Archivio del Tag ‘diritti’
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Se i soliti violenti oscurano la protesta degli Indignati
Ancora una volta, poche centinaia di violenti alla fine ce l’hanno fatta: hanno completamente oscurato la protesta di duecentomila “indignados”, trasformando Roma in un campo di battaglia: 70 feriti, una ventina di fermi e 12 arresti è il bilancio della manifestazione del 15 ottobre, l’I-Day contro la “dittatura mondiale della finanza” che stritola il welfare col ricatto del debito. Una catastrofe, a cui migliaia di manifestanti pacifici hanno cercato a lungo di opporsi, facendo scudo alla polizia e intimando ai “black bloc” di allontanarsi; i manifestanti hanno anche attaccato i teppisti, arrivando a consegnarne tre alle forze dell’ordine. Il tutto, in una vigilia “aperta” dall’irridente dichiarazione di Mario Draghi: il futuro presidente della Bce, che impone all’Italia di tagliare il proprio avvenire, sostiene che i ragazzi che protestano hanno ragione.
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Contro il nazismo finanziario un nuovo software: l’umanità
Ottobre 2011. La lotta contro la dittatura finanziaria sta esplodendo. I cosiddetti mercati finanziari e i loro cinici servitori stanno distruggendo i fondamenti stessi della civiltà sociale. L’eredità del compromesso postmoderno tra classe operaia e borghesia progressista è stracciata. Le politiche neoliberiste stanno tagliando educazione e sistema pubblico della sanità e cancellando il diritto al salario e alla pensione. Il risultato sarà impoverimento di vasti settori della popolazione, crescente precarietà delle condizioni di lavoro e quotidiana umiliazione dei lavoratori. L’effetto successivo sarà la violenza, perché la gente cercherà capri espiatori per la sua rabbia impotente. Pulizia etnica, guerra civile, cancellazione della democrazia. Questo sistema è nazismo finanziario: Finazismo.
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O la borsa o la vita: anche i ricchi ora devono pagare
Si attribuisce a Paul Valéry, saggista e poeta francese, il detto: «Un autore scrive sempre lo stesso libro». In fondo, anche gli editoriali di Nigrizia degli ultimi decenni incarnano spesso la stessa denuncia: l’intollerabilità delle diseguaglianze sociali; lo sfruttamento sociale diventato sistema; un impianto capitalistico che impoverisce sempre di più i già poveri e che arricchisce i già ricchi (persone o paesi); l’ossessione patologica della crescita e del profitto; una cultura che ha assunto il denaro come unico valore di relazione e di organizzazione sociale; l’egoismo che prevale sulla solidarietà e l’io sul noi.
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Militarizzare Chiomonte, altro che “Padroni a casa nostra”
Apprendiamo oggi dal quotidiano “La Stampa” di Torino che il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota sarebbe pronto a richiedere la militarizzazione di Chiomonte per rendere sicuri i “cantieri” applicando la targhetta di “sito di interesse strategico” alle recinzioni. Pare infatti che le dichiarazioni strappate dai media al commissario europeo Brinkhorst in merito ai recenti sviluppi del progetto Tav Torino-Lione (“non si torna più indietro, sono contento degli sviluppi”, etc) abbiano creato quel tipico clima di ottimismo ed euforia che ha portato il fiero leghista Cota a proporre nuovamente la militarizzazione. Per iniziare ad essere chiari, non è che la situazione attuale sia diversa da un campo militare con filo spinato reti, centinaia di uomini in mimetica e reti alte oltre tre metri.
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Debito illegale, Napolitano deve difendere noi innocenti
«Il presidente della Repubblica è d’accordo con Draghi e Trichet, cioè non parla a nome del popolo che rappresenta». Parola di Giulietto Chiesa, che attacca direttamente il Quirinale: «Tutte le proposte sul campo sono drammatiche, ma quelle che ci propongono loro sono peggio di ogni altra soluzione tra le non molte possibili». Berlusconi sta chiaramente affondando e «i topi si stanno preparando ad abbandonare la nave»; salutata la fine del Cavaliere, il vero problema si aprirà un minuto dopo: chi prenderà il timone del vascello alla deriva? «Sempre gli stessi, i veri responsabili della voragine del debito creato da loro, e che vorrebbero far pagare a noi: i super-ricchi, gli evasori sempre impuniti, i cartelli criminali e le banche che hanno riciclato il fiume di denaro sporco. Questo è un debito illegale».
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Wells: attenti, sarà il Pd a finire il lavoro di Berlusconi
C’è una crescente opposizione popolare in Italia alle politiche di austerità in corso di attuazione da parte del primo ministro Silvio Berlusconi. La recente manovra da 54 miliardi di euro è parte di un programma pluriennale di tagli alla spesa sociale e aumento di tasse regressive. L’attacco contro la classe lavoratrice è stato implementato sia dall’attuale governo di centrodestra di Berlusconi, così come dal precedente governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi. Nemmeno approvato il provvedimento, che l’élite finanziaria ed industriale ha subito iniziato a fare progetti per il prossimo attacco. Il “Wall Street Journal” ha subito sottolineato che la misura era insufficiente. «Gli economisti temono che la proporzione del debito pubblico resterà elevata», ha scritto.
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Ribelliamoci, o ci faranno fare la stessa fine della Grecia
L’Italia è già avviata verso lo stesso fallimento della Grecia e le misure “lacrime e sangue” prescritte dalla Bce non potranno certo salvarla, né peraltro hanno questo obiettivo: come per la Grecia, Draghi e Trichet mirano solo a tutelare i creditori bancari, preparandosi alla confisca dei beni comuni che gli italiani – col referendum di giugno – hanno dichiarato di voler invece difendere, perché sono l’ultimo baluardo della loro sovranità pubblica. Lo afferma senza mezzi termini il sociologo Guido Viale: non è vero che l’Italia è senza governo, un governo c’è eccome – solo che è straniero. E a salvare il paese non sarà certo il prossimo esecutivo, «quello che si sta allenando a bordo campo con la benedizione di Confindustria», la stessa «che ha coccolato per 17 anni Berlusconi dimostrando – tra l’altro – di essere un allenatore da strapazzo».
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Siamo in crisi, e questi politici non servono più a niente
Stefano Fassina prova a contestare la lettera con cui la Bce impone all’Italia l’euro-gogna del debito, ma Enrico Letta lo corregge spiegando che non si può essere «europeisti a intermittenza», proprio mentre Arturo Parisi mette in croce Bersani per non aver mosso un dito sulla raccolta firme per il referendum che restituirebbe agli italiani almeno una legge elettorale decente. Foto di famiglia con rovine: e questa sarebbe l’opposizione destinata a mandare a casa il Cavaliere, sostituendolo al governo di non si sa più bene cosa – sicuramente un paese precarizzato e impoverito, spaventato, commissariato dai banchieri mondiali nonché ostaggio di miliardari-filosofi travestiti da salvatori della patria, oracoli della “crescita” e tagliatori di teste come Marchionne.
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Cremaschi: gli usurai d’Europa non avranno i nostri soldi
Sul “Corriere della Sera” qualche giorno fa è uscita una lettera terribile: è un attacco a tutto. Qualcuno ha detto che Draghi è un uomo di cultura, e che va rispettato; io trovo una bassezza da ragionere commercialista della val Brembana, in quel testo, in cui vedo tutto tranne che cultura. Quella lettera è di una violenza inaudita: due privati cittadini – perché questo sono, sostanzialmente, Trichet e Draghi – scrivono al presidente del Consiglio, con un tono di un’arroganza totale, dicendo: abbiamo visto che avete fatto delle cose, però dovreste fare questo, questo e questo. Quando è stata pubblicata quella lettera, in prima pagina, ho pensato: adesso, in Italia, finalmente si apre il dibattito politico; i grandi partiti, i grandi esponenti politici – quelli di destra, quelli di sinistra, quelli avanzati, quelli arretrati, quelli del cambiamento, quelli delle “narrazioni” – si mettono a narrare della lettera della Banca centrale europea. Silenzio totale.
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Economia verde, anziché crescita senza benessere
Nella seconda metà del secolo scorso quasi tutti i paesi del Sud del mondo si sono indebitati per promuovere una crescita (allora si chiamava “sviluppo”) che non è mai venuta. Poi, non potendo ripagare il servizio del debito, sono stati tutti presi sotto tutela dal Fmi, che ha loro imposto privatizzazioni e riduzioni di spesa analoghe a quelle imposte oggi dalla Bce e dal Fmi ai paesi cosiddetti Piigs: con la conseguenza di avvitare sempre più la spirale del debito. La letterina (segreta) che la Bce ha spedito al governo italiano per dirgli che cosa deve fare quei paesi la conoscono bene: ne hanno ricevute a bizzeffe, e sono andati sempre peggio. Viceversa, le economie cosiddette emergenti sono quelle che avevano scelto di non indebitarsi, o che ne sono uscite con un default: cioè decidendo di non pagare – in parte – il loro debito.
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Congelare il debito: soldi non spesi per il bene comune
Continuano a farci credere che per uscire dal debito dobbiamo accettare manovre lacrime e sangue che ci impoveriscono e demoliscono i nostri diritti. Non è vero. La politica delle manovre sulle spalle dei deboli è voluta dalle autorità monetarie europee come risultato della speculazione. Ma è intollerabile che lo Stato si adegui ai ricatti del mercato: la sovranità appartiene al popolo, non al mercato! Esiste un’altra via d’uscita dal debito. È la via del congelamento e se la condividi ti invitiamo a firmare e a diffondere questo documento, affinché si crei una grande onda che dica basta alle continue manovre che distruggono il tessuto sociale. Il problema del debito va risolto alla radice riducendone la portata. Non è vero che tutto il debito va ripagato, il popolo ha l’obbligo di restituire solo quella parte che è stata utilizzata per il bene comune e solo se sono stati pagati tassi di interesse accettabili. Tutto il resto, dovuto a ruberie, sprechi, corruzione, è illegittimo e immorale, come hanno sempre sostenuto i popoli del Sud del mondo.
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Grillo a Caselli: nell’Italia dei ladri tenete in galera i No-Tav?
Spettabile Gian Carlo Caselli, lei è considerato un eroe nazionale da una parte dell’opinione pubblica nazionale, e io credo assolutamente a ragione, per il coraggio con cui ha combattuto in prima persona la mafia negli anni novanta in qualità di Procuratore della Repubblica a Palermo. La mia stima nei suoi confronti è stata espressa più volte in questo blog. E’ per questo che non capisco la decisione della Procura di Torino di incarcerare due donne incensurate per aver manifestato contro un’opera inutile come la Tav. Nell’udienza di ieri lei, insieme al Pm titolare dell’inchiesta, Nicoletta Quaglino, ha chiesto la conferma della custodia cautelare di Elena Garberi in carcere insieme a Marianna Valenti dal 9 settembre per resistenza e violenza a pubblico ufficiale nel cantiere di Chiomonte.