Archivio del Tag ‘disperazione’
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Strage di schiavi cinesi: il New York Times smaschera Apple
Morti e feriti, disperazione, suicidi a catena: dietro l’iPhone, l’inferno. «Stay hungry, stay foolish», raccomandava il guru Steve Jobs. Detto fatto: il “New York Times” l’ha preso in parola e, con un’inchiesta già in odore di Premio Pulitzer, ha smascherato l’orrore: la Foxconn, succursale cinese della Apple, era un lager per lavoratori-schiavi. E ora, sotto la pressione dell’opinione pubblica, la “fabbrica della morte” ha riconosciuto le incredibili violazioni che in tutti questi anni hanno oppresso la salute e il portafoglio di più di un milione e duecentomila dipendenti, arricchendo Jobs e gli altri capitani dell’hi-tech: dalla Dell all’Hp. Tutto nasce dalla denuncia della Fair Labor Association, super-sindacato internazionale, che ha messo alle corde la compagnia statunitense: e ora Tim Cook, l’erede di Jobs, ha ammesso lo sfruttamento e si è fatto fotografare tra gli operai cinesi di Zhengzhou, promettendo di cancellare questa vergogna mondiale.
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Strana violenza: se il potere ha paura, scatena i black bloc
Un mondo diverso è possibile? In teoria, sì. Ma appena la svolta si avvicina, ecco che arrivano loro: sfasciano tutto, devastano città, terrorizzano manifestanti e adesso scatenano anche la guerriglia con la polizia, dando al governo di turno il pretesto perfetto per seppellire sotto la repressione qualsiasi domanda di cambiamento. Loro sono i neri, gli incappucciati: da più di dieci anni, puntualissimi guastatori di qualsiasi “primavera” civile. Sono i migliori alleati del potere che dichiarano di voler combattere, dice senza esitazioni Franco Fracassi, che dopo il saggio “G8 Gate” sulla catastrofe genovese del 2001 ha dedicato ai black bloc un accurato studio monografico. Il libro prova a far luce sull’origine del più ambiguo fenomeno degli ultimi anni, regolarmente in campo ad inquinare qualsiasi pacifica contestazione sociale: molti di loro sono ragazzi ingenui, alcuni di estrema destra, manovrati però da un’abile regia.
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Migrazioni climatiche: ogni anno, milioni di persone in fuga
La Terra si riscalda troppo e fa avanzare il deserto oppure le acque, che sommergono intere regioni. Siccità o inondazioni, stesso risultato: un esodo biblico, con la fuga di milioni di persone, specie dalle aree sovrappopolate dell’Asia e del Pacifico, dov’è più forte l’esplosione demografica degli ultimi anni. Solo nell’ultimo biennio, secondo gli osservatori più attenti, più di 42 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case. E la situazione è destinata a peggiorare: «I cambiamenti climatici aumenteranno la frequenza e la gravità di tali eventi, rendendo zone sempre più ampie inospitali e insicure per gli insediamenti umani», afferma nel suo ultimo rapporto l’Asian Development Bank. Emergenza anche economica, ad aggravare il bilancio della crisi: alluvioni, terremoti, siccità e incendi ci costano sempre di più, e la colpa è del “climate change”. Un conto salatissimo per l’umanità: 300 miliardi di euro, solo nel 2011, cioè il doppio dell’anno precedente.
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Luca Mercalli al premier: Tav, il silenzio degli arroganti
Caro presidente Monti, l’8 gennaio a “Che tempo che fa” le ho donato una copia del mio libro “Prepariamoci” e Lei, squisitamente, mi ha stretto la mano e detto: «Ne abbiamo bisogno». Un mese dopo, assieme ad alcune centinaia di docenti di atenei italiani, ricercatori e professionisti (inclusi Vincenzo Balzani, Luciano Gallino, Alberto Magnaghi, Salvatore Settis) firmavo un appello per sollecitare una Sua riconsiderazione delle argomentazioni tecnico-economiche a supporto della linea ad alta capacità Torino-Lione, che da anni risultano non convincenti. A tutt’oggi non solo non è giunto un Suo cenno di considerazione, quanto piuttosto la perentoria affermazione che i dati sono definitivi e invarianti, le decisioni sono assunte, il progetto deve andare avanti anche manu militari. Non mi aspettavo una tale chiusura, ora fonte di una profonda spaccatura in una parte del mondo intellettuale e scientifico italiano.
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Tav illegale, sostenuto dalla cricca della nipote di Mubarak
Al Parlamento europeo abbiamo sempre sostenuto che c’è una profonda illegittimità e illegalità, nella Tav. Tutte le ragioni che abbiamo cercato di far valere – con la Alfano, con De Magistris e con altri compagni – sono queste: l’Italia e i torinesi, con la Tav, stanno cercando di truffare l’Europa. Hanno fatto finta di aprire un cantiere che non è mai stato aperto: hanno solo occupato. Hanno fatto finta di consultare le comunità locali, che non hanno mai consultato. Virano non ha mai ascoltato se non quelli che erano già d’accordo, non ha mai discusso seriamente tutte le ragioni che un sacco di esperti hanno mandato anche a Monti, una lettera firmata da 364 fra accademici e studiosi: silenzio totale. Questo vuol dire che la valle di Susa, purtroppo, è uno degli ultimi baluardi della democrazia in Italia.
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Bastardi, avidi e bugiardi: ecco a voi i signori del petrolio
Cosa succede se un’industria ha troppo potere? Semplice: si bypassano le regole e si controlla l’informazione per soffocare il dissenso. Nel frattempo il clima cambia e la gente muore. Influenze politiche, ricatti, corruzione: è ciò che “Bastardi avidi e bugiardi”, la video-inchiesta del regista americano Craig Rosebraugh si propone di scardinare. Dagli Usa a Tuvalu, dal Perù all’Uganda, fino ad arrivare in Europa, è decisamente inquietante il ritratto tracciato dal documentario, prodotto dall’attrice Daryl Hannah (“Kill Bill”), già arrestata in passato per il suo attivismo ambientalista. “Greedy Lying Bastards”, scrive Andrea Bertaglio sul “Fatto Quotidiano”, può essere visto come la risposta al film pro-petrolio “SpOILed”, presentato negli Usa lo scorso anno e finanziato da personaggi legati al business dei combustibili fossili.
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L’ultimo diktat: lo Stato sarà condannato a impoverirci
Coventrizzazione: bombardamento a tappeto. Solo che ad essere rasa al suolo non sarà la cittadina inglese di Coventry, spianata nel 1940 dalle bombe della Luftwaffe, ma il Belpaese straziato dai “signori del debito”, i titolari palesi e occulti dell’esposizione italiana: gli stessi che “nominano” i dirigenti della Commissione Europea, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea e, ultimamente, degli stessi governi nazionali: Mario Monti e Lucas Papademos, entrambi “allevati” dalla Goldman Sachs, ora alla guida di Italia e Grecia, mentre in Spagna il neo-premier Mariano Rajoy rivela l’esistenza di un diktat della Bce, l’Ungheria ribelle deve piegarsi alla tecnocrazia di Bruxelles e persino per la Romania in crisi si profila un altrettanto inquietante “governo tecnico”.
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Più rigore, più crisi: l’Europa firma il suicidio di massa
Non c’è un altro modo di descriverlo. Una volta che abbiamo strappato il velo del gergo tecnico dei burocrati europei, il fiscal compact della Ue non rappresenta altro che una disperata accettazione del declino terminale. L’austerità si farà ora carico della forza della legge. Dimenticate la democrazia, come Angela Merkel ha inflessibilmente annunciato, sarà la Corte Europea di Giustizia ora a determinare le politiche economiche, e «non potrai più cambiarle attraverso una maggioranza parlamentare». L’Europa del sud sta per essere dilaniata dai programmi di austerità. Semplicemente non ci sono prospettive realistiche di ripresa se nel frattempo si prosegue con le politiche dei tagli.
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Ferrero: tagliamo la Tav e avremo 500.000 posti di lavoro
Un reddito sociale garantito per i giovani senza lavoro attingendo ai super-patrimoni dei ricchissimi e un piano strategico ecologico, per il riassetto idrogeologico e la riconversione energetica, tagliando grandi opere inutili come la Torino-Lione e l’acquisto dei 130 cacciabombardieri F-35. Lo propone il leader di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero: «Si parla molto di dare una opportunità ai giovani e il tutto si risolve nella proposta di abolire l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori». Meglio fare proposte alternative, destinate a creare economia reale. Come? Tagliando sprechi e imponendo una mini-patrimoniale. Obiettivo: mezzo milione di posti di lavoro, in attività realmente utili per tutti.
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Una legge dura contro lo scandalo della ricchezza ingiusta
Una parte dei nostri mali dipende dal fatto che troppi uomini sono oltraggiosamente ricchi, o disperatamente poveri. Per fortuna, ai nostri giorni tende a stabilirsi un equilibrio tra questi due estremi: le fortune colossali degli imperatori e dei liberti son cose del passato: sono morti Trimalcione e Nerone. Ma c’è ancora molto da fare per ridimensionare il mondo secondo criteri razionali. Assumendo il potere, ho rinunciato alle contribuzioni volontarie offerte dalle città all’imperatore; non sono che un furto mascherato (…). Cancellare del tutto i debiti dei privati verso lo Stato era una misura più ardita, ma fu necessaria, per far tabula rasa dopo dieci anni di economia di guerra.
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Theo Angelopoulos: come uscire da questi anni disperati
Questa situazione in Grecia è dura, è diventata un incubo. La gente reagisce in un modo o in altro, prigioniera di quello che è stato deciso altrove. Non è stata una buona decisione entrare in Europa con l’euro. Forse non è stata una buona decisione per l’economia greca, forse non è stata una buona decisione per la Grecia in generale, perché il paese forse non era preparato ad entrare in Europa. Si è voluti entrare in Europa ma forse il paese non era pronto. Questa è una cosa. Un secondo elemento è l’errore di tutta la politica greca dalla fine dei colonnelli. Poiché si era vissuto un periodo assai difficile, il governo che è venuto dopo ha dato l’impressione che tutto fosse permesso. Prima c’è stato Karamanlis e dopo il Pasok e la situazione si è aggravata con il Pasok, si pensava veramente che tutto fosse permesso.
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Il movimento dei forconi: il Sud è il bancomat d’Italia
Li ho incontrati alla scuola di politica di Filaga sui monti Sicani. Mi dissero: siamo alla disperazione, pronti alle armi, ci manca solo un leader. Ed io risposi: guardate che non ho fatto neanche il militare! Non rivogliono il Regno delle due Sicilie ma sono stanchi di essere depredati e di recitare il ruolo di “Bancomat d’Italia”. In Sicilia il Movimento dei Forconi blocca la regione. I giornali ignorano il fatto. E c’è chi ipotizza strani legami politici dietro queste proteste. Ogni volta che il Sud protesta, e vi assicuro che ha tonnellate di ragioni per farlo, si trova sempre qualche motivo per infamare le ragioni della protesta. Io a questo movimento ho dedicato un capitolo del mio ultimo libro “Giù al sud”, quando non ne parlava nessuno.