Archivio del Tag ‘economia’
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Vaccini inutili e dannosi: il business avvelena i neonati
Effetti indesiderati o appositamente voluti per far soldi sulla pelle di esseri indifesi col pretesto scientifico? «Il nome – denuncia il giornalista Gianni Lannes – è quello di un killer legalmente autorizzato ad avvelenare i bambini e a trasformarli in pazienti cronici, danneggiando irreversibilmente le loro difese immunitarie». Si chiama “Infanrix Hexa”, costa quasi 100 euro ed è il vaccino esavalente, somministrato in un’unica soluzione, prodotto dalla britannica Glaxo, condannata più volte negli Usa per aver provocato la morte di parecchie persone. L’obbligo di legge per i neonati riguarda solo difterite, tetano, poliomielite ed epatite B. Ma nella dose diffusa ci sono gli antigeni per altre due malattie infettive. Secondo l’Istituto superiore di sanità, la copertura è ottimale e non c’è nessun rischio provato. Anzi, «il vero scandalo è contrarre virus perché si rifiuta il vaccino».
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Giulietto Chiesa: come difendersi dal declino che ci aspetta
A sinistra l’ideologia della crescita, con tutti i suoi corollari, è entrata come il burro, trasmigrando dalla crescita socialista dei piani quinquennali alla crescita infinita del capitalismo totale. Non vedono la necessità di fare i conti con i “limiti allo sviluppo”. Cambiare i consumi, senza ridurli, diventerà presto praticamente impossibile. O si dimostra che questa affermazione è errata, oppure si deve affrontare la questione della decrescita. Non è soltanto una economia in crescita geometrica ad essere insostenibile, comunque la si voglia presentare. Anche un’economia stazionaria, a crescita zero, è comunque insostenibile alla lunga. Anch’essa porta, sebbene più lentamente, al confine con i limiti. Puntare a un’economia stazionaria equivale a condannare a morte il capitalismo come lo conosciamo oggi. Infatti non c’è capitalismo che non cresce e un capitalismo a crescita zero è una contraddizione in termini. Eppure nemmeno essa sarà sufficiente a evitare una catastrofe strategica.
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Una black list per schedare chi non arriva a fine mese
Fra gli usurai e gli estorsori che che grazie alla crisi economica vedono fiorire la propria opera di sciacallaggio, accanto a mostri come Equitalia ed ai vari istituti bancari, anche l’Autorità per l’energia sembra decisa a ritagliarsi un posto di primo piano. Lo sciacallo energetico, impegnato da tempo nel mettere in ginocchio una cospicua parte delle famiglie italiane, ha infatti annunciato proprio ieri il quarto rialzo consecutivo di luce e gas dall’inizio del 2012, rispettivamente dell’1,4% per la bolletta della luce e dell’1,1% per quella del gas, motivando la decisione con l’aumento del prezzo del petrolio riscontrato negli ultimi 3 mesi. Un aumento in realtà assai risibile e di natura estemporanea che ha fatto seguito ad un lungo periodo di calo del prezzo del greggio, di fatto mai tradotto in diminuzione delle bollette.
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Elezioni ad personam per Monti, e noi che facciamo?
È presto per dire “ormai è fatta”, ma le premesse sono state poste tutte. La sortita newyorkese del “Professore” ha tolto il velo di incertezza che circondava la prossima legislatura: il “governo tecnico” proseguirà anche dopo le elezioni, qualsiasi sia il loro risultato, perché così voglio, pretendono e impongono “i mercati”, Wall Street, la Casa Bianca, la Germania e l’Europa. «Non penso ci sarà una seconda occasione, ma se dovesse servire io ci sarò». La decodifica diventa quasi inutile, ma per quel poco che serve va fatta. La crisi è lunga (l’ha detto lui stesso all’Assemblea dell’Onu), non ci sono soluzioni alle viste, la barca italiana è tra le più fragili nel mare in tempesta; i partiti “locali” esprimono una classe politica inadeguata e rissosa, non hanno ancora ben compreso il mutamento di realtà che la crisi economica sta producendo. Ma bisogna rispettare le scadenze formali della democrazia, anche se è chiaro quanto questa sia per “il potere” ormai un impiccio, più che uno strumento di costruzione del consenso.
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Petrolio alle stelle: ormai la crescita è bloccata per sempre
Jeff Rubin, celeberrimo economista canadese esperto di cose energetiche, ha qualche giorno fa pubblicato un inquietante articolo su “Bloomberg”, dal titolo “Come l’alto prezzo del petrolio bloccherà permanentemente la crescita economica”. Brutta notizia, ma non così sorprendente per noi che seguiamo il problema delle risorse. Dice Rubin: gli Usa non sono il solo Paese a soffrire. Dall’Europa al Giappone, i governi combattono per far ripartire la crescita. Ma i rimedi usati fanno più danno che altro, perché basati sulla credenza che la crescita possa ritornare alla sua precedente forza. I banchieri centrali e i politici non riescono a comprendere l’impatto soffocante del barile a 100 dollari.
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Etinomia: Monti non taglia il Tav, ma i sussidi all’handicap
Il governo italiano sostiene di voler spendere 50 milioni di euro per la costruzione di una stazione internazionale nel comune di Susa, nell’ambito della presunta realizzazione di una linea ferroviaria ad alta capacità per collegare Torino a Lione. Non rimanendo molto dopo il tornado dei tagli che hanno massacrato la scuola, il lavoro, i trasporti locali, la salute dei cittadini, le prossime spese per luminose stazioni e treni vuoti ma velocissimi, saranno pagate dai disabili e dalle loro famiglie. In un recente disperato tragicomico momento parlamentare è passata per un attimo la proposta di trasferire i soldi che lo Stato avrebbe guadagnato dalla tassazione delle bevande gassate, direttamente ai fondi per la disabilità.
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Ecco chi sono i “rentiers” che campano sulla nostra rovina
Crisi epocale, indotta con la “politica della carenza” dalle élites che intendono restaurare l’antico potere feudale su masse sterminate di sudditi, anziché di cittadini. La brutta notizia? Ci stanno riuscendo, truccando le carte: l’austerity diventa una virtù, che tutti accettano. Paolo Barnard, giornalista e saggista, denuncia senza mezzi termini i “rentiers” che sono all’origine della crisi, culminata col disastro dell’Eurozona e la fine delle sovranità finanziarie, a scapito di milioni di cittadini. I nobili di ieri, i latifondisti, gli oligarchi, e ora gli speculatori finanziari. «Scomparsi duchi e baroni, e i latifondisti delle corti borboniche, i “rentiers” hanno dovuto modernizzarsi, cioè apprendere un mestiere almeno di facciata, pur sempre ricavando le loro fortune dal sudore e dalle abilità di altri». Per Barnard, «la famiglia Agnelli in Italia è un esempio». Gli Agnelli, «forse i più inetti produttori di auto del mondo occidentale per quasi un secolo», sono sopravvissuti e hanno goduto di immensi privilegi «grazie allo sfruttamento di generazioni di immigrati meridionali e a sussidi di denaro pubblico in quantità grottesca».
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Barnard: politica della carenza, dobbiamo tornare sudditi
Ci stanno uccidendo, deliberatamente: quella che sembra una crisi accidentale, Paolo Barnard la definisce “politica della carenza”. Un piano prestabilito: con nomi e cognomi, mandanti, moventi, procedure concordate. «Parlo di ciò che colpisce al cuore i diritti umani e la dignità umana riscattati dopo 5.000 anni di abietta schiavitù in Europa». Incredibile ma vero. Peccato che le “sentinelle” dell’Occidente, gli intellettuali, non lo vogliano ammettere: la stragrande maggioranza di loro «sceglie di ignorare gli aspetti più micidiali della recente evoluzione storico-economica europea per un motivo che non è sempre convenienza o asservimento a un potere, ma è qualcosa di molto più umano: terrore». Molti studiosi «si fanno prendere dal panico», causato dal fatto che in effetti «le cose stanno veramente come noi diciamo». Loro non sono equipaggiati per affrontarle, e la violenza della loro reazione – siamo complottisti, pagliacci, prezzolati, dementi – è proporzionale a quel terrore».
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De Magistris: alternativa, per mandare a casa Monti
Non mi interessano le primarie. Chiedo a Vendola, Di Pietro, Ferrero una scelta coraggiosa: rompere gli indugi per costruire un’alternativa al montismo e al liberismo. Successivamente aprire un confronto programmatico col Pd, col suo variegato popolo. Entro fine mese presenterò il manifesto del mio movimento arancione. Non sarà un partito ma un luogo di partecipazione, un movimento che tenterà di mettere in relazione le realtà presenti sui territori, dalle esperienze di economia dal basso alle lotte per i beni comuni. Farà politica e cercherà di coinvolgere i disillusi. Parlerà di contenuti e non di alleanze o tatticismi. Dialogherà coi partiti, sarà un plusvalore. A fine mese presenteremo il manifesto e a metà ottobre costruiremo a Napoli la prima iniziativa pubblica: mi interessa l’immagine del Quarto Stato, di un popolo in cammino per cambiare il Paese.
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Caro-benzina, allo Stato quasi 25 miliardi in otto mesi
Indovinello: se il petrolio costa in euro come all’inizio dell’anno, ma benzina e gasolio si pagano il 20% in più, chi sta incassando la differenza? Aiutino: non sono i benzinai e, almeno questa volta, neppure i petrolieri. A prendersi tutto il banco è lo Stato. Che, come ha calcolato il centro studi “Promotor”, dalla tassazione sui carburanti ha incamerato 24 miliardi e mezzo di euro nei primi otto mesi del 2012, ben 3,6 miliardi in più rispetto allo stesso periodo del 2011. Tanto hanno fruttato i tantissimi balzelli che ancora gravano sui carburanti. In tutto sono 14 accise, che vanno da quelle tuttora in vigore per la remota guerra in Abissinia, fino al disastro del Vajont e alla crisi di Suez. A queste si aggiungono le più recenti, motivate con “l’emergenza” immigrazione o l’alluvione delle Cinque Terre. Poi c’è l’Iva al 21%, che si applica sia sul prezzo industriale che sulle stesse accise, diventando in pratica una tassa sulla tassa.
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Benvenuti nella decrescita senza diritti: si chiama povertà
C’è una genia che prospera su tutto lo spettro politico, italiano e mondiale: i lungoperiodisti. L’atteggiamento di chi posa a pensatore del futuro, disdegnando le misure raffazzonate o gli interventi di breve periodo. I lungoperiodisti di destra aborriscono l’inflazione e vogliono una crescita finanziariamente sana; quelli di sinistra sono preoccupati per gli sconvolgimenti causati dalla crescita incontrollata passata. I secondi hanno ragioni migliori dei primi, ma entrambi paiono ignorare che siamo in un periodo di crisi economica che sta già creando recessione e miseria, come sanno bene gli ammalati gravi greci che non possono più curarsi. I primi però non lo ignorano affatto, anzi. Hanno deciso che la crisi economica è un’occasione d’oro per una terapia di immiserimento di ampi strati di popolazione come la cura migliore. Per questo sono acerrimi nemici di Keynes.
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Bluff Marchionne, quanta gente da rottamare insieme a lui
Improvvisamente l’amministratore delegato della Fiat diventa una persona imbarazzante per tutto il palazzo che l’ha così a lungo esaltato. Il ministro Fornero implora telefonate per capire, tutti vogliono chiarezza. Due anni fa Marchionne avviava a Pomigliano la fase finale della distruzione del sistema contrattuale e dei diritti del lavoro, da quello alle pause, a quello allo sciopero e alle stesse libertà sindacali. Lo scopo era presentato come il rilancio della Fiat come grande multinazionale, che non poteva più tollerare i lacci e lacciuoli delle leggi e dei contratti italiani. Eugenio Scalfari dedicò diversi suoi interventi a spiegare che il mondo era cambiato e che, come diceva il capo Fiat senza tema di sembrare un poco immodesto, Pomigliano segnava una nuova epoca, si entrava nel dopo Cristo della globalizzazione.