Archivio del Tag ‘diritti’
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Luca, la resistenza della val Susa e l’uomo della Tienanmen
C’è un ragazzo inerme, in bilico su un traliccio, tallonato da un agente-rocciatore. E c’è un cinese, altrettanto inerme, con in mano un sacchetto e una giacca, che sbarra la strada a un carro armato. Il mezzo corazzato si sposta per evitarlo, ma il cinese lo anticipa scartando di lato e torna a sistemarsi davanti ai cingoli. Se il cinese usa il proprio corpo per comunicare coi soldati a bordo del primo tank che apre la colonna diretta a piazza Tienanmen, il ragazzo sul traliccio – con altrettanto coraggio – utilizza anche le parole per dialogare con i suoi inseguitori, li avverte: attenti, se mi incalzate fin quassù toccherò i cavi della linea elettrica. Pochi istanti dopo, quando precipita a terra fulminato, un poliziotto si porta d’istinto le mani alla testa, in un riflesso umano di angoscia. Il poliziotto indossa il casco blu del suo reparto antisommossa; il governo l’ha spedito ad occupare altri prati da recintare, in un posto in mezzo alle montagne in cui si racconta che forse, un giorno, potrebbe aprirsi un cantiere.
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Tav illegale, sostenuto dalla cricca della nipote di Mubarak
Al Parlamento europeo abbiamo sempre sostenuto che c’è una profonda illegittimità e illegalità, nella Tav. Tutte le ragioni che abbiamo cercato di far valere – con la Alfano, con De Magistris e con altri compagni – sono queste: l’Italia e i torinesi, con la Tav, stanno cercando di truffare l’Europa. Hanno fatto finta di aprire un cantiere che non è mai stato aperto: hanno solo occupato. Hanno fatto finta di consultare le comunità locali, che non hanno mai consultato. Virano non ha mai ascoltato se non quelli che erano già d’accordo, non ha mai discusso seriamente tutte le ragioni che un sacco di esperti hanno mandato anche a Monti, una lettera firmata da 364 fra accademici e studiosi: silenzio totale. Questo vuol dire che la valle di Susa, purtroppo, è uno degli ultimi baluardi della democrazia in Italia.
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Come diventare tutti moderati, a suon di bastonate
Gentili signori. Grazie per esservi iscritti al nostro corso “Diventa moderato in tre lezioni e, se serve, a bastonate”. Lasciate che vi presenti i tre relatori e le linee guida del loro pensiero. Sergio Marchionne ci spiegherà che essere moderati aiuta. Per esempio aiuta a lavorare alla Fiat di Pomigliano. Come fare? Semplice: promettendo investimenti in cambio di un accordo. Poi, firmato l’accordo, fare il gesto dell’ombrello e scordarsi di aver mai pronunciato la frase «venti miliardi di investimenti». In presenza di sindacati moderati particolarmente ottusi che se ne scordano anche loro, il gioco può essere ripetuto. O si esporta in Usa o si chiudono due fabbriche. Funziona. Davanti a un cazzotto in faccia, infatti, l’estremista pensa: «Ehi, perché mi picchi?», mentre il moderato pensa: «Beh, poteva andar peggio, poteva spezzarmi una gamba».
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Ferrero: basta, fermate la guerra contro la valle di Susa
«Nell’esprimere la speranza che Luca Abbà possa rapidamente rimettersi, voglio denunciare con forza che il suo ferimento è il frutto diretto della sconsiderata azione delle forze dell’ordine». Lo sostiene Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, secondo il quale «l’esecuzione dell’esproprio di un terreno diventa un’azione militare in cui le regole d’ingaggio dei militari e della polizia sono molto più aggressive di quelle utilizzate in Afghanistan dai militari italiani». Luca Abbà, prosegue Ferrero, «è rimasto fulminato e caduto a terra, inseguito su per un traliccio dell’alta tensione mentre protestava per l’esproprio dei suoi terreni: è una cosa mai prima accaduta in Italia. Invito tutti i cittadini a riflettere sul fatto che in val di Susa le forze dell’ordine si comportano come un esercito di occupazione con l’unico compito di “conquistare il territorio” anche a scapito della vita delle persone».
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Salviamo la Grecia dai suoi salvatori: sono dei criminali
Nel momento in cui un giovane greco su due è disoccupato, 25.000 persone senza tetto vagano per le strade di Atene, il 30 per cento della popolazione è ormai sotto la soglia della povertà, migliaia di famiglie sono costrette a dare in affidamento i bambini perché non crepino di fame e di freddo e i nuovi poveri e i rifugiati si contendono l’immondizia nelle discariche pubbliche, i “salvatori” della Grecia, col pretesto che i Greci «non fanno abbastanza sforzi», impongono un nuovo piano di aiuti che raddoppia la dose letale già somministrata. Un piano che abolisce il diritto del lavoro e riduce i poveri alla miseria estrema, facendo contemporaneamente scomparire dal quadro le classi medie.
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Siamo in recessione, Draghi: scordatevi la pace del welfare
L’Europa scivola verso la recessione, e Mario Draghi è contento: vede «buoni segnali», beato lui. E’ impazzito? Tutt’altro: si limita a constatare che l’inaudito piano di sequestro della sovranità nazionale dei paesi europei a beneficio delle potentissime lobby finanziarie di Bruxelles procede a tappe forzate. Prima mossa: dare ossigeno alle banche ma non alle aziende, per indebolire l’Europa del Sud. Seconda: impedire agli Stati, attraverso il “Fiscal Compact”, di spendere a deficit per i propri cittadini, rilanciando l’occupazione. Obiettivo finale, testualmente: «Riforme strutturali per liberalizzare il settore dei beni e dei servizi e rendere il mercato del lavoro più flessibile». L’unica soluzione parrebbe dunque la privatizzazione dei beni comuni: quelli che gli italiani hanno tentato di difendere coi referendum del giugno scorso.
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Niente inno di Mameli, Napolitano atterrito dalle proteste
Resterà la visita delle proteste, dei cori ingiuriosi, delle contestazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non dimenticherà molto facilmente l’accoglienza che una parte della Sardegna gli ha riservato nella sua due giorni nell’isola. I giornali nazionali se ne sono accorti, ed è una notizia. Perché il tabù è stato violato. La figura del Capo dello Stato finora era sempre rimasta immune da contestazioni, oppure erano state ben celate dalla potentissima macchina del Quirinale. Stavolta no, stavolta non è stato possibile. E che Napolitano temesse le contestazioni lo si capisce facilmente analizzando, a mente fredda, tre episodi avvenuti nel corso della sua giornata cagliaritana. Uno più inverosimile dell’altro.
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No-Tav, diritti in gioco: si scrive val Susa, si legge Italia
E’ necessaria l’alta velocità? Risposta: no. Motivo: la Tav «danneggia l’ambiente, ci sono altre soluzioni alternative». E’ un coro, quello del sondaggio realizzato dal magazine online “Torino Oggi”, instant-poll al quale hanno rapidamente aderito quasi duemila lettori. Il 75% non ha dubbi: la Torino-Lione è un’avventura finanziaria senza senso e un disastro ambientale annunciato, oltre che una tortura per la valle di Susa, che sabato 25 febbraio “risponde” con una manifestazione popolare che si annuncia imponente, con pullman da tutta Italia e adesioni autorevoli, dall’Arci ad Emergency. Antipasto della marcia Bussoleno-Susa, il corteo di Milano che il 18 febbraio ha raccolto oltre tremila persone, invocando “libertà per i No-Tav” arrestati a fine gennaio per resistenza e presunte “lesioni” inferte ai poliziotti. Manette scattate oltre 7 mesi dopo gli scontri del 3 luglio 2011 a Chiomonte.
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Se perdi il lavoro sono guai: flexecurity, una favola danese
Per la riforma del lavoro, il premier Mario Monti è stato molto chiaro: «Ci muoveremo con moderazione verso modelli che esistono con successo in Nord Europa a partire dalla Danimarca, che è la più celebrata in termini di “flexsecurity” (mix tra flessibilità e sicurezza), anche se non diventeremo necessariamente danesi». Quindi, tutti a Copenhagen a studiare questo modello di successo. Peccato che, negli ultimi anni, sia notevolmente peggiorato e non garantisca più i migliori lavoratori: se perdi il lavoro, hai meno tempo per trovarne un altro – e ormai ti tocca accettare un impiego qualsiasi. A dirlo è un italiano che in Danimarca c’è da più di 40 anni, Bruno Amoroso, economista e professore emerito della storica università di Roskilde, a 35 chilometri dalla capitale danese.
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Europei, sveglia: referendum, per fermare il massacro
La Grecia brucia, ma è solo il primo incendio: quello che sta accadendo in Grecia è soltanto il prologo di quello che sta per avvenire nel resto d’Europa. Anzi, mi auguro che avvenga nel resto d’Europa, perché stanno direttamente attaccando il patto sociale su cui 400 milioni di persone hanno vissuto negli ultimi 70 anni. Stanno letteralmente demolendo l’intera struttura economico-sociale alla quale tutti noi siamo non solo abituati, ma a cui abbiamo anche diritto perché le nostre Costituzioni ce lo garantiscono. Quindi, alla Grecia è toccato per prima, ma credo che la Grecia stia dando un segnale di grande resistenza: il popolo greco non accetta le decisioni dei propri rappresentanti. Situazione molto simile a quella italiana, dove i rappresentanti del popolo non rappresentano più il popolo.
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Eternit: le vedove di Casale, i nostri cavalieri del lavoro
E’ passato un giorno dalla sentenza di Torino che ha segnato la vittoria di tutti noi contro i crimini sulla salute commessi in nome del profitto a tutti i costi ed è importante continuare a parlarne. I 16 anni di carcere (non pochi, davvero) comminati ai due proprietari (stranieri e, almeno uno, per l’età, fuori del rischio galera) della Eternit sono il punto di partenza di una serie di riflessioni che ci devono accompagnare nei mesi a venire. La prima è d’obbligo rivolta a Raffaele Guariniello. Chi è abbastanza agé da ricordarlo “bucare” le difese inviolate della Fiat anni ’70, in piene ferie, alla ricerca (purtroppo fruttuosa) delle schedature sui dipendenti, e lo ha seguito nel percorso da lui costruito per una giustizia dei consumatori (cibi o vino avariati), dei tifosi onesti (doping) e dei lavoratori lasciati senza sicurezza (Thyssen), non può che complimentarsi per la sua determinazione e per il suo rigore.
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Camus: mi ribello, dunque esisto. In nome dell’umanità
Che cos’è un uomo in rivolta? È innanzitutto un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia: è anche un uomo che dice sì. Osserviamo nel dettaglio il movimento di rivolta. Un funzionario che ha ricevuto ordini per tutta la vita giudica ad un tratto inaccettabile un nuovo comando. Insorge e dice no. Che cosa significa questo no? Significa, per esempio: «Le cose hanno durato abbastanza», «esistono limiti che non possono essere superati», «fin qui sì, al di là, no», o ancora: «andate troppo in là». Insomma, questo no afferma l’esistenza di una frontiera. Sotto un’altra forma ancora la stessa idea si ritrova nella sensazione dell’uomo in rivolta che l’altro “esageri”, «che non ci siano ragioni per», alla fine «ch’egli oltrepassi il suo diritto», fondando, per concludere, la frontiera del diritto.