Archivio del Tag ‘Donald Trump’
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Magaldi: Trump sbaglia, ma chi lo demonizza è peggio
«Dov’erano, le ipocrite vestali del politicamente corretto, quando i fascistissimi miliziani di Antifa uccidevano cittadini anche neri nelle strade d’America, nei mesi scorsi? Chi oggi tuona contro il presunto “attentato alla democrazia” rappresentato dallo sgangherato assalto al Campidoglio continua tacere, di fronte all’infame “dittatura sanitaria” che ha sospeso la nostra libertà col pretesto del Covid». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, si unisce ovviamente all’unanime condanna delle violenze che il 6 gennaio hanno travolto il Parlamento americano, ad opera di «un branco di buffoni esaltati dalla retorica di Trump». Ma precisa: «E’ stato un drammatico autogol, un episodio tragicamente farsesco, ma non certo un tentativo di colpo di Stato». Imperdonabile la condotta di Trump: «Non ha vigiliato affinché non prevalesse, o non fosse infiltrata, la minoranza violenta che ha poi invaso Camera e Senato, mentre la maggioranza dei manifestanti si è limitata a una pacifica protesta popolare, accusando Joe Biden di aver “rubato le elezioni” tramite estesi brogli».Sugli errori di Trump è severo il giudizio di Magaldi, che pure appartiene al network massonico internazionale progressista che ha supportato il presidente uscente. «Sulla scorta di un team legale autorevolmente coordinato da Rudolph Giuliani, Donald Trump denuncia l’opacità del risultato delle presidenziali, che sarebbe stato alterato da pesanti irregolarità facilitate dal vasto ricorso al voto postale, adottato con il pretesto del Covid. Tuttavia – sottolinea Magaldi – già nei mesi scorsi si poteva intuire che le nuove, “anomale” modalità di voto abbero potuto propiziare i brogli: ma Trump non ha fatto nulla, per scongiurare il peggio attraverso l’imposizione di regole più trasparenti». Non solo: «Una volta preso atto dei presunti brogli, avrebbe anche potuto intraprendere iniziative estreme – ma contemplate dalla Costituzione, in caso di interferenze straniere nel voto – per imporre, anche con la legge marziale, che venisse fatta chiarezza: ma, di nuovo, non ha osato farlo».Idem per la gestione del Covid: «Ha giustamente denunciato il carattere manipolatorio dell’emergenza, senza la quale avrebbe stravinto le elezioni, ma non ha avuto il coraggio di adottare una linea nettamente chiara, per esempio licenziando Anthony Fauci». Fin qui, le critiche verso il presidente che nel 2016 era stato appoggiato dall’élite massonica progressista, come “antidoto” contro i finto-progressisti del partito democratico. «E’ stato un ottimo presidente, Trump: ha risollevato l’economia e risolto molte crisi geopolitiche, evitando nuove guerre». Eppure, il tycoon prestato alla politica «è stato scandalosamente demonizzato, fin dall’inizio, dai grandi media e da un establishment sleale: a dare del “fascista” a Trump sono stati i portavoce di un’oligarchia antidemocratica, a lungo complice della dittatura cinese».Impresentabile, secondo Magaldi, il profilo di molti dei suoi attuali contestatori: «A condannarlo, per i disordini in Parlamento, c’è gente del calibro del guerrafondaio George W. Bush, grande padrino massonico del terrorismo islamico, e ci sono altri vecchi tromboni del partito repubblicano, che in questi decenni si sono limitati ad assecondare il neoliberismo oligarchico dei vertici del partito democratico». Fatale, per Magaldi, la scelta di Trump di non distanziarsi «dagli imbarazzanti “suprematisti bianchi”, dai complottisti alla Q-Anon e dai falsi amici come monsignor Carlo Maria Viganò, che per contrastrare gli abusi del peggior mondialismo propongono un ritorno al tradizionalismo più arcaico: il falso progressismo dei “dem”, semmai, si combatte con il vero progressismo».«Dov’erano, le ipocrite vestali del politicamente corretto, quando i fascistissimi miliziani di Antifa uccidevano cittadini anche neri nelle strade d’America, nei mesi scorsi? Chi oggi tuona contro il presunto “attentato alla democrazia” rappresentato dallo sgangherato assalto al Campidoglio continua tacere, di fronte all’infame “dittatura sanitaria” che ha sospeso la nostra libertà col pretesto del Covid». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, si unisce ovviamente all’unanime condanna delle violenze che il 6 gennaio hanno travolto il Parlamento americano, ad opera di «un branco di buffoni esaltati dalla retorica di Trump». Ma precisa: «E’ stato un drammatico autogol, un episodio tragicamente farsesco, ma non certo un tentativo di colpo di Stato». Imperdonabile la condotta di Trump: «Non ha vigiliato affinché non prevalesse, o non fosse infiltrata, la minoranza violenta che ha poi invaso Camera e Senato, mentre la maggioranza dei manifestanti si è limitata a una pacifica protesta popolare, accusando Joe Biden di aver “rubato le elezioni” tramite estesi brogli».
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Trump cede, ma rischia di essere sfrattato in anticipo
«Ci sarà una transizione ordinata», ha infine garantito Trump, il 7 gennaio, dopo che il Congresso degli Stati Uniti è tornato a riunirsi per ratificare i collegi elettorali e dichiarare Joe Biden presidente. Il leader repubblicano del Senato, Mitch McConnell (ostile a Trump) ha detto che il Congresso non si farà intimidire «da un manipolo di delinquenti e dalle minacce». «È un’infamia che resterà per sempre sulla coscienza nazionale», ha dichiarato il leader dei democratici, Chuck Schumer. Di diverso avviso Donald Trump: «E’ solo l’inizio della nostra lotta per fare l’America di nuovo grande», ha dichiarato, in una nota diffusa dalla Casa Bianca. «Ho sempre detto che continueremo la nostra lotta per assicurare che a contare siano solo i voti legali». Dell’assalto al Campidoglio, il pomeriggio di follia che ha sconvolto l’America, è Roberto Festa a fornire un’accurata ricostruzione pubblicata l’indomani dal “Fatto Quotidiano”, partendo dalla ripresa notturma dei lavori parlamentari.L’obiezione di alcuni repubblicani al risultato dell’Arizona, che era discussa al momento dell’assalto, è stata rigettata. Così anche quella relativa alla Georgia. Obiezione da parte di una settantina di repubblicani anche alla legittimità del voto in Pennsylvania. Il Senato l’ha liquidata con 92 voti contro 7 (tra questi, i senatori Josh Hawley e Ted Cruz, che hanno guidato l’attacco al voto). Almeno quattro senatori repubblicani – tra cui Kelly Loeffler, appena sconfitta nel ballottaggio in Georgia – hanno cambiato idea dopo l’assalto al Congresso e deciso di sostenere la regolarità del voto, annota il “Fatto”. «Un gruppo comunque nutrito di repubblicani non si è fatto turbare dalle violenze del pomeriggio e ha continuato nell’ostinata operazione di delegittimazione dei risultati. La battaglia procedurale è continuata nella notte». Secondo Festa, «gli assalitori pro-Trump hanno quindi ottenuto un obiettivo: ritardare, sia pure di qualche ora, la designazione di Biden alla Casa Bianca».Con il passare delle ore, intanto, si è delineata meglio la dinamica degli incidenti, le vittime, le responsabilità della sicurezza. Sono quattro i morti nell’attacco al Congresso: una donna è stata uccisa dalla polizia sulle scale del Campidoglio, mentre altre tre persone sono morte dopo essere state condotte d’urgenza in ospedale. Cinquantadue, in tutto, gli arrestati. La polizia di Washington dichiara di aver trovato ordigni pronti a esplodere all’ingresso degli uffici del partito democratico e di quello repubblicano, mentre in un’auto avrebbe scoperto fucili e molotov. Analizzata anche la possibilità che l’arrivo di migliaia di persone a Washington sia stato in qualche modo sottovalutato dalle autorità di polizia, dal Pentagono, dalle autorità cittadine, che avrebbero schierato forze insufficienti a gestire il caos annunciato.«È stato il vicepresidente Mike Pence, e non Trump, a insistere perché contro la folla degli assalitori venisse schierata la Guardia Nazionale del Distretto di Colombia (oltre alla forze di polizia locale). Pence, in collegamento pressoché continuo col Pentagono, avrebbe accelerato i tempi della decisione, sollecitato anche dalle richieste di aiuto che venivano dalle forze schierate a difesa del Congresso, sempre meno capaci di contenere la folla». La notizia è interessante, sottolinea Roberto Festa: nel momento più grave dell’assalto all’assemblea legislativa della nazione, «la carica di “commander in chief” sarebbe stata esercitata dal vicepresidente e non dal presidente degli Stati Uniti». Secondo Festa, «l’esclusione totale di Trump dalle decisioni più difficili è stata confermata dai vertici stessi del Pentagono». Il segretario alla difesa, Christopher Miller, ha affermato che lui e il capo dell’esercito, Mark Milley, sono stati in contatto con Pence, con la speaker della Camera Nancy Pelosi e con il leader del Senato, Mitch McConnell, per decidere «come difendere il Congresso».Nemmeno un accenno a Trump: l’indiscrezione, secondo il “Fatto”, conferma l’immagine di un presidente ormai sempre più isolato, tenuto fuori dagli affari di governo, nonché «prigioniero di idee e deliri cospiratori sulla sua sconfitta elettorale». Le parole più usate in queste ore, da politici e commentatori, sono “insurrezione”, “sedizione”, “colpo di Stato”. «Le immagini dell’attacco al Congresso hanno sconvolto l’America come nient’altro nella storia più recente». Anche secondo Roberto Festa, «l’attacco alla democrazia di Trump è diventato letterale». E se lo “sdegno” dei democratici era atteso, «anche buona parte dei repubblicani appare compatta nella condanna». L’onda lunga dello shock, poi, è entrata anche alla Casa Bianca e nell’amministrazione: «Si sono dimessi Stephanie Grisham, chief of staff di Melania Trump ed ex press secretary della Casa Bianca, e il responsabile dei social di Trump, Rickie Niceta».Fonti interne all’amministrazione dicono che sarebbe sul punto di dimettersi Robert O’Brien, il consigliere alla sicurezza nazionale, come avrebbe già fatto – secondo la “Cnn” – il suo vice Matthew Pottinger. «In partenza sarebbe anche la segretaria ai trasporti, Elaine Chao». Nel frattempo, Trump è stato oscurato da Facebook, Instagram e Twitter. E intanto, aggiunge Festa, la parola “impeachment” torna a essere associata a Trump. In teoria resta in carica fino al 20 gennaio, ma alcuni chiedono apertamente la sua messa sotto accusa. Per la deputata democratica Ilhan Omar, «non possiamo consentirgli di restare in carica, è una questione di tutela della nostra Repubblica». La richiesta di impeachment arriva ovviamente anche dai grandi media, dal “Washington Post” a “The Atlantic”, Secondo la “Cbs”, poi, «diversi ministri» avrebbero addirittura «discusso la possibilità di invocare il 25esimo Emendamento e rimuovere Trump dalla Casa Bianca». La mossa, per ora soltanto ventilata, sarebbe stata presentata al vice Mike Pence. Una scelta che forse è destinata a sfumare, viste le garanzie di Trump sulla «transizione ordinata» che ora sarebbe disposto a concedere.«Ci sarà una transizione ordinata», ha infine garantito Trump, il 7 gennaio, dopo che il Congresso degli Stati Uniti è tornato a riunirsi per ratificare i collegi elettorali e dichiarare Joe Biden presidente. Il leader repubblicano del Senato, Mitch McConnell (ostile a Trump) ha detto che il Congresso non si farà intimidire «da un manipolo di delinquenti e dalle minacce». «È un’infamia che resterà per sempre sulla coscienza nazionale», ha dichiarato il leader dei democratici, Chuck Schumer. Di diverso avviso Donald Trump: «E’ solo l’inizio della nostra lotta per fare l’America di nuovo grande», ha dichiarato, in una nota diffusa dalla Casa Bianca. «Ho sempre detto che continueremo la nostra lotta per assicurare che a contare siano solo i voti legali». Dell’assalto al Campidoglio, il pomeriggio di follia che ha sconvolto l’America, è Roberto Festa a fornire un’accurata ricostruzione pubblicata l’indomani dal “Fatto Quotidiano“, partendo dalla ripresa notturma dei lavori parlamentari.
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Prima i ladri, poi i barbari: assalto alla democrazia Usa
I barbari contro i ladri, che ora si atteggiano a vittime e chiedono la testa del capo barbarico, dopo che quest’ultimo ha osato l’inosabile: far assaltare dai suoi pasdaran fanatizzati il “tempio” di una democrazia che, per metà dell’America, è rimasta tale solo nella forma, visto l’esito degli spogli elettorali del 3 novembre. L’attacco al Parlamento, ricorda l’Ansa, ha un solo precedente: fu incendiato nel 1814, ma non da americani (il clima era di guerra, e a darlo alle fiamme furono le truppe inglesi). Il 6 gennaio 2021 è nella storia: gli Stati Uniti non hanno potuto eleggere il nuovo presidente. Non solo: Congresso e Senato sono stati presi d’assalto ed “espugnati” da militanti anche armati, lasciati entrare nei palazzi con estrema facilità e decisi a raggiungere l’obiettivo: scuotere l’America e il mondo, e intanto bloccare la convalida delle schede dei grandi elettori a favore di Joe Biden, da settimane presentato abusivamente come “presidente eletto” nonostante l’opposizione di Trump e di oltre 100 parlamentari, decisi a contestare la regolarità delle elezioni. Più che una frode: un golpe bianco, quello di Biden, organizzato attraverso i brogli più colossali che la storia ricordi.Da un lato, le prove raccolte dal team legale di Trump sono schiaccianti: in alcuni Stati-chiave, dove Biden avrebbe prevalso per poche migliaia di voti, risultano aver votato anche 2-300.000 elettori in più, rispetto a quelli registrati, con le stesse schede contate anche 8 volte. I fatti sono noti: di fronte alla “vittoria a valanga” di Trump (almeno 75 milioni di sostenitori) i seggi sono stati chiusi in piena notte, per due ore, durante le quali sarebbe successo di tutto. Sotto accusa il sistema digitale Dominion, connesso in Rete e forse, secondo l’accusa, manipolabile anche dall’estero. A monte: non ha precedenti l’abuso del voto postale, interamente pro-Biden, cui si è fatto ricorso agitando la paura del Covid, vero protagonista degli eventi: senza l’emergenza pandemica, a inizio 2020 tutti i sondaggi davano per scontata la larghissima rielezione di Trump, grazie al favore del 60-65% degli americani. L’altra notizia è altrettanto scioccante: tutte le sedi giudiziarie interpellate, dalla Corte Suprema in giù, si sono sistematicamente rifiutate di esaminare le prove della frode: allo staff di Rudy Giuliani, le corti hanno opposto solo dinieghi procedurali, evitando di valutare i dossier.Proprio la sessione plenaria del Parlamento sarebbe potuta servire a questo: esporre a reti unificate le dimensioni dell’imbroglio, istituendo la commissione speciale d’inchiesta subito proposta dal senatore texano Ted Cruz. Illusoria la speranza – retoricamente evocata da Trump, nel suo comizio incendiario a poche ore dai lavori parlamentari – che potesse essere il vicepresidente, Mike Pence, a ribaltare l’esito dei conteggi truccati rigettando le schede dei grandi elettori degli Swing States (Georgia, Wisconsin, Michigan, Pennsylvania, Arizona e Nevada). Camera, Senato e vicepresidenza hanno anche ignorato persino l’ultimo appello alla legalità istituzionale, proveniente dai membri dei Parlamenti di alcuni di quegli Stati: non convalidare le schede di Biden e rinviare la decisione agli Stati stessi, facendo pronunciare i parlamentari o addirittura ripetendo le elezioni. L’establishment ha evitato di rispondere, opponendo la sua sordità marmorea e il consenso (anche e soprattutto mediatico) attorno al “presidente eletto”, uno dei politici più corrotti d’America, a lungo quinta colonna del potere cinese, ricattabile in mille modi e anche attraverso le imprese di un prestanome come il figlio Hunter, percettore di maxi-tangenti da Cina e Ucraina.Sembrava persino credibile, Biden – un vero presidente, quello giusto – quando è apparso in televisione, mentre il Parlamento era in preda al panico, invitando Trump a ordinare ai rivoltosi di ripiegare. Trump lo ha fatto nel mondo più pericoloso: ha sì invitato i suoi hooligan ad abbandonare i palazzi, ma solo dopo aver manifestato apprezzamento per il loro gesto, costato 4 vittime. Un atto senza precedenti, in mondovisione, che precipita l’America (e lo stesso Trump) sull’orlo del baratro. Si parla di impeachment-lampo, e di rimozione del presidente. Si dà anche per scontato che Trump non la passerà liscia, a livello giudiziario, per la sua inaudita esortazione “eversiva”. I commentatori mainstream sono unanimi: Trump si è reso protagonista di un gesto disgustoso, che non potrà restare impunito e segnerà la sua fine politica. Sottinteso: chi condanna senza attenuanti la “presa della Bastiglia”, l’oltraggio alla sacralità della democrazia, finge di non vedere l’oceano, soverchiante, di indizi e prove che inchiodano i democratici, protagonisti di un “golpe” elettorale fraudolento, un vero e proprio attentato alla democrazia americana.Altri annotano: Trump ha staccato la spina ai repubblicani, ridotti a casta di potere, trascinando con sé decine di milioni di persone, l’America profonda, quella tradita dalla globalizzazione neoliberista. Impressionante l’accelerazione della crisi, così come la sconcertante ipocrisia dell’establishment: Facebook ha subito oscurato l’ultimo video di Trump, in ossequio allo stile orwelliano della “rivoluzione colorata” che nel 2020 ha sabotato la rielezione del presidente, ricorrendo alla violenza e alla guerriglia urbana di Antifa e Black Lives Matter, con frange estremistiche che hanno trascinato intere città sull’orlo della guerra civile. Ora, l’assalto al Parlamento rischia di allontanare da Trump i parlamentari rimastigli fedeli, e soprattutto di far impallidire il primo “assalto alla democrazia”, in ordine di tempo, cioè la colossale frode elettorale che – ove finalmente confermata, in sede giudiziaria – dimostrerebbe virtualmente la fine della democrazia elettorale, negli Stati Uniti.La reazione dei “barbari”, follemente fuori misura, sembra un avvertimento: Stati come il Texas hanno già ventilato l’intenzione di ridiscutere i termini della loro permanenza negli Usa, qualora l’establishment fingesse ancora di ignorare il raggiro organizzato dal clan Biden sulla pelle degli elettori. La situazione è delirante e pericolosa: se non verrà abbattuto, Trump resterà in carica fino al 20 gennaio. E non ha ancora esibito la relazione del Dni, la direzione dell’intelligence coordinatra da John Ratcliffe, che potrebbe evidenziare il ruolo di paesi come la Cina nella manipolazione digitale dell’esito del voto. L’America è spaccata in due, davanti al mondo intero: seguiranno alle mosse “eversive” di Trump, o il presidente ancora in carica verrà fermato con la forza? La rivolta dilagherà nelle città o l’assalto al Campidoglio comporterà la fine di Trump, e magari la sua incriminazione? Lo scenario è drammatico, con tratti allucinati, deliranti e rivoluzionari. Per intanto: la notte di follia di Washington ha devastato anche l’ipocrisia “negazionista” del mainstream, quello che tifa per il regime-Covid e vorrebbe cancellare fisicamente Trump. La democrazia americana? E’ in rianimazione: calpestata prima dai ladri, poi dai barbari.I barbari contro i ladri, che ora si atteggiano a vittime e chiedono la testa del capo barbarico, dopo che quest’ultimo ha osato l’inosabile: far assaltare dai suoi pasdaran fanatizzati il “tempio” di una democrazia che, per metà dell’America, è rimasta tale solo nella forma, visto l’esito degli spogli elettorali del 3 novembre. L’attacco al Parlamento, ricorda l’Ansa, ha un solo precedente: fu incendiato nel 1814, ma non da americani (il clima era di guerra, e a darlo alle fiamme furono le truppe inglesi). Il 6 gennaio 2021 è nella storia: gli Stati Uniti non hanno potuto eleggere il nuovo presidente. Non solo: Congresso e Senato sono stati presi d’assalto ed “espugnati” da militanti anche armati, lasciati entrare nei palazzi con estrema facilità e decisi a raggiungere l’obiettivo: scuotere l’America e il mondo, e intanto bloccare la convalida delle schede dei grandi elettori a favore di Joe Biden, da settimane presentato abusivamente come “presidente eletto” nonostante l’opposizione di Trump e di oltre 100 parlamentari, decisi a contestare la regolarità delle elezioni. Più che una frode: un golpe bianco, quello di Biden, organizzato attraverso i brogli più colossali che la storia ricordi.
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Usa, 150 parlamentari: verità sui brogli, non eleggete Biden
Clamorosa svolta nella crisi Usa: 140 deputati e 12 senatori annunciano che il 6 gennaio, anziché convalidare l’elezione di Joe Biden, chiederanno al Parlamento una commissione d’inchiesta, con procedura d’emergenza, per chiarire – entro il 16 gennaio – la portata delle irregolarità elettorali emerse negli Stati contesi. «Nella storia americana non si era mai avuta una situazione come questa», sottolinea Roberto Mazzoni: «Mentre i grandi media dipingono Trump come un mitomane paranoico incapace di perdere e ormai abbandonato da tutti, e magari tentato di fermare con un “golpe” la “vittoria di Biden”, un’enorme fetta del Parlamento – smentendo clamorosamente giornali e televisioni – chiede che finalmente le autorità giudiziarie (inclusi i giudici della Corte Suprema, che sarebbero coinvolti nella commissione parlamentare) si decidano finalmente a pronunciarsi nel merito dei presunti brogli, trovando il coraggio di esaminare le migliaia di prove che i legali di Trump hanno finora esibito inutilmente, in sede giudiziaria, ricevendo dinieghi solo formali e procedurali, senza mai un’analisi delle evidenze, che appaiono schiaccianti e imbarazzanti per Biden».Mazzoni, giornalista indipendente che sta svolgendo un grande lavoro, dalla Florida, per seguire il caso elettorale poù controverso della storia americana, rimarca l’enorme portata dell’iniziativa parlamentare, nonché la sua sottigliezza: «Si chiede di non convalidare per il momento i grandi elettori pro-Biden nominati dagli Stati-chiave, in attesa che sia fatta finalmente chiarezza: questo, per proteggere l’integrità delle elezioni, la dignità delle istituzioni e quindi la tenuta democratica del paese, dove secondo i sondaggi oltre la metà della popolazione si è ormai convinta che il risultato delle presidenziali del 3 novembre sia stato compromesso da estesi brogli». Dettaglio: per Gallup, Donald Trump (emarginato anche dai social media) è l’uomo più popolare del paese, posizione a lungo occupata da Barack Obama. I parlamentari mettono l’accento su un altro aspetto: alcuni degli “Swing States” avrebbero cambiato le regole elettorali all’ultimo minuto, violando le rispettive norme costituzionali in materia di elezioni.Nel mirino della clamorosa contestazione sono Georgia, Wisconsin, Michigan, Pennsylvania, Arizona e Nevada. «La richiesta: una volta stabilità la verità sulle elezioni, i parlamentari chiedono che siano poi i Parlamenti dei singoli Stati a stabilire chi ha vinto, sul loro territorio: Biden o Trump?». Mazzoni cita, uno per uno, i senatori “ribelli”: a Josh Hawley, il primo ad annunciare l’opposizione alla convalida dei grandi elettori di Biden, si sono aggiunti Ted Cruz e Ron Johnson, James Lankford, Steve Daines, John Kennedy. Con loro Marsha Blackburn, Mike Braun, Cynthia Lummis, Roger Marshall, Bill Hagerty e Tommy Tuberville. «Non escludo che il 6 gennaio se ne aggiungano altri», dice Mazzoni, che intanto rimarca l’annuncio di Trump: per il 6 gennaio sono previste altre novità clamorose. Per esempio: potrebbe pervenire alla Casa Bianca l’atteso report di John Ratcliffe, capo della direzione nazionale dell’intelligence.Il rapporto di Ratcliffe potrebbe infatti contenere prove dell’eventuale “ingerenza straniera” nelle elezioni americane, da parte di paesi come la Cina e come l’Iran, «che ha appena fatto sapere che Trump “non sarà rieletto, perché nel frattempo sarà morto”». Al di là dei rumors, sintetizza Mazzoni, la mossa dei 150 parlamentari (numero inaudito, nella lunga storia delle contestazioni elettorali statunitensi) spiazza tutti: Biden e i democratici, lo stesso Parlamento e i media, che avevano già archiviato Trump. Spetterà al vicepresidente Mike Pence, in qualità di presidente del Senato, arbitrare la contesa: secondo indiscrezioni, Pence potrebbe dare il via libera all’iter per la commissione d’inchiesta sospendendo quindi l’accettazione dei grandi elettori di Biden, per poi dimettersi subito dopo per non dare la sensazione di voler “rieleggere se stesso”, insieme a Trump. Il suo posto, in via temporanea, verrebbe occupato dal segretario di Stato, Mike Pompeo, che già a novembre – in modo provocatorio – aveva ostantato la sua fiducia nella rielezione di Donald Trump.Clamorosa svolta nella crisi Usa: 140 deputati e 12 senatori annunciano che il 6 gennaio, anziché convalidare l’elezione di Joe Biden, chiederanno al Parlamento una commissione d’inchiesta, con procedura d’emergenza, per chiarire – entro il 16 gennaio – la portata delle irregolarità elettorali emerse negli Stati contesi. «Nella storia americana non si era mai avuta una situazione come questa», sottolinea Roberto Mazzoni: «Mentre i grandi media dipingono Trump come un mitomane paranoico incapace di perdere e ormai abbandonato da tutti, e magari tentato di fermare con un “golpe” la “vittoria di Biden”, un’enorme fetta del Parlamento – smentendo clamorosamente giornali e televisioni – chiede che finalmente le autorità giudiziarie (inclusi i giudici della Corte Suprema, che sarebbero coinvolti nella commissione parlamentare) si decidano finalmente a pronunciarsi nel merito dei presunti brogli, trovando il coraggio di esaminare le migliaia di prove che i legali di Trump hanno finora esibito inutilmente, in sede giudiziaria, ricevendo dinieghi solo formali e procedurali, senza mai un’analisi delle evidenze, che appaiono schiaccianti e imbarazzanti per Biden».
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Occhi bassi e faccia nel fango: come vorrebbero ridurci
Una delle leggende metropolitane più in voga da sempre vuole che il presidente degli Stati Uniti sia l’uomo più potente della Terra. L’ultimo, Donald Trump, è stato oscurato persino dai social, oltre che dai giornali e dalle televisioni: derubato della vittoria, attraverso un golpe elettorale di proporzioni orwelliane, viene semplicemente “spento” per paura che il popolo americano finisca di rendersi conto, fino in fondo, che la sua famosa democrazia è stata sequestrata da una banda di ladri. Chi sono? Gli stessi fenomeni che hanno fatto crollare torri, scatenato crisi finanziarie, armato e protetto tagliagole mediorientali. E infine, architettato il super-golpe mondiale, l’Operazione Covid: il mondo intero, per la prima volta nella storia, ipnotizzato e fatto prigioniero da un virus influenzale altamente contagioso ma dalla letalità bassissima. Lo show del 2020 ha esibito il potenziale mostruoso del piano, cioè il Grande Reset annuciato a Davos: economie tradizionali distrutte e Stati indebitati fino all’agonia. Parola d’ordine, verticalizzare: azzerare l’autonomia del singolo per renderlo insicuro e quindi sottomesso al super-potere, paternalistico e multinazionale.Il business epocale dei vaccini è solo un effetto collaterale, sia pure di smisurata vastità finanziaria. Il target siamo noi, il bersaglio grosso è il declassamento dell’umanità distanziata, atterrita, resa docile e ammaestrata da una lunga preparazione, come quella garantita da rinomati spaventapasseri del calibro di Greta Thunberg. I grandi burattinai non vengono quasi mai nominati: al massimo si evocano think-tanks, entità paramassoniche e banche d’affari. I più disattenti si fermano addirittura al livello più basso, quello dei meri esecutori politici (il teatrino italiano), ignorando che tre soggetti, da soli – i fondi d’investimento Vanguard, State Street e BlackRock, vicendevolmente soci – detengono quote di controllo dei maggiori gruppi industriali, finanziari e culturali del pianeta, dagli Usa alla Cina passando per l’Europa. Constatazione che, di per sé, evidenzia l’ingenuità di chi ancora si attarda a pretendere notizie dai giornali e dai telegiornali, controllati dalla Triade e finanziati con la pubblicità di colossi come Big Pharma, anch’essi dominati dalla Triade come anche Big Money, Big Tech e Big Web, le corporazioni che hanno organizzato l’imbroglio (americano, ma in realtà mondiale) per eliminare il loro maggiore avversario, Trump.Occhi bassi, e faccia nel fango: questo è stato chiesto, ai cittadini, nel 2020. E il peggio è che i cittadini hanno accettato, eccome, di tenere gli occhi bassi e la faccia nel fango. L’hanno fatto a causa di un virus influenzale: hanno accettato di rinunciare a vivere, non si sa bene fino a quando. Come polli d’allevamento, ora accettano di farsi somministrare vaccini sperimentali, di cui gli stessi scienziati (quelli non coinvolti nel business) hanno paura. Occhi bassi e faccia nel fango: in nome dell’ennesima invenzione terroristica, domani – dimenticata la libertà – accetteranno anche di denunciare e isolare i difformi, i dissidenti, così come già oggi non battono ciglio quando YouTube rimuove i loro video e Facebook cancella i loro post. Il Grande Reset galoppa grazie a questo: alla sovrana ignoranza delle pecore, all’egoismo miope degli imbecilli, alla vile complicità del gregge che sta andando al macello ma non se ne rende conto. Emerge la storica propensione dei prigionieri, come quelli della Caverna di Platone: non detestano i carcerieri, ma i compagni che evadono dal carcere e tentano inutilmente di liberarli.Faccia nel fango e occhi bassi, le pecore badano a serrare i ranghi. Per quanto, ancora? Per quanto tempo ci saranno abbastanza ciechi, in circolazione, da credere che sia un virus influenzale a minacciare la nostra sicurezza, e abbastanza folli da pensare che la stessa sicurezza sia barattabile con la cessione della libertà? La democrazia non ha nemmeno due secoli di vita: non è la regola, è un incidente della storia. L’Operazione Covid, da cui il Grande Reset, è la restaurazione: l’obiettivo è riportare indietro le lancette della storia, costringendoci gradualmente a subire lo stile di vita imposto dalla Cina: occhi bassi, e faccia nel fango. Distanziamento, mascherine, coprifuoco: niente sarà più come prima, gongolano i burattini della Triade. Già pregustano l’obbligo vaccinale, il pass sanitario (zootecnico) per “proteggere” il gregge, sottomettendolo definitivamente, in balia di un ricatto perpetuo dai risvolti inquietanti anche sul piano sanitario. La vera, cattiva notizia è la seguente: milioni di individui non l’hanno ancora compreso, a quanto pare. Letteralmente: non sanno in che mondo vivono. Non capiscono, non vedono chi prende le grandi decisioni, lassù, e in base a quale logica. I più sprovveduti, addirittura, sembrano proprio irrecuperabili: credono che i governi stiano facendo del loro meglio per tutelare i cittadini.Questa è la parte peggiore, a livello umano, dell’orrenda eredità del 2020: la scoperta di non poter più contare su una vasta fascia di popolazione. Persone per bene, abituate a lavorare, socialmente corrette e disciplinate, ma completamente cieche. Non ci saranno parole in grado di aprire loro gli occhi: ancora, preferiranno tenere lo sguardo basso e la faccia nel fango. Il rovescio della medaglia è la buona notizia: proprio quel fango – destinato a salire, di giorno in giorno, con la vera catastrofe in arrivo (quella economica) – attiverà il risveglio di milioni di ritardatari. Chissà, forse smetteranno di votare per i soliti ladruncoli e i soliti pagliacci. A milioni hanno già smesso di leggere i giornali, di ascoltare i telepredicatori della nuova religione. Le avanguardie sono in movimento: in massa stanno abbandonando i vecchi social, dominati dalla Triade, per passare a nuove piattaforme.Sembra che il 2021 abbia a che fare con una svolta precisa del destino: abbandonare la psicologia dell’odio, smettere di dare importanza al piccolo nemico di turno, prendere coscienza della propria sovranità di cittadini. E accettare la propria pienezza di esseri umani, non destinati a viver come bruti. Virtute e canoscenza: verità, finalmente. Nel 2020, la morte civile ha raggiunto il suo apice, l’apoteosi della menzogna (sanitaria, mediatica, elettorale). Il 2021 è già un’alba, per milioni di individui. La ferocia del 2020 non ammette esitazioni: o di qua, o di là. Vita o morte, civiltà o barbarie: uomini o topi, per dirla con Steinbeck. Che posto potrebbe esserci, nel futuro, per chi accettasse di tenere ancora gli occhi bassi e la faccia nel fango? Non sarebbe un futuro dignitoso: niente di desiderabile. “Io resto a casa”, belavano le pecore, sicure che il demonio sarebbe sparito da solo in 40 giorni, come promesso dal governo. Tra poco i giorni saranno 400, e il demonio – tu guarda, che caso – è ancora in circolazione.Lui non ci resta, a casa: vuole che siano le pecore, a essere rinchiuse. Ma la grande evasione, a quanto pare, è cominciata. Sarà dura, dicono i bene informati: ci sarà da combattere, per la libertà. Ma lo spietato 2020 ha regalato questa terribile certezza: faccia nel fango e occhi bassi non sono vita, sono soltanto il coma farmacologico del post-umano che qualcuno sogna. “Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”: così Montale definì il perimetro della dittatura. Ce lo ha spiegato benissimo, il 2020, quello che non siamo e quello che non vogliamo diventare. In questo, è stato un maestro formidabile: un dimostratore eccezionale, a partire dall’infame gestione italiana dell’emergenza, che nei paesi industriali vanta il bilancio peggiore, di gran lunga, in termini di vittime e tracolli economici. L’umanità è di fronte a un bivio drammatico, e un’accelerazione altrettanto traumatica. L’impensabile è avvenuto in pochi mesi, e sta continuando ad accadere. La cronaca ci prende a schiaffi: e nel 2021 ci costringerà a tenere la testa alta, lontano dal fango.(Giorgio Cattaneo, 1° gennaio 2021).Una delle leggende metropolitane più in voga da sempre vuole che il presidente degli Stati Uniti sia l’uomo più potente della Terra. L’ultimo, Donald Trump, è stato oscurato persino dai social, oltre che dai giornali e dalle televisioni: derubato della vittoria, attraverso un golpe elettorale di proporzioni orwelliane, viene semplicemente “spento” per paura che il popolo americano finisca di rendersi conto, fino in fondo, che la sua famosa democrazia è stata sequestrata da una banda di ladri. Chi sono? Gli stessi fenomeni che hanno fatto crollare torri, scatenato crisi finanziarie, armato e protetto tagliagole mediorientali. E infine, architettato il super-golpe mondiale, l’Operazione Covid: il mondo intero, per la prima volta nella storia, ipnotizzato e fatto prigioniero da un virus influenzale altamente contagioso ma dalla letalità bassissima. Lo show del 2020 ha esibito il potenziale mostruoso del piano, cioè il Grande Reset annunciato a Davos: economie tradizionali distrutte e Stati indebitati fino all’agonia. Parola d’ordine, verticalizzare: azzerare l’autonomia del singolo per renderlo insicuro e quindi sottomesso al super-potere, paternalistico e multinazionale.
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La farsa e l’inferno: cosa ci stanno facendo, e perché
I virus non sono yogurt, non scadono: eppure li stiamo spalmando su più anni, come stracchino. I lockdown sono inutili, dal punto di vista della salute pubblica, perché quando riapri il virus riparte. Siamo circa 60 milioni e, a forza di lockdown e riaperture, al ritmo di 3 milioni di positivi l’anno, serviranno 15-20 anni per ottenere immunità di gregge. E’ un meccanismo che rallenta la diffusione del Covid senza però fermarla. E purtroppo, già adesso, la vera emergenza di cui nessuno ovviamente parla è quella economica. Questo lasso di tempo non possiamo permettercelo: senza economia, non esiste neanche sanità. Va detto che ogni anno, nei mesi invernali, i virus influenzali intasano le terapie intensive. E il lockdown, da questo punto di vista, può servire a contenere questa problematica. Tuttavia otterremmo il medesimo risultato se Conte e il Cts (Comitato Tecnico-Scientifico) territorializzassero la risposta. Purtroppo questi “eletti da nessuno”, si rifiutano assurdamente di farlo, sin dall’estate scorsa. In estate hanno preferito mascherarsi dietro la retorica dei monopattini, con il ministro Speranza che, nel suo libro, millantava di avere sconfitto il Covid-19: in autunno ha scelto di non farlo uscire nelle librerie…A volte si sente parlare dei lockdown come di uno stratagemma per arrivare al vaccino, ma credo poco ad una immunità contro questo virus (mutante per sua natura) ottenuta in questo modo. Spero di sbagliarmi: il Sars-Cov2 muta, ma in un campo limitato (almeno in questo abbiamo avuto fortuna) e quindi un minimo di aspettativa è lecito nutrirla. Intanto un altro anno di scuola e di università è compromesso, le liste di attesa si allungano, gli infarti aumentano e le depressioni dilagano. Un obolo di competenze che perderanno i nostri giovani, coloro che adoriamo, quelli che si troveranno di fronte a un futuro drammatico (basti pensare anche alle Intelligenze Artificiali dietro l’angolo a complicare la situazione togliendo posti di lavoro). Ma cosa significa “territorializzare la risposta”? Cosa è questa strada che il nostro premier scansa con tutto se stesso, manco che il suo permanere al potere, e davanti alle amate telecamere, fosse legato alla presenza del Covid-19?Significa aprire tutte le attività e consentire alle persone di muoversi normalmente. Chi ha sintomi riceve la visita del medico di base con una telefonata (o di altri medici provenienti da strutture specializzate collegate a numeri verdi): il medico visita e poi, nel caso, fornisce quelle terapie anti-Covid che hanno ottenuto successi senza eguali in tutto il mondo, quelle che in Italia a lungo non sono state permesse (immotivatamente!). Nel Belpaese sono sconosciute ai più, a causa delle resistenze delle corporazioni mediche e della bolla mediatica, votata alla miope strategia dei lockdown: idrossiclorochina con vitamina D e zinco ed ozonoterapia (ambedue terapie possibili a casa), plasma iperimmune e anticorpi monoclonali (quando potremo disporne) per i casi più gravi, da ospedalizzare. Inoltre, per proteggere gli anziani, soggetti vulnerabili, è l’ora di puntare sullo spray israeliano Taffix che annienta il virus nel 95% dei casi non appena mette piede nelle cavità nasali. Si pensi che perfino l’Iran ne ha consigliato l’utilizzo! In questo modo l’immunità di gregge sarebbe garantita, gli anziani tutelati e l’economia ripartirebbe.A cosa serve quindi la prospettiva sanitariamente inutile degli infiniti lockdown, se non come primo sostanziale passo verso il “Grande Reset” chiesto dal Wef, il World Economic Forum delle élites? Limitandoci all’Italia, il Grande Reset è rappresentato dal fallimento di gran parte dei 3, 4 milioni di piccole e medie imprese in favore della grossa distribuzione. Le conseguenze planetarie invece sono un indebitamento senza precedenti di alcuni Stati, tra cui il nostro (vedasi anche la vicenda Mes), verso le élites finanziarie e verso i pochi Stati da esse considerati “degni” (debito estero, purtroppo, cioè vero debito: quello che, prima dell’euro, in Italia, era un minimo, fisiologico 12%) e il raffreddamento del pianeta (Greta docet) che tali lobbies chiedono senza se e senza ma… Poco importa se la Terra l’hanno surriscaldata in gran misura proprio loro!E quando gli Stati saranno indebitati verso questo capitalismo finanziario selvaggio e speculativo? Niente di più allettante, per i potentati, di una forma subdola di socialismo per comprimere i diritti civili e controllare l’umanità. Tutto ciò è confermato anche da Gotti Tedeschi, non uno qualsiasi, visto che è lo storico numero uno dello Ior, la banca del Vaticano. I cittadini sottomessi allo Stato e lo Stato schiavo delle élites: schiavo perché fatto strategicamente indebitare con esse dai politici da esse pagati. Meccanismo che il finanziere John Perkins dichiarò nel famoso video-denuncia di qualche anno fa, “Confessioni di un sicario dell’economia” (informatevi su quanti politici sono pubblicamente a libro paga di Soros, limitandoci a quelli che si sanno…). Il netto sarà una competizione tra realtà similari (Occidente e Cina) dove a rimetterci saranno i cittadini. Chi è fuggito dalle dittature comuniste (Romania, Nord Corea) vi può confermare che si sta trovando gradualmente, davanti ai propri occhi, proprio quelle stesse tappe che hanno portato ai regimi da cui è fuggito: alla trasformazione, con la scusa del Covid-19, verso una società a libertà limitata.Dovete sapere che il World Economic Forum è la riunione delle élites, dell’aristocrazia elitaria globalista, la quale, una volta sì e l’altra pure, chiede “un Nuovo Ordine Mondiale”, adesso con il contributo della dittatura cinese. Queste élite, legate tra gli altri allo scandalo Epstein (pedofilia, Clinton), sono padrone dell’Onu, della Ue, dell’Oms, dell’Unicef, del Fmi, della Wb, del Wto, dei dem e dei neocon Usa (Bush e McCain, tutti pro Biden) e dei partiti, progressisti ma non solo, di mezzo mondo. Si tratta dell’establishment globale! Quando il Wef decide una linea, tutte le nazioni, guarda caso, si accodano; e se ti opponi ti fanno fuori… o tramite brogli (vedasi come hanno fregato Trump) o fisicamente. Costoro non sono eletti, non sono un Parlamento e neanche sono un governo; si autoproclamano una “governance” (cioè degli eletti da nessuno): “governance”, termine che Mattarella ci trasmette ripetutamente nei suoi “pseudo-moniti”.Di questa aristocrazia fanno parte tra gli altri Soros, Schwab, Rothschild, Rockfeller, Gates e il Vaticano a trazione Bergoglio che, con questi soggetti, è recentemente entrato pubblicamente in affari (e il “recentemente” è relativo al “pubblicamente”, perché in realtà il Vaticano lo era già, in affari). Il Vaticano del resto, tra un like e un altro alle donnine nude, secolarmente non è dalla parte dei deboli. E’ “merito” di questa gente se ci stiamo svegliando, via via, con milioni di piccole imprese fallite, perché tutto questo serve a incatenare definitivamente l’economia reale (e gli Stati) ai padroni, alle élites finanziarie. E’ su YouTube una dichiarazione di Soros su Nuovo Ordine Mondiale e Cina, mentre lo stesso “Messaggero” collega Epstein e il caso-pedofilia alle élite del Wfe, e alcuni media riportano la recente alleanza del Vaticano con i Rothschild, la Fondazione Rockefeller e le grandi banche per creare il Grande Reset.Adesso che le massonerie mondiali (cioè lor signori del World Economic Forum) si sono accorte che accettiamo perfino gli arresti domiciliari (la soppressione dei veri diritti civili per la quale gli Lgbt, notoriamente a guida Clinton, “stranamente” non protestano ma anzi promuovono) di virus ne verranno altri! Lo dico da mesi, ed è per questo che ho sempre invitato a disobbedire (civilmente) alle restrizioni estive e post-estive! A tal proposito: non crederete mica alla storiella che ci raccontano a reti unificate che la pandemia di Sars-Cov-2 è dovuta un cinese che al mercato del pesce, guarda caso davanti al laboratorio di esperimenti di guerra batteriologica (da anni denunciato da Trump), ha mangiato un pipistrello che aveva incontrato un pangolino? E per favore, non parlate di “complottismo”, chi lo fa è un supercoglione!Il complottista è in possesso di verità assolute, mentre invece riflettere, porsi domande e avere dubbi equivale a senso critico! In realtà, è proprio chi accusa continuamente gli altri di essere “complottaro” ad essere affine al complottista, perché non riflette e accetta ciò che passano le Tv; gli è stata asportata (metaforicamente) quella parte del cervello che esprime un senso critico! Anche su Jfk e Falcone si veniva tacciati di complottismo, quando si sosteneva che fossero in pericolo di vita (Falcone venne isolato perché deriso dai media proprio in questo modo, prima di essere massacrato). Prendiamo ancora una volta l’Italia: quando milioni di piccole imprese falliranno, chi pagherà le tasse, comprese quelle per erogare il reddito di cittadinanza a queste famiglie? Gli italiani, ovviamente, con perdita di competitività visto che più tasse = prezzi più alti (e salari più bassi) = chiusure, con massimo godimento della Germania, nostro competitor (ma nazione considerata “blasonata” dalle élites), con formazione di altra disoccupazione fino al collasso, fino al “default tecnico” cioè alla ristrutturazione del debito (significa che ci toglieranno almeno il 30-40% dei nostri risparmi).Dal punto di vista delle élites, non avrà senso neanche ragionare in termini di “soldi”, visto che per loro non sono un limite; le restrizioni saranno in termini di potere-dominio sui cittadini, di libertà civili negate. Ecco spiegato perché gli Stati stanno avviandosi repentinamente verso una forma di società simil-cinese, dove la massa scivolerà verso una maggiore ignoranza e sottomissione (vedrete come crollerà il livello dei laureati). Prima, però, in Italia innalzeranno l’età pensionistica, l’Iva, il costo della benzina, del gas, della luce; abbasseranno le pensioni future e, collaborazionisti, svenderanno a Germania e Cina assets strategici come i nostri porti; ci spingeranno a non avere più soldi da parte e… case di proprietà (le tasse sui patrimoni le porterà il Mes)! Questa è la vera “Via della Seta” verso cui siamo incamminati, e dove nessun governo stabile mentalmente si indirizzerebbe.Va detto che, nonostante lo scenario che ci attende dietro l’angolo e nonostante che non ci sia niente di offensivo nel diffondere qualche base di macroeconomia, esistono eserciti di mascalzoni che credono di essere furbi nel sostenere che vivere di sussidi equivalga ad uguaglianza… No! Equivale a stupidità, a personalità che non si forgiano, vuote e manipolate, ad essere tutti schiavi di un emolumento pubblico, perciò ricattabili da chi lo eroga: lo Stato (a sua volta in ginocchio di fronte alle lobbies). E questo si vede già con il discorso del vaccino Pfizer che, pur non essendo stato sperimentato a dovere, sarà imposto in modo coercitivo ai dipendenti pubblici pena la fine, mediante licenziamento, del salario, quello dovuto a una vita di lavoro e nobili sacrifici (non stando sul divano).Capite perché i vari politici che, di fronte a questa situazione di portata criminale, globale e senza precedenti, scrivono post Fb contro questioni secondarie come Renzi, contro “Abberluscono”, contro i Benetton, su De Luca che fa il vaccino, ci stanno prendendo per il sedere? Ci stanno distraendo da qualcosa di epocale e criminale, in attesa di (riprovare a) “canalizzarci”, come ha fatto Beppe Grillo. Quando tutti i puntini saranno uniti e apparirà la vera miseria, quella nera, a quel punto le élites (così brave a rimanere invisibili), cercheranno semplicemente di far ricadere la colpa sui soliti politicanti o magari sui cittadini. Mi spiace, ma io su questa strada non seguo Alessandro Di Battista (non me ne voglia Otto Bitjoka, massimo esponente nel paese sulle tematiche migratorie e amico personale). E anzi lo sfido a pubblicare sulla sua bacheca il mio pezzo, visto che glielo invierò privatamente come faccio da molti mesi. Può prenderne le distanze, ma lo pubblichi: voglio vedere se ha il coraggio di far conoscere tutto questo ai tanti che lo leggono e ai media che lo tampinano (che sanno, ma non dicono).Per fare una battuta (è una battuta) credo che Di Battista pubblicherebbe volentieri questo articolo, parlo di Vittorio… Il figlio invece deve diventar capo tra i capi del M5S, non può permettersi di fare cazzate, destabilizzando i suoi equilibri interni e mettendosi contro i veri poteri forti… Sia chiaro, io considero Alessandro il più grande comunicatore politico in Italia, e per questo, un po’, ancora lo ammiro. Solo “un po’” però, perché Renzih, Berlusconih, Abbenettonh, Salvinih, sono tematiche che scaldano l’hooligan grillino ignorante (“basta, me dieno er reddito”) ma non rispettano chi ha più di un neurone. Non credo nemmeno che il M5S abbia un futuro così radioso, lungo questo ridicolo sentiero. E mi spiace, perché nel mio piccolo avevo provato, recentemente, a cambiare questo declino col MeetUp ortodosso locale. Mi fa male ammetterlo, ma a questo punto, ormai, il 5S può essere solo interpretato come posto di lavoro di chi ci mangia sopra o di chi aspira a dirigerlo dopo aver fatto come Ponzio Pilato di fronte allo scandalo del Mes, come un Di Maio qualsiasi: «Lo abbiamo approvato ma non lo attiviamo, perché fa schifo», la logica inoculabile solo nei minus habens (col 15% non saranno più decisivi)…Venite, signore e signori, vieni anche tu con…loro! I grillini sono ormai il “poliziotto buono” delle élites, mentre il “poliziotto cattivo” delle élites sarà chi il Mes lo attiverà. Stucchevole da parte del M5S anche il continuo parlare di “lavoro smart” cioè online (ditelo a docenti e genitori cosa ne pensano…) e fare i fumosi con “l’ambienteh”, quando la gente sta fallendo. Sveglia! Non siamo 60 milioni di massoni con i capitali in banca! Ps: in estate sono stato aggredito da trolls-haters di vario tipo perché indicavo come soluzione l’immunità di gregge, visto che il virus nella stagione calda aveva perso, come prevedibile, carica virale (carica virale bassa, ovvero: le particelle virali sono meno contagiose e meno letali), e ciò era dimostrato anche sperimentalmente. Sostenevo che questa strada potesse rivelarsi utile in inverno, quando il Sars-Cov-2 poteva tornare alla carica! Sarebbe stata una soluzione lungimirante, coraggiosa, sacrosanta dal punto di vista della micro-biologia di popolazione, seppur comprensibilmente inquietante dal punto di vista del singolo cittadino; purtroppo viviamo in un paese dove il presidente del Consiglio, il Cts e il ministro della salute godono di una immunità (alla legge) insensata, con il primo che passa il tempo ad inebriarsi dei propri monologhi tra la “brillantina casalina” sui capelli e il fazzolettino nel taschino. A marzo, follemente, i nostri governanti hanno proibito le autopsie, quando è noto che i virus, al contrario dei batteri, muoiono quando muore il paziente (l’ospite). Le autopsie avrebbero svelato che intubare equivaleva a uccidere, perché il problema non era la polmonite ma i coaguli: si sarebbero salvate decine di migliaia di pazienti.Viene da chiederci se politici, governanti, staff pagati anche un milione di euro, sempre attivi con le loro propaggini a fare i trolls-manganellatori sui social, nonostante ci siano di mezzo vite umane, un domani, se cambierà il vento, non verranno individuati, incarcerati e condannati al sequestro di ogni bene fino alla terza generazione (la Rete salva tutti i dati).Devo ammettere che, nel deserto mentale italiano, richiesto e ottenuto, di generazione in generazione, dall’establishment elitario (non è colpa dei cittadini), quando ho informato sul perché i tecnici economici alla Monti imponessero leggi economicamente illogiche pro banchieri, ho avuto meno difficoltà rispetto all’attuale, identica, dinamica. Il Cts, i tecnici messi dal governo, rispondono altrettanto alle multinazionali (farmaceutiche, in questo caso) loro padrone, e non alle persone comuni, ma hanno dalla loro parte un livello di terrore (morire di Covid) che i banchieri non avevano.Intanto, in questo contesto, il premier dei monologhi, colui che da quando “esiste” non ha mai accettato un contraddittorio, ha trovato il tempo, col favore delle tenebre (le Tv, strategicamente, parlano solo del virus e quindi non informano, impedendo così il controllo democratico dei cittadini su chi governa) di approvare una legge che depenalizza il peculato del suocero (ma tranquilli, gli ha fatto scudo Franceschini) e con un cavillo ha risparmiato, sempre al suocero e sempre per la stessa vicenda, di pagare 6 milioni di multa (ed anche qua Franceschini, in odore di Quirinale, si è preso stranamente la colpa). Allo stesso modo per la “vicenda Iene/scorta per la fidanzata” indovinate chi si è assunto la responsabilità di conoscere il numero ed averla chiamata tale scorta? Il bottegaio! Conte è un uomo santo, vergine di ogni peccato, ci mancherebbe altro. Lo so, sono tutti concetti scomodi, denunciarli equivale a tagliarsi delle strade, ma per fortuna sono schiavo solo di chi mi impone di dire la verità e di non seguire l’interesse accodandomi quando conviene: schiavo della mia coscienza. Ovviamente invito non solo Dibba ma anche i lettori a diffondere, a condividere questo pezzo; ad invitare, importantissimo stavolta, alla consultazione dei link interni ad esso; secondo me, se il 30% degli italiani mettesse gli occhi sopra questi fatti (e i fatti non sono opinioni) avverrebbe una bella rivoluzione (culturale). E non intendo quella che ci prometteva il comico…(Marco Giannini, “Grande Reset delle élite e territorializzazione mancata della risposta al Covid-19: caro Di Battista ti sfido a pubblicarmi!”, 31 dicembre 2020).I virus non sono yogurt, non scadono: eppure li stiamo spalmando su più anni, come stracchino. I lockdown sono inutili, dal punto di vista della salute pubblica, perché quando riapri il virus riparte. Siamo circa 60 milioni e, a forza di lockdown e riaperture, al ritmo di 3 milioni di positivi l’anno, serviranno 15-20 anni per ottenere immunità di gregge. E’ un meccanismo che rallenta la diffusione del Covid senza però fermarla. E purtroppo, già adesso, la vera emergenza di cui nessuno ovviamente parla è quella economica. Questo lasso di tempo non possiamo permettercelo: senza economia, non esiste neanche sanità. Va detto che ogni anno, nei mesi invernali, i virus influenzali intasano le terapie intensive. E il lockdown, da questo punto di vista, può servire a contenere questa problematica. Tuttavia otterremmo il medesimo risultato se Conte e il Cts (Comitato Tecnico-Scientifico) territorializzassero la risposta. Purtroppo questi “eletti da nessuno”, si rifiutano assurdamente di farlo, sin dall’estate scorsa. In estate hanno preferito mascherarsi dietro la retorica dei monopattini, con il ministro Speranza che, nel suo libro, millantava di avere sconfitto il Covid-19: in autunno ha scelto di non farlo uscire nelle librerie…
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Svizzera Connection: il cuore digitale del golpe anti-Trump
Neal Sutz è un cittadino svizzero e americano. Con ogni probabilità, non avrebbe mai immaginato di diventare famoso, ma il destino lo ha messo al centro di un intrigo internazionale. In pratica, Sutz ha avuto un ruolo decisivo nel denunciare il coinvolgimento della Svizzera nella frode elettorale americana. Lo racconta Cesare Sacchetti, nel blog “La Cruna dell’Ago”. «Fino ad ora la pista svizzera ha ricevuto molta poca attenzione, ma questo piccolo paese nel cuore delle Alpi potrebbe essere il pezzo mancante del puzzle che ha dato vita al colpo di Stato internazionale contro Trump». Le macchine elettroniche di Dominion, il server legato a Soros e Clinton che ha spostato migliaia di voti da Trump a Biden, sono direttamente legate a Scytl, un software il cui codice sorgente è stato comprato dalle Poste svizzere, di proprietà dello Stato elvetico. La Svizzera non ha informato Trump e la sua amministrazione dei difetti di Scytl, che erano già ampiamente noti al governo. Sutz dichiara di avere le prove inconfutabili di questa frode, ovvero il codice sorgente che adesso è nelle mani della squadra legale di Trump. Il fratello del generale Michael Flynn, che è uomo molto vicino a Trump, Joseph, ha pubblicamente ringraziato Sutz su Twitter rassicurandolo che le prove adesso «sono in buone mani».I media internazionali hanno completamente ignorato la denuncia di Sutz, scrive Sacchetti. «Dopo la consegna delle prove, alcune persone a Sutz sono state aggredite e minacciate. La cabala mondialista – accusa Sacchetti – sta cercando di mettere a tacere coloro che hanno esposto la frode, ma Sutz ha avuto il coraggio di denunciare tutto e di mostrare le prove del golpe internazionale contro Trump». Per Sacchetti, c’è molto di più in ballo che il risultato di una elezione: «Questa è una battaglia tra bene e male, e il destino dell’umanità è la posta in palio». Neal Sutz avrebbe già fatto la sua scelta: esibire l’ennesima prova del «golpe internazionale pianificato dal mondialismo per rovesciare Trump». Sul blog di Sacchetti, Neal Sutz si presenta: è un cittadino svizzero e americano, nato a New York nel 1970. «Sono un autore, un regista, un consulente d’affari e un attivista per la verità. Ho deciso di farmi avanti – spiega – per la semplice ragione che le informazioni che ho ricevuto hanno stimolato la mia curiosità, ed ero determinato a comprendere la situazione per intero».Aggiunge Sutz: «Quando ho scoperto che la Svizzera, in particolare le Poste, di proprietà del governo, hanno non solo sviluppato il software di Scytl, che ha sede a Barcellona, ma hanno comprato i diritti esclusivi del codice sorgente di Scytl quando questa era in bancarotta, ho deciso di approfondire la mia indagine». E può spiegare, Sutz, come la Svizzera è coinvolta nella frode e che ruolo Scytl ha avuto nelle elezioni americane? «La Svizzera è chiaramente coinvolta in molti aspetti delle elezioni Usa, anche a partire dal fatto che è uno dei finanziatori principali di Citco, una società vicina a Smartmatic, legata a sua volta a Dominion, che è al centro della frode elettorale. Questi finanziamenti provengono dalla Sandoz Family Foundation. C’è un coinvolgimento anche di Novartis, una casa farmaceutica svizzera molto interessata alla situazione relativa al Covid». Per Sutz, la Svizzera è legata sotto numerosi aspetti finanziari alle elezioni anche per un altro elemento importante: «Società cinesi possiedono il 75% della banca svizzera Ubs, che ha finanziato con 400 milioni di dollari Dominion, la società appunto che ha un ruolo chiavo nei brogli elettronici».L’analista li considera fatti incontestabili, non teorie: giudica la Svizzera «un paese piccolo ma immensamente potente», al punto da rivestire un ruolo decisivo nel grande imbroglio delle presidenziali americane 2020. A proposito: la Federazione Elvetica ha poi risposto ufficialmente sui difetti di Scytl e sulle ragioni per le quali non è stato informato il governo americano riguardo al malfunzionamento del programma? Sì, risponde Sutz: Berna ha risposto 24 ore dopo, con un tweet. «Ha riconosciuto di aver acquistato i diritti esclusivi di Scytl». Ma attenzione: «Nessun rappresentante governativo, né svizzero né americano, ha cercato in alcun modo di mettere in dubbio gli interrogativi o le prove che ho presentato». Per Sutz, è fuori discussione che il codice sorgente del software di Scytl sia una sorta di meccanismo di sicurezza legato a Dominion, e che gli elvetici abbiano un ruolo fondamentale, nelle elezione americane. «Posso pensare che la Svizzera non abbia informato gli Usa perché c’è un tentativo in corso di rovesciare Donald Trump», cioè l’uomo che «vuole mantenere libera e indipendente l’America».Recentemente, sottolinea Sacchetti, lo stesso Sutz ha detto di essersi preso dei rischi enormi per denunciare i legami tra la Svizzera e Scytl, consegnando prove incontrovertibili della frode nelle mani dell’amministrazione Trump. Si riferiva al codice sorgente? Sì, conferma Sutz: «Il codice sorgente è fondamentale: perché dirige ogni tipo di programma, a prescindere dal suo scopo o funzione. Chiunque, da ogni parte del mondo, abbia il codice sorgente di un programma (in questo caso, un programma che conta i voti di una elezione) può controllare e manipolare il suo funzionamento». In uno dei suoi tweet, ricorda Sacchetti, sempre Sutz ha dichiarato di aver ricevuto conferma scritta che le prove sono state consegnate a un rappresentante del gruppo di legali di Trump. «L’intero dossier che ho preparato e raccolto per la squadra legale del presidente Trump è stato ricevuto», conferma Sutz. «Me ne è stata data conferma attraverso messaggi di testo e poi dopo anche pubblicamente». Non solo: «Ho anche informato l’amministrazione Trump della situazione che riguarda i miei due figli, cittadini americani, che sono stati presi in custodia illegalmente dai servizi sociali svizzeri».Ritorsioni? «I miei figli sono stati vittime di abusi e torture da parte del governo – denuncia Sutz – e questa storia è strettamente legata alla frode elettorale in America, perché vede coinvolti soggetti quali i leader dei Mormoni e vari politici che hanno avuto un ruolo sia nell’allontanamento dei miei figli sia nei brogli». A quanto pare, minacce inquietanti. Nel frattempo, il team di Trump non sta certo con le mani in mano. Il fratello del generale Flynn, Joseph Flynn, ha pubblicamente ringraziato Sutz: Trump ha quindi la prova definitiva della frode? «Ci sono molte prove per smascherare la frode, e l’intreccio Scytl-Svizzera è sicuramente una di quelle. Mi è stato detto dal team legale di Trump che ci sono decisive e uniche informazioni che io ho messo a disposizione, e che saranno usate da Trump per provare la frode nelle numerose cause in corso. Ciò che ho dato rafforza ulteriormente il quadro probatorio che gli uomini di Trump avevano già in mano».E il governo elvetico come si sta comportando, con Sutz, a parte il “trattamento” riservato ai figli? «Il governo sa perfettamente cosa ho fatto», dice Sutz. «Ho ricevuto visite da ogni parte del mondo, sul mio sito, incluse Ginevra e Zurigo. Sono stato fermato dalla polizia innumerevoli volte, prima e dopo il mio ruolo nelle denuncia della frode elettorale che vede coinvolta la Svizzera». Non mollano, gli svizzeri: «I servizi sociali non mi fanno parlare con i miei figli, e ci sono stati numerosi attacchi nei confronti di persone che mi sono vicine». Esempio: «Una mia cara amica in Arizona è stata aggredita fisicamente tre settimane fa circa. L’ufficio elettorale di Josh Barnett, il candidato al Congresso per l’Arizona che ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato dei miei figli al presidente svizzero Simonetta Sommaruga, è stato messo a soqquadro e trafugato». Cosa pensare? «Non so se il governo svizzero sia coinvolto, ma credo che le persone che vogliono coprire il caso dei miei figli siano le stesse che hanno fatto irruzione nell’ufficio di Barnett. Le persone che ho denunciato sono coinvolte in un giro di pedofilia, pornografia infantile e traffico di bambini. Sono tra i leader dei Mormoni».E la politica elvetica? Qualche partito svizzero ha mostrato interesse per il suo caso? «Un partito conservatore mi ha contattato e mi ha chiesto più informazioni sul sistema di voto elettronico in Svizzera». Tra parentesi, ricorda Sacchetti, gli Usa hanno messo la Svizzera nella lista dei paesi manipolatori di valuta: sa, Sutz, se questa decisione è legata allo scandalo della frode elettorale? «Non posso dirlo con certezza, ma se si guarda a quella lista è molto corta. Ci sono solo Cina e Vietnam. Non credo comunque che tutto questo sia una mera coincidenza». Neal Sutz spera ancora che Donald Trump possa vincere, anche sul piano legale davanti alla Corte Suprema e nei tribunali statali. «Spero davvero che la verità possa trionfare», dice. «Il mondo ha bisogno di un cambiamento per il meglio. Siamo nel mezzo di una battaglia spirituale e sta a noi decidere se siamo disposti o meno ad agire per il bene, perché mi sembra chiaro che coloro che hanno scelto il male non hanno alcuna intenzione di fermarsi».Neal David Sutz è un cittadino svizzero e americano. Con ogni probabilità, non avrebbe mai immaginato di diventare famoso, ma il destino lo ha messo al centro di un intrigo internazionale. In pratica, Sutz ha avuto un ruolo decisivo nel denunciare il coinvolgimento della Svizzera nella frode elettorale americana. Lo racconta Cesare Sacchetti, nel blog “La Cruna dell’Ago“. «Fino ad ora la pista svizzera ha ricevuto molta poca attenzione, ma questo piccolo paese nel cuore delle Alpi potrebbe essere il pezzo mancante del puzzle che ha dato vita al colpo di Stato internazionale contro Trump». Le macchine elettroniche di Dominion, il server legato a Soros e Clinton che ha spostato migliaia di voti da Trump a Biden, sono direttamente legate a Scytl, un software il cui codice sorgente è stato comprato dalle Poste svizzere, di proprietà dello Stato elvetico. La Svizzera non ha informato Trump e la sua amministrazione dei difetti di Scytl, che erano già ampiamente noti al governo. Sutz dichiara di avere le prove inconfutabili di questa frode, ovvero il codice sorgente che adesso è nelle mani della squadra legale di Trump. Il fratello del generale Michael Flynn, che è uomo molto vicino a Trump, Joseph, ha pubblicamente ringraziato Sutz su Twitter rassicurandolo che le prove adesso «sono in buone mani».
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Bergoglio coi Rothschild, Soros e il Great Reset di Davos
Donald Trump annuncia di aver raggiunto la più grande vittoria elettorale di sempre, nella storia degli Stati Uniti, con qualcosa come 74 milioni di voti: la frode contestata a Biden tramite «brogli di proporzioni mostruose» non sarebbe stata solo una beffa, ma un vero e proprio attentato alla dimensione democratica del paese. Mentre Trump mobilita la base in vista della battaglia legalitaria che dovrebbe culminare il 6 gennaio, con il rifiuto parlamentare di convalidare il risultato “truccato” da Biden, grazie all’abuso del voto postale e alla manipolazione che sarebbe stata realizzata dai dispositivi elettronici Dominion attraverso il software Smartmatic, l’influente George Soros ha appena nominato a capo della sua Open Society Foundation proprio il presidente di Smartmatic Voting System: si tratta di Lord Mark Malloch-Brown, alto funzionario delle Nazioni Unite. Se i media hanno già “deciso” che il nuovo presidente americano sarebbe Biden (in realtà non ancora eletto: il voto espresso dai suoi grandi elettori il 14 dicembre non conta nulla, data l’opposizione di Trump), dalla parte di Biden, Soros e colleghi sembra schierarsi anche Jorge Mario Bergoglio. Duramente attaccato da Mike Pompeo per aver concesso a Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, Papa Francesco ha formalizzato un’alleanza in Vaticano con il Council for Inclusive Capitalism, organismo promosso da Lynn Forester de Rothschild, «grande amica di Hillary Clinton e di Jeffrey Epstein», l’uomo che ricattava i potenti tramite favori sessuali a base di minorenni.
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Magaldi: violo tutti i divieti, a Natale la polizia venga da me
«Invito sin d’ora vigili, polizia e carabinieri a casa mia, a Natale, accanto ai miei numerosi ospiti: avremo il piacere di rispolverare insieme alcuni articoli della Costituzione». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, si auto-denuncia in anticipo: «Continuerò a violare il coprifuoco, a circolare all’aperto senza mascherina e a promuovere assembramenti. E se qualcuno è arrivato a imporre limiti sul numero di persone ammesse in un’abitazione, vorrà dire che nel giorno del “redde rationem” ci divertiremo, in tribunale, ottenendo giustizia nei confronti di chi ha calpestato a tal punto i diritti garantiti dalla Carta costituzionale italiana». Insiste Magaldi: «Tutte le imposizioni contenute nei Dpcm sono illegittime, e quindi impugnabili: nessuna sanzione sarà pagata, e a seguire gratuitamente i cittadini multati saranno gli avvocati del Sostegno Legale che il Movimento Roosevelt mette a disposizione degli italiani». Sul Covid, Magaldi ha le idee chiare: «Il distanziamento è del tutto inutile, oltre che pernicioso per la salute e disastroso per l’economia: occorre anzi che tutti vengano contagiati nel più breve tempo possibile».Semmai, per Magaldi, occorre pontenziare la sanità territoriale «in modo da curare adeguatamente a casa chi dovesse ammalarsi, senza intasare gli ospedali creando l’allarmismo cavalcato dai media». Quanto alla “variante inglese” del virus, secondo il presidente “rooseveltiano” è sospetta: «La voce, subito enfatizzata, sembra quasi voler cautelare i governanti, nel caso in cui i vaccini si rivelassero inefficaci». Insiste Magaldi: «Si tratta di affrontare in modo finalmente serio, cioè ricorrendo a terapie adeguate, un virus influenzale a bassa letalità, finora strumentalizzato da poteri opachi per sabotare l’economia, sospendere la libertà e distruggere il nostro stile di vita occidentale, quello garantito dallo Stato di diritto». Anche Magaldi, intanto, vede «montagne russe» in arrivo, per il governo Conte: «Certo, Renzi non ha alcuna intenzione di far cadere il premier, visto che il suo obiettivo è solo partecipare alla “tavolata” del Recovery Fund. Ma nel frattempo sono intervenute altre forze: una volta avviato il processo di messa in crisi dell’esecutivo, poi non si sa come va a finire».Nessuna illusione, però: «Se anche il pessimo Conte dovesse cadere, sarebbe rimpiazzato da qualche altro “sguattero” dei poteri forti a cui, da troppi anni, i governi italiani obbediscono». A complicare il quadro c’è anche la crisi negli Usa, dove Joe Biden non è ancora stato eletto. «La dialettica fra Trump e Biden continua, anche se in modo diverso sia da come pensano i partigiani acritici di Trump, sia da come pensano tutti quelli del mainstream, che tacciono completamente sulle istanze giuridiche ancora in mano ai trumpiani». A pesare – sottolinea Magaldi, esponente della massoneria progressista internazionale – sono le ombre sull’apparente vantaggio di Biden. «Tutto è ancora in gioco, e ci sono contrattazioni che peraltro avvengono nel back-office», dice Magaldi, lasciando aperta la possibilità di colpi di scena, a gennaio. Il presidente del Movimento Roosevelt richiama però l’attenzione innanzitutto sull’Italia: «Metteremo a disposizione dei cittadini una sorta di “manuale di disobbedienza civile”, per aiutarli a resistere agli abusi cui sono sottoposti, con il pretesto del Covid». Parola d’ordine: «Disobbedire, ma in modo leale e dichiarato».Colpisce la sottomissione di molti italiani: «Sembrano pronti a soggiacere in modo passivo a qualsiasi prescrizione, anche la più assurda. E questo è pericoloso, perché incoraggia chi detiene il potere a inasprire i provvedimenti limitando ulteriormente la libertà». Il rischio, dichiara Magaldi, è che si scivoli verso una dittatura. «E’ deprimente che a rassegnarsi a stare a casa alla vigilia di Natale siano le stesse persone che magari si saranno assiepate fino al giorno prima nelle vie dello shopping. E’ l’atteggiamento di chi si piega alle regole, quali che siano». Sottolinea Magaldi: «Si deve obbedire alle leggi, che sono rispettose della Costituzione, mentre se si ama la democrazia si deve disobbedire ai decreti che la calpestano: è anche un fatto di dignità del cittadino, oltre che una protesta essenziale per costringere il governo a limitare gli abusi di cui si sta macchiando, e dei quali un giorno risponderà nei tribunali».«Invito sin d’ora vigili, polizia e carabinieri a casa mia, a Natale, accanto ai miei numerosi ospiti: avremo il piacere di rispolverare insieme alcuni articoli della Costituzione». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, si auto-denuncia in anticipo: «Continuerò a violare il coprifuoco, a circolare all’aperto senza mascherina e a promuovere assembramenti. E se qualcuno è arrivato a imporre limiti sul numero di persone ammesse in un’abitazione, vorrà dire che nel giorno del “redde rationem” ci divertiremo, in tribunale, ottenendo giustizia nei confronti di chi ha calpestato a tal punto i diritti garantiti dalla Carta costituzionale italiana». Insiste Magaldi: «Tutte le imposizioni contenute nei Dpcm sono illegittime, e quindi impugnabili: nessuna sanzione sarà pagata, e a seguire gratuitamente i cittadini multati saranno gli avvocati del Sostegno Legale che il Movimento Roosevelt mette a disposizione degli italiani». Sul Covid, Magaldi ha le idee chiare: «Il distanziamento è del tutto inutile, oltre che pernicioso per la salute e disastroso per l’economia: occorre anzi che tutti vengano contagiati nel più breve tempo possibile».
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Binney: frode storica: 13 milioni di voti ‘inventati’ per Biden
I conti non tornano: l’operazione-Biden potrebbe aver “rubato” (o meglio, “fabbricato”) qualcosa come 13 milioni di voti, trasformando le presidenziali 2020 nelle elezioni americane più corrotte della storia. Lo afferma un popolare divulgatore statunitense come Bill Binney, sul canale “The Gateway Pundit”, vicino a Trump. In tutta la nazione – è la tesi di Binney – avrebbero votato più persone di quante avessero diritto al voto. Lo riporta Nicola Zegrini sul blog “UnUniverso”, che segue attentamente i convulsi sviluppi della devastante controversia attorno al futuro della Casa Bianca. Che la partita sia tutt’altro che chiusa, a quasi due mesi dal voto, lo conferma Roberto Mazzoni, osservatore speciale dello scenario americano in veste di giornalista indipendente, basato in Florida. Preso atto che la Corte Suprema non intende pronunciarsi in tempo utile in merito ai presunti, colossali brogli – riasssume Mazzoni sul canale “MazzoniNews” – l’attenzione è puntata sul 6 gennaio, quando i parlamentari apriranno le buste dei grandi elettori (compresi quelli di Trump). Prima notizia: i repubblicani rifiuteranno di riconoscere Biden vincitore, avviando un lungo iter parlamentare in cui affioreranno molte prove a sostegno delle accuse di frode, già ora esibite in una speciale commissione istituita dal Senato.Nel frattempo – aggiunge Mazzoni – un colpo di scena potrebbe giungere da John Ratcliffe, capo della direzione nazionale dell’intelligence: nell’atteso rapporto, potrebbero emergere evidenze fornite dai servizi segreti, riguardo alla manipolazione informatica che avrebbe “gonfiato” l’apparente bottino elettorale di Biden, falsando il risultato. Che ci sia qualcosa nell’aria lo conferma lo scandalo SolarWinds: si apprende che un software (grazie ad hacker cinesi?) avrebbe violato, dalla scorsa primavera, i sistemi digitali che sovrintendono alla gestione di tutte le infrastrutture strategiche degli Stati Uniti. La relazione di Ratcliffe potrebbe quindi far scattare la procedura d’emergenza dell’Insurrection Act, prevista per proteggere le elezioni da ingenenze straniere. La sensazione, aggiunge Mazzoni, è che gli eventuali sviluppi in questa direzione potrebbero deflagrare appena dopo Natale: se esplodesse uno scandalo di quella portata, è ovvio che l’evento avrebbe un impatto decisivo anche sulla seduta parlamentare del 6 gennaio. Intanto, da Rudolph Giuliani si apprende che la strategia legale di Trump si starebbe spostando sull’acquisizione delle macchine elettorali di Dominion, nel tentativo di dimostrare la frode algoritmica che sarebbe stata programmata per truccare le elezioni. Saranno sequestrati, i dispositivi elettronici di Dominion?A farlo – sostiene “Brighteon”, in un post ripreso sempre da Zegrini – potrebbe essere l’avvocato Sidney Powell, appena nominata “consigliere speciale” del presidente Trump. La Powell ha avuto un lungo incontro alla Casa Bianca con il generale Michael Flynn e lo stesso Rudy Giuliani. Il giorno prima, Trump aveva avuto un lungo colloquio riservato con il nuovo ministro della difesa, Christopher Miller. Se Flynn ha chiesto apertamente Trump di ricorrere all’Insurrection Act per far ripetere le elezioni – sotto il controllo delle forze armate – nei 6 Stati dove i brogli avrebbero ribaltato i risultati, è stato lo stesso Trump a definire “fake news” le voci sul possibile intervento dei militari nella gravissima crisi politica e istituzionale che sta scuotendo l’America, dove i sondaggi confermano che la maggioranza degli statunitensi si sia convinta che le elezioni sarebbero state “rubate”. Esplosivo, in questo senso, lo scandalo SolarWinds: le macchine elettorali della Dominion potrebbero essere state violate durante le elezioni a causa della vulnerabilità della “backdoor” di SolarWinds.A confermare un’enorme alterazione dei numeri è lo stresso Bill Binney. L’analista sottolinea che, secondo il “Washington Post”, le presidenziali 2020 hanno registrato la più alta affluenza alle urne, da oltre un secolo. Ma è proprio vero? «Se tiriamo le somme, scopriamo un grosso problema», sostiene Binney su “Brighteon”, che spiega: «Gli elettori registrati negli Usa sono 213,8 milioni, e di questi risulta aver votato il 66,2% (cioè 141,5 milioni di votanti). Ma se Trump ha avuto 74 milioni di voti, rimangono solo 67,5 milioni di voti per Biden. Ciò significa che 13 milioni di schede sono state “create” – duplicate o inventate – in modo da essere contate per Biden». Secondo “The Gateway Pundit”, «Biden ha commesso frodi in ogni modo immaginabile, ma il grande furto è stato in milioni di voti fraudolenti che sono stati creati per rubare le elezioni». Milioni di voti, addirittura? «Questa è matematica: matematica molto semplice, che anche quelli di sinistra dovrebbero essere in grado di capire. Il team di Biden ha chiaramente commesso una frode di altissimo livello».I conti non tornano: l’operazione-Biden potrebbe aver “rubato” (o meglio, “fabbricato”) qualcosa come 13 milioni di voti, trasformando le presidenziali 2020 nelle elezioni americane più corrotte della storia. Lo afferma un popolare divulgatore statunitense come Bill Binney, sul canale “The Gateway Pundit”, vicino a Trump. In tutta la nazione – è la tesi di Binney, già dirigente della Nsa – avrebbero votato più persone di quante avessero diritto al voto. Lo riporta Nicola Zegrini sul blog “UnUniverso“, che segue attentamente i convulsi sviluppi della devastante controversia attorno al futuro della Casa Bianca. Che la partita sia tutt’altro che chiusa, a quasi due mesi dal voto, lo conferma Roberto Mazzoni, osservatore speciale dello scenario americano in veste di giornalista indipendente, basato in Florida. Preso atto che la Corte Suprema non intende pronunciarsi in tempo utile in merito ai presunti, colossali brogli – riasssume Mazzoni sul canale “MazzoniNews” – l’attenzione è puntata sul 6 gennaio, quando i parlamentari apriranno le buste dei grandi elettori (compresi quelli di Trump). Prima notizia: i repubblicani rifiuteranno di riconoscere Biden vincitore, avviando un lungo iter parlamentare in cui affioreranno molte prove a sostegno delle accuse di frode, già ora esibite in una speciale commissione istituita dal Senato.
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Mazzoni: brogli e hacker, Usa verso lo stato d’emergenza?
Negli Usa la situazione starebbe per precipitare verso lo stato d’emergenza: lo afferma il giornalista Roberto Mazzoni, che monitora attentamente l’evoluzione post-elettorale delle presidenziali. Dopo Natale, secondo Mazzoni, Donald Trump – più attivo che mai, alla Casa Bianca, dove sono state sospese le riunioni “di transizione” con lo staff di Biden – potrebbe rivolgere annunci clamorosi alla nazione, dopo la scoperta del devastante attacco hacker di SolarWinds: dallo scorso marzo, diversi paesi stranieri avrebbero di fatto assunto il controllo virtuale dei sistemi informatici che gestiscono le infrastrutture strategiche del paese. Sottinteso: avrebbero potuto interagire anche con le “perforabilissime” macchine elettorali, che durante lo spoglio sono state collegate a Internet? Decisiva la relazione attesa da John Ratcliffe, che coordina la direzione nazionale delle agenzie di intelligence: se emergessero prove di intrusioni dall’estero, scatterebbero le misure speciali previste dalla legge varata nel 2018 per proteggere le elezioni, chiamando in causa direttamente le forze armate.Scenari sconvolgenti? Sono quelli evocati dal generale Michael Flynn, che ha consigliato a Trump di instaurare una “legge marziale parziale”, limitata ai 6 Stati in cui sarebbero emersi brogli devastanti e decisivi per il conteggio dei voti. L’ipotesi: rifare le elezioni, stavolta sotto il controllo dell’esercito. Da un lato, osserva Mazzoni, le autorità giudiziarie si sono finora rifiutate di esaminare il caso: «Tonnellate di prove inchioderebbero Biden, ma i magistrati non se la sentono di intervenire in tempo utile, per chiarire gli innumerevoli episodi contestati ed eventualmente ribaltare l’esito apparente del voto». Dall’altro, aggiunge Mazzoni, queste prove (soverchianti, con oltre 1.000 testimoni giurati) sono ora all’esame del Senato: «In questo modo, cresce la consapevolezza della gravità dell’accaduto». Attenzione: deputati e senatori repubblicani hanno già avvertito che il 6 gennaio non riconosceranno la vittoria che Biden si è attribuito, costringendo così il Parlamento a innescare un lungo iter dibattimentale.Anche se svariati sondaggi d’opinione confermano che gli americani si sono ormai convinti, in maggioranza, che le presidenziali 2020 siano state “truccate”, Donald Trump sa bene che il ricorso allo stato d’emergenza richiederebbe un robusto consenso popolare: il rischio è che, comunque finisca questa rocambolesca partita, il paese resterebbe pericolosamente spaccato a metà. Per questo, secondo Mazzoni, il presidente manterrà l’attuale profilo prudentemente legalitario: le cause giudiziarie saranno comunque proseguite, per arrivare ad accertare i fatti e individuare eventuali colpevoli. Nel frattempo, cresce l’attenzione per la battaglia parlamentare che si aprirebbe il 6 gennaio, con la mancata convalida dell’elezione di Biden. Sempre che, nel frattempo, la situazione non precipiti per ragioni di “sicurezza nazionale”, se Ratcliffe (come già ventilato) confermerà che i servizi segreti ritengono che la regolarità delle elezioni sia stata effettivamente compromessa da intrusioni straniere, per esempio cinesi.Negli Usa la situazione starebbe per precipitare verso lo stato d’emergenza: lo afferma il giornalista Roberto Mazzoni, che monitora attentamente l’evoluzione post-elettorale delle presidenziali. Dopo Natale, secondo Mazzoni, Donald Trump – più attivo che mai, alla Casa Bianca, dove sono state sospese le riunioni “di transizione” con lo staff di Biden – potrebbe rivolgere annunci clamorosi alla nazione, dopo la scoperta del devastante attacco hacker di SolarWinds: dallo scorso marzo, diversi paesi stranieri avrebbero di fatto assunto il controllo virtuale dei sistemi informatici che gestiscono le infrastrutture strategiche del paese. Sottinteso: avrebbero potuto interagire anche con le “perforabilissime” macchine elettorali, che durante lo spoglio sono state collegate a Internet? Decisiva la relazione attesa da John Ratcliffe, che coordina la direzione nazionale delle agenzie di intelligence: se emergessero prove di intrusioni dall’estero, scatterebbero le misure speciali previste dalla legge varata nel 2018 per proteggere le elezioni, chiamando in causa direttamente le forze armate.
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Eshed: Israele e Usa collaborano con alleati extraterrestri
Parlando in un’intervista a “Yediot Aharonot”, Haim Eshed – che è stato a capo del programma spaziale israeliano per quasi 30 anni e ha ricevuto tre volte l’Israel Security Award – ha spiegato che Israele e Stati Uniti hanno entrambi a che fare con gli alieni, da anni. E questo non si riferisce assolutamente agli immigrati, con Eshed che chiarisce l’esistenza di una “Federazione Galattica”. L’87enne ex capo della Divisione Spaziale del ministero della difesa ha fornito ulteriori descrizioni su che tipo di accordi sono stati presi, esattamente, tra gli alieni e gli Stati Uniti, che apparentemente sono stati fatti perché desiderano ricercare e comprendere «il tessuto dell’universo». Questa cooperazione include una base sotterranea segreta su Marte, dove sono presenti rappresentanti americani e alieni. Se fosse vero, ciò coinciderebbe con la creazione della Space Force da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump come quinto ramo delle forze armate statunitensi, anche se non è chiaro da quanto tempo questo tipo di relazione, se del caso, sia in corso tra gli Stati Uniti e i suoi rapporti con alleati extraterrestri.Ma Eshed insiste sul fatto che Trump ne è a conoscenza e che era “sul punto” di rivelare la loro esistenza. Tuttavia, secondo quanto riferito, la Federazione Galattica gli ha impedito di farlo, dicendo che desideravano prevenire l’isteria di massa poiché sentivano che l’umanità aveva bisogno di «evolversi e raggiungere uno stadio in cui capire cosa sono lo spazio e le astronavi», ha riferito “Yediot Aharonot”. Per quanto riguarda il motivo per cui ha scelto di rivelare queste informazioni ora, Eshed ha spiegato che il tempismo era semplicemente dovuto a quanto è cambiato il panorama accademico e quanto è rispettato nel mondo accademico. «Se avessi escogitato quello che sto dicendo oggi cinque anni fa, sarei stato ricoverato in ospedale», ha spiegato a “Yediot”. Ha aggiunto che «oggi parlano già in modo diverso. Non ho niente da perdere. Ho ricevuto lauree e premi; sono rispettato nelle università all’estero, dove anche la tendenza sta cambiando». Eshed ha fornito ulteriori informazioni nel suo ultimo libro, “The Universe Beyond the Horizon” (”Conversazioni con il professor Haim Eshed”), insieme ad altri dettagli come il modo in cui gli alieni hanno prevenuto le apocalissi nucleari e «quando potremo fare il salto e visitare i Men in Black».Sebbene non sia chiaro se esistano prove che potrebbero supportare le affermazioni di Eshed, sono arrivate appena prima di un recente annuncio di “Space Il”, il gruppo dietro il tentativo fallito di Israele di far atterrare un veicolo spaziale sulla Luna nel 2019. Caricato sui social media con il testo “Pronto a emozionarti di nuovo?”, l’annuncio conteneva un video di 15 secondi della Luna, con il testo che diceva “Ritorno alla luna”, seguito dalla data del 9 dicembre 2020. È probabile che questo sia il seguito del veicolo spaziale Beresheet, che si è schiantato dopo che gli ingegneri hanno perso il contatto con esso pochi minuti prima che fosse dovuto atterrare. Tuttavia, il progetto di follow-up, intitolato Beresheet 2, dovrebbe richiedere tre anni per essere pronto.(Aaron Reich, “L’ex capo della sicurezza spaziale israeliana dice che gli alieni esistono, ma l’umanità non è pronta”, dal “Jerusalem Post” del 10 dicembre 2020. Ingegnere aerospaziale e docente universitario, il generale Haim Eshed è stato fondatore e direttore del programma di difesa spaziale del ministero della difesa israeliano dal 1981 al 2011.Parlando in un’intervista a “Yediot Aharonot”, Haim Eshed – che è stato a capo del programma spaziale israeliano per quasi 30 anni e ha ricevuto tre volte l’Israel Security Award – ha spiegato che Israele e Stati Uniti hanno entrambi a che fare con gli alieni, da anni. E questo non si riferisce assolutamente agli immigrati, con Eshed che chiarisce l’esistenza di una “Federazione Galattica”. L’87enne ex capo della Divisione Spaziale del ministero della difesa ha fornito ulteriori descrizioni su che tipo di accordi sono stati presi, esattamente, tra gli alieni e gli Stati Uniti, che apparentemente sono stati fatti perché desiderano ricercare e comprendere «il tessuto dell’universo». Questa cooperazione include una base sotterranea segreta su Marte, dove sono presenti rappresentanti americani e alieni. Se fosse vero, ciò coinciderebbe con la creazione della Space Force da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump come quinto ramo delle forze armate statunitensi, anche se non è chiaro da quanto tempo questo tipo di relazione, se del caso, sia in corso tra gli Stati Uniti e i suoi rapporti con alleati extraterrestri.