Archivio del Tag ‘Enrico Letta’
-
Patuelli: Draghi farà la storia, epocale taglio delle tasse
Se un uomo attento e prudente come Antonio Patuelli, imprenditore e banchiere ravennate con master in usi, costumi e virtù della società e dell’economia nostrana alza il telefono per soffiare sulle vele dell’ottimismo, significa che la nave Italia sta tappando le sue falle. Lo scrive Pietro Senaldi su “Libero”, intervistando il presidente dell’Abi. Segnali di ripresa, dopo la rivoluzione copernicana che il Covid ha imposto all’Europa? «La situazione è a un bivio, siamo molto scottati dall’esperienza dell’autunno scorso, quindi prudenti. Le prossime settimane saranno decisive sotto il profilo economico e sotto quello sanitario», annuncia Patuelli, secondo cui «Draghi farà molto, in questi mesi». Insiste: «Stiamo vivendo un momento simile a un immediato dopoguerra; forse per questo sono tornati di moda i valori del grande economista Federico Caffè, maestro di Draghi, e di Luigi Einaudi. Siamo alla vigilia di una fase decisiva», che per Patuelli (lo si indovina tra le righe) si avvarrà della grande competenza dell’ex capo della Bce.
-
Magaldi: l’orrido Green Pass e lo spettro del lockdown-bis
Invitare a non vaccinarsi equivale a un invito a morire: perché, se non ti vaccini, muori. Non è l’uscita estemporanea di un cabarettista, o di un demente conclamato. Anche perché il “demente” in questo caso, risponderebbe al nome di Mario Draghi. Uno scivolone o un’oscura minaccia? Pochi giorni dopo, è seguita la strana morte del dottor Giuseppe De Donno, uomo-simbolo della risposta medica al Covid, mediante adeguata terapia. L’avvocato Paolo Franceschetti, coraggioso dietrologo e autore del saggio “Sistema massonico e Ordine della Rosa Rossa”, accende una spia sulla seconda ipotesi, la peggiore: i supermassoni come Draghi sono abituati a pesarle, le parole; sicché, quell’infelice uscita potrebbe anche suonare come una sorta di “avvertimento”? Nel mirino, secondo Franceschetti, potrebbe finire chiunque (medico, scienziato di fama) dovesse battersi contro il delirio dell’obbligo vaccinale, che si vorrebbe imporre – di fatto – attraverso la trappola del Green Pass, fondata sul ricatto e la discriminazione sociale.Niente affatto: quella di Draghi è stata semplicemente una disastrosa gaffe. Lo sostiene Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” e leader del Movimento Roosevelt. Dopo aver svelato l’esistenza del network mondiale delle superlogge, rappresentate come livello superiore di potere (non piramidale ma conflittuale, lacerato nello scontro perenne tra reazionari e libertari), Magaldi – a capo del Grande Oriente Democratico, collegato al circuito dei supermassoni “progressisti” – spezza una lancia a favore dell’ex banchiere centrale, che (non da oggi) avrebbe abbandonato i vecchi sodali dell’ordoliberismo per approdare tra le fila del fronte massonico internazionale che ieri si opponeva al rigore di bilancio, e oggi all’Operazione Corona. Sintetizza Magaldi, ai microfoni di “Border Nights”: lo scopo del piano psico-terroristico mondiale che ha paralizzato l’Occidente non è mai stato il “depopolamento” del pianeta, ma semmai un brutale, mostruoso test per verificare fino a che punto si sarebbe spinta l’obbedienza (cieca) di masse spaventate da una presunta pandemia, in nome della quale sospendere diritti e libertà.Magaldi conferma la sua scommessa su Draghi: siede a Palazzo Chigi – dice – essenzialmente con un obiettivo, e cioè rimettere in piedi l’Italia sul piano economico. Ed è proprio a questo, sostiene Magaldi, che serve il maldestro, inaccettabile Green Pass: nella testa di Draghi, quantomeno, il “lasciapassare” avrebbe la funzione di evitare, nelle prossime settimane, l’ennesimo lockdown, che il premier vuole scongiurare ad ogni costo. Il suo primo obiettivo, oggi, è quello di resistere alle micidiali pressioni cui sarebbe sottoposto, anche da segmenti del suo stesso esecutivo. Chi sono? Veri e propri terminali italiani del grande potere oligarchico mondiale, quello che s’è inventato l’Ue dei diktat (al posto di una vera Unione Europea) dopo aver affidato al sistema-Cina il ruolo di rottamatore della democrazia occidentale, sull’onda di un boom economico che sarebbe stato ampliamente gonfiato da regole truccate, industriali e commerciali.In altre parole: persino l’osceno Green Pass sarebbe un estremo tentativo di limitare i danni, cioè le chiusure indiscriminate motivate dal consueto terrorismo sanitario, in vista della presunta crescita dei contagi grazie all’ennesima, inevitabile “variante” di un ipotetico virus che, come ora ammesso anche dagli Usa, non è mai stato neppure isolato in laboratorio. A rendere ancora meno credibile l’esistenza clinica del SarsCov2 sono gli stessi tamponi rinofaringei, che rappresentano il business del secolo: sottoposto ad “amplificazioni” folli (e sconsigliatissime, dagli inventori del test), il campione biologico “pesca” tracce molecolari di virus precedenti, che poi vengono classificati “coronavirus” senza alcun controllo scientifico. Del resto, ormai, tutto sembra follia: gli stessi contagi (chiamati “casi”, e quasi tutti asintomatici) vengono ancora considerati il problema, anziché la soluzione, che è l’immunità di gregge; ed è ovvio che sono proprio le profilassi geniche sperimentali (ridicolmente chiamate “vaccini”) a prolungare all’infinito la vita del virus influenzale, che aggira fisiologicamente gli ostacoli evolvendo attraverso progressive mutazioni, che danno luogo alle cosiddette varianti.Ultra-scandaloso, quindi, il perdurante silenzio istituzionale sulle normali cure che annullanno la pericolosità (molto modesta) dell’anomala sindrome influenzale esplosa già nel 2019: è ormai noto che a finire all’ospedale siano state migliaia di persone non curate, abbandonate per giorni nelle loro case senza una visita medica né un farmaco appropriato. Nonostante ciò, neppure il governo Draghi osa mettere in discussione il criminale paradigma sanitario che ha prodotto la strage di massa, falcidiando gli ultra-ottantenni già alle prese con gravi patologie. E dopo i tamponi falocchi, si è passati – inesorabilmente, come anticipato dal “profeta” Massimo Mazzucco – ai non-vaccini genici, di fatto imposti come unica soluzione possibile, di fronte a un problema trasformato in incubo dal sistema politico-mediatico occidentale. La situazione (politica, non sanitaria) è così grave – sembra dire Magaldi – che neppure Draghi, candidatosi a far uscire l’Italia dal coma – è in grado di porre fine al tragico imbroglio, dovendo puntare intanto a tenere in piedi il paese, imponendosi su chi vorrebbe richiuderlo.Può non piacere, l’indigesta lucidità dell’analisi di Magaldi, comunque coerente con la narrazione offerta in questi anni: siamo stati per decenni alla mercé di poteri occulti che non hanno esitato a demolire le Torri Gemelle, pur di inaugurare un ininterrotto film dell’orrore che ha messo in scena guerre e stragi, carneficine planaterie e spaventose pantomime come quelle dell’Isis. E’ lo stesso potere che, solo nel 2018, sbarrava la strada a Paolo Savona e negava al governo gialloverde un pur minimo incremento del deficit. E’ il potere che, con Conte – avallato anche da Bergoglio – agli italiani ha imposto il lockdown “cinese” e poi addirittura una pazzia come il coprifuoco. A chi denuncia come un supremo pericolo la presenza a Palazzo Chigi del Grande Tecnocrate, l’uomo del Gruppo dei Trenta fondato dai Rockefeller, il “rooseveltiano” Magaldi (che denunciò apertamente Draghi, insieme a Napolitano, per il funesto avvento di Monti nel 2011) oggi ricorda che Letta, Renzi e Gentiloni non fecero altro che eseguire i dettami della stessa agenda montiana, che il libro “Massoni” descrive come opera di supermassoni determinati a schiacciare il nostro paese.E’ un fatto: a Palazzo Chigi non siedono più i soliti maggiordomi, alla Conte. A dirigere il ponte di comando c’è un peso massimo del potere mondiale: uno che, le regole, è abituato a dettarle. E’ davvero lì per cambiarle da cima a fondo, come auspica (e crede) Magaldi, arrivando a incidere – domani – su una possibile riforma finalmente democratica della stessa governance Ue? Se questa è la posta in gioco, si possono comprendere – non giustificare – i tatticismi sanitari che, nella scacchiera del potere, lasciano ancora al suo posto persino un rinomato spaventapasseri come il ministro della sanità. Certo, stavolta la maxi-bomba sganciata non si è limitata ai tremila morti delle Twin Towers, alle vittime irachene e siriane, al martirio europeo della Grecia. Stavolta la biopolitica maneggiata nelle officine di Davos punta dritto al cuore dell’Occidente, provando a trasformare in un pallido ricordo le conquiste democratiche del Novecento. Scatta la caccia all’uomo: il Green Pass inaugura potenzialmente una forma di apartheid, da parte di un regime che continua a non fare nulla per curare i malati. Il che obbliga i non-dormienti a prendere posizione, ora e per sempre, accanto ai tanti medici coraggiosi che non hanno mai tradito il Giuramento di Ippocrate.Corsi e ricorsi: qualsiasi potere, nell’imporre misure impopolari, evoca sempre un pericolo peggiore. Teoria e pratica del Male Minore: quella che finora, dall’inizio della psico-sciagura chiamata Covid, ha preteso il suicidio socio-economico in cambio di chissà quale beneficio futuro, utilizzando una narrazione follemente bugiarda. Quella narrazione è ancora pienamente al governo del paese: chi si batte per la verità viene ignorato, oscurato, emarginato e perseguitato. Fioriscono i complottismi, anche quelli più fantasiosi? E’ il minimo che ci si possa aspettare, se l’establishment garantisce un tasso di sincerità che si aggira attorno allo zero. Lo stesso Mario Draghi pensa di poter continuare a fingere di credere alla Grande Menzogna (non certo inventata da lui) per avere il tempo di rianimare l’Italia, costringendo Francia e Germania a cambiare spartito, in Europa? Se è un calcolo preciso, resta da vedere quanto sarà indovinato. Nel frattempo, diverrà evidente anche il bilancio della lesione sociale indotta dalla prolungata rinuncia alla conquista della verità: ormai, almeno un italiano su tre a diffida dell’ennesimo commissariamento, che Draghi ha il “merito” di rendere drammaticamente evidente.Invitare a non vaccinarsi equivale a un invito a morire: perché, se non ti vaccini, muori. Non è l’uscita estemporanea di un cabarettista, o di un demente conclamato. Anche perché il “demente” in questo caso, risponderebbe al nome di Mario Draghi. Uno scivolone o un’oscura minaccia? Pochi giorni dopo, è seguita la strana morte del dottor Giuseppe De Donno, uomo-simbolo della risposta medica al Covid, mediante adeguata terapia. L’avvocato Paolo Franceschetti, coraggioso dietrologo e autore del saggio “Sistema massonico e Ordine della Rosa Rossa”, accende una spia sulla seconda ipotesi, la peggiore: i supermassoni come Draghi sono abituati a pesarle, le parole; sicché, quell’infelice uscita potrebbe anche suonare come una sorta di “avvertimento”? Nel mirino, secondo Franceschetti, potrebbe finire chiunque (medico, scienziato di fama) dovesse battersi contro il delirio dell’obbligo vaccinale, che si vorrebbe imporre – di fatto – attraverso la trappola del Green Pass, fondata sul ricatto e la discriminazione sociale.
-
Nausea terminale, di fronte all’Impero della Menzogna
Menzogne, menzogne, menzogne. E poi ancora menzogne. Come sempre, più di sempre. Con una differenza: se esiste, un Piano-B, non è politicamente rappresentato, alla luce del sole, da nessuna forza politica. Il mondo sembra dormire, traumatizzato dalla farsa pandemica e narcotizzato dalla farsa terapeutica, la recita della profilassi definita “vaccinale”. Uno spettacolo con risvolti mediatici anche inquietanti e minacciosi, messo in piedi – si dice – per difendersi dai rischi di un contagio provocato da un virus che ora è di moda raccontare che sia “scappato” dal laboratorio cinese di Wuhan, ma – come ha clamorosamente ammesso lo stesso Cdc, l’istituto superiore di sanità americano – non è mai stato neppure isolato, cioè misurato biologicamente, identificato con certezza. E’ stato solo sequenziato, “spiato” nel suo apparente comportamento, ma non certificato nella sua reale, incontrovertibile esistenza. Dunque: esiste davvero, il Sars-Cov-2, o invece è solo un equivoco? E’ una sorta di frode scientifica? E’ un colossale abbaglio? E’ il replay del famosissimo virus Hiv che negli anni ‘80 fece da battistrada, a livello mondiale, nell’imporre un drastico congelamento della socialità, all’insegna della paura?Sul canale YouTube di “Border Nights”, ne ha parlato recentemente a “L’orizzonte degli eventi” il dottor Stefano Scoglio, candidato al Premio Nobel per la Medicina nel 2018 e co-autore del notevolissimo instant book “Operazione Corona” (Aurora Boreale), curato da Nicola Bizzi e Matt Martini. Risultato: YouTube ha rimosso il video della trasmissione, e ha imposto a “Border Nights” una settimana di oscuramento. Il vero problema – dice Gianfranco Carpeoro, altra voce della galassia “Border Nights” – non è neppure YouTube, ma sono gli Stati: che consentono a un soggetto privato (che quasi non paga tasse) di fare quello che vuole, dello spazio – pubblico – alla base del suo business planetario. Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt (nel quale milita lo stesso Carpeoro) segnala che, all’ultimo G7, sia Mario Draghi che Joe Biden hanno spinto per mettere fine allo strapotere delle multinazionali come quelle di Big Tech, che accumulano fantastiliardi grazie al dumping fiscale e utilizzano slealmente il loro enorme peso finanziario per imporre le politiche che vogliono, o meglio che vuole l’élite “malthusiana” che sogna la decrescita forzata dell’umanità, da imporre con ogni mezzo.Il terrorismo stragista e le guerre dei Bush, il terrore finanziario e quello climatico, ora anche il terrore sanitario. Il paradigma è granitico, a vocazione totalitaria. E’ evidente che una parte dell’élite vi sta opponendo, cercando di declinare il “qui e ora” anche attraverso una complessa, ambivalente geopolitica a doppio fondo, dove nessuno dice la verità perché probabilmente non può dirla. Certo non la dice Romano Prodi, che – come annotava il sempre efficace Paolo Barnard – ha criticato le “cicale sovraniste” europee mentre lodava le “cicale” cinesi, che fanno esattamente quello che, da noi, lo stesso Prodi non voleva si facesse: deficit spending, creazione di denaro a costo zero per supportare la domanda, cioè l’economia reale. E’ quel deficit spending (dare, anziché prendere) sul quale ha impegnato la sua ultima scommessa il “nuovo” Mario Draghi, in un’Italia massacrata dai lockdown, dove tiene ancora banco il cabaret grottesco di due figure come Conte e Grillo, tallonate dal grottesco Letta, senza che il mitologico Berlusconi e gli impalpabili Salvini & Meloni riescano a dire che, prima di inventarsi qualsiasi incresciosa Green Card, bisognerebbe innanzitutto preoccuparsi di assicurare alla popolazione la certezza di cure domiciliari, attraverso un normale protocollo terapeutico nazionale, evidentemente proibitivo perché proibitissimo, visto che distruggerebbe la statura semi-divina del “vaccino genico” come unica soluzione possibile.Menzogne, allora: ipocrisia e menzogne, ancora e sempre, più che mai, a reti unificate, in mezzo alla follia del secolo. Un luminare genovese il lunedì spiega che la terribile Variante Delta è solo un raffreddore, ma il martedì ipotizza possibili lockdown autunnali selettivi, riservati cioè a quella parte di popolazione che rifiutasse ancora di sottoporsi alla profilassi sperimentale genica che il mainstream si ostina a chiamare “vaccino”, ben sapendo che di vaccino non si tratta (intendendo per vaccino l’inoculo di un agente patogeno depotenziato). Di fronte allo tsunami che stava per manifestarsi, nella primavera 2020, una figura originale come l’alchimista Michele Giovagnoli osò offrire un suggerimento: state fermi, o sarete travolti. Intendeva dire: non puoi arrestare un’alluvione, con mezzi convenzionali (politici, ragionevoli), perché la forza della piena travolgerà comunque tutto. Se alla fine i danni sono stati in qualche modo limitati, non lo si deve alla politica visibile: lo si deve a segmenti di élite che hanno remato contro il disegno totalitario, e tuttora si stanno giocando percentuali tattiche di relativo successo, nella misura in cui riescono a sfruttare l’emergenza – da altri provocata – per contrastare i dogmi del dominio di ieri, quello finanziario.Anni fa, lo stesso Barnard raccontò un episodio curioso: a tarda notte, in una birreria di Bologna, ricevette una stretta di mano da un personaggio famosissimo, che però Barnard non riconobbe. Era Roberto Mancini, non ancora allenatore della nazionale di calcio: gli disse che lo stimava, ammirava il suo coraggio e apprezzava la sua opera di divulgatore giornalistico politico-economico. Oggi Mancini è un po’ l’eroe degli Europei azzurri, mentre Barnard è letteralmente scomparso dai radar. Lo si può capire: non ha retto. Il suo ultimo Capodanno pubblico lo spese sotto le finestre dell’ambasciata londinese dell’Ecuador, dove Julian Assange – da rifugiato scomodo, perseguitato dai democraticissimi Stati Uniti – era diventato prigioniero, pronto per essere tradotto nel carcere dove si trova tuttora. Tra l’altro: non era ancora esploso lo tsunami definitivo, lo spettacolo del Covid, e il Pentagono non si era ancora messo a parlare di Ufo. C’era grande amarezza, per l’assenza di politica, ma la politica non era ancora clinicamente morta, di fronte all’enormità (sociale, psicologica, antropologica) di quanto va accadendo, al punto da rendere problematico e frustrante anche l’aggiornamento di un semplice blog. Non basta aver ragionato di tutto e ascoltato chiunque: il risultato è davvero scoraggiante. Dopo tanti anni, scegliere il silenzio può rivelarsi una necessità fisiologica.Menzogne, menzogne, menzogne. E poi ancora menzogne. Come sempre, più di sempre. Con una differenza: se esiste, un Piano-B, non è politicamente rappresentato, alla luce del sole, da nessuna forza politica di qualche peso, in Parlamento. Il mondo sembra dormire, traumatizzato dalla farsa pandemica e narcotizzato dalla farsa terapeutica, la recita della profilassi definita “vaccinale”. Uno spettacolo con risvolti mediatici anche inquietanti e minacciosi, messo in piedi – si dice – per difendersi dai rischi di un contagio provocato da un virus che ora è di moda raccontare che sia “scappato” dal laboratorio cinese di Wuhan, ma – come ha clamorosamente ammesso lo stesso Cdc, l’istituto superiore di sanità americano – non è mai stato neppure isolato, cioè misurato biologicamente, identificato con certezza. E’ stato solo sequenziato, “spiato” nel suo apparente comportamento, ma non certificato nella sua reale, incontrovertibile esistenza. Dunque: esiste davvero, il Sars-Cov-2, o invece è solo un equivoco? E’ una sorta di frode scientifica? E’ un colossale abbaglio? E’ il replay del famosissimo virus Hiv che negli anni ‘80 fece da battistrada, a livello mondiale, nell’imporre un drastico congelamento della socialità, all’insegna della paura?
-
Draghi: resta la farsa-Covid, ma in cambio stop al rigore
La follia quotidiana nella quale il pianeta sembra precipitato, da un anno e mezzo, la si può misurare anche dall’ipocrisia con cui politica e media chiamano ancora “vaccini” i preparati genici sperimentali, che vaccini non sono. Ma il carattere paradossale dei giorni che stiamo vivendo è confermato anche dall’inaudita imposizione (italiana) di questi non-vaccini al personale sanitario, e dall’ignobile ostinazione (non solo italiana) con cui si continuano a ignorare le efficaci terapie domiciliari anti-Covid, come se non esistessero nemmeno. L’espediente serve ad assegnare ai non-vaccini il ruolo di farmaco unico e totemico, perfetto contrappeso simbolico alla psico-montatura mondiale chiamata Covid. Ovvero: la più grande pandemia di asintomatici che la storia ricordi, gonfiata da numeri improbabili e da tamponi Pcr palesemente manipolati, oltre che da cure negate, ritardate o addirittura drammaticamente errate.Ed è in questo disastro, a quanto pare, che sta maturando il vero braccio di ferro tra i massimi poteri mondiali: da una parte i fautori dell’oligarchia più reazionaria, con pulsioni apertamente totalitarie, e dall’altra un’élite antagonista che vorrebbe riscrivere a modo suo il Grande Reset, comunque ineludibile, entrando in un futuro svincolato dal ricatto della schiaviù finanziaria di ieri, grande protagonista del Nuovo Ordine Mondiale neoliberista fabbricato con i golpe, il terrorismo e le crisi pilotate degli spread. Nel caos italiano, tra partiti ridicoli e ridotti a fantasmi, Mario Draghi archivia il mediocre piazzista Giuseppe Conte e ostenta senza difficoltà il suo spessore incamerando gli applausi dell’Ue per il Recovery, riproiettando l’Italia nel Mediterraneo e ottenendo anche di inserire la questione-migranti nell’agenda ufficiale di Bruxelles.E’ come se di colpo (a parte l’indecente politica sul Covid) l’Italia si fosse riaffacciata sulla scena europea e mondiale nel segno della sovranità relativa, sia pure formalmente coniugata con l’Unione Europea e con il gruppo che ha insediato alla Casa Bianca l’anziano Joe Biden. Messo fuori gioco Donald Trump, quella odierna di Washington si presenta come un’élite dal curriculum opaco, proveniente da elezioni presidenziali più che incresciose. Un gruppo che oggi si mostra comunque deciso a fermare l’insidioso espansionismo cinese, per decenni strumento del peggior neoliberismo atlantico. Per buon peso, la nuova leadership statunitense intende anche ridimensionare il ruolo di Mosca, fastidiosa potenza mondiale: fu messa al bando, la Russia, quando Vladimir Putin mise fine alla politica di sottomissione atlantista varata da Boris Eltsin e dai suoi oligarchi, al soldo del peggior capitalismo finanziario razziatore e, all’occorrenza, anche terrorista.E’ evidente che l’élite che fa capo alla Casa Bianca punta molte delle sue carte proprio sull’Italia, affidando al “nuovo” Draghi (non più guardiano dell’austeriy) il ruolo di ariete in doppiopetto, per rompere gli aspetti peggiori della gabbia eurocratica che ha finora impedito la nascita di una vera Unione Europea. Spariti gli inglesi con la Brexit, il “gigante” Draghi ha davanti a sé un traballante Macron, mentre Angela Merkel sta per lasciare il trono da cui ha contribuito in modo decisivo a paralizzare lo sviluppo europeo, tenendo il continente in balia di una crisi infinita. Gli osservatori più attenti, anche sui grandi media, non possono fare a meno di notare i passaggi-chiave del nuovo corso italiano: è lo stesso Draghi a ripetere che l’incubo del Patto di Stabilità (il freno imposto al benessere economico) è da considerarsi storicamente archiviato. A quale prezzo?Se qualcuno aveva legittimamente sperato che l’approccio al Covid (finalmente la verità, dopo un anno di menzogne) potesse essere la cartina di tornasole della “rivolzione democratica” dietro al cambio della guardia a Palazzo Chigi, si è sbagliato di grosso: evidentemente, la perdurante ipocrisia sulla gestione allarmistica della “crisi pandemica” è una moneta di scambio, nazionale e non solo: si lascia sostanzialmente inalterato il paradigma sanitario, per poter ribaltare completamente l’altro paradigma, quello economico-finanziario, secondo traiettorie disegnate però nell’alto dei cieli, fuori dalla portata dai Parlamenti. Il panorama politico italiano, poi, è ridotto a una platea di comparse del calibro di Enrico Letta, accanto a piccoli leader un tempo pugnaci ma oggi quasi ammutoliti, da Salvini alla Meloni, per non parlare di Di Maio.Tra parentesi: nessuno dei capi-partito (ma proprio nessuno) ha mai imposto in modo netto l’introduzione delle terapie anti-Covid, boicottate anche in sede giudiziaria dal bis-ministro Speranza. Quanto alle strategie per il futuro, tra Green Card e “varianti” paventate all’infinito, non è dato sapere dove si arriverà, né se il “partito cinese” (quello dei lockdown di Conte, approvati da Bergoglio) rialzerà la testa, o se invece sarà definitivamente sconfitto, e a quali condizioni. L’alternativa pare rappresentata da un’élite altantista che maneggia parole come libertà (tenendo in carcere Julian Assange e mantenendo in funzione Guantanamo) e come democrazia, dopo aver “vinto” le elezioni negli Stati Uniti nel modo che si è visto. Alla fine, lo spettacolo più sorprendente è proprio quello che sta offrendo l’Italia, con Mario Draghi impegnato a demolire, giorno per giorno, tutti i dogmi difesi per decenni a mano armata dall’altro Mario Draghi, quello di ieri.La follia quotidiana nella quale il pianeta sembra precipitato, da un anno e mezzo, la si può misurare anche dall’ipocrisia con cui politica e media chiamano ancora “vaccini” i preparati genici sperimentali, che vaccini non sono. Ma il carattere paradossale dei giorni che stiamo vivendo è confermato anche dall’inaudita imposizione (italiana) di questi non-vaccini al personale sanitario, e dall’ignobile ostinazione (non solo italiana) con cui si continuano a ignorare le efficaci terapie domiciliari anti-Covid, come se non esistessero nemmeno. L’espediente serve ad assegnare ai non-vaccini il ruolo di farmaco unico e totemico, perfetto contrappeso simbolico alla psico-montatura mondiale chiamata Covid. Ovvero: la più grande pandemia di asintomatici che la storia ricordi, gonfiata da numeri improbabili e da tamponi Pcr palesemente manipolati, oltre che da cure negate, ritardate o addirittura drammaticamente errate.
-
Il Vaticano: no al Ddl Zan, limita la libertà di pensiero
Anche l’ultima cosa che ci si potesse aspettare è accaduta: il Vaticano bacchetta l’Italia, in nome della libertà di pensiero. Il Vaticano, scrive “Repubblica”, ha chiesto formalmente al governo italiano di modificare il Ddl Zan, il disegno di legge “contro l’omofobia”. Secondo la Segreteria di Stato dell’Oltretevere, violerebbe «l’accordo di revisione del Concordato». Per questo, è stata consegnata all’ambasciata italiana presso la Santa Sede una nota a firma del Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher. «La questione sollevata dal Vaticano è stata poi trasmessa dalla Farnesina alla presidenza del Consiglio ed è al vaglio di Palazzo Chigi». La nota è stata probabilmente consegnata il 17 giugno, in occasione di un meeting sul tema “scienza e fede”, al quale era presente anche l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Pietro Sebastiani. «In questa occasione Gallagher ha incontrato Sebastiani e trasmesso le osservazioni della Segreteria di Stato, confidando in una riservatezza che non è stata mantenuta».Due i punti evidenziati nella nota trasmessa al governo italiano. Il Vaticano, scrive sempre “Repubblica”, sottolinea come – secondo il testo in discussione al Senato – le scuole cattoliche non sarebbero esentate dall’organizzazione della futura Giornata Nazionale contro l’Omofobia. E più in generale, si esprimono timori per la “libertà di pensiero” dei cattolici, che rischierebbero conseguenze giudiziarie nell’esprimere le loro convinzioni. «Mai la Santa Sede era intervenuta nell’iter di approvazione di una legge italiana esercitando formalmente le facoltà che le derivano dai Patti Lateranensi», osserva il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. «Un atto che va ben oltre la ‘moral suasion’ che spesso la Chiesa ha usato per leggi controverse». Nella nota consegnata da monsignor Gallagher si evidenzia che «alcuni contenuti della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato».Tra le questioni sollevate, si evidenziano timori per la libertà di opinione dei cattolici, in materia di omofobia e omosessualità, e si accenna anche delle possibili conseguenze giudiziarie nell’espressione delle proprie idee. «Chiediamo che siano accolte le nostre preoccupazioni», scrive la Santa Sede al governo italiano. L’iniziativa vaticana rischia di avere un enorme impatto politico: non sono in pochi, infatti, a sostenere che il Ddl Zan (col pretesto di colpire le discriminazioni di genere) di fatto introduca intollerabili limitazioni alla libertà di espressione. Attraverso Enrico Letta, il Pd – che sostiene il Ddl – fa sapere di essere «disponibile al dialogo sui nodi giuridici», pur approvando l’impianto di un dispositivo «che è una legge di civiltà». Per bocca di Antonio Tajani, Forza Italia (che invece si oppone al Ddl Zan) chiede il rispetto del Concordato, e nel merito sottolinea: «Questa legge limita gli spazi di libertà invece di farli crescere: nel testo della proposta ci sono posizioni che finiscono per limitare la libertà di opinione e di espressione».Anche l’ultima cosa che ci si potesse aspettare è accaduta: il Vaticano bacchetta l’Italia, in nome della libertà di pensiero. Il Vaticano, scrive “Repubblica“, ha chiesto formalmente al governo italiano di modificare il Ddl Zan, il disegno di legge “contro l’omofobia”. Secondo la Segreteria di Stato dell’Oltretevere, violerebbe «l’accordo di revisione del Concordato». Per questo, è stata consegnata all’ambasciata italiana presso la Santa Sede una nota a firma del Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher. «La questione sollevata dal Vaticano è stata poi trasmessa dalla Farnesina alla presidenza del Consiglio ed è al vaglio di Palazzo Chigi». La nota è stata probabilmente consegnata il 17 giugno, in occasione di un meeting sul tema “scienza e fede”, al quale era presente anche l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Pietro Sebastiani. «In questa occasione Gallagher ha incontrato Sebastiani e trasmesso le osservazioni della Segreteria di Stato, confidando in una riservatezza che non è stata mantenuta».
-
Magaldi: perché mi fido di Draghi, nonostante i vaccini
Gioele Magaldi continua a scommettere su Mario Draghi: non ha ancora cambiato paradigma, su come affrontare il Covid, però sta facendo da rompighiaccio per uscire, definitivamente, dal tunnel dell’austerity. La prova? Non vuol saperne, di aumentare le tasse. Massone progressista, già iniziato alla superloggia “Thomas Paine”, nel 2014 Magaldi ha arricchito la narrazione sui retroscena del potere con il bestseller “Massoni”, edito da Chiarelettere, che indica – per la prima volta – l’esistenza di un livello decisionale apicale, super-massonico (quello delle Ur-Lodges) che condizionerebbe le stesse strutture “paramassoniche” – Bilderberg, Trilaterale, Davos – che a loro volta orientano notoriamente i media e la politica dei governi, a prescindere dai risultati elettorali. Dello stesso Draghi, Magaldi ha offerto la seguente interpretazione: nato in seno alla tradizione keynesiana (quella di Federico Caffè), assai prima del Britannia (e della sparizione di Caffè, nel 1987) approdò al nascente mainstream neoliberista, dominato dai gruppi massonici neo-conservatori che si sono inventati l’ordoliberismo dell’euro-sistema.Una cavalcata folgorante, quella di Super-Mario: direttore del Tesoro (privatizzazioni), Banca Mondiale, Goldman Sachs, Bankitalia e Bce. Dottrina: agevolare il privato, colpire la capacità di spesa dello Stato e sottoporre la politica all’ipocrita “pilota automatico” della finanza, cioè all’esclusivo interesse privatistico dei gruppi dominanti. Poi, il ravvedimento: l’evocazione della Mmt (il ritorno a Keynes) già prima di lasciare Francoforte, e quindi l’appello del 2020 sul “Financial Times” per il nuovo “whatever it takes”, stavolta giustificato dall’emergenza economica innescata dal Covid. Tradotto: emissione oceanica di denaro, per prestititi non destinati a trasformarsi in debito da ripagare. Cos’è successo, nella testa dell’ex super-banchiere, ancora a capo del Gruppo dei Trenta? Magaldi lo spiega così: dopo trent’anni (in cui ha brillato, come demolitore dell’Italia), Draghi ha disertato dalla corrente supermassonica “neoaristocratica”, cioè oligarchico-reazionaria, per tornare alle origini e offrirsi, alla massoneria sovranazionale progressista, come Grande Pentito, pronto a mettere il suo intatto prestigio a disposizione della causa: il ritorno alla sovranità democratica, dunque al ruolo generoso dello Stato nell’economia.Sta accadendo proprio questo, dice Magaldi, fiducioso nel metodo-Draghi per la “resurrezione” del paese, cominciando dal Recovery Fund nella modalità gestionale inevitabilmente iper-tecnocratica disegnata dall’ex capo della Bce. Solo un peso massimo mondiale come Draghi – è sottinteso – avrebbe potuto puntare a cambiare davvero il paradigma economico, declinato in Italia negli ultimi tre decenni dall’infausta Seconda Repubblica, nata dal golpe bianco di Tangentopoli e sopravvissuta (agonizzante) nella finta alternanza tra centrodestra e centrosinistra: schieramenti entrambi sottomessi ai diktat della massoneria reazionaria che ha sin qui pilotato l’Ue, utilizzando il peso politico-economico dell’élite tedesca per imporre la sanguinosa follia del rigore di bilancio. Poi è arrivato il Covid, e tutto è cambiato: anche nel grande potere. Da una parte la filiera del rigore assoluto, decisa a usare la pandemia (e la Cina) per distruggere l’Occidente soffocando libertà e democrazia, e dall’altra l’élite antagonista, decisa a dare battaglia a tutto campo.Ci crediate o no, insiste Magaldi (già sostenitore di Trump), l’avvento del gruppo che sostiene Joe Biden è stato positivo: nemmeno Trump aveva avuto il coraggio mostrato da Biden (ovvero da Janet Yellen, e da Draghi) nell’ultimo G7, che ha dichiarato guerra ai paradisi fiscali, impegnandosi per un’equa tassazione, finalmente, a carico delle multinazionali. Altri segnali? Sì: dopo la “bastonatura” di Bill Gates, maschera del “terrorismo sanitario” e bio-politico, ora viene ridimensionato anche il sodale Anthony Fauci, fino a ieri intoccabile. E a proposito, si domanda Magaldi: che fine ha fatto il Great Reset nella versione da incubo distopico, risuonato al Forum di Davos? Magaldi rimprovera i “complottisti” disattenti: il loro dogmatismo, dice, è perfettamente speculare a quello del mainstream, che è in malafede quando dipinge il Covid come un male terrificante e quasi incurabile. Bene ha fatto, Michele Santoro, a protestare in televisione: agli italiani, rinchiusi in casa da Conte, non è stato permesso nemmeno di ascoltare voci scientifiche alternative, come quella di Montagnier, Premio Nobel per la Medicina.D’accordo, e Draghi? Sull’approccio al Covid siamo ancora ben lontani dalla soluzione, ammette Magaldi: è grave che non sia stato ancora predisposto un adeguato protocollo per le terapie domiciliari, ed è grave che non sia stata nemmeno riconosciuta ufficialmente la loro efficacia (cosa che avrebbe reso impossibile l’autorizzazione d’emergenza per i vaccini). Magaldi è sempre stato per “lasciar correre” il virus: immunità di gregge. Non è contrario ai vaccini “genici”, purché non li si imponga come unico rimedio. A Draghi, aggiunge, va comunque riconosciuto di aver cambiato i parametri per valutare la gravità della situazione: non più il numero di “casi”, cioè semplici contagi (spesso asintomatici), ma le ospedalizzazioni. E’ però vero che, se ci si cura a casa in modo tempestivo, è difficilissimo finire all’ospedale: meglio sarebbe basarsi, al massimo, sull’affollamento delle terapie intensive. Però intanto l’aria è cambiata, il rigorismo di Speranza è stato stoppato. E le sospirate riaperture, in Italia (al netto dei “ristori” insufficienti) stanno comunque procedendo meglio e più velocemente, rispetto ad altri grandi paesi europei.Va tutto bene, allora? Niente affatto: c’è da temere che, in autunno, il “partito della paura” rialzerà la testa. La notizia, semmai – secondo Magaldi – è un’altra: s’è finalmente messo in moto un insieme di forze, che ieri dormivano o addirittura remavano contro. E’ questa, la novità incarnata da Draghi: un possibile Piano-B di lungo respiro, che avrà bisogno di tempo per potersi esprimere, lottando contro i “neoaristocratici”. Piccolo paradigma italiano: oggi, Draghi invita a non temere l’assenza di “coperture” finanziarie, visto che il debito pubblico può sempre essere virtualmente ripagato. E’ l’esatto contrario di quanto affermava quand’era a capo della Bce, nella Torre dell’Austerity di cui è ancora prigioniero il Pd del “montiano” Enrico Letta, così come la “sinistra” di Speranza (leggasi D’Alema e Bersani) che vorrebbe sempre introdurre una patrimoniale, in ossequio ai grandi padroni del vapore che in questi tre decenni – quando Draghi era ancora con loro – non hanno fatto altro che impoverire la base per arricchire il vertice della piramide sociale.La cattiva notizia, semmai, è che la politica è assente: quelle di cui parla Magaldi sono “guerre” tra élite, mille miglia al di sopra di qualsiasi dibattito parlamentare alla portata del comune cittadino, diligentemente disinformato dai media. I discussi vaccini “genici”? Sono gli italiani – prima ancora del generale Figliuolo – a fare la fila per ottenere il sospirato inoculo. Lega e Fratelli d’Italia? Non hanno mosso un dito, quand’erano all’opposizione, per contrastare la “dittatura sanitaria” del Conte-bis, inclusi lockdown e coprifuoco. Come dire: da un tunnel così buio non si può pretendere di uscire in pochi mesi. E se i media continuano a essere colonizzati in modo pressoché totalitario, seguitando a raccontare l’opposto della verità e censurando ogni voce eretica, non si può nemmeno sperare che gli italiani si rendano conto di quello che sta avvenendo davvero, lassù, nel mondo di cui parla Gioele Magaldi, con le sue frequenti esternazioni – a volte complete, a volte no – riguardo ai complessi disegni delle “aristocrazie massoniche” che si starebbero dando battaglia per disegnare la fisionomia del nuovo mondo, quello del post-Covid.Gioele Magaldi continua a scommettere su Mario Draghi: non ha ancora cambiato paradigma, su come affrontare il Covid, però sta facendo da rompighiaccio per uscire, definitivamente, dal tunnel dell’austerity. La prova? Non vuol saperne, di aumentare le tasse. Massone progressista, già iniziato alla superloggia “Thomas Paine”, nel 2014 Magaldi ha arricchito la narrazione sui retroscena del potere con il bestseller “Massoni”, edito da Chiarelettere, che indica – per la prima volta – l’esistenza di un livello decisionale apicale, super-massonico (quello delle Ur-Lodges) che condizionerebbe le stesse strutture “paramassoniche” – Bilderberg, Trilaterale, Davos – che a loro volta orientano notoriamente i media e la politica dei governi, a prescindere dai risultati elettorali. Dello stesso Draghi, Magaldi ha offerto la seguente interpretazione: nato in seno alla tradizione keynesiana (quella di Federico Caffè), assai prima del Britannia (e della sparizione di Caffè, nel 1987) approdò al nascente mainstream neoliberista, dominato dai gruppi massonici neo-conservatori che si sono inventati l’ordoliberismo dell’euro-sistema.
-
Magaldi: Draghi e l’inferno, una guerra nata 50 anni fa
Mario Draghi non ha avuto (ancora) il coraggio politico di attaccare il paradigma-Covid, creato per sottomettere la popolazione. Un piano partorito da una gestione di potere che, secondo alcuni, risale al golpe che il neoliberismo commissionò al “fratello” Kissinger l’11 settembre 1973, con l’ordine impartito in Cile al massone Pinochet di abbattere Salvador Allende, “venerabile maestro” della loggia di cui il generale golpista era il numero due, il “primo sorvegliante”. Secondo Bob Dylan – in base alla sofisticata esegesi fornita da Gioele Magaldi, che rivela l’identità massonica dello stesso cantautore, Premio Nobel – il piano ebbe inizio ancora prima, per la precisione il 22 novembre 1963 a Dallas, con l’assassinio in mondovisione di John Fitzgerald Kennedy. Numeri: 11 e 22, in una ridondanza che porta dritti a un altro 11 settembre, quello del 2001, quando lo stesso potere (che Magaldi definisce massonico ma rinnegato, contro-iniziatico e neo-aristocratico) passò alla penultima fase della globalizzazione, quella “a mano armata”, basata su guerre imperiali innescate da stragi “false flag”, sotto falsa bandiera, condotte sotto la supervisione di servizi segreti “distratti” quanto basta per alimentare il mito del terrorismo islamico.Può non piacere, Magaldi, quando ricorda che l’atroce Roberto Speranza (di cui ha invocato ripetutamente le dimissioni) è solo un burattino di Massimo D’Alema, artefice del mini-cartello elettorale “Liberi e Uguali” rappresentato in origine da altri due esponenti della massoneria, l’ex presidente del Senato (il “fratello” Pietro Grasso), e l’ex presidente della Camera (la “sorella” Laura Boldrini). D’Alema? Altro super-grembiulino reazionario come Monti, come Napolitano e come lo stesso Prodi, vicinissimo (anche lui) al redditizio potere cinese “inventato” dal club di Kissinger come modello alternativo e iper-efficiente (prospero, ma non democratico) per mettere in crisi il modello occidentale e la sua irrinunciabile libertà, non certo portata in dono dalla cicogna – come ama ripetere Magaldi – ma costata sangue, durante le rivoluzioni europee e il Risorgimento italiano, per abbattere lo strapotere del Papa e del Re. Libertà, uguaglianza e fraternità: gli ideali della Rivoluzione Francese (massonica, anche quella) come fondamento della nascita degli Stati Uniti d’America con Washington, e poi – prima con Roosevelt e poi con i Kennedy – fonte inesauribile della sete di giustizia sociale che, nel dopoguerra, plasmò l’Occidente nel quale siamo cresciuti, basato sul rispetto dei diritti umani e sociali.D’accordo, uno si domanda – in mezzo al gossip favolistico del mainstream media, ancora impegnato a contare “casi” e “contagi” – ma tutto questo “che c’azzecca”, con il Covid e il governo Draghi? C’entra eccome, sostiene Magaldi, che riassume: tenete d’occhio il grande potere massonico-reazionario che dagli anni ‘80 impose il neoliberismo a tutto l’Occidente, e poi concesse alla Cina vantaggi sleali, per consentirle imporsi come superpotenza commerciale. Quel potere supermassonico fece piazza pulita di ogni ostacolo: in Italia liquidò un genio della finanza keynesiana come Federico Caffè (maestro di Draghi), assassinò in Svezia Olof Palme (campione del welfare europeo e leader di un socialismo liberale pronto a impegnare lo Stato per salvare i posti di lavoro), quindi si liberò della Prima Repubblica italiana (corrotta, ma sovranitaria) e in Medio Oriente fece assassinare uno statista del calibro di Yitzhak Rabin, deciso a impedire che il conflitto israelo-palestinese restasse in eterno l’alibi perfetto, e ipocrita, per qualsiasi inconfessabile guerra sporca, coi dividendi regolarmente suddivisi in parti uguali tra gli oligarchi degli opposti estremismi.E va bene, ma Draghi e il Covid? Sorride, Magaldi: il disastro ha almeno mezzo secolo di vita, e qualcuno pretenderebbe, in modo infantile, una soluzione rapida? La sua tesi: due anni fa, lo stesso Draghi (e altri, inclusa l’attuale presidente della Bce, Christine Lagarde) abbandonarono il club degli oligarchi per approdare ai lidi della supermassoneria “progressista”, roosveltiana e keynesiana. Avete presente, che cosa significa? Nel 2011, lo stesso Draghi – dopo aver disastrato l’Italia con le super-privatizzazioni commissionate a Prodi e D’Alema – contribuì alla caduta del legittimo governo di Silvio Berlusconi, ovvero dell’ultimo parlamentare che gli italiani abbiano insediato a Palazzo Chigi. Tutto il resto è post-democrazia: Monti e Letta, lo stesso Renzi, Gentiloni, e infine il prestanome Conte, modesta pedina di un certo club vaticano previdentemente infiltrata tra i 5 Stelle che nel 2018 i sondaggi davano vincenti.Il mondo a cui è stata inflitta la piaga-Covid (libertà confiscata, grazie al pretesto di una presunta pandemia pericolosissima) è quello a qui, solo nel 2018, in Italia, Sergio Mattarella osò negare a Paolo Savona la poltronissima di ministro dell’economia, visto che faceva paura a un’Europa che – per bocca del tedesco Günther Oettinger, che Magaldi definisce massone reazionario – aveva l’arroganza di spiegare, sovrastando il Quirinale, che sarebbero stati “i mercati” a spiegare agli italiani come votare, la volta seguente, gettando nella spazzatura la Lega e 5 Stelle, tigri di carta eppure temute dall’oligarchia che utilizza Bruxelles (cioè la finta Unione Europea, mai esistita) per i suoi scopi verminosamente privatistici, finanziari, di bottega. Quello terremotato dalla gestione “terroristica” del Covid è un pianeta reduce da mille manipolazioni operate dal medesimo potere, che non ha esitato ad “asfaltare” la Grecia riducendola alla fame, per poi umiliare l’Italia (bersagliata dalle Ong che usano i migranti come clava politica) negandole un misero 2,4% di deficit.Poi, appunto, è arrivato l’infarto: l’ultima fase del piano, nato mezzo secolo fa. Dopo Kissinger, dopo Reagan e la Thatcher, dopo Blair e i Clinton, dopo Bin Laden e servizi segreti annessi, dopo i “signor no” della Commissione Europea e le stragi collaterali dell’Isis, ecco l’apoteosi: il vàirus. Il capolavoro della paura, il sogno degli oligarchi: tutti in casa, fingendo che non esistano terapie efficaci. Un anno di delirio: lockdown e zone rosse, coprifuoco, menzogne a reti unificati, oscuramento e boicottaggio (criminale) delle cure salva-vita, cancellate – massimo scandalo – per arrivare alla procedura di autorizzazione d’emergenza dei “vaccini genici”, approntati in pochi mesi, non autorizzabili in presenza di terapie alternative ed efficienti, come quelle – una decina – messe a punto da tanti, valenti medici italiani. Neppure loro avevano capito la vera posta in gioco, e dunque la reale dimensione del dramma? Non sapevano, gli illusi, che questo potere – corruttivo, dittatoriale, stragista – avrebbe calpestato e cancellato le loro ricette, nate per salvare decine di migliaia di vite umane?Non illudetevi, dice Magaldi, che l’origine delle “incomprensibili storture” della gestione Covid siano da imputare alla semplice bulimia affaristica di Big Pharma. Certo, esiste anche quella: sono in gioco centinaia di miliardi. Ma i soldi sono solo un business collaterale, sappiatelo. Quello vero, il primo – sostiene l’autore di “Massoni” – è ben più preoccupante: ha a che fare con la fine della nostra libertà. Siamo a un bivio della storia, ed è bene saperlo. Il club di Magaldi, tanto per dire, era tra quelli che sostennero Trump contro la Clinton. Di fronte al disastro elettorale delle presidenziali 2020, con le inedite accuse di brogli, quel network non si è dato per vinto, e ha costetto Biden a trattare. Tema: uscire dall’allucinazione degli ultimi cinquant’anni. Lo stesso Draghi – che fa parte della partita – non s’impunta sul ricatto dei vaccini, cui è condizionato (di fatto) il ritorno alla normalità? Non pretende la necessaria trasparenza? Capitelo, chiede Magaldi: un passo alla volta. Il che, francamente, è preoccupante. Tradotto: si tratta di fronteggiare l’inferno, e di attrezzarsi (con pazienza) per sconfiggerlo, un po’ alla volta, con sapienza. Sapendo che le sofferenze dei giusti non potranno finire subito, perché il nemico è potentissimo. In Germania, dove Angela Merkel ha gettato la maschera, la polizia può entrare nelle case senza nessun mandato. Come dire: la notte, purtroppo, è ancora lunga.Mario Draghi non ha avuto (ancora) il coraggio politico di attaccare il paradigma-Covid, creato per sottomettere la popolazione. Un piano partorito da una gestione di potere che, secondo alcuni, risale al golpe che il neoliberismo commissionò al “fratello” Kissinger, con l’esito dell’11 settembre 1973: l’ordine impartito in Cile al massone Pinochet di abbattere Salvador Allende, “venerabile maestro” della loggia di cui il generale golpista era il numero due, il “primo sorvegliante”. Secondo Bob Dylan – in base alla sofisticata esegesi fornita da Gioele Magaldi, che rivela l’identità massonica dello stesso cantautore, Premio Nobel – il piano ebbe inizio ancora prima, per la precisione il 22 novembre 1963 a Dallas, con l’assassinio in mondovisione di John Fitzgerald Kennedy. Numeri: 11 e 22, in una ridondanza che porta dritti a un altro 11 settembre, quello del 2001, quando lo stesso potere (che Magaldi definisce massonico ma rinnegato, contro-iniziatico e neo-aristocratico) passò alla penultima fase della globalizzazione, quella “a mano armata”, basata su guerre imperiali innescate da stragi “false flag”, sotto falsa bandiera, condotte sotto la supervisione di servizi segreti “distratti” quanto basta per alimentare il mito del terrorismo islamico.
-
Torino-Lione: la Corazzata Potëmkin sopravvive a tutto
In questa Italia ormai incommentabile, sembra inverosimile che nel 2013 l’ottimo Luca Rastello (compianto giornalista di “Repubblica”) abbia potuto scrivere, con Andrea De Benedetti, l’esemplare saggio “Binario morto”, sul castello di bufale degli inesistenti treni veloci europei. Massima supercazzola, irraggiungibile: l’alta velocità per le merci, che non esiste al mondo. Logico, quindi, che sul Binario Morto in cui è parcheggiato il Belpaese si spillino ancora, nel 2021, gli ultimi fantastiliardi per la madre di tutte le idiozie, la linea Tav Torino-Lione: una creatura favolosa, capace di rivaleggiare con il Liocorno e l’Araba Fenice. Mitologia ferroviaria per veri cialtroni e fuoriclasse dell’imbroglio, in un habitat socio-mentale in cui non c’è più niente che non sia solo mitologico, dal Male Irrimediabile alla Salvezza Universale. Davvero, non ci si crede: eppure, la Corazzata Potëmkin del terzo millennio non è ancora affondata. Anzi: è pronta a fare danni, ancora, bombardando quel che resta dell’intelligenza nazionale.E’ davvero incredibile, la storia infame della grande opera più inutile del secolo, presentata come avveniristico segmento del magico corridoio Kiev-Lisbona quando ancora il Portogallo non aveva bocciato l’alta velocità, la capitale ucraina non era ancora diventata l’epicentro della nuova guerra fredda e la stessa Cina – con la sua suadente, prodiana e dalemiana Via della Seta – sembrava ancora la possibile, nuova patria esotica di un futuro velocissimo, di benessere low-cost a portata di mano. Poi è successo di tutto: il crollo della Borsa e gli strilli di Occupy Wall Street, il giro di vite nazistoide dell’austerity europea con il martirio della Grecia, l’esplosione degli spread e del precariato, la disoccupazione a livelli storici, lo schianto dell’Unione Europea come rottame inservibile. L’italico museo degli orrori ha esibito Monti e Napolitano, poi Letta, quindi il populismo di Renzi, Grillo e Salvini, infine l’avvocato del Vaticano e ora la sfinge della Bce. Di tutto è passato, sotto i ponti: dal malaugurio di Greta a quello di Bill Gates, dal Grande Reset di Davos a quello delle zone rosse. Ma niente, la Corazzata Potëmkin è ancora ormeggiata in valle di Susa.Le ultime cronache nauseabonde riportano i soliti sciagurati scontri tra la polizia e i manifestanti, irritati dai preparativi per l’ennesimo cantiere: si tratterebbe si spostare a valle l’attuale autoporto di Susa, per fare spazio – finalmente – al cantiere vero, quello del tunnel ferroviario lungo 54 chilometri. Forse, prima dell’Anno Tremila vedrà la luce, giusto per entrare nel Guiness dei Primati e battere il record del mondo, quello dell’infrastruttura più costosamente inutile della storia terrestre. Lo spiegava Luca Rastello nel suo libro, sulla scorta di centinaia di pagine di studi tecnici: quella ferrovia (doppione di quella già esistente, che collega Torino a Lione tramite il traforo valsusino del Fréjus) non servirà mai a null’altro che ad ingrassare i suoi fortunati costruttori, una gran bella filiera di aziende (cantieristiche e finanziarie) strettamemte collegate alla politica. Nel 2005, quando la valle di Susa insorse per opporvisi, raccontavano che la super-ferrovia sarebbe servita a trasportare passeggeri. Smentiti, i proponenti hanno dovuto cambiare le carte in tavola: ora dicono che servirebbe a veicolare le merci, a velocità elevata.Tutti gli specialisti del mondo (tutti quelli non pagati dalla cordata Tav) ribadiscono, fino alla nausea, che il problema della logistica è la puntualità, non la rapidità. Dal professor Marco Ponti in giù, inclusi i massimi esperti europei, ripetono che della Torino-Lione non c’è nessun bisogno, e che la linea attuale (la Torino-Modane) è letteralmente deserta, per l’assenza di merci (che non ci sono, e secondo ogni previsione non ci saranno mai). E dunque, che fare? Ovvio: insistere con la Torino-Lione, anche se svariate autorità francesi – inclusa la Corte dei Conti di Parigi – l’hanno reputata troppo costosa, rispetto agli scarsissimi, eventuali benefici che comporterebbe, nel caso ci fosse un improbabilissimo boom del trasporto merci lungo l’attuale Binario Morto così ben documentato da Luca Rastello. C’è anche il Covid, oggi: il paese è disastrato dalle restrizioni, in un anno ha perso oltre mezzo milione di aziende. C’è fame di lavoro e cantieri intelligenti, di infrastrutture utili. I folli gestori dell’emergenza – che hanno imposto distanziamento, lockdown e coprifuoco – non hanno pensato di raddoppiare bus e treni: si ancora viaggia stipati, come prima. Ma la Corazzata Potëmkin, quella no: guai a toccarla, è sacra.In questa Italia ormai incommentabile, sembra inverosimile che nel 2013 l’ottimo Luca Rastello (compianto giornalista di “Repubblica”) abbia potuto scrivere, con Andrea De Benedetti, l’esemplare saggio “Binario morto”, sul castello di bufale dei leggendari treni veloci europei. Massima supercazzola, irraggiungibile: l’alta velocità per le merci, che non esiste al mondo. Logico, quindi, che sul Binario Morto in cui è parcheggiato il Belpaese si spillino ancora, nel 2021, gli ultimi fantastiliardi per la madre di tutte le idiozie, la linea Tav Torino-Lione: una creatura favolosa, capace di rivaleggiare con il Liocorno e l’Araba Fenice. Mitologia ferroviaria per veri cialtroni e fuoriclasse dell’imbroglio, in un habitat socio-mentale in cui non c’è più niente che non sia solo mitologico, dal Male Irrimediabile alla Salvezza Universale. Davvero, non ci si crede: eppure, la Corazzata Potëmkin del terzo millennio non è ancora affondata. Anzi: è pronta a fare danni, ancora, bombardando quel che resta dell’intelligenza nazionale.
-
Moncalvo: Loggia Ungheria? Ma la stampa tace su tutto
Per capire in che paese viviamo, basta vedere come sono messi oggi i 5 Stelle: secondo il tribunale di Cagliari, il loro legale rappresentante non è Crimi o qualche altro parlamentare, men che meno Giggino Di Maio (ospite di Boris Johnson agli esclusivi tavoli di Annabelle’s a Mayfair, alla faccia degli italiani) ma è il simpatico avvocato Silvio De Murtas, che ironicamente dice di essere uno che alleva “trenta pecore e qualche maiale”. In qualità di legale rappresentante del movimento fondato da Grillo e Casaleggio, vedremo mai l’avvocato Murtas ospite del Quirinale o della signora Gruber, vera rappresentante del pluralismo giornalistico di questo paese insieme a Scanzi, alla signora Berlinguer e all’eroe nazionale Floris? Cosa pensa, l’avvocato Murtas? Come parla, cosa dice? Faccio una scommessa: sono pronto ad amputarmi il braccio destro, se qualcuno dei nostri anchorman lo inviterà in qualche talkshow, ora che tecnicamente è il nuovo capo dei grillini.Come funziona il sistema mediatico lo capii anni fa, quando a Napoli fui invitato da un editore che intendeva affidarmi la direzione del quotidiano “L’Indipendente”, qualora fosse stato fatto rinascere. Avrei dovuto coabitare con l’allora giovane Gennaro Sangiuliano, ora direttore del Tg2. Con Sangiuliano ebbi un cordiale incontro, al bar. Mi mostrò le prove di un vero e proprio scoop, le foto di Pier Ferdinando Casini – al tempo, non ancora presidente della Camera ma già tra i leader del centrodestra – in compagnia dell’allora fidanzata “clandestina”, la ventenne Azzurra Caltagirone. Sangiuliano scriveva sul “Roma”, storico quotidiano partenopeo. «Cosa aspetti a pubblicare quelle foto?», gli domandai. E lui: «Ma che, sei matto? Io quelle foto non le pubblico: anzi, le ho mandate all’onorevole Casini, per conquistare la sua perenne gratitudine». Al che, finito l’incontro con Sangiuliano, tornai dall’editore, gli raccontai tutto e gli dissi che non avrei mai potuto avere Sangiuliano come vicedirettore. L’editore si mise a ridere: «Ha ragione, Moncalvo».Siamo il paese dei Ferragnez, della professoressa D’Urso e di Enrico Letta, che tace sulla Superlega ma in compenso si inventa una nuova formula per la Coppa Italia. Cioè: non pago delle proposte appena formulate su temi cruciali e irrinunciabili, per gli italiani – dallo ius soli al voto ai sedicenni – ora si mette a parlare anche di calcio, anziché occuparsi di politica. E a proposito: avete mai sentito Letta dire una parola contro Andrea Agnelli, quando gli è venuta la sciagurata idea della Superlega? Quella semmai sarebbe stata una battaglia da fare: tutelare il calcio povero, contro le squadre ricche. Macché: non c’è pericolo che un politico italiano osi criticare un Agnelli, giammai. Quanto al Pd, ormai è un partito esclusivamente romano, dominato da figure come Letta e Bettini. Mettersi a parlare di Coppa Italia? Ma questi sono da trattamento sanitario obbligatorio.Ora siamo alle prese con una curiosissima gara, che vede schierato il fior fiore del giornalismo italiano: “Repubblica”, il “Fatto”, Mentana. La segretaria di Piercamillo Davigo ha trovato sul tavolo un dossier sulla presunta Loggia Ungheria (entità massonica con magistrati, prefetti, comandanti dei carabinieri) e lo ha spedito ad alcuni giornali. E cos’hanno scritto? Niente. E questo, nonostante il plico contenesse le dichiarazioni messe a verbale dall’avvocato Piero Amara, a lungo legale dell’Eni. Di fronte a notizie simili, il giornalista italiano – specie se di alto livello – non fa un tubo. Eppure, era facile verificare: bastava chiedere conferma ad Amara di esser stato effettivamente interrogato, dai magistrati. E invece no: silenzio, dai direttori “tromboni”, che poi magari si vantano di dire “tutta la verità” sulla mafia. Stavolta si sono fatti bagnare il naso da Emiliano Fittipaldi, del quotidiano “Domani” (di De Benedetti) che invece il suo dovere l’ha fatto e la notizia l’ha data.Bella figura, per i presunti depositari della verità: i Mentana, i Travaglio. Mentana ha ammesso: sì, a febbraio gli erano arrivati elementi di questa storia (Amara, i legami tra Acqua Marcia e Conte) ma non vi diede alcun seguito. Capito, come gira il mondo? Tanti anni fa, quando “La7″ era di proprietà di Telecom, quindi di Marco Tronchetti Provera, Gad Lerner – allora in forza alla rete – ricevette un dossier, con anche una videocassetta, che dimostrava un presunto caso di spionaggio, un lavoro commissionato da Telecom a un’agenzia di investigazioni contro un loro concorrente brasiliano. E Gad Lerner cosa ha fatto, di quella busta? Ha verificato se le informazioni del dossier fossero vere? Nossignore: ha richiuso la busta e l’ha consegnata a Tronchetti Provera. Poi, vi chiedete come mai sono stati liquidati con miliardi di lire – lui, Fabio Fazio e altri, che allora erano a “La7″ al tempo di Tronchetti Provera – ora la risposta ce l’avete. Come chiamare, questo? La presa per i fondelli dei lettori, dei telespettatori, del popolo bue.Quando nacque l’Auditel, per truccare gli ascolti a scopo pubblicitario, il patto era tra Gianni Letta (per Mediaset) e Biagio Agnes (direttore generale della Rai). Adesso, a trent’anni di distanza, sempre lui – lo zio di Enrico Letta – ha proposto come nuovo presidente della Rai la figlia di Biagio Agnes, Simona: e questa è la quadratura del cerchio. Siamo il paese in cui Matteo Renzi spiega di aver incontrato a febbraio, in un autogrill, un uomo dei servizi segreti come Marco Mancini, “chiarendo” che Mancini doveva consegnargli i “babbi al cioccolato” (meravigliosi wafer di Cesena) che non era riuscito a recapitagli per Natale. Siamo il paese in cui l’editore deve ritirare dalle librerie “Il sistema”, libro-intervista di Sallusti e Palamara, perché un magistrato – Armando Spataro – ha trovato inappropriati alcuni passaggi che lo riguardano: così si scopre che anche Palamara è un quacquaracquà.Io sono stato vittima di un tentativo di censura preventiva da parte di Jacaranda Falck Caracciolo di Melito, figlia adottiva di Carlo Caracciolo, mentre stavo per dare alle stampe il mio libro “I Caracciolo”. Prima ancora che il libro uscisse, per l’editore Rubbettino, lei e l’avvocato mi scrissero chiedendomi di non farlo uscire, quel libro. Io risposi con un pernacchione, l’editore si rifiutò di pubblicarmi ma il libro uscì lo stesso, da me pubblicato su Amazon. Curioso, poi, scoprire che Jacaranda Falck Caracciolo oggi figura tra i primi azionisti di “Repubblica” e dell’intero gruppo Gedi: posso immaginare quale concezione abbia, del giornalismo, questa signora della censura preventiva, di fronte a cui i suoi giornalisti si appecoronano. Qualcosa del genere deve avvenire a Mediaset: dalla pagina web delle “Iene” è letteralmente sparita un’intera parte che riguardava i voli di Stato della presidente del Senato, Elisabetta Casellati.Un altro libro ormai famoso, quello di Roberto Speranza (”Perché guariremo”), benché sia stato ritirato dalle libreire italiane è però regolarmente acquistabile sul sito francese di Amazon. Possibile che ci dobbiamo pensare noi, ad acquistare il libro facendolo arrivare dalla Francia, per poterlo divulgare? Speranza è al centro delle cronache: possibile che i giornaloni non ne parlino? Lo ha fatto solo il sito “Linkiesta”. E i grandi giornali? La notizia è doppia: il libro lo ha scritto il ministro, ed è stato ritirato dal commercio. Forse ormai si è perso il concetto stesso, di notizia: secondo i giornalisti italiani, la notizia è una cosa che non esiste più, così come la curosità. Sono tutti lì con la D’Urso e con il capo della cupola, cioè Maria De Filippi, che è “il marito” di Maurizio Costanzo. Tornando alla Loggia Ungheria, mi torna in mente una frase di Gianfranco Funari: «Se andiamo a cena noi due, con anche tua moglie e la mia compagna, passiamo una bella serata in allegria. Se invece vanno a cena un magistrato, un ufficiale dei carabinieri, un notaio, un commercialista e un avvocato, non è per fare quattro risate, ma per inchiappettare qualcuno o per fare qualche affare».(Gigi Moncalvo, dichiarazioni rilasciate il 6 maggio 2021 nella trasmissione web-streaming “Silenzio stampa” su “Forme d’Onda”, con Rudy Seery e Stefania Nicoletti).Per capire in che paese viviamo, basta vedere come sono messi oggi i 5 Stelle: secondo il tribunale di Cagliari, il loro legale rappresentante non è Crimi o qualche altro parlamentare, men che meno “Giggino” Di Maio (ospite di Boris Johnson agli esclusivi tavoli di Annabelle’s a Mayfair, alla faccia degli italiani) ma è il simpatico avvocato Silvio Demurtas, che ironicamente dice di essere uno che alleva “trenta pecore e qualche maiale”. In qualità di legale rappresentante del movimento fondato da Grillo e Casaleggio, vedremo mai l’avvocato Demurtas ospite del Quirinale o della signora Gruber, vera rappresentante del pluralismo giornalistico di questo paese insieme a Scanzi, alla signora Berlinguer e all’eroe nazionale Floris? Cosa pensa, l’avvocato Demurtas? Come parla, cosa dice? Faccio una scommessa: sono pronto ad amputarmi il braccio destro, se qualcuno dei nostri anchorman lo inviterà in qualche talkshow, ora che tecnicamente è il nuovo capo dei grillini.
-
Il senso di Fedez per l’emergenza democratica italiana
Tempo di profeti, tatuati e non: dopo l’urgentissimo “ius soli” per riconoscere l’italianità dei figli degli stranieri emigrati (lo propone l’euro-vaticano Enrico Letta, quello di “Morire per Maastricht”), ecco il Ddl Zan “contro l’omofobia” rilanciato dal rapper-influencer Fedez direttamente dalla messa solenne del Primo Maggio, irrinunciabile palestra di democrazia televisiva, pagata dal canone Rai nelle bollette Enel e dunque per definizione inclusiva e non divisiva. Nel paese più felice del mondo, per giunta nel momento più felice della sua storia, ecco un altro tema-chiave su cui finalmente far crescere l’opinione pubblica, mobilitando un confronto entusiasmante, nella piena consapevolezza delle vere emergenze con le quali si sta attualmente confrontando il popolo italiano (o quel che ne resta, tra un decreto e l’altro). Nel pianeta-Covid, in cui ormai è obbligatorio specificare che chi parla non è un omicidia seriale, un terrorista “negazionista”, è addirittura increscioso dover premettere che ogni eventuale critica alla gestione polemica di certi temi avviene ovviamente a valle delle acquisizioni date per scontate: i diritti civili sono sacri, così com’è sacrosanto il contrasto di qualsiasi, odiosa discriminazione.
-
La missione di Draghi e l’inferno dell’ipocrisia pandemica
Ristoranti riaperti ma solo se hanno tavoli all’esterno: per cenare come ai vecchi tempi, come se fossimo in un paese libero, bisognerà attendere un altro mese, fino al 1° giugno. Non solo: permane una “legge di guerra” come l’infame coprifuoco, nell’Italia delle Regioni “colorate”, dove – per passare da un territorio all’altro, se di diverso “colore” – i sudditi dovranno esibire un certificato che dimostri che sono stati vaccinati o che sono appena risultati negativi al tampone. C’è qualcosa di serio, in tutto questo? No: i non-cerebrolesi ormai sanno che i tamponi non sono attendibili, e che i cosiddetti “vaccini Covid” (terapie geniche ancora sperimentali) non garantiscono affatto che il soggetto vaccinato non sia più contagioso. E nonostante questo, il governo ne ha imposto l’inoculo al personale sanitario: violando la Costituzione, oltre che il Codice di Norimberga che vieta i Tso con farmaci non collaudati. E addio diritti umani, dunque. Ma il governo Draghi non doveva dire basta, a tutto questo? Non doveva farla finita, dopo un anno di “arresti domiciliari” imposti da Conte, Speranza, D’Alema e soci, in linea con i compagni di merende del potere cinese?
-
Magaldi: via i D’Alema Boys: ieri Conte, oggi Speranza
Per quanto Mattarella, D’Alema e Bersani perorino la causa di Speranza, il ministro della sanità è un grosso problema, per Draghi. C’è un’inchiesta che porterà fatalmente a lui: non può non portare a lui, come in effetti sta già avvenendo. Non solo: c’è un’inchiesta con la quale il ministero della sanità non è collaborativo. Già soltanto questo dovrebbe bastare, credo, a decretare un allontanamento prudenziale. Faccia Draghi, con il solito stile: spieghi a Speranza che, per l’interesse collettivo, sarebbe più opportuno che facesse un passo indietro. Naturalmente, il Pd di Letta (non avevo dubbi) si è subito attivato in difesa di Speranza: ma questo è un motivo in più, per cacciarlo a calci in culo. Intanto, osservo con piacere che anche il “Corriere della Sera” è arrivato a porsi delle domande, sull’opacità di tutto il Ministero della Malasanità, come lo chiamo io: proprio in queste ore, anche al giornale si pongono il problema, dopo che gli inquirenti di Bergamo si sono trovati in un ministero in cui la mano destra non sa quello che ha fatto la mano sinistra.Ognuno scarica sugli altri le responsabilità: e c’è un ministro che è reticente, e non si prende alcuna responsabilità: ma se un ministero è organizzato così, la responsabilità non è del ministro stesso? Vale anche per Brusaferro, sempre secondo il “Corriere”: mi fa piacere, perché sono le tesi che avevo espresso io qualche giorno fa. In questa storia non si tratta soltanto di Rainieri Guerra. Quella vicenda in cui Francesco Zambon viene rampognato perché ha fatto il suo dovere e perché voleva raccontare la verità, in quanto funzionario dell’Oms, coinvolge Ranieri Guerra, ma coinvolge anche il capo di gabinetto di Speranza (e perciò Speranza) e coinvolge Brusaferro, che nello scambio di chat con Raineri Guerra era del tutto concorde. E non si creda che la posizione di Speranza sia così salda, solo perché è legato al massone D’Alema e magari perché è stato accolto nella Fabian Society: la Fabian resta una entità paramassonica, senza la capacità di incidere a livello decisionale.Ricordo che il “fratello” D’Alema è stato molto in auge, ma dietro le quinte, in tutta la vicenda del governo Conte-bis. E’ lui il padrone di Leu, ha finanziato “Liberi e Uguali” senza riuscire poi a essere eletto. Una beffa, che però l’ha indotto ad accettare il ruolo di burattinaio, anziché stare in prima fila. E’ lui, comunque, che ha messo i quattrini, per fondare Leu: da dove li abbia presi, qualche Procura magari un giorno potrebbe anche indagarlo, visto che correvano tante voci sul fatto che, all’epoca di D’Alema, Palazzo Chigi era visto come una “merchant bank”. Attenzione: D’Alema è stato “l’uomo che sussurrava a Conte”, il quale andava a prendere consigli da D’Alema. In televisione, D’Alema spedisce Bersani, con quell’aria da buon padre di famiglia, da vecchio uomo di sinistra, di estrazione popolare, che si è immolato per chissà quale causa; però ha dimostrato anche la modernità sufficiente per affrontare le liberalizzazioni: è uno strano ibrido, Bersani, molto presente nei salotti televisivi. E in questo triangolo con D’Alema e Speranza è stato molto attivo, in questo anno di malgoverno dell’esecutivo Conte.A D’Alema si deve Arcuri, e ci sono tante altre persone – vari boiardi di Stato – che rispondono alla filiera di D’Alema: sarebbe interessante farne una mappatura adeguata. Speranza, ripeto, non è che sia lì perché collocato dalla Fabian Society, che – come ogni entità paramassonica – non è un luogo decisionale (è un luogo di incontro, un club di confronto tra diversi: consente di “nobilitarsi”, ma non ha una capacità operativa). Speranza è stato sponsorizzato anche e soprattutto da Mattarella. Ma è un castello di carte, quello di Mattarella, di D’Alema e di Bersani. Intanto perché la loro è una forza opaca, che si muove dietro le quinte. Sul piano elettorale hanno avuto il risultato di Leu, che parla da solo. Mattarella, poi, è prossimo al pensionamento. E D’Alema deve stare attento, perché da un giorno all’altro potrebbe risultare implicato in qualcuna delle operazioni che di recente hanno visto i suoi fidi cadere, ad uno ad uno. Quindi non farei Speranza più forte di quello che è.Certamente, Speranza – nella sua pochezza, e nella sua ricettività estrema rispetto alle “suggestioni” che gli vengono da questo o da quello – è stato l’uomo giusto al posto giusto. E’ lo stesso discorso di Conte: le figure di scarsa intelligenza, di scarse capacità e di scarso spessore, ma molto disponibili a portare l’asino dove vuole il padrone (e per “padrone” intendo le circostanze dominanti, che sono rappresentate poi da diversi soggetti) sono una delle chiavi di selezione della attuale classe dirigente italiana, che per questo fa pena. Non ci sono grandi personalità, ci sono soprattutto dei maggiordomi: più sei maggiordomo e cameriere, e meglio è (vedasi il ritorno del grande maggiordomo Enrico Letta). Questo consente il “disordine mondiale” che oggi soffriamo.Finché non vi sia una classe politica di gente forte, in grado di esprimere una propria visione, e quindi di contrastare quelle che sono le linee egemoniche (di matrice privatistica) a livello sovranazionale, non c’è speranza di uscire dal disordine: perché nel disordine politico-sociale globale, a dare le carte è chi è organizzato sul piano privato. Nel libro “Perché guariremo”, che poi non ha osato distribuire nelle librerie, a certo punto Speranza scrive, testualmemte: «Sono nervoso al pensiero di qualsiasi aggregazione di più di due persone. Mi turba persino veder passare le automobili per strada». Uno che si esprime in questi termini sembra un soggetto sociopatico. Aver scritto quel libro, e averlo poi rititato, già di per sé getta una brutta luce sull’uomo. Io Speranza non lo conosco, personalmente. Ma dato che l’albero si giudica dai frutti, credo che Speranza – come uomo e come ministro – abbia bisogno di un lungo periodo di lockdown personale, in qualche convento, a meditare.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate il 15 aprile 2021 nella trasmissione web-streaming “Massoneria On Air” condotta dal giornalista Fabio Frabetti, direttore di “Border Nights”. Presidente del Movimento Roosevelt e “gran maestro” del Grande Oriente Democratico, Magaldi è un esponente italiano del circuito massonico progressista sovranazionale che oggi incoraggia l’azione del governo Draghi, sia pure in modo vigile. Nel bestseller “Massoni”, pubblicato nel 2014 da Chiarelettere – che contiene un’inedita mappa massonica del potere mondiale, quello esercitato dalle Ur-Lodges – Magaldi presenta l’ex premier Massimo D’Alema come esponente di ben due superlogge di matrice reazionaria e “neoaristocratica”, la “Pan-Europa” e la “Compass Star-Rose / Rosa-Stella Ventorum”, grandi ispiratrici del neoliberismo privatizzatore e dell’atroce stagione dell’austerity europea, che ha minato il welfare e colpito duramente gli strati più fragili della società).Per quanto Mattarella, D’Alema e Bersani perorino la causa di Speranza, il ministro della sanità è un grosso problema, per Draghi. C’è un’inchiesta che porterà fatalmente a lui: non può non portare a lui, come in effetti sta già avvenendo. Non solo: c’è un’inchiesta con la quale il ministero della sanità non è collaborativo. Già soltanto questo dovrebbe bastare, credo, a decretare un allontanamento prudenziale. Faccia Draghi, con il solito stile: spieghi a Speranza che, per l’interesse collettivo, sarebbe più opportuno che facesse un passo indietro. Naturalmente, il Pd di Letta (non avevo dubbi) si è subito attivato in difesa di Speranza: ma questo è un motivo in più, per cacciarlo a calci in culo. Intanto, osservo con piacere che anche il “Corriere della Sera” è arrivato a porsi delle domande, sull’opacità di tutto il Ministero della Malasanità, come lo chiamo io: proprio in queste ore, anche al giornale si pongono il problema, dopo che gli inquirenti di Bergamo si sono trovati in un ministero in cui la mano destra non sa quello che ha fatto la mano sinistra.