Archivio del Tag ‘economia’
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Euro-rancore: la Germania che non perdona gli ebrei
È una messa in scena che sta iniziando a diventare vecchia: quando Thilo Sarrazin, un provocatore di tutta la vita che da un paio d’anni si è trasformato in un autore di successo, presenta una sua nuova teoria, in Germania inizia una discussione che assomiglia a uno spettacolo teatrale con personaggi e parti fisse: lo spettro politico condanna compatto, il coro degli intellettuali avverte del pericolo, arriva precisa l’accusa di “agitatore” e puntuali le proteste a tutte le sue presentazioni e conferenze stampa con i cartelli “chiudi la bocca!”. Parallelamente poco a poco compaiono sui forum di internet anche i fan, forti dell’argomento: «Finalmente qualcuno osa dire le cose come stanno!».
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Dittatura-Bruxelles: più rigore per tutti, salvo le banche
Avanti tutta, contro di noi: attacco al lavoro e al welfare, stabilità dell’euro, blindatura del sistema bancario. E progressiva centralizzazione della vita del continente: in materia economica e fiscale ma anche diplomatica e militare. E’ l’obiettivo dei vertici della tecnocrazia europea, reduci da una cena riservata per mettere a punto il nuovo piano, che il settimanale tedesco “Welt am Sonntag” definisce “segreto”, perlomeno nei dettagli. «Le nostre discussioni hanno dimostrato che abbiamo bisogno di portare l’Unione economica e monetaria in una nuova fase», aveva annunciato Herman Van Rompuy dopo il vertice Ue di fine maggio. A quanto pare, aggiunge il giornale tedesco, le massime autorità europee starebbero mettendo a punto un nuovo progetto «per rafforzare l’euro e favorire la ripresa dell’economia nell’Eurozona».
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Paolo Savona: non siamo cretini, dobbiamo uscire dall’euro
L’incontro tra la Merkel e Hollande non sembra aver rasserenato gli animi sulla possibilità che la politica fiscale europea cambi registro. Parrebbe che Monti sia rientrato rabbuiato da Bruxelles. Neanche la notizia che la Grecia è in cattive acque sembra spaventare la Germania, che resta la maggiore beneficiaria dell’euro così com’è, in quanto le sue esportazioni godono di un rapporto di cambio (per essa, non per noi) sottovalutato. Il Fmi, per bocca della signora Lagarde, ha ammesso che la Grecia può uscire senza traumi per l’euro, a conferma che ci stanno seriamente pensando e preparando, la quale cosa non sembra stia facendo l’Italia, almeno dalle reazioni, ma ancor più dai silenzi seguiti alla mia richiesta, avanzata su questo stesso quotidiano dall’agosto scorso, di avere pronto un Piano B, un programma di uscita ordinata dall’euro.
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Debito, denaro e banche: chiedetevi perché siamo schiavi
Vi siete mai chiesti perché il Canada è indebitato? Vi siete mai chiesti perché il governo impone ai canadesi così tante tasse ? Vi siete mai chiesti perché i banchieri delle più grosse banche canadesi siano sempre più ricchi ed il resto di noi no? Vi siete mai chiesti perché il nostro debito nazionale supera gli 800 miliardi di dollari e perché noi diamo 160 milioni di dollari ogni giorno a banchieri privati per soli interessi sul debito nazionale? Sono 60 miliardi di dollari l’anno. Vi siete mai chiesti il perché di questi 60 miliardi di dollari? Le banche ed i governi sono collusi nello schiavizzare economicamente la gente del Canada. Vi darò ora delle informazioni che saranno di vostro interesse e di stimolo per continuare le ricerche per conto vostro e per invitare il nostro governo a fermare questa rapina del popolo del Canada.
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Come resuscitare l’Emilia terremotata? Facile: senza l’euro
Emilia in emergenza per il terremoto? Certo, ma l’altra metà del problema ha un nome altrettanto catastrofico: euro. «Ora che lo Stato dovrebbe salvarci dai crolli economici e anche fisici di questi mesi, incluso il disastro emiliano, nulla è possibile», protesta Paolo Barnard: «Siamo incatenati e dobbiamo soffrire, per generazioni», quando invece «tutto sarebbe risolvibile in poche ore», se solo l’Italia terremotata disponesse del suo strumento operativo naturale: la moneta sovrana, il “motore” per eccellenza della ricostruzione. «Se all’Italia non fosse stata sottratta la sovranità monetaria, se non ci fossero stati imposti il Patto di Stabilità, i Trattati sovranazionali pro-finanza, il Fiscal Compact, e se oggi non fossimo in regime di “golpe finanziario” con Mario Monti, il governo italiano potrebbe sedersi in Consiglio dei Ministri e deliberare adesso la salvezza delle zone disastrate con mezzi inauditi (per gli standard correnti)».
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Sciagurati eurocrati, cosa state facendo al nostro paese?
L’economia italiana sanguina copiosamente. L’emorragia di redditi e risparmi passa dagli spread, dalla caduta della domanda interna e del Pil, dal deficit corrente della Bilancia dei Pagamenti. E provoca fughe di capitali (depositi bancari) e di capitale umano (giovani laureati). Alcune conseguenze del rapido impoverimento sono l’aumento della pressione fiscale (stimo un 47% a fine anno), della disoccupazione (il 22% della forza lavoro, scoraggiati e cassintegrati inclusi), dei debiti privati e pubblici, la caduta dei valori di borsa, immobiliari, delle pensioni integrative, l’allungamento dei tempi di pagamento, la disperazione di molti imprenditori, le file alle mense Caritas.
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Smascherare Torino: chi comanda, all’insaputa dei torinesi
«I guai, per il sindaco di Torino, cominceranno quando i torinesi si accorgeranno di quello che sta per succedere: pensano che la Torino-Lione sia un problema della valle di Susa, mentre l’impatto della grande opera – tra rumore, polveri, disagi, rischi per la salute, crollo del valore degli immobili – assumerà proporzioni enormi quando i cantieri dovessero lambire la città, le sue periferie e la sua cintura». Marina Clerico, docente del Politecnico torinese nonché assessore della Comunità Montana valsusina, spiega che la grande opera non è ancora stata percepita come pericolo grave dalla popolazione di Torino, grazie ai media così spesso reticenti. Con qualche eccezione, naturalmente: «Secondo un ingegnere della Regione Piemonte – dice Luca Rastello, che ha firmato un recente reportage su “Repubblica” – il tracciato Tav alle porte di Torino taglierebbe irrimediabilmente la falda idropotabile che alimenta i rubinetti della metropoli: una pazzia catastrofica, di cui a Torino per ora nessuno parla».
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Il futuro delle stragi: la mafia si compra l’Italia, legalmente
Sono passati vent’anni dalle stragi di Capaci e di Via D’Amelio. Vent’anni dopo credo che l’urgenza sia capire se quelle bombe scoppiano ancora, cosa hanno prodotto, cosa ci hanno insegnato e cos’è la mafia adesso. In questi venti anni ci hanno fornito i colpevoli perfetti. Come si fa a non odiare i visi di Provenzano, di Riina, di Bagarella? Come si fa a non tirare un sospiro di sollievo a vederli dietro le sbarre e ad autoconvincersi che sono stati loro, e solo loro, a seminare morte e terrore. Come se questi signori fossero stati soltanto dei tumori in un corpo sano, come dei malvagi alieni scesi sulla terra, mostri inumani e geneticamente diversi da noi. Perfetti capri espiatori per farci vivere meglio, anestetizzati. Mettere in piazza quelle facce ed accollare a loro, e solo a loro, la violenza è servito. E’ servito a schermare una verità di fondo: evitare di farci vedere quanto incapaci e criminali sono state le nostre classi dirigenti.
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Casaleggio: se il genio “5 Stelle” soffoca la sua creatura
Ho visto l’articolo di Enzo Di Frenna sul “Fatto Quotidiano”. Argomento: il bubbone Casaleggio nel “Movimento 5 Stelle”, che era ora scoppiasse. Da un po’ volevo parlarne, visto che il “5 Stelle” si avvia alle elezioni politiche con consensi che aumentano del 3% al giorno (se continua così, nel 2013 lo voteranno anche gli esquimesi). Cominciamo dall’inizio: Gianroberto Casaleggio è un geniaccio della Rete, su questo non ci piove. Ha capito perfettamente le potenzialità della Rete per creare e coordinare un movimento di democrazia dal basso, unico al mondo, come testimonia l’attenzione dei media di mezzo pianeta. A pensarci ora, era inevitabile che i cittadini prima o poi imboccassero questa strada: Casaleggio ha il merito di averlo pensato per primo. Gli darei una medaglia per questo, francamente.
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Traditi da Giuda: il cattivo allievo, non il cattivo maestro
Sui “cattivi maestri” il giornalismo nostrano si è a lungo esercitato, spesso alimentato dalle penne dei mercenari della politica e del giornalismo. La denuncia di cento anni di solitudine, la rabbia contro ingiustizie antiche e recenti, contro anni di manipolazione e di retorica sullo sviluppo e la democrazia, contro i massacri di Stato sia dei servizi segreti sia dei nostri eserciti, della quale da sempre si fanno portatori i giovani in Italia come altrove, viene bollata come opera di “cattivi maestri”. Di cattivi maestri, purtroppo se ne trovano pochi, e quello che li distingue è l’impotenza di fronte alla violenza del potere. “Cattivi maestri” furono anche Gesù, San Francesco, le migliaia di operatori laici e religiosi che ai drammatici problemi prodotti dai poteri dominanti hanno cercato e cercano di dare risposte piccole e grandi.
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Ciao Torino: Fiat lascia, ma in Piemonte arriva Volkswagen
A volerla vedere l’America la trovi anche qui. Per cercare innovazione, prodotti d’avanguardia, lavoratori efficienti ed esperti, i dirigenti di Volkswagen non hanno attraversato l’Oceano ma solo le Alpi. Sono venuti a Torino per incontrare 30 aziende piemontesi di componentistica auto e valutare accordi di fornitura. Proprio in quello che fino a ieri fa era il feudo della Fiat ma da cui il Lingotto si sta progressivamente disimpegnando dopo la svolta “Detorit-centrica” impressa da Sergio Marchionne. Ed è probabilmente qualcosa di più di una coincidenza il fatto che il gruppo tedesco muova verso Torino proprio mentre Fiat spedisce in cassa integrazione tutti i dipendenti di Mirafiori per la prima volta nella storia del celebre stabilimento.
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Scollochiamoci da soli, prima che a espellerci sia il sistema
Non è uno scherzo. E nemmeno l’ennesima beffa di Elsa Fornero, la temutissima Signora delle Pensioni, matrigna degli “esodati” d’Italia. Si chiama, per davvero, Ufficio di Scollocamento. E’ un libro, ma anche un sito. Un progetto di assistenza integrato, un’uscita di scurezza. Parola d’ordine: «“Scollochiamoci”, prima che sia il sistema a farlo. Del resto, non lo sta già facendo?». Eccome: siamo di fronte alla più grave crisi della storia moderna. I grandi manovratori e i loro trombettieri ostentano fiducia: ce la faremo anche stavolta, dicono, anche se a prezzo di sacrifici atroci. I più deboli in ginocchio, il ceto medio impoverito e terrorizzato dalla recessione, spolpato e tradito dalla politica e dalle banche. I critici denunciano il “golpe” della finanza: oscuri profitti stellari, ricavati proprio dalla speculazione sulla crisi. Un’altra scuola di pensiero avverte: anche se ci liberassimo degli sciacalli, dovremmo prepararci a decrescere, perché un’epoca lunga 200 anni è finita per sempre.