Archivio del Tag ‘elezioni’
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Crisi, sempre più a picco i consumi di elettricità e benzina
Sarà forse responsabile anche il crollo della vendita di auto nuove, intorno al 25% in Italia e non molto al disotto in tutta Europa. Non solo gli italiani non cambiano la vecchia auto (il che influisce poco sui consumi), ma evidentemente rinunciano all’acquisto di seconde e terze auto familiari. Qualcuno va al lavoro in tram, e i figli si adattano ai turni. Anche questo è un cambio di paradigma. Tornando a benzina e gasolio, nel mese di agosto i consumi sono scesi rispettivamente del 10,1 e del 9,7% su agosto 2011. Insieme ai carburanti, che mostrano lo stesso trend ormai da diversi mesi, ha molto stupito il drastico calo nei consumi elettrici per il mese di settembre, che ha visto una sbalorditiva flessione del 9,7% (7,3 il dato “aggiustato” in base alle temperature). Qualcuno la chiama apocalisse.
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Biologico? No, grazie. Come suicidare l’Italia che funziona
Non abbiamo più soldi, e quindi vi chiudiamo. Anzi, meglio: per ora vi svuotiamo, così nessuno potrà dire che abbiamo spento il “motore” dell’agricoltura biologica. La Provincia di Torino è irremovibile: vuole mettere in liquidazione il Crab, il prestigioso sportello del Bio piemontese – punto di riferimento per tutto il comparto dell’agricoltura biologica italiana – dato che la Regione Piemonte non intende rinnovare il proprio impegno finanziario. Piccole cifre: il centro, dislocato in val Pellice, costa 280.000 euro all’anno, di cui però solo un terzo a carico degli enti locali: il resto proviene da finanziamenti a progetto, che gli stessi ricercatori si procurano attivando fondi speciali europei. Non stiamo parlando dell’Ilva di Taranto, ma di un minuscolo ufficio con appena 7 operatori: vittime della brutale “spending review” del governo Monti, 4 di loro resterebbero a casa.
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Orrore, premiati i boia dell’Europa: un Nobel da rifiutare
Di fronte a una notizia come quella che proviene da Oslo si resta sgomenti: servirebbe una mobilitazione internazionale per rifiutare il Nobel per la Pace incredibilmente assegnato alla tecnocrazia-fantasma che, abusando dei diritti dei popoli europei, governa il continente senz’ombra di democrazia e ormai lo affama in modo spietato, a colpi di diktat scellerati e sordi a ogni voce di protesta. Per come è attualmente costituita, l’Unione Europea – dominata da un direttorio di non-eletti, la famigerata Commissione – si configura come una struttura di potere arcaica, di natura imperiale e pre-moderna, nemica del diritto e delle libere Costituzioni degli Stati democratici sorti dall’immane lotta contro il nazifascismo tra le macerie del vecchio continente alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
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Parguez: l’euro creato per azzopparci, ecco come e perché
In questo mio contributo dedicato ai coraggiosi esponenti della Modern Money Theory in Italia, intendo enfatizzare la straordinaria natura della crisi dell’eurozona. Siamo al termine di un modo di produrre, del capitalismo dinamico inteso in termini marxiani. È la regressione verso un sistema parassitario e decadente, un’economia di puri “rentier” che si alimentano attraverso le banche e le altre istituzioni finanziarie che estraggono risorse dall’economia reale grazie alle permanenti politiche di deflazione applicate dagli Stati. Una regressione simile appare ovvia nel momento in cui si osservano i livelli di disoccupazione in Europa, in particolare in Francia, Belgio e Olanda. Per esempio, in Olanda la disoccupazione effettiva eccede il 50, 60% della forza lavoro! Questo condurrà al drammatico collasso dei redditi anche per chi ancora gode di un normale lavoro
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La rabbia dei giovani senza futuro, traditi dalla politica
Non hanno solo protestato contro i tagli ad una scuola stretta tra le mirabolanti promesse tecnologiche e i soffitti che crollano, tra premi per i più bravi e riduzione delle risorse necessarie perché i meritevoli possano davvero provare di esserlo, nonostante disuguali condizioni di partenza. Hanno dichiarato la loro sfiducia a tutta la classe dirigente, agli adulti che hanno il potere di prendere le decisioni cruciali per il loro destino: governo, partiti politici, sindacati, imprenditori. Derubricare questa protesta come manifestazione adolescenziale senza una vera maturità politica, sarebbe grave e forse pericoloso. Dopo essersi sentiti definire da tutti una generazione perduta, questi ragazzi stanno provando a dire che non vogliono fare le vittime sacrificali degli errori altrui.
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Alle primarie col kalashnikov, per poi subire il Monti-bis
L’equipaggiamento è importante. È quello che fa la differenza tra un elettore che va ai gazebo del centrosinistra e la sera torna a casa e uno che ci va e il giorno dopo lo piangono i suoi cari. Considerato il livello dello scontro, è utile innanzitutto trovarsi un elmetto di quelli fatti bene. I migliori erano in dotazione ai soldati dell’Armata Rossa, con la stella rossa impressa in mezzo: sia per il valore sentimentale, sia per la qualità del materiale sovietico, lavorato con sangue purissimo d’operaio tendenza Nep. Però, onde evitare pericolosi rigurgiti egualitari e botte di nostalgia Pci, meglio virare su quelli a prova di sbarco in Normandia dell’esercito a stelle e strisce – con cui, causa invasione della cultura americana, siamo cresciuti assieme davanti alla tv.
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Georgia, la disfatta del regime osannato dai philosophes
Quando nel 2004 l’attuale presidente della Georgia vinse le elezioni aveva 34 anni ed era presentato come una stella nell’oscurità di un presente delle ex repubbliche sovietiche che ancora oggi sono in gran parte rette dagli stessi ex leader comunisti che le controllavano allora. Ancora più significativo che la novità si verificasse nel paese che con l’Azerbaijan costituisce il confine della Russia con il Caucaso e che confina direttamente con la Cecenia, che per anni ha alimentato il nazionalismo russo con la sua resistenza a una delle repressioni più brutali del nuovo millennio. Mentre la Cecenia è stata regalata dai russi a un satrapo locale che ne ha fatto una repubblica islamica simile a un porto franco in cambio dell’eliminazione dei “terroristi”, quei ceceni che si erano ribellati Mosca e che sono stati sterminati insieme a una buona parte della popolazione.
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In questo mondo di ladri: il segreto del sistema-Italia
In questo mondo di ladri i politici arrestati, rinviati a giudizio, condannati occupano interi notiziari. C’è materiale per una biblioteca di Alessandria del crimine. Neppure Ercole riuscirebbe a ripulire dallo sterco la moderna stalla di Augìa che è diventata l’Italia. Per molto meno in altri Paesi la gente sarebbe scesa in piazza, avrebbe assediato il Parlamento. In Italia non succede. Ci si interroga su questo mistero, su questa apparente ignavia, da anni, senza trovare una risposta convincente. Tra le cause c’è la sindrome di Stoccolma per cui un intero popolo si è affezionato ai suoi carnefici, la menzogna trasformata in verità di Regime con l’occupazione di giornali e televisioni, come da piano della P2, la scomparsa dal Parlamento di ogni opposizione con due gemelli, pdl e pdmenoelle, che si sono alternati durante il Ventennio dell’Inciucio con lo stesso programma
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Elezioni ad personam per Monti, e noi che facciamo?
È presto per dire “ormai è fatta”, ma le premesse sono state poste tutte. La sortita newyorkese del “Professore” ha tolto il velo di incertezza che circondava la prossima legislatura: il “governo tecnico” proseguirà anche dopo le elezioni, qualsiasi sia il loro risultato, perché così voglio, pretendono e impongono “i mercati”, Wall Street, la Casa Bianca, la Germania e l’Europa. «Non penso ci sarà una seconda occasione, ma se dovesse servire io ci sarò». La decodifica diventa quasi inutile, ma per quel poco che serve va fatta. La crisi è lunga (l’ha detto lui stesso all’Assemblea dell’Onu), non ci sono soluzioni alle viste, la barca italiana è tra le più fragili nel mare in tempesta; i partiti “locali” esprimono una classe politica inadeguata e rissosa, non hanno ancora ben compreso il mutamento di realtà che la crisi economica sta producendo. Ma bisogna rispettare le scadenze formali della democrazia, anche se è chiaro quanto questa sia per “il potere” ormai un impiccio, più che uno strumento di costruzione del consenso.
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«Gheddafi ucciso dai francesi, glielo consegnò Assad»
Assassinare Muhammar Gheddafi, per evitare che – una volta catturato – potesse svelare dettagli imbarazzanti sul sostegno libico nell’elezione di Nicolas Sarkozy. A sparare il colpo di pistola che ha ucciso Gheddafi il 20 ottobre 2011 alle porte della sua roccaforte, Sirte, sarebbe stato un agente straniero francese, aiutato dai siriani in cambio dell’alleggerimento delle pressioni internazionali su Damasco. Il dubbio che la morte del colonnello non sia avvenuta per mano di un guerrigliero locale, ma per l’intervento diretto di un commando-killer della Nato circola da tempo, in Libia. La conferma viene ora da uno dei politici-chiave del cambio di regime in Libia, Mahmoud Jibril, già a capo del Cnt, il Consiglio Nazionale di Transizione. Riprendendo l’intervista di Jibril, rilasciata il 29 settembre 2012 al Cairo, il “Corriere della Sera” riporta nuovi particolari che confermano in parte quanto rivelato appena pochi giorni dopo la morte di Gheddafi da un altro quotidiano italiano, “Il Giornale”.
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Italia spacciata, anche Goldman Sachs vota per il Pd
Abbattersi sul sito ufficiale del Partito Democratico può nuocere gravemente alla salute. Più che altro, occhio alla rassegna stampa. Soprattutto se vi sentite (ancora) di sinistra, vostro malgrado. «Goldman Sachs vota per il Pd», titola un pezzo di “Milano Finanza” inserito sul sito. Che culo, ora sì che mi avete convinto. Non si capisce cosa sia più grave. L’idea che Goldman Sachs speri nella vittoria nel Pd o il fatto che la notizia sia considerata una specie di vanto, per cui meritevole di essere citata nella rassegna stampa nel Pd? E soprattutto, c’è qualche dirigente del Pd che non si senta mediamente offeso da un articolo del genere?
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De Magistris: alternativa, per mandare a casa Monti
Non mi interessano le primarie. Chiedo a Vendola, Di Pietro, Ferrero una scelta coraggiosa: rompere gli indugi per costruire un’alternativa al montismo e al liberismo. Successivamente aprire un confronto programmatico col Pd, col suo variegato popolo. Entro fine mese presenterò il manifesto del mio movimento arancione. Non sarà un partito ma un luogo di partecipazione, un movimento che tenterà di mettere in relazione le realtà presenti sui territori, dalle esperienze di economia dal basso alle lotte per i beni comuni. Farà politica e cercherà di coinvolgere i disillusi. Parlerà di contenuti e non di alleanze o tatticismi. Dialogherà coi partiti, sarà un plusvalore. A fine mese presenteremo il manifesto e a metà ottobre costruiremo a Napoli la prima iniziativa pubblica: mi interessa l’immagine del Quarto Stato, di un popolo in cammino per cambiare il Paese.