Archivio del Tag ‘Europa’
-
La Russia gela la riscossa travolgente di Gheddafi
Anche la Russia chiude le porte a Gheddafi: il presidente Medvedev annuncia che il Colonnello e i suoi familiari non potranno mettere più piede a Mosca e neppure condurvi operazioni finanziarie. L’annuncio del presidente russo arriva il 14 marzo, proprio mentre la travolgente controffensiva delle forze del raìs ha colto di sorpresa non solo gli insorti ma anche la diplomazia occidentale, che ancora si attarda a verificare la possibilià di una “no fly zone” che fra pochi giorni potrebbe rivelarsi ormai inutile, se gli insorti dovessero capitolare sul piano militare dopo l’ultima disperata resistenza che si va apprestando fra Brega e Bengasi, ad Adjabiya.
-
Come fermare Gheddafi, che intanto riconquista la Libia
Mentre il mondo resta a guardare, il cannibale Gheddafi ha ripreso a divorare la Libia martellando gli insorti grazie alla sua supremazia aerea: sotto un fitto bombardamento, la resistenza ha dovuto abbandonare l’enclave petrolifera di Ras Lanuf e ora si prepara a resistere a Brega, dove già cadono bombe e la popolazione comincia a fuggire verso Bengasi. Ore decisive: sollecitata dalla Francia, l’Europa ha riconosciuto il nuovo Consiglio Nazionale libico, mentre Obama annuncia che «si sta chiudendo il cerchio» attorno a Gheddafi e Hillary Clinton attende per il 15 marzo i piani della Nato per la “no-fly zone”, ora approvata anche dal presidente della Lega Araba, l’egiziano Amr Moussa.
-
Tradito e abbandonato, il Mediterraneo invoca l’Europa
Pane e speranza: l’Europa ha dimenticato il Mediterraneo? Ora è il Mediterraneo a ricordarsi dell’Europa, invocando aiuto. L’ondata dei profughi tunisini a Lampedusa? E’ soltanto l’inizio. «La rivolta che viviamo in questi giorni è solo una scintilla, nuovi fermenti ci sono anche nei Paesi dell’Est, in Russia, sino alla Cina. Il mondo sta per cambiare, forse si prepara una nuova era con le incognite che i mutamenti radicali portano con sé». Lo scrittore bosniaco Predrag Matvejevic, insigne linguista e autore di bestseller come “Breviario mediterraneo” e “Pane nostro”, non ha dubbi: la ribellione del Maghreb certifica il fallimento della politica europea verso la propria frontiera meridionale. Urge “ripensare il mondo”, a cominciare dal Mediterreano.
-
Dalla Libia il rischio di una nuova guerra planetaria
Parto dalle rivolte arabe per mettere sul tappeto un problema più generale. Per quanto riguarda il mondo arabo ritengo che siamo di fronte a cose molto diverse. In Egitto e Tunisia c’è il tentativo imperialista (Usa) e subimperialista (Ue) di mantenere il controllo della situazione cavalcando e indirizzando le rivolte popolari verso esiti rassicuranti e per certi versi preventivati, ovvero cambi delle guardia indolori, basandosi sui militari. Non è per nulla detto che la cosa funzioni, ma se anche il movimento popolare non dovesse fermarsi qui, si deve dotare di una direzione e di un’organizzazione, altrimenti saranno guai. Non siamo noi a doverlo insegnare a nessuno: qui è la Storia che dà lezioni a tutti.
-
Il mondo brucia, l’America vacilla: si prepara una guerra?
Signori, sveglia: nessuno ne parla, ma il pericolo non è mai stato così vicino. Ha un nome antico e, purtroppo, senza tempo: è la guerra, il conflitto planetario, l’incubo che il mondo si ostina a rimuovere dalla propria narrazione quotidiana. Eppure: se la Cina continua a crescere in modo impressionante, e l’Occidente non accenna a voler ridurre i propri smodati consumi, nel giro di pochissimi anni la torta sarà impossibile da spartire. E visto che la potenza militare americana è super-indebitata, il pericolo cresce: qualcuno – i soliti banchieri che governano l’economia mondiale? – potrebbe spingere verso una drastica soluzione finale, ancora una volta militare, per azzerare il debito e conquistare l’accesso alle risorse strategiche.
-
Salvare l’Italia dal debito? Tagliamo sprechi e corruzione
Se sono bastati i 25 miliardi di tagli del 2010 per scatenare la protesta sociale, cosa accadrebbe se l’Europa chiedesse all’Italia di rientrare dalla voragine del suo debito? L’ipotetica maxi-rata, in teoria, ammonterebbe a 90 miliardi di euro l’anno. Una cifra mostruosa, che nessun governo oggi potrebbe prendere in considerazione. Missione impossibile, dunque? Con questa politica, certamente. Ma se invece si tagliassero di colpo sprechi, evasione e corruzione, l’Italia potrebbe perfino consentirsi una condotta virtuosa: uscendo dalla spirale del debito pubblico, che ormai rasenta i 2.000 miliardi, e permettendosi persino di scovare risorse strategiche per investire finalmente sul futuro.
-
Via Mubarak, incognita Mediterraneo: l’ora della Turchia
Dopo la Tunisia, l’Egitto: e adesso trema l’Algeria insieme allo Yemen, mentre anche il Marocco scende in piazza a festeggiare la caduta di Mubarak insieme alle folle libanesi, giordane e palestinesi. Si sgretola la geografia post-coloniale di Nord Africa e Medio Oriente, congelata per cinquant’anni: da una parte le autocrazie petrolifere arabe commissariate dagli Usa, dall’altra la supremazia militare di Israele nella regione. Unica forza estranea al composito quadro che ora va disgregandosi, la potenza iraniana dell’Islam sciita: a sua volta destabilizzata dalle recenti pulsioni democratiche represse nel sangue, la Persia di Ahmadinejad tenta di attribuirsi meriti per la svolta egiziana, festeggiandola con Hamas a Gaza ed Hezbollah in Libano, mentre sale il prestigio del possibile stato-guida di domani, la Turchia.
-
L’élite eversiva e il naufragio dell’Italia, nave dei folli
Josè Saramago nella “Zattera di pietra” immagina che la penisola iberica si stacchi dal Continente e vaghi per l’oceano Atlantico come un’isola ribollente di contrasti e di passioni. Forse non ce ne siamo accorti ma il cataclisma raccontato dal premio Nobel portoghese sta accadendo alla nostra Italia che si è staccata da quasi due decenni dall’Europa e naviga come una nave piena di pazzi nel Mediterraneo. Il prodigio è stato compiuto da un uomo anziano e vigoroso che, a capo di una ciurma nordista, ha segato i confini che ci tenevano legati a un mondo che ci guarda al di là delle Alpi stupefatto e persino divertito.
-
Contro Mubarak e gli altri dittatori che abbiamo allevato
Mubarak lascia sparare la sua polizia sulla folla e l’Onu avvia il ritiro dei suoi funzionari. Non è più tempo di esitare fra le incertezze di Obama e l’«avanti con il popolo egiziano» di Slavoj Zizek. Sto con Zizek. Non siamo di fronte a scelte tranquille e felici. Da un pezzo una cosiddetta laicità nel Maghreb e nel Medio Oriente è garantita soltanto da regimi dittatoriali. Da un pezzo lasciare libertà di voto può condurre a un’affermazione non solo islamica, ma islamista. Una democrazia in senso proprio, che non è soltanto fare le elezioni ma stabilire un’effettiva divisione dei poteri – esecutivo, legislativo e giudiziario – cioè una sicurezza di uguali diritti di fronte alla legge, non è garantita da nessuno.
-
Rivoluzione Maghreb, un respiro del mondo
Chi si aspettava una rivolta popolare in Tunisia, in Algeria, in Egitto? Nessuno. Non la Francia, persuasa di detenere idealmente il controllo su un paese che era stato sua colonia e ha fatto una gaffe clamorosa proponendo a un Ben Ali, già in fuga, di mandargli a sostegno le sue forze più esperte in tema di repressione. Non gli Stati Uniti, che avevano nel vacillante Hosni Mubarak il più forte alleato in Medioriente, l’Egitto essendo uno dei due paesi ad aver riconosciuto formalmente lo stato di Israele e speciale nel dare un colpo al cerchio e uno alla botte nel conflitto fra Israele e Palestina.
-
Il mondo discute di Mubarak, noi invece della “nipote”
«Mentre tutto il mondo si preoccupa del dopo-Mubarak, noi ci dilaniamo sulla “nipote”». Lucio Caracciolo, direttore di “Limes”, non ha dubbi: in Egitto, l’Italia – cruciale frontiera mediterranea – sta perdendo un’occasione storica: ricucire lo strappo con il Nord Africa post-coloniale e frenare l’esodo della disperazione mettendo in campo una nuova alleanza politica ed economica. «L’occasione è storica: spezzare nel più strategico paese arabo il circolo vizioso di miseria, frustrazione, regimi di polizia e terrorismo – spesso alimentato dai regimi stessi per ottenere soldi e status dall’Occidente – che destabilizza Nordafrica e Vicino Oriente fino al Golfo e oltre».
-
Israele vuol salvare Mubarak: appello a Usa ed Europa
Il presidente egiziano assediato dalla protesta, commissariato dai militari e scaricato dalla Casa Bianca scopre di avere un nuovo alleato: Israele. Il governo di Tel Aviv ha fatto pervenire un messaggio confidenziale agli Stati Uniti e ad alcuni paesi europei, chiedendo loro di sostenere Mubarak e il suo governo. Secondo il quotidiano israeliano “Haaretz”, il governo Netanyahu sottolinea che è «interesse dell’Occidente», e di tutto il Medio Oriente, «mantenere la stabilità del regime in Egitto». Secondo Israele, «occorre di conseguenza mettere un freno alle critiche pubbliche contro il presidente Hosni Mubarak», il cui autoritarismo è stato clamorosamente smascherato a furor di popolo.