Archivio del Tag ‘disoccupazione’
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Guerra civile europea: dalla cura Bce aspettiamoci il peggio
«L’operaio tedesco non vuol pagare il conto del pescatore greco», dicono i pasdaran dell’integralismo economicista. Mettendo lavoratori contro lavoratori, la classe dirigente finanziaria ha portato l’Europa sull’orlo della guerra civile. Le dimissioni di Stark segnano un punto di svolta: un alto funzionario dello Stato tedesco alimenta l’idea (falsa) che i laboriosi nordici stiano sostenendo i pigri mediterranei, mentre la verità è che le banche hanno favorito l’indebitamento per sostenere le esportazioni tedesche. Per spostare risorse e reddito dalla società verso le casse del grande capitale, gli ideologi neoliberisti hanno ripetuto un milione di volte una serie di panzane, che grazie al bombardamento mediatico e alla subalternità culturale della sinistra sono diventati luoghi comuni, ovvietà indiscutibili, anche se sono pure e semplici contraffazioni.
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Debito? Falso problema. Krugman: l’incubo sono i disoccupati
Nei giorni scorsi sono stati resi noti due numeri che a Washington dovrebbero indurre tutti a esclamare: «Mio Dio, che cosa abbiamo combinato?». Il primo di questi numeri è zero, corrispondente ai posti di lavoro creati ad agosto. Il secondo numero è due, corrispondente al tasso di interesse sui bond decennali statunitensi, il più basso che si sia mai registrato. Presi insieme, si può dire che i due numeri stiano gridando a squarciagola una cosa sola: la massa di persone all’interno della Beltway (l’establishment di Washington) si sta preoccupando per le cose sbagliate e di conseguenza sta infliggendo al paese danni devastanti.
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Sartori: ma quale crescita, il nostro sistema sta crollando
Tutti gli economisti, o quasi tutti, sostengono che la salvezza sta nella “crescita”. Perché il mondo occidentale non cresce più (in nessun senso della parola). La sola crescita globale è stata, da un secolo a questa parte, quella della popolazione. Oggi siamo 7 miliardi, forse arriveremo a 9 o anche a 10. E di tanto cresce la popolazione, di altrettanto (se non più) crescono i problemi che la crescita economica dovrebbe risolvere. Problemi che oramai sono di “grande depressione”. E problemi che le ricette degli economisti non sembrano in grado di risolvere. Forse perché sono ricette che ci hanno fatto sbagliare previsioni e terapie da almeno mezzo secolo a questa parte. Perché da mezzo secolo a questa parte gli economisti ci hanno incoraggiato a spendere più di quanto guadagniamo, creando così un progresso economico fondato sul debito.
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Crisi e paura: aborti in aumento nel Sud senza lavoro
La crisi nemica dei bambini. Ne nascono pochi e, in proporzione, gli aborti (tra volontari e spontanei) sfiorano il 40 per cento. Com’è difficile pensare a una famiglia quando le fabbriche chiudono, l’incubo della cassa integrazione e della mobilità non dà un attimo di tregua e il futuro appare sempre più grigio. Senza prospettive. E chi una famiglia già ce l’ha non pensa certo ad allargarla. Nel Sulcis Iglesiente dilaniato dall’emergenza lavoro, un territorio con spiagge e vegetazione mozzafiato nella zona sud-occidentale della Sardegna, dove gli abitanti sono circa 150 mila e l’esercito di disoccupati sfiora i 30 mila, le interruzioni di gravidanza volontarie avvengono prevalentemente per colpa della crisi.
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Allegri, l’Italia è in sfacelo ma gli italiani non ancora
Non spaventatevi per il domani, l’italiano non teme nulla. Il debito pubblico da 1.900 miliardi, la disoccupazione al 14 per cento reale, un debito privato di 20.000 euro per famiglia, milioni di precari, mezzo milione di cassintegrati che diventeranno disoccupati nel 2011 con l’esaurimento dei fondi per la cassa integrazione, le banche che falliscono come il Banco Emiliano Romagnolo non possono preoccuparlo. Se ci sarà un crack i mezzi per pagarlo ci sono tutti e sono i suoi. Il patrimonio degli italiani, esclusi gli immobili, che valgono sempre meno, è di 4.300 miliardi. Nel 2011 arriveremo a 2.000 miliardi di euro di debito pubblico. Possiamo pagarli senza problemi con i nostri depositi e i nostri conti correnti e in più ci rimarrà qualcosa in tasca.
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Crisi totale: lo spettro della povertà spaventa l’America
La crisi vista finora non è ancora niente: aspettiamoci di tutto nel 2011, quando il capitalismo finanziario Usa rischierà il collasso, precipitando nel panico i cittadini americani, già ora pressati dai debiti e impauriti dallo spettro della povertà. Benvenuti negli United States of Austerity, verso una «gravissima avaria del sistema economico e finanziario mondiale». Firmato: Geap, Global Europe Anticipation Bulletin. Pessime previsioni dal rapporto numero 47 del gruppo di analisti eterodossi che studiano la Grande Crisi in atto. Ripresa apparente, rilancio effimero: esaurite le ricette-tampone dei governi, spaventa il baratro della più grave recessione di tutti i tempi. E senza più nessun tipo di paracadute: perché l’America, senza soldi, potrebbe davvero crollare.
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Laureati senza lavoro, la ripresa non li salverà
I laureati, sempre più disoccupati, sono le icone di un’era economica in cui il lavoro ai giovani non viene più offerto, ma “somministrato”, lasciato intravedere per qualche mese e poi sottratto. In un anno, la quota dei senza-lavoro è cresciuta di 7 punti percentuali. E nei primi mesi del 2010 la domanda di laureati in economia e commercio è crollata del 37%. Lo dicono i risultati del rapporto di “AlmaLaurea”, frutto di una ricerca condotta su oltre 210.000 giovani. Un esito allarmante: mentre le paghe diminuiscono ancora, si indebolisce ulteriormente il filo già esile della stabilità.
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Arancia Metalmeccanica: aiutare chi è senza stipendio
Cinque euro per tre chili di arance biologiche siciliane, coltivate in terre confiscate alla mafia. E’ la formula di “Arancia Metalmeccanica”, l’autorionica campagna con la quale la Federazione della Sinistra – facendo il verso al film di Stanley Kubrick – sta girando le fabbriche italiane per sostenere gli operai che hanno perso il lavoro: «Per ogni retina di arance venduta, metà del ricavato va ai produttori siciliani, e metà ai lavoratori in lotta per riconquistare il posto». Banchetti, presidi, fabbriche: a suon di arance, una cassa comune per aiutare chi è rimasto senza stipendio.
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Saramago: disoccupazione, crimine contro l’umanità
La gravissima crisi economica e finanziaria che sta agitanto il mondo ci porta l’angosciosa sensazione di essere arrivati alla fine di un’epoca senza che si intraveda come e cosa sarà quella che ci aspetta. Cosa facciamo noi che assistiamo, impotenti, all’oppressivo avanzamento dei grandi potentati economici e finanziari, avidi nell’accaparrarsi più denaro possibile, più potere possibile, con tutti i mezzi legali o illegali a loro disposizione, puliti o sporchi, onesti o criminali?
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Brunetta: rimpiangeremo Giugni, stratega dei lavoratori
Gino Giugni è stato un uomo tanto intelligente quanto coraggioso. L’intelligenza traspariva dal sorriso bonario che ti contrapponeva quando avevi detto un’ingenuità. Il coraggio era evidente nello sguardo che si illuminava di fronte alle sfide più difficili. Grazie alla straordinaria intelligenza è riuscito, di volta in volta, a trovare quel delicato punto di equilibrio tra interessi contrapposti che determina il successo di ogni riforma. Grazie all’indomito coraggio è riuscito a far sì che quelle riforme diventassero realtà e incidessero in profondità sulla società italiana.
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Pastori-sciamani di Tuva, i No-Tav della Siberia
Il nome Tuva, in occidente, non dice più di tanto: è il paradiso naturale della Siberia meridionale dove Vladimir Putin si fa fotografare d’estate durante partite di pesca sulle rive di torrenti di primordiale bellezza. Patria di nomadi sciamani e cantanti-pastori, che conducono al pascolo le mandrie con la forza del canto diplofonico (due voci, una alta e l’altra bassa, emesse contemporaneamente) ora Tuva è la regione che ha detto no al treno che la collegherebbe al resto della Russia: vantaggi economici garantiti, che metterebbero però a rischio l’integrità di una delle terre più incontaminate del mondo e il suo straordinario patrimonio culturale.
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Eccesso di crescita: crisi globale al buio, senza soluzioni
Sbagliato paragonare la crisi globale in corso con la Grande Depressione americana del ‘29: allora l’impero era all’alba dell’espansione, oggi non sa più come attutire il declino, mentre il dollaro diventa carta straccia e l’Occidente s’inchina alla Cina. Lo afferma Giulietto Chiesa, su “Galatea European Magazine”. Il vero problema? Il volume della crisi, prodotta dal modello della crescita illimitata: supera di gran lunga l’intero Pil mondiale. Nessuno lo ammette e, lungi dal prendere contrimisure radicali, si cerca di salvare la leadership finanziaria responsabile del disastro, facendo pagare la catastrofe alla popolazione del pianeta.