Archivio del Tag ‘dominio’
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Uccidere, ma con amore: attenti al Vangelo secondo Biglino
Sicuri che la Bibbia dica esattamente quello che la dottrina cattolica sostiene sia esplicitato, nelle sacre scritture? L’ultima sfida culturale di Mauro Biglino, traduttore di 19 libri dell’Antico Testamento per conto delle Edizioni San Paolo, parte dall’analisi del nuovissimo volume del “Catechismo della Chiesa cattolica”, edizione aggiornata con il nuovo testo sulla pena di morte. Un’analisi a puntate, proposta nella serie di video “Catechismo alternativo in pillole”, sul nuovissimo canale YouTube “Il vero Mauro Biglino“, aperto durante il lockdown: canale che, in pochi mesi, ha già collezionato un milione e mezzo di visualizzazioni e quasi 40.000 iscritti. In Italia e non solo, Biglino è un caso editoriale: ha all’attivo ormai 14 volumi, pubblicati da UnoEditori e da Mondadori, che mettono la Bibbia (o meglio, la sua interpretazione teologica) alla prova della verità: quella offerta dalla lettura testuale dall’ebraico antico, da cui si evince che il “dio” dell’Antico Testamento – meno potente dei “colleghi” assiri, egizi e romani – non era la sola “divinità” in circolazione, né era onnisciente e tantomeno infallibile. Biglino svela che, per la Bibbia, Yahwè è soltanto l’El dei giudei, un soggetto “diverso e distinto” dagli umani, né più né meno come gli altri 20 Elohim che compaiono nel testo antico.
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Sì: premiato il governo che lavora col favore delle tenebre
«Aprite gli occhi: hanno dichiarato guerra, a tutti noi». In momenti come questo, si fa acuta la nostalgia per una voce che si è spenta lo scorso 26 aprile, quella di Giulietto Chiesa. Si poteva non essere d’accordo con lui su alcune cose, ma non era possibile non riconoscergli l’impegno civile, praticamente titanico, coraggiosamente profuso al prezzo della perdita di molti privilegi. La sua missione, spesso solitaria, era quella di chi dedica la propria vita per avvertire i prigionieri della caverna, spiegando che – là fuori – c’è chi sta preparando il peggio: per tutti, nessuno escluso, compresi quelli che continuano a illudersi di essere al riparo, di fronte alla catastrofe incombente. Come i non molti intellettuali liberi di questo paese, anche Giulietto Chiesa aveva dato una chance ai grillini, evitando di demonizzarli, fin da quando sembravano vittime dell’insopportabile interdizione mediatica riservata agli outsider. Ed era poi stato sempre tra i primi, Giulietto, a capire di che pasta fosse veramente fatto, quel movimento: moltissimi giovani, animati dalle migliori intenzioni, ma (questa la loro colpa) disposti a tacere di fronte all’autoritarismo di Grillo & Casaleggio, all’imposizione “militare” del consenso interno, al divieto di dissenso. Che democrazia potrebbe mai costruire, un partito-caserma senza democrazia?La più raggelante delle risposte viene, oggi, dalla miserrima bozza – poche decine di paginette – con cui il governo Conte informa Bruxelles su come vorrebbe spendere i soldi dell’eventuale Recovery Fund. Tra le misure escogitate per far uscire il paese dalla crisi economica provocata non tanto dal Covid, quanto dal governo stesso (cioè dal lockdown “cinese” imposto all’Italia, senza una strategia per limitare i danni al sistema-paese), l’ex “avvocato del popolo” messo a Palazzo Chigi dai 5 Stelle pensa di impiegare miliardi di euro per abolire il denaro contante, potenziare la video-sorveglianza sui cittadini e mettere in orbita «una costellazione di satelliti 5G». Vorrebbe anche realizzare la schedatura sanitaria degli italiani, e addirittura «studiare differenti stili di vita delle persone», e quindi «impostare politiche di prevenzione», laddove gli italiani rifiutassero di obbedire, cioè di seguire gli “stili di vita” proposti dal governo. Sempre Giuseppe Conte, quello che «non lavora col favore delle tenebre», vorrebbe pure «potenziare il contrasto alle “fake news”», cioè limitare ulteriormente la libertà di espressione e «regalare altri soldi ai delatori di regime», per dirla con Massimo Mazzucco, che ha condiviso l’ultima stagione di Giulietto Chiesa aprendo insieme a lui l’esperimento di “Contro Tv”, una delle voci che più danno fastidio al governo dei 5 Stelle.Proprio della libertà di informazione, Giulietto Chiesa – già comunista, poi allontatosi dalla sinistra – aveva fatto una vera e propria ragione di vita. Che cosa direbbe, di fronte alla situazione di oggi? Si commenta da sola la decisione del governo grillino (unico, in questo, nei paesi occidentali) di istituire a Palazzo Chigi una sorta di Ministero della Verità, una super-commissione orwelliana incaricata di “bonificare” il web da tutte le notizie scomode per l’esecutivo, ovvero per i poteri sovranazionali per i quali lavora, in piena sintonia con le élite cinesi e franco-tedesche, incluse quelle (atlantiche) che hanno proposto prima Greta Thunberg e poi Bill Gates come nuovi eroi per un pianeta post-democratico, popolato da sudditi diligenti, sottomessi e conformati alla religione tecno-psicologica del politicamente corretto. Triste, la parabola dei 5 Stelle: hanno ferocemente tradito le loro promesse elettorali (tutte, dalla prima all’ultima), e per questo hanno visto più che dimezzarsi i loro voti, ma sono riusciti in una storica impresa: assestare un colpo mortale alla democrazia italiana. Lo hanno fatto prima sistemando a Palazzo Chigi l’oscuro Giuseppe Conte, allievo del più influente gruppo di potere vaticano, e ora privando gli elettori della possibilità di eleggere 345 parlamentari. Era il piano di Licio Gelli: l’ha realizzato Beppe Grillo, attraverso Luigi Di Maio.A sconfortare non è l’aspetto tecnico dell’esito referendario, che premia le richieste esplicite dei grandi poteri finanziari (far dimagrire i Parlamenti, indebolendo in tal modo le possibilità di opposizione). Se un giorno la democrazia italiana dovesse risorgere, il brutale taglio inflitto il 20-21 settembre 2020 potrebbe essere riparato, con un adeguato ridisegno delle istituzioni. Quello che scoraggia, piuttosto, è la cecità di moltissimi italiani: punendo la piccola casta rappresentata dai parlamentari, dotata di scarsissimi poteri, non si sono resi conto di aver fatto un favore immenso alla grande casta, quella che conta e che detta ai governi le sue condizioni. Peggio ancora: quasi tre italiani su quattro non hanno approfittato del voto – che era la prima vera occasione di espressione, loro concessa, dopo mesi di arresti domiciliari e poi di libertà vigilata – per pronunciare apertamente un “no” che arrivasse, forte e chiaro, alle orecchie di chi sta abusando di loro, dopo averli terrorizzati (anziché aiutati) di fronte all’epidemia del coronavirus. Deprime, questo harakiri collettivo. E non solo: la catastrofe referendaria non può che incoraggiare i manipolatori, che infatti già annunciano di voler procedere, a spron battuto, con la loro agenda.Si tratta di un’agenda che può apparire “infernale”, cioè sinistramente totalitaria, essendo fondata sull’eliminazione delle libertà residue: i prestanome al governo – Conte, Di Maio, Zingaretti – vorrebbero sottoporre la popolazione a un controllo asfissiante, tecno-sanitario, senza più veri diritti, dopo aver opportunamente causato una profonda depressione economica, destinata a tenere in ansia la maggior parte degli italiani, assillati da gravi problemi quotidiani di ordine pratico. A questo si è arrivati per gradi, alimentando a dismisura la paura del Covid. Come valutare altrimenti gli eventi che abbiamo alle spalle? Immagini-simbolo, quelle della parata dei camion militari carichi di bare. Il conteggio degli orrori è fuori controllo, dal divieto di eseguire autopsie all’emarginazione sistematica dei medici (italiani) che annunciavano di aver messo a punto efficaci terapie per ridurre il Covid a malattia “normale”, perfettamente curabile. Inutile ricorrere alle statistiche, come quelle ufficiali che ricordano come l’influenza stagionale del 2017 (per la quale non si adottò nessuna quarantena) abbia prodotto quasi lo stesso bilancio di vittime della cosiddetta pandemia del 2020, presentata come terrificante e invincibile. Non avendo più dati spaventosi da esibire – ricoveri, morti – oggi si agita il numero dei semplici contagiati, ossia persone in buona salute, prive di sintomi. E funziona.Per chi non l’avesse ancora capito, siamo in guerra. Non è neppure importante scoprire da cosa sia scaturito, il maledetto virus. E’ fondamentale, invece, comprendere come sia stato finora utilizzato in un’unica direzione: contro di noi, come avrebbe detto Giulietto Chiesa. Contro di noi, gente della strada, ieri sparavano i terroristi cosiddetti “islamici”: facevano crollare torri, falciavano passanti. Mai che cercassero di colpire obiettivi simbolici del potere, teoricamente loro nemico: nel mirino c’erano solo e sempre le persone comuni. Oggi, il Covid si presenta come un’occasione d’oro, irripetibile, per chiunque volesse mettere in atto un piano di dominio capace di radere al suolo l’idea stessa di democrazia. Come con il terrorismo, a stravincere è l’arma della paura: la sua efficienza è micidiale, perfettamente dosata attraverso il sistema del mainstream media. Nei suoi ultimi anni, Giulietto Chiesa reiterò spesso il medesimo allarme: una catastrofe sta per travolgerci. Pensava ai bankster, ai sicari economici, ai mandanti in doppiopetto dei terroristi, agli sciacalli della “guerra infinita”. Ora siamo alla palese sovragestione di un virus. La catastrofe fanto temuta è finalmente arrivata: non impugna un mitra, ma indossa un camice.Avremo ancora un democrazia? Avremo ancora libertà e diritti? Servirebbero parole chiare, dai politici. L’unico personaggio che si sia pronunciato in questi termini, in Europa, negli ultimi mesi, è stato Robert Kennedy Jr. nel suo memorabile discorso a Berlino. Il mondo libero guarda a Donald Trump e alle imminenti presidenziali americane. I nano-politici italiani, incluse le sedicenti opposizioni, si sono limitati all’orticello elettorale delle regionali. Il sistema-paese sta svanendo sotto i nostri occhi, e nessuno sembra disposto a fermarlo, il governo che «lavora col favore delle tenebre». Così, l’agenda avanza: l’incredibile Zingaretti, quello che ha fatto spendere alla Regione Lazio 14 milioni di euro per mascherine mai arrivate, e ora vorrebbe imporre ai laziali il Tso del vaccino antinfluenzale, oggi propone all’altro grande statista, Di Maio, di dare la mazzata decisiva all’Italia, a colpi di “riforme” come quella (scandalosa) appena convalidata dagli ignari votanti, impauriti e imbavagliati nelle inseparabili mascherine. A proposito: perché prendersela con Di Maio e Zingaretti, quando sono moltissimi cittadini a non chiedere di meglio che restare chiusi in casa, magari denunciando chi passeggia con il cane? E’ in corso una guerra mondiale, e il grosso della popolazione nemmeno se ne accorge. Ci si domanda da dove possa mai cominciare, la rianimazione di una democrazia ridotta così.«Aprite gli occhi: hanno dichiarato guerra, a tutti noi». In momenti come questo, si fa acuta la nostalgia per una voce che si è spenta lo scorso 26 aprile, quella di Giulietto Chiesa. Si poteva non essere d’accordo con lui su alcune cose, ma non era possibile non riconoscergli l’impegno civile, praticamente titanico, coraggiosamente profuso al prezzo della perdita di molti privilegi. La sua missione, spesso solitaria, era quella di chi dedica la propria vita ad avvertire i prigionieri della caverna, spiegando che – là fuori – c’è chi sta preparando il peggio: per tutti, nessuno escluso, compresi quelli che continuano a illudersi di essere al riparo, di fronte alla catastrofe incombente. Come i non molti intellettuali liberi di questo paese, anche Giulietto Chiesa aveva dato una chance ai grillini, evitando di demonizzarli, fin da quando sembravano vittime dell’insopportabile interdizione mediatica riservata agli outsider. Ed era poi stato sempre tra i primi, Giulietto, a capire di che pasta fosse veramente fatto, quel movimento: moltissimi giovani, animati dalle migliori intenzioni, ma (questa la loro colpa) disposti a tacere di fronte all’autoritarismo di Grillo & Casaleggio, all’imposizione “militare” del consenso interno, al divieto di dissenso. Che democrazia potrebbe mai costruire, un partito-caserma senza democrazia?
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Recovery-Conte: tutti prigionieri, via il cash e 5G dal cielo
«Abbiamo trovato e analizzato il documento che contiene le linee-guida del governo su come utilizzare i soldi del Recovery Fund», annuncia Massimo Mazzucco, su “Contro Tv“. Scopriamo così che i nostri stessi soldi verranno, fra le altre cose, utilizzati per «facilitare la transizione verso una cashless community» (cioè: abolizione del contante), e soprattutto per «potenziare i sistemi di video-sorveglianza sui cittadini». Non solo: i soldi in arrivo dall’Ue sarebbero impiegati per «mettere in orbita una costellazione di satelliti 5G» (senza alcuna garanzia per la nostra salute, aggiunge Mazzucco). Si va verso un regime di polizia sanitaria permanente: il Recovery verrebbe usato per «realizzare la schedatura sanitaria dei cittadini». L’esecutivo dell’ex “avvocato del popolo” intendere «studiare differenti stili di vita delle persone», e ovviamente «impostare politiche di prevenzione, quando la gente dovesse decidere di non seguirli». Il governo Conte propone inoltre di «potenziare il contrasto alle “fake news”» (ovvero, secondo Mazzucco, «regalare altri soldi ai delatori di regime»). E c’è anche un miliardo di euro per il Vaticano: «Noi abbiamo le scuole che crollano, però diamo un miliardo alla Chiesa per rimettere a posto le sue strutture».
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Trump è in pericolo: ha dichiarato guerra ai terroristi Covid
Ora cercheranno di far fuori fisicamente Donald Trump, come lasciano supporre i recenti attentati a cui sarebbe scampato. Motivo: il presidente americano è deciso a dichiarare guerra «al terrorismo del Covid», grande pretesto per instaurare una sorta di totalitarismo mondiale. Lo afferma Cesare Sacchetti, nel blog “La Cruna dell’Ago“. Trump, premette Sacchetti, sembra intenzionato a seguire la stessa strada intrapresa dal suo omologo russo, Vladimir Putin: la crisi da coronavirus sarà formalmente risolta attraverso lo sviluppo di un vaccino, ma non quello sotto l’egida dell’Oms, da cui gli Usa si sono ritirati. «E’ un altro duro colpo alla gestione sovranazionale dell’operazione coronavirus, che prima ancora di una diffusione del Covid aveva già tracciato il suo percorso nel club globalista di Davos lo scorso gennaio». Il vaccino come mezzo per giungere a un obbiettivo molto più grande: «Una società completamente ridisegnata a immagine e somiglianza della dittatura mondialista». Nemmeno il vaccino, secondo i loro piani, riporterà il mondo all’era pre-Covid: «Nell’idea dei poteri globali, nulla sarà più come prima. L’autoritarismo sanitario sarà il mezzo attraverso il quale arrivare ad un controllo ferreo e totale della popolazione mondiale».
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Ieri il terrorismo, oggi il virus. Stessa regia: la paura
A chiunque abbia vissuto gli attacchi dell’11 settembre 2001 e il fenomeno del cosiddetto Covid-19 del 2020, la memoria potrà servire a mettere in luce un inquietante parallelo tra i due eventi. Tuttavia, se questa memoria si fosse cancellata a causa di una dimenticanza o per colpa dei media mainstream che l’avevano scaricata nel buco della memoria, o se il ricordo non esistesse proprio, o magari la paura o la dissonanza cognitiva ne stessero bloccando la consapevolezza, vorrei sottolineare alcune somiglianze che potrebbero farci prendere in considerazione alcuni parallelismi e connessioni tra queste due operazioni. Il legame principale è che entrambi gli eventi hanno acuito la normale paura che gli esseri umani hanno della morte. Alla base di tutte le paure c’è quella della morte. Una paura che ha radici biologiche e culturali. A livello biologico, tutti reagiamo alla minaccia di morte con la lotta o con la fuga. Culturalmente, ci sono molti modi in cui questa paura può essere attenuata o esacerbata, intenzionalmente o no. Di solito, la cultura, tramite i suoi simboli e i suoi miti, serve ad alleviare la (potenzialmente traumatizzante) paura della morte. La religione è servita a lungo a questo scopo; ma quando la religione perde la presa sull’immaginazione umana, specialmente per quanto riguarda la fede nell’immortalità, come aveva sottolineato Orwell a metà degli anni Quaranta, quello che rimane è un vuoto enorme.Senza quella consolazione, la paura viene di solito esorcizzata con futili espedienti. Nel caso degli attacchi dell’11 settembre 2001 e dell’attuale operazione del coronavirus, la paura della morte è stata usata dalle élite del potere per controllare le popolazioni e portare avanti programmi pianificati da tempo. C’è un filo rosso che collega i due eventi. Entrambi gli eventi erano chiaramente stati previsti e pianificati. Nel caso dell’11 settembre 2001, come avevo argomentato in precedenza, era stato accuratamente predisposto in anticipo un controllo mentale di tipo linguistico, in modo da evocare la paura a livello profondo con l’uso di termini ripetuti, come Pearl Harbor, Homeland, Ground Zero, The Unthinkable e 11 Settembre. Ciascuno di essi, a sua volta, era servito ad aumentare drasticamente il livello di paura. Ognuno di questi termini derivava da riunioni, documenti, eventi, discorsi, tutti profondamente associati al concetto di paura. Questo linguaggio proveniva direttamente dal copione dello stregone capo, non da quello di un apprendista impazzito. E come David Ray Griffin (il principale esperto dell’11 Settembre, insieme ad altri), ha sottolineato in una dozzina di libri meticolosamente discussi e documentati, gli eventi di quel giorno dovevano essere stati attentamente pianificati in anticipo e le versioni ufficiali a posteriori possono essere descritte solo come “miracoli scientifici”, non come teorie scientifiche.Questi “miracoli” comprendono: enormi grattacieli in struttura in acciaio che, per la prima volta nella storia, crollano senza esplosivi o incendi a velocità di caduta libera, fra cui il Wtc-7 che non era nemmeno stato colpito da un aereo; un presunto pilota dirottatore, Hani Hanjour, che riusciva a malapena a far volare un Piper Cub, che avrebbe pilotato un enorme Boeing 757 in una manovra impossibile contro il Pentagono; i controlli di sicurezza in quattro aeroporti che erano venuti a mancare tutti nello nello stesso giorno e nello stesso momento; il fallimento delle sedici agenzie di intelligence statunitensi; l’incapacità dei controllori del traffico aereo, eccetera. L’elenco potrebbe continuare all’infinito. E tutto questo sarebbe stato pianificato da Osama bin Laden. È una favola. Poi abbiamo avuto i famosi attacchi con l’antrace legati all’11 Settembre. Graeme MacQueen, in “The Anthrax Deception” del 2001, mostra chiaramente che, anche qui, si era trattato di una cospirazione interna. Questi eventi pianificati avevano portato all’invasione dell’Afghanistan, al Patriot Act, al ritiro degli Stati Uniti dal Trattato Abm, all’invasione dell’Iraq, alla “guerra al terrore” ancora in corso. Non dimentichiamoci poi di tutti gli anni degli avvertimenti fraudolenti sui pericoli del terrorismo e l’ammonizione del governo a sigillare le finestre con il nastro adesivo per proteggerci da un massiccio attacco chimico e biologico.Arriviamo al 2020. Vorrei iniziare dal fondo, visto che gli avvertimenti contro il pericolo sono ancora freschi nelle nostre menti. Quando erano in corso i blocchi per il Covid-19, mentre le persone desideravano poter tornare ad una vita normale e uscire dalle loro gabbie, era successa una cosa divertente. Gli stessi avvertimenti di pericolo erano comparsi ovunque e nello stesso momento. Avevano mostrato il programma di un possibile allentamento dei controlli governativi da seguire, passo dopo passo, solo se le cose fossero andate secondo i piani. Dal rosso al giallo al verde. Accattivante. Rosso, arancio, giallo, blu, verde. Come per gli allarmi terroristici successivi all’11 settembre 2001. Il Massachusetts, dove vivo, è un cosiddetto Stato blu [a maggioranza democratica] e la sua tabella cromatica termina con il blu, non con il verde, con la fase 4 blu definita «la nuova normalità: lo sviluppo di vaccini e/o trattamenti che consentiranno la ripresa della ‘nuova normalità’». Formulazione interessante. Una frase da ritorno al futuro. Come per le ammonizioni del dopo 11 Settembre che ci invitavano a sigillare le finestre con il nastro adesivo, ora si consiglia a tutti di indossare la mascherina.È interessante notare come la 3M Company, un importante produtore di nastro adesivo, sia anche uno dei principali venditori mondiali di mascherine facciali. La società avrebbe dovuto produrre 50 milioni al mese di mascherine N95 entro giugno 2020 e dovrebbe arrivare 2 miliardi a livello globale entro il prossimo anno. Poi c’è il nastro 3M da mascheratura… ma questo è un argomento appiccicoso. Dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, c’era stato ripetutamente detto che il mondo era cambiato per sempre. Ora ci viene detto che, dopo il Covid-19, la vita non sarà più la stessa. Questa è la “nuova normalità,” mentre il mondo post 11 settembre e pre Covid 19 doveva essere stato la vecchia nuova normalità. Quindi tutto è diverso ma anche normale. Quindi, come afferma il sito web del governo del Massachusetts, nei giorni a venire potremmo essere in grado di avviarci verso «la ripresa della ‘nuova normalità’». Questa nuova vecchia normalità sarà senza dubbio una forma di transumanesimo tecno-fascista, messo in atto per il nostro stesso bene. Come nel caso dell’11 Settembre, ci sono numerose prove sul fatto che l’epidemia da coronavirus era stata prevista e pianificata; che la gente è stata vittima di una campagna di propaganda che ha fatto uso di un virus invisibile per indurci alla sottomissione e bloccare l’economia mondiale a favore delle élite globali.È un caso chiaro, come Peter Koenig dice a Michel Chossudovsky in una imperdibile intervista, non è una teoria del complotto ma un palese e concreto piano enunciato nel Rapporto Rockefeller 2010, nell‘Event 201 del 18 ottobre 2019 e, tra l’altro, nell’Agenda 21. Come gli amorfi terroristi e la guerra contro il “terrorismo” (che è una tattica e quindi non un qualcosa che si può combattere), un virus è invisibile, tranne quando i media lo presentano come un pallido mucchio di strane palline fluttuanti, che sono ovunque e da nessuna parte. Guardati le spalle, attento al viso, mascherati, lavati le mani, mantieni le distanze, non sai mai quando quelle puntute palline arancioni potrebbero infettarti. Come per l’11 Settembre, ogni volta che qualcuno mette in dubbio la narrativa ufficiale del Covid-19, le statistiche ufficiali, la validità dei test, l’efficacia delle mascherine, i poteri dietro il tanto decantato vaccino prossimo venturo e le orribili conseguenze dei lockdown che distruggono le economie, uccidono la gente, portano le persone alla disperazione e al suicidio, traumatizzano i bambini, mandano in bancarotta le piccole e medie imprese per arricchire i più ricchi, ecc., i media corporativi deridono i dissidenti alla stregua di pazzi della cospirazione che, così facendo, aiutano il virale nemico. Questo succede anche quando i dissidenti sono medici, scienziati e intellettuali molto rispettati, che vengono regolarmente bannati da Internet.Con l’11 Settembre, inizialmente c’erano stati molti meno dissidenti di quanti ce ne siano ora e quindi l’eliminazione delle opinioni discordanti non aveva avuto bisogno di una censura palese, che ora invece cresce di giorno in giorno. Questa censura interessa tutto Internet, rapidamente e subdolamente, lo stesso Internet che viene imposto a tutti come la nuova normalità secondo il Grande Reset Globale, la bugia digitale [di un futuro] in cui, come ha detto Anthony Fauci, nessuno dovrà più darsi la mano. Un mondo di immagini e di esseri umani astratti in cui, come Arthur Jensen dice a Howard Beal nel film “Network”, «tutte le necessità [saranno] soddisfatte, tutte le ansie tranquillizzate, tutta le noie rallegrate». Una distopia digitale che si sta avvicinando velocemente, come forse la fine di quel filo rosso che va dall’11 settembre ad oggi. Heidi Evens e Thomas Hackett avevano scritto sul “New York Daily News”: «Con l’illusione di sicurezza e di protezione di tutta la nazione ora in frantumi, gli americani iniziano il lento e irregolare processo di guarigione da un trauma che sembra profondamente e crudelmente personale … che lascia i cittadini di tutto il paese con la spaventosa consapevolezza della loro vulnerabilità». L’avevano scritto il 12 settembre 2001.(Edward Curtin, “Dal terrorismo al virus, la distopia avanza”, dal blog di Curtin del 7 settembre 2020; articolo scelto e tradotto da Markus per “Come Don Chisciotte”. Autore di svariati saggi scientifici e divulgativi, il professor Curtin insegna sociologia al Massachusetts College of Liberal Arts).A chiunque abbia vissuto gli attacchi dell’11 settembre 2001 e il fenomeno del cosiddetto Covid-19 del 2020, la memoria potrà servire a mettere in luce un inquietante parallelo tra i due eventi. Tuttavia, se questa memoria si fosse cancellata a causa di una dimenticanza o per colpa dei media mainstream che l’avevano scaricata nel buco della memoria, o se il ricordo non esistesse proprio, o magari la paura o la dissonanza cognitiva ne stessero bloccando la consapevolezza, vorrei sottolineare alcune somiglianze che potrebbero farci prendere in considerazione alcuni parallelismi e connessioni tra queste due operazioni. Il legame principale è che entrambi gli eventi hanno acuito la normale paura che gli esseri umani hanno della morte. Alla base di tutte le paure c’è quella della morte. Una paura che ha radici biologiche e culturali. A livello biologico, tutti reagiamo alla minaccia di morte con la lotta o con la fuga. Culturalmente, ci sono molti modi in cui questa paura può essere attenuata o esacerbata, intenzionalmente o no. Di solito, la cultura, tramite i suoi simboli e i suoi miti, serve ad alleviare la (potenzialmente traumatizzante) paura della morte. La religione è servita a lungo a questo scopo; ma quando la religione perde la presa sull’immaginazione umana, specialmente per quanto riguarda la fede nell’immortalità, come aveva sottolineato Orwell a metà degli anni Quaranta, quello che rimane è un vuoto enorme.
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Mes e Recovery, la trappola per svenderci a Parigi e Berlino
«Ci si balocca se accettare o no il Mes, mentre l’industria manifatturiera crolla». L’economista Giulio Sapelli lancia l’allarme: è a rischio il sistema industriale italiano, fondato sulle piccole e medie imprese. Si salvano solo i big (pochissimi) e i comparti alimentare e farmaceutico: tutto il resto sta per collassare, dopo la catastrofe del lockdown. Sul “Sussidiario”, Sapelli cita la recente uscita – sullo stesso newsmagazine – di Domenico Lombardi, già consulente economico del Fmi, che segnala l’enorme budget oggi a disposizione della Tesoreria italiana: 98 miliardi di euro (frutto dell’acquisto massiccio di titoli di Stato, da parte della Bce presieduta da Christine Lagarde). «E allora la risposta del perché si faccia questo rito da avanspettacolo del Mes è tutta nel gioco di specchi in cui si è ormai trasformata la politica italiana ed europea», scrive Sapelli. «Si ripete insistentemente, nelle cancellerie europee e nelle ambasciate, che è da tempo iniziato un pressing sulla mucillaggine peristaltica governativa». Che tipo di pressing? Si vuole che l’Italia «giunga a essere ben disposta a cedere, a talune imprese francesi e tedesche (modello Fca-Psa), assets essenziali di ciò che rimane delle sue imprese di eccellenza medio-grandi».Tutto questo, «per compensare i grand commis de l’État d’oltralpe di aver appoggiato la nostra diplomazia in Europa» nelle trattative sul Recovery Fund. «Appoggio di cui non vi era nessun bisogno – scrive Sapelli – se non quello artatamente creato dalle molecole in movimento nella mucillaggine», molecole debitamente «eterodirette». Per Sapelli, finalmente «si disvela l’arcano»: per realizzarsi pienamente, aggiunge l’economista, la concentrazione capitalistica «dovrebbe integrare in forma subalterna, ossia tipica del capitalismo estrattivo (in questo caso di marca tedesca e francese) segmenti del capitalismo italiano». Attenzione: questo dominio capitalistico-coloniale «i francesi lo sperimentano ancora su larga scala in Africa, usando soprattutto la forza militare», mentre la Germania – priva di un esercito temibile – deve ricorrere a «forme di pressione che sono rese esplicite (e non volute) nel caso Navalny, ossia attraverso un lavorio di intelligence, contro-informazione e indebolimento degli Stati in cui sono localizzate le imprese da “estrarre”, sino a giungere alla corruzione su larga scala, come fu evidente già con il Dieselgate e ora con il caso Wirecard».Sapelli allude all’impresa di pagamenti che è stata prossima ad acquistare Deutsche Bank e che è al centro di uno scandalo finanziario di immani proporzioni, e il cui amministratore delegato «si è rifugiato o in Bielorussia o in Russia, protetto dai servizi segreti tedeschi e russi». Tornando all’Italia, «si capisce bene che ricevere i fondi a prestito del Mes o non riceverli diviene – in questa situazione – solo una sorta di scelta politica, perché di essi non vi è assolutamente nessuna necessità finanziaria». Il guaio? Al governo Conte, e ai partiti che lo sostengono, manca «una linea strategica riformista e produttivista rispetto all’Italia e all’Europa». E così, «la maggioranza mette in scena un dilemma che in realtà potrebbe non esistere: dilaniarsi tra lo scegliere se stare con i populisti di destra o con quelli di sinistra». Si tratta quindi di decidere se vogliamo «cadere nelle mani dei fanatici dell’ierocrazia europeista», oppure «nelle mani di coloro che sono contro l’Europa tout court, secondo i modelli della destra sociale più classica, spesso neonazista, antisemita e in ogni caso tipica di quello che intere biblioteche hanno classificato come “anticapitalismo di destra”».La vera tragedia, conclude Sapelli, è rappresentata dall’inconsistenza politica italiana: in pratica, siamo «una maionese», ma «senza chef». In giro si cono soltanto «cucine da campo improvvisate», ma purtroppo «inamovibili». E nessuno, nella “cucina da campo”, segue la vera questione. E cioè: «I fondi europei che giungeranno sono meno di quelli che si potrebbero raccogliere lanciando un prestito nazionale a lunga scadenza». Allora, ragiona Sapelli, «sarà inevitabile essere sottoposti in Italia alle procedure di controllo della Commissione Europea». Fatale corollario: la «conseguente imposizione delle controriforme fiscali e pensionistiche», cioè le misure ammazza-Italia che si riterranno più idonee «per procedere a quella centralizzazione capitalistica a cui si lavora alacremente, come si è detto, dietro quegli specchi che accecano elettori ed eletti, in par condicio», mentre il paese – cui si propone “l’avanspettacolo” del Mes – si accinge a votare stancamente per le regionali e per il referendum contro il Parlamento, in una situazione in cui il conto alla rovescia annunciato da Bankitalia – nei guai una famiglia su tre – è confermato dalle statistiche che indicano in zona pericolo non meno di 90.000 piccole imprese. E il governo – che ha in cassa quasi 100 miliardi di euro – anziché usare quelli, si prepara a cadere nella trappola del Mes?«Ci si balocca se accettare o no il Mes, mentre l’industria manifatturiera crolla». L’economista Giulio Sapelli lancia l’allarme: è a rischio il sistema industriale italiano, fondato sulle piccole e medie imprese. Si salvano solo i big (pochissimi) e i comparti alimentare e farmaceutico: tutto il resto sta per collassare, dopo la catastrofe del lockdown. Sul “Sussidiario“, Sapelli cita la recente uscita – sullo stesso newsmagazine – di Domenico Lombardi, già consulente economico del Fmi, che segnala l’enorme budget oggi a disposizione della Tesoreria italiana: 98 miliardi di euro (frutto dell’acquisto massiccio di titoli di Stato, da parte della Bce presieduta da Christine Lagarde). «E allora la risposta del perché si faccia questo rito da avanspettacolo del Mes è tutta nel gioco di specchi in cui si è ormai trasformata la politica italiana ed europea», scrive Sapelli. «Si ripete insistentemente, nelle cancellerie europee e nelle ambasciate, che è da tempo iniziato un pressing sulla mucillaggine peristaltica governativa». Che tipo di pressing? Si vuole che l’Italia «giunga a essere ben disposta a cedere, a talune imprese francesi e tedesche (modello Fca-Psa), assets essenziali di ciò che rimane delle sue imprese di eccellenza medio-grandi».
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Giorgio Bocca, partigiano: ma nel fascismo c’era del buono
La cultura italiana si è resa conto che la storia del fascismo, così come è stata scritta dagli antifascisti in questi anni, è storia da rivedere. È una storia che io chiamerei di famiglia. Il più grave errore mi sembra quello di aver raccontato la storia del fascismo come la storia di un movimento autoritario, violento… Ma la realtà del fascismo nascente è tutt’altra: il fascismo è un movimento violento e autoritario che reagisce a un’altra minoranza, altrettanto violenta e autoritaria, come quella socialcomunista. Tra socialismo e fascismo c’è una matrice culturale comune, ci sono delle illusioni comuni: che gli uomini possano essere cambiati in breve spazio di tempo. Nel 1936, all’epoca dell’impero, credo che il 90% degli italiani approvasse quello che rappresentava anche il loro sogno. Il consenso ci fu per tutto il periodo, diciamo così riformistico del fascismo, fino al patto con la Germania. Gli intellettuali italiani, secondo la loro tradizione millenaria, passarono subito al servizio del fascismo. Si sa che i professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo furono tre e non di più (in realtà erano 11 e diventarono 12, ndr). Tutti gli altri si misero dalla parte del fascismo che verso di loro, in verità, a differenza di altri regimi totalitari, fu piuttosto morbido.Il fascismo si differenziò proprio nell’essere largo nel lasciare autonomia alle scienze e alle arti. C’era una posizione abbastanza permissiva da parte del fascismo. Mussolini in campo culturale è stato un grandissimo giornalista e un politico professionale del suo tempo…come Gramsci, Togliatti, Nenni. Rispetto agli altri dittatori totalitari Mussolini era un uomo di mondo, aveva letto i libri giusti, aveva dei rapporti corretti con la cultura, mentre Hitler e Stalin non li avevano. Al di fuori del giornalismo non ha mai preso un soldo dallo Stato. Per il delitto Matteotti non credo che si possa parlare di mandante diretto, credo che sia stato interpretato in modo estensivo un suo scatto di malumore… Mussolini diede in escandescenza contro di lui ma senza mai dire “uccidetelo”. La politica sociale del fascismo fu nei primi anni una politica riformista normale, furono introdotte alcune leggi che facilitavano l’agricoltura, mettevano un primo ordine nei luoghi di lavoro; assicuravano con l’Iri un industrialismo assistito, una rinuncia al capitalismo feroce. Eravamo un paese arretrato, con una classe imprenditoriale anch’essa arretrata, e ad un certo punto fu giocoforza fare un’economia protezionista.Il fascismo, nato come regime di massa, fece partecipare alla vita politica un numero maggiore di persone. I ceti medi, infatti, che nel regime liberale non avevano contato, sotto il fascismo, pur nei modi e nei limiti previsti, partecipavano alla vita politica. Non è esistito un razzismo degli italiani diverso dal razzismo di tipo coloniale… era politica di dominio, non di sterminio. Il popolo italiano le leggi razziali non le ha sentite per niente; l’adozione delle leggi razziali per adeguarsi alla Germania nazista furono una prova di subalternità rispetto alla Germania. In tutto il fascismo fino al 1935, non c’è la minima traccia di razzismo antisemita. Le affinità tra nazismo e fascismo sono pochissime e sono affinità di metodo: sono due regimi di massa, a partito unico, autoritari; ma le differenze sono molto più grandi delle somiglianze. Veramente fra fascismo e nazismo non c’è alcuna parentela. La concezione della razza resta fondamentale per differenziare il fascismo dal nazismo. Il Mussolini dell’ultimo periodo è stato un Mussolini con le mani legate, indubbiamente. Io credo che il motivo dominante dell’alleanza con la Germania sia stata la paura.(Giorgio Bocca, dichiarazioni sul fascismo estratte dal volume collettivo “Il fascismo ieri e oggi”, a cura di Enzo Palmesano, pubblicato nel 1985 dall’editore Ciarrapico. La sintesi, che rivela il revisionismo storico del grande giornalista, già comandante partigiano, è stata riproposta da Marcello Veneziani su “La Verità” il 26 agosto 2020. Riguardo all’omicidio Matteotti, Bocca coglie nel segno: il mandante non fu Mussolini, ma il Re. Lo scrive Gianfranco Carpeoro, nel saggio “Il compasso, il fascio e la mitra”, uscito nel 2017 per UnoEditori. La ricostruzione di Carpeoro si basa su documenti riservati della massoneria: Matteotti fu assassinato dai killer reclutati da Filippo Naldi, vicino a Casa Savoia, perché a Londra il leader socialista aveva scoperto che Vittorio Emanuele III era il grande beneficiario dell’accordo stipulato con la Standard Oil dei Rockefeller, cui era stata concessa l’esclusiva per le forniture di petrolio all’Italia).La cultura italiana si è resa conto che la storia del fascismo, così come è stata scritta dagli antifascisti in questi anni, è storia da rivedere. È una storia che io chiamerei di famiglia. Il più grave errore mi sembra quello di aver raccontato la storia del fascismo come la storia di un movimento autoritario, violento… Ma la realtà del fascismo nascente è tutt’altra: il fascismo è un movimento violento e autoritario che reagisce a un’altra minoranza, altrettanto violenta e autoritaria, come quella socialcomunista. Tra socialismo e fascismo c’è una matrice culturale comune, ci sono delle illusioni comuni: che gli uomini possano essere cambiati in breve spazio di tempo. Nel 1936, all’epoca dell’impero, credo che il 90% degli italiani approvasse quello che rappresentava anche il loro sogno. Il consenso ci fu per tutto il periodo, diciamo così riformistico del fascismo, fino al patto con la Germania. Gli intellettuali italiani, secondo la loro tradizione millenaria, passarono subito al servizio del fascismo. Si sa che i professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo furono tre e non di più (in realtà erano 11 e diventarono 12, ndr). Tutti gli altri si misero dalla parte del fascismo che verso di loro, in verità, a differenza di altri regimi totalitari, fu piuttosto morbido.
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Atzmon: noi pecore, agli ordini della non-scienza del Covid
«Non sono Trump o l’Fbi che hanno cancellato i sette milioni di post su Facebook che dissentivano con la narrativa ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non sono stati i Tories o Boris Johnson a far sparire da YouTube migliaia di video importanti. È stata l’opera di gigantesche società tecnologiche che operano tutte di comune accordo per mettere a tacere le opinioni dissenzienti». Ci voluti solo pochi giorni dall’inizio della pandemia di Covid-19 per rendersi conto che dissentire dalla narrativa ufficiale sul coronavirus suscitava simili, drastiche risposte. Lo afferma Gilad Aztmon, jazzista e intellettuale di origine ebraica, spesso in polemica con gli eccessi anti-palestinesi del sionismo israeliano. Il risultato della censura, dice Atzmon, è stato devastante: a sei mesi dall’inizio della “crisi” sappiamo ancora molto poco del virus, e in ogni caso la prima vittima è prpprio la scienza, vista la scomparsa dell’ethos scientifico e culturale occidentale. «Tremila anni di tradizione occidentale sono stati sostituiti da una cultura di tipo mercantile che falsifica l’mmagine del pensiero scientifico». Invece di chiedersi cos’è che mette in pericolo alcuni segmenti della popolazione, scrive Atzmon, «le nostre istituzioni sanitarie e le nostre aziende sono interessate ad un unico problema: come poter trasformare il Covid-19 in una macchina da soldi».A dare spettacolo non sono gli scienziati, che dovrebbero confronarsi liberamente sul virus, ma sono le start-up, che «competono tra loro in una disperata gara per i vaccini», mentre esplodono le quotazioni di Wall Street. «Davanti ai nostri occhi, Amazon estende il suo monopolio globale, mentre i rivenditori più piccoli cadono come mosche e, durante questo periodo, le aziende tecnologiche ci hanno mostrato la loro vera natura e il loro vero scopo».La verità è innegabile, scrive Atzmon: «Google non è un motore di ricerca, è un apparato di indottrinamento orwelliano, il suo fratello maggiore, 2020». Facebook e Twitter? «Non sono social network, in realtà sono filtri anti-sociali». Di fatto, «bloccano ciò che non vi è permesso dire o pensare, ma che sicuramente stavate iniziando a capire». Eppure, osserva l’analista, non è una novità: i prodromi di questo cambiamento autoritario erano già stati intuiti da molti, a cominciare da Orwell. E non solo: «Alcuni decenni fa, il contesto di questa svolta draconiana era stato probabilmente definito meglio da due grandi filosofi, l’austriaco Otto Weininger e il tedesco Martin Heidegger». Già all’inizio del XX secolo, il Weininger si era reso conto che la scienza medica stava perdendo la visione olistica del corpo umano, inteso come organismo, e stava iniziando a considerarlo «una mera collezione di organi».Weininger – scrive Atzmon – aveva intuito che la scienza medica era destinata a trasformarsi «in una questione di farmaci, una semplice somministrazione di sostanze chimiche». Ebreo di nascita, nel suo libro “Sesso e carattere”, Weininger «aveva lanciato un attacco senza precedenti alla cultura ebraica e alla sua influenza sulla scienza medica e sul pensiero scientifico in generale». L’attuale svolta della scienza medica, ha scritto Weininger nel 1903, è in gran parte dovuta «all’influenza degli ebrei, che in gran numero hanno abbracciato la professione medica». Ancora: «Dovremmo abbandonare questa scienza giudaica e ritornare ai più nobili concetti di Copernico e Galileo, Keplero ed Eulero, Newton e Linneo, Lamarck e Faraday, Sprengel e Cuvier. I liberi pensatori di oggi, senz’anima e non credenti nell’anima, sono incapaci di colmare il vuoto lasciato da questi grandi uomini e di rendersi umilmente conto dell’esistenza di segreti intrinseci nella natura». Secondo Atzmon, l’ebreoWeininger «voleva solo che la scienza si emancipasse da un paradigma materialista emergente. E il suo genio, per quanto controverso, è stato quasi completamente eradicato da coloro che controllano il nostro discorso pubblico.Mezzo secolo dopo “Sesso e carattere” di Weininger, fu diffiso il testo della conferenza “Il problema riguardante la tecnologia”, tenuta da Heidegger nel 1954. Tra i due eventi culturali, ricorsda Atzmon, il mondo aveva visto visto due guerre mondiali e la bomba atomica, una rivoluzione comunista, e il grandioso sviluppo inustriale. «Heidegger considerava la tecnologia principalmente come una modalità di rivelazione: attraverso la tecnologia, le cose si svelano a noi fino al punto in cui impariamo a conoscere il mondo che ci circonda, ma anche il nostro ruolo, il nostro significato, i nostri limiti e il nostro destino nel mondo». La tecnologia, in quanto tale, ha creato il mondo in cui viviamo e ci fornisce una finestra sul significato dell’essere. «Ma la tecnologia moderna, secondo Heidegger, ha introdotto un cambiamento nella dualità tra uomo e universo: piuttosto che rivelarci e svelarci il mondo, la tecnologia si è trasformata in una modalità di sfruttamento che rende il mondo in qualche modo inaccessibile a noi». A causa della tecnologia, osservava Heidegger, «tutte le distanze nel tempo e nello spazio si stanno riducendo», eppure questo «non porta ad alcuna vicinanza, perché la vicinanza non consiste in una ridotta quantità di distanza».Nonostante i rapidi progressi tecnologici, noi non siamo in grado di sperimentarla, questa “vicinanza” (figuriamoci poi di comprenderla). Invece di una graduale comprensione di come gli oggetti si manifestano a noi come tecnologici, li vediamo e li trattiamo come ciò che Heidegger definiva una “riserva permanente”, oggetti da tenere in magazzino o da esporre in una mostra. «Il mondo sta diventando una raccolta di oggetti tecnologici, gadget, pezzi di inventario da ordinare, catalogare, consumare, digerire, caricare, trasmettere in streaming, assemblare e smontare». E così, scrive Atzmon, «trattiamo anche le capacità e le malattie umane come se fossero solo dei mezzi per procedure tecnologiche e strumenti di produzione». Vale anche per il Covid-19, e qualunque altra apparente minaccia per la salute. «Anche prima che potessimo renderci conto di cosa fosse, il Covid-19 era già stato ridotto ad una risorsa tecnologica, ad una “riserva permanente” heideggeriana. Che si tratti del dibattito sulle mascherine, sulle vaccinazioni future o sui ventilatori, il Covid-19, oltre che un rischio per la salute, è diventato anche una “macchina da soldi”».Di fatto, «siamo ben lontani dall’ethos ateniese occidentale che sottoscrive il pluralismo, l’apertura e – cosa più importante – una ricerca incessante (e aperta) della verità, attraverso la saggezza». La verità, insiste Gilad Atzmon, è che «siamo lieti di avere paura, e accettiamo di farci terrorizzare da sempre nuovi scenari apocalittici», seguendo docilmente «chi ci spoglia dei nostri diritti più elementari». Così, «accettiamo la soppressione del libero pensiero fino a nuovo ordine, e preferiamo seguire leggi, regolamenti e “mitzvoth”» (cioè comandamenti, come quelli impartiti da Yahwè al popolo biblico). «In un mondo del genere – conclude Atzmon – Heidegger e Weininger sono nemici pubblici». E così Orwell, la cui sinistra profezia «non farà parte ancora per molto del programma scolastico occidentale». In sostanza, «il Covid-19 ci ha rivelato che non siamo poi così liberi come avremmo potuto credere». L’unica domanda che ci rimane, conclude Atzmon, è drammatica: come persone, potremo risorgere? E se mai, quando?(Gilad Atzmon, “Covid-19 e tecnologia”, dal blog di Atzmon del 29 agosto 2020; post tradotto e ripreso da “Come Don Chisciotte”).«Non sono Trump o l’Fbi che hanno cancellato i sette milioni di post su Facebook che dissentivano con la narrativa ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non sono stati i Tories o Boris Johnson a far sparire da YouTube migliaia di video importanti. È stata l’opera di gigantesche società tecnologiche che operano tutte di comune accordo per mettere a tacere le opinioni dissenzienti». Ci voluti solo pochi giorni dall’inizio della pandemia di Covid-19 per rendersi conto che dissentire dalla narrativa ufficiale sul coronavirus suscitava simili, drastiche risposte. Lo afferma Gilad Aztmon, jazzista e intellettuale di origine ebraica, spesso in polemica con gli eccessi anti-palestinesi del sionismo israeliano. Il risultato della censura, dice Atzmon, è stato devastante: a sei mesi dall’inizio della “crisi” sappiamo ancora molto poco del virus, e in ogni caso la prima vittima è prpprio la scienza, vista la scomparsa dell’ethos scientifico e culturale occidentale. «Tremila anni di tradizione occidentale sono stati sostituiti da una cultura di tipo mercantile che falsifica l’mmagine del pensiero scientifico». Invece di chiedersi cos’è che mette in pericolo alcuni segmenti della popolazione, scrive Atzmon, «le nostre istituzioni sanitarie e le nostre aziende sono interessate ad un unico problema: come poter trasformare il Covid-19 in una macchina da soldi».
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Enrico Ruggeri: l’emergenza Covid sfruttata per tenerci zitti
Ho vissuto con difficoltà questo momento, nel quale una società che si vuole vedere e raccontare come evoluta, ha deciso di barattare la libertà con la salute, o, peggio, con una rassicurante idea di salute. Giuro di dire la verità: anche se mi trovassi in punto di morte per Covid-19 sarei disposto a ripetere quanto sto per dire. Ho più volte rischiato la vita, negli anni, e sono sempre rimasto lucido, come lo sono ora: credo che l’uomo sia per sua natura propenso a ricercare la libertà. Altrimenti saremmo come lo scarafaggio della “Metamorfosi” di Kafka, un essere che pensava di colpo solo a mangiare e a salvarsi, pronto a nascondersi nel caso si accendesse la luce nella stanza. Noi non siamo fatti così: siamo uomini. E nello specifico io sono un artista, e l’idea di arte che ho non è certo quella di dover cercare il consenso per il consenso, tanto più se a repentaglio c’è l’idea stessa di libertà. Lo slogan #IoRestoACasa? I dittatori hanno sempre imposto regole, anche assurde, che negavano ogni fondamento di libertà, sempre spacciandole come decisioni fatte per il bene del popolo. Neanche Stalin ha mai detto che faceva quel che faceva per cattiveria o tirannia, ma per amore del popolo russo.In questo, credo, ci siamo trovati di colpo a vivere in una condizione dittatoriale, seppur una dittatura che non è passata per un esercito ma attraverso una comunicazione di tipo vagamente terroristico. Ci mettevano paura e poi ci offrivano la scappatoia per salvarci, rinunciare alla nostra libertà, appunto. Intendiamoci: non voglio mica dire che qualcuno, magari i dieci potenti della Terra di cui cantavamo nella canzone “L’Anticristo” dei Decibel, da qualche parte ha deciso tutto questo. È successo, c’è stata un’emergenza, ma mi sembra evidente che l’emergenza è stata abbondantemente sfruttata a livello globale da chi ci guida e ci comanda per tenerci sotto, buoni e zitti. E gli artisti, in questo, si sono ancora una volta dimostrati tutti molto impauriti e pronti a seguire la scia: ce ne fosse stato uno che, a rischio di prendersi critiche, si sia esposto. Guarda, alzo il tiro: dopo aver citato Stalin vado oltre. Pensiamo ai partigiani, quelli per ricordare i quali, il 25 aprile, in tanti hanno cantato “Bella Ciao” dal balcone, perché durante il lockdown usava così: pensate che quei giovani sarebbero andati sui monti a rischiare di morire, in alcuni casi proprio a morire se avessero messo la loro salvaguardia, la loro salute, prima del valore sacro della libertà?Io non sono esperto di virus, quindi non ambisco a poter dire la mia riguardo la pandemia né riguardo la gestione medica della pandemia, anche se da quel che sta emergendo è chiaro che si sono fatti tanti passi falsi, errori anche molto gravi; ma mi sembra evidente che il coronavirus sia stato preso come una palla al balzo per tenerci ulteriormente sotto, più di quanto già non si facesse in precedenza. Se affacciandoti alla finestra, durante il lockdown, ti è capitato di vedere un’ambulanza a sirene spiegate che procede con calma a quaranta all’ora in una strada deserta, magari, il dubbio che ci sia una volontà di terrorizzarci c’è. Non sono in grado di dire chi ha deciso che tutto ciò dovesse accadere: parlo del tenerci tutti sotto, zitti, ma che sia accaduto mi sembra evidente. Se poi pensate che, in tutto questo, gli unici ambiti rimasti ancora al palo (dopo le discoteche piene, la movida, le spiagge disposte esattamente come l’anno scorso e quello prima ancora) sono l’istruzione e la cultura. lo spettacolo, qualche domanda devi per forza fartela.Perché i miei colleghi se ne stanno tutti zitti? Perché non c’è una presa di coscienza comune di quel che sta accadendo e di come questa situazione potrebbe davvero portare all’implosione di tutta la filiera? È così da tempo, diciamo da quando esistono i social. Sono tutti conformi, omologati: hanno paura di dire la propria perché altrimenti perdono followers, ricevono critiche pubbliche, rendono esiguo il proprio pubblico. E dire che l’arte dovrebbe essere per sua natura sovversiva, porre domande – volendo, dovrebbe essere anche oltraggiosa. Sono anni che veniamo visti, e di conseguenza trattati, con accondiscendenza, come si potrebbe parlare di un bambino, di un animale da compagnia. Nessuno ha provato mai a fare qualcosa per tutelare il nostro mondo prima, figuriamoci se ha senso farlo ora, che tutto sta crollando a pezzi. Solo che a vedere quelle fotografie, le discoteche piene zeppe di persone, le spiagge dove si fatica a trovare la sabbia tanta è la gente che ci sta, viene da chiedersi davvero se il tenerci tutti zitti, anche quelli che comunque direbbero qualcosa di rassicurante e assolutamente integrato, non sia parte di un discorso più ampio nel quale, ahinoi, non siamo altro che contorno.(Enrico Ruggeri, dichiarazioni rilasciate a Michele Monina per l’intervista “L’emergenza Coronavirus sfruttata da chi comanda per tenerci zitti”, pubblicata da “Tpi” il 20 luglio 2020).Ho vissuto con difficoltà questo momento, nel quale una società che si vuole vedere e raccontare come evoluta, ha deciso di barattare la libertà con la salute, o, peggio, con una rassicurante idea di salute. Giuro di dire la verità: anche se mi trovassi in punto di morte per Covid-19 sarei disposto a ripetere quanto sto per dire. Ho più volte rischiato la vita, negli anni, e sono sempre rimasto lucido, come lo sono ora: credo che l’uomo sia per sua natura propenso a ricercare la libertà. Altrimenti saremmo come lo scarafaggio della “Metamorfosi” di Kafka, un essere che pensava di colpo solo a mangiare e a salvarsi, pronto a nascondersi nel caso si accendesse la luce nella stanza. Noi non siamo fatti così: siamo uomini. E nello specifico io sono un artista, e l’idea di arte che ho non è certo quella di dover cercare il consenso per il consenso, tanto più se a repentaglio c’è l’idea stessa di libertà. Lo slogan #IoRestoACasa? I dittatori hanno sempre imposto regole, anche assurde, che negavano ogni fondamento di libertà, sempre spacciandole come decisioni fatte per il bene del popolo. Neanche Stalin ha mai detto che faceva quel che faceva per cattiveria o tirannia, ma per amore del popolo russo.
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Abolire la normalità: il futuro mostruoso che ci imporranno
Sono fermamente convinto che si possa delineare uno scenario grosso modo analogo a quello seguente: gli amministratori del nuovo ordine terapeuticamente corretto non smetteranno di tormentarci fintantoché la nuova normalità non sarà stata introiettata e accettata dai più come naturale. La vecchia normalità sarà obliata, rimossa. Quasi come non fosse mai esistita. Nel nuovo ordine terapeuticamente corretto che stanno forgiando con zelo giorno dopo giorno mediante pratiche fra il grottesco e il terroristico, si porteranno sempre e comunque le mascherine. Il ceto medio sarà stato annientato, le aziende e le botteghe chiuse per sempre, i lavoratori licenziati. Anziché cittadini con diritti e doveri, vi saranno solo plebi private di tutto, analoghe per stile di vita ai migranti, cioè il nuovo modus che il capitale dominante te ha scelto come modello antropologico ed esistenziale. È solo per questo che finge di amarli: per estendere e generalizzare il nuovo modus vivendi all’intera popolazione mondiale. Queste nuove plebi condannate alla miseria saranno private di tutto e rigorosamente distanziate dai villini dei patrizi.Il fondamento socio-economico del nuovo capitalismo terapeutico sarà un collettivismo oligarchico, per dirla con Orwell. Avremo da un lato masse di disperati a cui avranno portato via tutto, costrette a vivere nel distanziamento e rinchiuse in casa. Dall’altro avremo élite milionarie senza mascherina, in ville spaziose e fortificate, tranquille perché le plebi saranno state finalmente messe nelle condizioni di non nuocere più un alcun modo al nuovo spietato ordine. Sarà la società più rigorosamente asimmetrica dell’intera storia umana. Appariranno addirittura democratiche e piene di diritti forme del passato: l’antico Egitto con i faraoni e gli schiavi che trascinavano i blocchi potrà addirittura apparire meno disumano rispetto al nuovo collettivismo oligarchico che prende forma sotto i nostri occhi ogni giorno. In nome della lotta al virus occorre rinunziare a tutto, è questo il teorema fondativo del nuovo capitalismo terapeutico. È in nome di questo teorema che ci hanno già portato via la vecchia normalità, rubricata ormai come qualcosa di passato, di superato. È con la nuova normalità che bisogna fare i conti. Qui bisogna apprendere a esistere.(Diego Fusaro, “Il terribile futuro che stanno architettando sarà spietato: il prossimo passo è cancellare per sempre la normalità”, da “Radio Radio” del 25 agosto 2020. Filosofo, saggista e opinionista, Fusaro è il fondatore del movimento Vox Italia, di orientamento sovranista. Si considera «allievo indipendente» di pensatori come Hegel e Marx, mentre tra gli italiani predilige Antonio Gramsci e Giovanni Gentile. Nelle sue pubblicazioni ha trattato del pensiero di Marx nell’ottica dell’idealismo tedesco, accostando alla critica del sistema capitalistico elementi tratti dalla tradizione “comunitarista” teorizzata dal filosofo italiano Costanzo Preve).Sono fermamente convinto che si possa delineare uno scenario grosso modo analogo a quello seguente: gli amministratori del nuovo ordine terapeuticamente corretto non smetteranno di tormentarci fintantoché la nuova normalità non sarà stata introiettata e accettata dai più come naturale. La vecchia normalità sarà obliata, rimossa. Quasi come non fosse mai esistita. Nel nuovo ordine terapeuticamente corretto che stanno forgiando con zelo giorno dopo giorno mediante pratiche fra il grottesco e il terroristico, si porteranno sempre e comunque le mascherine. Il ceto medio sarà stato annientato, le aziende e le botteghe chiuse per sempre, i lavoratori licenziati. Anziché cittadini con diritti e doveri, vi saranno solo plebi private di tutto, analoghe per stile di vita ai migranti, cioè il nuovo modus che il capitale dominante te ha scelto come modello antropologico ed esistenziale. È solo per questo che finge di amarli: per estendere e generalizzare il nuovo modus vivendi all’intera popolazione mondiale. Queste nuove plebi condannate alla miseria saranno private di tutto e rigorosamente distanziate dai villini dei patrizi.
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Australia: isoliamo i bambini, anche strappandoli ai genitori
Le autorità australiane si sono date il potere di chiedere alla polizia di allontanare i bambini dalla custodia dei loro genitori al fine di garantire il rispetto delle norme sul coronavirus. L’Allegato 2 del “Covid-19 Emergency Response Act 2020″ modifica l’Emergency Response Act 2004 per creare nuovi poteri durante le “emergenze dichiarate”. La sezione 25 della legge afferma quanto segue: «Un funzionario autorizzato può, allo scopo di garantire il rispetto di qualsiasi direzione in quella sezione, rimuovere un bambino da qualsiasi locale, luogo, veicolo o nave in un luogo di residenza del bambino o in un ospedale o in una struttura di quarantena, come ritiene opportuno il funzionario autorizzato (e può, nel farlo, usare la forza ragionevolmente necessaria)». Bambino è definito come chiunque abbia meno di 18 anni. Lo stato di Victoria in Australia sta dimostrandosi luogo con le leggi di lockdown più draconiane. Chiunque venga sorpreso fuori senza maschera, o violi il coprifuoco (dalle 20 alle 17) rischia anche una multa salata.Le autorità sono arrivate a rivendicare di poter entrare nelle case dei cittadini anche senza mandato. Ancora più incredibile è stato quando hanno giustificato la distruzione dei vetri dell’auto da parte delle forze dell’ordine locali al fine di estrarre dall’abitacolo gli automobilisti che non rispettano le nuovo regole. Molti utenti Internet sono stati scioccati qualche giorno fa dal video di un poliziotto che blocca a terra con forza una signora senza mascherina, che dice di soffocare. In Australia, in era pre-pandemica, venivano rispediti indietro esponenti stranieri del mondo antivaccinista appena giunti in aeroporto: “personae non gratae” degli antipodi, luogo dell’obbligo vaccinale più ferreo. Accadde nell’agosto di 3 anni fa. Ad uno dei più eminenti sostenitori dell’anti-vaccinismo al mondo fu negato l’ingresso in Australia: Kent Heckenlively aveva in programma di visitare l’Australia, ma il ministro dell’immigrazione Peter Dutton decise di negare l’ingresso a Heckenlively, dicendo che le sue opinioni non erano benvenute in Australia.Come riportato a suo tempo da “Renovatio 21″, è possibile considerare l’Australia un «paese guida nell’emarginazione dei non vaccinati». Nel 2018 in Australia divenne effettiva una legge che riduceva i sussidi fiscali familiari bisettimanali di circa 28 dollari australiani per ogni bambino che non soddisfaceva i requisiti di immunizzazione. Lo Stato del South Australia introdusse una legislazione che avrebbe vietato l’iscrizione di bambini non vaccinati nei centri per l’infanzia. La proposta stabiliva multe fino a 30.000 dollari australiani (circa 18.000 euro) ai centri che ammettono un bambino non vaccinato. In particolare, i genitori che si oppongono alla vaccinazione per motivi filosofici o religiosi non posso ricevere esenzioni. Nell’inverno dell’emisfero australe, stiamo vedendo emergere il lato oscuro dell’Australia e della Nuova Zelanda. Paesi considerati un rifugio di benessere economico e naturale, possono mostrare di essere in realtà sotto il dominio di un potere da incubo.(”Le autorità australiane si danno il potere di strappare i bambini dai genitori per garantire le norme C-19″, da “Renovatio 21″ del 20 agosto 2020).Le autorità australiane si sono date il potere di chiedere alla polizia di allontanare i bambini dalla custodia dei loro genitori al fine di garantire il rispetto delle norme sul coronavirus. L’Allegato 2 del “Covid-19 Emergency Response Act 2020″ modifica l’Emergency Response Act 2004 per creare nuovi poteri durante le “emergenze dichiarate”. La sezione 25 della legge afferma quanto segue: «Un funzionario autorizzato può, allo scopo di garantire il rispetto di qualsiasi direzione in quella sezione, rimuovere un bambino da qualsiasi locale, luogo, veicolo o nave in un luogo di residenza del bambino o in un ospedale o in una struttura di quarantena, come ritiene opportuno il funzionario autorizzato (e può, nel farlo, usare la forza ragionevolmente necessaria)». Bambino è definito come chiunque abbia meno di 18 anni. Lo stato di Victoria in Australia sta dimostrandosi luogo con le leggi di lockdown più draconiane. Chiunque venga sorpreso fuori senza maschera, o violi il coprifuoco (dalle 20 alle 17) rischia anche una multa salata.
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A Huawei il 5G italiano, grazie al Dpcm “segreto” di Conte
Un «documento segreto» conferma che il premier Giuseppe Conte ha aperto al 5G cinese. Lo sottolinea Claudio Antonelli su “La Verità”, spiegando che la sera del 7 agosto il presidente del Consiglio e il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli (M5S) hanno autorizzato Tim a rifornirsi di strumentazioni della tecnologia 5G Huawei con una serie di prescrizioni. Il Dpcm firmato dal premier e dal titolare dello sviluppo economico, svela il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, è efficace dall’8 agosto. Sempre “La Verità” sottolinea che il Dpcm prevede monitoraggi che riportano tutto nell’ambito del rispetto della toolbox Ue approvata nel gennaio scorso. A stigmatizzare la linea filo-cinese del governo Conte-bis – scrive “StartMag” – è in particolare la Lega: «Se esiste un patto segreto con la Cina per svendere i nostri dati e la nostra sicurezza, il governo deve chiarire in Parlamento», dicono i deputati leghisti Giulio Centemero (capogruppo in commissione finanze), Massimiliano Capitanio (segretario della Vigilanza Rai e membro della commissione trasporti, Poste e telecomunicazioni) e Alessandro Morelli (responsabile editoria e innovazione tecnologica del Carroccio), annunciando una interrogazione alla Camera.«Come rivela oggi “La Verità”, Pd e M5S hanno volutamente secretato i contenuti di un Dpcm del 7 agosto con cui si autorizzano i cinesi di Huawei a mettere le mani sulle nostre reti Tlc, alla faccia del Golden power», mettono per iscritto il 21 agosto i parlamentari leghisti: «Da una parte Conte ha bloccato la firma tra Tim e gli americani di Kkr, dall’altra Di Maio prepara la calata del ministro degli esteri cinesi in Italia a settembre: evidentemente Pd e M5S hanno deciso di stare fuori dalla Nato, e ovviamente noi faremo di tutto per smascherare questo piano suicida». I tre leghisti si dicono «certi di un pronto intervento del Copasir», il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, peraltro presieduto da un esponente di spicco della Lega come Raffaele Volpi. E lo stesso Copasir, in una relazione sul 5G – ricorda “StartMag” – ha consigliato il governo a vietare di fatto la realizzazione della rete di quinta generazione in collaborazione con i grandi gruppi cinesi, non solo Huawei e ma anche Zte.Gli stessi senatori di Forza Italia sono sulla linea della Lega di Salvini. «Il quotidiano “La Verità” ha svelato una cosa gravissima: che nella riunione del Consiglio dei ministri del 7 agosto è stato approvato un Dpcm che autorizza Tim ad utilizzare per le reti sensibili del 5G la tecnologia cinese Huawei, sia pure con alcune prescrizioni». Per i parlamentari “azzurri” si tratta di materia sensibilissima, che attiene alla sicurezza nazionale e ai rapporti con gli alleati storici dell’Italia. «Perché il governo non ne ha fatto alcun cenno nel dettagliatissimo comunicato diffuso al termine della riunione?», si domanda Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia: «Urge un chiarimento che (se non arriverà già oggi) chiederemo attraverso un’interrogazione con carattere d’urgenza». Sul “Sussidiario”, lo storico dell’economia Giulio Sapelli avverte: è in atto un cedimento verso la Cina, da parte del governo italiano. Una sfida agli Usa, condotta dal “partito cinese” che domina l’Italia, partendo da Grillo e coinvolgendo il Pd, senza dimenticare l’accordo stipulato da Papa Bergoglio, che al regime di Pechino ha concesso il potere di scegliere i vescovi cattolici in Cina.Un «documento segreto» conferma che il premier Giuseppe Conte ha aperto al 5G cinese. Lo sottolinea Claudio Antonelli su “La Verità”, spiegando che la sera del 7 agosto il presidente del Consiglio e il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli (M5S) hanno autorizzato Tim a rifornirsi di strumentazioni della tecnologia 5G Huawei con una serie di prescrizioni. Il Dpcm firmato dal premier e dal titolare dello sviluppo economico, svela il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, è efficace dall’8 agosto. Sempre “La Verità” sottolinea che il Dpcm prevede monitoraggi che riportano tutto nell’ambito del rispetto della toolbox Ue approvata nel gennaio scorso. A stigmatizzare la linea filo-cinese del governo Conte-bis – scrive “StartMag” – è in particolare la Lega: «Se esiste un patto segreto con la Cina per svendere i nostri dati e la nostra sicurezza, il governo deve chiarire in Parlamento», dicono i deputati leghisti Giulio Centemero (capogruppo in commissione finanze), Massimiliano Capitanio (segretario della Vigilanza Rai e membro della commissione trasporti, Poste e telecomunicazioni) e Alessandro Morelli (responsabile editoria e innovazione tecnologica del Carroccio), annunciando una interrogazione alla Camera.