Archivio del Tag ‘Europa’
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Chomsky: fermate la Germania, vuole solo depredarvi
E’ rimasto celeberrimo il momento in cui il presidente venezuelano Hugo Chávez, durante un discorso all’assemblea delle Nazioni Unite, mostrò al mondo il libro “Egemonia o sopravvivenza”. L’autore, Noam Chomsky, è considerato uno dei filosofi che hanno ispirato il movimento no-global nel 2000 e comunque uno dei più grandi portatori di una chiave interpretativa diversa del nostro momento storico. E infatti, scrive Debora Billi su “Crisis”, Chomsky non rinuncia ad esprimersi anche sulla crisi che sta imperversando in Europa, e la sua opinione è come sempre chiara e controcorrente: «Lo scopo ultimo delle richieste della Germania ad Atene, nella gestione della crisi del debito, è il depredare le risorse della Grecia. La Germania sta imponendo condizioni di schiavitù e pressione psicologica sulla Grecia».
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Andreotti e i nemici dell’Italia, da Gladio a Maastricht
In un giorno di mezza estate del 1990, Giulio Andreotti ha svelato di punto in bianco l’esistenza di Gladio, mandando in tilt i piani e gli apparati di tutti i paesi Nato. «Di tutti i suoi segreti, questo in definitiva è il meno comprensibile», scrive Rita Di Giovacchino sul “Fatto Quotidiano”. Forse qualcuno voleva sbarrargli il passo, impedirgli di diventare Capo di Stato, e lui preferì giocare d’anticipo. «Tutti i rischi che potevano venirgli dall’azzardo di rivelare il più protetto segreto di Stato dovevano apparirgli di gran lunga inferiori a quello che si stava preparando». Poco dopo, infatti, vennero le stragi di mafia: Falcone e Borsellino e le bombe di Roma, Firenze, Milano. «Come al solito non si era sbagliato». Di quel periodo cruciale, Nino Galloni ha appena ricordato l’impegno di Andreotti, contrastato dai poteri forti, per scongiurare la fine della sovranità economico-finanziaria italiana con l’avvento dell’Europa di Maastricht. Decisiva una telefonata di Kohl: a Roma qualcuno “rema contro”. Pochi anni prima, Andreotti aveva scandalizzato le cancellerie europee, avvertendo nella riunificazione tedesca un serio pericolo per tutti.
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Spogliare le banche: sta arrivando qualcosa di mostruoso
Se Algirdas Semeta è ancora vivo significa che il mondo è esploso. Lui è il Commissario alla Tassazione della Commissione Europea. Lui è l’uomo che sta resuscitando una proposta di aggressione ai Poteri finanziari che non ha precedenti nella storia degli ultimi 1200 anni. E lui è vivo e vegeto. Non c’è stata una riunione di 5 uomini con sigari da 1500 dollari a pezzo in un hotel di Vienna dove Goldfinger ha deciso che Semeta avrebbe proseguito i suoi lavori in un silos di cemento in Albania (dentro al silos, tutto intero). No. Non c’è stata. O se c’è stata non è contata un becco di un accidente. Seriamente, che cosa sta succedendo al mondo? Ma che cazzo succede?
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Orwell a Catanzaro, telecamere militari fornite dal Mossad
Catanzaro, la città più “sicura” d’Europa. O meglio: la più videosorvegliata, grazie all’installazione di 900 telecamere, di cui 200 fittizie, per sorvegliare i 90.000 abitanti del capoluogo calabrese. Costo iniziale: 23 milioni di euro, che il Comune prevede di ottenere dal fondo “Pon Sicurezza” del ministero dell’interno, creato per la “diffusione della legalità” a tutela della libertà d’impresa. Strategico il protocollo d’intesa firmato con la società “BunkerSec” di Tel Aviv, che fa capo all’ex direttore del Mossad, Meir Dagan. Obiettivo del progetto, battezzato “Safe city”: un sistema di videosorveglianza e controllo, in grado di “mettere in pratica una tecnologia militare in campo civile per monitorare 24 ore su 24 l’intero territorio”. «Il costo – protesta Rosanna Barbuto su “Megachip” – sarebbe giustificato dalla tecnologia militare di cui il “Safe city” è dotato», decisamente «sproporzionata per una città come Catanzaro». Il sistema, infatti, consente di “inviare messaggi su cellulare a un vasto numero di utenti” e “potrà essere utilizzato per informare la cittadinanza relativamente a eventi pericolosi come attacchi terroristici, diffusione dell’inquinamento, tempeste imminenti, incendi, ingorghi stradali e collisioni”.
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Austerità, emergenza umanitaria: 5,8 miliardi le vittime
La chiamano austerità, come se fosse una condizione transitoria, ma è ormai un’emergenza umanitaria che colpisce soprattutto i più deboli, non solo in Europa: si parla di 5,8 miliardi di vittime, in tutto il pianeta. Secondo dati del Fondo Monetario Internazionale, nel 2013 ben 119 paesi del mondo passeranno attraverso pesanti “aggiustamenti” della loro spesa pubblica, e l’anno prossimo il numero di paesi investiti dalle “riforme strutturali” salirebbe a 131, secondo un trend destinato a crescere inesorabilmente almeno fino al 2016. Lo conferma anche uno studio della Columbia University, in collaborazione con il “South Centre”, intitolato “The Age of Austerity”. Obiettivo invariabile: colpire la spesa pubblica, cioè la sovranità democratica degli Stati, sempre più deboli di fronte agli appetiti dei globalizzatori verso le grandi privatizzazioni raccomandate dall’ideologia neoliberista, principale responsabile del disastro planetario in corso.
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Opposizione non pervenuta: non osa denunciare Bruxelles
Ce lo dice lo spread: per ora, i padroni dell’universo non stringeranno il cappio. Hanno un piano, diverso da quello di Draghi: permettere al governo Napolitano-Letta di “resistere” fino all’autunno, cioè alle elezioni tedesche. Nel frattempo, Enrico “Ponzio Pilato” Letta lavorerà sull’unico punto che trova il pieno accordo di tutto il Palazzo: varare una legge elettorale il più in fretta possibile, che sia peggiore del Porcellum. Obiettivo: impedire a chiunque di insidiare il potere. Tagliando fuori Grillo e, intanto, logorandolo, ovvero «aiutandolo nel compito non difficile in cui è già impegnato: logorare se stesso». Giulietto Chiesa è netto: se l’unica risposta alla crisi è a Bruxelles, Grillo deve “prendere l’aereo” e correre in cerca di alleati, «che ci sono», anziché «limitarsi a controllare i conti del Palazzo», mentre il sistema-Italia sta per saltare in aria e “nonno Napolitano” «resta, armi in pugno, a difendere Maastricht e Lisbona, per portare l’Italia in Grecia (a nuoto)».
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Benvenuti all’inferno: oggi Bangladesh, domani Italia
Chi produce gli indumenti che indossiamo lavora per due dollari l’ora. Anzi, lavorava: perché ormai quei due dollari sono “troppi” persino in Cina, dove si fatica senza contributi, senza sanità e senza protezioni ambientali. Così, annuncia Paolo Barnard, le maggiori multinazionali mondiali del manifatturiero se ne stanno andando, dalla Cina: «Vanno in Vietnam, o altrove, dove il costo del lavoro è la metà», perché il margine di profitto delle grandi catene americane ed europee si è ridotto all’1-2%. «Pagando all’origine 2 dollari all’ora per i cinesi, non ci stanno più dentro. Dopo il Vietnam andranno in Sudan, poi faranno lavorare i bambini africani a 50 centesimi al giorno, poi i prigionieri di guerra e i carcerati gratis, poi le anime dell’inferno, e poi dovranno inventarsene un’altra». E’ un fronte spaventoso, le cui ultime notizie arrivano dal Bangladesh: almeno 300 operai sono morti nel crollo di Rana Plaza, una fabbrica fatiscente del sobborgo Dhaka di Savar, dove si confezionavano abiti per Benetton e per catene come Wal-Mart.
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Italia, potenza scomoda: dovevamo morire, ecco come
Il primo colpo storico contro l’Italia lo mette a segno Carlo Azeglio Ciampi, futuro presidente della Repubblica, incalzato dall’allora ministro Beniamino Andreatta, maestro di Enrico Letta e “nonno” della Grande Privatizzazione che ha smantellato l’industria statale italiana, temutissima da Germania e Francia. E’ il 1981: Andreatta propone di sganciare la Banca d’Italia dal Tesoro, e Ciampi esegue. Obiettivo: impedire alla banca centrale di continuare a finanziare lo Stato, come fanno le altre banche centrali sovrane del mondo, a cominciare da quella inglese. Il secondo colpo, quello del ko, arriva otto anno dopo, quando crolla il Muro di Berlino. La Germania si gioca la riunificazione, a spese della sopravvivenza dell’Italia come potenza industriale: ricattati dai francesi, per riconquistare l’Est i tedeschi accettano di rinunciare al marco e aderire all’euro, a patto che il nuovo assetto europeo elimini dalla scena il loro concorrente più pericoloso: noi. A Roma non mancano complici: pur di togliere il potere sovrano dalle mani della “casta” corrotta della Prima Repubblica, c’è chi è pronto a sacrificare l’Italia all’Europa “tedesca”, naturalmente all’insaputa degli italiani.
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La tela atlantica: Obama e Letta, governissimo di guerra
L’approdo al governo di Enrico Letta ha molti punti di contatto con il viaggio nel potere di Barack Obama. A molti questo potrebbe apparire come un complimento rivolto a due campioni progressisti. Per chi obamiano non è, come chi scrive, è invece la critica a due conservatori impegnati a salvaguardare creativamente gli interessi dell’Impero, Obama al centro e Letta in periferia. Tralasciamo per ora le scontate differenze fra Usa e Italia, il divario in termini di loro ruolo e peso internazionale, la diversità dei sistemi politici ed elettorali. Quel che interessa qui sottolineare è il fatto che un sistema in profonda crisi di legittimità ha trovato una soluzione “creativa” all’interno delle proprie classi dirigenti. Gli Stati Uniti erano segnati da un “impresentabile” come il presidente Bush. In Italia venivamo da un livello di fiducia nei partiti politici ormai prossimo allo zero.
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Krugman: fine della farsa, solo il deficit ci salva dall’incubo
Sarebbe davvero tanto facile mettere fine alla piaga della disoccupazione? Ebbene sì. Basta aumentare la spesa pubblica a deficit per creare subito posti di lavoro. Problema: «Chi ha il potere in mano non ci vuole credere». Qualcuno di quei potenti, scandisce il Premio Nobel americano per l’economia, Paul Krugman, «ha una sensazione viscerale che la sofferenza sia un bene». Lo dicevano anche alcuni “padri” dell’Eurozona, come l’ex ministro prodiano Tommaso Padoa Schioppa, che auspicava «riforme che vi facciano soffrire». La mania delle élites? Far pagare (a noi) un prezzo per i “peccati” del passato, «anche se i peccatori di allora e chi soffre oggi sono dei gruppi sociali di persone completamente diverse». Qualcuno di quei potenti, accusa Krugman, vede nella crisi una magnifica opportunità per smantellare tutta la rete di sicurezza sociale. «E quasi tutti, nelle élites politiche, prendono le parti di una minoranza benestante che in realtà non sta sentendo molto dolore».
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Nato e Bce, con tanti saluti all’Italia (e minacce a Grillo)
Dall’ultra-atlantista Emma Bonino, pronta a tutte le più sanguinose guerre decise da Washington, all’ultra-europeista Fabrizio Saccomanni, direttore di Bankitalia con esperienze sia alla Bce che al Fmi, dopo gli studi alla Bocconi e alla Princeton University. Due ministri-chiave, esteri ed economia, già delimitano in modo inequivocabile il perimetro del secondo “governo Napolitano”, con Letta premier e Alfano vice, più altri mestieranti della nomenklatura: Gaetano Quagliariello alle riforme, probabilmente per una legge elettorale anti-Grillo e un presidenzialismo all’italiana, Maurizio Lupi a infrastrutture e trasporti (leggasi: Tav Torino-Lione), nonché il redivivo Dario Franceschini (rapporti col Parlamento) e i “presentabili” Nuzia De Girolamo (agricoltura), Beatrice Lorenzin (sanità) e l’ex sindaco padovano Flavio Zanonato (sviluppo). Ministri-vetrina: la campionessa Josefa Idem (sport), il direttore della Treccani, Massimo Bray (cultura), il presidente dell’Istat Enrico Giovannini (altro“saggio”, ora incaricato di gestire lavoro e welfare) e la italo-congolese Cécile Kyenge, medico e primo ministro di colore nella storia italiana, delegata all’integrazione.
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Barnard: ci stanno portando in Kosovo, schiavi sottopagati
Il peggio dell’economia a senso unico noi ancora non l’abbiamo subito, anche se siamo sul punto di. Il grande esperimento delle “riforme”, del “rigore”, delle Austerità, fu inflitto come “laboratorio”, a partire dal crollo del muro di Berlino, a tutto l’Est europeo. Quando l’impero sovietico crollò nell’arco di pochi mesi, le porte dell’Est europeo si spalancarono ai falchi del Libero Mercato e dietro di esse c’erano masse di miserabili sbandati disposti a lavorare per pochi centesimi, assieme a intere economie da spolpare. Le élite d’Europa e degli Usa non avevano mai sognato nulla del genere. E’ ovvio che non sto dicendo che le dittature comuniste erano in alcun modo raccomandabili, ma lo sfruttamento di quelle genti che seguì il loro crollo è stato moralmente rivoltante. Qui di seguito alcuni dati scientifici, ma poi anche un dato aneddotico che, a mio parere, vale più di qualsiasi librone.