Archivio del Tag ‘emergenza’
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Magaldi: Italia in macerie, se i cittadini restano “pecore”
Possibile che non sveglino, gli italiani? Ancora non lo capiscono che spetta solo a loro mettere fine alla “dittatura sanitaria” che, per molti aspetti, ha sospeso la democrazia, cancellato diritti e quasi azzerato la libertà? Ce l’ha coi connazionali, Gioele Magaldi: «Sono davvero meravigliato dall’esasperante lentezza degli italiani nel comprendere la situazione della quale sono prigionieri: com’è possibile che non capiscano che il coronavirus è solo un pretesto per devastare l’economia per poi svenderla a chi ha organizzato questa crisi, come già all’epoca di Mario Monti dopo la “tempesta” pilotata dello spread?». Il presidente del Movimento Roosevelt, nonché animatore della Milizia Rooseveltiana nata per contrastare le misure di “apartheid” imposte al paese, condanna senza riserve la sottomissione che oggi dimostrano troppi italiani, ancora disposti a obbedire ai diktat più insensati del cosiddetto distanziamento sociale: «Persino la devastante chiusura di bar e ristoranti è stata un atto squisitamente politico, voluto da Conte e Speranza, e neppure richiesto dagli scienziati del Comitato Tecnico-Scientifico».Eppure, si rammarica Magaldi, sono stati in pochi – ristoratori e avventori – ad aderire alle cene organizzate il 15 gennaio nell’ambito dell’iniziativa “Io Apro”. «Si temono le multe, senza vedere che – in mancanza di una vera disobbedienza civile – i soprusi governativi dureranno all’infinito, proprio grazie ai “pecoroni” che si piegano a qualsiasi ordine imposto dall’alto, proprio come avviene nelle dittature». Sanzioni? Magaldi invita a non avere paura: «Il servizio di Sostegno Legale del Movimento Roosevelt mette gratuitamente un pool di avvocati a disposizione di chiunque venga sanzionato: si tratta infatti di disposizioni spesso incostituzionali, comunque antidemocratioche, e oltretutto catastrofiche per la vita delle persone e l’economia del nostro paese, ormai prossimo al collasso». Da questa tragedia collettiva – aggiunge Magaldi – usciremo solo «quando inizieremo a ribellarci, cominciando con un gesto simbolico come la rinuncia a indossare la mascherina all’aperto». Altra via non esiste, per il leader “rooseveltiano”: «Si tratta di accettare finalmente di sfidare a viso aperto l’autorità violando il coprifuoco, andando in gruppo a incontrare amici e parenti e affluendo in massa ai tavoli dei ristoratori che avranno la determinazione di riaprire i loro locali, la sera».Viceversa, sottolinea il presidente del Movimento Roosevelt, il governo sarà ulteriormente incoraggiato – com’è stato finora – a vessare i cittadini in misura ancora maggiore. «Immagino le risate, da parte dei gestori della crisi: mai avrebbero immaginato di avere a che fare con così tante “pecore”, senza coraggio né dignità», dice Magaldi, letteralmente esasperato dai “covidioti”: «Possibile che siano così tonti, gli italiani? Davvero non capiscono che la fine delle restrizioni più assurde dipende solo da loro?». Se i cittadini trovassero il coraggio civile di protestare e infrangere le regole, «i gestori dell’emergenza sarebbero costretti a cambiare registro», assicura il presidente del Movimento Roosevelt. «E’ incredibile che la stragrande maggioranza dei cittadini non se ne siano ancora accorti: sono proprio lenti di comprendonio, e ancora “ipnotizzati” da una narrazione mainstream di tipo terroristico, che presenta il Covid come se fosse l’Ebola e finge di credere che i lockdown e le zone rosse siano davvero utili, per contenere il virus».Autore del bestseller “Massoni”, che mette a nudo le trame della massoneria reazionaria internazionale, Gioele Magaldi denuncia quella che, a suo modo di vedere, è la vera motivazione di una gestione così suicida dell’emergenza sanitaria: «Un’élite massonica neoaristocratica e neoliberista tenta di affondare l’economia per poi ricomprare il “made in Italy” a prezzo di saldo: era già successo nel 2011 con l’iniziativa dei gruppi privati che usarono Mario Monti come prestanome. E sta nuovamente accadendo oggi – stavolta col pretesto del virus – e utilizzando Giuseppe Conte come pedina». Un gioco di portata mondiale, «organizzato da grandi oligarchi, gli stessi che usano il sistema-Cina come modello per archiviare democrazia e libertà in Occidente, sostituendo i liberi cittadini con uno stuolo di sudditi impauriti e “terremotati” dalla distruzione della loro economia tradizionale». Una regia occulta e spietata: «Ridurre in miseria le persone, anche con i lockdown, produce sudditi disperati e disposti a vivere di elemosine, dopo che “gli amici degli amici” si saranno ricomprati, a prezzo di realizzo, le attività fatte fallire».Riguardo al piccolo maremoto di palazzo esploso negli ultimi giorni, Magaldi apprezza il tentativo di Renzi: «Ha giustamente attaccato Conte, anche – quand’era premier – lo stesso Renzi non ha certo dimostrato di avere la visione adeguata a traghettare l’Italia fuori dalla crisi che la sta distruggendo, ormai da decenni, rispetto a cui la gestione-Conte dell’emergenza rappresenta il colpo di grazia finale». E’ vero, ammette Magaldi: Renzi ha candidato Mario Draghi a Palazzo Chigi senza l’intenzione di tendergli un tranello. Altri invece vorrebbero l’ex presidente della Bce alla guida del governo, ma al solo scopo di “bruciare” la sua candidatura al Quirinale nel 2022». Magaldi assicura che Draghi, già massone neoaristocratico, ha “divorziato” dall’oligarchia del rigore europeo, di cui pure era stato un autorevole esponente. «Oggi Draghi è tornato alle origini, cioè a una sana impostazione progressista e keynesiana. Quindi ha ben altre idee, rispetto a quelle di Conte, su come “resuscitare” l’Italia. Potrebbe farlo, domani, anche dal Quirinale: a patto che, da qui a due anni, dell’Italia non restino che le macerie. Cosa che accadrà, se gli italiani continueranno a non ribellarsi».Possibile che non sveglino, gli italiani? Ancora non lo capiscono che spetta solo a loro mettere fine alla “dittatura sanitaria” che, per molti aspetti, ha sospeso la democrazia, cancellato diritti e quasi azzerato la libertà? Ce l’ha coi connazionali, Gioele Magaldi: «Sono davvero meravigliato dall’esasperante lentezza degli italiani nel comprendere la situazione della quale sono prigionieri: com’è possibile che non capiscano che il coronavirus è solo un pretesto per devastare l’economia per poi svenderla a chi ha organizzato questa crisi, come già all’epoca di Mario Monti dopo la “tempesta” pilotata dello spread?». Il presidente del Movimento Roosevelt, nonché animatore della Milizia Rooseveltiana nata per contrastare le misure di “apartheid” imposte al paese, condanna senza riserve la sottomissione che oggi dimostrano troppi italiani, ancora disposti a obbedire ai diktat più insensati del cosiddetto distanziamento sociale: «Persino la devastante chiusura di bar e ristoranti è stata un atto squisitamente politico, voluto da Conte e Speranza, e neppure richiesto dagli scienziati del Comitato Tecnico-Scientifico».
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Il Cts non ha mai chiesto ristoranti chiusi: è stato Conte
«Con la pubblicazione del verbale del Comitato Tecnico Scientifico dello scorso 17 ottobre viene a cadere l’ennesima bugia propalata dal premier Giuseppe Conte e dal suo ministro della salute, Roberto Speranza, e salta fuori l’incredibile prepotenza usata nei confronti di ristoratori e titolari di bar e pub. Contrariamente a quanto detto pubblicamente, infatti, non sono stati gli scienziati a proporre le chiusure serali dei locali, come avrebbe poi deciso un Dpcm pochi giorni dopo». Lo scriveva Franco Bechis sul “Tempo” già lo scorso 1° dicembre, esaminando i documenti emersi sulla storia dell’emergenza italiana che ha letteralmente devastato il paese, provocando la morte di 400.000 aziende in pochi mesi. «Il Cts infatti riteneva validi i protocolli in base ai quali i ristoratori avevano messo in sicurezza i locali, e semmai – scrive Bechis – proponeva controlli più rigidi sul rispetto delle prescrizioni fornite a maggio». Ovvero: «Più controlli per pizzicare i furbetti, ma cena al ristorante possibile a tutti».Notizia ancora più interessante, se riletta all’indomani della protesta “Io Apro” promossa il 15 gennaio da migliaia di locali costretti alla chiusura serale, puntualmente finita nel mirino dei censori: riaprire a cena non significa essere solo «pericolosi imbecilli», ha scritto Peter Gomez del “Fatto Quotidiano”, ma anche «crinminali», in quanto “untori”: per Gomez, evidentemente, il coronavirus è pericoloso a cena, ma non a pranzo (quando ai ristoranti, nelle zone gialle, è consentita l’apertura a mezzogiorno). «Per ciò che concerne il settore della ristorazione, il Cts rimarca il rigoroso rispetto e controllo delle misure già più volte indicate dal Cts ed oggetto delle norme attualmente in vigore», scriveva l’organismo di indirizzo il 17 ottobre, citando «distanziamento, prevenzione degli assembramenti, obbligo nell’uso della mascherina negli esercizi commerciali e di ristorazione». Il Cts raccomandava «intensificazione della vigilanza e delle azioni di contrasto», che a suo parere dovevano «essere rese più agevoli nella loro possibilità di adozione (esempio: obbligo di affissione del numero massimo di clienti che è possibile accogliere negli esercizi)».Sottolinea il direttore del “Tempo”: il Comitato Tecnico-Scientifico non era affatto propenso a chiudere i ristoranti. «Il Cts – si legge infatti nel documento “desecretato” – suggerisce la coerenza della limitazione già prevista dalle raccomandazioni vigenti per i contesti domestici relativa al numero massimo di persone che possono condividere il medesimo tavolo all’interno dei locali di ristorazione». Dunque, per gli scienziati – ribadisce Bechis – quei locali potevano restare aperti», sia pure “in sicurezza”. «E’ stato solo il governo a decidere diversamente, mostrando l’ennesimo atto immotivato e quindi persecutorio nei confronti delle partite Iva, che a loro non vanno proprio a genio». Il che dimostra la natura squisitamente politica del lockdown, non motivata da esigenze sanitarie: insieme a cinema, teatri e palestre, proprio i bar e i ristoranti rappresentano i caposaldi quotidiani di quella socialità che i gestori della crisi sembrano voler abolire, in favore del cupo clima di isolamento sociale prodotto dal distanziamento universale, che colpisce anche la scuola e il lavoro dipendente. Quanto al lavoro autonomo, l’Italia è prossima al collasso: il solo settore che comprende ristorazione e turismo rappresenta il 15% del Pil. Un colpo mortale al sistema-paese, neppure giustificato dalle raccomantazioni scientifiche del Cts.«Con la pubblicazione del verbale del Comitato Tecnico Scientifico dello scorso 17 ottobre viene a cadere l’ennesima bugia propalata dal premier Giuseppe Conte e dal suo ministro della salute, Roberto Speranza, e salta fuori l’incredibile prepotenza usata nei confronti di ristoratori e titolari di bar e pub. Contrariamente a quanto detto pubblicamente, infatti, non sono stati gli scienziati a proporre le chiusure serali dei locali, come avrebbe poi deciso un Dpcm pochi giorni dopo». Lo scriveva Franco Bechis sul “Tempo” già lo scorso 1° dicembre, esaminando i documenti emersi sulla storia dell’emergenza italiana che ha letteralmente devastato il paese, provocando la morte di 400.000 aziende in pochi mesi. «Il Cts infatti riteneva validi i protocolli in base ai quali i ristoratori avevano messo in sicurezza i locali, e semmai – scrive Bechis – proponeva controlli più rigidi sul rispetto delle prescrizioni fornite a maggio». Ovvero: «Più controlli per pizzicare i furbetti, ma cena al ristorante possibile a tutti».
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Paura e delirio senza fine: quanto manca alla mezzanotte?
Dopo un anno esatto di Covid, eccoci nel nuovo Impero della Paura. A regnare è il caos, in ogni campo, persino tra le analisi: c’è chi ancora non vede (o almeno, dice di non vedere) la regia mondiale di quanto sta avvenendo, e chi – al contrario – sostiene che un giorno ringrazieremo questa catastrofe, una medicina (amarissima, ma salutare) per uscire dalla Matrix delle finzioni, dove i buoni in realtà sarebbero i veri cattivi. Eterogenesi dei fini: tanto peggio, tanto meglio. L’ascia del Covid è spietata: falcia diritti e libertà, ma tanti bravi cittadini preferiscono tacere e subire, all’infinito, in attesa di non si sa cosa, fingendo di non aver mai sentito nominare l’espressione Grande Reset, formulata nel santuario di Davos. Quando tutte le notizie scomode diventano complottismo negazionista, ci si ritrova in una pessima sala d’aspetto: a separarci dalla dittatura sono ormai poche parole in libertà, sempre più clandestine, ostracizzate “worldwide” da chi criminalizza il diritto alla verità. Ad accecare gli ipovedenti sono, ancora una volta, le maschere teatrali della politica: «Se l’ha detto quel cretino, allora non è vero. Preferisco l’usato sicuro, i leader affidabili». Quali? Quelli che da quasi 12 mesi tengono i consimili “faccia a terra”, in attesa della seconda ondata e poi della terza, della quarta, della centesima?Attenti alle parole: “lockdown” viene dal lessico carcerario, “coprifuoco” da quello bellico. Lo ha ricordato lo scrittore Roberto Quaglia, in un video di fine anno in cui constata il trionfo, per via pandemica, della Decrescita Infelice vaticinata e invocata da Greta Thunberg. Detto fatto: solo in Italia hanno già chiuso i battenti trecentomila aziende, e la flessione paurosa del Pil preannuncia lacrime e sangue per il 2021. “Andrà tutto bene”, belavano le pecore dai balconi, mentre i medici – a cui era stato impedito di effettuare autopsie – finivano col causare la morte di molti pazienti, in terapia intensiva, trattandoli con ossigeno anziché con eparina. Tuttora manca un protocollo nazionale che metta i sanitari in condizione di intervenire tempestivamente e sistematicamente, a domicilio, con farmaci efficaci (nel frattempo individuati), come se l’emergenza non dovesse finire mai. Anziché Plaquenil e cortisonici, dal cielo sono piovuti tamponi: servivano a gonfiare il panico e i numeri da sciorinare a reti unificate, giustificando sia il “carcere” per i cittadini che la “guerra” contro di noi, cioè il lockdown e il coprifuoco. Misure insensate, feroci, ingiuste e disperatamente inutili, inefficaci e vane sul piano sanitario, ma provvidenziali per ottenere il vero risultato atteso dal Grande Reset, il genocidio socio-economico dello zoo a beneficio dei supremi gestori dell’allevamento.Sul piano estetico, a spiegare l’inguardabilità dello spettacolo italiano bastano i nomi: Conte e Casalino, Arcuri e Ricciardi, Di Maio, Speranza, Renzi, Zingaretti. Non una denuncia, forte e chiara, dai colleghi Salvini, Meloni e Berlusconi: solo variazioni sul tema, pigolii e flebili distinguo, mentre Big Tech fa a pezzi quel che resta della privacy e, insieme al mainstream cartaceo e radiotelevisivo, getta nella spazzatura persino l’uomo della Casa Bianca, trasformato in delinquente seriale e trattato come si sarebbe fatto in altre epoche, giustiziato senza processo e senza diritto di parola. Brutta anticamera, quella in cui stiamo scivolando, in cui una fanfara alza il volume per coprire gli ultimi, disperati muggiti umani. Il microfono viene invece lasciato aperto per i ragli del complottismo terrapiattista, quello vero, che vaneggia di uomini-lucertola e giustizieri altrettanto favolosi. Si scandalizzano e si meravigliano, i millenaristi del neo-catastrofismo apocalittico, come se non sapessero che fine fece Giordano Bruno il 17 febbraio dell’anno 1600. Un caso troppo lontano? Niente paura: parlano da sole le morti di Martin Luther King, Salvador Allende, Olof Palme, Thomas Sankara, Yitzhak Rabin. Un mondo perfetto, capace di macellare in diretta Tv il presidente degli Stati Uniti d’America, a Dallas, nel 1963.Il campionato di calcio è l’unica fonte di notizie che, in Italia, riesca a competere con il dominio psico-sanitario dell’Agenda del Terrore. Fantasmi mascherati nelle strade, fantocci imbavagliati persino alla guida dell’auto, lemuri impauriti che rincasano rigorosamente entro le 22. Fino a quando? Non se lo domandano? Credono ancora che basti un attimo di pazienza in più, come quando – nel marzo scorso – si illusero che tutto finisse, come solennemente promesso, in una manciata di settimane? E allora avanti così, per sempre: didattica a distanza, lavoro a distanza, vita a distanza. Ravvicinatissimo, invece, l’ago della siringa per il fatale inoculo della Salvezza. Incubi? No: fotografie. Istantanee quotidiane, della nuova zootecnia regimata dall’intelligenza artificiale, dalle onde millimetriche del wireless satellitare, dalle fantomatiche molecole sperimentali interattive. Fake news? Magari, lo fossero. La maggior disonestà dei censori, reticenti e faziosi, consiste in questo: fingere di non sapere che Antigone, in realtà, si augura sempre che i suoi infausti presagi possano essere fallaci.Al netto dei bullismo dei cospirazionisti, che vivono di esibizionismo sensazionalistico basato su indizi travisati e allarmi infondati, una rilevante quota di umanità condivide preoccupazioni serie, basate su informazioni ormai reperibili soltanto negli scantinati: quelli che Big Web sta sprangando, uno ad uno, nel timore che possano illuminare verità imbarazzanti e dare coraggio ai naufraghi dispersi, rassegnati alla morte civile della politica. In simili frangenti, l’inerzia dei ciechi – il loro ottuso egoismo, la loro pavidità individuale e sociale – rischia di fare più danni dei governi: trascina in basso l’asticella della dignità, il minimo sindacale del vivere comune, incoraggiando progressivamente i maggiori abusi. Non a tutti capita di vivere, in prima persona, tornanti storici come questo: sono i momenti in cui un gesto vale una vita. Chi si volta dall’altra parte, e chi invece accende il cervello. E’ come se l’umanità si stesse fatalmente dividendo, in modo drammatico e forse definitivo. Da una parte la paura, madre dell’odio e della menzogna, e dall’altra la resistenza. Chi teme, vive sperando: e così resta inerte e si vota alla disfatta, la sua e quella altrui.Nessuno insorge, per ora: in compenso, si susseguono risvegli. Rassegnarsi a sopravvivere come topi? No, grazie. Neppure di fronte alla dose quotidiana di magime che gli scienziati del Grande Reset garantirebbero, giusto per scongiurare disordini. E’ una ricetta antica, quella di Friedrich von Hayek: meglio che il povero non cada nella disperazione, perché la ribellione renderebbe instabile il sistema che i poveri li produce in batteria, a milioni. Nella Bibbia, è Yahweh a stabilire il valore monetario di ciascuno. Nel libro “L’altra Europa”, Paolo Rumor – nipote del cinque volte primo ministro – parla di una “Struttura”, sempre la stessa, che gestirebbe il bestiame umano, da millenni. Papa Bergoglio, quello che ha concesso alla dittatura di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, ha appena stipulato in Vaticano un accordo con il Council for Inclusive Capitalism, organismo promosso da Lynn Forester de Rothschild. Fa politica, Bergoglio: accetta di oscurare il Natale, ma in compenso promuove i vaccini. Arriva a sostenere che chi non si vaccina mette in pericolo la vita degli altri: come se il siero, quindi, non bastasse di per sé a proteggere il soggetto vaccinato.Dove arriveremo, di questo passo? Alla chiusura terminale della recinzione attorno allo zoo, o alla liberazione dei prigionieri? Il carceriere parte in vantaggio. O meglio, il suo vantaggio è smisurato: ha connesso in rete il pianeta, dunque può sottoporlo in modo simultaneo a qualsiasi trattamento (politico, economico, finanziario, culturale, sanitario, ecologico, climatico). Gli ottimisti dicono che le zampate del drago testimoniano una sua recondita paura: il timore del mitico, grande risveglio collettivo, ormai imminente. Sbirciando l’Italia, non si direbbe: la televisione propone il solito menù dell’ipnosi, tra virologi e ordinari nientologi. Lo schianto planetario non arriva ancora nei salotti: si ferma alla rivolta dei ristoranti, all’esasperazione di chi ha già perso tutto. Quanto manca, alla mezzanotte? A che ora si spegnerà la luce, seppellendo la farsa dell’odio e della paura? L’enormità avanza, dilagando: ha una dimensione mostruosa, planetaria, psicologica. E’ in atto una mutazione dell’antropologia: sta crollando un intero sistema di credenze, di stili di vita, e non è la popolazione ad aver votato per il crollo. La popolazione non sceglie: subisce. Alla conta, manca la risposta alla domanda principale: perché. Perché così, perché proprio adesso.(Giorgio Cattaneo, 17 gennaio 2021).Dopo un anno esatto di Covid, eccoci nel nuovo Impero della Paura. A regnare è il caos, in ogni campo, persino tra le analisi: c’è chi ancora non vede (o almeno, dice di non vedere) la regia mondiale di quanto sta avvenendo, e chi – al contrario – sostiene che un giorno ringrazieremo questa catastrofe, una medicina (amarissima, ma salutare) per uscire dalla Matrix delle finzioni, dove i buoni in realtà sarebbero i veri cattivi. Eterogenesi dei fini: tanto peggio, tanto meglio. L’ascia del Covid è spietata: falcia diritti e libertà, ma tanti bravi cittadini preferiscono tacere e subire, all’infinito, in attesa di non si sa cosa, fingendo di non aver mai sentito nominare l’espressione Grande Reset, formulata nel santuario di Davos. Quando tutte le notizie scomode diventano complottismo negazionista, ci si ritrova in una pessima sala d’aspetto: a separarci dalla dittatura sono ormai poche parole in libertà, sempre più clandestine, ostracizzate “worldwide” da chi criminalizza il diritto alla verità. Ad accecare gli ipovedenti sono, ancora una volta, le maschere teatrali della politica: «Se l’ha detto quel cretino, allora non è vero. Preferisco l’usato sicuro, i leader affidabili». Quali? Quelli che da quasi 12 mesi tengono i consimili “faccia a terra”, in attesa della seconda ondata e poi della terza, della quarta, della centesima?
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“Io Apro”: coraggio, Italia. Tutti a cena: diretta su Mrtv
«Questo è solo l’inizio: d’ora in poi resteremo accanto, ogni sera, ai ristoratori italiani che avranno il coraggio di riaprire i loro locali, per cena». Dai tavoli di una pizzeria di Milano, è Marco Ludovico a fotografare la serata inaugurale di “Io Apro”, la “disobbedienza gentile” intrapresa da migliaia di locali, messi in croce dalle restrizioni imposte dalla gestione dell’emergenza sanitaria Covid. «Molti passanti hanno notato che il locale era pieno: probabilmente saranno loro i prossimi avventori», aggiunge Ludovico, tra i coordinatori del servizio di Sostegno Legale del Movimento Roosevelt, che garantisce l’assistenza gratuita, da parte degli avvocati, per i cittadini colpiti da sanzioni (inclusi i ristoratori “ribelli”). Una protesta civile e ordinata, ben documentata e filmata il 15 gennaio nella diretta-fiume di Mrtv, condotta da Marco Moiso con collegamenti da tutta Italia e ospiti d’eccezione, come l’economista Ilaria Bifarini, «felice di cenare finalmente tra persone normali» in un ristorante romano, e l’attore Enrico Montesano: «Stasera sono “biancoceleste”, a casa davanti alla Tv per via del derby Roma-Lazio, ma da domani sera sarò a cena con voi».
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Pavidi e ciechi, rassegnati alla “democratura” del Covid
L’Italia non s’è desta: gli italiani sono rassegnati a subire all’infinito ogni genere di vessazione incostituzionale. Restrizioni devastanti, quelle inflitte con la scusa del Covid: pericolose per la democrazia, inefficaci contro la pandemia ma in compenso disastrose per il tessuto economico del paese. E’ una denuncia precisa, quella che il Movimento Roosevelt affida a due avvocati, Pierluigi Winkler e Ivo Mazzone, che intervengono insieme al presidente, Gioele Magaldi, per fotografare l’emergenza civile (sociale, economica, politica e giuridica) che sta investendo l’Italia da ormai quasi un anno. «Uno strumento come il decreto non può intervenire sui diritti fondamentali: per quello serve una legge», premette Winkler, che del sodalizio “rooseveltiano” è uno dei vicepresidenti. «La sostanza non cambia – dice l’avvocato Mazzone – se si passa dal Dpcm al decreto legge, che va convertito in legge entro 60 giorni: se nel frattempo emetto decreti su decreti, mi sottraggo alla possibilità di controllo della legalità democratica, del Parlamento o della Corte Costituzionale».
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Magaldi: basta fiabe su Trump, da Leonardo a Q-Anon
Leonardo non è direttamente in grado di operare in termini fraudolenti negli Usa, così come altri invece potrebbero aver fatto. E’ un mito, questa storia in base a cui Renzi, Leonardo e altri avrebbero partecipato ai brogli in danno di Trump. Ogni mito nasconde un elemento di verità, che qui però è alla luce del sole: a suo tempo, Renzi si è legato al carrozzone di Obama e dell’ambiente “dem”. Renzi non ha più il potere di un tempo ma è rimasto un player della politica italiana: la sua azione è stata all’origine della formazione del governo Conte-bis. Oggi mette in difficoltà Conte, prova a rimodulare la maggioranza e cerca di ritagliarsi uno spazio anche in ambito internazionale: la sua più grande ambizione sarebbe quella di arrivare a fare il segretario generale della Nato, e quindi coltiva i suoi rapporti statunitensi. Ma di qui a fare questa piroetta abbastanza surreale, per cui sarebbe stato Renzi il grande burattinaio che avrebbe operato attraverso Leonardo, ce ne corre. Se non ci piace Renzi, non per questo dobbiamo pensare che improvvisamente diventi un genio del male che architetta con Leonardo una congiura nei confronti di Trump: sta’ a vedere che i nemici di Trump avevano bisogno di Renzi e di Leonardo, per fargli le scarpe.Agli italiani che si dicono solleciti nella difesa dell’interesse nazionale, ricordo che Leonardo (ex Finmeccanica) insieme ad Eni e Enel è l’unico strumento con cui ancora il sistema-Italia fa un briciolo di politica estera. La Farnesina è un luogo di perdigiorno: ormai da anni non c’è più un ministro degli esteri all’altezza, con un minimo di visione del ruolo dell’Italia. Escludo l’ipotesi che Leonardo abbia avuto parte in un’azione contro Trump: Leonardo peraltro è stata sottoposta a “balletti” in Borsa e ad azioni ostili da diversi ambienti. E sarebbe più serio parlare proprio di questo: da sempre esistono cordatesovranazionali ostili all’opera di Leonardo, ex Finmeccanica. Ogni volta che si tira in ballo in modo improprio Leonardo, si fa un danno al sistema-paese. Insomma, è il momento di parlare in modo serio. Avendo già messo a nudo il back-office del potere nel saggio “Massoni”, vorrei distinguere nettamente la mia narrazione, forte come un pugno nello stomaco ma rigorosa, basata su fonti ben selezionate, da quella di chi invece parla a vanvera. Il mio libro è severo: tanto verso l’affabulazione mainstream quanto verso il cospirazionismo dei complottisti, che inventano una cazzata al giorno.Voglio sottolineare quanto male ha fatto, allo stesso Trump e all’intera polemica politica negli Stati Uniti, tutta la messinscena di Q-Anon: una stronzata sesquipedale, che è diventata oggetto di dibattiti e persino fonte della morte di qualcuno, di recente, e dell’elezione di qualche citrullo nel nuovo Congresso americano. Da Q-Anon, così come da tutta una filiera priva di etichette troppo precise, Trump è stato raccontato come un capo-popolo che improvvisamente irrompeva sulla scena, impegnato contro il Deep State e una cupola mondiale di pedo-satanisti, con tutta una previsione di arresti imminenti. Previsioni sempre regolarmente smentite, ma nonostante ciò questa narrativa è continuata. L’ha creata Trump, questa cosa? Direi proprio di no. Trump si è trovato questa polpetta avvelenata e l’ha accarezzata, ritenendo di poter proseguire nella mitopoiesi su cui nasce la sua candidatura vincente del 2016. Vorrei ricordare che Steve Bannon, di professione, faceva lo sceneggiatore: e ha creato una sapiente sceneggiatura politica, per Trump, che però poi ha vinto sulle cose, sulla sostanza. E’ riuscito a captare il voto di importanti segmenti produttivi, di operai, di aziende che rischiavano di andare a ramengo, qualora avesse sposato con troppa facilità la visione “green” dei democratici, di Hillary Clinton e di tante anime belle.E’ giusto farla, la svolta “green”, se però tu garantisci l’adeguato ristoro, a quei settori produttivi che finirebbero a gambe all’aria. Devi dire: ti accompagno alla pensione, se ho deciso di mettere fuori uso l’estrazione del carbone. Devo avere un piano pubblico, importante, di tutela e riassorbimento della forza lavoro. Ecco: è in quell’elettorato, che Trump ha fatto breccia, e in generale in una classe media americana che è stata macellata, negli Usa come nel resto dell’Occidente, dalla competizione taroccata da parte del sistema-Cina. E’ lì che Trump ha vinto. Steve Bannon ha condito questa cosa con una serie di ingredienti anche poco utili, secondo me. Comunque sia, in capo a pochi mesi Trump ha licenziato Bannon. Ma poi si è lasciato irretire dalla narrazione di Q-Anon, nonché dai latrati reazionari e tradizionalisti dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Ora, si può e si deve criticare un Bergoglio che ha preso una brutta china, non all’altezza delle promesse: ma la fumosità e l’inconcludenza del riformatore Bergoglio, per di più disposto a fare inaudite concessioni alla dittatura cinese, non è che ci deve gettare tra le braccia del tradizionalismo reazionario, antimoderno e antimassonico, clericale e antisecolare di Viganò.Eppure, anche lì, Trump ha ringraziato Viganò, non capendo che anche quella polpetta avvelenata gli avrebbe alienato moltissimi voti cattolici, negli Stati Uniti. Trump queste cose non le ha create: se l’è trovate, e ha creduto di poterle utilizzare. Ha fatto male, perché la chiave vincente di Trump stava nel riuscire a convincere un elettorato progressista, stanco delle finzioni dei democratici, di un’assenza di sostanza all’altezza della grande tradizione del partito democratico, che non è più quello di Roosevelt e dei Kennedy. E invece di cercare di accattivarsi quell’elettorato, Trump si è radicalizzato in una narrativa che è quella dei fuori di testa, degli “sciamani con le corna” ossessionati dai pedo-satanisti, che forse avrebbero bisogno di uno psichiatra (un medico che magari gli spiegherebbe che il pedo-satanista forse vive dentro di loro, sia pure a loro insaputa). E insomma: Trump si è lasciato fotografare, in qualche modo, in un ritratto di famiglia, accanto a personaggi che avrebbbe dovuto tenere ben lontani da sé. Da ultimo, il 6 gennaio, ha lasciato che le cose accadessero: quasi è stato a vedere cosa potesse succedere.E’ chiaro che quello che è accaduto a Capitol Hill, a un certo punto, potrebbe persino esser stato pilotato dai nemici di Trump per poter finalmente cogliere sul fatto questi facinorosi e dire: ecco finalmente il vero volto del puzzone Trump, estraneo al sistema democratico. Cosa che Trump non è stato: ha operato molto bene in politica estera e sul piano economico, e senza la pandemia dolosa avrebbe stravinto le elezioni. Inoltre, Trump non ha attivato quella opzione – che sarebbe stata spericolata, ma ancora costituzionale – dell’imposizione della legge marziale, nel caso di brogli, ove vi fosse stato un intervento di potenze straniere. In quel caso, in termini di Costituzione americana, avrebbe proabilmente potuto fare qualcosa di incisivo, in questa vicenda. Invece ha lasciato che montasse un clima velleitario (perché i golpe si fanno o non si fanno), e invece avrebbe dovuto operare – dentro i dettami della Costituzione – in modo incisivo e serio. Non l’ha fatto, e anche in questa tragicomica vicenda dell’assalto al Congresso ha offerto il fianco alla demonizzazione: non solo quella preventiva, che c’è sempre stata, ma anche a quella postuma, che però adesso si fonda su immagini trasmesse in mondovisione.Trump ha peccato di indecisione, di scarsa lucidità e di scarsa lungimiranza. Non so se avrà un’altra occasione. Certamente, se dovesse averla, farà bene a riconsiderare la sua proposta politica, magari attestandosi su quella che è la sua vera identità: Trump non è né un suprematista bianco, né un razzista, né un reazionario. E’ un magnate newyorkese, un bon vivant che ha frequentato ambienti progressisti ed è stato anche nel partito democratico americano. Ha poco da guadagnare, dalla china che ha preso la sua figura nell’immaginario collettivo. I nemici che ha sempre avuto, nel partito repubblicano, adesso sono particolarmente virulenti e cercheranno di nuocergli il più possibile: i più grandi nemici di Trump non sono tra i democratici, ma tra i repubblicani. E in questa storia, ripeto, Renzi e Leonardo c’entrano davvero molto poco. Vorrei che tutti coltivassero il dubbio e il senso critico. Nelle elezioni americane, i brogli sono una cosa quasi consustanziale. Quanti brogli, chi li abbia fatti e come: se questo deve essere uno strumento di contestazione del risultato elettorale, i brogli vanno provati.La stessa Corte Suprema aveva una maggioranza schiacciante di persone vicine a Trump: eppure ha respinto il ricorso principe che è stato avanzato. Questo non vi dice nulla? Io avrei gradito che Trump fosse rieletto, al netto di tutti gli errori coi quali lui stesso è caduto nelle mille trappole che gli sono state tese. Ma cerchiamo di essere razionali, guardiamo innanzitutto ai fatti: uno di questi è l’emergenza sanitaria. Proprio la pandemia ha creato, nell’opinione pubblica americana, una migrazione di consensi: un presidente che sarebbe stato rieletto facilmente è invece crollato, in molti casi, nei consensi. Non ha saputo gestire bene nemmeno la protesta dei Black Lives Matter: indubbiamente strumentalizzata dai nemici di Trump, ma lui c’è caduto con tutte le scarpe. Cerchiamo di essere seri: sforziamoci di pensare, di utilizzare più fonti e di metterle in confronto tra loro. Scegliamo la “gnosi”, cioè la conoscenza, e non la “pistis” fideistica. In troppi parlano senza sapere quello che dicono: ma per ammaestrare gli altri serve la formazione di una competenza, di un’esperienza. Un invito che rivolgo a tutti: meno parole, per favore, e più fatti.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streaming “Gioele Magaldi Racconta”, condotta su YouTube l’11 gennaio 2021 da Fabio Frabetti di “Border Nights”).Leonardo non è direttamente in grado di operare in termini fraudolenti negli Usa, così come altri invece potrebbero aver fatto. E’ un mito, questa storia in base a cui Renzi, Leonardo e altri avrebbero partecipato ai brogli in danno di Trump. Ogni mito nasconde un elemento di verità, che qui però è alla luce del sole: a suo tempo, Renzi si è legato al carrozzone di Obama e dell’ambiente “dem”. Renzi non ha più il potere di un tempo ma è rimasto un player della politica italiana: la sua azione è stata all’origine della formazione del governo Conte-bis. Oggi mette in difficoltà Conte, prova a rimodulare la maggioranza e cerca di ritagliarsi uno spazio anche in ambito internazionale: la sua più grande ambizione sarebbe quella di arrivare a fare il segretario generale della Nato, e quindi coltiva i suoi rapporti statunitensi. Ma di qui a fare questa piroetta abbastanza surreale, per cui sarebbe stato Renzi il grande burattinaio che avrebbe operato attraverso Leonardo, ce ne corre. Se non ci piace Renzi, non per questo dobbiamo pensare che improvvisamente diventi un genio del male che architetta con Leonardo una congiura nei confronti di Trump: sta’ a vedere che i nemici di Trump avevano bisogno di Renzi e di Leonardo, per fargli le scarpe.
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Vaccinatevi, negazionisti: la scomunica del Papa “cinese”
Un grande influencer, all’occorrenza anche pontefice: dopo il via libera all’immigrazione illimitata dall’Africa e alle teorie di Greta Thunberg sulle cause del surriscaldamento terrestre, Jorge Mario Bergoglio si allinea fortemente al pensiero unico del mainstream anche sui vaccini e su Donald Trump. In uno speciale del Tg5 condotto da Fabio Marchese Ragona, redattore del “Giornale”, Bergoglio condanna l’assalto dei manifestanti a Capitol Hill (senza accennare alle motivazioni che lo hanno determinato) e criminalizza in modo esplicito i cittadini italiani che volessero sottrarsi al vaccino anti-Covid. Non stupisce più di tanto, l’atteggiamento di Papa Francesco: nella primavera 2020 aveva approvato il massimo rigore del severissimo e disastroso lockdown imposto da Conte, ignorando persino le proteste di alcuni coraggiosi sacerdoti per la chiusura delle chiese e la proibizione di celebrare le funzioni religiose. Bargoglio è arrivato a “silenziare” anche il Natale, rinunciando senza battere ciglio alla tradizionale messa di mezzanotte, in ossequio al coprifuoco. E ora attacca chi manifesta dubbi sui vaccini Rna approntati in pochi mesi, senza la consueta sperimentazione: chi si sottrae al vaccino, in pratica, sarebbe un cittadino socialmente irresponsabile. Addirittura un «negazionista».«C’è un negazionismo suicida – ha infatti dichiarato il pontefice sudamericano al telegiornale di Mediaset – che non saprei spiegare: il vaccino si deve prendere». E ancora: «Io credo che eticamente tutti debbano prendere il vaccino: è un’opzione etica, perché tu ti giochi la salute, la vita, ma ti giochi anche la vita di altri». Messaggi impliciti: il Covid è un grandissimo pericolo, estremamente letale (il che è falso) e il vaccino è l’unico rimedio: un farmaco che per giunta è assolutamente sicuro, per chi lo assume. Soprattutto, Bergoglio presenta come verità assoluta la sua tesi più insidiosa: i free-vax – sintetizza il “Giornale” – comprometterebbero anche la salute degli altri, oltre che la loro. E’ la posizione, ideologica, dei propagandisti di Big Pharma: chi è vaccinato dovrebbe temere i non-vaccinati. Come se il vaccino (che si dà per scontato che sia sicuro, senza rischi per chi lo riceve) non fosse affatto efficace: se un soggetto fosse vaccinato, infatti, che motivo avrebbe di avere timore di contrarre il virus?Eppure, è il refrain della nuova pedagogia “zootecnica” imposta dal sistema-Covid: quello che ha esasperato i toni dell’emergenza “pandemica” per poi arrivare esattamente a questo, cioè all’imposizione di vaccini estremamente controversi, temuti da molti degli stessi medici. Non solo: con anche il placet del Papa, il vaccino viene presentato come unico rimedio possibile, ignorando completamente le valide terapie del frattempo messe a punto. Bergoglio, aggiunge il “Giornale”, ha anche ripercorso la storia delle vaccinazioni, aderendo alla tesi (non sottoscritta dall’intera comunità scientifica) secondo cui l’introduzione del vaccino avrebbe storicamente comportato il declino di alcune gravissime malattie, come la poliomelite. Non solo: il Papa ha citato anche il morbillo tra le patologie pericolose, sottoscrivendo quindi le pressioni di Big Pharma che hanno recentemente introdotto l’obbligo dello stesso vaccino contro quella che resta una comune malattia infantile, normalmente contratta (senza conseguenze) durante l’infanzia.Sottinteso: per il pontefice, il “terrorismo sanitario” scatenato con il Covid, che ha sospeso libertà e diritti, è sacrosanto. Giusta, quindi, la decisione di instaurare la “dittatura sanitaria”, gonfiando i numeri dell’emergenza e ostacolando l’adozione di normali, efficaci terapie. L’unico orizzonte resta quello previsto fin dall’inizio: il vaccino. E chi si mostra refrattario è addirittura “negazionista”: sconcerta, qui, il fatto che il Papa cattolico accetti di utilizzare in modo tanto inopportuno un termine (negazionismo) con il quale, storicamente, si indica chi osa ridimensionare, o persino negare, la tragedia della Shoah. Esplicita, da parte di Bergoglio, l’adozione della neolingua orwelliana imposta dal pensiero unico e dal nuovo regime, non più democratico, che esercita il suo potere a vocazione totalitaria proprio utilizzando la paura del Covid. L’orizzonte è quello illuminato da Bill Gates e dagli altri “padroni dell’universo”, che profetizzano una riformulazione dell’umanità (e della socialità) a misura di pandemia: distanziamento eterno, smart working, pass vaccinale e controllo “cinese” sulla vita delle persone.Lo scorso dicembre, Bergoglio aveva stipulato in Vaticano un’alleanza con il Council for Inclusive Capitalism, organismo promosso da Lynn Forester de Rothschild, grande amica di Hillary Clinton. Due mesi prima era stato Mike Pompeo, segretario di Stato di Donald Trump, ad attaccare frontalmente Bergoglio per la decisione, senza precedenti, di concedere al governo di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina. Un patto che, secondo Pompeo, mina «l’autorità morale della Chiesa», compromessa con la dittatura che opprime i cinesi e ora ricatta il mondo, con l’esplosione dell’epidemia di Wuhan. Puntuale la vendetta di Bergoglio, dopo la caduta di Trump in seguito alle gravissime irregolarità che hanno segnato le presidenziali 2020, alterate da estesi brogli: fingendo di ignorare completamente le ragioni dell’esasperazione dei manifestanti pro-Trump, che il 6 gennaio hanno contestato la certificaziobe della vittoria di Biden arrivando a invadere in modo sconcertante il Parlamento, Bergoglio dichiara il suo stupore per un fatto tanto grave, per «un popolo così disciplinato nella democrazia», denunciando chi «prende una strada contro la comunità, contro la democrazia, contro il bene comune».Un grande influencer, all’occorrenza anche pontefice: dopo il via libera all’immigrazione illimitata dall’Africa e alle teorie di Greta Thunberg sulle cause del surriscaldamento terrestre, Jorge Mario Bergoglio si allinea fortemente al pensiero unico del mainstream anche sui vaccini e su Donald Trump. In uno speciale del Tg5 condotto da Fabio Marchese Ragona, redattore del “Giornale”, Bergoglio condanna l’assalto dei manifestanti a Capitol Hill (senza accennare alle motivazioni che lo hanno determinato) e criminalizza in modo esplicito i cittadini italiani che volessero sottrarsi al vaccino anti-Covid. Non stupisce più di tanto, l’atteggiamento di Papa Francesco: nella primavera 2020 aveva approvato il massimo rigore del severissimo e disastroso lockdown imposto da Conte, ignorando persino le proteste di alcuni coraggiosi sacerdoti per la chiusura delle chiese e la proibizione di celebrare le funzioni religiose. Bargoglio è arrivato a “silenziare” anche il Natale, rinunciando senza battere ciglio alla tradizionale messa di mezzanotte, in ossequio al coprifuoco. E ora attacca chi manifesta dubbi sui vaccini Rna approntati in pochi mesi, senza la consueta sperimentazione: chi si sottrae al vaccino, in pratica, sarebbe un cittadino socialmente irresponsabile. Addirittura un «negazionista».
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Magaldi: Trump sbaglia, ma chi lo demonizza è peggio
«Dov’erano, le ipocrite vestali del politicamente corretto, quando i fascistissimi miliziani di Antifa uccidevano cittadini anche neri nelle strade d’America, nei mesi scorsi? Chi oggi tuona contro il presunto “attentato alla democrazia” rappresentato dallo sgangherato assalto al Campidoglio continua tacere, di fronte all’infame “dittatura sanitaria” che ha sospeso la nostra libertà col pretesto del Covid». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, si unisce ovviamente all’unanime condanna delle violenze che il 6 gennaio hanno travolto il Parlamento americano, ad opera di «un branco di buffoni esaltati dalla retorica di Trump». Ma precisa: «E’ stato un drammatico autogol, un episodio tragicamente farsesco, ma non certo un tentativo di colpo di Stato». Imperdonabile la condotta di Trump: «Non ha vigiliato affinché non prevalesse, o non fosse infiltrata, la minoranza violenta che ha poi invaso Camera e Senato, mentre la maggioranza dei manifestanti si è limitata a una pacifica protesta popolare, accusando Joe Biden di aver “rubato le elezioni” tramite estesi brogli».Sugli errori di Trump è severo il giudizio di Magaldi, che pure appartiene al network massonico internazionale progressista che ha supportato il presidente uscente. «Sulla scorta di un team legale autorevolmente coordinato da Rudolph Giuliani, Donald Trump denuncia l’opacità del risultato delle presidenziali, che sarebbe stato alterato da pesanti irregolarità facilitate dal vasto ricorso al voto postale, adottato con il pretesto del Covid. Tuttavia – sottolinea Magaldi – già nei mesi scorsi si poteva intuire che le nuove, “anomale” modalità di voto abbero potuto propiziare i brogli: ma Trump non ha fatto nulla, per scongiurare il peggio attraverso l’imposizione di regole più trasparenti». Non solo: «Una volta preso atto dei presunti brogli, avrebbe anche potuto intraprendere iniziative estreme – ma contemplate dalla Costituzione, in caso di interferenze straniere nel voto – per imporre, anche con la legge marziale, che venisse fatta chiarezza: ma, di nuovo, non ha osato farlo».Idem per la gestione del Covid: «Ha giustamente denunciato il carattere manipolatorio dell’emergenza, senza la quale avrebbe stravinto le elezioni, ma non ha avuto il coraggio di adottare una linea nettamente chiara, per esempio licenziando Anthony Fauci». Fin qui, le critiche verso il presidente che nel 2016 era stato appoggiato dall’élite massonica progressista, come “antidoto” contro i finto-progressisti del partito democratico. «E’ stato un ottimo presidente, Trump: ha risollevato l’economia e risolto molte crisi geopolitiche, evitando nuove guerre». Eppure, il tycoon prestato alla politica «è stato scandalosamente demonizzato, fin dall’inizio, dai grandi media e da un establishment sleale: a dare del “fascista” a Trump sono stati i portavoce di un’oligarchia antidemocratica, a lungo complice della dittatura cinese».Impresentabile, secondo Magaldi, il profilo di molti dei suoi attuali contestatori: «A condannarlo, per i disordini in Parlamento, c’è gente del calibro del guerrafondaio George W. Bush, grande padrino massonico del terrorismo islamico, e ci sono altri vecchi tromboni del partito repubblicano, che in questi decenni si sono limitati ad assecondare il neoliberismo oligarchico dei vertici del partito democratico». Fatale, per Magaldi, la scelta di Trump di non distanziarsi «dagli imbarazzanti “suprematisti bianchi”, dai complottisti alla Q-Anon e dai falsi amici come monsignor Carlo Maria Viganò, che per contrastrare gli abusi del peggior mondialismo propongono un ritorno al tradizionalismo più arcaico: il falso progressismo dei “dem”, semmai, si combatte con il vero progressismo».«Dov’erano, le ipocrite vestali del politicamente corretto, quando i fascistissimi miliziani di Antifa uccidevano cittadini anche neri nelle strade d’America, nei mesi scorsi? Chi oggi tuona contro il presunto “attentato alla democrazia” rappresentato dallo sgangherato assalto al Campidoglio continua tacere, di fronte all’infame “dittatura sanitaria” che ha sospeso la nostra libertà col pretesto del Covid». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, si unisce ovviamente all’unanime condanna delle violenze che il 6 gennaio hanno travolto il Parlamento americano, ad opera di «un branco di buffoni esaltati dalla retorica di Trump». Ma precisa: «E’ stato un drammatico autogol, un episodio tragicamente farsesco, ma non certo un tentativo di colpo di Stato». Imperdonabile la condotta di Trump: «Non ha vigiliato affinché non prevalesse, o non fosse infiltrata, la minoranza violenta che ha poi invaso Camera e Senato, mentre la maggioranza dei manifestanti si è limitata a una pacifica protesta popolare, accusando Joe Biden di aver “rubato le elezioni” tramite estesi brogli».
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Prima i ladri, poi i barbari: assalto alla democrazia Usa
I barbari contro i ladri, che ora si atteggiano a vittime e chiedono la testa del capo barbarico, dopo che quest’ultimo ha osato l’inosabile: far assaltare dai suoi pasdaran fanatizzati il “tempio” di una democrazia che, per metà dell’America, è rimasta tale solo nella forma, visto l’esito degli spogli elettorali del 3 novembre. L’attacco al Parlamento, ricorda l’Ansa, ha un solo precedente: fu incendiato nel 1814, ma non da americani (il clima era di guerra, e a darlo alle fiamme furono le truppe inglesi). Il 6 gennaio 2021 è nella storia: gli Stati Uniti non hanno potuto eleggere il nuovo presidente. Non solo: Congresso e Senato sono stati presi d’assalto ed “espugnati” da militanti anche armati, lasciati entrare nei palazzi con estrema facilità e decisi a raggiungere l’obiettivo: scuotere l’America e il mondo, e intanto bloccare la convalida delle schede dei grandi elettori a favore di Joe Biden, da settimane presentato abusivamente come “presidente eletto” nonostante l’opposizione di Trump e di oltre 100 parlamentari, decisi a contestare la regolarità delle elezioni. Più che una frode: un golpe bianco, quello di Biden, organizzato attraverso i brogli più colossali che la storia ricordi.Da un lato, le prove raccolte dal team legale di Trump sono schiaccianti: in alcuni Stati-chiave, dove Biden avrebbe prevalso per poche migliaia di voti, risultano aver votato anche 2-300.000 elettori in più, rispetto a quelli registrati, con le stesse schede contate anche 8 volte. I fatti sono noti: di fronte alla “vittoria a valanga” di Trump (almeno 75 milioni di sostenitori) i seggi sono stati chiusi in piena notte, per due ore, durante le quali sarebbe successo di tutto. Sotto accusa il sistema digitale Dominion, connesso in Rete e forse, secondo l’accusa, manipolabile anche dall’estero. A monte: non ha precedenti l’abuso del voto postale, interamente pro-Biden, cui si è fatto ricorso agitando la paura del Covid, vero protagonista degli eventi: senza l’emergenza pandemica, a inizio 2020 tutti i sondaggi davano per scontata la larghissima rielezione di Trump, grazie al favore del 60-65% degli americani. L’altra notizia è altrettanto scioccante: tutte le sedi giudiziarie interpellate, dalla Corte Suprema in giù, si sono sistematicamente rifiutate di esaminare le prove della frode: allo staff di Rudy Giuliani, le corti hanno opposto solo dinieghi procedurali, evitando di valutare i dossier.Proprio la sessione plenaria del Parlamento sarebbe potuta servire a questo: esporre a reti unificate le dimensioni dell’imbroglio, istituendo la commissione speciale d’inchiesta subito proposta dal senatore texano Ted Cruz. Illusoria la speranza – retoricamente evocata da Trump, nel suo comizio incendiario a poche ore dai lavori parlamentari – che potesse essere il vicepresidente, Mike Pence, a ribaltare l’esito dei conteggi truccati rigettando le schede dei grandi elettori degli Swing States (Georgia, Wisconsin, Michigan, Pennsylvania, Arizona e Nevada). Camera, Senato e vicepresidenza hanno anche ignorato persino l’ultimo appello alla legalità istituzionale, proveniente dai membri dei Parlamenti di alcuni di quegli Stati: non convalidare le schede di Biden e rinviare la decisione agli Stati stessi, facendo pronunciare i parlamentari o addirittura ripetendo le elezioni. L’establishment ha evitato di rispondere, opponendo la sua sordità marmorea e il consenso (anche e soprattutto mediatico) attorno al “presidente eletto”, uno dei politici più corrotti d’America, a lungo quinta colonna del potere cinese, ricattabile in mille modi e anche attraverso le imprese di un prestanome come il figlio Hunter, percettore di maxi-tangenti da Cina e Ucraina.Sembrava persino credibile, Biden – un vero presidente, quello giusto – quando è apparso in televisione, mentre il Parlamento era in preda al panico, invitando Trump a ordinare ai rivoltosi di ripiegare. Trump lo ha fatto nel mondo più pericoloso: ha sì invitato i suoi hooligan ad abbandonare i palazzi, ma solo dopo aver manifestato apprezzamento per il loro gesto, costato 4 vittime. Un atto senza precedenti, in mondovisione, che precipita l’America (e lo stesso Trump) sull’orlo del baratro. Si parla di impeachment-lampo, e di rimozione del presidente. Si dà anche per scontato che Trump non la passerà liscia, a livello giudiziario, per la sua inaudita esortazione “eversiva”. I commentatori mainstream sono unanimi: Trump si è reso protagonista di un gesto disgustoso, che non potrà restare impunito e segnerà la sua fine politica. Sottinteso: chi condanna senza attenuanti la “presa della Bastiglia”, l’oltraggio alla sacralità della democrazia, finge di non vedere l’oceano, soverchiante, di indizi e prove che inchiodano i democratici, protagonisti di un “golpe” elettorale fraudolento, un vero e proprio attentato alla democrazia americana.Altri annotano: Trump ha staccato la spina ai repubblicani, ridotti a casta di potere, trascinando con sé decine di milioni di persone, l’America profonda, quella tradita dalla globalizzazione neoliberista. Impressionante l’accelerazione della crisi, così come la sconcertante ipocrisia dell’establishment: Facebook ha subito oscurato l’ultimo video di Trump, in ossequio allo stile orwelliano della “rivoluzione colorata” che nel 2020 ha sabotato la rielezione del presidente, ricorrendo alla violenza e alla guerriglia urbana di Antifa e Black Lives Matter, con frange estremistiche che hanno trascinato intere città sull’orlo della guerra civile. Ora, l’assalto al Parlamento rischia di allontanare da Trump i parlamentari rimastigli fedeli, e soprattutto di far impallidire il primo “assalto alla democrazia”, in ordine di tempo, cioè la colossale frode elettorale che – ove finalmente confermata, in sede giudiziaria – dimostrerebbe virtualmente la fine della democrazia elettorale, negli Stati Uniti.La reazione dei “barbari”, follemente fuori misura, sembra un avvertimento: Stati come il Texas hanno già ventilato l’intenzione di ridiscutere i termini della loro permanenza negli Usa, qualora l’establishment fingesse ancora di ignorare il raggiro organizzato dal clan Biden sulla pelle degli elettori. La situazione è delirante e pericolosa: se non verrà abbattuto, Trump resterà in carica fino al 20 gennaio. E non ha ancora esibito la relazione del Dni, la direzione dell’intelligence coordinatra da John Ratcliffe, che potrebbe evidenziare il ruolo di paesi come la Cina nella manipolazione digitale dell’esito del voto. L’America è spaccata in due, davanti al mondo intero: seguiranno alle mosse “eversive” di Trump, o il presidente ancora in carica verrà fermato con la forza? La rivolta dilagherà nelle città o l’assalto al Campidoglio comporterà la fine di Trump, e magari la sua incriminazione? Lo scenario è drammatico, con tratti allucinati, deliranti e rivoluzionari. Per intanto: la notte di follia di Washington ha devastato anche l’ipocrisia “negazionista” del mainstream, quello che tifa per il regime-Covid e vorrebbe cancellare fisicamente Trump. La democrazia americana? E’ in rianimazione: calpestata prima dai ladri, poi dai barbari.I barbari contro i ladri, che ora si atteggiano a vittime e chiedono la testa del capo barbarico, dopo che quest’ultimo ha osato l’inosabile: far assaltare dai suoi pasdaran fanatizzati il “tempio” di una democrazia che, per metà dell’America, è rimasta tale solo nella forma, visto l’esito degli spogli elettorali del 3 novembre. L’attacco al Parlamento, ricorda l’Ansa, ha un solo precedente: fu incendiato nel 1814, ma non da americani (il clima era di guerra, e a darlo alle fiamme furono le truppe inglesi). Il 6 gennaio 2021 è nella storia: gli Stati Uniti non hanno potuto eleggere il nuovo presidente. Non solo: Congresso e Senato sono stati presi d’assalto ed “espugnati” da militanti anche armati, lasciati entrare nei palazzi con estrema facilità e decisi a raggiungere l’obiettivo: scuotere l’America e il mondo, e intanto bloccare la convalida delle schede dei grandi elettori a favore di Joe Biden, da settimane presentato abusivamente come “presidente eletto” nonostante l’opposizione di Trump e di oltre 100 parlamentari, decisi a contestare la regolarità delle elezioni. Più che una frode: un golpe bianco, quello di Biden, organizzato attraverso i brogli più colossali che la storia ricordi.
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Magaldi: virus massonico, chi l’ha creato finirà come Hitler
«Quella del coronavirus è la terza offensiva planetaria, contro di noi, condotta dall’élite massonica neoaristocratica che aveva già colpito altre due volte: sabotando l’economia attraverso le crisi finanziarie pilotate, per indebolire la società creando diseguaglianze, e poi “fabbricando” il terrorismo islamico per ridurre le libertà di tutti col pretesto della sicurezza». Gioele Magaldi non ha dubbi: «Siamo di fronte all’ultimo attacco, da parte delle stesse forze massoniche oligarchiche: quello sanitario, attraverso la gestione emergenziale della pandemia, sarà anche l’ultimo». Per Magaldi «è un attacco disperato», perché punta a un orizzonte irrealizzabile: «Un mondo distopico, senza più libertà, sulla scorta del modello cinese». Anche per questo, l’aggressione contro la popolazione «finirà rovinosamente, come le campagne di Russia condotte da Napoleone e Hitler, entrambi traditi dall’eccessiva fiducia nelle loro possibilità di successo». Autore del besteller “Massoni” (Chiarelettere, 2014) ed esponente del circuito massonico progressista sovranazionale, Magaldi annuncia: il “sequel” del primo volume sulle malefatte delle superlogge reazionarie, in uscita entro il 2021, farà nomi e cognomi dei soggetti che hanno «progettato il rilascio del coronavirus, altamente contagioso ma scarsamente letale».In pratica, quel virus è «uno strumento di dominio, fondato su una paura immotivata ma ingigantita dall’allarmismo dei media». Ormai, dice Magaldi, i cittadini stanno aprendo gli occhi: «Vessati da restrizioni assurde che sembrano destinate a non finire mai, assistono a una presa in giro sempre più sguaiata e sfacciata: nuove varianti del virus mettono in dubbio l’efficacia dei vaccini frettolosamente approntati, e non scientificamente testati in modo adeguato in relazione agli effetti indesiderati sull’organismo. E mentre gli italiani sono stati costretti a restare a casa persino all’ultimo dell’anno, anche col placet di Papa Bergoglio, gli abitanti di Wuhan si sono scatenati in festeggiamenti spensierati e oceanici, per il capodanno, proprio nel paese da cui è nata la cosiddetta pandemia». Non è un caso, sottolinea Magaldi, che l’epidemia sia partita da Wuhan: «L’attuale sistema-Cina è stato ideato da massoni oligarchici non cinesi, essenzialmente atlantici, come alternativa al sistema occidentale: quello del Covid è un test – l’ultimo – per sperimentare la possibilità di cancellare diritti e democrazia».Non funzionerà, scommette il presidente del Movimento Roosevelt: «L’aria sta cambiando, e anche gli italiani – pian piano – iniziano a capire di esser stati ingannati: e non sono più disposti a dover vivere, fino a chissà quando, in mezzo a lockdown e zone rosse, mentre l’economia crolla». Lo si legge anche dall’inquietudine che sta attraversando la scena politica: «Finalmente ci si sta scuotendo dal torpore, mettendo sotto accusa il grottesco e disastroso paternalismo di Conte, che ha fallito su tutta la linea: non ha protetto la cittadinanza dal contagio ma, in compenso, ha sospeso le libertà costituzionali e provocato un vero e proprio disastro economico». Nel 2021, secondo il presidente “rooseveltiano”, è lecito aspettarsi «una vera e propria epifania del potere, a partire dal progressivo, inesorabile disvelamento del carattere fraudolento dell’emergenza-coronavirus che ha travolto il mondo e messo in ginocchio l’Italia». Magaldi apprezza Matteo Renzi, «che è tornato a fare il Giamburrasca e finalmente critica Conte in modo frontale». Ma attenti: non c’è da aspettarsi niente di speciale, dall’eventuale rottamatore di “Giuseppi”.«Non credo che Renzi farebbe meglio di Conte», dice Magakldi: «Come anche gli altri mediocri attori della politica italiana, l’ex premier fiorentino vuole solo partecipare, in modo “parrocchiale”, alla futura spartizione dei 200 miliardi del Recovery Fund. E, per inciso: è tornato a bussare alle porte delle superlogge, sperando di essere finalmente accolto». Quanto a Mario Draghi, il cui nome circola con insistenza, Magaldi fa un annuncio ufficiale: «Confermo che Renzi gli ha appena chiesto di sostituire Conte a Palazzo Chigi, nell’ambito di un ipotetico “governo largo”». Sta dunque per scendere in campo, l’ex presidente della Bce? «Ne dubito», dice Magaldi: «Tra i veti incrociati dell’attuale palude politica italiana rischierebbe di essere “bruciato”, e quindi di perdere il “tram” per il Quirinale l’anno prossimo». Tra chi oggi vorrebbe Super-Mario a Palazzo Chigi, aggiunge Magaldi, «ci sono anche i nemici di Draghi: quelli che vorrebbero impedire che il “nuovo” Draghi, tornato progressista, possa assumere la regia della rinascita del paese, una volta eletto presidente della Repubblica».Molto meglio, sostiene Magaldi, se Mario Draghi resterà in disparte ancora per un anno, «limitandosi a dare buoni consigli», o al massimo – eventualmente – prestandosi ad assumere «un incarico tecnico, come la guida del ministero dell’economia». Il presidente del Movimento Roosevelt non ha dubbi, su Draghi: «E’ tornato nell’alveo della massoneria di ispirazione keynesiana e rooseveltiana, impegnata a cancellare i catastrofici effetti di decenni di neoliberismo». Per Magaldi, le mosse di Draghi faranno parte di un preciso disegno della massoneria progressista, che nel 2021 ribatterà colpo su colpo alla “strategia della tensione”, di matrice reazionaria, degli “apprendisti stregoni” che sovragestiscono l’operazione Covid. Una “guerra” a tutto campo, a partire dagli Usa, dove Magaldi – sostenitore di Trump – “vede” comunque l’affermazione di Biden, «salvo sorprese». La sua è una visione prospettica: «Al di là delle opposte tifoserie, ribadisco che l’eventuale presidenza Biden non sarebbe un disastro, così come non sarebbe “il paradiso” una presidenza Trump».Tra i due, sostiene Magaldi, c’è comunque un accordo (massonico) stipulato prima ancora delle elezioni, con l’impegno a non abbandonare alcune ottime linee-guida della politica economica di Trump e, soprattutto, «l’altolà imposto all’invadente, pericolosa egemonia cinese». L’autore di “Massoni” invita a saper leggere dietro le quinte, evitando esagerazioni fuori luogo. «Tra i sostenitori massonici di Trump e quelli di Biden è stato stretto un patto simile a quello che nel 2008 portò all’elezione di Obama, un’intesa siglata da una parte da massoni progressisti come Ted Kennedy, e dall’altra da esponenti del fronte conservatore come Zbigniew Brzezinski, preoccupati dalla deriva “terroristica” di superlogge come la Hathor Pentalpha, appannaggio dei Bush». Anche stavolta, spiega Magaldi, è accaduto qualcosa di simile: «La scelta di candidare Biden ha escluso candidature ben peggiori». Lucidità, innanzitutto: «Lo stesso Obama è stato esaltato come campione o presentato come demonio: non è stato né l’una né l’altra cosa, è stato solo un presidente mediocre». Biden o Trump, Conte o Renzi, per Magaldi i “compiti per il 2021″ sono delineati: esibire «l’epifania del potere, smascherando i massoni oligarchici che hanno scatenato contro di noi la tempesta, mediatica e psico-sanitaria, del coronavirus».«Quella del coronavirus è la terza offensiva planetaria, contro di noi, condotta dall’élite massonica neoaristocratica che aveva già colpito altre due volte: sabotando l’economia attraverso le crisi finanziarie pilotate, per indebolire la società creando diseguaglianze, e poi “fabbricando” il terrorismo islamico per ridurre le libertà di tutti col pretesto della sicurezza». Gioele Magaldi non ha dubbi: «Siamo di fronte all’ultimo attacco, da parte delle stesse forze massoniche oligarchiche: quello sanitario, attraverso la gestione emergenziale della pandemia, sarà anche l’ultimo». Per Magaldi «è un attacco disperato», perché punta a un orizzonte irrealizzabile: «Un mondo distopico, senza più libertà, sulla scorta del modello cinese». Anche per questo, l’aggressione contro la popolazione «finirà rovinosamente, come le campagne di Russia condotte da Napoleone e Hitler, entrambi traditi dall’eccessiva fiducia nelle loro possibilità di successo». Autore del besteller “Massoni” (Chiarelettere, 2014) ed esponente del circuito massonico progressista sovranazionale, Magaldi annuncia: il “sequel” del primo volume sulle malefatte delle superlogge reazionarie, in uscita entro il 2021, farà nomi e cognomi dei soggetti che hanno «progettato il rilascio del coronavirus, altamente contagioso ma scarsamente letale».
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Il Grande Reset ci vuole sottomessi: apriamo gli occhi
In questo preciso momento, il mondo si divide in due fazioni: i fideisti del virus e dell’operato dei governi, e quelli che mettono in discussione ciò che sta accadendo. Non era mai accaduto, nella storia umana, che una malattia fosse un fatto politico: perché, dunque, oggi c’è gente che mette in discussione l’effettiva portata della cosiddetta Sars-Cov-2, mentre nessuno ha mai messo in dubbio la peste nera, o il vaiolo, per esempio? Perché nessuno ha mai messo in discussione l’opportunità di trovare cure farmacologiche per la malaria, ma molti ritengono che il vaccino che si sta introducendo a tappe forzate oggi sia strumentale? Un “assaggio” di ciò che accade oggi ci venne offerto nel 2009, con la cosiddetta influenza suina: subito dopo quella emergenza, l’Organizzazione Mondiale della Sanità venne accusata di aver mistificato i dati e di aver dichiarato la pandemia senza i presupposti, per favorire la vendita di vaccini. Vaccini che diverse nazioni acquistarono (con soldi pubblici), salvo poi non utilizzarli.Le accuse nascevano dal palese conflitto di interessi tra farmaceutiche e alcuni esponenti dell’Oms coinvolti nella declaratoria di pandemia. Del resto, mentre nel 2009 l’Oms pubblicò un documento analitico con la dichiarazione pandemica, nel 2020 ciò non è mai accaduto, e l’unica esternazione in tal senso la si rinviene in un comunicato stampa in cui, laconicamente, si afferma che la situazione «può definirsi pandemica». Nessuna analisi delle ragioni o dei dati, come, invece, accadde nel 2009. Perché? Forse per evitare le accuse mosse in passato? Intanto, però, una cosa è certa: pur continuando a spargere allarmismo, affermando di non sapere con cosa si avesse a che fare, sembra che i governanti apparenti (politici) e quelli occulti (i padroni dell’economia) le idee le avessero chiarissime, quanto agli effetti permanenti del virus. Tanto che già nel maggio 2020, il principe Carlo d’Inghilterra proponeva un Grande Reset, cioè una trasformazione radicale dell’economia (e, quindi, della società).Un po’ come, del resto, Bill Gates appariva ovunque in televisione, e perfino in un assai pubblicizzato colloquio telefonico con il premier italiano, dispensando certezze in tema di vaccini (mercato che ha avuto un vero e proprio boom, e che anni fa lui stesso in un’intervista dichiarò fruttargli 20 a 1 l’investimento iniziale). Lo stesso presidente del Consiglio italiano, un personaggio mai candidatosi in alcun partito politico, eppure elevato improvvisamente al ruolo di maggior potere della nazione, non ha mai fatto mistero del suo progetto di “nuovo umanesimo”. Insomma, persone senza incarichi politici né competenze sanitarie sembrano avere però le idee chiarissime sul da farsi, tanto da indirizzare loro stessi politici e medici. E, in effetti, tutti i medici “non allineati” sono stati sistematicamente sanzionati, diffamati dai media o semplicemente ridotti al silenzio e censurati.Moltissime persone sembrano essere “consolate” nella propria fiducia verso i governi dalla, pressochè retorica, domanda: “Chi ci guadagna?”. La risposta sottintesa sarebbe, ovviamente: “Nessuno!”. Questa è una risposta miope, resa possibile soltanto dalla superficialità delle nostre conoscenze di ciò che accade attorno a noi. Se consideriamo isolatamente la politica di ciascun singolo paese, e riteniamo i politici che lo guidano sincera espressione degli interessi dell’elettorato, allora è agevole concludere che il danno provocato dalle scelte politiche è drammatico e non giustificabile, se non in base alla tutela di un interesse di rango superiore nei confronti delle popolazioni stesse. Se però assumiamo una prospettiva differente, tutto si spiega in modo talmente logico da risultare perfino banale. E, solitamente, la spiegazione più semplice è anche quella giusta.Se infatti ci limitiamo ad ascoltare e raccogliere le informazioni fornite da chi governa (di nome e di fatto), la verità è lampante: “grande reset”, “nuova normalità”, “il mondo di prima non ci piaceva”, “nuovo umanesimo”. Le intenzioni sono alla luce del sole, a ben vedere. L’unica cosa che trattiene dall’ammetterlo o dal riconoscerlo è il negazionismo puro di cui la società è permeata, e che però è trattenuta dall’accorgersene grazie ad abili strumentalizzazioni mediatiche. Basti dire che ad essere accusati di negazionismo sono proprio i liberi pensatori e i critici, che mettono in discussione ciò che sta accadendo. Non sto compiendo alcuno sforzo creativo né di immaginazione, nel rispondere al quesito circa lo scopo degli eventi presenti: trasformare la società e l’economia, all’insegna del motto latino più famoso (“divide et impera”).Un’umanità separata, controllata tramite le tecnologie che permetteranno di lavorare e di intrattenere rapporti umani e sociali (e perfino affettivi), ma anche di studiare e comunicare in generale. Una popolazione ridotta nel numero, per venire incontro alle note preoccupazioni ambientali dei cosiddetti “filantropi” fra cui Bill Gates, la famiglia Clinton, eccetera. Una popolazione mondiale asservita a obblighi vaccinali che permettono da un lato di guadagnare cifre impensabili, e, dall’altro lato, di poter violare anche la libertà di disposizione di sé e del proprio corpo. Chi c’è dietro? Anche la risposta a questa domanda è abbastanza elementare: se la maggior parte dei governanti opera in armonia, è evidente che il loro “accordo”, non essendo noto, deve essere occulto. I progetti e i fini sottesi al Grande Reset sono notoriamente di promanazione massonica, così come il “nuovo umanesimo” di cui fa tanto parlare il premier italiano, e che, pure, continua inspiegabilmente a occupare il ruolo di maggior potere della nazione, pur avendone abusato più di chiunque dal dopoguerra a oggi, e senza che sia mai stato chiarito come sia stato possibile che un individuo privo di esperienze di governo e senza alcuna rappresentatività elettorale sia assurto a quella carica.Le sette massoniche non fanno mistero della propria esistenza. Semmai, ciò che occultano sono i propri contatti, le ramificazioni e le aderenze nel mondo economico e politico. Se ci fosse qualche dubbio sul fatto che le società segrete abbiano sempre diretto occultamente le civiltà umane, basti osservare come lo stesso giorno di Natale, apparentemente una celebrazione religiosa, sia in verità festeggiato non quando, secondo i testi sacri, sarebbe nato Gesù, bensì nel giorno di culto del Sol Invictus. Quel culto si affermò anche nell’antica Roma, pur originando in epoche assai più remote: sono coloro che si autoproclamano illuminati, a venerare l’astro come falso idolo in una sorta di non-religione. Ed è così che si sono compiute, storicamente, tutte le più grandi coercizioni dei popoli: sotto la luce – è proprio il caso di dirlo – del Sole! Non è un mistero che la maggior parte delle industrie fondamentali nelle economie mondiali siano in mano a pochissime persone: basti dire che l’80% del mercato alimentare fa capo a 5 società/famiglie. A partire da numeri tanto ridotti, e secondo la nota catena di comando di matrice piramidale, è facile comprendere come pochi possano controllare moltissimi.Naturalmente, a ogni gradino della piramide che si scende, c’è minore consapevolezza rispetto a quello superiore, fino ad arrivare alla massa di persone che ignora completamente tutto, e che in ciò è agevolata dai conflitti interni provocati ad arte. La parte politica prescelta per condurre questa operazione è la sinistra, per ovvi motivi: la storia ha già identificato nella destra i totalitarismi e le dittature, quindi non si sarebbe potuto imporne altre sotto la medesima bandiera. Eppure, la cosiddetta “sinistra” che oggi porta avanti questo progetto si ammanta di parole vuote e di concetti sterili: “solidarietà”, “rispetto”, “uguaglianza”, “lotta alla discriminazione”. Ma, mentre si professa animata da simili ideali, le azioni sono antitetiche: anziani isolati, bambini psicologicamente devastati, poveri sempre più poveri (e ricchi sempre più ricchi!), nessun rispetto per tutto ciò che va contro il progetto, totale disparità di trattamento tra chi si asservisce, e chi, invece, rivendica la libertà di espressione. E infine, vera e propria discriminazione nei confronti di tutti quei soggetti non allineati, siano essi medici, politici o privati cittadini.Insomma, una sinistra che, curiosamente, anziché attenuarle, alimenta le contrapposizioni civili e sociali, e che instilla continuamente principi e categorie mentali atte a creare divisione: “negazionista”, “complottista”, “no-vax”, eccetera. Quanto durerà? Anche la risposta a questa domanda è intuitiva: finchè non si sarà verificato il Grande Reset! Cioè, fino a quando non sarà divenuto impossibile continuare a vivere come prima. In particolare, fino a quando la maggior parte delle interazioni umane, lavorative e sociali non sarà divenuta digitale. Fino a quando le economie tradizionali non saranno crollate. Fino a quando il sistema di obblighi vaccinali non sarà consolidato. Fino a quando nella mentalità collettiva non saranno eradicate le abitudini e le aspettative pregresse: dallo stringersi la mano, al vivere accanto agli altri. Tutto questo è già visibile nelle esternazioni che i media – consapevolmente – propalano: il vaccino, come del resto si è sempre detto, non dà alcuna immunità a lungo termine, né previene dall’essere contagiosi. Quindi, il vaccino sarà un elemento costante (non una tantum!), e anche dopo che le persone l’avranno accettato, continueranno a verificarsi limitazioni e privazioni, in modo da proseguire nel progetto definitivo.I lockdown servono in primo luogo a distruggere le economie tradizionali, e pertanto non dureranno all’infinito, ma è prevedibile che per riuscire nell’intento occorrano almeno un paio d’anni, quindi incluso tutto il 2021. Nel frattempo, i governi continueranno a fingersi preoccupati delle conseguenze “del virus” (in realtà, delle loro scelte politiche), elargendo ristori palliativi e prospettando infiniti rimedi, che, ovviamente, si risolveranno in nulla di fatto. I cambiamenti che si intende provocare, però, saranno duraturi. Un po’ come i controlli aeroportuali post 11 Settembre, che sono divenuti un fenomeno ordinario e consolidato. Come uscirne? A livello di società è difficile prospettare un metodo per interrompere tutto ciò. Presupporrebbe in primo luogo la consapevolezza, ma la consapevolezza è trattenuta, poiché la maggior parte delle fonti di informazione è controllata (esattamente come l’economia globale). Informarsi e informare è sempre stata, e resterà sempre, l’unica, vera, via per mantenersi liberi e non soggiogabili.È presumibile che le società oggi asservite al nuovo ordine acquisiranno consapevolezza di ciò che oggi soltanto pochi hanno compreso, in modo direttamente proporzionale all’intensità dei cambiamenti e alla durata delle azioni che ne sono alla base. È un processo che, storicamente, sembra richiedere almeno 3-5 anni, per maturare in modo significativo. A livello individuale, invece, la risposta è più semplice: ciascuno può essere artefice della propria liberazione. In primo luogo, rifiutandosi di sottostare a obblighi o divieti illegittimi, ingiusti, dannosi o strumentali. Oggi, molti sono trattenuti dall’agire o dal rifiutarsi di obbedire, dalla paura di multe e sanzioni varie. Il che è paradossale, se si pensa che tutti, in Italia, scontano da quasi un anno una sanzione gravissima come gli arresti domiciliari. Normalmente, le persone sono disposte a pagare (cauzione, multa), per non subire limitazioni della propria libertà. Oggi, invece, le persone rinunciano alla libertà per la paura di pagare 280 euro di multa. Tanto poco vale, sul mercato, essere liberi. Di paura, e disinformazione, si alimenta qualsiasi forma di controllo: per emanciparci non occorre nulla che sia fuori di noi. Solo, dobbiamo smettere di aver paura.(Carlo Prisco, “Il Grande Reset”, da “Eusebismo” del 27 dicembre 2020. L’avvocato Prisco è ricercatore in filosofia del diritto).In questo preciso momento, il mondo si divide in due fazioni: i fideisti del virus e dell’operato dei governi, e quelli che mettono in discussione ciò che sta accadendo. Non era mai accaduto, nella storia umana, che una malattia fosse un fatto politico: perché, dunque, oggi c’è gente che mette in discussione l’effettiva portata della cosiddetta Sars-Cov-2, mentre nessuno ha mai messo in dubbio la peste nera, o il vaiolo, per esempio? Perché nessuno ha mai messo in discussione l’opportunità di trovare cure farmacologiche per la malaria, ma molti ritengono che il vaccino che si sta introducendo a tappe forzate oggi sia strumentale? Un “assaggio” di ciò che accade oggi ci venne offerto nel 2009, con la cosiddetta influenza suina: subito dopo quella emergenza, l’Organizzazione Mondiale della Sanità venne accusata di aver mistificato i dati e di aver dichiarato la pandemia senza i presupposti, per favorire la vendita di vaccini. Vaccini che diverse nazioni acquistarono (con soldi pubblici), salvo poi non utilizzarli.
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Usa, 150 parlamentari: verità sui brogli, non eleggete Biden
Clamorosa svolta nella crisi Usa: 140 deputati e 12 senatori annunciano che il 6 gennaio, anziché convalidare l’elezione di Joe Biden, chiederanno al Parlamento una commissione d’inchiesta, con procedura d’emergenza, per chiarire – entro il 16 gennaio – la portata delle irregolarità elettorali emerse negli Stati contesi. «Nella storia americana non si era mai avuta una situazione come questa», sottolinea Roberto Mazzoni: «Mentre i grandi media dipingono Trump come un mitomane paranoico incapace di perdere e ormai abbandonato da tutti, e magari tentato di fermare con un “golpe” la “vittoria di Biden”, un’enorme fetta del Parlamento – smentendo clamorosamente giornali e televisioni – chiede che finalmente le autorità giudiziarie (inclusi i giudici della Corte Suprema, che sarebbero coinvolti nella commissione parlamentare) si decidano finalmente a pronunciarsi nel merito dei presunti brogli, trovando il coraggio di esaminare le migliaia di prove che i legali di Trump hanno finora esibito inutilmente, in sede giudiziaria, ricevendo dinieghi solo formali e procedurali, senza mai un’analisi delle evidenze, che appaiono schiaccianti e imbarazzanti per Biden».Mazzoni, giornalista indipendente che sta svolgendo un grande lavoro, dalla Florida, per seguire il caso elettorale poù controverso della storia americana, rimarca l’enorme portata dell’iniziativa parlamentare, nonché la sua sottigliezza: «Si chiede di non convalidare per il momento i grandi elettori pro-Biden nominati dagli Stati-chiave, in attesa che sia fatta finalmente chiarezza: questo, per proteggere l’integrità delle elezioni, la dignità delle istituzioni e quindi la tenuta democratica del paese, dove secondo i sondaggi oltre la metà della popolazione si è ormai convinta che il risultato delle presidenziali del 3 novembre sia stato compromesso da estesi brogli». Dettaglio: per Gallup, Donald Trump (emarginato anche dai social media) è l’uomo più popolare del paese, posizione a lungo occupata da Barack Obama. I parlamentari mettono l’accento su un altro aspetto: alcuni degli “Swing States” avrebbero cambiato le regole elettorali all’ultimo minuto, violando le rispettive norme costituzionali in materia di elezioni.Nel mirino della clamorosa contestazione sono Georgia, Wisconsin, Michigan, Pennsylvania, Arizona e Nevada. «La richiesta: una volta stabilità la verità sulle elezioni, i parlamentari chiedono che siano poi i Parlamenti dei singoli Stati a stabilire chi ha vinto, sul loro territorio: Biden o Trump?». Mazzoni cita, uno per uno, i senatori “ribelli”: a Josh Hawley, il primo ad annunciare l’opposizione alla convalida dei grandi elettori di Biden, si sono aggiunti Ted Cruz e Ron Johnson, James Lankford, Steve Daines, John Kennedy. Con loro Marsha Blackburn, Mike Braun, Cynthia Lummis, Roger Marshall, Bill Hagerty e Tommy Tuberville. «Non escludo che il 6 gennaio se ne aggiungano altri», dice Mazzoni, che intanto rimarca l’annuncio di Trump: per il 6 gennaio sono previste altre novità clamorose. Per esempio: potrebbe pervenire alla Casa Bianca l’atteso report di John Ratcliffe, capo della direzione nazionale dell’intelligence.Il rapporto di Ratcliffe potrebbe infatti contenere prove dell’eventuale “ingerenza straniera” nelle elezioni americane, da parte di paesi come la Cina e come l’Iran, «che ha appena fatto sapere che Trump “non sarà rieletto, perché nel frattempo sarà morto”». Al di là dei rumors, sintetizza Mazzoni, la mossa dei 150 parlamentari (numero inaudito, nella lunga storia delle contestazioni elettorali statunitensi) spiazza tutti: Biden e i democratici, lo stesso Parlamento e i media, che avevano già archiviato Trump. Spetterà al vicepresidente Mike Pence, in qualità di presidente del Senato, arbitrare la contesa: secondo indiscrezioni, Pence potrebbe dare il via libera all’iter per la commissione d’inchiesta sospendendo quindi l’accettazione dei grandi elettori di Biden, per poi dimettersi subito dopo per non dare la sensazione di voler “rieleggere se stesso”, insieme a Trump. Il suo posto, in via temporanea, verrebbe occupato dal segretario di Stato, Mike Pompeo, che già a novembre – in modo provocatorio – aveva ostantato la sua fiducia nella rielezione di Donald Trump.Clamorosa svolta nella crisi Usa: 140 deputati e 12 senatori annunciano che il 6 gennaio, anziché convalidare l’elezione di Joe Biden, chiederanno al Parlamento una commissione d’inchiesta, con procedura d’emergenza, per chiarire – entro il 16 gennaio – la portata delle irregolarità elettorali emerse negli Stati contesi. «Nella storia americana non si era mai avuta una situazione come questa», sottolinea Roberto Mazzoni: «Mentre i grandi media dipingono Trump come un mitomane paranoico incapace di perdere e ormai abbandonato da tutti, e magari tentato di fermare con un “golpe” la “vittoria di Biden”, un’enorme fetta del Parlamento – smentendo clamorosamente giornali e televisioni – chiede che finalmente le autorità giudiziarie (inclusi i giudici della Corte Suprema, che sarebbero coinvolti nella commissione parlamentare) si decidano finalmente a pronunciarsi nel merito dei presunti brogli, trovando il coraggio di esaminare le migliaia di prove che i legali di Trump hanno finora esibito inutilmente, in sede giudiziaria, ricevendo dinieghi solo formali e procedurali, senza mai un’analisi delle evidenze, che appaiono schiaccianti e imbarazzanti per Biden».