Archivio del Tag ‘diritti’
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Marchionne e il Cavaliere, il predominio dei privilegiati
Cosa hanno in comune Sergio Marchionne e Silvio Berlusconi? A prima vista nulla. Cosmopolita l’uno (ha tre nazionalità: italiana, canadese, svizzera), con un curriculum strepitoso nel mondo finanziario e imprenditoriale di due continenti, e una carriera che nulla ha dovuto a commistioni con la politica. Provincialissimo italiota l’altro, gorgheggiatore di crociera per tardone benestanti, tycoon dei media e monopolista televisivo in Italia solo grazie agli intrallazzi col suo amico Bettino Craxi. Due mondi agli antipodi, si direbbe. E invece condividono la cosa essenziale: un’idea di libertà proprietaria, di libertà solo per i potenti.
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Legge-bavaglio: paura del popolo e della libertà
«Soltanto un potere impaurito poteva decidere di proteggere se stesso con una legge che ostacola la libertà delle inchieste contro la criminalità, riduce la libertà di stampa e limita soprattutto il diritto dei cittadini di essere informati». Ezio Mauro, direttore di “Repubblica”, ribadisce la missione della campagna che ha accomunato le maggiori testate giornalistiche italiane contro la legge anti-intercettazioni che il governo si sta preparando a far convalidare con un voto “blindato”, dopo le migliorie pretese dai finiani. Aggiustamenti che però non bastano, secondo la stampa italiana, a garantire il diritto democratico all’informazione.
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Sankara: rivoluzione, ribellarsi ai vampiri della crisi
Noi pensiamo che il debito si analizza prima di tutto dalla sua origine. Le origini del debito risalgono alle origini del colonialismo. Quelli che ci avevano prestato denaro sono gli stessi che ci avevano colonizzato. Sono gli stessi che gestivano i nostri Stati e le nostre economie. Sono i colonizzatori che indebitavano l’Africa coi finanziatori internazionali che erano i nostri fratelli e cugini. Noi non c’entravamo niente con questo debito, quindi non possiamo pagare. Il debito è ancora il neocolonialismo, con i colonizzatori trasformati in assistenti tecnici. Anzi, dovremmo dire: assassini tecnici.
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Intercettazioni, Ilaria Cucchi a Fini: non frenate i giudici
Senza la diffusione stampa di quelle foto terribili, che documentano la straziante agonia di Stefano Cucchi, lasciato morire senza cure in un letto dell’ospedale giudiziario nonostante le violenze subite dopo l’arresto, non si ci si sarebbe mai avvicinati alla verità: ci si sarebbe fermati di fronte al primo, assurdo referto di “morte naturale”. Lo scrive Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, in una lettera aperta al presidente della Camera, Gianfranco Fini: lettera scritta affinché «ciò che è stato consentito fare a noi, non venga impedito ad altri», con la nuova legge che punisce la pubblicazione delle intercettazioni.
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Israele spara sulla flotta di pace: un massacro
«Almeno dieci persone sono morte e una trentina sono rimaste ferite» quando tre unità della marina israeliana hanno intercettato e attaccato una imbarcazione turca della “Freedom Flotilla”, la missione di organizzazioni non governative internazionale salpata il 30 maggio dal porto cipriota di Nicosia con aiuti umanitari per i palestinesi di Gaza. È quanto ha riferito la televisione israeliana. Secondo una Ong turca, le vittime sarebbero invece “soltanto” due: bilancio confermato dall’emittente araba “Al Jazeera” e dalla tv turca “Ntv”. Tra i feriti, alcuni dei quali trasferiti in ospedale, ci sarebbe il capitano della nave assaltata.
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Latte di capra: come resistere agli orchi del deserto
Gli orchi scendono dalla collina incappucciati, urlando e agitando bastoni. Con la testa nascosta da un sacco, sembrano fantasmi. Vecchi e laidi fantasmi americani, quelli del Ku-Klux-Klan. Li accomuna la stessa vocazione oscena: odiare e perseguitare gli inermi, colpevoli di appartenere alla Razza Inferiore degli untermenschen, i sotto-uomini. Gli inermi della Razza Inferiore in questo caso sono bambini di otto, dieci anni. Tentano di andare a scuola ogni mattina, scortati da volontari internazionali. Tremano per la paura di subire l’assalto degli orchi incappucciati. E’ il loro inferno quotidiano. Si chiama Cisgiordania.
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G8 Genova, cent’anni di galera ai poliziotti violenti
La sentenza di secondo grado per la sanguinosa irruzione della Polizia nella scuola Diaz, durante il G8 del 2001 di Genova, ha ribaltato la decisione di primo grado condannando anche i vertici della polizia, l’apice della catena di comando. I vertici, dunque, sapevano cosa sarebbe successo quella notte. È stato così accolto il teorema della Procura genovese. Dopo oltre undici ore di camera di consiglio i giudici della terza sezione della Corte d’Appello hanno letto il dispositivo: un secolo di carcere per 25 imputati su 27.
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Giustizia per gli schiavi di Rosarno: negrieri in manette
Trattati come schiavi per la raccolta degli agrumi: 22 euro al giorno, anche per 14 ore di lavoro. E guai a ribellarsi: aggressioni e minacce di morte. Queste le motivazioni della rivolta dei braccianti africani di Rosarno nel gennaio scorso, sollevazione spontanea contro cui si scatenò la selvaggia “caccia al nero” orchestrata dalle cosche. Se la polizia è intervenuta prima per sedare la sollevazione e poi per mettere in salvo i lavoratori africani, ora le forze dell’ordine hanno colpito il caporalato calabrese: 30 persone in manette, accusate di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della manodopera clandestina.
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Sicilia, asilo negato: processo contro i respingimenti
Una nave della Guardia di Finanza è territorio italiano, ovunque si trovi, e su di essa valgono, dunque, le leggi del nostro Paese. Se un immigrato vi sale a bordo ha diritto, quindi, all’applicazione delle norme nazionali sull’accoglienza e non può essere “respinto”. È la tesi della Procura della Repubblica di Siracusa, che ha disposto il processo – davanti al giudice monocratico – per “violenza privata in concorso” del direttore di polizia per l’immigrazione, Rodolfo Ronconi, e del generale delle fiamme gialle Vincenzo Carrarini, dopo il “respingimento” di 75 clandestini nella notte fra il 30 e il 31 agosto 2009.
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Il carcere della paura: ingoia uomini e restituisce bambini
Del carcere si parla per levarci di torno un fastidio, per non rendere giustizia a chi è stato offeso né a chi l’offesa l’ha recata. Se ne parla per rendere nebulosa e poco chiara ogni analisi, un messaggio annichilente che impedisce di intervenire. Il detenuto non è un numero, invece la realtà che deborda da una prigione è riconducibile all’umiliazione che produce il delitto, ogni delitto nella sua inaccettabilità. Risocializzare, reinserire, non sono solamente termini e concetti trattamentali da seguire e svolgere; essi purtroppo stanno a sottolineare l’inadeguatezza al dettato costituzionale, per l’impossibilità di rendere fattivo l’intervento rieducativo; non usare questi strumenti e di contro incancrenire la convivenza, equivale a dichiarare fallito l’ideale della promozione umana.
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Battaglia dell’acqua: no alle bollette gonfiate dai profitti
Prima Prodi, ora Berlusconi: tutti vogliono privatizzare l’acqua, bene pubblico. Uno scacco in tre mosse: servizi idrici che possono essere gestiti da società per azioni, private o miste, vincitrici di gare d’appalto, con procedura che ora il decreto Ronchi considera «ordinaria». E con un dettaglio decisivo: il 7 per cento della tariffa andrà a remunerare, di diritto, il capitale investito: imprenditori facilitati, con profitti garantiti per legge. «Fermeremo a colpi di referendum questa mercificazione dell’acqua, che è un bene comune», annuncia Marco Bersani, del Forum Movimenti per l’Acqua, lanciando la raccolta di firme il 24 aprile.
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Rapporto: Cucchi pestato e poi lasciato morire
Stefano Cucchi è morto per disidratazione mentre era detenuto in ospedale, dopo aver rifiutato «almeno in parte», cure e cibo: non per capriccio, ma perché voleva parlare con un avvocato. Non c’è riuscito, e nessuno l’ha avvisato che stava rischiando la vita: ricoverato che pesava 52 chili, quattro giorni dopo era arrivato a 42. S’è spento nella notte fra il 21 e il 22 ottobre 2009, e quando gli hanno praticato la rianimazione aveva smesso di vivere da quasi tre ore. Medici e infermieri tentarono insomma di rianimare un cadavere.