Archivio del Tag ‘droga’
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Spegnere la movida selvaggia? I Subsonica contro Grillo
Caro Grillo, stavolta hai toppato: “spegnere” la vita notturna è il più classico e clamoroso degli autogol. Parola di Max Casacci, leader dei Subsonica, protagonista di una polemica a distanza col fondatore del “Movimento 5 Stelle”, che plaude all’ordinanza con la quale il neo-sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, vieta ai locali di servire alcolici (all’esterno, in strada) nelle ore serali. Casacci grida all’oscurantismo, evocando il fantasma di Cofferati che archiviò il mito di Bologna, capitale dei giovani italiani negli anni in cui Torino subiva il grigiore del sistema-Fiat, che ne faceva la più tetra città d’Italia. Censurare la movida? Errore fatale: significa tarpare le ali al popolo dei giovani, quelli che studiano e crescono imparando a conoscersi, negli spazi vivi della musica e della cultura. E poi, la sicurezza: i locali notturni non solo il problema, ma la soluzione. Perché sono anche «presidi naturali di presenza, di vigilianza attiva». Ai tempi, la sera, sul centro di Torino calava la paura, mentre ora tra le vie affollate si circola liberamente, senza problemi.
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Salvare l’Italia dall’economicidio: appello agli imprenditori
Ricordate chi sono io? Sono il giornalista che quattro anni fa gridò “basta!” con ‘sta industria della denuncia e dell’indignazione: piantatela di drogarvi d’informazione che v’indigna, tanto poi non fate un accidenti. Ci vuole il coraggio, dissi, metterci il corpo e il rischio, se no quelli se la ridono di tutti voi impegnati. Mi avete ascoltato? No. E ora siamo all’economicidio dell’Italia. Bravi. Qualcuno ha forse pubblicamente dichiarato che non pagherà le tasse criminali di Mario Monti, strumento di distruzione del Paese pensate ad hoc dal sistema Neoclassico? Qualcuno ci metterà il corpo e straccerà la cartella dell’Imu? E non chiedo l’eroismo del singolo poveretto che verrebbe triturato dall’Agenzia delle Entrate, ma almeno fare gruppi compatti, prendersi avvocati che vi rappresentino e fare muro nazionale con tanto di cassa di solidarietà. Qualcuno ci ha pensato? No. E ora siamo all’economicidio dell’Italia.
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Sangue e menzogne, scandalo mondiale senza fine
All’alba del fatidico 11 settembre 2001, la data che ha cambiato in peggio la storia del mondo scatenando una guerra dopo l’altra col pretesto della lotta al terrorismo internazionale, il cielo degli Stati Uniti era l’area più controllata del pianeta, ma in modo clamorosamente anomalo: qualcuno si era infatti premurato di organizzare ben 7 esercitazioni militari, tutte concentrate nello stesso giorno, in modo da allontanare l’aviazione e lasciar libero il corridoio aereo utilizzato dai dirottatori diretti alle Torri Gemelle. La sicurezza americana ha mentito su tutto: sono le ultime conclusioni del “Consensus Panel”, la commissione indipendente di esperti convocata sulla strage del secolo. Smentita, dati alla mano, l’incredibile versione ufficiale: una cortina di menzogne, stesa dal governo e dai media per impedire al pubblico di scoprire dove fossero e cosa stessero davvero facendo, in quelle ore, i quattro uomini-chiave dell’apparato Usa
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Gli Usa non lasceranno Kabul: la guerra infinita conviene
Doveva essere un’operazione di polizia internazionale per catturare Osama Bin Laden e sgominare Al Qaeda dopo l’attentato del secolo, quello dell’11 Settembre: così almeno secondo la Casa Bianca, lo stesso super-potere che due anni dopo invaderà l’Iraq col pretesto delle inesistenti “armi di distruzione di massa” di Saddam Hussein. Inabissato “con rito islamico” il fantasma di Bin Laden nelle acque dell’oceano, il ritiro dall’Afghanistan resta un miraggio. Copione invariato: bombardamenti, stragi di civili, attentati, soldati uccisi, bare avvolte nelle bandiere e politici occidentali che ripetono che il contingente internazionale rimarrà nel paese asiatico “per difendere la pace e la sicurezza”. Una favola tragica: l’Afghanistan resta un paese in macerie perché l’abbiamo condannato a rivestire lo stesso ruolo che Israele gioca in Medio Oriente, ossia quello di fabbrica e fucina della instabilità regionale.
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Saviano: le mani della mafia anche sulla Tav Torino-Lione
Tutti parlano di Tav, ma prima di ogni cosa bisognerebbe partire da un dato di fatto: negli ultimi trent’anni l’alta velocità è diventata uno strumento per la diffusione della corruzione e della criminalità organizzata, un modello vincente di business perfezionatosi dai tempi dalla costruzione dell’Autostrada del Sole e della ricostruzione post-terremoto in Irpinia. Questa è una certezza giudiziaria e storica più solida delle valutazioni ambientali e politiche (a favore o contro), più solida di ogni altra analisi sulla necessità o sull’inutilità di quest’opera. In questo momento ci si divide tra chi considera la Tav in val di Susa come un balzo in avanti per l’economia, come un ponte per l’Europa, e chi invece un’aberrazione dello spreco e una violenza sulla natura. Su un punto però ci si deve trovare uniti: bisogna avere il coraggio di comprendere che l’Italia al momento non è in grado di garantire che questo cantiere non diventi la più grande miniera per le mafie.
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Whitney, icona di vetro: non si esce vivi dagli anni ‘80
“Non si esce vivi dagli Anni Ottanta”. Lo cantavano gli Afterhours, mentre Enzo Jannacci parlava di «brutta musica fatta solamente con la batteria». Certi miti potevano brillare unicamente in quel decennio-parentesi. Lo sta scontando Sinead O’ Connor. Ha avuto modo di accorgersene Michael Jackson. E non poteva uscirne viva Whitney Houston. Non poteva sopravvivere, né sopravviversi. Figlia di Cissy Houston (corista delle Sweet Inspirations), cugina di Dionne Warwick. Aretha Franklin per madrina, non per maestra: non ne è mai stata erede. Non ci ha provato musicalmente, preferendo il pop al rischio; e in ogni caso non se ne è data il tempo.
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C’era una volta l’Inghilterra, paese svenduto alla finanza
Nel giorno più violento delle rivolte dell’estate scorsa, la borsa di Londra è crollata ai minimi dell’anno. Poco dopo la fine dei riots si è venuto a sapere che il 20 per cento dei britannici tra i sedici e i ventiquattro anni è senza lavoro e che il 2011 sarebbe stato l’anno con il numero più alto mai registrato di candidati non ammessi all’università. Cameron ha parlato del “lento declino morale” della Gran Bretagna, riprendendo un’espressione più volte usata quando era all’opposizione: broken Britain, un paese in pezzi. I problemi del paese sono particolari: particolarmente seri, particolarmente fastidiosi e particolarmente indecenti. Il paese che si autodefinisce “Cool Britannia” è diventato avido, ossessionato dall’affarismo, xenofobo, bellicoso e arrogante.
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Scuole del Texas, la polizia in classe per mantenere l’ordine
Il Texas ha istituito un corpo di polizia per le scuole, con ufficiali in divisa armati, che mantengono l’ordine in mense, campi da gioco e – in caso di necessità – anche durante le lezioni. Riporta la notizia il quotidiano britannico “Guardian”. Una ragazza dileggiata dai compagni che la insultavano perché “puzzava” si è cosparsa di profumo ed è stata arrestata con l’accusa di reato penale minore. Dovrà presentarsi in tribunale, come centinaia di studenti in Texas, per cattiva condotta, turpiloquio, disordini sullo scuolabus o risse in cortile.
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Rivoluzione all’Onu: basta carcere, legalizziamo la droga
“Legalize it”, cantava il grande Bob Marley. E adesso, tanti anni dopo, a dargli ragione è addirittura l’Onu. Fine della repressione: cinquant’anni di guerra alla droga hanno fallito e non resta che prenderne atto. Meglio dire basta alla criminalizzazione e trattare l’emergenza mondiale per quello che è: una questione sanitaria. Via d’uscita: legalizzare il commercio delle sostanze stupefacenti, a partire dalla cannabis. Firmato: l’ex presidente dell’Onu, Kofi Annan, uno dei responsabili dell’inutile crociata mondiale contro le droghe. Con lui ora si schierano i grandi della politica, dell’economia e della cultura: Ferdinando Cardoso, George Schultz, George Papandreu, Paul Volcker, Mario Vargas Llosa. Il nuovo slogan: “Trattare i tossicodipendenti come pazienti e non come criminali”. I criminali, quelli veri, fanno della droga – proibita – un business planetario, che sta mettendo in ginocchio interi Stati, dal Messico al Kosovo, con i “narcos” che ormai entrano nella finanza e fanno politica.
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Preso Mladic, il macellaio: ultimo atto di un’atroce farsa
“Le ragazze bosniache puzzano”. Slogan razzista: serbo? No: olandese. Campeggia sulle pareti della caserma di Potocari, alle porte di Srebrenica, dove i caschi blu europei l’11 luglio 1995 restarono spettatori della feroce pulizia etnica condotta dal macellaio serbo Ratko Mladić, l’uomo finalmente arrestato dalla polizia di Belgrado quindici anni dopo, il 26 maggio 2011, per permettere alla Serbia di entrare nell’Unione Europea. Stratega dell’assedio di Sarajevo, Mladić sarà incarcerato all’Aja insieme al suo leader, Radovan Karadzić, nelle celle dove morì il loro capo supremo, Slobodan Milosević, portando con sé tutti i segreti della sua “guerra sporca”. L’altro macellaio, Zeliko Raznatović, detto Arkan, era già stato assassinato a Belgrado. E se per molti serbi lo stesso Mladić è stato un eroe, a lungo protetto dalle autorità locali, a evitare di dargli la caccia sono stati soprattutto gli Usa.
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Attenti alla mafia: ha già in mano le chiavi del mondo
Scordatevi la mafia dei brutti ceffi, quella che campava di estorsioni e droga: oggi è un sistema criminale misto, legale e illegale, che solo in Italia “vale” qualcosa come 60 miliardi di euro, coinvolgendo imprese, banche, finanza e pubblica amministrazione. Se non si interviene con nuove leggi internazionali, domani a dettare le regole della politica mondiale potranno essere la mafia russa o quella cinese, in affari con gli eredi ormai evolutissimi degli antichi capiscuola italiani, che ora dirigono fiorenti aziende, pilotano deputati e manovrano colletti bianchi. Un’emergenza planetaria: la mafia investe e inquina l’economia globalizzata. E’ la nuova vera superpotenza. Un virus, con migliaia di complici al di sopra di ogni sospetto.
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“Stuprata in caserma”: fidarsi ancora dei carabinieri?
Ci possiamo ancora fidare dei Carabinieri? La risposta affermativa questa volta non è scontata. Almeno a Roma. Una giovane donna ha dichiarato al magistrato di essere stata stuprata da tre appartenenti all’Arma nella caserma del Quadraro, alla periferia di Roma. Indiziato anche un vigile urbano. La donna era stata arrestata per furto e tenuta in cella in attesa del processo per direttissima ma nella notte è stata prelevata dai tre militari e sottoposta a violenze. I tre carabineri sono stati trasferiti cautelativamente e si sono giustificanti dicendo, come dicono tutti gli stupratori, che la donna era consenziente.