Archivio del Tag ‘destra’
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L’Europa va a destra ma riscopre Marx: il capitalismo è crisi
Marx ha introdotto una cosa che fu considerata una novità ma che non è ancora stata pienamente realizzata, cioè una sensazione che l’attuale sistema economico non sia permanente o mai destinato a essere permanente, ma che sia meramente una fase dello sviluppo storico che è avvenuto e che è destinato a sparire per trasformarsi in qualcos’altro con il passar del tempo, questa è una cosa importante. In particolare, concentrò la sua attenzione sul modo curioso e discontinuo in cui il sistema è cresciuto e ha sviluppato contraddizioni che infine produrranno delle crisi importanti.
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Svolta anti-Casta, si vota anche sul nucleare
Al voto! Al voto! Dopo il pronunciamento della Cassazione si schiude, per tutti gli italiani desiderosi di una svolta, l’opportunità di riprendersi una fetta di democrazia. E attraverso il voto. Questo mi pare un punto, poco discusso ma fondamentale, della questione referendum. Il fatto che mediante gli strumenti formali della nostra democrazia esausta si possa ancora dare un segno di partecipazione vera, mi sembra fondamentale. Anche il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo è sceso nell’agone politico, dopo aver dismesso almeno in parte il linguaggio dell’antipolitica, perché è solo all’interno delle Istituzioni che può affermarsi un’alternativa costruttiva al sistema.
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Tav, valle di Susa: sotto assedio l’Italia di domani
Mercedes Bresso o Roberto Cota, non cambia niente: quella linea ferroviaria va fatta ad ogni costo. La valle di Susa non la vuole e sono 17 anni che si batte per fermarla? Non importa: la valle di Susa non conta nulla. Gli oppositori dimostrano che la Torino-Lione, la più grande opera pubblica italiana, è completamente inutile? Pazienza. Quel treno veloce dovrà sfondare la vallata e bucare le Alpi, comunque. Anche se intanto Pisapia fa vacillare il Muro di Milano, se Fassino eredita il trono di Chiamparino, se Bruxelles non fa che annuciare tagli alla spesa sociale. Tremonti e la sua finanziaria “lacrime e sangue”? La Grecia che rischia la bancarotta e la folla di Madrid che avverte che così non si può andare avanti? Non fa niente: la Torino-Lione è protetta dagli dèi. E se la politica non la sa giustificare, si rifugerà ancora una volta dietro ai reparti antisommossa.
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Voto utile? No, grazie: ci salverà solo il Referendum
«Il referendum del 12-13 giugno: quella è la nostra vera, ultima occasione». Adriano Celentano, intervenuto ad “Annozero”, la pensa esattamente come Giulietto Chiesa, convinto che la prova referendaria sia «la prima vera occasione di democrazia, dopo oltre vent’anni di sequestro delle istituzioni da parte della Casta». Nucleare, acqua pubblica, legittimo impedimento: «I cittadini potranno finalmente esercitare in modo diretto la loro sovranità». Celentano si prepara al peggio: se il quesito sul nucleare venisse escluso, «andiamo a votare lo stesso, depositando milioni di schede davanti agli uffici elettorali». Ma se il “Molleggiato” nel derby milanese tifa per Pisapia, che battendo la Moratti potrebbe provocare l’inizio della fine del berlusconismo, Giulietto Chiesa frena: anche i migliori candidati sono destinati all’impotenza, in questo sistema ormai al capolinea.
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Boia e stupratori: l’altro Wojtyla, che i media dimenticano
Il primo maggio, occupando in maniera per niente casuale una data tradizionale del mondo del lavoro e della sinistra laica, Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II, sarà beatificato appena sei anni dopo la morte. Per la chiesa cattolica è uno scalino necessario verso la santità. Anche se circa due milioni di fedeli starebbero viaggiando verso Roma in queste ore, l’opera di Wojtyla mantiene aspetti polemici, rigorosamente dimenticati in questi giorni per le sue omissioni nelle denunce dei casi di pedofilia, per la sua alleanza con le dittature latinoamericane e con prelature discusse come l’Opus Dei e i Legionari di Cristo o per la sua guerra senza quartiere contro la modernità, la Chiesa di base e lo spirito del Concilio Vaticano II.
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Celentano: tutti a votare, referendum contro Berlusconi
«Non si tratta più di destra o sinistra per capire che un uomo come Berlusconi non solo non può governare l’Italia, ma nessun paese». Dopo la prima clamorosa invettiva all’indomani di Fukushima sul “Corriere della Sera”, Adriano Celentano torna in campo: stavolta sceglie “Il Fatto Quotidiano” per sferrare un colpo frontale direttamente al premier, accusato di voler “scippare” i referendum del 12-13 giugno: col decreto anti-nucleare, come ha ammesso lo stesso Berlusconi davanti a Sarkozy, si vuole evitare che l’emotività di oggi possa compromettere il futuro atomico dell’Italia. E soprattutto: disinnescando la mina referendaria sul nucleare, il Cavaliere spera di far mancare il quorum al quesito che lo tiene in ansia: quello per abrogare l’impunità del “legittimo impedimento”.
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Giulietto Chiesa: salviamoci, rottamiamo destra e sinistra
Matteo Renzi? «E’ lui un rottame, e non lo sa. Ripropone il vecchio sistema destra-sinistra lasciando fuori un’enorme parte di italiani: né di destra né di sinistra, ma soli con se stessi». Parola di Giulietto Chiesa, alle prese con l’ennesima svolta della sua tumultuosa carriera. Si chiama “Uniti e diversi” e raduna personalità eterogenee, da Massimo Fini a Maurizio Pallante. Obiettivo: decrescere, frenare la follia dei consumi, abbandonare l’aggressività sociale del mercato e puntare sulla solidarietà, perché la globalizzazione è fallita e l’Occidente balbetta, tra esodi e guerre, all’alba della Grande Crisi. Cittadini, democrazia, politica: dobbiamo salvarci. E la prima cosa da rottamare, assicura, sono «partiti morti» e categorie antiche, come destra e sinistra.
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Rivoluzione culturale: unire movimenti e battaglie civili
Un nuovo soggetto politico, l’unico che rifiuti in partenza il presupposto che accomuna destra e sinistra: la crescita. «Il momento è maturo», afferma Maurizio Pallante, presidente del Movimento per la Decrescita Felice. Obiettivo: una piattaforma comune per unire i movimenti che stanno sorgendo in tutta Italia a difesa dei territori minacciati. Oltre ad ogni singola battaglia locale, c’è una visione precisa: va bocciato l’attuale modello di sviluppo. Bisogna offrire un orizzonte diverso, di grande respiro culturale: strategie per un futuro praticabile, non più assediato dai disastri e dalle continue crisi provocate dal dogma della crescita industriale infinita, che sta portando il mondo al collasso terminale.
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Destra e sinistra, sorde alla protesta dei non-rappresentati
Impossibile riassumere compiutamente quanto è accaduto il 14 dicembre nel centro della Capitale, in mezzo alle letture contrastanti che si sovrappongono di ora in ora. Però sono molti i segnali che fanno pensare a una situazione nuova, che investe sin da adesso il futuro della nostra repubblica, chiamata a gestire l’enorme problema di un’intera generazione disperata (letteralmente: senza speranze) e priva di prospettive. Il ministro mordi-poliziotti Maroni e il presidente dei senatori Pdl Gasparri vogliono gestire la novità con soluzioni anticostituzionali.
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Destra e sinistra? Ma no: prostituzione e bande di potere
«Quando voi entrate nell’aula dei rappresentanti a Washington, restate colpiti dall’aspetto volgare di questa assemblea. Invano vi cerchereste un uomo celebre, quasi tutti i suoi membri sono oscuri personaggi il cui nome non vi dice nulla. Si tratta generalmente di avvocati di provincia, di commercianti o anche di uomini appartenenti alle infime classi». Così nel 1835 descriveva la democrazia rappresentativa Alexis de Tocqueville che pur di questo sistema è considerato uno dei padri. Ma forse al nostro Parlamento si adatta di più un’altra pagina di Tocqueville, in cui parla di «un’accozzaglia di avventurieri o di speculatori» e aggiunge: «Si resta assai stupiti nel vedere a quali mani sia affidato il potere pubblico e ci si domanda per quale forza indipendente dalla legge e dagli uomini lo Stato possa prosperare».
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Wu Ming: da Fini e Bersani una lista di ipocrite banalità
«Premessa: dal segretario del Pd non ci aspettavamo certo affermazioni radicali, estreme, rivoluzionarie. Sappiamo da sempre che quel partito non rappresenta il nostro modo di intendere la politica. Ciononostante, ci aspettavamo quantomeno delle affermazioni. Non le abbiamo sentite». Così si esprime il collettivo Wu Ming, autore di fortunati romanzi come “Q”, all’indomani della controversa apparizione di Bersani e Fini nella trasmissione di Fazio & Saviano, alle prese con l’elenco dei “valori” di destra e sinistra: “La lista dei bolliti”, l’ha archiviata impietosamente Marco Travaglio, che parla di «valori ampiamente intercambiabili», ascrivibili indifferentemente all’una o all’altra cordata.
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Missili salva-Obama? I rivali: no, ora basta guerre
E se l’America si ritirasse clamorosamente dai teatri di guerra disseminati nel mondo? Potrebbe succedere, per assurdo, se fra due anni cadesse la “colomba” Obama, come sembra annunciare il disastroso esito delle elezioni di medio termine. Solo una guerra, scrive il “Washington Post”, oggi potrebbe “salvare” il presidente che prometteva “Yes, we can” ed è stato invece travolto dalla propria inerzia di fronte alla catastrofica crisi ereditata da Bush. A puntare sulla pace oggi non è più Obama, ma i suoi rivali, i tradizionali “falchi” di ieri: proprio i leader emergenti dei repubblicani oggi sono gli unici, in America, a prospettare il ritiro immediato e unilaterale degli Stati Uniti da ogni guerra.