Archivio del Tag ‘Europa’
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Usa-Cina, lo scontro del secolo insidia Europa e Russia
Tutti sanno che questo non sarà più un secolo americano, ma cinese. E l’Europa, unita eppure indebolita dalle divisioni interne, non potrà fare da ruota di scorta né di un’America in crisi, né di una Cina in vorticosa espansione. Londra e Parigi, Berlino e Roma hanno problemi simili a quelli di un altro “continente” in transizione: la Russia. Scommettere su Mosca potrebbe consentire a Bruxelles di tornare a giocare un ruolo forte sullo scacchiere mondiale, contribuendo a riequilibrare le sorti del “grande gioco” tuttora in corso: la conquista di risorse, energia e mercati, per conquistare posizioni-chiave in vista della grande crisi planetaria alle porte.
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Londra, il ministro avverte i poveri: non fate più figli
Da che mondo è mondo, i poveri fanno figli. Sono la loro unica ricchezza, diceva un certo Karl Marx: un proletario è appunto chi non dispone di mezzi di produzione e può contare solo su se stesso e sulla sua prole, da offrire al mercato del lavoro in cambio di un salario. Sempre che il lavoro ci sia: perché se non c’è, o si emigra in cerca di uno stipendio, o si resta a casa. E se si vive in Gran Bretagna, nel 2010, può capitare di sentirsi rivolgere un invito esplicito: «Per favore, non fate più figli». L’invito proviene addirittura da un ministro. Ed è rivolto ai poveri: sono loro a doversi astenere dal procreare. Per i ricchi, invece, nessun problema: figli a volontà.
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Ferrero: l’Europa dei ricchi prepara un massacro sociale
L’Europa che ci aspetta? Un inferno, infuocato dall’imminente «secessione dei ricchi», preoccupati di proteggersi da milioni di precari impoveriti, ormai in bilico sul baratro dell’indigenza. Paolo Ferrero, leader di Rifondazione comunista, firma una diagnosi allarmata: Bruxelles si prepara ad infliggere a tutti «un massacro sociale senza precedenti», per tentare di uscire dalla spirale insidiosa del debito pubblico. Ma, anziché delineare misure equilibrate di rilancio, pensa a tagli drammatici, orizzontali. E’ quanto si deduce, perlomeno, dalle proposte che il 29 ottobre la Commissione Europea presenterà per rafforzare il Patto di Stabilità e la governance economica dell’Unione.
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E’ anche dei Rom l’Europa nata dalla fine di Auschwitz
L’ipocrita messinscena è una specialità francese, fin dal dopoguerra, e Sarkozy la perpetua. È la finzione di uno Stato che si sente talmente superiore, dal punto di vista etico, da non sopportare alcun tipo d’ingerenza. «In quanto patria dei diritti dell’uomo non riceviamo lezioni da nessuno», ammoniscono in questi giorni, sussiegosi, i ministri di Sarkozy; in particolare Pierre Lellouche, segretario di Stato agli Affari europei, secondo cui la Francia «è un grande Paese sovrano che non è consentito trattare come un ragazzino». Berlusconi e la Lega sono ben felici di nascondersi, in cerca di tutele, dietro tanta regale sicumera.
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Via i Rom dalla Francia? La Romania contro Sarkozy
Caccia ai Rom, casa per casa, a colpi di 100 rimpatri forzati al giorno: così Sarkozy spera di recuperare nei sondaggi, dopo l’allarme per il calo di consenso elettorale in vista delle elezioni del 2012. Obiettivo: smantellare 600 campi nomadi, abitati da rumeni e bulgari. Nonostante le proteste della Romania presso l’Unione Europea, il programma voluto da Parigi è organico, metodico, strutturato: le ruspe irrompono, con polizia al seguito, nei campi nomadi. Famiglie di Rom (con la loro distesa di roulotte) bussano alle porte dei municipi, per trovare nuovi insediamenti. Altre vagano per la Francia o puntano sull’Italia, per cambiare aria e ritornare fra qualche mese, calmate le acque.
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Basta aiuti di Stato alle aziende che fuggono all’estero
A chi dobbiamo credere? Al governatore della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, che ci dice che la ripresa in Unione europea è forte, assieme ai tg che parlano di boom della produzione industriale, oppure agli amministratori delegati di Fiat, Telecom e Unicredit che accingono a licenziare circa diecimila persone? A tutti e due e a nessuno dei due. Mai nella nostra storia recente la situazione economica è stata più complessa. Le Banche centrali hanno immesso nel sistema una quantità impressionante di denaro per stimolare la crescita e sostenere gli istituti di credito. La ripresa economica è in atto ma è drogata
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Metano non convenzionale: rivoluzione nell’energia
Il mondo riscopre nel’argilla il metano “non convenzionale” e così le riserve aumentano del 100%. Tremano i monopolisti come Russia e Iran, di fronte alla nuova corsa globale per le compagnie: si cerca in Ucraina, Polonia, Australia, Cina e anche in Italia. Prima vittima della possibile “rivoluzione” del gas, il colosso russo Gazprom, grande fornitore dell’Europa, costretto ad assistere al nuovo inatteso spettacolo: Big Oil trivella alle frontiere del suo regno, fra Polonia e Ucraina, mentre i francesi della Total si danno da fare sul versante ucraino e gli americani di Exxon e Chevron su quello polacco. Cercano proprio metano, dove non si pensava che ci fosse o che fosse possibile estrarlo.
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Bavaglio: mani legate ai giudici, altro no dall’Europa
Mentre in Italia riprende la polemica sulla legge-bavaglio con la manifestazione nazionale del 1° luglio all’indomani della condanna di Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, dall’estero arriva la terza bocciatura al disegno di legge sulle intercettazioni. Dopo quella del Dipartimento di giustizia americano e quella dell’Ocse, è il Greco (Gruppo di Stati contro la corruzione) a prendere posizione: «Questa legge potrà creare gravi difficoltà alla lotta alla criminalità organizzata», afferma Drago Kos, già noto come lo “zar” della guerra alle tangenti quando dirigeva la polizia slovena. Oggi, Kos è a capo di questo importante organo del Consiglio d’Europa, che vigila sulle misure legislative per la lotta alla corruzione.
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Più spese militari, la Nato spreme Europa e Grecia
La crisi del debito pubblico strangola le nostre economie, costringendo tutti i governi a imporre drastici tagli alla spesa pubblica. Stipendi e pensioni, sanità e istruzione: la parola d’ordine dell’Unione Europea e del Fondo monetario internazionale è “risparmiare su tutto”. O quasi: c’è infatti una voce di costo che sembra immune alle nuove misure di austerity: le spese militari. Su queste, anzi, i governi vengono addirittura sollecitati a investire di più, nonostante la crisi. Persino la Grecia, supportata da Ue e Fmi per evitare il collasso, con tagli selvaggi alla spesa sociale per restituire il maxi-prestito, è stata invitata a spendere di più per gli armamenti.
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Se Scandalopoli affonda Silvio, è già pronto Tremonti
Che cosa accadrà ora? Nulla. Ovvero, il peggio. Non ci saranno le strombazzate riforme, tantomeno l’agognato federalismo. Per fortuna. Con questa classe dirigente, il federalismo sarebbe soltanto la moltiplicazione dei pani e dei pesci della corruzione. Il governo andrà avanti ancora un po’, certo non fino al termine della legislatira. Forse nemmeno fino al panettone. L’inchiesta sulla cricca di Anemone e compagni rappresenta l’epifania e la fine della Seconda Repubblica, come Mani Pulite lo fu della prima.
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New York, la cena dei caimani e il crollo dell’Euro
Provate a immaginare i gestori di sei degli hedge funds più potenti al mondo riuniti a cena in un bel ristorante di New York. Capita, tra uomini d’affari; ma il loro non è un incontro conviviale. Quei sei uomini decidono di lanciare un attacco speculativo per affossare una moneta straniera. Dopo poche settimane quella moneta crolla. Una scena da film, suggestiva. Ma improbabile obbietterebbero i puristi del libero mercato, nella presunzione che i mercati abbiano volumi tali da rendere impossibile qualunque forma di manipolazione. Teoricamente hanno ragione, ma la realtà, purtroppo, lascia sospettare il contrario.
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Paura: perché la crisi greca può far crollare l’Europa
L’Euro continua a indebolirsi sul mercato dei cambi e il 14 maggio, per la prima volta dal marzo del 2009, è calato sotto quota 1,25 dollari. Una tendenza che risente anche delle misure eccezionali di stabilizzazione dei mercati messe in campo dalla Bce per arginare la crisi della Grecia. Il presidente dell’euro-banca, Jean-Claude Trichet, annuncia interventi correttivi per evitare che alcune misure, come gli acquisti di titoli di Stato, possano dare origine e affetti distorsivi sulla politica monetaria, mentre la Deutsche Bank esprime dubbi sulla capacità della Grecia di onorare i debiti contratti.