Archivio del Tag ‘diktat’
-
Rivoluzione democratica: potere al Parlamento Europeo
Un’Europa “normale”, cioè finalmente democratica, al posto del Palazzo degli Orrori che ci sta torturando in base ad un piano eversivo, golpista: costringerci alla resa fino a svendere i nostri beni ai padroni della Terra dopo aver demolito gli Stati sovrani, la loro economia e il sistema dei diritti a garanzia dei cittadini. Tutto questo, grazie alla complicità di partiti-canaglia ridotti a “maggiordomi” dell’élite mondiale, quella dei “proprietari universali” che – come in un nuovo medioevo feudale – pretendono per sé tutto il potere, grazie al micidiale ricatto della finanza e al ferreo controllo su una moneta non più nostra. Per cancellare l’incubo c’è una sola via: il recupero politico della piena sovranità democratica. Punto numero uno: costruire una grande coalizione che pretenda un’Europa non più nemica. Un’Europa solidale, che lavori per il bene del 99% anziché per la sua rovina, a esclusivo beneficio – come avviene oggi – della super-casta planetaria, quella delle lobby onnipotenti che dettano, letteralmente, le direttive della nostra condanna. La Commissione Europea? Va semplicemente abolita. Gli europei meritano un governo democratico, emanato dal loro Parlamento regolarmente eletto.
-
Larghe intese per la catastrofe, aspettando Hitler
Il Berlusconi che abbaia contro Bruxelles «non è credibile non solo per quello che è e rappresenta, ma anche per quello che ha votato, sia come presidente del Consiglio, sia nell’anno di sostegno al governo Monti». Eppure, quello che ora va dicendo – anche solo per tenere sotto ricatto il governo Letta-Napolitano, chiedendo all’establishment di proteggerlo dalla magistratura, è tragicamente vero: grazie alla scure del rigore, l’Italia rischia di fare la stessa fine della Germania democratica di Weimar, arresasi a Hitler dopo che, negli anni ’20, l’intransigenza rigorista delle potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale, Francia in primis, l’avevano costretta alla disperazione per fame. Anche allora, osserva Giorgio Cremaschi, destra e sinistra subirono il diktat del debito. Per poi essere scavalcate da chi lo rifiutò nettamente: i nazisti.
-
Teatro Italia: Berlusconi con Keynes, il Pd con Mengele
Di Berlusconi si può pensare, legittimamente, tutto il male possibile ma non si può negare che si tratti di un uomo che possiede intuito, lungimiranza e coraggio. «Letta sfori i parametri europei», ha detto l’altro ieri un Cavaliere in forma smagliante, «tanto quelli (cioè il politburo di Bruxelles, ndm) non ci cacciano». Il capo del Pdl ha racchiuso in pochissime parole un programma politico molto migliore, esauriente e concreto, rispetto a tutte le fumisterie messe nero su bianco da combriccole di non meglio precisati “saggi” sempre alla ricerca di sospirati seggi. Senza cioè mettere in discussione alcune scellerate regole europee, pensate proprio per realizzare lo scempio che viviamo, l’agognata “crescita” rimarrà nei secoli uno sterile e vuoto esercizio retorico buono per rabbonire i citrulli. Se gli italiani avessero buona memoria, ricorderebbero certamente con orrore le pacchiane campagne mediatiche che accompagnavano i meschini provvedimenti adottati dal governo degli “ottimati” guidati dallo svampito reazionario Monti.
-
Mts, la fabbrica dello spread: la nostra crisi frutta miliardi
Prima mossa: disabilitare la banca centrale, impedendole di continuare ad essere il “bancomat” del governo, a costo zero. Seconda mossa: togliere al governo la facoltà di emettere moneta, obbligandolo ad “acquistare” dalle banche private la valuta un tempo sovrana, cioè gratuita. Terza e ultima mossa: abolire anche l’ultima quota residua di sovranità politica, imponendo al governo una camicia di forza per limitare la spesa pubblica, vitale per i cittadini: sanità, scuola, assistenza. Risultato ovvio: tracollo dell’economia e catastrofe sociale. E’ l’Europa dell’euro, dove tutto sta precipitando. Tunnel senza uscita. Un sistema feudale di sovrani invisibili e nuovi sudditi, governato da un potere occulto e micidiale, nascosto dietro un nome straniero: spread. Il trucco: “privatizzare” il debito statale un tempo pubblico, mettendo all’asta la vita di milioni di cittadini. Gli Stati sotto ricatto: il prezzo della sopravvivenza decretato da un pugno di oligarchi. Più gli Stati s’indebitano, più gli strozzini si arricchiscono. La crisi è il loro affare d’oro, e ha un nome familiare: debito pubblico. Film dell’orrore, made in Italy: ideato da Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi.
-
Zagrebelsky: questa oligarchia manipola la Costituzione
Scavalcata dal Trattato di Lisbona, già compromessa dal Trattato di Maastricht che revoca la sovranità finanziaria nazionale senza offrire contropartite. E infine umiliata dal Fiscal Compact, che col pareggio di bilancio affonda la Repubblica “fondata sul lavoro”, cancellando diritti con la pretesa secondo la quale “non ci sono più soldi”. Quel che resta dell’ultimo argine a difesa dell’integrità italiana, la Costituzione democratica nata dalla Resistenza antifascista, viene ora minacciato dalla Convenzione bipartisan attraverso cui Pd e Pdl intendono smantellare le residue quote di democrazia nel paese. Timori che non si nasconde il giurista Gustavo Zagrebelsky, che si prepara alla manifestazione indetta il 2 giugno a Bologna, insieme a Stefano Rodotà: giù le mani dalla Costituzione. Il pericolo? Evidente: accentrare ulteriormente il potere decisionale e confiscare quel che rimane di ancora democratico, nell’Italia che l’Eurozona sta letteralmente rottamando.
-
Elezioni, avviso a Grillo: la crisi impone vere risposte
Il clamoroso scivolone delle amministrative lascerà il segno: il “Movimento 5 Stelle” dimezza i voti delle politiche e non riesce a mandare al ballottaggio nemmeno un candidato. Secondo Marcello Foa, il leader del M5S è stato «bravissimo nell’interpretare il malessere del paese fino al febbraio scorso, ma pessimo nella selezione dei candidati alle politiche». Soprattutto, spicca la «manifesta incapacità di adeguare il linguaggio e la linea politica al dopo-elezioni: ha continuato ad urlare e a insultare come prima, non rendendosi conto che per ampliare il consenso avrebbe dovuto puntare sulla credibilità». La fuga dalle urne, dopo le manovre di palazzo che hanno portato alla rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale e alla nascita del governo delle larghe intese, secondo Peter Gomez dimostra come, ormai, un numero enorme di elettori si riconosca in un celebre aforisma di Mark Twain: «Se votare facesse qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare».
-
L’Italia crolla, ma per fortuna c’è Lupi che tifa Tav
Ci si domanda da quale assurdo mondo parallelo escano le sgangherate parole del partitocrate Maurizio Lupi, oggi ministro, secondo cui la mostruosa e inutile linea Tav Torino-Lione si deve fare, punto e basta, in quanto opera di valore strategico. Trent’anni fa, le onnipotenti élite planetarie in piena globalizzazione modellavano le prime fantasie ferroviarie in chiave post-sovietica, manovrando alla bisogna la servile tecnocrazia europea. A quei tempi era normale ascoltare amenità persino divertenti sul futuro dei trasporti, puro trionfalismo avveniristico di khrusceviana memoria. Molti entusiasti camerieri locali, politici di professione con amici cementieri, all’epoca finirono dietro le sbarre. Ma i loro successori non persero il vizio: certe superstizioni fanta-ferroviarie erano dure a morire. Una in particolare, la Torino-Lione, divenne col passare degli anni una specie di leggenda: il treno superveloce per passeggeri che avrebbe sostituito l’aereo. Il mito resistette persino all’avvento – quello sì rivoluzionario – dei voli low cost: per tenere in vita la bufala della Torino-Lione bastò convertire il progetto, da passeggeri a merci.
-
Gawronski: la casta del rigore sbaglia tutto e non paga mai
In democrazia – e non solo in democrazia – un’élite che presentasse risultati così devastanti sarebbe derisa, dileggiata e cacciata via su due piedi, e non certo per essere sostituita dal primo che passa. Da noi, invece, «l’élite non si critica, se non con il dovuto garbo e una cortina fumogena davanti». Così, può continuare impunemente a «celare la sua incompetenza», per dirla con Piergiorgio Gawronski, che preferisce evitare di parlare di piani egemonici oligarchici programmati a tavolino per produrre l’attuale economicidio scientifico dell’Eurozona. A parlare sono le cifre: i “sudditi” dell’euro sono gli unici al mondo a non poter utilizzare l’arma regina contro la crisi, cioè la moneta sovrana. Vi ricorrono tutti gli altri, e con risultati apprezzabili, facendo esattamente il contrario dell’Unione Europea: meno rigore, più spesa pubblica, più deficit positivo. Come per incanto, riprendono a crescere il Pil, i fatturati, l’occupazione e, ovviamente, anche la “fiducia” dei mercati: che non ha bisogno di “conti in ordine”, ma di prospettive positive.
-
Krugman: l’élite ci odia e teme chi può salvarci dalla crisi
Noah Smith ha recentemente espresso un interessante punto di vista sui reali motivi per cui le élites sostengono così tanto l’austerità, anche se in pratica non funziona. Le élites, egli sostiene, vedono le difficoltà economiche come un’opportunità per costringere a delle “riforme” – cioè in sostanza i cambiamenti da loro desiderati, che possano servire o meno a promuovere la crescita economica – e si oppongono a tutte le politiche che potrebbero attenuare la crisi senza rendere necessari questi cambiamenti: «Penso che gli “austerians” siano preoccupati che delle macro-politiche anti-recessione consentirebbero a un paese di “cavarsela” nella crisi senza migliorare le sue istituzioni. In altre parole, temono che uno stimolo di successo potrebbe sprecare le possibilità offerte da una buona crisi».
-
L’inferno neoliberale: la peggior colpa del genocida Videla
Jorge Rafael Videla, il dittatore argentino dei 30.000 desaparecidos, muore in carcere da sconfitto, da ergastolano, da genocida. Come ha detto Estela Carlotto, la leader delle nonne di Plaza de Mayo, «era un uomo disumanizzato» ed è fin troppo semplice applicare a lui la categoria arendtiana di “banalità del male” di chi mise metodicamente in atto un sistematico piano genocidiario, tendente al sequestro di persona di massa, al furto di ogni bene mobile e immobile delle sue vittime, all’assassinio e alla sparizione di persone. Lasciò i figli senza genitori e i genitori senza figli. Ciò succede in molte guerre di sterminio, ma a Videla e ai suoi non bastava. Perciò, peculiarità creola dell’orrore, volle che i morti restassero senza nome, i desaparecidos, e i vivi – i figli di questi, spesso appena neonati – restassero senza identità. Le puerpere venivano lasciate in vita solo fino al parto e centinaia di bambini furono smistati a caso «per salvare la società occidentale e cristiana».
-
Giulietto Chiesa: sono allo sbando, aspettiamoci di tutto
Aspettiamoci di tutto: la crisi sta precipitando e il “governuccio” di Enrico Letta punta solo ad arrivare fino alle elezioni tedesche di settembre, mentre i pm di Palermo vorrebbero convocare Napolitano come testimone al processo sulla trattativa Stato-mafia. E Berlusconi è al governo inseguito dalle condanne: interdizione dai pubblici uffici per quattro anni, che la Boccassini vorrebbe diventasse “perpetua”. Tentazione forte: elezioni anticipate, visto che il Pdl (evaporato il Pd e frenato Grillo) è nuovamente in pole position. Stiamo per vivere un’estate anomala e pericolosa, avverte Giulietto Chiesa, perché i politici di Roma sono allo sbando, obbediscono solo a Bruxelles e ora hanno l’esatta percezione della loro precarietà: tutto potrebbe crollare, con scenari aperti a possibili “colpi di testa”. Prima domanda: «Ma il presidente Napolitano non poteva pensarci prima? Perché questo governo l’ha voluto lui. L’ha voluto in primo luogo lui, l’ha fatto lui». Diceva Mao: spesso i reazionari sollevano i massi sopra la loro testa, e poi se li lasciano cadere sui piedi. «Bisogna vedere dove andrà a cadere questo sasso: sicuramente sui piedi di Napolitano, ma anche sui nostri».
-
Ripresa solo nel 2020, quando mendicheremo un lavoro
«Il disastro sociale e civile della Grecia sta diventando una opportunità economica per la finanza internazionale, come la ricostruzione di un paese distrutto dalla guerra. Questa è la ripresa». Vogliamo accelerarla? «Dobbiamo smetterla di frenare il rigore: prima ci autodistruggiamo, prima arriva il momento di ripartire». Parola di Giorgio Cremaschi, che condanna innanzitutto l’atteggiamento della sinistra: «Giorgio Napolitano – afferma l’ex leader della Fiom – rappresenta con il massimo dell’onestà e del rigore una sinistra che ha rinunciato ad essere se stessa». Una sinistra «che ha accettato i dogmi dell’economia liberale e che ora condivide le follie dei trattati e delle istituzioni europee che impongono l’austerità». E’ una sinistra “complice”, in tutto il continente, perché «contribuisce alla distruzione dello stato sociale e dei diritti del lavoro». E soprattutto «si è assunta il compito di spiegare che a tutto questo non c è alternativa», proprio come diceva Margaret Thatcher.