Archivio del Tag ‘devastazione’
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Barnard: pensioni private, ecco a chi obbedisce la Fornero
Lacrime di coccodrillo: Elsa Fornero piange in pubblico annunciando il taglio delle pensioni, ma in realtà lavora da anni proprio per questo. Obiettivo: consegnare al mercato finanziario privato il patrimonio delle pensioni pubbliche italiane, aggravando così anche il deficit dello Stato. Lo afferma Paolo Barnard, che insieme all’avvocato Paola Musu ha denunciato Mario Monti e Giorgio Napolitano per il “golpe finanziario” di fine 2011. Sono già un migliaio le denunce, sottoscritte in tutta Italia: Napolitano – di cui Barnard chiede l’impeachment in Parlamento – secondo il promotore italiano della Modern Money Theory avrebbe dovuto difendere l’Italia dall’attacco speculativo dello scorso anno. Invece, il capo dello Stato «non solo ha mancato nel suo compito supremo – lo accusa l’ex inviato di “Report” – ma è stato e continua a essere pienamente complice del sovvertimento democratico ad opera dei mercati finanziari e dell’Eurozona». Parla da solo, aggiunge il giornalista, il caso sconcertante di Elsa Fornero, da anni al servizio del sistema pensionistico privato.
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Grillo: morire di spread, ormai gli italiani temono Monti
Ancora tu? Ma non dovevamo rivederci più? La riesumazione di Berlusconi e le elezioni anticipate sono alle porte. Non sembra che gli italiani siano sconvolti o sorpresi, molti al grido di “arridatece il puzzone” vogliono liberarsi il prima possibile di Monti rimettendo allo psiconano ogni peccato. Rigor Montis ci ha messo del suo, insieme a una stampa montiana compiacente fino al leccaculismo più esasperato. L’agenda Monti, sottoscritta con voluttà dal pdmenoelle, prevedeva un solo punto: lo spread, ma lo spread non si mangia e soprattutto non dipende da Monti, ma dalle agenzie di rating internazionali. Lo spread che è salito alle stelle in estate (colpa dei mercati?) e sotto i 300 punti a dicembre (merito di Monti?) è una variabile indipendente dal governo. E’ un guinzaglio per tenere sotto controllo la politica italiana, una corda che si stringe a piacere in mano alla finanza internazionale. Non si vive di solo spread, e di spread, con la politica di Rigor Montis, si può solo morire.
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Wuerth: stop forniture all’Italia in rosso, colpa del rigore
Niente più viti, bulloni ed altre componenti meccaniche di montaggio per l’Italia, fino a quando le 60.000 aziende che ricevevano questo ed altro materiale non pagheranno le fatture arretrate. Lo annuncia in un’intervista al quotidiano “Handelszeitung” Reinhold Wuerth, il re tedesco del bullone e delle viti, secondo il quale la Germania farebbe bene a pagare per mantenere nell’euro i paesi in crisi del Sud Europa, anziché sottoporli al ricatto infinito del rigore, ben interpretato – in Italia – dal tecno-governo “suicida” di Mario Monti, responsabile di una recessione senza precedenti nel nostro paese. Wuerth spiega che il suo giro d’affari in Italia, Spagna e Portogallo si è praticamente ridotto «quasi a zero», poiché «mancano i soldi, e i clienti non sono più in grado di pagare». Aziende in rosso, crisi di liquidità, credito introvabile: è il capolavoro di un’ideologia che, tagliando la spesa pubblica, devasta a catena anche il settore privato.
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Lester Brown: presto non ci sarà più da mangiare per tutti
Il mondo è in una fase di transizione, da un’epoca dominata dal surplus, ad una dominata dalla scarsità. Sono in atto varie tendenze, che interessano sia la domanda che l’offerta e che portano ad un impoverimento delle scorte alimentari mondiali e ad un aumento dei prezzi. Questa situazione non è temporanea, si tratta piuttosto di una transizione di lungo periodo dall’abbondanza alla scarsità. Sotto il punto di vista della domanda c’è l’aumento della popolazione; non è una novità, negli ultimi decenni siamo cresciuti al ritmo di ottanta milioni l’anno. In pratica significa che stasera ci saranno 219.000 persone sedute a cena che ieri sera non c’erano, e che domani ce ne saranno altre 219.000 in più. La crescita della popolazione è continua e non accenna a diminuire. Il secondo elemento che crea l’aumento della richiesta di cibo è l’aumento della ricchezza. Aumentando il reddito, la gente, indipendentemente da dove si trovi, sale nella catena alimentare, e consuma più carne e pollame.
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Napolitano, hai firmato la morte dei bambini di Taranto
Avevo davvero riposto in lei la mia fiducia, credevo che fosse una persona per bene, che difendesse la nostra Costituzione. Credevo che quei valori, di cui tanto parla, fossero davvero radicati in lei e fossero il punto di riferimento per ogni sua azione, per ogni sua decisione. Credevo che avrebbe scelto la vita e non la morte.. E invece ha firmato la nostra condanna. La condanna di una città sacrificata da anni in nome del profitto più squallido e criminale, abbandonata nelle mani di una famiglia di imprenditori senza scrupoli, plurindagati e pluricondannati e tutt’oggi agli arresti domiciliari o addirittura latitanti. Come credere ancora nello Stato italiano? Come credere nella politica e in chi dovrebbe difendere e promuovere il bene comune e invece ci ha rubato anche il diritto alla vita?
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Pallante: scordiamoci questi partiti, non lavorano per noi
Per favore, lasciamo perdere i partiti: con loro è tempo perso. Sanno solo ripetere la fiaba della crescita, che si sta frantumando giorno per giorno sotto i nostri occhi. Di loro non c’è da fidarsi: sono alleati, da sempre, con la grande industria, la finanza e le multinazionali, comprese quelle degli armamenti, necessari per dominare il pianeta allo scopo di garantirsi il monopolio delle risorse planetarie. Il mondo si è rotto, e non saranno certo loro a ripararlo: serve una nuova alleanza sociale, che metta insieme movimenti liberi, cittadini attivi, sindacati indipendenti, piccole imprese, artigiani e agricoltori. Un patto, per invertire la rotta verso l’unica soluzione possibile: la “decrescita selettiva” della produzione di merci, creando occupazione “utile” fondata sui territori, tagliando gli sprechi. «Solo per l’energia, l’Occidente butta via il 70% di quello che produce». Maurizio Pallante, teorico italiano della decrescita, lancia un appello: uniamo le forze, da subito, per riscrivere l’agenda dell’Italia.
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Sapelli: lavoro, non profitto. E bastano tre ore al giorno
Tre ore di lavoro al giorno? «Sono più che sufficienti», purché si tratti di «lavoro liberato» dalla schiavitù del profitto. Giulio Sapelli concorda con Keynes: ridurre l’orario di lavoro è possibile, eccome. «E sarebbe una grande liberazione». Parola d’ordine: cooperazione, al posto dell’attuale – fallimentare – competitività. Sembra l’annuncio di morte del capitalismo moderno, dopo oltre due secoli di industria. Lo pronuncia, senza imbarazzi, uno dei maggiori storici italiani dell’economia: professore alla London School of Economics e poi a Barcellona, Sapelli è un big di prima grandezza nel panorama economico e finanziario italiano: già consulente dell’Olivetti e consigliere di amministrazione dell’Eni, è stato presidente della fondazione del Monte dei Paschi di Siena e membro del Cda di Unicredit. Rappresentante per l’Italia di Transparency International, organizzazione che lotta contro la corruzione economica, dal 2002 è tra i componenti del World Oil Council e dal 2003 fa parte dell’International Board dell’Ocse per il settore no-profit.
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Avviso ai genitori No-Tav: i vostri ragazzi teneteli in casa
Finisce in Parlamento il caso delle tre famiglie No-Tav della val Susa, convocate – su richiesta della Procura – nell’ufficio degli assistenti sociali. Il “problema”: aver permesso ai loro figli minorenni di partecipare a manifestazioni contro l’alta velocità. Immediata la protesta della deputata radicale Elisabetta Zamparutti, che ha presentato un’interrogazione ai ministri della Giustizia e degli Interni: «Emerge uno Stato di polizia – afferma – di cui il governo, se non interviene, rischia di divenire complice». E’ evidente, commenta sul suo blog Claudio Giorno, ambientalista e militante No-Tav della prima ora, che l’onorevole Zamparutti «ha capito lucidamente che qui non si tratta più solo di stabilire se il Tav è utile o inutile, accettabilmente o inaccettabilmente dannoso al territorio attraversato e agli umani che lo abitano: qui e ora si tratta di stabilire quali siano i margini di dissenso lasciati ai cittadini».
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Adele sfida i potenti: ipocriti, questo è il nostro funerale
«Caro ministro Clini, caro magnifico rettore: oggi state celebrando un funerale, non l’inaugurazione della nostra università». Scena surreale, a Parma, alla cerimonia di apertura dell’anno accademico: a scuotere l’aula è una ragazza, Adele Marri, portavoce del collettivo studentesco “Anomalia Parma”. Una requisitoria memorabile. La ragazza parla per cinque, interminabili minuti: parole durissime, scolpite nell’aria. Una denuncia drammatica, che ha la fermezza composta e terribile di un testamento. E’ la vigilia di una morte annunciata: fine della scuola, della libertà, della democrazia. Fine dello Stato di diritto. E fine del futuro, per decreto dell’infame Europa del rigore. Lo scenario: crimini contro l’umanità di domani, quella dei giovani. Sentenza senza appello. E senza neppure la dignità di un commento: ammantati di ermellini, gli emeriti membri del senato accademico restano ammutoliti, dietro al clamoroso imbarazzo del “magnifico rettore”.
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Greenpeace: il veleno è di moda, “tossici” due capi su tre
Tessuti e capi firmati devastano l’ambiente, ma anche la salute: in due casi su tre, sono fonte addirittura di tumori e di serie anomalie al sistema ormonale. Parola di Greenpeace. «Siamo ormai in un mondo di “fashion victim”? Decisamente sì, e non solo nel senso di persone che seguono acriticamente le mode del momento», scrive Andrea Bertaglio sul “Fatto Quotidiano”. L’ultimo rapporto dell’associazione ecologista internazionale lo conferma: l’industria tessile provoca guasti gravissimi all’ambiente. Ma la novità vera è un’altra: l’abbigliamento può minacciare il benessere fisico delle persone, come rivelano le analisi chimiche eseguite su decine di prodotti dei marchi più importanti del pianeta. Sostanze tossiche e nocive, rivela Greenpeace, sono presenti in oltre il 60% dei capi: i 20 principali brand di moda vendono indumenti contaminati da sostanze pericolose per il sistema endocrino e, se rilasciate nell’ambiente, possono diventare cancerogene.
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Il Fmi: moneta sovrana, non più monopolio delle banche
Eliminare il debito pubblico degli Usa in un colpo solo, e fare lo stesso con Gran Bretagna, Italia, Germania, Giappone, Grecia. E nello stesso tempo rilanciare l’economia, stabilizzare i prezzi e spodestare i banchieri. In modo pulito e indolore, e più rapidamente di quel che si può immaginare. Con una bacchetta magica? No. Con una legge semplice, ma capace di sostituire l’attuale sistema, in cui a creare denaro dal nulla sono le banche private. Basterebbe un provvedimento che obblighi gli istituti di credito a detenere una riserva finanziaria reale, del 100%. A proporlo sono due economisti del Fondo Monetario Internazionale, Jaromir Beneš e Michael Kumhof. Tu, banca, vuoi lucrare sul prestito di denaro? Prima devi dimostrare di averlo davvero, quel denaro. Troppo comodo farselo dare dalla banca centrale (che lo fabbrica dal nulla) per poi “taglieggiare” famiglie, aziende e interi Stati, imponendo interessi esorbitanti.
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Barnard: Mario Monti ci regala povertà, paura e odio
Mario Monti e i suoi “padroni” sono molto più pericolosi della mafia: possono attentare alla Costituzione della Repubblica “fondata sul lavoro”, creare milioni di disoccupati, distruggere l’economia, causare il crollo dei redditi di milioni di lavoratori e di anziani, fino a sospingere gli italiani «verso derive autoritarie fascistoidi, in accordo coi maggiori politici europei». Rischio-Weimar: dopo la Prima Guerra Mondiale toccò alla Germania, vessata dalla Francia, assaggiare le super-austerity dei risarcimenti di guerra, giudicate crudeli e pericolose dal grande economista John Maynard Keynes. Risultato: l’avvento di Hitler come “giustiziere” del popolo tedesco affamato e umiliato. Corsi e ricorsi tenebrosi: in Grecia i neonazisti dominano la scena. «Oggi – sostiene Paolo Barnard – l’economia dei politici serve nel 99% dei casi all’interesse dell’1%, cioè dei potenti e della finanza. Perché glielo permettiamo? Perché ci tengono nell’ignoranza di economia».