Archivio del Tag ‘elezioni’
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Travaglio: se il regime degli scandali silenzia le elezioni
Molto saggia la decisione del Cda Rai di chiudere i programmi giornalistici nell’ultimo mese di campagna elettorale. Ora si potrebbero rispolverare presso i migliori rigattieri i cartelli che il fascio affiggeva negli uffici pubblici durante il Ventennio: “Qui non si parla di politica, qui si lavora”. L’idea che, con l’aria che tira, gli elettori venissero a sapere chi sono i candidati a occupare le mille poltrone dorate dei consigli regionali era troppo terrificante. Meglio evitare. Il regime è pronto a tutto, persino ad amputarsi il braccio armato, cioè “Porta a Porta”, pur di impedire che qualche notizia trapeli. Provvederanno per tutti Minzolingua, Mimun e Fede
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Santoro: no al bavaglio, edizione-pirata di Annozero
«Faremo una puntata di “Annozero” il 25 marzo, alla vigilia delle elezioni. Non so dove, né come. In piazza, su Internet, ma la faremo». Michele Santoro reagisce così alla confermata cancellazione dei talk giornalistici ad un mese dalle regionali. Il conduttore di “Annozero” torna in trincea per la libertà di stampa, ma stavolta non da solo: accanto a lui ci saranno il sindacato dei giornalisti, Giovanni Floris di “Ballarò”, l’opinionista del centrodestra Gianluigi Paragone (“L’ultima parola”, RaiDue) e persino Bruno Vespa, che pure accusa Santoro di aver creato il clima che oggi porta all’inedita sospensione “elettorale” di quattro programmi Rai.
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Virano sindaco di Torino: l’uomo Tav dopo Chiamparino?
Aveva promesso dialogo e condivisione, ma è stato costretto a far scortare le sue trivelle, di notte, dalla polizia. Eppure è considerato «un uomo del fare, ma senza strafare». Un nome «senza dubbio di peso e di alto profilo». Di più: «Una personalità forte». L’architetto Mario Virano, commissario della crisi apparentemente senza soluzioni scoppiata in valle di Susa per l’alta velocità Torino-Lione, sarebbe il candidato perfetto alla successione di Sergio Chiamparino come sindaco di Torino nel 2011. Ne ha parlato lo stesso primo cittadino, nei giorni scorsi, «con una stretta cerchia di amici e collaboratori».
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Grillo: tanto meglio se i politici spariscono dalla tv
La chiusura delle trasmissioni politiche, o presunte tali, prima delle elezioni è una boccata d’aria pura. E’ l’eliminazione di una parte dei miasmi della “feccia che risale il pozzo”. La misura andrebbe estesa a ogni emittente privata con effetti definitivi con una eccezione. Le trasmissioni potrebbero continuare ad andare in onda solo se non invitassero più alcun politico. I nostri dipendenti devono scomparire dalle televisioni e dalle prime pagine dei giornali. La politica non è una passerella di figuranti. Sono stati eletti per lavorare in Comune, alla Regione, nel Parlamento italiano e in quello europeo. Sono pagati dai cittadini per produrre risultati, non per occupare l’informazione.
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Elezioni, i giornalisti: sbagliato tagliare i talk della Rai
«La decisione di fermare quelli che ormai sono pollai televisivi non è né scandalosa né preoccupante, anche perché potrebbero essere sostituite da tribune politiche». Silvio Berlusconi commenta così la delibera della Commissione di Vigilanza Rai che di fatto “oscura” nell’ultimo mese prima delle elezioni regionali anche le trasmissioni di approfondimento, come “Ballarò”, “Porta a Porta” e “Annozero”, che non potranno andare in onda o dovranno trasformarsi in tribune elettorali. Tutto questo è assurdo, specie dopo aver appena chiesto di rinnovare il canone Rai, commenta Giovanni Floris di “Ballarò”.
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Via i talk giornalistici: bavaglio Rai prima delle elezioni
Via libera dalla Commissione di Vigilanza Rai al regolamento per l’applicazione della par condicio in tv in vista delle regionali del 28 e 29 marzo. Tra le novità più importanti contenute nel testo approvato ieri dalla commissione, una norma che assimila alle regole della comunicazione politica nell’ultimo mese prima del voto anche le trasmissioni di approfondimento, passata con i voti del centrodestra e del relatore, il radicale Marco Beltrandi, e con la netta opposizione del Pd, che ha abbandonato i lavori.
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Cedolin: così la val Susa ha svelato le bugie sulla Torino-Lione
Sono andati per bastonare e sono finiti bastonati, verrebbe da dire metaforicamente parlando, tirando le somme della grande offensiva portata in Valsusa dai fautori del Tav nel corso di questo mese di gennaio. Offensiva studiata a tavolino negli ultimi 4 anni con cura certosina da Mario Virano e dalla classe politica che gli fa da contorno, ma valutata evidentemente con troppo ottimismo, sulla base d’informazioni e “sensazioni” assai disancorate dalla realtà.
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Revelli: da Chiamparino non una parola utile sulla Tav
Alla manifestazione “Sì Tav” del Lingotto di Torino, voluta dal sindaco Sergio Chiamparino, il 24 gennaio è andata in scena una grigia anticipazione del declino annunciato del centro-sinistra: lo scrive il sociologo Marco Revelli, inviato speciale del “Manifesto” per prendere nota (inutilmente) delle presunte ragioni dell’alta velocità Torino-Lione e dell’oligarchia di poteri che vorrebbe imporre ad ogni costo la grande infrastruttura che la valle di Susa continua a ritenere devastante e inutile, come confermato dall’imponente corteo del 23 gennaio, forte di 40.000 adesioni.
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Susa, No-Tav a valanga: no allo scempio, in nome dell’Italia
In bilico nei sondaggi, se Mercedes Bresso perdesse la presidenza del Piemonte per pochi voti, sa che lo dovrebbe anche alla valle di Susa, che il 23 gennaio ha risposto con un corteo popolare di proporzioni addirittura clamorose alle voci – tendenziosamente alimentate – che davano ormai per esaurita la protesta contro l’alta velocità Torino-Lione. Al centro-sinistra, che dopo ogni sconfitta elettorale rimpiange puntualmente di aver perso (a favore della Lega Nord, ad esempio) la propria capacità di rappresentare territori, la valle di Susa manda un avvertimento esplicito, firmato da almeno 40.000 persone
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Bossi padrone del Nord, grazie alla debolezza del premier
Le divergenze politiche ormai esplicite che separano Gianfranco Fini (ma per motivi diversi anche Giulio Tremonti) da Silvio Berlusconi, complicano la vita del Popolo della Libertà, un partito troppo vasto e disomogeneo perché gli basti la leadership di un uomo solo, per quanto potente. Il risultato di questa tendenza centrifuga, resa più acuta dall’urgenza d’impunità giudiziaria rivendicata dal capo del governo, è che quest’ultimo finisce ineluttabilmente nel riconoscere la Lega Nord come unico partito a lui davvero fedele e Umberto Bossi come partner ideale del suo progetto.
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Berlusconi: via la Par Condicio, col placet di Bossi e Fini?
Qualcuno nutriva dei dubbi? Berlusconi non si dimetterebbe neanche se condannato da un tribunale della Repubblica italiana. Poco gli importa che altri capi di governo eletti direttamente dal popolo, da ultimo l’israeliano Ehud Olmert, si siano sentiti in dovere di lasciare l’incarico a seguito di un semplice rinvio a giudizio per corruzione. Il miliardario che da quindici anni considera Palazzo Chigi uno strumento della sua personale impunità, persegue ormai esplicitamente una sovranità assoluta, sganciata dalla divisione dei poteri su cui si fonda la democrazia liberale. Rivendica il diritto di vivere al di sopra della legge.
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Battiato: scandali e menzogne, avanti così e lascio l’Italia
Franco Battiato si dichiara pronto a lasciare l’Italia, disgustato dai “rincoglioniti” in Parlamento, quelli al governo e quelli che fingono di fare opposizione. Lo afferma in un’intervista al “Fatto Quotidiano”, sull’onda del successo dell’ultimo singolo, “Inneres auge”, che Marco Travaglio definisce «una splendida invettiva che si avventa sugli scandali berlusconiani e sulla metà d’Italia che vi assiste indifferente e imbelle», scritta con parole definitive: “Uno dice: che male c’è a organizzare feste private con delle belle ragazze per allietare primari e servitori dello Stato? Non ci siamo capiti: e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti?”.