Archivio del Tag ‘devastazione’
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Tav, nessuna pietà: piegare la valle di Susa ad ogni costo
Nessuna pietà per la valle di Susa: questione di ore, e i militanti No-Tav saranno nuovamente attaccati dalle forze antisommossa, pronte a sgombrare il campo “ad ogni costo” su ordine del governo per consentire l’apertura a Chiomonte del primo cantiere della Torino-Lione entro il 31 maggio. Si teme che l’assalto venga sferrato nella notte fra domenica e lunedì, scrive “Il Fatto Quotidiano”, una volta diradatasi la folla accorsa numerosa, sabato 28, per colorare la protesta lungo i tornanti del Colle delle Finestre su cui si è arrampicato il Giro d’Italia. Ma non c’erano solo attivisti valsusini: ha raggiunto i No-Tav una delegazione di operai della Fincantieri, per sostenere la resistenza della valle di Susa contro la maxi-opera «inutile», mentre i cantieri navali di Genova e Napoli sono sotto minaccia di chiusura.
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Tav, valle di Susa: sotto assedio l’Italia di domani
Mercedes Bresso o Roberto Cota, non cambia niente: quella linea ferroviaria va fatta ad ogni costo. La valle di Susa non la vuole e sono 17 anni che si batte per fermarla? Non importa: la valle di Susa non conta nulla. Gli oppositori dimostrano che la Torino-Lione, la più grande opera pubblica italiana, è completamente inutile? Pazienza. Quel treno veloce dovrà sfondare la vallata e bucare le Alpi, comunque. Anche se intanto Pisapia fa vacillare il Muro di Milano, se Fassino eredita il trono di Chiamparino, se Bruxelles non fa che annuciare tagli alla spesa sociale. Tremonti e la sua finanziaria “lacrime e sangue”? La Grecia che rischia la bancarotta e la folla di Madrid che avverte che così non si può andare avanti? Non fa niente: la Torino-Lione è protetta dagli dèi. E se la politica non la sa giustificare, si rifugerà ancora una volta dietro ai reparti antisommossa.
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Ecomafie, non Green Economy: il Salento in rivolta
«Aiuto, il Salento sta morendo». Di cemento? Sì, ma non quello dei soliti palazzi. Il nuovo nemico ha un nome suggestivo e ingannevole: green economy. Che per il “Forum ambiente e salute”, network di comitati e associazioni per la difesa del territorio, in Puglia fa rima con devastazione, malversazioni spregiudicate e persino infiltrazioni mafiose per il facile riciclaggio di denaro sporco. «La green economy industriale sta devastando il nostro futuro». Paradosso? Forse, se l’avvenire che gli ambientalisti temono è fatto di «morte distese di ciminiere, mega pale eoliche e deserti di pannelli fotovoltaici, di cemento, di asfalto, di cave e discariche persino nucleari», là dove crescono gli uliveti più belli d’Italia, davanti a una costa tra le più affascinanti del Mediterraneo.
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Etiopia, il business italiano delle maxi-dighe difettose
Gioiello idroelettrico made in Italy, è crollato a due settimane esatte dall’inaugurazione, avvenuta il 13 gennaio alla presenza del ministro degli esteri Franco Frattini. Si tratta del Gilgel Gibe II, il tunnel di 26 chilometri costruito per generare energia sfruttando la differenza di altitudine fra il bacino della Gilgel Gibe I e il fiume Gibe. Il cuore naturale dell’Etiopia, lungo la valle del fiume Omo, è un paradiso che sta per sparire, ingoiato da grandi interessi: dietro a questo misero flop, infatti, c’è un intreccio di business a nove cifre, sostenuto negli ultimi 15 anni da Etiopia, Italia ed Europa.
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Indonesia, espulsi: vietato filmare la foresta che brucia
Chiara Campione, attivista di Greenpeace, e il giornalista Raimondo Bultrini insieme ad altri reporter e attivisti stranieri sono stati espulsi dall’Indonesia per “attività illegali”, ovvero: documentare la sparizione di ettari di foresta, alla vigilia del vertice di Copenaghen sul clima. L’indonesia è il terzo produttore di Co2 dopo Cina e Stati Uniti. Intensissima l’attività degli ultimi anni: foresta vergine devastata dagli incendi, per impiantare palme da olio e alberi adatti alla produzione della carta, di cui l’Italia è il primo acquirente. I due italiani sono stati fermati dalla polizia, interrogati a lungo e quindi espulsi dal paese.
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Quel Muro di Como, monumento a una cultura senz’anima
La notizia del muro di contenzione voluto dall’attuale giunta della nota città lombarda come protezione da eventuali esondazioni del lago è apparsa recentemente sulle prime pagine di numerosi quotidiani. I commenti sono quasi unanimi: quel muro risulta un vero e proprio pugno nell’occhio. Che quella costruzione avrebbe finito per togliere la visuale del lago ai comaschi ci si poteva arrivare sin dalla fase di progettazione
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Rumiz: si estende al Friuli il fronte No-Tav
L’allarme Tav scuote gli antipodi della val Susa: succede a Trieste, nodo del “corridoio 5″, Kiev-Lisbona. «Un allarme forte, proporzionale al silenzio “sommergibilistico” con cui il progetto ferroviario è andato avanti finora». Lo rivela Paolo Rumiz, nel reportage “L’alta velocità spaventa Trieste”, apparso il 21 maggio su “Repubblica”. «Il tracciato – scrive Rumiz – è uscito dai cassetti svelandosi nei dettagli, e si diffonde infiammando assemblee a poche settimane dal voto». Dopo un anno di illazioni sul tracciato, ora s’è scoperto che un “biscione” bucherà il Carso, «con curve da autodromo», verso la Slovenia: «Una strada che il semplice buonsenso fa apparire più lunga, costosa e devastante del necessario».