Archivio del Tag ‘famiglie’
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Botte da orbi: la guerra di Pompeo contro il Papa “cinese”
Wojtyla sì, che era un campione: altro che Bergoglio. Scene mai viste: volano ceffoni tra Usa e Vaticano. Le ostilità erano state clamorosamente aperte dal segretario di Stato, Mike Pompeo, con la sua “strigliata” a mezzo stampa contro Papa Francesco: la Santa Sede «metterebbe a rischio la propria autorità morale» se dovesse rinnovare l’accordo che consente al governo di Pechino di designare i vescovi cattolici in Cina, aveva scritto Pompeo su “First Things”, influente mensile religioso conservatore. Gli sberloni sono continuati dopo lo sbarco di Pompeo a Roma. «Aveva chiesto di vedere il Papa», ha rivelato il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ma Pompeo non sarà ricevuto da Francesco: «Non si ricevono personalità politiche durante la campagna elettorale. E d’altra parte – ha aggiunto – un segretario di Stato incontra il suo omologo, appunto il segretario di Stato». Durissima, a stretto giro, la replica di Pompeo: il vice di Trump ha “strapazzato” monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e quindi “ministro degli esteri” della Santa Sede, costretto a intervenire solo per pochissimi minuti nel convegno sulla libertà religiosa tenutosi all’ambasciata americana, in cui Pompeo ha citato Giovanni Paolo II come modello di paladino della libertà, facendo sbiadire l’immagine di Bergoglio, che tratta (anche sottobanco) con un regime che opprime i cittadini e perseguita i cattolici.
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Distanziamento eterno: Conte dichiara guerra alla scuola
«Se non si ribellano di fronte allo scempio della scuola, di fronte a cos’altro dovrebbero ribellarsi, i genitori italiani?». Gianfranco Carpeoro ha le idee chiarissime: «Distruggere l’insegnamento fa comodo, a questo potere: una scuola disastrata produrrà cittadini più deboli». Bambini e ragazzi spaventati e soli, nella scuola-horror ridisegnata dall’incapace Lucia Azzolina. Aprite gli occhi: c’è una colossale fregatura, dietro all’enfasi del governo Conte per la riapertura delle aule, dopo il lunghissimo lockdown imposto ad alunni e studenti, insegnanti e famiglie. «I nuovi banchi monoposto, insieme ai tablet di cui è stato improvvisamente dotato ogni istituto scolastico, espongono i ragazzi a una minaccia insidiosa: un distanziamento permanente, a prescindere dal virus, aggravato dalla sua dimensione digitale. Stiamo parlando di piattaforme private, a cui la scuola italiana – insegnanti e allievi – dovrà fornire tutti i dati, che resteranno proprietà privata delle piattaforme stesse». Lo denuncia una giornalista come Monica Soldano (già attiva a “L’Espresso”, poi a “Radio Radicale”) nella rubrica “Ad Occhi Aperti” che apre la video-chat su YouTube “Carpeoro Racconta”, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”. Domanda: a chi stiamo consegnando la nostra scuola (e i nostri bambini e ragazzi) con il pretesto del coronavirus?Esponente del Movimento Roosevelt come lo stesso Carpeoro, Monica Soldano ha coordinato il servizio di supporto legale fornito in modo gratuito, da tanti avvocati italiani, per assistere cittadini colpiti da sanzioni ingiuste, durante il lockdown. «Un servizio con il quale il Movimento Roosevelt ha inteso esprimere la sua vicinanza concreta, nei confronti degli italiani intimiditi dalle misure d’emergenza introdotte dal governo». Oggi, sentiti presidi e insegnanti, la stessa Monica Soldano descrive una scuola allo sbando, alla vigilia della riapertura: «I direttori scolastici e gli stessi docenti sono intimoriti: a causa della scarsa chiarezza del ministero, temono che sarà loro addossata la responsabilità per la salute degli allievi, dato che sarà in vigore l’obbligo di non avere la febbre». Il rischio è palese: «Al primo problema, è facile pensare che andremo incontro a veri e propri lockdown scolastici, con conseguenze catastrofiche per i genitori che lavorano, costretti a tenere i figli a casa». Precisa ancora Monica Soldano: «Non sono certo luddista, non ho mai avuto paura del computer: ma non posso non pensare alla solitudine dei bambini, senza più compagni di banco, lasciati in balia della sola strumentazione digitale».Attenzione: le misure previste colpiranno al cuore la socialità dei ragazzi, ingrediente imprescindibile dell’età scolare. «E chi è solo, è più debole». Come non sospettare che questa subdola “guerra” contro la scuola, varata in silenzio dal governo Conte cogliendo al volo l’occasione del Covid, non nasconda un piano – che viene da lontano – per “costruire” cittadini isolati e spaventati, tenuti lontani dai libri, e quindi futuri lavoratori docili e super-sfruttati? Le lezioni a distanza sono speculari al telelavoro (l’”home schooling” e lo “smart working”, introdotti con la pandemia). «Il lavoro da casa lo adotterei solo in parte, evitando soluzioni drastiche: viceversa, avremo ragazzi senza più compagni di scuola e adulti senza più colleghi di lavoro», dice Carpeoro, che sullo sfascio della scuola esprime un giudizio nettissimo e severo: «In Italia abbiamo smesso da tempo di pensare alla scuola come a un ambito centrale, nella formazione dei giovani: viceversa non l’avremmo lasciata degradare, non avremmo eliminato materie fondamentali come la musica, e avremmo impedito che gli edifici scolastici cadessero a pezzi».Se il governo Conte è scandalosamente inguardabile, gli stessi italiani hanno però le loro responsabilità: «Siamo gente che ha voluto vaccinare i bambini dal morbillo: mia nonna invece mi portò apposta a prendermelo, il morbillo». In altre parole: «Non siamo in grado di assumerci le nostre responsabilità: non sappiamo come agire, di fronte a un’epidemia – quella del coronavirus – molto meno letale di altre pandemie del passato, di fronte alle quali non adottammo nessun lockdown». Mentre la nuova scuola di Conte e Azzolina imporrà l’obbligo quotidiano della mascherina, Carpeoro è fra quanti contestano molte misure di contenimento, a partire dal durissimo “coprifuoco” imposto in Italia per quasi tre mesi, con effetti catastrofici sull’economia: «Il virus circola comunque tranquillamente, pensare di fermarlo è illusorio: bisogna capire che oggi il Covid è curabile, e quindi occorre tornare a vivere e a lavorare». Subiranno anche questo, gli italiani? L’atto finale della storica “guerra” contro la scuola? I ragazzi confinati sui seggioloni a rotelle, senza spazio per i libri, e intere classi ridotte a ostaggio della paura, alla prima febbriciattola?«Se non si ribellano di fronte allo scempio della scuola, di fronte a cos’altro dovrebbero ribellarsi, i genitori italiani?». Gianfranco Carpeoro ha le idee chiarissime: «Distruggere l’insegnamento fa comodo, a questo potere: una scuola disastrata produrrà cittadini più deboli». Bambini e ragazzi spaventati e soli, nella scuola-horror ridisegnata dall’incapace Lucia Azzolina. Aprite gli occhi: c’è una colossale fregatura, dietro all’enfasi del governo Conte per la riapertura delle aule, dopo il lunghissimo lockdown imposto ad alunni e studenti, insegnanti e famiglie. «I nuovi banchi monoposto, insieme ai tablet di cui è stato improvvisamente dotato ogni istituto scolastico, espongono i ragazzi a una minaccia insidiosa: un distanziamento permanente, a prescindere dal virus, aggravato dalla sua dimensione digitale. Stiamo parlando di piattaforme private, a cui la scuola italiana – insegnanti e allievi – dovrà fornire tutti i dati, che resteranno proprietà privata delle piattaforme stesse». Lo denuncia una giornalista come Monica Soldano (già attiva a “L’Espresso”, poi a “Radio Radicale”) nella rubrica “Ad Occhi Aperti” che apre la video-chat su YouTube “Carpeoro Racconta”, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”. Domanda: a chi stiamo consegnando la nostra scuola (e i nostri bambini e ragazzi) con il pretesto del coronavirus?
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Della Siega: il coraggio di ripartire dall’Italia dei Comuni
«La notizia peggiore forse è questa: molte famiglie, qui in paese, quest’anno non avranno i soldi per iscrivere i figli all’università. E questo significa una sola cosa: tagliare il futuro, e dire addio a quel che resta dell’ascensore sociale». Il paese in questione è Varmo, nella piana friulana a meno di venti chilometri dal mare, sulla riva sinistra del Tagliamento, a metà strada tra Udine e Pordenone. Un borgo duramente colpito dal terremoto del 1976 e poi rifiorito, come molti altri, grazie alla proverbiale, silenziosa tenacia dei friulani. E’ di poche parole anche l’uomo che potrebbe diventarne il sindaco: Massimo Della Siega, 56 anni, odontoiatra e medico ospedaliero (in prima linea – durante il lockdown – tra i malati di Covid). Un evento rovinoso, destinato a cambiare la storia. Ma non per sempre: «Pur mantenendo la doverosa prudenza che la situazione impone – dice il medico – oggi abbiamo il dovere di osservare la realtà attuale: clinicamente il virus non è più la minaccia di qualche mese fa. Quindi è ora di rimboccarci le maniche e ricominciare a vivere, senza più stare ad ascoltare chi vorrebbe prolungare all’infinito il clima di emergenza e di paura, che poi è quello che ha prodotto il disastro economico che ora l’Italia intera dovrà affrontare».Massimo Della Siega è stato invitato a candidarsi, come sindaco, da due gruppi civici, “ViviAmo Varmo” e “Varmo comunità”. Nelle elezioni comunali, specie nei paesi con pochi abitanti (appena 2700, in questo caso), gli schemi classici – centrodestra contro centrosinistra – lasciano il tempo che trovano. Specie se poi a dover «fare sintesi» è un personaggio come il dottor Della Siega, per vocazione abituato all’ascolto e al dialogo: prima le idee, purché buone, a prescindere dalla fonte da cui provengono. «Sarà un fatto di carattere», dice, in web-streaming su YouTube: a vincere è il pragmatismo del medico, dell’approccio scientifico. «Poi, certo, nel mio modo di essere influisce anche la mia esperienza del Movimento Roosevelt, che è laico e trasversale, oltre le appartenenze, pur nell’ispirazione liberal-socialista». Lo conferma – in video-chat con Massimo su “MrTv” – il conterraneo Roberto Hechich, altro dirigente “rooseveltiano”, che riassume: «Qui si tratta di rianimare la politica italiana, parlando a tutti i partiti – nessuno escluso – per aiutarli a ritrovare la sovranità di fondo della democrazia sostanziale, confiscata attraverso i pericolosi equivoci di un’Europa mai nata. Lo si è visto anche adesso, con il Covid: aiuti scarsi, tardivi e gravati da pesanti condizionalità».Beninteso: il caso di Varmo resta un’esperienza civica, profondamente comunale, in cui a essere “rooseveltiana” è la storia (personale) del candidato sindaco, ben attento a concentrarsi sul paese con un programma di buon senso. Esempio: «In cassa ci sono un sacco di soldi che dovevano essere spesi per opere pubbliche, ma sono rimasti bloccati: amministrare non è mai facile, tra mille lacci e laccioli, ma forse è giunta l’ora di abbandonare le titubanze, perché la situazione oggi lo richiede». Oppure: «Il territorio è frazionato, e le periferie si sentono trascurate: noi istituiremo una Consulta permanente delle borgate, in modo che tutti possano segnalare puntualmente le loro necessità». La capacità di ascolto resta la prima virtù: del medico, e a maggior ragione del politico. E le prime note che al candidato tocca ascoltare, anche a Varmo, oggi sono dolenti: «Tutti sanno che la vera emergenza è quella economica: la drammatica eredità del Covid. Molte attività non riusciranno a riprendersi, molte famiglie faticheranno a vivere». Sarà proprio questa la prima linea nella quale si impegnerà il Comune: «Abbiamo risorse limitate, ma le useremo per dare ossigeno a chi non ce la fa: è una priorità assoluta».A Massimo Della Siega ha fatto piacere ascoltare il sermone di Mario Draghi al Meeting di Rimini, con la netta distinzione tra “debito buono” e “debito cattivo”. «L’ho sempre pensato anch’io, nel mio piccolo: non bisogna aver paura di fare deficit per sostenere iniziative destinate a creare lavoro, e al tempo stesso occorre evitare gli sprechi, cioè le spese improduttive». La comunità di Varmo è la prima a saperlo: gente abituata a utilizzare in modo oculato gli investimenti. L’industria è di taglio artigianale: chimica, tessile, alimentare, legno, profumi, lavorazione dei metalli. Solida agricoltura: foraggi, cereali e zootecnia. Le campagne – le Grave Fiuliane – producono fantastici vini, grazie ai terreni di origine alluvionale: nei millenni, il Tagliamento ha trascinato a valle i ciottoli dolomitici delle Alpi Carniche, arricchendo il suolo di mineralità marina che poi, nei calici, si traduce in profumi ed eccellenza vinicola. Non è che l’ennesima pagina del riscatto nazionale, di cui proprio il vino è diventato un ambasciatore importante, anche in termini di export.La parola d’ordine, oggi, è proprio questa: risollevarsi. «E’ un impegno, la partecipazione civica, che dovrebbe coinvolgere moltissimi italiani», dice Gioele Magaldi, che del Movimento Roosevelt è il fondatore: «L’esempio di Massimo Della Siega testimonia benissimo la capacità di interpretare il presente: oggi più che mai, è necessario scendere in campo in prima persona». Il Comune, peraltro, rappresenta una dimensione ideale: gli eletti sono direttamente controllabili, in piena trasparenza, dagli elettori che li hanno democraticamente scelti. Non è poco, in un mondo in cui il potere è diventato lontanissimo e post-democratico, quasi invisibile, affidato a vertici pressoché irraggiungibili (nazionali, europei, planetari). Candidarsi a casa propria, innanzitutto, significa accettare una scommessa: dimostrare che è possibilissimo, malgrado tutto, fare qualcosa di buono, e lo si può fare partendo proprio dal paese in cui si vive. “Dal particulare all’universale”, era un motto del grande Rinascimento italiano. Oggi lo si potrebbe tradurre con un altro termine: “glocal”. «Pensare globalmente, e agire localmente», sintetizzava Alex Langer, ideologo dei primissimi Verdi italiani.«L’importante è restare connessi, uniti, ascoltando le ragioni di tutti», dice Massimo Della Siega, pensando a Varmo e al Medio Friuli nel quale il paese è collocato: se i Comuni scontano i tempi di vacche magre accelerati dal Patto di Stabilità e dalla continua diminuzione di risorse statali, è giunto il momento di fare rete. «Nel nostro caso, l’idea è quella di aprire canali di comunicazione coi paesi vicini, per mettere in piedi servizi migliori». In altre parole, l’unione fa la forza. «La crisi economica indotta dall’emergenza Covid avrà conseguenze pesantissime: chi ancora non se ne fosse accorto, lo scoprirà nei prossimi mesi». La prima arma è la consapevolezza: essere lucidi, saper valutare la situazione. Serve a mettere in campo una strategia vincente per uscire dal tunnel. Quasi mezzo secolo fa, a schiantare il Friuli fu il sisma. Oggi, un terremoto di altro genere – ancora peggiore – sta frustando l’Italia, tutta quanta. I friulani non si lasciarono abbattere, allora. E non hanno l’aria di volersi arrendere nemmeno stavolta. E chissà che anche Varmo, nel suo piccolo, non possa fare storia.Il Varmo, piccolo affluente del Tagliamento, dà il titolo all’omonima novella di Ippolito Nievo: gli intrecci dell’umanità minuta (fine Ottocento) vivono di vita propria, grazie alla magia del paesaggio a cui ciascuno sente di appartenere. Sempre a Varmo sono ambientati due romanzi, “La casa a nord-est” e “La stazione di Varmo”, di Sergio Maldini, amico del giovane Pasolini e poi di Dino Buzzati. Il terzo romanzo potrebbe scriverlo, delibera su delibera, lo stesso Massimo Della Siega, rubando un po’ di tempo ai suoi pazienti all’ospedale. L’impegno degli italiani – oggi, in piena Era del Covid – ha un sapore inevitabilmente diverso: il paese intero è finito in terapia intensiva insieme alla sua economia, e la politica non sta certo meglio. Proprio il Comune resta la prima trincea, immediata, in cui è possibile incidere: non contro qualcuno, ma per ottenere qualcosa che faccia bene a tutti. E’ il dono più prezioso, in fondo: la consapevolezza di essere una comunità pienamente democratica, dove nessuno deve restare indietro. Le regole generali sono da riscrivere? Certo, ma occorre tempo. In municipio, invece, l’impresa è a portata di mano: si può cominciare da subito. Basta guardarsi negli occhi, per capire – insieme – da dove ripartire.(Giorgio Cattaneo, 5 settembre 2020).«La notizia peggiore forse è questa: molte famiglie, qui in paese, quest’anno non avranno i soldi per iscrivere i figli all’università. E questo significa una sola cosa: tagliare il futuro, e dire addio a quel che resta dell’ascensore sociale». Il paese in questione è Varmo, nella piana friulana a meno di venti chilometri dal mare, sulla riva sinistra del Tagliamento, a metà strada tra Udine e Pordenone. Un borgo duramente colpito dal terremoto del 1976 e poi rifiorito, come molti altri, grazie alla proverbiale, silenziosa tenacia dei friulani. E’ di poche parole anche l’uomo che potrebbe diventarne il sindaco: Massimo Della Siega, 56 anni, odontoiatra e medico ospedaliero (in prima linea – durante il lockdown – tra i malati di Covid). Un evento rovinoso, destinato a cambiare la storia. Ma non per sempre: «Pur mantenendo la doverosa prudenza che la situazione impone – dice il medico – oggi abbiamo il dovere di osservare la realtà attuale: clinicamente il virus non è più la minaccia di qualche mese fa. Quindi è ora di rimboccarci le maniche e ricominciare a vivere, senza più stare ad ascoltare chi vorrebbe prolungare all’infinito il clima di emergenza e di paura, che poi è quello che ha prodotto il disastro economico che ora l’Italia intera dovrà affrontare».
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Magaldi: la paura (Conte, Monti) o il coraggio, cioè Draghi
La politica italiana sta platealmente corteggiando Mario Draghi, in veste di ipotetico salvatore della patria, dopo il disastro nel quale Giuseppe Conte ha sprofondato il paese. «Ma lo stesso Draghi – come peraltro richiestogli – sta ben attento a non cedere a nessun compromesso al ribasso: sarà spendibile solo per fare grandi cose, in grado di capovolgere la situazione». Ovvero: liberare l’Italia dalla doppia schiavitù della quale è prigioniera: il ricatto della paura costruito da Conte col pretesto della pandemia e la sudditanza rispetto a un’Ue che, «con i quattro baiocchi del Recovery Fund (neppure investiti in modo strategico, ma sprecati in maniera malamente assistenziale) ci costringerà a pagare il conto, salatissimo, dell’ennesimo “debito cattivo”, come spiegato al Meeting di Rimini proprio da quel Draghi che, a marzo, sul “Financial Times”, propose un ben diverso orizzonte: e cioè, fronteggiare la crisi planetaria innescata dal virus emettendo miliardi a fondo perduto, destinati a non trasformarsi affatto in debiti da ripagare». Gioele Magaldi fotografa così i giorni convulsi che stiamo vivendo, in bilico tra catastrofe e rinascita: da una parte il nuovo Draghi, conquistato alla causa progressista dopo i lunghi trascorsi nella peggiore élite reazionaria del neoliberismo, e dall’altra un irriducibile nemico della democrazia sostanziale come Mario Monti, sfacciatamente messo a capo delle politiche dell’Oms per l’Europa.«La nomina di Monti è un’autentica vergogna, che denunceremo in ogni sede – tuona Magaldi, massone progressista – fino a quando il “fratello” Mario non avrà rassegnato le dimissioni: è uno scandalo che si affidi l’indirizzo europeo della sanità proprio al personaggio che operò i tagli che, la scorsa primavera, hanno reso il sistema sanitario italiano più debole e vulnerabile di fronte all’esplosione pandemica». In web-streaming su “MrTv”, la web-tv aperta dal Movimento Roosevelt, Magaldi cita i versi di Fabrizio De Andrè: i “buoni consigli” di Monti sono quelli di chi, per raggiunti limiti di età, «non può più dare il cattivo esempio». Vale anche per Sergio Mattarella, sostiene Magaldi, rinfacciando al capo dello Stato la scelta di negare a Paolo Savona, nel 2018, l’accesso a una leva strategica come il ministero dell’economia, «che da Savona sarebbe stato gestito assai meglio, che non da Giovanni Tria». Fu proprio quella mossa, richiesta dalle potenti oligarchie massoniche reazionarie – dice Magaldi – a sabotare in partenza le ambizioni del governo gialloverde, certamente fragile ma capace di spaventare gli eurocrati come il tedesco Günther Oettinger, portavoce della massoneria “neoaristocratica” (la stessa di Monti), che si premurò subito di avvertire gli italiani che sarebbero stati “i mercati” a insegnare loro come votare.Da allora sembra passato un millennio: i 5 Stelle, che due anni fa erano alle prese con le loro rivoluzionarie promesse elettorali, ora fanno da ruota di scorta a un Pd ridotto in brandelli, che non vede l’ora di liberarsi di Conte ma intanto è impantanato dalla segreteria di Zingaretti, che – dopo aver sprecato 14 milioni di euro in mascherine mai arrivate alla Regione Lazio – ora vorrebbe imporre ai laziali over-65 (e ai sanitari) la vaccinazione antinfluenzale. «Il Movimento Roosevelt – precisa Magaldi, che ne è il presidente – è tra quanti hanno chiesto al Tar di sospendere l’esecutività dell’ordinanza di Zingaretti: l’istanza di sospensione non è stata accolta, ma la battaglia non è finita: a breve, il Tar dovrà pronunciarsi nel merito, valutando cioè l’inopportunità della somministrazione obbligatoria di un vaccino che secondo gli stessi medici non avrebbe efficacia nel quadro del contenimento del Covid». Per molti anziani, addirittura, la vaccinazione antinfluenzale potrebbe essere pericolosa per la loro salute: «Se davvero la si volesse imporre, limitando in caso contrario la loro libertà di movimento – avverte Magaldi – si aprirebbe un contenzioso di altro genere, rispetto al quale Zingaretti è bene che si prepari fin d’ora».Di vaccini inopportuni ha parlato – a Berlino – nientemeno che l’avvocato Robert Kennedy junior, nella giornata di protesta contro il “distanziamento universale” che ha radunato milioni di manifestanti (non solo nella capitale tedesca, ma anche in città come Londra, Zurigo e Madrid). «Robert Francis Kennedy milita nel nostro circuito sovranazionale, quello della massoneria progressista», precisa Magaldi, autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014) che svela il ruolo occulto delle superlogge nella sovragestione politica. Al netto di quella che Magaldi definisce «l’ossessione di Kennedy per i vaccini», e senza però sottovalutare «il ricorso troppo disinvolto a determinati vaccini, da parte di una sanità che tende a somministrarli depenalizzando i produttori e proponendo quindi l’immunizzazione piuttosto che la cura delle malattie», Magaldi sottolinea il valore simbolico dell’intervento di Kennedy a Berlino, che ha citato espressamente lo storico discorso di suo zio, John Kennedy, nel ‘61: se il Muro di Berlino era il simbolo del totalitarismo del dopoguerra (quello dell’Urss), oggi – per il nipote – la protesta dei berlinesi è una grande risposta alla nuova tentazione totalitaria, quello di chi sta cavalcando il Covid in modo forsennato, sfruttando la paura.Per Magaldi, il figlio di Bob Kennedy potrebbe – domani – diventare un player importante, negli Usa, se si volesse ricostruire una prospettiva rooseveltiana e keynesiana, concentrata sul pieno recupero della democrazia e dei diritti sociali che il neoliberismo ha eroso, scolorito e cancellato. Del resto, aggiunge il presidente del Movimento Roosevelt, sono eminenti economisti ad ammettere, oggi, che la globalizzazione neoliberale – fatta di solo mercato – è praticamente fallita. L’aveva annunciato già negli anni ‘90 il grande antropologo svizzero Jean Ziegler nel saggio “La privatizzazione del mondo”, spiegando che lo smantellamento del welfare avrebbe impoverito le popolazioni e messo fuori uso i servizi, a cominciare da quello sanitario, in Italia letteralmente devastato da Mario Monti. Insieme a Elsa Fornero (tuttora interpellata in televisione, come se fosse un esempio di governatrice illuminata), lo stesso Monti ha terremotato anche il sistema pensionistico, rendendo più debole la società e aumentando l’insicurezza: problemi che oggi stanno letteralmente per esplodere di fronte alla crisi-Covid, rispetto a cui Giuseppe Conte non ha soluzioni: «Molte famiglie stanno esaurendo i soldi, e gli imprenditori – che temono di chiudere i battenti, o di dover vendere la loro casa per salvare l’azienda – sanno che gli spiccioli del Recovery Fund arriverebbero solo a rate e a piccolissime dosi: troppo poco, e troppo tardi».Al di là degli imbarazzanti proclami di Conte – sonoramente contestato a Catania, nei giorni scorsi, al grido di “buffone” – è infatti proprio la catastrofe incombente (90.000 imprese a rischio, non meno di 5 milioni di posti di lavoro secondo l’Istat) a spingere i nani della politica italiana verso il possibile salvatore Mario Draghi. Persino “Dagospia” ha segnalato «un codazzo di auto blu, sotto la casa romana dell’ex presidente della Bce». Il crollo del sistema-Italia è paventato dalla stessa banca centrale: una famiglia su tre – avverte Bankitalia – a ottobre potrebbe non sapere più come arrivare a fine mese. Se il governo giallorosso sembra quindi avere le ore contate, non è certo da questo Parlamento che potrebbe venire una soluzione: si pensa a un esecutivo di salvezza nazionale, come quello varato da Monti nel 2011 ma di segno diametralmente opposto. Ormai la recita è finita: di che pasta sia fatta, questa Unione Europea, lo hanno capito tutti. Serve una rivoluzione copernicana, come quella evocata da Draghi sul “Financial Times”: ossigeno illimitato, sotto forma di miliardi, fino a quando l’economia non si sarà ripresa. Succederà? Dipende: la partita è complessa, ammette Magaldi, che indica un altro ostacolo ingombrante, ovvero la Cina. Meglio ancora: il “partito cinese” che opera tra le quinte del governo Conte.«Nei giorni scorsi – dice Magaldi – ho letto su “La Verità” che stanno emergendo gravi responsabilità di Conte, nel ritardo con cui è stata gestita la fase iniziale dell’emergenza, senza contare l’invio – proprio in Cina – di materiali sanitari che, di lì a poco, sarebbero stati preziosi in Italia, dove invece scarseggiavano». Non solo: è di qualche giorno fa la forte irritazione degli Usa nei confronti di “Giuseppi”, che l’8 agosto – con un decreto mantenuto riservato – ha concesso a Telecom un primo via libera per utilizzare la tecnologia Huawei per il 5G, contravvenendo così alle esplicite richieste della Casa Bianca. Per Magaldi, in Italia il clan filo-cinese «include il massone reazionario Romano Prodi, che ambisce al Quirinale». L’ombra della Cina – che omai di fatto controlla l’Oms – si allunga anche sulla scandalosa nomina di Mario Monti, altro esemplare della massoneria oligarchica che ha messo in croce l’Italia utilizzando l’austerirty Ue per i propri inconfessabili scopi di natura privatistica. E’ lo stesso clan, insiste Magaldi, che – a partire dalla fine degli anni ‘70, con Kissinger – ha contribuito a creare la Cina di oggi, un “mostro” bifronte (benessere economico, ma niente democrazia), come modello per un futuro Occidente senza più diritti: come quello che gli strateghi del Covid stanno cercando di imporre, a colpi di restrizioni, ben sapendo che in questo modo si lasciano collassare intere economie, come quella italiana.Magaldi celebra «la grandezza di Mario Draghi», dimostrata dalla capacità di cambiare radicalmente i propri convincimenti, «arrivando così anche a farsi perdonare le tante colpe del passato», cioè gli anni in cui Super-Mario dirigeva dal Tesoro la svendita del Belpaese, e poi – dalla Bce – non muoveva un dito per salvare l’Italia dalla tempesta dello spread. Il ribaltamento dei ruoli è un clamoroso indicatore di quanto sta succedendo, in Italia e nel mondo: da un parte i big come Draghi, convertiti al socialismo liberale e all’economia keynesiana (citata e praticata dallo stesso Donald Trump), e dall’altra gli irriducibili oligarchi che manovrano Conte, in uno scenario in cui galleggiano il silenzioso Mattarella, il mai pentito Prodi e l’impresentabile Monti, legatissimo alla “sorella” Merkel e ora premiato – in spregio all’Italia – dagli oscuri burocrati dell’Oms finanziata da Pechino e da Bill Gates, l’uomo che sogna il microchip obbligatorio per l’umanità. Di fronte al collasso politico planetario imposto dalla gestione della Grande Paura, l’agenda elettorale italiana è risibile: le regionali del 20-21 settembre ripropongo la farsa del finto scontro tra centrodestra e centrosinistra, mentre alla vigilia del referendum che propone di tagliare anche l’ultimo pezzo di democrazia (il Parlamento) si indebolisce di giorno in giorno l’entusiasmo dei “tagliatori”. Se l’orizzonte che conta è quello delle presidenziali Usa del 5 novembre, con il finto progressista Biden opposto a un Trump sostenuto dai massoni progressisti, il paesaggio italiano – in attesa che l’increscioso Conte esca di scena – è dominato da due totem altrettanto contrapposti: da una parte il lugubre Monti, dall’altra l’irriconoscibile Mario Draghi.La politica italiana sta platealmente corteggiando Mario Draghi, in veste di ipotetico salvatore della patria, dopo il disastro nel quale Giuseppe Conte ha sprofondato il paese. «Ma lo stesso Draghi – come peraltro richiestogli – sta ben attento a non cedere a nessun compromesso al ribasso: sarà spendibile solo per fare grandi cose, in grado di capovolgere la situazione». Ovvero, liberare l’Italia dalla doppia schiavitù della quale è prigioniera: il ricatto della paura costruito da Conte col pretesto della pandemia e la sudditanza rispetto a un’Ue che, «con i quattro baiocchi del Recovery Fund (neppure investiti in modo strategico, ma sprecati in maniera malamente assistenziale) ci costringerà a pagare il conto, salatissimo, dell’ennesimo “debito cattivo”». Lo ha spiegato al Meeting di Rimini proprio quel Draghi che, a marzo, sul “Financial Times”, «propose un ben diverso orizzonte: e cioè, fronteggiare la crisi planetaria innescata dal virus emettendo miliardi a fondo perduto, destinati a non trasformarsi affatto in debiti da ripagare. Gioele Magaldi fotografa così i giorni convulsi che stiamo vivendo, in bilico tra catastrofe e rinascita: da una parte il nuovo Draghi, conquistato alla causa progressista dopo i lunghi trascorsi nella peggiore élite reazionaria del neoliberismo, e dall’altra un irriducibile nemico della democrazia sostanziale come Mario Monti, sfacciatamente messo a capo delle politiche dell’Oms per l’Europa.
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Australia: isoliamo i bambini, anche strappandoli ai genitori
Le autorità australiane si sono date il potere di chiedere alla polizia di allontanare i bambini dalla custodia dei loro genitori al fine di garantire il rispetto delle norme sul coronavirus. L’Allegato 2 del “Covid-19 Emergency Response Act 2020″ modifica l’Emergency Response Act 2004 per creare nuovi poteri durante le “emergenze dichiarate”. La sezione 25 della legge afferma quanto segue: «Un funzionario autorizzato può, allo scopo di garantire il rispetto di qualsiasi direzione in quella sezione, rimuovere un bambino da qualsiasi locale, luogo, veicolo o nave in un luogo di residenza del bambino o in un ospedale o in una struttura di quarantena, come ritiene opportuno il funzionario autorizzato (e può, nel farlo, usare la forza ragionevolmente necessaria)». Bambino è definito come chiunque abbia meno di 18 anni. Lo stato di Victoria in Australia sta dimostrandosi luogo con le leggi di lockdown più draconiane. Chiunque venga sorpreso fuori senza maschera, o violi il coprifuoco (dalle 20 alle 17) rischia anche una multa salata.Le autorità sono arrivate a rivendicare di poter entrare nelle case dei cittadini anche senza mandato. Ancora più incredibile è stato quando hanno giustificato la distruzione dei vetri dell’auto da parte delle forze dell’ordine locali al fine di estrarre dall’abitacolo gli automobilisti che non rispettano le nuovo regole. Molti utenti Internet sono stati scioccati qualche giorno fa dal video di un poliziotto che blocca a terra con forza una signora senza mascherina, che dice di soffocare. In Australia, in era pre-pandemica, venivano rispediti indietro esponenti stranieri del mondo antivaccinista appena giunti in aeroporto: “personae non gratae” degli antipodi, luogo dell’obbligo vaccinale più ferreo. Accadde nell’agosto di 3 anni fa. Ad uno dei più eminenti sostenitori dell’anti-vaccinismo al mondo fu negato l’ingresso in Australia: Kent Heckenlively aveva in programma di visitare l’Australia, ma il ministro dell’immigrazione Peter Dutton decise di negare l’ingresso a Heckenlively, dicendo che le sue opinioni non erano benvenute in Australia.Come riportato a suo tempo da “Renovatio 21″, è possibile considerare l’Australia un «paese guida nell’emarginazione dei non vaccinati». Nel 2018 in Australia divenne effettiva una legge che riduceva i sussidi fiscali familiari bisettimanali di circa 28 dollari australiani per ogni bambino che non soddisfaceva i requisiti di immunizzazione. Lo Stato del South Australia introdusse una legislazione che avrebbe vietato l’iscrizione di bambini non vaccinati nei centri per l’infanzia. La proposta stabiliva multe fino a 30.000 dollari australiani (circa 18.000 euro) ai centri che ammettono un bambino non vaccinato. In particolare, i genitori che si oppongono alla vaccinazione per motivi filosofici o religiosi non posso ricevere esenzioni. Nell’inverno dell’emisfero australe, stiamo vedendo emergere il lato oscuro dell’Australia e della Nuova Zelanda. Paesi considerati un rifugio di benessere economico e naturale, possono mostrare di essere in realtà sotto il dominio di un potere da incubo.(”Le autorità australiane si danno il potere di strappare i bambini dai genitori per garantire le norme C-19″, da “Renovatio 21″ del 20 agosto 2020).Le autorità australiane si sono date il potere di chiedere alla polizia di allontanare i bambini dalla custodia dei loro genitori al fine di garantire il rispetto delle norme sul coronavirus. L’Allegato 2 del “Covid-19 Emergency Response Act 2020″ modifica l’Emergency Response Act 2004 per creare nuovi poteri durante le “emergenze dichiarate”. La sezione 25 della legge afferma quanto segue: «Un funzionario autorizzato può, allo scopo di garantire il rispetto di qualsiasi direzione in quella sezione, rimuovere un bambino da qualsiasi locale, luogo, veicolo o nave in un luogo di residenza del bambino o in un ospedale o in una struttura di quarantena, come ritiene opportuno il funzionario autorizzato (e può, nel farlo, usare la forza ragionevolmente necessaria)». Bambino è definito come chiunque abbia meno di 18 anni. Lo stato di Victoria in Australia sta dimostrandosi luogo con le leggi di lockdown più draconiane. Chiunque venga sorpreso fuori senza maschera, o violi il coprifuoco (dalle 20 alle 17) rischia anche una multa salata.
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In carcere l’equivoco Bannon, silurato da Trump nel 2017
«State alla larga da Steve Bannon, evitate di farvi fotografare con lui». Messaggio che in tempi non sospetti Donald Trump avrebbe fatto pervenire a politici europei come Marine Le Pen e gli italiani Salvini e Meloni, dopo il clamoroso “divorzio” con il super-consulente elettorale, già editorialista di “Breitbart”. Lo afferma uno strettissimo collaboratore di Trump come George Lombardi, intervistato da Francesco Toscano il 20 agosto su “Vox Italia Tv”. «Trump si era accorto che le idee di Bannon vanno ben oltre il tradizionalismo: si richiama a un’ultra-destra antica, con riferimenti al pensiero politico di Julius Evola». Soprattutto, aggiunge Lombardi, «avevamo scoperto che Bannon era troppo sensibile al denaro: tendeva a lucrare sulla sua posizione, sfruttando la vicinanza con Trump per realizzare business personali: e questo ha obbligato Trump a licenziarlo, pochi mesi dopo l’elezione alla Casa Bianca». Poi, Bannon era sbarcato in Europa come ideologo del “sovranismo” internazionale. A quel punto, dice sempre Lombardi, lo stesso Trump aveva messo in guardia i politici europei: «Chi si fa fotografare con Bannon, con me ha chiuso».
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Una strana religione politica, contro la teologia mondialista
Le Forze della Luce contro le Forze delle Tenebre: a esprimersi in questi termini non è Tolkien nel “Signore degli Anelli”, ma il cardinale Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Usa, nella sua celebre lettera aperta indirizzata alla Casa Bianca. Un’esortazione rivolta a Donald Trump perché si metta alla testa dell’Esercito del Bene contro le Armate del Male che, manipolando le masse con il terrorismo psicologico costruito attorno al coronavirus, darebbero corso a un piano “infernale” teso alla sottomissione definitiva dell’umanità. Coglie nel segno, l’alto prelato, nell’individuare una possibile, evidente regia occulta nell’affare-Covid, sovragestito da élite pericolosamente influenti sulla finanza, sui media e sui governi. Diversamente non sarebbero spiegabili gli incredibili “errori” commessi ovunque, fin dall’inizio dell’esplosione epidemica: ritardato allarme, misure sanitarie errate e controproducenti, lockdown e distanziamenti indiscriminati e coercitivi, abusi di potere, sottovalutazione delle terapie efficaci, psicosi diffusa a reti unificate. Un mix devastante: epidemia di panico e collasso dell’economia.Una vera e propria strategia della tensione a livello globale, per far accettare misure inaccettabili come la sospensione delle libertà democratiche, dopo aver ridotto i cittadini a sudditi docilissimi e terrorizzati, grazie alla piena complicità dei grandi media, trasformati in organi di propaganda (in Italia, assistiti persino da una censura governativa sfrontatamente ufficiale, istituzionalizzata da Giuseppe Conte con apposita task-force a Palazzo Chigi). Se l’analisi di monsignor Viganò offre spunti altamente suggestivi e utili per riflettere sul “male oscuro” che sembra intenzionato a impossessarsi del pianeta, e contro cui si ergerebbe Trump per opporvisi coraggiosamente, è la configurazione del “bene” disegnata dal cardinale a lasciare decisamente perplessi, laddove il “male”, secondo Viganò, sarebbe incarnato da un nemico come “la massoneria”, presa in blocco e senza nessun distinguo. Dettaglio quasi umoristico: Viganò sembra ignorare il fatto che lo stesso Trump, come moltissimi altri presidenti americani, sia un massone, e per giunta – come pubblicamente ammesso da più parti – aiutato in modo decisivo, nel 2016, dalla massoneria “progressista”, che scelse The Donald per metter fine all’ipocrisia finto-democratica dei Clinton, potente ingranaggio dell’élite finanziaria ultra-oligarchica.Non sorprende che i riferimenti socio-culturali di Viganò, esponente del clero cattolico più tradizionalista e ostile alle libertà garantite dai diritti civili, restino quelli – Dio e famiglia – che risuonavano nella Chiesa reazionaria di Pio IX, grande avversario della modernità e campione di un oscurantismo autoritario di antica data, proprio mentre le avanguardie sociali dell’Italia ottocentesca ribollivano di fervore libertario e risorgimentale. A stupire, semmai, sono i richiami patriottici dei tanti fan di Viganò, che al Moloch del globalismo contrappongono il baluardo dell’identità nazionale, intendendo l’Italia essenzialmente come comunità religiosa, cattolica e pure anti-massonica, quasi ignorando l’origine interamente libero-muratoria dell’Unità d’Italia, strenuamente contrastata proprio dal Vaticano. Come ogni storico sa, infatti, se la massoneria partorì la carboneria per dare corso al piano di emancipazione del Balpaese, furono massoni come Cavour e Garibaldi a progettare e condurre a termine il processo unitario, mettendo fine a quello “spezzatino di Stati e staterelli” che condannava l’Italia a restare una mera espressione geografica.Forse, gli estimatori di Viganò dimenticano anche che il neonato Stato unitario era marcatamente anticlericale, e lo rimase per mezzo secolo: il crocifisso nelle scuole fu introdotto solo nel ‘900 da Mussolini, quando il regime fascista si alleò con la Chiesa dando vita al clerico-fascismo, cioè lo sciagurato assetto politico che finì per accettare anche il gemellaggio con Hitler, dopo che il Duce – in ossequio all’Oltretevere – aveva accettato di rinnegare sia l’aiuto ricevuto in prinicipio dai massoni, sia le sue stesse origini profondamente radicate nel socialismo rivoluzionario, corrente politica tradizionalmente ostile all’oscurantismo clericale che, in Italia e nell’Europa cattolica, aveva frenato in ogni modo il progresso sociale, civile e culturale, ostacolando la diffusione delle conquiste scientifiche. Di norma è il cosiddetto fondamentalismo a mescolare religione e politica, spesso con esiti imbarazzanti: si può arrivare fino alla teocrazia degli ayatollah, anche se in Italia è difficile che si vada oltre al rosario lungamente sventolato da Matteo Salvini nei suoi comizi.Se da un lato suscita sconcerto l’arrendevolezza di Bergoglio (duramente contestato da Viganò) nei confronti del regime di Pechino, che oggi è addirittura autorizzato a influire nelle nomine dei vescovi cattolici presenti in Cina, dall’altro non può che preoccupare i laici, credenti e non, la tendenza a non distinguere tra le varie anime del mondialismo, demonizzando qualsiasi pulsione internazionalistica e prospettando la sola dimensione nazionale (per giunta, interpretata in chiave ierocratica e quasi medievale) come argine contro il devastante dominio neoliberista, mercantile e globalizzato. Chiunque abbia a cuore la libertà, in altre parole, non può accettare l’idea che possa essere una militanza di tipo religioso, quale che sia, a cementare istanze sacrosante come la legittima autodifesa dei cittadini, oggi più che mai trasformati in sudditi. Religione, spiritualità e coscienza sono risorse virtualmente fondamentali, a livello inviduale: ma non è certo su una presunta religione nazionalistica, per giunta aliena rispetto all’universalismo cattolico e condizionata dall’imposizione di dogmi di fede che presuppono obbedienza e sottomissione, che si può fondare un pensiero pubblico in grado di contrastare l’obbedienza e la sottomissione che la nuova religione neoliberista oggi cerca di imporre, con la forza della paura, grazie a un virus dall’origine sospetta e tuttora misteriosa.Le Forze della Luce contro le Forze delle Tenebre: a esprimersi in questi termini non è Tolkien nel “Signore degli Anelli”, ma il cardinale Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Usa, nella sua celebre lettera aperta indirizzata alla Casa Bianca. Un’esortazione rivolta a Donald Trump perché si metta alla testa dell’Esercito del Bene contro le Armate del Male che, manipolando le masse con il terrorismo psicologico costruito attorno al coronavirus, darebbero corso a un piano “infernale” teso alla sottomissione definitiva dell’umanità. Coglie nel segno, l’alto prelato, nell’individuare una possibile, evidente regia occulta nell’affare-Covid, sovragestito da élite pericolosamente influenti sulla finanza, sui media e sui governi. Diversamente non sarebbero spiegabili gli incredibili “errori” commessi ovunque, fin dall’inizio dell’esplosione epidemica: ritardato allarme, misure sanitarie insufficienti e controproducenti, lockdown e distanziamenti indiscriminati e coercitivi, abusi di potere, sottovalutazione delle terapie efficaci, psicosi diffusa a reti unificate. Un mix devastante: epidemia di panico e collasso dell’economia.
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Conte, dittatore a sorteggio: cabaret, nel paese in rovina
In effetti aveva ragione lui, Giuseppe Conte. Passerà alla storia. L’Italia sarà un caso da studiare, unico, speciale, da manuale. Abbiamo inventato un modello senza precedenti: un regime monocratico, para-dispotico, semi-dittatoriale, in cui l’uomo solo al comando, l’autocrate, non è un dittatore venuto da un golpe militare, non è il capo di un partito o un movimento che conquista il potere, non è un duce salito su dal popolo che marcia sulla capitale e dispone di un consenso popolare e una milizia agguerrita, non è il discendente di una dinastia che decide di incoronarsi monarca assoluto, non è un tecnocrate andato al potere come Massimo Esperto che poi sospende la democrazia per governare coi pieni poteri e non è nemmeno il viceré, il proconsole, il governatore insediato da una potenza straniera alla guida di un paese colonizzato. Ma è un signore chiamato in fretta e furia a Palazzo Chigi per sostituirne un altro che non piaceva a Mattarella e all’Establishment, uno rimediato sull’agendina del capetto di un partito. Così venne sorteggiato un professoricchio di terza fila dal curriculum taroccato, un avvocaticchio subappenninico mai notato nella vita della repubblica, uno che non è mai passato dalle urne, da governi dei tecnici, da commissioni di garanti, da riconoscimenti, da selezioni di miss Italia.Uno arrivato lì per caso, un paio d’anni fa, con una borsa da travet, e insediatosi prima semplicemente come mimo e figurante, prestanome di un’alleanza. E poi giusto un anno fa, con una giravolta che fa impallidire tutti i traditori della storia, insediatosi come Ponte Girevole, come Zelig, come Buono per Tutte le Stagioni. E infine assurto al ruolo di Autocrate grazie a un virus che ha colpito il mondo. Fu allora che approfittando della disgrazia, aggirando il parere dei comitati tecnico-scientifici, snobbando il Parlamento, facendo slalom tra i poteri, giocando di sponda tra due intronati capi-delegazione del governo, più un furbetto giocoliere fiorentino che voleva stupire coi suoi poteri speciali seppur malefici, fu allora, dicevo, che il Passante di Daunia, variante umana del passante di Mestre, si insinuò, si insediò, s’impose. Eccolo, lo Zar Vanesio di tutte le Italie, assistito solo dal suo gran ciambellano cubalibre RoccoCasalino; cominciò a sparare decreti a raffica, istruzioni per l’uso della vita pubblica e privata, soldati e forze armate per le strade d’Italia al fine di arrestare il virus, che si rendeva inafferrabile; ordinò sequestri di intere nazioni in casa, rivolse messaggi diretti alla nazione tutta, appelli da Comandante Unico della Nave Italia a tutti i passeggeri, sparò promesse fantasmagoriche assolutamente prive di fondamento di soldi, benefici, godurie varie, più una selva di autoincoronamenti, autoincensamenti, autoacclamazioni.Da ultimo piegò persino i servizi segreti alla sacra corona dauna, cioè a se stesso. Tutto questo nel mutismo istituzionale di Mattarella, nel balbettamento fesso dei suoi alleati, nella disattenzione dell’Europa, mentre il suo governo dava spettacolo di cabaret dell’assurdo coi suoi ministri tirabusciò e sottosegretari da cancan che mostravano le giarrettiere della loro estrosa ignoranza a scuola, in tribunale, in storia e geografia, in lavoro ed economia, e in ogni altro settore. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo una Dittatura per Caso, dove il premier ha vinto la presidenza a tombola e poi si è impossessato del tombolone; un presidenzialismo senza voto, col gratta e vinci, un potere nato dall’allineamento di tre testicoli alle slot machine. E la beffa aggiuntiva è che il livello della classe politica è così basso, a cominciare dai suoi alleati e protettori istituzionali, che il sorteggiato, il coniglio dauno uscito dal cilindro di Mattarella, fa la sua figura, sembra perfino più serio e affidabile dei politici, arraffa consensi, si mette i partner nel taschino, appare se non brillante almeno in brillantina, impomatato e fiabesco come un Mago Zurlì delle Istituzioni.Ma intanto può spacciarsi per un Taumaturgo in quanto è attorniato da ministri che possono concorrere solo allo Zecchino d’oro. Io ci scherzo perché è agosto, perché ho voglia di essere leggero e vacanziero, perché non ho voglia di occuparmi di questo miserabile teatrino chiamato politica, perché non saprei come e con chi esercitare la lettura “politologica” e attraverso quali categorie della politica. Sono saltati tutti i parametri e ogni residua decenza. Ma il paese rispecchia il premier per caso, l’autocrate vinto con la schedina. Siamo in un paese in cui laqualunque può ereditare venti milioni di euro in un colpo solo, una megacasa milionaria, un appannaggio di un milione all’anno (pari a cento appannaggi di olgettine), affittarsi uno yatch da sessantamila euro a settimana per scorrazzare lei e la sua fidanzata. E così sputare in faccia alla miseria degli italiani. Tutta questa fortuna non perché imprenditrice, inventrice, scienziata, e nemmeno attrice, cantante, indossatrice, femme fatale o almeno mamma dei figli di un nababbo, moglie di un sultano, amante-prostituta di gran lusso (Pascà, pigghia a scopa e scop i’ scaal! Direbbero a Napoli).Non mi interessa polemizzare col lesbo-animalismo della suddetta, sindacare sui suoi gusti sessuali o insinuare che chi la paga tanto vuole che tenga la bocca cucita. Ma no, fatti loro. È che non riesco a sopportare che milioni di persone debbano vivere nel momento peggiore della loro vita, tra incertezza sul lavoro, sulla casa, sulla famiglia, e nessuno abbia nulla da obiettare, da criticare “fortune” di questo tipo e vetrine annesse. E se lo fai, è moralismo o invidia… Ma non vi un po’ schifo tutto questo? Ma quando in un paese uno per caso diventa dittatore, una per casa diventa milionaria, una comitiva di scappati di casa si fa chiamare governo, poi capite dove va a finire un paese, la sua fiducia nel futuro, negli altri, in se stesso… E che scala di priorità, di valori, di stimoli può coltivare un ragazzo che vive nell’era casalina. Benvenuti nell’Italia per caso, dove tutto va a caso di cane.(Marcello Veneziani, “La dittatura a sorteggio, il paese a caso”, da “La Verità” del 9 agosto 2020).In effetti aveva ragione lui, Giuseppe Conte. Passerà alla storia. L’Italia sarà un caso da studiare, unico, speciale, da manuale. Abbiamo inventato un modello senza precedenti: un regime monocratico, para-dispotico, semi-dittatoriale, in cui l’uomo solo al comando, l’autocrate, non è un dittatore venuto da un golpe militare, non è il capo di un partito o un movimento che conquista il potere, non è un duce salito su dal popolo che marcia sulla capitale e dispone di un consenso popolare e una milizia agguerrita, non è il discendente di una dinastia che decide di incoronarsi monarca assoluto, non è un tecnocrate andato al potere come Massimo Esperto che poi sospende la democrazia per governare coi pieni poteri e non è nemmeno il viceré, il proconsole, il governatore insediato da una potenza straniera alla guida di un paese colonizzato. Ma è un signore chiamato in fretta e furia a Palazzo Chigi per sostituirne un altro che non piaceva a Mattarella e all’Establishment, uno rimediato sull’agendina del capetto di un partito. Così venne sorteggiato un professoricchio di terza fila dal curriculum taroccato, un avvocaticchio subappenninico mai notato nella vita della repubblica, uno che non è mai passato dalle urne, da governi dei tecnici, da commissioni di garanti, da riconoscimenti, da selezioni di miss Italia.
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Quelli che odiano i massoni, ma adorano il massone Trump
Nel segno del caos, le notizie viaggiano alla cieca, mentre il mondo è paralizzato clamorosamente da un virus venuto dal nulla, scarsamente letale ma temuto come la peste (come se non esistessero le terapie nel frattempo collaudate). Si continua a languire nell’attesa surreale e messianica di un vaccino, tra ombre sinistre di affaroni e manipolazioni potenzialmente pericolosissime come le molecole “quantistiche”, cioè interattive, che potrebbero essere inoculate insieme al preparato vaccinale probabilmente più inefficace dell’intera storia della medicina. Solo un cieco potrebbe non vedere che quanto sta avvenendo non ha precedenti, non è frutto del caso e non è certo figlio di buone intenzioni nei confronti dell’umanità. Più ancora della politica, letteralmente scomparsa e sottomessa all’oscuro dominio di filiere tecno-sanitarie ben radicate nell’altissima finanza speculativa, a sgomentare è l’abdicazione definitiva dei grandi media, tutti risolutamente allineati al verbo ufficiale del potere che sta cercando di archiviare libertà e democrazia, ipotecando il destino di tutti.Tanto per cambiare, gli imbroglioni che criminalizzano il complottismo – spesso ottuso e ridicolo, peraltro: utilissimo ai manipolatori per screditare qualsiasi voce libera – trascurano di ricordare che anche le teorie più fantasiose e strampalate nascono sempre, inviariabilmente, laddove non siano state fornite spiegazioni esaurienti, e dove chi detiene il potere abbia dato prova di scarsa trasparenza e di palese reticenza, dopo essersi ripetutamente contraddetto fino a produrre disordine, insicurezza e paura. Quanto è vasta, tuttora, la platea dei dormienti che ancora tendono a fidarsi dell’establishment politico-mediatico, dei guru televisivi e dei misteriosi tecnici che sono diventati i veri e unici padroni delle nostre vite? Al milione di tedeschi sfilati a Berlino sembra rispondere l’inerzia dei milioni di italiani disposti a tollerare, ancora, il grottesco paternalismo dell’infimo autocrate abusivo che a Palazzo Chigi ha assunto i pieni poteri, senza preavviso né legittimazione popolare, firmando un disastro sanitario, sociale ed economico che sarà ricordato per sempre.E in questa odissea a fari spenti, di cui per ora non si vede la fine, si segnalano le manovre di massa delle consuete, opposte fazioni. Agitando la bandiera gloriosa dell’antifascismo, branchi di delinquenti hanno trasformato le città statunitensi in campi di battaglia, per impedire all’Uomo Nero di restare alla Casa Bianca. Sul fronte opposto, tra chi smaschera l’impostura anti-Trump ordita dagli oligarchi (che utilizzano squadristi mercenari, volenterosi fanatici e comuni imbecilli) non mancano gli ultra-tradizionalisti cattolici e devoti a monsignor Carlo Maria Viganò, campione di una Chiesa storicamente nemica della libertà garantita dai diritti civili. Agli hoolingan anti-Trump si contrappongono i novelli tifosi della trimurti “Dio, patria e famiglia”, che nel calderone del Nuovo Ordine Mondiale additano il Deep State quasi fosse un monolite, come se un pezzo di Deep State non stesse col presidente, per poi incolpare di tutto “la massoneria”, in blocco, mostrando di ignorare che ad essere massone, purtroppo per loro, è il loro stesso campione, Donald Trump.Nel segno del caos, le notizie viaggiano alla cieca, mentre il mondo è paralizzato clamorosamente da un virus venuto dal nulla, scarsamente letale ma temuto come la peste (come se non esistessero le terapie nel frattempo collaudate). Si continua a languire nell’attesa surreale e messianica di un vaccino, tra ombre sinistre di affaroni e manipolazioni potenzialmente pericolosissime come le molecole “quantistiche”, cioè interattive, che potrebbero essere inoculate insieme al preparato vaccinale probabilmente più inefficace dell’intera storia della medicina. Solo un cieco potrebbe non vedere che quanto sta avvenendo non ha precedenti, non è frutto del caso e non è certo figlio di buone intenzioni nei confronti dell’umanità. Più ancora della politica, letteralmente scomparsa e sottomessa all’oscuro dominio di filiere tecno-sanitarie ben radicate nell’altissima finanza speculativa, a sgomentare è l’abdicazione definitiva dei grandi media, tutti risolutamente allineati al verbo ufficiale del potere che sta cercando di archiviare libertà e democrazia, ipotecando il destino di tutti.
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Distanziamento-choc: genitori e docenti diffidano le scuole
«Caro preside, attento: se i nostri bambini soffriranno disagi psicologici e subiranno danni, nella scuola trasformata in “lager” dal grottesco distanziamento imposto dal decreto Azzolina, ne risponderai personalmente in tribunale». Sono migliaia, le diffide (di genitori, ma anche di insegnanti) che stanno fioccando sulle scuole, rivolte ai dirigenti scolastici chiamati ad applicare le misure post-Covid. Primo bersaglio, i presidi: non si erano accorti che il ministro scarica sulle loro spalle ogni responsabilità, lavandosene le mani. A promuovere le diffide, con tanto di assistenza legale, è l’associazione Rinascimento Italia, piattaforma che raduna operatori, specialisti, medici e giuristi scesi in campo a tutela della scuola e delle famiglie. L’incubo: tornare in classe il 14 settembre tra mascherine, percorsi obbligati, paure quotidiane e sospetti. Il tutto motivato da un pericolo – il coronavirus – che è lo stesso ministero a smontare: sono le linee-guida diramate da Lucia Azzolina a chiarire che, secondo i medici, il Covid non costituisce una minaccia, per i piccoli. Il problema, al contrario, è rappresentato dalle mostruose misure scolastiche anti-Covid: rischiano di rovinare l’infanzia, creando giovani adulti pieni di insicurezze, infelici e asociali, esposti al rischio di disturbi psicologici e a serie conseguenze fisiche di origine psicosomatica.Lo chiarisce la psicologa Silvia Salese, interpellata da Massimo Mazzucco già a fine luglio su “Contro Tv”. Le conseguenze del distanziamento, dice, sono quelle di uno sviluppo non sano, non armonico. «Noi siamo per definizione degli esseri sociali: abbiamo bisogno di contatto con gli altri, di vederne il volto, di poterci avvicinare agli altri con fiducia, che siano insegnanti o compagni di scuola, proprio per imparare a vivere e per fare in modo che il nostro sistema cerebrale, cognitivo, e la nostra capacità di elaborare le emozioni si possano sviluppare in maniera armonica e sana». Il rischio, aggiunge la dottoressa Salese, è un arresto di questo processo di crescita. «Per i bambini piccoli, non esiste una separazione tra mondo esterno e mondo interno: un bambino costretto a vivere in un ambiente caratterizzato da insicurezza, sospetto e paura andrà a introiettare queste emozioni dentro di sé, e crescendo sarà una persona insicura». Il pericolo, quindi, «riguarda lo sviluppo della propria personalità e la mancata adozione di comportamenti funzionali e cooperativi». In altre parole, «se ci viene impedito di assecondare la nostra natura sociale, questo ci costringe a una compressione. E le compressioni hanno solo due esiti: aggressività e violenza, oppure malattia».Molti medici hanno già lanciato l’allarme: deformare i comportamenti dei piccoli può minacciare la loro salute. «Non scordiamoci che la mente non è separata dal corpo: insicurezza e paura interferiscono con il corretto funzionamento del nostro stesso organismo, quindi rischiamo anche la malattia», chiosa Silvia Salese. Lo sanno perfettamente anche i sanitari che supportano la piattaforma sociale Rinascimento Italia, che ha deciso di passare all’azione. «Grazie agli avvocati di Rinascimento Italia, abbiamo inviato una lettera di diffida con le indicazioni mediche e legali da far presente ai presidi, per renderli consapevoli delle responsabilità che il ministero ha scaricato sulle loro spalle», racconta Alberto Prandoni, imprenditore di Cuneo, padre di 3 bambini. «In provincia di Cuneo siamo stati tra i primi a muoverci, organizzando poi anche un incontro coi dirigenti scolastici: e ora sono oltre 50 le scuole della zona raggiunte dalla diffida». Numeri ancora più elevati in Sicilia, dove Rinascimento Italia ha stretto un accordo col sindacato scolastico Sinalp: «Sono già 5.300 le diffide finora inviate nelle scuole di tutta l’isola. E ora, sempre col Sinalp replicheremo l’invio in tutte le altre regioni italiane», annuncia Raffaela Rutili, del coordinamento Progetto Scuola Normale di Rinascimento Italia.Anche Prandoni e la Rutili sono stati intervistati su “Contro Tv” da Mazzucco, protagonista dell’ennesimo, esemplare intervento giornalistico, in un’Italia dove giornali e televisioni si voltano spesso dall’altra parte, evitando gli argomenti che imbarazzano il governo (specie da quando è scattata la consegna del silenzio sulle verità più scomode che riguardano il Covid). L’iniziativa di Rinascimento Italia è semplicissima: si invia al preside una diffida, mettendolo in guardia dall’applicare il decreto-scuola. Il testo della diffida lo si può scaricare liberamente dal sito dell’associazione, che indica anche gli indirizzi e le Pec di tutte le 50.000 scuole italiane. Oppure, versando un’offerta di 10 euro, ci si iscrive a Rinascimento Italia e si scarica automaticamente un’App, attraverso la quale si può firmare direttamente la diffida: «Dal quel momento, attraverso l’App – dice Alberto Prandoni – la diffida arriva all’avvocato che per ciascuna provincia l’associazione mette a disposizione: sarà quindi lo studio legale a trasmettere la diffida alle scuole». La diffida, riassume Prandoni, «spiega ai presidi quali sono le responsabilità che sono state loro attribuite dal ministero, e soprattutto li avverte che noi genitori non siamo disposti ad accettare le imposizioni attualmente contenute nel decreto-scuola, che dispongono misure che, secondo gli studi citati nella diffida, possono danneggiare i nostri bambini sia sotto l’aspetto sanitario che sotto quello psicologico».Probabilmente, ammette Prandoni, i presidi stessi non sono ancora completamente consapevoli dei rischi ai quali andrebbero incontro, se applicassero le ultime norme ministeriali. I presidi – conferma Raffaela Rutili – non hanno capito che, accettando il decreto Azzolina, hanno accettato di assumersi la responsabilità della salute di ragazzi, docenti e personale ausiliario. «Una responsabilità enorme, che si sono assunti senza avere nessun tipo di cappello protettitivo: non hanno un ordine professionale che li tueli, né un’assicurazione ad hoc. Non hanno nemmeno protocolli: il decreto Azzolina ha lasciato loro amplissima discrezionalità. E questa è un’arma a doppio taglio, perché li espone ancora di più». Attraverso la diffida, al preside viene spiegato che se il Covid non crea nessun danno al bambino, come ammette lo stesso ministero, certamente i danni li crea il distanziamento, l’impossibilità di imparare il linguaggio non verbale, l’impossibilità di essere naturali nei rapporti sociali, l’impossibilità di imparare quali sono questi rapporti sociali (per cui la scuola è nata, e che restano uno degli obiettivi principali della scuola).«Le problematiche psicologiche possono essere molto pesanti e possono danneggiare nel profondo i ragazzi, ma anche gli stessi insegnanti», aggiunge la Raffaela Rutili, citando «problemi di psicosi, la paura degli altri, la paura di essere un pericolo per gli altri». L’allarme è serio: «Sono aspetti psicologici immensi, di cui i presidi (che dovranno risponderne) non si sono resi conto». Insistono i volontari di Rinascimento Italia: è importante che i presidi si rendano conto del vespaio nel quale li ha messi il ministro. «Gli avvocati sanno bene che i presidi sono aggredibili: è sufficiente che si verifichi un danno di qualsiasi tipo, e loro dovranno rispondere in prima persona della salute dei bambini», assicura la Rutili. «E questa è una follia – aggiunge – perché la salute dei bambini non dovrebbe essere tra le competenze dei presidi». Attenzione: «Il nostro scopo non è quello di entrare in conflitto col preside: noi vogliamo che il decreto-scuola non trovi applicazione, o meglio ancora che venga abrogato. Per questo – precisa Raffaela Rutili – stiamo già preparando il testo-base per una diffida che lo stesso preside, a sua volta, potrà inviare alle autorità». Per Rinascimento Italia, sarebbe la chiusura del cerchio: fare in modo che i presidi si rendano conto di essere in una posizione che non compete loro.«I presidi hanno assunto responsabilità che non gli competono, e queste responsabilità sono pericolose e li espongono in prima persona: perché sono loro, poi, a doversi pagare un avvocato se qualcuno li denuncia». Ed ecco che la diffida, firmata dai genitori (tantissime però anche quelle firmate dagli insegnanti) è un’arma che viene consegnata al preside: «Un appiglio formale, per consentirgli di dire al ministero: io non vi seguo più, questo decreto non lo applico; piuttosto, mandatemi pure un commissario». Dice ancora Rutili: «Se noi sommergiamo il ministero con le diffide dei presidi, è evidente che tutto il meccanismo si interrompe: e con quello poi anche il Tso, la vaccinazione obbligatoria e tutte le altre misure che sono lì, “in caldo”, pronte per essere poi sfornate in autunno». In effetti, ricorda Mazzucco, c’è chi sta ventilando la possibilità di imporre a tutti gli studenti la vaccinazione antinfluenzale, “in modo da poter distinguere immediatamente un caso di Covid”. Ipotesi alla quale Alberto Prandoni si ribella: «Sarebbe qualcosa che lede le libertà personali: se devo pensare che per mandare i miei figli a scuola devo prima sottoporli a una vaccinazione antinfluenzale, che come appurato dagli studi scientifici aumenta il rischio di avere problemi gravi in caso di contatto coi virus del tipo Sars, questo è inaccettabile. Non pensino di poterlo fare, perché io a queste condizioni i bambini a scuola non ce li mando».«Se riusciamo a convincere i presidi a fare a loro volta le diffide nei confronti del ministero, è facile che il decreto Azzolina non verrà applicato», confida Raffaela Rutili. «Da quel momento, tutto l’impianto Covid verrebbe screditato. Di conseguenza sarà estremamente complicato poter pensare di imporre una vaccinazione obbligatoria a qualsiasi categoria, men che meno un Tso o l’istituzione del medico scolastico che prenda in carico un bambino e lo trasporti in un “luogo protetto” solo perché ha qualche linea di febbre: ci sarebbe l’insurrezione, da parte dei genitori». Rinascimento Italia spera che la valanga delle diffide – prima di genitori e docenti, poi anche dei presidi – possa fare il miracolo: «Se riusciamo a far cadere il decreto-scuola, sarà una caduta – a domino – dell’intero impianto: per questo è così importante agire oggi, tempestivamente». Raffaela Rutili si mostra ottimista: «Non occorrono milioni di firme o milioni di persone in piazza: basta un genitore o un insegnante per istituto, e si ottiene il risultato al quale tutti puntiamo». Obiettivo: evitare ai bambini uno scempio come quello previsto dalla scuola-lager immaginata dai tecnici del governo Conte, che hanno mandato allo sbaraglio Lucia Azzolina, in televisione col suo imbarazzante seggiolone a rotelle.(Tutte le informazioni per la diffida sono contenute nella sezione “Scuola Normale” del sito di Rinascimento Italia, cui si può iscrivere per scaricare l’App. Il modulo gratuito della diffida è invece scaricabile in un’apposita pagina. Per qualsiasi informazione, basta inviare un’email a info@rinascimentoitalia.it).«Caro preside, attento: se i nostri bambini soffriranno disagi psicologici e subiranno danni, nella scuola trasformata in “lager” dal grottesco distanziamento imposto dal decreto Azzolina, ne risponderai personalmente in tribunale». Sono migliaia, le diffide (di genitori, ma anche di insegnanti) che stanno fioccando sulle scuole, rivolte ai dirigenti scolastici chiamati ad applicare le misure post-Covid. Primo bersaglio, i presidi: non si erano accorti che il ministro scarica sulle loro spalle ogni responsabilità, lavandosene le mani. A promuovere le diffide, con tanto di assistenza legale, è l’associazione Rinascimento Italia, piattaforma che raduna operatori, specialisti, medici e giuristi scesi in campo a tutela della scuola e delle famiglie. L’incubo: tornare in classe il 14 settembre tra mascherine, percorsi obbligati, paure quotidiane e sospetti. Il tutto motivato da un pericolo – il coronavirus – che è lo stesso ministero a smontare: sono le linee-guida diramate da Lucia Azzolina a chiarire che, secondo i medici, il Covid non costituisce una minaccia, per i piccoli. Il problema, al contrario, è rappresentato dalle mostruose misure scolastiche anti-Covid: rischiano di rovinare l’infanzia, creando giovani adulti pieni di insicurezze, infelici e asociali, esposti al rischio di disturbi psicologici e a serie conseguenze fisiche di origine psicosomatica.
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Sapia, grillino ‘contro’: l’emergenza-Conte fa male all’Italia
Perché sono stato l’unico, nella maggioranza, a votare contro la proroga dello stato d’emergenza? Non siamo in una situazione di emergenza, perciò non si capisce perché si debba mantenere un accentramento di poteri, in capo al presidente del Consiglio, che allo stato non trova fondamento nella realtà. C’è sempre tempo per deliberare l’emergenza, se dovesse presentarsi per davvero. I contagi di questi giorni sono fisiologici dopo il lockdown. Tra l’altro il virus è molto più debole. Lo dicono anzitutto i clinici, con cui parlo spesso, che sono i medici che curano i malati. Qualcuno la butta per opportunismo sugli immigrati. Così l’analisi, povera e strumentale, si ferma lì, smentita peraltro dai numeri. Tanti abboccano, purtroppo. Cosa ci aspetta in autunno? Su larga scala non è chiaro il quadro di gravissima difficoltà economica del paese. A breve la crisi sarà terribile, se non ci sarà un piano per le imprese, specie per le piccole e le medie. Non vedo la volontà politica di prendere il toro per le corna. Prevalgono toni fuori luogo, troppo spesso pericolosamente propagandistici. Non si possono alterare ancora gli equilibri tra il potere esecutivo e quello legislativo. Dagli anni ‘90 il Parlamento conta di fatto molto poco, a dispetto delle sue funzioni. A causa della delegittimazione della politica, voluta e perseguita dai tempi di Tangentopoli, da allora si procede con la decretazione d’urgenza.Non c’è attività legislativa, confronto sui temi, sulle urgenze: semplificazione vera, politica fiscale, digitalizzazione della pubblica amministrazione, accesso universale ad Internet, disponibilità completa delle nuove tecnologie, riforma dell’istruzione e del diritto del lavoro, riorganizzazione della sanità, unificazione politica dell’Europa. Con il Covid, il ruolo delle due Camere è stato ridotto all’estremo. Mai come adesso, invece, c’è bisogno di un Parlamento attivo, propositivo, non litigioso ma capace di comprendere le trasformazioni in atto, di superare l’immobilismo in cui si trova l’Italia, ogni volta distratta dai movimenti viola, rosa o del pesce azzurro in scatola. E’ vero, ho detto: basta con gli yesman, con gli esperti alla Colao e con lo Stato di polizia. Questi estremismi li ravviso nella pesante deresponsabilizzazione della politica, durante la quarantena e dopo. Sono evidenti a tutti, tranne a chi ha scelto di seppellire la ragione e il senso critico, i limiti dell’eccessivo ricorso agli esperti, in virtù del quale abbiamo perso tempo, siamo rimasti indietro come paese e il Parlamento è stato esautorato. Lo dico con cognizione di causa, soprattutto per scuotere il Movimento 5 Stelle, cui appartengo. La democrazia e la rappresentanza richiedono la responsabilità, il diritto e il dovere di concorrere alle decisioni. Gli elettori non hanno scelto né Conte né Colao, per dirla in breve.Conte decide in solitaria la politica della maggioranza? Questa è una domanda che andrebbe rivolta in primo luogo a Rocco Casalino. Comunque, i fatti dicono di sì. Veda, per esempio, la soluzione nebulosa e incerta su Autostrade. Il presidente del Consiglio si sta appropriando della leadership del Movimento? Conte sta sfruttando il momento. Questo non è un reato, ma è legittimo. Se farà un suo partito, lo vedremo. Intanto noi del Movimento 5 Stelle abbiamo il dovere di uscire fuori dallo schema della delega in bianco, dell’uomo solo al comando. Abbiamo il dovere di riorganizzarci, il dovere di non rinviare più il confronto interno, il dovere di ragionare su dove eravamo nel 2018 e dove stiamo adesso. Lo stato d’emergenza non è necessario, perché l’emergenza non c’è. E’ un male per tutti, coprire l’attuale mancanza di politica con la proroga dell’emergenza. Sono stato l’unico parlamentare del Movimento che ha espresso e confermato il proprio dissenso. Per inciso, ho argomentato in largo questa mia posizione, che – esplicito – non è finalizzata a salti della quaglia o a prendere qualche poltrona. Se ora temo provvedimenti disciplinari? Io non temo mai niente e nessuno. Sono una persona libera; questa è la mia forza, se mi permettete.(Francesco Sapia, dichiarazioni rilasciate a Lucio Valentini nell’intervista “Dietro l’emergenza di Conte un disegno contro Pmi e famiglie”, pubblicata dal “Sussidiario” il 3 agosto 2020. Sapia è un deputato eletto in Calabria con i 5 Stelle nella primavera 2018).Perché sono stato l’unico, nella maggioranza, a votare contro la proroga dello stato d’emergenza? Non siamo in una situazione di emergenza, perciò non si capisce perché si debba mantenere un accentramento di poteri, in capo al presidente del Consiglio, che allo stato non trova fondamento nella realtà. C’è sempre tempo per deliberare l’emergenza, se dovesse presentarsi per davvero. I contagi di questi giorni sono fisiologici dopo il lockdown. Tra l’altro il virus è molto più debole. Lo dicono anzitutto i clinici, con cui parlo spesso, che sono i medici che curano i malati. Qualcuno la butta per opportunismo sugli immigrati. Così l’analisi, povera e strumentale, si ferma lì, smentita peraltro dai numeri. Tanti abboccano, purtroppo. Cosa ci aspetta in autunno? Su larga scala non è chiaro il quadro di gravissima difficoltà economica del paese. A breve la crisi sarà terribile, se non ci sarà un piano per le imprese, specie per le piccole e le medie. Non vedo la volontà politica di prendere il toro per le corna. Prevalgono toni fuori luogo, troppo spesso pericolosamente propagandistici. Non si possono alterare ancora gli equilibri tra il potere esecutivo e quello legislativo. Dagli anni ‘90 il Parlamento conta di fatto molto poco, a dispetto delle sue funzioni. A causa della delegittimazione della politica, voluta e perseguita dai tempi di Tangentopoli, da allora si procede con la decretazione d’urgenza.
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Dylan, Draghi e l’inferno Covid. Magaldi: presto la verità
«Forse gli italiani se lo meritano, un governo che li chiude in casa per un allarme gonfiato, poi li rovina economicamente lasciandoli senza soldi e li prende in giro fino alla fine, con promesse favolose, fino al miracolo (inesistente) dei mitici aiuti dell’Unione Europea: poche briciole che costeranno un prezzo salatissimo, e che arriveranno – forse – tra un anno, a piccole rate, quando ormai il peggio ci sarà crollato addosso, a partire dalle prossime settimane». Tanta amarezza, da parte di Gioele Magaldi, viene dall’impietosa fotografia degli ultimi mesi, che si prolunga nel cuore dell’estate: «Vedo ancora in giro gente con indosso la mascherina: c’è chi se la mette per passeggiare all’aperto, e chi la tiene sul viso mentre guida l’auto, da solo». Follia? E’ il risultato della micidiale manipolazione messa in atto, a tambur battente, dallo scorso febbraio. La paura di un virus ormai spento e debellato dai medici con terapie efficaci, ma tuttora presentato come minaccia invincibile. «C’è chi insiste nell’evocare “seconde ondate”, anche se persino il telegiornale di “Sky” ha ammesso che l’epidemia è praticamente finita». Gli italiani? «In maggioranza, hanno accettato di subire restrizioni spesso assurde, non motivate da alcuna ragione medica».