Archivio del Tag ‘famiglie’
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Datagate: i falchi della cyber-guerra con Obama dal 2008
Quattro anni e mezzo dopo la sua prima, trionfale elezione, Barack Obama è nella burrasca: i suoi piani di cyber-guerra sono stati smascherati dall’ex analista della Cia e dell’Nsa, Edward Snowden, per catturare il quale la Casa Bianca è giunta a “sequestrare” l’aereo presidenziale di Evo Morales, imponendo ai paesi satelliti – Italia compresa – di negare il diritto di sorvolo al presidente della Bolivia, “atto di guerra” senza precedenti nella storia, in tempo di pace. Rilette oggi, assumono tutt’altro sapore le tempestive cautele che Paolo Barnard espresse già nel novembre del lontano 2008, all’indomani dell’avvento di Obama: «Una delle regole più note del giornalismo anglosassone è “follow the money”». Cioè: “segui i soldi”, se vuoi capire la vera ragione delle cose. Era già tutto scritto, nell’elenco dei sostenitori del “primo presidente nero”: tra i suoi massimi sponsor, figurava il complesso militare-industriale incaricato di fronteggiare l’ascesa della Cina ricorrendo all’arma decisiva della “guerra informatica”, quella che ora il dissidente Snowden ha messo in piazza così clamorosamente.
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Grillo: misure di guerra, o in autunno l’Italia salta in aria
Ho girato l’Italia in camper, incontrando l’Italia dimenticata dalla politica e ignorata dall’informazione, e ho detto al presidente della Repubblica che servono misure straordinarie, pari a quelle di un’economia di guerra: siamo un paese in macerie, e quelle misure straordinarie non possono più aspettare oltre, neppure un giorno. Non abbiamo più tempo, l’Italia si avvia verso la catastrofe. Chi è oggi al governo del paese è responsabile dello sfacelo, sono gli stessi che hanno distrutto l’economia. Questa classe politica non è in grado di risolvere alcun problema, perché essa stessa è il problema. Il governo delle larghe intese, voluto fortemente da Napolitano, tutela soltanto lo status quo e gli interessi di Berlusconi, che in qualsiasi paese normale, di democrazia occidentale, non sarebbe ammesso ad alcuna carica pubblica, tantomeno in Parlamento. La nazione è una pentola a pressione che sta per saltare, mentre – ormai da mesi – il governo Letta si balocca con il rinvio dell’Imu, la cancellazione di un punto dell’Iva, senza trovare una soluzione.
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Americani a rischio povertà, ma non vedono il pericolo
Attenzione: l’America è ormai fragilissima ma non se n’è ancora accorta: tre statunitensi su quattro stanno vivendo del solo stipendio, ma la maggior parte di loro «si comporta come se il loro posto di lavoro fosse eterno: la verità è che i licenziamenti di massa possono verificarsi in qualsiasi momento». Non solo. Il 27% non ha un centesimo di risparmi, e il 46% dispone di risparmi inferiori a 800 dollari: «Meno di un americano su quattro ha abbastanza soldi per coprire sei mesi di spese», avverte “Tyler Durden”. Eppure, «sembra che la stragrande maggioranza non veda quello che sta arrivando: non capisce come funziona il nostro sistema finanziario, non capisce quanto sia vulnerabile», e in più «ha una fiducia cieca, come se i nostri leader sapessero esattamente cosa stanno facendo e se fossero in grado di risolvere i nostri problemi». Risultato: «La maggior parte degli americani non sono assolutamente preparati per affrontare la terribile tempesta che ci sta per colpire».
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Preside gratis, per salvare la scuola che insegna il futuro
Maria De Biase mi risponde col tono un po’ affannato di chi è immerso in un vortice di telefonate. Da qualche giorno si è avverato ciò che tutti temevano da tempo: l’istituto scolastico Teodoro Gaza verrà sottodimensionato e accorpato, e Maria, che di quell’istituto è preside, rischia di perdere il posto e dover abbandonare quel “piccolo miracolo” che ha contribuito in maniera così forte a costruire. Ora, vi starete chiedendo, cosa ha di speciale questa scuola? L’Istituto scolastico comprensivo Teodoro Gaza di San Giovanni a Piro, nel cuore del Cilento, non è una scuola come le altre. Certo, come nelle altre scuole gli alunni (l’istituto comprende scuola materna, elementari e medie) imparano la grammatica, la matematica, la geografia e la storia. Ma a differenza degli altri istituti imparano anche a vivere senza produrre rifiuti, a fare a meno (per quanto possibile) del petrolio e dei suoi derivati, a coltivare le piante secondo i principi della permacultura. Il Teodoro Gaza infatti è la prima e forse unica scuola “di transizione” e a “rifiuti zero” d’Italia.
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Mediobanca: Italia verso la bancarotta, rischio-Cipro
Conto alla rovescia, allarme rosso firmato Mediobanca: l’Italia si avvicina rapidamente alla bancarotta, perché oggi il contesto macroeconomico «sta colpendo l’economia italiana più pesantemente». Aggravante fondamentale, l’euro: a differenza del ’92, quando il debito era denominato in lire, oggi il nostro paese «non può più contare sulla leva della svalutazione». Messo alla frusta dalla crisi economica e sottoposto alla tortura del rigore che colpisce aziende e famiglie attraverso il taglio selvaggio della finanza pubblica, il sistema-Italia agonizza, le imprese licenziano o chiudono, i consumi crollano e quindi il gettito fiscale decresce, peggiorando ulteriormente la situazione del debito statale. Nella trappola dell’austerity aggravata dalla crisi di liquidità – euro che la Bce eroga col contagocce, e solo al sistema bancario privato – stanno per franare anche le banche: il mercato immobiliare, la loro vera garanzia di solvibilità, è ormai in caduta verticale. Si avvicina il fantasma-Cipro: prelievo forzoso dai conti correnti per ricavare il denaro che Bruxelles nega all’Italia.
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Mts, la fabbrica dello spread: la nostra crisi frutta miliardi
Prima mossa: disabilitare la banca centrale, impedendole di continuare ad essere il “bancomat” del governo, a costo zero. Seconda mossa: togliere al governo la facoltà di emettere moneta, obbligandolo ad “acquistare” dalle banche private la valuta un tempo sovrana, cioè gratuita. Terza e ultima mossa: abolire anche l’ultima quota residua di sovranità politica, imponendo al governo una camicia di forza per limitare la spesa pubblica, vitale per i cittadini: sanità, scuola, assistenza. Risultato ovvio: tracollo dell’economia e catastrofe sociale. E’ l’Europa dell’euro, dove tutto sta precipitando. Tunnel senza uscita. Un sistema feudale di sovrani invisibili e nuovi sudditi, governato da un potere occulto e micidiale, nascosto dietro un nome straniero: spread. Il trucco: “privatizzare” il debito statale un tempo pubblico, mettendo all’asta la vita di milioni di cittadini. Gli Stati sotto ricatto: il prezzo della sopravvivenza decretato da un pugno di oligarchi. Più gli Stati s’indebitano, più gli strozzini si arricchiscono. La crisi è il loro affare d’oro, e ha un nome familiare: debito pubblico. Film dell’orrore, made in Italy: ideato da Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi.
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Barbari sociopatici: profilo dell’élite che domina il mondo
Dal tunnel della crisi c’è una sola uscita di sicurezza. Non è l’economia, ma qualcosa di ancora più importante: si chiama democrazia. «L’alternativa alla società ordinata dal principio economico è la società ordinata dal principio politico». Quindi, «l’alternativa al capitalismo non è una nuova forma economica, ma una nuova forma politica: l’alternativa al capitalismo è la democrazia». Se infatti il capitalismo è in tilt, è solo dalla democrazia che potrà nascerà la nuova funzione economica: «E’ solo dalla civiltà, dalla civis, che può provenire l’emancipazione dalla barbarie». E’ la conclusione a cui perviene Pierluigi Fagan, esplorando la “fenomenologia dello spirito barbaro” che alimenta il pensiero liberale. Punto di partenza: il carattere antisociale di maxi-criminali finanziari come Bernard Madoff o di uomini super-potenti come Lloyd Blankfein, “ceo” di Goldman Sachs. C’è chi li ritiene casi umani, patologici, affetti da sindrome Adp, ovvero “disturbo antisociale della personalità”.
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I genitori: Navy Seals uccisi per coprire la bufala Bin Laden
Le famiglie dei militari del commando Usa uccisi nell’estate 2011 in occasione dell’abbattimento del loro elicottero nell’Afghanistan orientale ora accusano Washington per l’attentato e il successivo “insabbiamento”: secondo il “Washington Times”, i parenti delle vittime addossano alla Casa Bianca la responsabilità per l’abbattimento del Chinook che trasportava 38 persone, tra cui 17 membri del “Team Six” dei Navy Seals, unità speciale indicata come autrice del blitz in Pakistan, dove – secondo Washington – avrebbe ucciso Osama Bin Laden il 2 maggio 2011. Secondo i familiari delle vittime, decisi ora a ricorrere al Congresso Usa per avere giustizia, l’amministrazione Obama e altri funzionari della Casa Bianca «hanno trasformato in bersagli» i loro cari, poco dopo aver dichiarato che fu proprio il “Team Six” dei Seals ad uccidere il fondatore di Al-Qaeda, che nessuna prova – peraltro – può collegare direttamente ai devastanti attentati dell’11 Settembre, che diedero inizio alla guerra in Afghanistan e poi anche nell’Iraq di Saddam Hussein, inchiodato dalle (inesistenti) “armi di distruzione di massa”.
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Nuova Germania: via dall’euro e dagli orrori di Bruxelles
Politica monetaria: esigiamo un ordinato scioglimento del sistema monetario dell’euro. La Germania non ha bisogno dell’euro; l’euro ha danneggiato altri paesi. Esigiamo la reintroduzione delle valute nazionali o la creazione di più limitati e più stabili accordi monetari. La reintroduzione del Dm non deve essere un tabù. Esigiamo un cambiamento dei trattati europei per rendere possibile l’uscita di ogni Stato dall’euro. Ogni popolo deve poter decidere democraticamente sulla propria valuta. Esigiamo che la Germania pretenda questo diritto al ritiro, bloccando con il suo veto ulteriori crediti dell’Esm. Esigiamo che i costi della cosiddetta politica di salvataggio non vengano sostenuti dal contribuente; le banche, gli hedge-funds e i grandi investitori privati sono i beneficiari di questa politica: devono per questo risponderne per primi. Chiediamo che agli Stati eccessivamente indebitati e senza speranza sia accordato un taglio del debito.
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Urss, soldato-fantasma per 33 anni: era in Afghanistan
La storia di Bakhritdin Khakimov sembrerebbe tratta da un romanzo di guerra a lieto fine, ma è una vicenda reale che unisce il tema del conflitto a quello della speranza. Khakimov, nato cinquantatre anni fa a Samarcanda, nell’attuale Uzbekistan – Repubblica federata dell’Urss – faceva parte del 101esimo Reggimento di Fanteria, di stanza nella provincia afghana di Herat durante la guerra tra l’Armata Rossa e i Mujaheddin, al tempo finanziati dagli Stati Uniti. Nel settembre 1980, all’età di vent’anni, rimase gravemente ferito nei combattimenti. Ridotto pressoché in fin di vita, ebbe però la fortuna di trovare sulla sua strada un anziano capo tribù della provincia, che decise di risparmiargli la vita e di rimetterlo in sesto, insegnandogli tra l’altro il mestiere dell’erborista. Fu così che il soldato cambiò il proprio nome in Sheikh Abdullah e si trasferì nel distretto di Shindand, perdendo negli anni successivi ogni tipo di contatto con i familiari e con la madrepatria e dimenticando addirittura la propria lingua materna, il russo.
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Sordi: sarà atroce tornare poveri, dopo esser stati ricchi
Sembra che fàmo a gara a chi magna de più, ci bombardano di pubblicità televisiva, che io la vieterei, e tutti a consuma’. Vedi ’ste trattorie, piene di culoni che màgnano? Ma che te magni? Io magno un supplì e me basta. No, dice, siccome tu sei ricco di supplì ne magni dieci. Ah, sì? Allora guarda, io so’ ricco davero, ma non è che quando entro in trattoria, siccome c’ho i soldi, magno tutto quello che c’è. Vedi ‘sto goccetto de vino? Mi basta per essere felice. E invece no, dice, siccome sei ricco te bevi tutta ’a botte. Anzi no, te compri la vigna. Importiamo un sacco di carne anche se sappiamo che ci fa male. Prima la mangiavamo la domenica, ce se faceva il sugo. Adesso il pupo non mangia lo spezzatino, vuole il filetto, e importiamo il filetto. E tutti a spendere. Ma state attenti, non c’è niente di peggio che diventare poveri dopo essere stati ricchi.
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Pronti a tutte le partenze, con alle spalle l’Italia perduta
Mai dimenticare chi siamo stati, di che Italia siamo figli, come ha vissuto e in cosa sperava la generazione che ci ha preceduto. Solo così, un giorno, potremo impugnare la vita dalla parte giusta, ribellandoci allo spettacolo quotidiano dello sfascio della nazione, in preda alla tragedia sociale della mancanza di lavoro. Svegliarsi dall’incubo e scoprire di dover lottare per il proprio futuro può essere una scoperta amara e allo stesso tempo appassionante: lo racconta in modo magistrale il giovane Marco Balzano, insegnante milanese e romanziere tradotto anche in Germania. “Pronti a tutte le partenze”, ovvero: come lasciare la sonnolenta provincia di Salerno per catapultarsi nella grande Milano, per stringere una strana alleanza con due profughi della globalizzazione, un cinese e un marocchino. E poi spiccare il volo fino a Lisbona, il paese martoriato dall’austerity dove oggi l’anziano patriarca democratico Mario Soares scongiura i portoghesi di sbattere la porta in faccia agli avvoltoi di Bruxelles.