Archivio del Tag ‘Enrico Letta’
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Scanzi: se salva Berlusconi, il Pd consegna l’Italia a Grillo
Capisco bene coloro che ritengono possibile un ulteriore salvataggio di Berlusconi per mano del Pd, quando si tratterà di discutere la sua decadenza da senatore. Credo però che stavolta non accadrà. E non certo per un improvviso senso di moralità e giustizia del centrosinistra, che da 19 anni opera alacremente per salvarlo, un po’ per incapacità e molto per salvaguardare il sistema. E’ vero che nel Pd, al di là delle prese di posizione “nette” di Epifani, sono in tanti a voler aiutare Berlusconi. Per esempio quei dieci senatori piemontesi, Stefano Esposito in testa, che in qualità di colombe hanno chiesto al partito di discutere il “lodo Violante”, ovvero una maniera per tirare a campare e ritenere incostituzionale quella legge Severino-Monti che loro stessi hanno approvato. Questi simpatici pompieri piddini, verosimilmente non lontani dai famosi 101 che uccellarono Prodi, cercano soltanto di allungare il brodo in Giunta.
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Stiamo precipitando verso la guerra: Grillo se n’è accorto?
Sulla “soggezione” verso la Bonino del “Movimento Cinque Stelle” (dove, forse, c’è ancora qualcuno che rimpiange non vederla presidente della Repubblica) avevo già scritto ai tempi della prima “uscita pubblica” dei parlamentari della Commissione Esteri. Credevo che, da allora, le cose fossero migliorate. Non è così. E riparliamo quindi della Bonino e, soprattutto, di un avverbio da lei usato: “attivamente”. Ecco un estratto del suo testo da lei letto, il 26 agosto 2013, al “Forum sulla politica estera”: «Comunque, l’Italia non prenderebbe attivamente parte ad azioni militari contro la Siria deliberate al di fuori del Consiglio di Sicurezza dell’Onu». Testo da lei riletto, il 27 agosto 2013, nella riunione su Egitto e Siria della “Commissioni affari esteri congiunte Senato e Camera” alla presenza – ahinoi! – di deputati e senatori Cinque Stelle (che, ci auguriamo, avevano già avuto modo di documentarsi sulle posizioni espresse dalla Bonino il giorno prima).
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E ora eccoci serviti, dopo settant’anni di quasi-democrazia
Il 2 agosto 1980 è la data che viene segnata dalla peggior strage avvenuta in Italia dal secondo dopoguerra. Alla stazione di Bologna morirono 85 persone dilaniate da un ordigno collocato nella sala di seconda classe e furono oltre 200 i feriti. A tutt’oggi è rimasta inascoltata la domanda di verità che i parenti delle vittime e un’intera città chiedono con forza a uno Stato sordo e volutamente reticente. E ogni anno si rinnova questa richiesta, ritorna in piazza una protesta sacrosanta verso le autorità del momento, che tanto parlano ma nulla fanno. Il segreto di Stato rimane la pietra tombale su questa e altre vicende. Molto è stato detto e scritto su quella maledetta mattina, e non è qui mia intenzione entrare nel merito di questo specifico evento. Questo mio contributo intende piuttosto delineare un quadro generale e una traiettoria dalla “democrazia” e della politica italiana, condizionata da sempre dall’azione legale e criminale di poteri forti del tutto interni e ai posti di comando nella società italiana e in un contesto internazionale.
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Si scrive debito, si legge euro: ma neppure Grillo ne parla
«No, non vogliamo parlare dell’euro». Intervistato da “Bloomberg”, Beppe Grillo si rifiuta di denunciare il nemico numero uno della crisi italiana. Buio pesto, allora, se se nemmeno il “Movimento 5 Stelle” se la sente di parlare apertamente del problema-euro: «Dato che tutti i media, i sindacati, le associazioni di impresa e ovviamente i partiti non vogliono parlare dell’euro e che il capo del movimento alternativo non vuole parlare dell’euro, per ora bisogna puntare su qualcosa d’altro», prende nota il blog “Cobraf”. «Grillo oscilla sempre un poco, stando ai post del suo blog che ogni tanto fanno intravedere qualcosa di diverso, ma quando lo intervistano (solo stampa estera) ripete sempre che preferisce il default e non l’uscita dall’euro». Meglio restare nella trappola della Bce rinegoziando il debito, con «un default parziale dei titoli di Stato». L’unica chance dell’Italia? «E’ puntare sul crash per cambiare le cose. Cioè, fino al crash non si può fare molto. E solo dopo, la gente si sveglierà e il M5S andrà al governo».
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Ultima condanna: per l’Italia sarà la fine, e Letta obbedirà
Siamo definitivamente spacciati, perché abbiamo accettato tutte le clausole-capestro dei trattati europei. Prima Maastricht, poi il Fiscal Compact, il Mes e l’Europact, cui ora si aggiungono le concessioni di spesa pubblica offerte il 3 luglio all’Italia dalla Commissione Europea e il futuro Rf, il trattato per la nascita del Redemption Fund per i debiti pubblici dell’Eurozona. Tutto questo, avverte Paolo Barnard, a patto che il paese aderente adotti “stringenti misure di aggiustamento della spesa pubblica”. E cioè: dovremo «tagliare la spesa pubblica in servizi, sanità, istruzione e infrastrutture», amputare ulteriormente salari e pensioni, «privatizzare tutto ciò che è rimasto pubblico, inclusa l’acqua e le infrastrutture vitali del paese». Non solo: dovremo anche «licenziare fette d’impiego pubblico anche tra gli impieghi vitali come insegnanti, vigili del fuoco, polizia e sanitari», oltre a «liberalizzare ogni settore dell’economia, anche quelli strategici per l’interesse pubblico», nonché «ridurre al minimo il welfare e gli ammortizzatori sociali».
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Presto sapremo chi è Matteo Renzi e perché ci perseguita
Matteo Renzi, battuto da Bersani come candidato premier, si ripresenta come unico candidato in grado di portare il Pd alla vittoria nelle prossime elezioni. Autorevoli opinionisti, inizialmente ostili, hanno cambiato idea e lo vedono ora come l’estrema possibilità di salvezza di un partito lacerato e perdente: Matteo Renzi, in grado di recuperare voti sul fronte moderato e in effetti assai più gradito agli elettori di destra che di sinistra; una candidatura a premier – in stile Pdl – fatta sul personaggio e non sulla politica. Questa è appunto la domanda: qual è la politica di Matteo Renzi, ovverossia quali sono i valori e gli obiettivi che propone al paese? Domanda cui non è facile dare risposta, data l’evasività di Renzi su questo punto e dato il fatto che il suo programma per le primarie è collocato su un piano quasi esclusivamente efficientista, fatto di ricette come “snellire”, “semplificare”, “ridurre la burocrazia”, e simili.
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Se gli Usa aiutassero Grillo a salvare il paese dei cialtroni
B. prometteva rivoluzione liberale, Stato di diritto, riforma della giustizia, efficientamento del paese, e ha mancato in tutto. Del resto, un paese pervaso storicamente da mentalità non liberali (marxismo, fascismo, cattolicesimo), come poteva divenire liberale? Vediamo che, invece, la partecipazione politica tende a scadere in forme di irrazionalità più rozze, cioè dall’ideologismo al tribalismo incentrato su capi carismatici e affiliazioni identitarie. Un paese storicamente assuefatto a che la legge sia usata dal potere, anche giudiziario, secondo la convenienza di chi ha il potere, ed elusa quando possibile da chi non lo ha, come potrebbe divenire legalitario in virtù di qualche riforma? Un paese storicamente abituato a un potere che si compera il consenso col clientelismo nella spesa pubblica e nel pubblico impiego, come potrebbe divenire efficiente in qualche anno e per azione di forze interne ad esso?
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Pd-Pdl, manovali del massacro sociale: e ora, tutti a casa
Negli ultimi due anni Pd e Pdl hanno governato assieme, prima attraverso Monti poi direttamente. La politica di austerità, la disoccupazione di massa, il massacro sociale li hanno amministrati assieme. Pochi giorni fa Enrico Letta è andato in Grecia per ribadire la comunanza delle scelte politiche con il governo di quel paese e annunciando per l’autunno una nuova ondata di privatizzazioni. Quasi contemporaneamente una insegnante greca moriva di infarto allorché leggeva il proprio nome nella lista dei 25.000 dipendenti pubblici licenziati su ordine di quella Troika cui obbediscono Atene e Roma. Assieme Pd e Pdl hanno deciso di procedere alla controriforma della Costituzione, cercando addirittura di cancellare le procedure previste per la sua modifica, una sorta di golpe bianco. Assieme Pd, Pdl e il loro nume tutelare Giorgio Napolitano hanno sperato che la Corte di Cassazione cancellasse la condanna, non la prima e non l’ultima, di Silvio Berlusconi. Per poter continuare a stare assieme.
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Il patto: Renzi a capo di un’Italia svenduta alla Germania
Stanno cercando di vendere l’Italia: Renzi e De Benedetti alla Germania, Prodi alla Cina. In cambio, dai futuri padroni puntano a ereditare il controllo su un paese che, grazie a loro, sarebbe ridotto a un semplice protettorato. Pur nei suoi aspetti sgradevoli e controversi, la battaglia che Napolitano ha affidato a Letta e Alfano mira a scongiurare la svendita rovinosa del paese, mantenendo un rapporto strategico con gli Usa proprio per evitare la capitolazione definitiva di fronte a Francia e Germania, interessate a “smontare” il loro competitore più scomodo: l’Italia è ancora la seconda potenza manifatturiera d’Europa. E’ la tesi del professor Giulio Sapelli, secondo cui persino il governo Monti fu un tentativo di limitare i danni. Sapelli denuncia un vero e proprio complotto contro l’Italia, organizzato da un establishment che include “Repubblica”, settori di Bankitalia e dirigenti di Confindustria che fanno capo a Luca Cordero di Montezemolo. L’uomo su cui punterebbero? E’ Matteo Renzi.
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Sarà a Bruxelles la vera battaglia per salvare la Costituzione
Berlusconi condannato, governo in bilico: notizie che cadono sul marciapiede come fossero chissà che. Come se davvero – dalle sorti del Cavaliere e da quelle dell’esecutivo Letta – dipendesse qualcosa di importante, per la vita degli italiani. Gli italiani: quelli che, a febbraio, bocciarono in massa il mainstream, la cosiddetta offerta politica dell’establishment: uno su quattro disertò le urne, mentre un altro 25% votò per Grillo. Restavano metà dei voti, e se li divisero i due acerrimi nemici, il Pd e l’uomo di Arcore. A semplificare il copione, chiarendo l’equivoco, provvide il Quirinale. Ed ecco il riluttante Napolitano appena rieletto che “persuade” il Pd a sposare il Pdl, per “larghe intese” in continuità con il governo-horror di Mario Monti, il commissario euro-americano inviato dai padroni della Terra con una missione precisa: mettere l’Italia in ginocchio e consegnare la sua residua sovranità ai poteri occulti che si nascondono dietro sigle straniere come Bce, European Commission, Fmi.
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De Gregori: Alfano e Letta meglio dei feticci della sinistra
Le sentenze di Francesco De Gregori, consegnate ad Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”, hanno invaso il web e i social network e sono state celebrate come la versione definitiva sull’immaturità della sinistra italiana, confessata da una delle sue icone: l’autore di “Rimmel”, “Generale” e “La donna cannone” confessa di sentirsi ancora una persona di sinistra come impostazione ideologica, ma ormai a disagio dal campo politico rappresentato dalla sinistra italiana. «Una disaffezione che è probabilmente iniziata qualche tempo fa – annota Gad Lerner – visto che alle ultime elezioni il cantautore ha votato per la lista di Mario Monti, difficilmente collocabile nell’ambito del progressismo». Infatti, le sue critiche al Pd non sono affatto condotte “da sinistra”: «Il problema maggiore dell’intervista di De Gregori è la superficialità dei suoi giudizi, espressa con una prosopopea da saggio della montagna che forse dovrebbe meglio spiegare come mai ha convissuto così tanti anni, senza alcun problema, con quegli “altarini ideologici” ora sconfessati».
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Il ricatto: tradire la Costituzione per abolire il Porcellum
Ho firmato l’appello del “Fatto Quotidiano” con grande convinzione, perché ritengo che la Costituzione sia davvero in pericolo. Sta avvenendo una forzatura. Questo è un governo di necessità e di scopo che doveva fare un certo piccolo numero di cose, fra cui al primo posto c’era sempre stata la riforma di quell’orrenda legge elettorale che ci ritroviamo. Ora invece scopriamo che la prima cosa che deve fare è cambiare la Costituzione – e non è cosa secondaria, parliamo della forma dello Stato e di governo – mentre la riforma del “Porcellum”, così chiamato non per caso, viene demandata alla stessa commissione come se fosse un pezzo della Costituzione. Non mi convince per nulla che questa modifica diventi una necessità immediata, addirittura da fare prima della legge elettorale. Siamo sotto scacco di un ricatto: il fatto che riforma costituzionale e quella elettorale stiano insieme dimostra che c’è tutta una manovra della destra per incidere profondamente sulla Costituzione, che Berlusconi definiva sovietica. Spero vivamente che il Pd rinsavisca in tempo.