Archivio del Tag ‘droga’
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Bufera sul Kosovo: traffico d’organi, 470 scomparsi
Predatori di organi, espiantati dal corpo di prigionieri serbi. L’accusa coinvolge l’attuale premier kosovaro Hashim Thaci, già leader dell’Uck, ora sospettato di essere un gangster travestito da politico. All’indomani delle prime elezioni legislative del Kosovo indipendente, divenuto area-rifugio per cartelli criminali, una bomba a orolgeria si infrange sulla già contestatissima vittoria del riconfermato Thaci, accusato dal dossier che il deputato svizzero Dick Marty presentarà al Consiglio d’Europa sul presunto traffico di organi a danno di quasi 500 prigionieri di guerra. Nell’estate 1999, terminato il conflitto serbo-kosovaro, l’Uck avrebbe fatto sparire prigionieri in una località segreta nel nord dell’Albania espiantandone gli organi, dopo averli sottoposti a «trattamenti inumani e degradanti».
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Wiki-rivelazioni? No: notizie risapute, che i media tacciono
Si fa una risata, il primo ministro italiano, a proposito delle “rivelazioni” di Wikileaks. Forse per una volta, tocca dargli ragione. Vediamo perché. Wikileaks “rivela” che il fratello del presidente afghano Karzai, Ahmed Wali, è un pericolo. Perché è un corrotto e gestisce il narcotraffico. Un po’ come rivelare che l’acqua quand’è troppo calda ci si scotta. “PeaceReporter” lo dice da tempo, e così tutti quelli che conoscono quel paese e fanno davvero il mestiere del giornalista. Wikileaks “rivela” che Berlusconi fa un sacco di festini ed è vanesio e incapace. Benvenuti nel mondo del banale.
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Serbia ostaggio della mafia: dietro gli ultras, i boss
Ultranazionalisti e signori della droga: sarebbero loro a manovrare gli ultras del calcio, trasformandoli in teppisti a comando. Obiettivo: mettere in croce il governo di Belgrado e frenare la sua marcia di avvicinamento all’Europa. Le nuove regole metterebbero fine a monopoli e rendite di posizione: i vecchi boss di Belgrado temono di perdere il controllo dei loro traffici se la Serbia entrerà nell’Unione Europea. «Dietro i passamontagna e i tatuaggi con la croce ortodossa c’è una scia di soldi, ma risalirla non è semplice», scrive Giulia Zonca su “La Stampa”. Nomi diversi, ma identikit simili: gente che vuole destabilizzare la Serbia e tenerla lontana da Bruxelles, in ostaggio dei vari gruppi estremisti o criminali.
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Narcoguerra: droga afghana per salvare la finanza Usa
Militari britannici e canadesi accusati di trasportare eroina in Europa sfruttando l’assenza di controllo sui voli militari di ritorno dal fronte: la notizia, diffusa il 13 settembre dalla Bbc, rafforza i tragici sospetti sui reali interessi economici dietro la guerra in Afghanistan. Il traffico “militare” di eroina scoperto tra le basi Nato di Helmand e Kandahar e l’aeroporto militare di Brize Norton, nell’Oxfordshire, verrà probabilmente liquidata con la solita spiegazione delle “mele marce”, del caso isolato che riguarda solo alcuni individui devianti. Più probabilmente, si tratta invece della vetta di un iceberg: si dice che proprio i proventi del narcotraffico “militare” abbiano salvato l’America dalla bancarotta.
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Governi, 007 e boss: l’impero del mercante di morte
L’estradizione negli Stati Uniti chiude la carriera di quello che è ritenuto il principale trafficante d’armi al mondo. Ma è davvero l’ultimo atto? Nella sua biografia, la sentenza con cui venerdì 20 agosto una Corte d’Appello thailandese ne ha deciso l’estradizione negli Stati Uniti potrebbe essere il capitolo finale. Ma non c’è da giurarci, perché quando si parla di Viktor Bout, il trafficante per eccellenza, nulla è sicuro e tutto è avvolto da un alone di mistero e leggenda. E allora, forse, conviene partire proprio da quella che al momento è la fine. L’ultimo capitolo si apre con il suo arresto, nel marzo 2008, in un albergo di lusso di Bangkok, dove – secondo l’accusa – stava negoziando la vendita di una partita di armi a rappresentanti delle Farc colombiane.
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Traffico di organi nel Kosovo controllato dalla Nato
Centomila euro: è il valore di un rene – umano – sul mercato nero. Quello del traffico di organi è uno dei business su cui si regge l’economia criminale del Kosovo, la cui indipendenza affrettata dagli Usa è stata appena convalidata dall’Onu, nonostante l’opposizione della Serbia. Il Kosovo, “liberato” dieci anni fa dalla Nato e affidato alla debole amministrazione delle Nazioni Unite, è il terreno di caccia ideale per i “lupi nella nebbia”, gli sciacalli del narcotraffico che, smesse le uniformi indipendentiste dell’Uck, ora governano l’ex regione serba sotto la protezione degli Usa, che vi hanno installato una gigantesca base militare. Il Kosovo? Armi e mafia, moltissima droga e, appunto, traffico di organi.
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Lupi nella nebbia: Usa-Kosovo, l’impero dell’eroina
Il Kosovo? Un narco-Stato, dove l’ex Uck – nata come esercito di liberazione anti-serbo e ora alleata con la ‘ndrangheta calabrese – si trova al centro di un network criminale internazionale, sotto la tacita protezione degli Usa. L’eroina arriva dall’Afghanistan e, una volta a Pristina, viene smistata sul mercato europeo. L’eroina e non solo quella: i clan mafiosi al governo del Kosovo campano anche di altri business pericolosi, armi e persino traffico di organi. Lo denuncia il primo libro-inchiesta pubblicato in Italia a 10 anni dalla “liberazione” del Kosovo: un’indagine giornalistica esemplare, che illumina una realtà sconvolgente, che le autorità fingono di ignorare.
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Troppi drogati in carcere, le comunità si svuotano
Su 67.000 carcerati italiani, 26.000 sono tossicodipendenti, di cui il 40% condannati per possesso di droga. E nonostante l’accesso in comunità sia possibile, a usufruirne è solo un condannato su sei. Perché? Colpa della burocrazia e della politica: i centri di recupero «sono al verde, perché le Regioni esitano a pagare le rette». E’ questo il grido d’allarme lanciato dalla Fondazione Villa Maraini, storico centro antidroga romano, e dalla Saman, l’associazione laica che opera a livello nazionale.
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Carlotto: attenti alla Tav, l’ecomostro fa gola alla mafia
«Una follia, una devastazione del territorio: va assolutamente impedita». Massimo Carlotto, autore di tanti noir politici sulla corruzione del nord-est, interviene in valle di Susa contro l’alta velocità Torino-Lione, ospite del Valsusa Filmfest dopo Giorgio Diritti e Erri De Luca. E lancia un’accusa: «Attenti, dietro alle grandi opere c’è sempre la mafia. Non quella di Provenzano, che è la preistoria della mafia. Ma la mafia di oggi, che ha bisogno di investire i proventi delle sue attività illecite, col decisivo appoggio di settori del mondo imprenditoriale, finanziario e politico. Per i capitali mafiosi, i grandi appalti sono l’investimento più sicuro».
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«Macché Talebani, la Nato vuole la nostra eroina»
Il distretto afghano riconquistato con l’operazione “Moshtarak” resterà il maggiore centro di produzione di oppio del paese, ora che è passato sotto il controllo Nato. Malgrado le iniziali rassicurazioni, le autorità locali consentiranno infatti ai contadini di continuare a coltivare i papaveri. «Governo e americani sono coinvolti nel business della droga: lo scopo dell’operazione era riprendere il controllo della principale zona di produzione di oppio del paese», accusa l’ex parlamentare democratica Malalai Joya, nota per il coraggio dimostrato nel denunciare i crimini e la corruzione dei governanti afghani protetti dall’Occidente.
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Pedofilia e violenze sui minori: delirio di dominio
Quando si sente parlare di violenza sessuale e di pedofilia, nonostante lo stupore e il raccapriccio che queste cose suscitano, di solito si pensa che questo sia un mondo lontano da noi, dovuto ad atti di persone perverse che si spera di non dover mai incontrare. Facciamo fatica a credere che chi abusa, come ad esempio i pedofili, non rappresenta un piccolo numero di persone. In Italia oltre il 90% degli abusi sui minori avviene in famiglia, da parte di padri, nonni, zii, conviventi della madre, con una vita “normale” fatta di casa, lavoro, chiesa, relazioni sociali…
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Stefano Cucchi, morte oscurata dalla Tac scomparsa?
La situazione è diventata intollerabile. Il travaglio della famiglia Cucchi non finisce, e non soltanto per la perdita di Stefano. Tra burocrazia e reticenze, infatti, non riesce a proseguire senza intoppi sulla strada che porta alla verità sulla morte del giovane, avvenuta pochi giorni dopo il suo arresto. Una verità che non ripagherebbe di certo i familiari per la sua scomparsa, ma che almeno spazzerebbe via l’inquietudine del dubbio. Anche se Giovanni, Rita e Ilaria un’idea su come siano andate le cose ce l’hanno, ma vogliono poterla dimostrare. E per farlo servirebbe anche quella Tac che, seppur richiesta, non viene fuori.