Archivio del Tag ‘economia’
-
Schiava della finanza, questa politica ci dichiara guerra
La Tav Torino-Lione? Una truffa: tutti sanno che non si realizzerà mai, ma i pochi cantieri che potrebbero venir aperti basterebbero a tener buoni per un po’ i costruttori amici dei politici, e quindi le banche. Idem il bluff della “Fabbrica Italia” di Marchionne, o gli inceneritori che fanno la gioia di chi li costruisce, o magari gli affari d’oro dei terreni per l’Expo di Milano. Dietro la fiaba della “crescita” c’è un’amara verità: mercati saturi. Quel tipo di produzioni e investimenti non fanno sviluppo e non creano occupazione, ma solo «danni e violenza». Il problema vero? Non è il debito, ma il sistema economico. E i grandi burattinai della finanza giocano al massacro: tanto, loro ci guadagneranno lo stesso, e a rimetterci saremo solo noi, cittadini senza più diritti né sovranità, né veri partiti a cui affidare il voto.
-
Grazie val Susa, che ci insegni a lottare per un futuro vero
Diciamo grazie alla val di Susa perché ci sta insegnando una cosa importante: si può lottare, ci si può opporre a un progetto che devasta il territorio e la vita di chi ci vive. Ci si può opporre con una lotta bellissima, civile, democratica popolare. Una lotta che coinvolge tutto il popolo. Ma il motivo più importante, per dire grazie, è un altro: la val di Susa sta difendendo gli interessi del Paese, di tutti noi. Quelli che vogliono la Tav ci dicono che queste grandi opere servono alla crescita, che porta benessere ed è l’unico modo per risolvere i problemi. Non è più vero: la crescita oggi è una strada bloccata, un vicolo cieco che non porta più da nessuna parte.
-
Tav, mafia e menzogne: ma i “barbari” valsusini vinceranno
Il centro è cieco, la verità si vede dai margini. Quest’affermazione di metodo, propria degli studi post-coloniali e anche della più recente “antropologia di prossimità”, mi è tornata in mente la mattina del 27 giugno alla Maddalena, frazione di Chiomonte, quando visto da lassù – da quel fazzoletto di terra sulla colletta che divide il paese dall’autostrada del Frejus – il mainstream che ha segnato ossessivamente la vicenda della Tav è apparso di colpo per quello che è: vuota somma di affermazioni prive di senso reale. E si è affermata una realtà totalmente altra rispetto a quella che viene raccontata nei “luoghi che contano”, nei palazzi del potere, nelle redazioni dei giornali, dagli opinion leaders metropolitani.
-
Economia-truffa: sta arrivando un futuro spaventoso
Si avverte in giro, sotto le rutilanti bellurie che ogni giorno ci vengono ammannite per placare la nostra ansia, un desolante “sensus finis”. Non parlo qui dell’Italia che un tempo, molti secoli fa, fu un luogo importante e oggi è ridotta a uno sputo nell’universo mondo. Parlo dell’Occidente inteso non però in senso tecnico (del resto che cosa sia realmente l’Occidente, termine inquietantemente orwelliano, nessuno è mai stato in grado di precisarlo), ma come modello di sviluppo economico e sociale che ormai coinvolge il mondo intero, da New York agli Urali alla muraglia cinese al Gange.
-
Scure europea sull’Italia: saremo più poveri e indifesi
Attenti, l’Italia potrebbe non reggere alla scure dell’Europa: con tagli da 40 miliardi sulla spesa sociale rischiamo di precipitare a livelli da terzo mondo. A lanciare l’allarme sono Marino Badiale e Fabrizio Tringali: se l’Italia – come prevede la Corte dei Conti – non riuscirà a rientrare dal maxi-debito nei tempi previsti da Bruxelles, «una delle conseguenze dell’impoverimento materiale e culturale che ne risulterà, sarà che non saremo più in grado di competere sui segmenti del mercato ad alta specializzazione», avvertono i due analisti. Quale potrà essere il ruolo di un’Italia impoverita e depressa? Forniremo «forza lavoro dequalificata e sottopagata» o, peggio, fungeremo «da discarica per i rifiuti della parte più forte dell’Europa, e da fornitrice di servizi finanziari occulti tramite le nostre mafie».
-
Italiani infelici: la nuova povertà nata dalla ricchezza
Questa storia che gli italiani stiano diventando poveri, di una povertà insopportabile, mi convince fino a un certo punto. Nei ’50, a parte una sottile striscia di alta borghesia che si guardava bene dall’ostentare, eravamo tutti più poveri della media di coloro che oggi sono considerati tali. Certo, avevamo molte meno esigenze. I bambini non venivano iscritti ai corsi di tennis, di nuoto, di danza. Noi ragazzini giocavamo a pallone nei terrain vague dove anche ci scazzottavamo allegramente (era la nostra “educazione sentimentale”) e tornavamo a casa la sera con le ginocchia nere e sbucciate (chi mai riesce, oggi, a vedere un bambino, vestito col suo paltoncino, come un cane di lusso, con le ginocchia sbucciate?).
-
Mercalli: i numeri svelano il flop dell’inutile Torino-Lione
Le grandi opere non le vuole più nessuno, salvo chi le costruisce e la politica bipartisan che le sponsorizza con pubblico denaro. Dell’inutilità del Ponte sullo Stretto non vale più la pena di parlare, e dell’affaruccio miliardario delle centrali nucleari ci siamo forse sbarazzati con il referendum. Prendiamo invece il caso Tav Val di Susa. Su cosa sta succedendo in questi giorni in Piemonte, sulla repressione, vi consigliamo la lettura di “Piove sulla Valle di Susa” di Claudio Giorno scritto per il sito “Democrazia Km Zero”. Per i promotori si tratterebbe di un progetto “strategico”, del quale l’Italia non può fare a meno; sembra che senza quel supertunnel ferroviario di oltre 50 km di lunghezza sotto le Alpi, l’Italia sia destinata a un declino epocale, tagliata fuori dall’Europa.
-
La Grecia sta affondando e minaccia di trascinarci con sé
La Grecia a un passo dal default, con il primo ministro George Papandreou che annuncia il rimpasto, rende nervosi i mercati. Le Borse temono in particolare che il piano di salvataggio possa tardare e che si concretizzi il rischio di un contagio: le piazze del Vecchio Continente e i listini americani chiudono in profondo rosso, con Milano e New York le peggiori. L’allarme della Banca Centrale sulla stabilità finanziaria nell’area euro aumenta il nervosismo e provoca un effetto domino sulle banche proprio per la stretta connessione con il settore pubblico citata nel rapporto della Bce. I dati macro degli Stati Uniti, su inflazione e occupazione, suggeriscono una ripresa economica modesta anche sull’altra sponda dell’Oceano, e aumentano le incertezze.
-
Spetta ai ricchi finanziare la decrescita che ci attende
Lavorare tutti. E soprattutto: consumare meno, e meglio. Obiettivo: affrontare la transizione sempre più vicina, visto il collasso mondiale della società della “crescita infinita”. Se la recessione, volenti o nolenti, è già l’orizzonte comune, s’impone una domanda-chiave: come uscire vivi dai rottami planetari del capitalismo finanziario per entrare gradualmente nella società del futuro? Stampare più moneta, rischiando l’inflazione? Puntare sulla green economy? Da sola la riconversione ecologica non basta: se il mercato alza bandiera bianca, serve l’intervento diretto dello Stato. Una rivoluzione fiscale: tassare il patrimonio, non il reddito. E finanziare così la nuova occupazione: lavori socialmente utili, per uscire dalla crisi ed entrare in una nuova era dell’umanità.
-
Tav, nessuna pietà: piegare la valle di Susa ad ogni costo
Nessuna pietà per la valle di Susa: questione di ore, e i militanti No-Tav saranno nuovamente attaccati dalle forze antisommossa, pronte a sgombrare il campo “ad ogni costo” su ordine del governo per consentire l’apertura a Chiomonte del primo cantiere della Torino-Lione entro il 31 maggio. Si teme che l’assalto venga sferrato nella notte fra domenica e lunedì, scrive “Il Fatto Quotidiano”, una volta diradatasi la folla accorsa numerosa, sabato 28, per colorare la protesta lungo i tornanti del Colle delle Finestre su cui si è arrampicato il Giro d’Italia. Ma non c’erano solo attivisti valsusini: ha raggiunto i No-Tav una delegazione di operai della Fincantieri, per sostenere la resistenza della valle di Susa contro la maxi-opera «inutile», mentre i cantieri navali di Genova e Napoli sono sotto minaccia di chiusura.
-
Abbiamo fame: l’Africa in rivolta, nel nome di Sankara
«Abbiamo fame». Semplice gesso bianco su un povero foglio di cartone trasformato in manifesto, dietro al quale spuntano occhi penetranti. Occhi scuri, quelli dell’Africa nera. Che fino a ieri esprimevano urgenze elementari: fame e paura. Da qualche giorno, la paura sta perdendo terreno: gli Uomini Integri, i “puri” burkinabé, sono in rivolta. Come il Maghreb, il Medio Oriente e metà del continente nero. Fame, paura e rabbia: la speculazione finanziaria mondiale gonfia i prezzi del grano e del riso, la corruzione locale frena la distribuzione e le redini del potere sono ancora in mano ai dittatori-stampella dell’Occidente, che ora è sul piede di guerra anche nel Mediterraneo, dove si sta giocando il suo futuro post-coloniale e l’accesso alle risorse strategiche.
-
Libia, rischiamo una guerra mondiale con Cina e Russia
Attenti: stiamo giocando col fuoco. Che ci fa la Nato in Africa? Qualcuno crede davvero che l’Occidente spenda tutti quei soldi in bombe e portaerei perché è interessato alla libertà dei popoli oppressi, come quello libico? E perché allora non interviene anche in Bahrein o in Arabia Saudita, dove dominano regimi altrettanto dispotici? La posta in gioco è il petrolio? Non solo. L’aspetto più pericoloso è un altro: attaccando Libia e Siria, gli Usa in declino, che tra cinque anni saranno sorpassati dall’economia cinese, stanno cercando di sfrattare dal Mediterraneo la Cina e la Russia. Rischiamo seriamente un’escalation anche nucleare, che può portare alla Terza Guerra Mondiale. A dirlo non è Wikileaks, ma il professor Paul Craig Roberts, già braccio destro di Ronald Reagan.