Archivio del Tag ‘economia’
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Ristori-fantasma: 539 i decreti solo promessi da Conte
Finalmente indennizzi veri, dopo la farsa recitata per un anno da Giuseppe Conte: è questo il principale “miracolo” che, secondo Sergio Luciano, è lecito attendersi da Mario Draghi. Il neo-premier non ha «muscoli politici» per chissà quale riforma, da attuare «nel breve volgere degli undici mesi che lo dividono dalla scadenza delle elezioni presidenziali o, al più tardi, nei ventiquattro mesi che mancano al termine naturale della legislatura». Semmai, l’ex presidente della Bce «non è solito sparare colpi a salve». E’ un personaggio che, «se agisce, lo fa sapendo di poter vincere». Potrebbe quindi riuscire a «rasentare il potere taumaturgico manifestato con il celeberrimo “whatever it takes”, che salvò l’Italia con tutto l’euro» intervenendo soprattutto sul fronte socio-economico, cioè «sulla pratica bollente dei ristori inefficienti (o peggio, millantati) lasciati dal governo Conte-2, come una bomba a orologeria nell’ufficio, giusto sotto la poltrona da premier».
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Cure precoci: la svolta, malgrado il ministro Speranza
Le prossime settimane non saranno facili, avverte Roberto Speranza, dopo 365 giorni e 52 settimane tutt’altro che allegre, per gli italiani. Sarebbe bello, aggiunge, poter annunciare il ritorno alla vita, e invece tocca rassegnarsi (ancora) alla clausura. No, signor ministro: non ci siamo. Sarebbe bello, semmai, poter finalmente dire – sia pure con almeno sei mesi di ritardo – che ormai abbiamo trovato il modo di uscire dai guai. Sarebbe splendido poter comunicare agli italiani che ora siamo attrezzati, meglio tardi che mai, di fronte alla calamità Covid. Come? Nel modo più semplice: abilitando i medici di base a intervenire subito sui pazienti, ai primissimi sintomi, senza cioè aspettare che si aggravino, al punto da dover ricorrere alla respirazione assistita, in ospedale. E’ francamente sconcertante che i medici del territorio non siano ancora stati istruiti su come procedere, mediante un opportuno protocollo. Ed è surreale che il ministro della salute – dopo un anno intero trascorso a fare non si sa bene cosa – abbia il cattivo gusto di ripresentarsi in pubblico, con la stessa faccia, a ripetere quello che diceva esattamente un anno fa.Si chiama coazione a ripetere: è qualcosa che presuppone, se si è in buona fede, una specie di cortocircuito cognitivo, intellettuale. E’ in buona fede, l’infelice Speranza? Sembrerebbe di sì, visto che ha speso l’estate 2020 a scrivere un libro auto-celebrativo, anziché degnarsi almeno di rispondere ai (tanti) medici italiani che gli si erano rivolti, nei mesi precedenti, per segnalargli terapie efficaci – in fase precoce – nel frattempo sperimentate con successo. Farmaci in grado di “spegnere” l’incendio Covid nei primi giorni, quando il paziente è ancora a casa. La cura quindi non prevede il ricovero: dunque, nessuno stress emergenziale su una struttura ospedaliera resa fragile da decenni di tagli scellerati. Clamoroso il caso dei 30 specialisti italiani che già ad aprile scrissero inutilmente a Speranza per avvisarlo dell’efficacia dei cortisonici: il pupillo di Bersani non si curò nemmeno di rispondere “grazie, leggerò”. Due mesi dopo, i sanitari inglesi raggiunsero le stesse conclusioni: i cortisonici funzionano. E in quel caso il governo di Londra li ascoltò, eccome. Così, riscossero persino il plauso – non scontato – dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.Sono questi gli Oscar, i Nobel che Roberto Speranza ha collezionato, dopo un anno trascorso al ministero della sanità: basterebbero a suggerirgli di rassegnare dignitosamente le dimissioni. Per un presumibile scrupolo morale, nei mesi scorsi fece ritirare dalle librerie il suo libro “Perché guariremo”, immaginabile summa clinico-politica su come uscire indenni dalle pandemie, dall’alto dello scranno ministeriale di un paese che vanta centomila vittime e il record europeo di danni socio-economici da Covid. Alcuni medici in prima linea, come quelli di associazioni come “Ippocrate”, si sono rassegnati a curare i pazienti in modo gratuito e volontaristico, vista la latitanza delle istituzioni sanitarie. E oggi ribadiscono: è essenziale intervenire subito, evitando di abbandonare i pazienti per giorni nelle loro case, perché il Covid può evolvere velocemente facendo danni spesso irreparabili. Lo si è visto negli ospedali: i migliori rianimatori non sono sempre riusciti a utilizzare l’elevato potenziale delle terapie intensive per salvare soggetti, anziani e non solo, ricoverati in condizioni ormai gravemente compromesse.Fare presto: questa, dicono i sanitari, è la chiave vincente. Non per far sparire il Covid dalla circolazione: nessuno maneggia la bacchetta magica. Si tratta però di statistica: avremmo evitato almeno il 60% dei ricoveri. Cifre mostruose: se confermate, basterebbero a cancellare il grande terrore alimentato per un anno intero da cattivi politici e cattivi giornalisti, sempre disattenti di fronte alle notizie positive provenienti dal mondo medico, a sua volta mandato troppo spesso allo sbaraglio, senza mezzi adeguati, di fronte all’invasione dei pronto soccorso. A sottolineare l’importanza decisiva della tempestività è anche un luminare come Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano: ha messo a punto una sorta di protocollo che garantisce di ridurre radicalmente il problema, con la semplice somministrazione domiciliare – purché precoce – di normali farmaci antinfiammatori. La grande notizia è che il nuovo governo, guidato da Mario Draghi, sembra intenzionato a percorrere finalmente la strada giusta, cioè questa: predisporre un protocollo nazionale basato sulle cure precoci da prescrivere a casa. Obiettivo garantito: tagliare di netto la pressione sugli ospedali e trasformare il Covid in quello che è, cioè una malattia il più delle volte regolarmente curabile, se affrontata per tempo.Non è più di moda, la canzone funebre intonata ininterrottamente, per un anno, dagli spaventapasseri di Giuseppe Conte, impegnati a recitare ogni sera la medesima litania tombale destinata ai telespettatori ipnotizzati dalla paura. I medici che hanno imparato a guarire dal Covid ammettono che un anno fa l’esecutivo può esser stato colto di sorpresa, ma aggiungono che – se si fosse fatto tesoro delle scoperte maturate sul campo, in poche settimane – oggi conteremmo decine di migliaia di vittime in meno. Il Sars-Cov-2 è un virus mutante e altamente contagioso: si spera che, nell’immediato, i vaccini “genici” in circolazione possano almeno frenarlo, consentendo di allentare la stretta sociale e rianimare l’economia, di cui interi settori (come il turismo, la cultura, la ristorazione) sono letteralmente allo stremo. Allo scopo, lo stesso Draghi ha appena licenziato uno degli uomini-simbolo del disastro italiano, Domenico Arcuri, ricorrendo addirittura a un militare, il generale Figliuolo, per rimediare almeno alla catastrofica inefficienza del piano vaccinale di Conte, allineando cioè acquisizioni di scorte e somministrazioni celeri.Se ora Draghi recluterà Remuzzi (o qualcuno della sua scuola), in attesa di poter quantificare alla distanza l’effettiva efficacia della copertura vaccinale, si presume che accadrà questo: nel frattempo, i pazienti Covid saranno finalmente curati subito, e la maggior parte di loro guarirà in pochi giorni restando a casa. A quel punto, riascoltare Roberto Speranza nell’edizione marzo 2021 (rassegnarsi al lockdown, ancora) sarà come rivedere un film dell’orrore, pieno di farneticazioni minacciose e inconcludenti come le ciance inutilmente spese, per un anno intero, al capezzale dell’Italia, trasformata in malato terminale. “Così guariremo” sarebbe il titolo (corretto) del libro che Speranza non ha saputo scrivere: guariremo – non è più un mistero, ormai – con i farmaci giusti prescritti nelle prime ore, restando a casa e mettendo fine all’incubo. E magari tornando anche in montagna a sciare: ma solo tra un anno, visto lo scherzetto che il Ministro della Paura ha combinato alle aziende del turismo invernale, bloccate a poche ore dalla riapertura promessa. L’arcano, semmai, riguarda il luogo segreto al quale Roberto Speranza attinge per trovare il coraggio di ripresentarsi in televisione, oggi, a ripetere che non c’è niente da fare, che dobbiamo continuare a soffrire. Senza speranza, appunto.(Giorgio Cattaneo, “Cure precoci: la svolta, malgrado il ministro senza speranza”, dal blog del Movimento Roosevelt del 2 marzo 2021).Le prossime settimane non saranno facili, avverte Roberto Speranza, dopo 365 giorni e 52 settimane tutt’altro che allegre, per gli italiani. Sarebbe bello, aggiunge, poter annunciare il ritorno alla vita, e invece tocca rassegnarsi (ancora) alla clausura. No, signor ministro: non ci siamo. Sarebbe bello, semmai, poter finalmente dire – sia pure con almeno sei mesi di ritardo – che ormai abbiamo trovato il modo di uscire dai guai. Sarebbe splendido poter comunicare agli italiani che ora siamo attrezzati, meglio tardi che mai, di fronte alla calamità Covid. Come? Nel modo più semplice: abilitando i medici di base a intervenire subito sui pazienti, ai primissimi sintomi, senza cioè aspettare che si aggravino, al punto da dover ricorrere alla respirazione assistita, in ospedale. E’ francamente sconcertante che i medici del territorio non siano ancora stati istruiti su come procedere, mediante un opportuno protocollo. Ed è surreale che il ministro della salute – dopo un anno intero trascorso a fare non si sa bene cosa – abbia il cattivo gusto di ripresentarsi in pubblico, con la stessa faccia, a ripetere quello che diceva esattamente un anno fa.
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Ma al potere c’è ancora lo Spettro dell’Impero Romano
Quello che si vuole fare è magnetizzare la Terra, meccanizzare il mondo, digitalizzare tutto: con migliaia di satelliti e milioni di antennine, che ci scoveranno dappertutto. Su quelle onde passeranno messaggi binari digitali, che agiranno per ridurre la nostra mente a una struttura binaria, fatta solo di sì-no. Noi invece siamo composti di tre elementi: un’anima che sente, un’anima che ragiona e un’anima cosciente. L’operazione in corso consiste proprio nel tentare di bloccare lo sviluppo della coscienza: tutto quello che sta avvenendo è chiaramente in funzione anti-coscienza. Solo così si capisce il senso di tutte le “agende”, e si comprende quali enormi poteri stanno dietro all’operazione. Per converso, proprio l’aggressione in corso sta producendo risvegli: crescono le reazioni all’uso manipolatorio che si fa del Covid, dei vaccini, della falsa ecologia. C’è sempre più gente, che si sveglia. I grandi poteri non vogliono certo cambiarlo in meglio, il mondo: ma proprio ostacolandoci, aiuteranno le coscienze a svegliarsi e reagire. Basta non farsi spaventare. Ognuno di noi ha le forze per uscire vincitore, da questa storia.Ora stanno cercando di sfruttare e amplificare l’emergenza Covid per indebolire l’umanità, fisicamente e moralmente, per poi passare a un Great Reset – come lo chiamano loro – nel quale un’umanità con forze vitali e di pensiero ridotte sia immersa in una civiltà meccanico-consumistica, dai gusti oscuri, dalla cultura e dall’arte legate al brutto, al dissonante, spesso al satanico. Un’umanità – quella che vogliono loro – sempre semi-ammalata e dipendente da medicine di sintesi, da cure Ogm, da alterazioni genetiche disumanizzanti, con le parti più elevate della coscienza (che sono ternarie) che vorrebbero sostituire col sistema binario indotto dalla digitalizzazione forzata. Vorrebbero un blocco forzato della coscienza, ma glielo impediremo: facendo il bene attorno a noi. Io dico: ritroviamo il Mondo delle Idee di Platone, i sentimenti elevati. Insisto: portiamo il cielo in Terra, attraverso le nostre azioni. Ora, certo, stanno coprendo questa spinta disumanizzante, che mira alla meccanizzazione degli esseri umani, truccandola da “svolta verde”, da “transizione ecologica”.Cosa vogliono fare? Rimuovere un po’ di anidride carbonica (forse) e sostituirla con qualcosa di molto peggiore. Ovvero: una vera e propria gabbia elettromagnetica, nella quale far circolare segnali solo binari, e avere macchine elettroniche dappertutto. Nel celebrare come meravigliosa questa “svolta verde”, supportati anche da Papa Francesco (che ne ha fatto pure un’enciclica), siamo al di là dell’ipocrisia del vecchio “green washing”, con cui si dipingevano di verde le operazioni commerciali. Qui siamo al centro di una enorme menzogna: coperta da tutti i partiti, da tutti i media, dall’intera cultura dominante. Il mondialismo spinto oggi viene portato avanti attraverso lo sfruttamento del surriscaldamento climatico (che esiste, ma dipende solo in minima parte dalle attività umane). Anziché spendere soldi per ridurre le emissioni di anidride carbonica, bisognebbe semmai investire per adattare le strutture umane, di fronte a un riscaldamento naturale che non fermeremo mai.I tempi per questa grande svolta sono arrivati perché la gente ormai era cotta, pronta a ingoiare nuovi passi verso la schiavizzazione. Era pronta, perché il Covid ci ha fatto a pezzi: un caos pazzesco e voluto, in modo che non ci curassimo bene. E la maggioranza disorientata (che dorme, ed è manipolabile) viene usata come clava contro chi è più libero e più sveglio. Era tutto pronto, anche in Italia: la situazione generata dall’emergenza pandemica aveva creato un condizione tale, per cui si poteva esercitare una pressione molto forte, sui partiti, e guadagnare una sorta di unanimità. Ognuno ha rinunciato alle sue posizioni di partenza (grilline, sovraniste), che erano evidentemente solo strumentati. Questa unanimità dimostra che chi ha mosso tutto, scegliendo Draghi e costringendo tutti gli altri a tacere e addirittura ad allearsi, ha un potere enorme. I politici sono solo terze e quarte file. Sopra di loro ci sono poteri che sono massonici, di ordini religiosi, e poteri finanziari sovrastanti. Ma sopra i poteri finanziari ci sono poteri spirituali oscuri, anti-coscienza.Oggi, in Italia, tutti sono con Draghi: partiti che solo fino a ieri si combattevano tra loro, e politici che avevano sempre diffidato di Draghi. Questo rende evidente che, dietro, c’è un potere enorme. E’ un potere che può scavalcare la politica, e può mostrare a tutti che il gioco democratico lo si lascia fare solo come teatrino, per illudere la gente che la libertà e la democrazia esistano davvero. La democrazia è un raffinato strumento di manipolazione. Perché è stato introdotto? Perché la coscienza umana cresceva, con le spinte libertarie della Rivolzione Francese, e quindi le monarchie autoritarie non potevano più bastare. Occorreva andare incontro alle esigenze della gente, e concedere alcune libertà. E quindi si è inventato il meccanismo democratico, che però è saldamente controllato da questi poteri, anche se fanno finta di essere in balia del gioco elettorale. Divide et impera: crei delle fazioni, le fai litigare tra loro, così la gente di schiera con una parte o con l’altra. Tutti si credono liberi, mentre l’agenda fondamentale resta quella del potere.Guardate Grillo: era sul Britannia con Draghi, e oggi è riuscito – con i suoi imbrogli – a riportare in quel sistema i giovani e gli insoddisfatti che aveva illuso. Poi ci sono dei momenti in cui il potere non ha più bisogno del teatrino democratico. Quando deve fare qualcosa di davvero importante, crea delle situazioni nelle quali si possono eliminare le pastoie della falsa democrazia, che sono faticose e dispersive. Nel momento in cui deve fare un grande passo in avanti, il potere agisce sempre nello stesso modo: scatena una crisi. La crisi consente di giustificare l’accantonamento (persino umiliante) dei soliti vecchi attori, che sembravano comandare. Qui si vede benissimo che non comandano proprio niente. E le crisi vengono cavalcate per fare entrare in scena, alla fine, dei personaggi più capaci di portare avanti l’agenda del potere, senza più intermediazioni politiche. A quell’agenda tutti obbediscono, destra e sinistra. Chi vota contro (l’estrema destra, l’estrema sinistra) sa benissimo che sarà ininfluente: il suo ruolo consiste semplicemente nel far credere al pubblico che la democrazia esista.Chi comanda, nel mondo, è ancora una forza spirituale – una sorta di eggregora – che Rudolf Steiner chiamava lo Spettro dell’Impero Romano. Non perché ci sia ancora l’Impero Romano coi centurioni e gli imperatori, ma il gruppo che stava dietro all’Impero Romano è ancora dominante, così come le sue forme-pensiero: il fine che giustifica i mezzi, il principio di autorità, il divide et impera, l’uso della propaganda. Lo Spettro dell’Impero Romano ha usato poi altri imperi: quello francese, quello inglese, poi i nazisti, più di recente gli americani come forza di manovra, quindi l’Unione Europea (come in questo momento) e infine la Cina del futuro. Questo potere ha sempre bisogno di truppe mercenarie: ma è sempre lo stesso “spettro”, la stessa eggregora, coi medesimi metodi di funzionamento. Se devo far accettare la mia agenda, che il popolo non vuole, allora creo delle crisi anche forti: guerre, divisioni e conflitti. Tra chi? Tra gli stessi politici che sono dipendenti dal potere oscuro. E quindi si scatenano forti crisi belliche, finanziarie e anche sanitarie.Il risultato non cambia: la gente è immersa nella paura e nella disperazione, provocate e ulteriormente amplificate da quegli stessi poteri (la vicenda del Covid insegna). Così, quando la gente è cotta a puntino, si presenta il salvatore della patria, subito santificato dai media, ormai ridicoli e tutti prezzolati. Quante crisi sono state provocate per far avanzare l’agenda dei poteri anti-umani? Tantissime, nella storia. In epoca recente, consideriamo le due guerre mondiali, l’esplosione della bomba atomica, poi l’11 Settembre, le false primavere arabe fatte dai servizi segreti. Prima ancora, la falsa caduta del Muro di Berlino: il comunismo non esisteva già più, ma i servizi segreti di quei paesi (dalla Russia alla Romania) hanno organizzato dei colpi di Stato sostenuti dai poteri oscuri, e quindi i capi di quei servizi segreti sono tutti diventati capitalisti, o capi di Stato. E’ con le crisi, che si cambia sistema: dall’omicidio di Moro al vero e proprio golpe di Tangentopoli. Per non parlare delle varie crisi economiche, delle speculazioni sulla lira (che dopo Mani Pulite aprirono le porte a Ciampi e ai cosiddetti Ciampi-Boys, tra cui appunto Mario Draghi). Sta a noi, quindi, smascherare la truffa in corso.(Fausto Carotenuto, estretti dal video-intervento “Un governo di draghi” pubblicato su YouTube e su “Coscienze in Rete” il 19 febbraio 2021).Quello che si vuole fare è magnetizzare la Terra, meccanizzare il mondo, digitalizzare tutto: con migliaia di satelliti e milioni di antennine, che ci scoveranno dappertutto. Su quelle onde passeranno messaggi binari digitali, che agiranno per ridurre la nostra mente a una struttura binaria, fatta solo di sì-no. Noi invece siamo composti di tre elementi: un’anima che sente, un’anima che ragiona e un’anima cosciente. L’operazione in corso consiste proprio nel tentare di bloccare lo sviluppo della coscienza: tutto quello che sta avvenendo è chiaramente in funzione anti-coscienza. Solo così si capisce il senso di tutte le “agende”, e si comprende quali enormi poteri stanno dietro all’operazione. Per converso, proprio l’aggressione in corso sta producendo risvegli: crescono le reazioni all’uso manipolatorio che si fa del Covid, dei vaccini, della falsa ecologia. C’è sempre più gente, che si sveglia. I grandi poteri non vogliono certo cambiarlo in meglio, il mondo: ma proprio ostacolandoci, aiuteranno le coscienze a svegliarsi e reagire. Basta non farsi spaventare. Ognuno di noi ha le forze per uscire vincitore, da questa storia.
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Non è stato un incidente: avanza un’agenda inesorabile
Un temporale fa dei gesti grigi, racconta Paolo Conte in una bella canzone di qualche anno fa, quando ancora le persone circolavano libere e a viso scoperto, sapendo di non dover temere niente più di quanto gli ordinari programmi dell’universo avessero in cantiere, quanto a imprevisti e inconvenienti. Le agende dell’epoca non avevano raggiunto il grado totalitario, elettromagnetico e satellitare della cyber-zootecnia di oggi: esistevano ancora menti pensanti e dissonanti, zone-rifugio, individui non armati di smartphone e non schedati sui social. Poi crollarono imperi e torri, terrorismi e guerre sbriciolarono le ultime sicurezze insieme alle cosiddette crisi finanziarie. E infine – come da copione – arrivò la grande peste, lungamente annunciata. Irruppe al momento giusto, su uno scenario sbilanciato: la narrazione totalmente ipnotica della leggenda climatica, la santificazione dell’esodo umano sui barconi come destino inevitabile e persino desiderabile, e poi il feudo atlantico momentaneamente fuori controllo, e il marchesato cinese ansioso di servire da clava, nella guerra santa del globalismo mercantile fatto solo di numeri e obbiedenza cieca.Il grande strappo era necessario, per l’agenda dei sommi pianificatori, che a loro volta hanno l’aria di essere meri esecutori, sia pure dotati di formidabile talento per la zootecnia antropologica. Non è stato un incidente, il vortice che ha spalancato il baratro del 2020. Non è stato un incidente, si suppone, nemmeno la disavventura in cui è incorso Boris Johnson, l’uomo che si era schierato contro la follia dei lockdown. Ad avanzare sospetti è Gioele Magaldi: ne parlerà nel suo prossimo libro, in uscita a ottobre, con risvolti allucinanti sulla genesi del grande strappo. Il premier inglese sarebbe stato prima spaventato a morte e quasi ucciso, e poi blandito con sapienza, perché non si sognasse di fare del Regno Unito un cattivo esempio, cioè un paese che esce dalla peste col minimo di vittime, senza devastare l’economia e l’esistenza stessa di milioni di persone. Qualcosa del genere, in piccolo, dice sempre Magaldi, era avvenuto nella Francia sconvolta dagli attentati terroristici: si trattava di piegare François Hollande, investito come leader anti-rigore (in opposizione alla nefasta leadership della Merkel) e poi ricondotto alla ragione, tra minacce e promesse.Piccolezze, forse, di fronte alla magnitudo planetaria del grande strappo in corso, il cui copione prevede l’attesa messianica di un vaccino anomalo, un preparato genico che agisce direttamente sul Dna, senza che si conoscano gli effetti dell’innesto, per poi passare – progettandola da subito – a una sorta di riconversione universale del vivere, pensata dall’alto, sulla base di calcoli riservati e proiezioni inconfessabili, fidando come sempre nella docilità della politica, ormai ridotta a intrattenimento imbarazzante, e nella lingua biforcuta della narrazione, parole e voci a cui la maggioranza dormiente non sa ancora staccare la spina. Le acuminate analisi dei non pochi eretici si spingono tra le nubi a bassa quota, nei cieli intermedi dove i globocrati esercitano il loro imperio incontrastato, affidato a volti rassicuranti che declinano parole d’ordine soavemente decantate a reti unificate. Rasoterra c’è chi ancora guarda alle scimmiette dei partiti; qualcuno riconosce addirittura gli ordini degli invisibili manovratori, ma poi non indovina da dove vengano, a loro volta, gli ordini che anche costoro ricevono. E intanto il temporale avanza, come ricorda Paolo Conte, e fa i suoi gesti grigi.Un temporale fa dei gesti grigi, racconta Paolo Conte in una bella canzone di qualche anno fa, quando ancora le persone circolavano libere e a viso scoperto, sapendo di non dover temere niente più di quanto gli ordinari programmi dell’universo avessero in cantiere, quanto a imprevisti e inconvenienti. Le agende dell’epoca non avevano raggiunto il grado totalitario, elettromagnetico e satellitare della cyber-zootecnia di oggi: esistevano ancora menti pensanti e dissonanti, zone-rifugio, individui non armati di smartphone e non schedati sui social. Poi crollarono imperi e torri, mentre terrorismi e guerre sbriciolarono le ultime sicurezze, con l’aiuto delle cosiddette crisi finanziarie. E infine – come da copione – arrivò la grande peste, lungamente annunciata. Irruppe al momento giusto, su uno scenario sbilanciato: la narrazione totalmente ipnotica della leggenda climatica, la santificazione dell’esodo umano sui barconi come destino inevitabile e persino desiderabile. E poi il feudo atlantico momentaneamente fuori controllo, e il marchesato cinese ansioso di servire da clava, nella guerra santa del globalismo mercantile fatto solo di numeri e obbedienza cieca.
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Toti: come riaprire l’Italia oggi, proteggendo gli anziani
Ci risiamo: in assenza di soluzioni, si richiude l’Italia? Almeno per il mese di esordio, mentre il nuovo governo sta ancora completando il suo pieno insediamento, Mario Draghi sembra restare ostaggio della gestione Conte, riguardo all’emergenza sanitaria. E cioè: nessuna terapia precoce, nessuna efficace assistenza domiciliare. Dopo che si è perso l’intero 2020 senza fare un passo nella giusta direzione, ora si continua così: nell’immediato, l’unica risposta resta l’ospedale, che invece dovrebbe essere l’ultima spiaggia. E si spera soltanto nei vaccini, che ancora non sono disponibili in quantità sufficienti. Nel frattempo – come nei mesi scorsi – si espone l’economia al crollo. Tra chi protesta, spicca la voce del presidente della Liguria, Giovanni Toti: «Il governo Draghi deve realizzare un piano per le riaperture: soltanto così potremo convivere con il virus. Dai dati che ho – dice Toti – noi potremmo essere in zona gialla». Il problema? Sono i 21 parametri del Cts: «Vanno radicalmente modificati: ogni venerdì c’è la cabala dei numeri, un esercizio esoterico».Come modifiare i 21 parametri finora presi in considerazione? Al posto dell’Rt che esamina i sintomi, secondo Toti «dobbiamo considerare il tasso di ospedalizzazioni e ricoveri». Motivo: «Se non c’è pressione sulle strutture sanitarie, concentrarsi semplicemente sulla velocità di contagio non ha senso, e rischia di penalizzare oltremisura l’economia nazionale». Il presidente ligure ha suggerito a Mario Draghi di inserire i ministri economici nella cabina di regia che formulerà i prossimi decreti, «perché in questa fase – dice, in un’intervista a “Libero” – è urgente realizzare un piano che indichi come riaprire ristoranti e palestre in sicurezza». Matteo Salvini e Stefano Bonaccini convengono sulla necessità di riaprire i ristoranti a cena. «Lo dico da settimane: non c’è motivo per stare aperti a pranzo e non a cena: il virus non è un vampiro che si sveglia di notte. Si pongano vincoli al numero di coperti a seconda della fascia di colore, ma ai ristoratori va consentito di riaprire. Inoltre, con la bella stagione in tante parti d’Italia si può cenare all’aperto».Toti raccomanda di accelerare sui vaccini, ma in modo mirato: «Se mettiamo in sicurezza gli over 75 e le categorie fragili, potremo davvero tornare a vivere. Non serve l’immunità di gregge, basta immunizzare gli anziani». Spiega Toti: «Stiamo sacrificando intere generazioni di giovani, ai quali questo virus provoca al massimo una banale influenza, mentre non siamo in grado di proteggere chi di Covid muore». L’età media dei decessi Covid, aggiunge Toti, in Liguria è pari a 81,7 anni. «In realtà, continuiamo a tenere in casa i giovani in assenza di qualunque base scientifica, e senza calcolare i danni psicologici che seguiranno». La Liguria ha intrapreso iniziative intelligenti, selettive: «Abbiamo speso quattro milioni di euro per fornire buoni-taxi agli anziani affinché non prendessero i mezzi pubblici. Però, quando ho proposto l’orario differenziato su base anagrafica per l’accesso ai supermercati, si è sollevato un vespaio di polemiche». La filosofia è chiara: «Dovremmo proteggere i più vulnerabili, per consentire alle persone in età lavorativa di condurre una vita il più normale possibile».Ci risiamo: in assenza di soluzioni, si richiude l’Italia? Almeno per il mese di esordio, mentre il nuovo governo sta ancora completando il suo pieno insediamento, Mario Draghi sembra restare ostaggio della gestione Conte, riguardo all’emergenza sanitaria. E cioè: nessuna terapia precoce, nessuna efficace assistenza domiciliare. Dopo che si è perso l’intero 2020 senza fare un passo nella giusta direzione, ora si continua così: nell’immediato, l’unica risposta resta l’ospedale, che invece dovrebbe essere l’ultima spiaggia. E si spera soltanto nei vaccini, che ancora non sono disponibili in quantità sufficienti. Nel frattempo – come nei mesi scorsi – si espone l’economia al crollo. Tra chi protesta, spicca la voce del presidente della Liguria, Giovanni Toti: «Il governo Draghi deve realizzare un piano per le riaperture: soltanto così potremo convivere con il virus. Dai dati che ho – dice Toti – noi potremmo essere in zona gialla». Il problema? Sono i 21 parametri del Cts: «Vanno radicalmente modificati: ogni venerdì c’è la cabala dei numeri, un esercizio esoterico».
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Corsa contro il tempo: Draghi e la liberazione dell’Italia
Saranno delusi, i tanti italiani che avevano sperato – con l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi – di veder sparire da subito almeno alcuni dei simboli più deteriori dell’emergenza, come l’increscioso coprifuoco alle ore 22 (misura “di guerra”, difficilmente compatibile con l’ordinamento democratico costituzionale). Meno sorprendente, invece, la proroga del divieto di spostamento tra Regioni: una concessione transitoria al “partito del rigore”, in cambio della rinuncia a imporre l’ennesimo, catastrofico lockdown, invocato a gran voce dai falchi come Walter Ricciardi, appena premiato da Papa Bergoglio con la nomina nella Pontificia Accademia della Vita. Succede in Italia, il paese sull’orlo del baratro dove la politica si è arresa al super-tecnocrate Draghi, e dove Marco Travaglio offre la seguente spiegazione, destinata all’infanzia: uno “sfasciacarrozze” con appena il 2% del consensi (Renzi) ha osato mandare a casa il governo più bello del mondo, guidato dal leader più carismatico della storia nazionale, stracarico di onori e successi, invidiatoci dal resto del pianeta.Su altri organi del mainstream, invece, la musica sta cambiando: in un solo giorno, il 23 febbraio, la “Repubblica” degli Agnelli-Elkann (ben equipaggiati da Conte con iniezioni di miliardi e persino lucrose commesse per produrre mascherine) riesce a presentare nell’edizione online ben tre titoli dissonanti, rispetto alla canzone intonata nel 2020, per un anno intero. Primo titolo: meglio 4 persone al ristorante che 24 a casa, dice il presidente della Lombardia, il leghista Attilio Fontana. Accanto a Fontana, le mascherine sotto accusa: la metà delle Ffp2 cinesi è irregolare e non protegge dal virus. Ristoranti protagonisti anche nel terzo titolo, stavolta con l’aggiunta di un video: i carabinieri si sono tolti il casco per solidarietà coi ristoratori, affluiti a piazza Montecitorio per protestare contro la perdurante chiusura serale dei locali. C’è anche un quarto titolo, che menziona un altro leghista, il ministro Giorgetti: ha convocato le aziende farmaceutiche nazionali per impostare la produzione italiana dei vaccini e quindi accelerare il piano vaccinale.Scontato anche questo, purtroppo: i vaccini vengono presentati come l’unica possibile via d’uscita, oggi, per mettere fine a un’emergenza anomala, largamente gonfiata da numeri controversi e sicuramente aggravata dalla devastante negligenza del precedente governo-meraviglia, quello rimpianto da Travaglio: se si lasciano i malati a casa senza cure per giorni, poi è inevitabile che sugli ospedali (già in affanno per i tagli degli ultimi anni) si riversi una massa ingente di pazienti ormai gravi. Mentre Travaglio dormiva, infatti, nel 2020 è accaduto esattamente questo: il ministero della sanità ha regolarmente ignorato i medici che segnalavano la scoperta di terapie efficaci, tranquillamente somministrabili a domicilio. E il ministro (anziché usare l’estate per attrezzare una adeguata risposta territoriale in autunno, sulla base dei farmaci disponibili) ha perso tempo a scrivere un libro grottesco e auto-celebrativo, che poi non ha neppure osato far distribuire nelle librerie. Una delle maggiori iatture, per gli italiani, è che il ministro di Conte sia rimasto al suo posto, almeno per ora, anche con Draghi.A parte Travaglio e la fascia più puerile dei lettori, a pochi è sfuggito il senso dell’operazione-Draghi: recuperare il Parlamento, con l’appoggio del maggior numero possibile dei partiti. Obiettivo: consentire una loro possibile riabilitazione, dopo i disastri che hanno commesso, facendo infatti registrare due record europei (quello delle vittime del Covid e quello delle vittime socio-economiche dello stato d’emergenza, abbandonate al loro destino da un governo incapace di tamponare le falle). Ora si favoleggia dei 209 miliardi del Recovery Plan, che Conte non era riuscito a presentare in modo credibile. Ma 200 miliardi di euro erano il “minimo sindacale” che serviva all’Italia, già prima del Covid, per rimettersi in piedi. Nel solo 2020, poi, Conte è riuscito a bruciare 160 miliardi (in gran parte forniti dalla Bce) per misure non risolutive, destinate a tradursi in quello che Draghi chiama “debito cattivo”, cioè pesante e improduttivo.Sempre i più sprovveduti possono immaginare che Draghi sia stato richiamato in servizio solo per non sprecare almeno i 209 miliardi in arrivo: ma si tratta di una minima parte del suo mandato. La prima riguarda la pandemia. Tema: come uscire, alla velocità della luce, dall’emergenza. Il sistema mondiale (che ha sovragestito il Covid fin dall’inizio) ha già pronta la risposta: se ne esce solo coi vaccini. Ovvio l’atteggiamento di Draghi: facciamo in modo, allora, che questi vaccini vengano finalmente forniti, in modo da poter dichiarare cessato l’allarme. E’ evidente che i vaccini possono essere una soluzione solo tattica e contingente (oggi pressoché inevitabile, per Draghi, dopo un anno vissuto a senso unico). Ma non è scritto da nessuna parte che si debba trattare col vaccino un virus super-influenzale. E se domani ne comparisse un altro? Il precedente è pericoloso: se irrompe un virus all’anno, la medicina rinuncia a curare i malati e ripiega sui soli vaccini, la cui efficacia e sicurezza è ancora da dimostrare? E’ evidente la manipolazione in atto, su scala planetaria, che mira a ridurre la nostra libertà. Se arrivano il Covid-20, poi il 21, il 22 e così via, che si fa? Ogni volta si chiude il paese per un anno, pregando che arrivi il salvifico vaccino?Solo un cieco può non vedere il gioco perverso, l’oculata regia che sovrintende alla malagestione della cosiddetta pandemia, declinata come una sorta di “golpe bianco”, su scala mondiale, da filiere di potere che in questi decenni hanno imposto le crisi finanziarie, gli opachi terrorismi domestici, le peggiori guerre imperiali e l’esplosione del business vaccinale di Big Pharma, accanto ad altri spettacolari fenomeni come l’illusionismo climatico, utilizzato per lanciare l’ultima versione della mondializzazione, in salsa “green”, sotto il ferreo controllo delle multinazionali finanziarie. Con il Covid, il super-potere neoliberista ha giocato particolarmente sporco, provando cioè ad approfittare del panico mediatico-sanitario per imporre restrizioni a carattere tendenzialmente permanente, dalla didattica alla distanza al telelavoro, trasformando il distanziamento (sanitario, sociale, antropologico) in condizione post-umana a cui rassegnarsi. E tutto questo, per via di un virus che – a detta degli scienziati – è altamente contagioso ma scarsamente letale, nella maggior parte dei casi asintomatico o curabile con facilità.Sfrattata dalla storia, negli ultimi decenni l’Italia è scivolata nelle ultimissime posizioni del G20: cacciata dalla Libia, maltrattata dall’Unione Europea. Siamo il paese a cui Emmanuel Macron (ricevuto coi massimi onori in Vaticano) scaricava migranti, dopo averli fatti manganellare dalla polizia, salvo poi definire “disgustosa” la politica del Salvini di ieri, quello “gialloverde”. Oggi, è come se le lancette del conto alla rovescia di fossero fermate. I fobici – che non capiscono perché Draghi sieda a Palazzo Chigi – temono che l’ex capo della Bce si trasformi nello spietato liquiditatore di quel che resta del paese (come se non vedessero che bastava Conte, semmai, a garantire all’Italia la rovina terminale). Sistemata l’emergenza – per ora solo con i vaccini, purtroppo – Draghi dovrà certo fornire una versione sensata del Recovery. Ma non sarà che un primissimo passo, verso la vera posta in gioco: cancellare il paradigma del rigore, giocando sul filo dell’equivoco, di fronte a un mostro come l’eurocrazia (da cui Draghi, non a caso, proviene).In altre parole: l’Italia sembra un avamposto della possibile resistenza, planetaria, contro il “golpe-fantasma”, condotto attraverso la sovragestione dell’emergenza sanitaria. Impossibile uscirne in pochi giorni. Ma, come paiono suggerire gli stessi carabinieri a Montecitorio, nel frattempo occorrono anche gesti forti, di rottura: come ad esempio la riapertura in sicurezza dei ristoranti, al più presto, prima che il collasso dell’economia diventi irreversibile. Si tratta di una corsa contro il tempo: non è possibile “convertire” in pochi giorni gli stessi partiti che, fino a ieri, fingevano di credere (insieme ai Travaglio di tutta penisola) che la crisi fosse inevitabile, così come la resa di fronte al Covid, tradotta in termini di lockdown, a costo di affondare il paese. La scommessa di Draghi, probabilmente, si giocherà nel giro di poche settimane: limitare i danni, azzerare il panico, indurre i media a raccontare un’altra storia. E prepararsi allo scontro, quello vero: contro le baronie feudali del Nord Europa, che temono il risveglio dell’Italia.Saranno delusi, i tanti italiani che avevano sperato – con l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi – di veder sparire da subito almeno alcuni dei simboli più deteriori dell’emergenza, come l’increscioso coprifuoco alle ore 22 (misura “di guerra”, difficilmente compatibile con l’ordinamento democratico costituzionale). Meno sorprendente, invece, la proroga del divieto di spostamento tra Regioni: una concessione transitoria al “partito del rigore”, in cambio della rinuncia a imporre l’ennesimo, catastrofico lockdown, invocato a gran voce dai falchi come Walter Ricciardi, appena premiato da Papa Bergoglio con la nomina nella Pontificia Accademia della Vita. Succede in Italia, il paese sull’orlo del baratro dove la politica si è arresa al super-tecnocrate Draghi, e dove Marco Travaglio offre la seguente spiegazione, destinata all’infanzia: uno “sfasciacarrozze” con appena il 2% del consensi (Renzi) ha osato mandare a casa il governo più bello del mondo, guidato dal leader più carismatico della storia nazionale, stracarico di onori e successi, invidiatoci dal resto del pianeta.
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Italia riaperta in due mesi, o Draghi si scordi il Quirinale
«Se per il Primo Maggio l’Italia non sarà stata riaperta, Mario Draghi potrà scordarsi di essere eletto al Quirinale nel 2022». Parole dure, quelle che il presidente del Movimento Roosevelt rivolge al nuovo capo del governo, invitandolo a sbarazzarsi in tempi brevi dei “fanatici” delle restrizioni-Covid. «Se non altro – rivela Gioele Magaldi – in questi giorni abbiamo ottenuto una prima vittoria: al termine di un aspro confronto dietro le quinte, è stata infatti scongiurata l’adozione di un nuovo lockdown. La chiusura genaralizzata era invocata a gran voce dalla potente fazione che, per bocca di personaggi come Walter Ricciardi, preme per richiudere nuovamente in casa gli italiani». Notoriamente, Magaldi è di avviso opposto: «Occorre rimuovere le restrizioni, a cominciare dal coprifuoco, e in definitiva riaprire il paese: i ristoranti devono poter tornare a lavorare anche a cena. Viceversa l’economia collasserà, e Mario Draghi il Quirinale lo vedrà solo col binocolo».Per Magaldi, non c’è più tempo da perdere: «Ulteriori limitazioni alla libertà di movimento comporterebbero il crollo irreversibile dell’economia, inficiando in tal modo la stessa missione di Draghi, che vorrebbe risollevare l’Italia». La situazione si è ormai fatta drammatica: «Si spera molto nei 209 miliardi del Recovery Fund, come se fossero chissà quale manna. Ma in realtà, nel 2020, il governo Conte ha già speso qualcosa come 160 miliardi, sprecandone buona parte in “debito cattivo”». Sotto la lente dei magistrati ora c’è l’operato del super-commissario Domenico Arcuri. «Sarà travolto dagli scandali che stanno montando, e che sono evidenti», dice Gianfranco Carpeoro, altro dirigente del Movimento Roosevelt, lasciando intendere che Draghi non vorrà certo lasciarsene coinvolgere: sostituirà Arcuri, o comunque non gli rinnoverà il mandato, che scade a fine marzo. Sempre secondo Carpeoro, Draghi «sarà costretto a rimuovere anche il ministro Speranza».Magari il cambio della guardia al ministero della sanità non si verificherà subito, dovendo trovare il modo di non irritare Leu, ma a quanto pare si tratta di una scelta inevitabile: Speranza dovrà comunque essere “licenziato”, «specie dopo quello che ha combinato alle imprese degli impianti sciistici: le ha illuse di poter aprire, le ha incoraggiate a sostenere grandi spese per l’apertura in sicurezza e poi, all’ultimo minuto, le ha beffate». Per Carpeoro, la situazione è critica: «Non avendo investito da subito in trattamenti terapeutici, siamo arrivati a una specie di imbuto, di cul de sac, lasciando ai soli vaccini la possibilità di farci uscire dall’emergenza. Ormai – dice – dipende tutto dai vaccini, perché la scelta di questa società è stata quella di affidarsi esclusivamente alle vaccinazioni. C’erano alternative? Andavano percorse per tempo, ma non è stato fatto. Al paese, anzi, sono stati inflitti danni devastanti. Oggi – ribadisce Carpeoro – non ci restano che i vaccini: speriamo che siano efficaci, e che siano sufficienti per immunizzare la popolazione».La pensa così anche Magaldi, che esprime rammarico per la sconsiderata gestione italiana dell’emergenza sanitaria: «Evitando di curare tempestivamente i malati, innanzitutto nelle loro case, si è registrato l’assalto agli ospedali da parte di pazienti ormai gravi». Una gravissima negligenza, che ha finito con l’esasperare l’allarme pandemico, anche gonfiando i numeri, su cui si è speculato grazie alla complicità dei media che hanno alimentato il “terrorismo sanitario” dell’ultimo anno. «Si ritiene che l’unica soluzione oggi possa essere rappresentata dai vaccini? Benissimo: e allora si proceda celermente con le vaccinazioni, per raggiungere nel più breve tempo possibile l’immunità di gregge, per la quale gli esperti sostengono che basterebbe vaccinare il 60-70% della popolazione». Insiste Magaldi: «Quello che non è accettabile è che l’attesa si protragga: non è tollerabile che le restrizioni si prolunghino fino a maggio, perché a quel punto l’economia italiana collasserebbe in modo definitivo».Autore del bestseller “Massoni”, Magaldi è un esponente italiano del network massonico progressista, che ha salutato con favore il tentativo di Draghi. Al nuovo governo, il leader “rooseveltiano” formula però una richiesta precisa: mettere fine allo stato d’emergenza entro il 1° maggio. «Il giorno della Festa dei Lavoratori, e nel nome di chi ormai il lavoro l’ha perso – annuncia – il Movimento Rooselt terrà un’assemblea nazionale, a Roma, che culminerà con un raduno a piazza Campo dei Fiori, attorno alle ore 23, speriamo per festeggiare il ritorno alla libertà e la fine delle misure incostituzionali che hanno devastato il paese senza neppure riuscire ad arginare il Covid».Lo stesso Movimento Roosevelt è reduce da una prima uscita notturna, proprio a Campo dei Fiori, lo scorso 17 febbraio, per protestare contro i reiterati lockdown e chiedere innanzitutto la riapertura serale di bar e ristoranti. «Siamo stati oggetto di una gravissima disinformazione a mezzo stampa, che ha stravolto il senso della nostra iniziativa: si è addirittura accusato il Movimento Roosevelt di essere “negazionista”». Magaldi evoca i reati di diffamazione e falso ideologico. «Abbiamo scoperto – aggiunge – che i giornali sono stati indotti in errore da un comunicato dell’ufficio stampa della Questura di Roma: diamo tempo a tutti (media e istituzioni) di rettificare e offrire le loro scuse. In caso contrario, però, denunceremo in sede giudiziaria le testate coinvolte e anche la Questura». Il governo Draghi? Ben venga, ribadisce Magaldi: sulla carta, potrà davvero rianimare il sistema-paese. Ma ad una precisa condizione: che metta fine, entro due mesi, all’orrore dei lockdown, del coprifuoco e delle inutili restrizioni che stanno letteralmente uccidendo l’Italia.«Se per il Primo Maggio l’Italia non sarà stata riaperta, Mario Draghi potrà scordarsi di essere eletto al Quirinale nel 2022». Parole dure, quelle che il presidente del Movimento Roosevelt rivolge al nuovo capo del governo, invitandolo a sbarazzarsi in tempi brevi dei “fanatici” delle restrizioni-Covid. «Se non altro – rivela Gioele Magaldi – in questi giorni abbiamo ottenuto una prima vittoria: al termine di un aspro confronto dietro le quinte, è stata infatti scongiurata l’adozione di un nuovo lockdown. La chiusura genaralizzata era invocata a gran voce dalla potente fazione che, per bocca di personaggi come Walter Ricciardi, preme per richiudere nuovamente in casa gli italiani». Notoriamente, Magaldi è di avviso opposto: «Occorre rimuovere le restrizioni, a cominciare dal coprifuoco, e in definitiva riaprire il paese: i ristoranti devono poter tornare a lavorare anche a cena. Viceversa l’economia collasserà, e Mario Draghi il Quirinale lo vedrà solo col binocolo».
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Attenti ai rooseveltiani: negazionisti, mangiano i bambini
Roma, notoriamente, è la città più amata dai trinariciuti cosacchi: i comunisti cannibali amano abbeverare i loro cavalli alle fontane di piazza San Pietro, dopo essersi rimpinzati di rosei pargoletti. Ma i neonati non sono al sicuro nemmeno in un’altra piazza romana, Campo dei Fiori, dove a mangiare i bambini, oggi, sono i militanti del Movimento Roosevelt. Una ciurma di facinorosi, non si sa dementi o proprio criminali, talvolta affiancati da elementi pericolosissimi come l’attore Enrico Montesano. I sedicenti “rooseveltiani” scontano una tara mentale inguaribile: sono “negazionisti”. Se poi cenano in un locale che dovrebbe essere chiuso, e arriva la polizia, nemmeno se ne accorgono: continuano a mangiare e bere, spensieratamente. E quando poi si trasferiscono ai piedi della statua di Giordano Bruno, e la polizia li sanziona severamente, loro nemmeno li vedono, gli agenti: si comportano come se nulla fosse accaduto. Ma davvero? No, ovviamente: di vero non c’è niente, in quello che è stato scritto. Da chi? Dai giornali. Possibile? Ma certo: il contrario esatto della verità, offerto in pasto ai lettori. Tecnicamente: letame, servito come fosse risotto.
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Il Virus del Terrore e il sottile alchimista Mario Draghi
Il Virus del Terrore ha le settimane contate? E’ quello che si augurano tutti: sia la maggioranza dei cittadini, ipnotizzati per un anno dalla sovragestione del panico, sia la vasta minoranza vigile che non ha smesso di porsi domande, ascoltando i medici indipendenti (quelli che al Covid hanno preso le misure a partire dall’aprile 2020, con farmaci in grado di disinnescarne l’evoluzione peggiore). Generalmente, dalle catastrofi si può uscire in due modi: con un Processo di Norimberga che metta alla sbarra i protagonisti delle scelte più sciagurate, oppure optando per un risanamento silenzioso e pragmatico, che faccia a meno della vendetta politica e affidi semmai alla storia il giudizio sugli errori commessi. Evidente la natura della scelta adottata da Mario Draghi: amnistiare i partiti che hanno partecipato al disastro direttamente, dai banchi del governo Conte, o anche indirettamente, attraverso Regioni che non si sono mai discostate dal delirio fobico-mediatico nazionale, basato sui numeri “impazziti” della pandemia e su una imbarazzante impreparazione del sistema sanitario, colonizzato da Big Pharma (a partire dalla ricerca scientifica) e falcidiato da decenni di tagli selvaggi e sconsiderati.A scagliare la pietra dello scandalo sono i sanitari estranei al circo televisivo del mainstream: medici in prima linea negli ospedali e, prima ancora, impegnati sul territorio nei loro ambulatori. La loro denuncia si basa ormai anche su evidenze statistiche: è rarissimo che possa incorrere in seri pericoli chi viene curato a casa in modo tempestivo, ai primi sintomi, ricorrendo a farmaci appropriati (di uso comune, collaudati, sicuri). La strage – dicono i sanitari, come quelli riuniti in modo volontaristico in associazioni come “Ippocrate” – sarebbe stata determinata proprio dalla rinuncia alle cure tempestive, domiciliari: gli ospedali, incluse le terapie intensive, sarebbero stati intasati da malati abbandonati a se stessi per giorni, lasciati a casa senza terapie, dando tempo al Covid di sviluppare le conseguenze più gravi. Questo, dicono, spiegherebbe anche l’elevata percentuale di insuccessi, nei centri ospedalieri, troppo spesso costretti ad assistere pazienti ormai gravemente compromessi.Devastante, in questo, l’assenza dello Stato: si commenta da sola la scelta, da parte di molti medici, di condividere un loro efficace protocollo terapeutico, da utilizzare per trattare i pazienti: l’invito, se si vuole guarire, è a saltare i passaggi ordinari (medico di famiglia, pronto soccorso) rivolgendosi direttamente a loro, i medici che sanno come guarire dal Covid. Medici – altro aspetto increscioso – che prestano la propria opera in modo gratuito, assistendo pazienti a cui il sistema sanitario, troppe volte, non offre risposte efficaci, cioè appropriate e tempestive. Di sfuggita, lo stesso Draghi ne ha accennato nel suo discorso al Senato, quando ha sottolineato l’assoluta necessità di riabilitare innanzitutto la medicina territoriale, lasciando agli ospedali solo i casi più gravi. Non una parola, in questo senso, si era sentita in tutto il 2020, quando l’unica preoccupazione di Conte e dei suoi tecnici sembrava quella di terrorizzare la popolazione, rinchiusa in casa a colpi di Dpcm, mentre il ministro della sanità – anziché mettersi al lavoro per proteggere gli italiani in vista dell’autunno – perdeva l’estate a scrivere un libro surreale sui suoi “successi”, che poi non ha neppure osato distribuire nelle librerie.Ogni Norimberga – la spada simbolica della giustizia – necessita di un esercito nettamente vincitore. Non è il nostro caso: nessuno, dei partiti italiani, può dirsi innocente. Tutti hanno ceduto alla tentazione della paura, collaborando in vario modo (sia pure con gradazioni diverse) alla Legge del Terrore, che – con Conte – ha messo l’Italia sul binario morto della depressione: sanitaria, sociale, economica e psicologica. A essere defunto è il peggior governo possibile, non contrastato da un’opposizione degna (capace cioè di avanzare proposte radicalmente alternative, anche sulla gestione della pandemia). E’ per questo, probabilmente, che tutti i partiti neo-governativi – nessuno escluso – oggi sono ricoverati in terapia intensiva, nello strano ospedale del dottor Draghi, sperando che l’illustre clinico li possa miracolare. Cosa che, evidentemente, non succederà: almeno, non nei termini auspicati dalle attuali, incolori dirigenze, tutte largamente impresentabili. La fedina in discussione non è penale, ma politica: non hanno saputo leggere il mondo, e tradurre i bisogni in risposte.Tra gli ousider, poi, non manca chi paventa – con Draghi – l’avvento di una sorta di sottomissione definitiva, post-democratica, all’insegna del cosiddetto post-umanesimo vaticinato dalle élite di Davos, quelle del Grande Reset: una riconversione globale (ecologistica ma anti-sociale), capace di rendere permanente la mutazione anche antropologica della società che l’irruzione del virus ha indotto, distanziando le persone e costringendole a un auto-isolamento infinito: a scuola, al lavoro, in ognuno dei luoghi in cui fino a ieri si esprimeva liberamente la socialità. Un incubo distopico, figlio – ancora e sempre – della paura: in questo, il coronavirus (presentato come minaccia invincibile) ha rimpiazzato ottimamente le fobie di ieri, scatenate con le crisi finanziarie e con il ricorso al terrorismo. Il virus è un nemico ancora più subdolo: può sempre colpire chiunque, ovunque. Per soccombere, basta fingere di non sapere che le cure esistono (e funzionano), rendendo quindi sostanzialmente superflua la stessa vaccinazione, presentata invece come unica possibile salvezza.Sembra la storiella dell’alleanza clandestina tra il vetraio e il monello con la fionda, se poi si scopre che i profeti della vaccinazione universale sono i medesimi soggetti che hanno a lungo maneggiato i virus, nei loro laboratori. L’enormità degli accadimenti del 2020 – lo scontro epocale con la Cina, la manipolazione delle presidenziali negli Usa – è stata in qualche modo preparata anche da fenomeni mediatici come la bolla-Greta, sostenuta da precisi settori della grande finanza mondiale per deformare la realtà e convincere miliardi di persone che le alterazioni del clima (sempre avvenute, e oggi gravi) dipendano dall’attività antropica. I creatori di Greta sono gli stessi protagonisti dell’inquinamento terrestre, che oggi hanno imposto la loro agenda “green” basata su suggestive interpretazioni (industriali, finanziarie) della pretesa riconversione ecologica del sistema, partendo dalla colpevolizzazione del singolo, mortificato nelle sue capacità di consumo anche “grazie” agli effetti devastanti della sovragestione terroristica della crisi epidemica, con la brutale imposizione degli inutili, disastrosi lockdown.E’ soverchiante, la narrazione (disonesta) che è stata imposta dal pensiero unico, nella sua dimensione inevitabilmente mondiale, sorretta dal grande potere onnipervasivo che nei decenni precedenti – anche a suon di ricatti e guerre – ha attuato una rivoluzione violenta, imposta dall’alto, come la globalizzazione finanziaria, sottomettendo interi popoli attraverso il regime dell’emissione monetaria “privatizzata”, che trasforma il debito in schiavitù. Sono bastate le mediocri fanterie giornalistiche, nei singoli paesi, a sbaragliare i cosiddetti sovranismi politici, intimiditi e neutralizzati con pochissima fatica, mentre si lascia volentieri al complottismo chiassoso il ruolo di opposizione solo virtuale, cioè verbosa e sostanzialmente innocua, nell’immensa deriva di società un tempo vitali e democratiche, oggi narcotizzate dalla digitalizzazione che trasforma l’individuo in uno spettatore apatico, ormai indifferente persino alle più feroci limitazioni della libertà personale.La verità è che nessun soggetto politico, in questi anni, ha saputo organizzare una risposta all’altezza dei pericoli, dopo aver elaborato un’analisi dei problemi. Ogni denuncia è rimasta circoscritta nel perimetro ristretto di sparuti gruppuscoli, di fronte alla storica diserzione di intellettuali, artisti e pensatori. Gli stessi partiti si sono ridotti a comitati elettorali, affidati a piccoli leader acefali e, di conseguenza, pronti a eseguire semplicemente direttive calate dall’alto, in un pianeta in cui tutti i grandi agglomerati – Big Tech, Big Money – sono riconducibili al controllo esercitato da una manciata di persone, sempre le stesse, che siedono a turno nei consigli di amministrazione dei tre maggiori fondi d’investimento (State Street, Vanguard e BlackRock) che dominano banche e multinazionali in ogni angolo della Terra.E’ questo, il pianeta in cui si muovono determinate élite che hanno cominciato in vario modo a mostrarsi dissonanti, rispetto alla narrazione corrente: per esempio, quelle che nel 2016 sostennero l’eretico tentativo di Donald Trump: proteggere la comunità nazionale dagli effetti più deteriori del globalismo. Già dopo le proteste di Occupy Wall Street, alcune voci autorevoli – Premi Nobel come Paul Krugman – iniziarono a denunciare il carattere calamitoso del capitalismo finanziarizzato. Oggi, con l’alibi del Covid e grazie a Christine Lagarde, la Bce si è trasformata in una vera banca centrale, teoricamente pronta a sostenere l’economia in misura virtualmente illimitata. In questo percorso fatto di autorevolissime voci di dissenso si è fatta notare quella di Mario Draghi: ieri spietato architetto dell’austerity, e oggi profeta di una possibile conversione post-keynesiana dell’economia, sia pure tenendo conto (inevitabilmente) delle disastrose condizioni di partenza, quelle di un pianeta che si è lasciato ipnotizzare dagli stregoni del virus, dopo aver tolto la parola persino al presidente degli Stati Uniti, mettendolo al bando, per mano di poteri oligarchci che pretendono di plasmare le vostre vite al punto da imporre un’unica verità, la loro.Non essendo ancora stata smantellata la democrazia formale, ed essendo lo Stato (o quel che ne rimane) l’unità-base su cui si articola l’esercizio del potere, pare evidente la necessità di calarsi nella dimensione politica, parlamentare e governativa, se si vuole agire direttamente nella materia, per provare a trasformarla. La fisionomia del governo Draghi – affollato di zombie e superstiti grotteschi – sembra dimostrare la volontà di intraprendere un procedimento tipicamente alchemico, partendo cioè dalla “nigredo” della putrefazione, la decadenza fisiologica di partiti-fantasma, nel tentativo di trasmutarne l’essenza attraverso un percorso virtuoso che possa portare un giorno all’oro filosofale, dopo una dolorosa e incessante revisione delle proprie devastanti manchevolezze. Se il sistema unico mondiale prescrive i vaccini per fermare il Covid, è scontato che Draghi si concentri nell’immediato proprio su quelli (garantendo però che vengano finalmente somministrati in tempi velocissimi), ma è fondamentale che non si fermi alla sola campagna vaccinale, sia pure depurata dalle impressionanti cialtronerie della gestione Conte.Nel neonato esecutivo sembra di poter ravvisare una notevole specularità, pratica e simbolica: al “nuovo” Mario Draghi, distanziatosi da un passato prestigioso ma funestato da immani, colpevoli tragedie (le privatizzazioni, l’euro-rigore finanziario) corrisponde, a vista, una pletora di parlamentari e di partiti che, in quasi trent’anni, non hanno saputo far altro che piegarsi ai diktat del potere sovranazionale ultra-privatizzatore, e che da oggi possono cogliere la prima vera occasione per emendare se stessi, verso una rigenerazione culturale e democratica da cui non si può prescindere, se si vuole uscire dall’autismo neoliberista del “non ci sono alternative”, pur in un mondo dominato dall’istinto totalitario di forze potentemente distruttrici, mimetiche e manipolatrici, veri e propri lupi travestiti da agnelli. In piccolo, sarà dirimente la stessa “prova del Covid”: rassicurati gli atterriti (e placata la bulimia di Big Pharma), dopo l’overdose vaccinale non ci saranno più alibi. Riuscirà il governo a resuscitare la sanità, mettendo i medici in condizione di intervenire tempestivamente, contro il Covid e qualsiasi altra minaccia? E soprattutto: riuscirà il sottile alchimista Mario Draghi a inaugurare una diplomazia della lungimiranza, che permetta all’Italia di distinguersi e tornare nella storia, come protagonista di una politica non-orwelliana, in questo fatidico millennio aperto da menzogne sanguinose, come quelle esplose insieme alle Torri Gemelle?Il Virus del Terrore ha le settimane contate? E’ quello che si augurano tutti: sia la maggioranza dei cittadini, ipnotizzati per un anno dalla sovragestione del panico, sia la vasta minoranza vigile che non ha smesso di porsi domande, ascoltando i medici indipendenti (quelli che al Covid hanno preso le misure a partire dall’aprile 2020, con farmaci in grado di disinnescarne l’evoluzione peggiore). Generalmente, dalle catastrofi si può uscire in due modi: con un Processo di Norimberga che metta alla sbarra i protagonisti delle scelte più sciagurate, oppure optando per un risanamento silenzioso e pragmatico, che faccia a meno della vendetta politica e affidi semmai alla storia il giudizio sugli errori commessi. Evidente la natura della scelta adottata da Mario Draghi: amnistiare i partiti che hanno partecipato al disastro direttamente, dai banchi del governo Conte, o anche indirettamente, attraverso Regioni che non si sono mai discostate dal delirio fobico-mediatico nazionale, basato sui numeri “impazziti” della pandemia e su una imbarazzante impreparazione del sistema sanitario, colonizzato da Big Pharma (a partire dalla ricerca scientifica) e falcidiato da decenni di tagli selvaggi e sconsiderati.
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Rivoluzione Draghi: cure a domicilio per guarire dal Covid
Nel paese dove ora si indaga sugli oltri 50 milioni di euro che sarebbero stati intascati come “compenso” per le primissime forniture di mascherine, lo scandalo forse maggiore riguarda l’approccio sanitario alla pendemia: tuttora, come denunciano molti medici coraggiosi, l’Italia non ha ancora un protocollo terapeutico che preveda, in modo sistematico, efficaci cure (domiciliari) per disinnescare il Covid già ai primi sintomi della malattia. «Per questo – affermano i sanitari di associazioni come “Ippocrate” – gli ospedali sono stati presi d’assalto da pazienti in condizioni ormai gravi: erano stati abbandonati a casa e lasciati senza cure, grazie a disposizioni che tuttora prescrivono la somministrazione della sola Tachipirina, farmaco completamente inutile in caso di Covid». Parole che non sono rimaste inascoltate, se è vero che il neo-premier, Mario Draghi, ha chiarito che (accanto alle misure d’emergenza, come una adeguata fornitura di vaccini efficacemente distribuiti) sarà strategico l’allestimento di una risposta sanitaria territoriale, capace di curare in modo tempestivo i malati, evitando il ricovero in ospedale.Proprio la demenziale inefficienza del sistema sanitario, imputabile in primis a Giuseppe Conte e Roberto Speranza, ha gonfiato i numeri del bilancio pandemico italiano (oltre 90.000 vittime, stando ai dati ufficiali – pur contestati da medici come Matteo Bassetti, secondo cui sarebbero stati conteggiati come Covid moltissimi pazienti deceduti per via di altre, gravi malattie). In ogni caso, si tratta di «cifre che hanno messo a dura prova il sistema sanitario nazionale, sottraendo personale e risorse alla prevenzione e alla cura di altre patologie, con conseguenze pesanti sulla salute di tanti italiani», sottolinea Mario Draghi. «L’aspettativa di vita, a causa della pandemia, è diminuita: fino a 4 – 5 anni nelle zone di maggior contagio; un anno e mezzo – due in meno per tutta la popolazione italiana. Un calo simile non si registrava in Italia dai tempi delle due guerre mondiali». Attenzione: «La diffusione del virus ha comportato gravissime conseguenze anche sul tessuto economico e sociale del nostro paese, con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne: un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento».Si è anche aggravata la povertà, aggiunge Draghi: la Caritas rivela che, in appena un anno, l’incidenza dei “nuovi poveri” è passata dal 31% al 45%: quasi una persona su due che oggi si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. «Tra i nuovi poveri aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, degli italiani che sono oggi la maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa, di fasce di cittadini finora mai sfiorati dall’indigenza». E’ catastrofico, il bilancio del governo Conte: «Il numero totale di ore di cassa integrazione per emergenza sanitaria dal 1° aprile al 31 dicembre dello scorso anno supera i 4 milioni. Nel 2020 gli occupati sono scesi di 444.000 unità», lasciando a casa in particolare i titolari di contratti a termine e i lavoratori autonomi. «La pandemia ha finora ha colpito soprattutto giovani e donne: una disoccupazione selettiva, ma che presto potrebbe iniziare a colpire anche i lavoratori con contratti a tempo indeterminato».Gravi e con pochi precedenti storici – aggiunge Draghi – gli effetti sulle diseguaglianze: «Il nostro sistema di sicurezza sociale è squilibrato, non proteggendo a sufficienza i cittadini con impieghi a tempo determinato e i lavoratori autonomi». Altra brutta notizia: l’Italia è il fanalino di coda, in Europa. E’ vero, le previsioni della Commissione Europea indicano che la recessione continentale sia stata meno grave di quanto ci si aspettasse, e che quindi nel giro di un anno si dovrebbero recuperare i livelli di attività economica pre-pandemia. Ma questo in Italia «non accadrà prima della fine del 2022», e per giunta «in un contesto in cui, prima della pandemia, non avevamo ancora recuperato pienamente gli effetti delle crisi del 2008-09 e del 2011-13». Tutto questo, senza contare le «ferite profonde» non solo sul piano sanitario ed economico, «ma anche su quello culturale ed educativo». I ragazzi devono tornare subito a scuola, insiste Draghi, che cita un dato deprimente: solo il 61% degli studenti ha avuto accesso alla didattica a distanza, spesso impraticabile al Sud.Ovviamente, le priorità immediate per ripartire investono la sanità. «Questa situazione di emergenza senza precedenti impone di imboccare, con decisione e rapidità, una strada di unità e di impegno comune», chiarisce Draghi, partendo dalla campagna vaccinale. «La nostra prima sfida è, ottenutene le quantità sufficienti, distribuire il vaccino rapidamente ed efficientemente» (sottinteso: sonora bocciatura per l’operato di Conte, Speranza e Arcuri). «Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari», scandisce Draghi. «Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti» (altro siluro contro le costosissime tensostrutture acquistate da Arcuri). «Abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private, facendo tesoro dell’esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati».E soprattutto, rincara la dose Draghi, occorre procedere «imparando da paesi che si sono mossi più rapidamente di noi, disponendo subito di quantità di vaccini adeguate». Quanto ha dormito, l’inaudito governo Conte? «La velocità è essenziale – insiste Draghi – non solo per proteggere gli individui e le comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus». Sulla base del disastro italiano, il nuovo premier avverte: «Dobbiamo aprire un confronto a tutto campo sulla riforma della nostra sanità», come chiedono i migliori tra i nostri medici in prima linea. Ecco la questione-chiave: «Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base (case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria)». È questa, ribadisce Draghi, «la strada per rendere realmente esigibili i “livelli essenziali di assistenza”», in modo da affidare agli ospedali solo «le esigenze sanitarie acute, post-acute e riabilitative». Parole chiarissime: «La “casa come principale luogo di cura” è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata».Nel paese dove ora si indaga sugli oltre 50 milioni di euro che sarebbero stati intascati come “compenso” per le primissime forniture di mascherine, lo scandalo forse maggiore riguarda l’approccio sanitario alla pendemia: tuttora, come denunciano molti medici coraggiosi, l’Italia continua a non avere un protocollo terapeutico che preveda, in modo sistematico, efficaci cure (domiciliari) per disinnescare il Covid già ai primi sintomi della malattia. «Per questo – affermano i sanitari di associazioni come “Ippocrate” – gli ospedali sono stati presi d’assalto da pazienti in condizioni ormai gravi: erano stati abbandonati a casa e lasciati senza cure, grazie a disposizioni che tuttora prescrivono la somministrazione della sola Tachipirina, farmaco completamente inutile in caso di Covid». Parole che non sono rimaste inascoltate, se è vero che il neo-premier, Mario Draghi, ha chiarito che (accanto alle misure d’emergenza, come una adeguata fornitura di vaccini efficacemente distribuiti) sarà strategico l’allestimento di una risposta sanitaria territoriale, capace di curare in modo tempestivo i malati, evitando il ricovero in ospedale.
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Riaprite l’Italia: anche Montesano a Campo dei Fiori
«Che brutta parola, negazionisti: erano quelli che negavano l’Olocausto. Noi non neghiamo proprio niente: ci permettiamo solo di dubitare di quanto ci viene raccontato, sul Covid. Sono loro, semmai, che negano l’evidenza: la mascherina è inutile e dannosa. La impongono anche ai bambini, a scuola: dobbiamo liberarli». Così parla Enrico Montesano: c’era anche lui a salutare l’esordio della Milizia Rooseveltiana, ai piedi della statua di Giordano Bruno, arso vivo il 17 febbraio del 1600. «Mi sembra di buon auspicio, un governo che ottiene la fiducia il 17 febbraio dopo aver giurato il giorno 13, altro numero significativo», dice Gioele Magaldi, reduce dalla “cena rivoluzionaria” organizzata dal Movimento Roosevelt al ristorante “L’Habituè”, in violazione del “lockdown serale” imposto ai ristoratori. Poco dopo, in piazza Campo dei Fiori, è intervenuta la polizia per identificare i dimostranti, contestando loro l’infrazione del divieto di circolare dopo le ore 22. «Voglio ricordare – annota Roberto Hechich – che il Cts si era limitato a consigliarla, l’adozione di un coprifuoco, ma solo a partire dalla mezzanotte, e a raccomandare “severi controlli” sulle norme anti-Covid a cena: a far chiudere i locali quindi non è stato il Comitato Tecnico-Scientifico, ma il governo Conte».
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Evitare il collasso dell’Italia: dagli Usa l’ok a Draghi
Non si pensi che il governo Conte sia caduto solo per la corsa ai 209 miliardi del Recovery Plan. Quando a luglio Conte convocò gli Stati Generali, c’era già la sensazione che un gruppo di tecnici come Colao avrebbe esautorato i politici. Con Conte, il mondo politico ha cercato di riappropriarsi di questa dote. La cosa paradossale è che adesso ne verrà espropriato: non saranno certo i parlamentari a decidere sul Recovery, perché si troveranno il pacchetto già bell’e pronto. Immaginano davvero di dividersele loro, le spoglie di questi fondi europei? Sicuramente vogliono stare al governo, avendo la necessità di rimanere dentro il filo da cui nessuno vuole essere escluso: il Pd è un partito di potere, mentre la Lega ha sofferto maledettamente il fatto di essere stata all’opposizione, durante il periodo del governo giallorosso, e le conflittualità tra la Regione Lombardia e Roma sono state devastanti per l’intero mondo leghista.La motivazione della spartizione del Recovery è reale, ma i partiti vedranno ben pochi soldi. Probabilmente, il motivo per cui c’è stata questa accelerazione è il fatto che il sistema finanziario anglosassone, specie quello americano, non ha nessuna voglia di assistere all’azzeramento del suo portafoglio italiano. Questo mondo finanziario ha grossi investimenti in Piazza Affari: gli americani sono i maggiori fondisti, perché i grandi debiti delle imprese sono tutti detenuti da questi fondi d’investimento. Ritengo quindi che ci sia un interesse ad evitare che l’Italia collassi, come infatti sarebbe collassata con un governo effettivamente incapace di gestire l’emergenza, che è innanzitutto economica. E l’emergenza economica poi creerebbe dei crediti insoluti, per le banche: si ricomincerebbe un’altra volta con ricapitalizzazioni probabilmente insostenibili, e con una perdita di valore delle stesse banche, in Borsa.Ad avermi colpito non è stato tanto lo spread, che si è ridotto, quanto il fatto che il solo annuncio dell’incarico a Draghi abbia fatto aumentare del 10% il valore azionario delle nostre banche. Evidentemente c’è un “sentiment” che va molto al di là dei 209 miliardi di euro in arrivo dall’Unione Europea. Certo, questa è una maniera per tenerci legati a Bruxelles. Ma ritengo che il quadro europeo di oggi sia molto frastagliato e complesso. La Francia, ad esempio, sta vivendo una crisi che non si ricordava da anni. Sui giornali, tutti cominciano a sgranare gli occhi: hanno saputo che Bruxelles chiede la riforma delle pensioni, in cambio di soli 29 miliardi di euro. E già stanno cominciando a dire: ma perché solo 29 miliardi, quando l’Italia e la Spagna ne prenderanno il doppio? Si sta scoprendo, quindi, che questo è un modo per tenerci tutti sono schiaffo, da parte di Bruxelles.(Guido Salerno Aletta, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streaming “Nelle mani di Rousseu”, diffusa il 12 febbraio 2021 su “Vox Italia Tv”. Economista, Salerno Aletta è anche editorialista di “Milano Finanza”).Non si pensi che il governo Conte sia caduto solo per la corsa ai 209 miliardi del Recovery Plan. Quando a luglio Conte convocò gli Stati Generali, c’era già la sensazione che un gruppo di tecnici come Colao avrebbe esautorato i politici. Con Conte, il mondo politico ha cercato di riappropriarsi di questa dote. La cosa paradossale è che adesso ne verrà espropriato: non saranno certo i parlamentari a decidere sul Recovery, perché si troveranno il pacchetto già bell’e pronto. Immaginano davvero di dividersele loro, le spoglie di questi fondi europei? Sicuramente vogliono stare al governo, avendo la necessità di rimanere dentro il filo da cui nessuno vuole essere escluso: il Pd è un partito di potere, mentre la Lega ha sofferto maledettamente il fatto di essere stata all’opposizione, durante il periodo del governo giallorosso, e le conflittualità tra la Regione Lombardia e Roma sono state devastanti per l’intero mondo leghista.