti con la cultura, mentre Hitler e Stalin non li avevano. Al di fuori del giornalismo non ha mai preso un soldo dallo Stato. Per il delitto Matteotti non credo che si possa parlare di mandante diretto, credo che sia stato interpretato in modo estensivo un suo scatto di malumore… Mussolini diede in escandescenza contro di lui ma senza mai dire “uccidetelo”. La politica sociale del fascismo fu nei primi anni una politica riformista normale, furono introdotte alcune leggi che facilitavano l’agricoltura, mettevano un primo ordine nei luoghi di lavoro; assicuravano con l’Iri un industrialismo assistito, una rinuncia al capitalismo feroce. Eravamo un paese arretrato, con una classe imprenditoriale anch’essa arretrata, e ad un certo punto fu giocoforza fare un’economia protezionista.Il fascismo, nato come regime di massa, fece partecipare alla vita politica un numero maggiore di persone. I ceti medi, infatti, che nel regime liberale non avevano contato, sotto il fascismo, pur nei modi e nei limiti previsti, partecipavano alla vita politica. Non è esistito un razzismo degli italiani diverso dal razzismo di tipo coloniale… era politica di dominio, non di sterminio. Il popolo italiano le leggi razziali non le ha sentite per niente; l’adozione delle leggi razziali per adeguarsi alla Germania nazista furono una prova di subalternità rispetto alla Germania. In tutto il fascismo fino al 1935, non c’è la minima traccia di razzismo antisemita. Le affinità tra nazismo e fascismo sono pochissime e sono affinità di metodo: sono due regimi di massa, a partito unico, autoritari; ma le differenze sono molto più grandi delle somiglianze. Veramente fra fascismo e nazismo non c’è alcuna parentela. La concezione della razza resta fondamentale per differenziare il fascismo dal nazismo. Il Mussolini dell’ultimo periodo è stato un Mussolini con le mani legate, indubbiamente. Io credo che il motivo dominante dell’alleanza con la Germania sia stata la paura.(Giorgio Bocca, dichiarazioni sul fascismo estratte dal volume collettivo “Il fascismo ieri e oggi”, a cura di Enzo Palmesano, pubblicato nel 1985 dall’editore Ciarrapico. La sintesi, che rivela il revisionismo storico del grande giornalista, già comandante partigiano, è stata riproposta da Marcello Veneziani su “La Verità” il 26 agosto 2020. Riguardo all’omicidio Matteotti, Bocca coglie nel segno: il mandante non fu Mussolini, ma il Re. Lo scrive Gianfranco Carpeoro, nel saggio “Il compasso, il fascio e la mitra”, uscito nel 2017 per UnoEditori. La ricostruzione di Carpeoro si basa su documenti riservati della massoneria: Matteotti fu assassinato dai killer reclutati da Filippo Naldi, vicino a Casa Savoia, perché a Londra il leader socialista aveva scoperto che Vittorio Emanuele III era il grande beneficiario dell’accordo stipulato con la Standard Oil dei Rockefeller, cui era stata concessa l’esclusiva per le forniture di petrolio all’Italia).La cultura italiana si è resa conto che la storia del fascismo, così come è stata scritta dagli antifascisti in questi anni, è storia da rivedere. È una storia che io chiamerei di famiglia. Il più grave errore mi sembra quello di aver raccontato la storia del fascismo come la storia di un movimento autoritario, violento… Ma la realtà del fascismo nascente è tutt’altra: il fascismo è un movimento violento e autoritario che reagisce a un’altra minoranza, altrettanto violenta e autoritaria, come quella socialcomunista. Tra socialismo e fascismo c’è una matrice culturale comune, ci sono delle illusioni comuni: che gli uomini possano essere cambiati in breve spazio di tempo. Nel 1936, all’epoca dell’impero, credo che il 90% degli italiani approvasse quello che rappresentava anche il loro sogno. Il consenso ci fu per tutto il periodo, diciamo così riformistico del fascismo, fino al patto con la Germania. Gli intellettuali italiani, secondo la loro tradizione millenaria, passarono subito al servizio del fascismo. Si sa che i professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo furono tre e non di più (in realtà erano 11 e diventarono 12, ndr). Tutti gli altri si misero dalla parte del fascismo che verso di loro, in verità, a differenza di altri regimi totalitari, fu piuttosto morbido.