Archivio del Tag ‘depositi’
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Quasi 1000 miliardi di euro in mano a 600.000 italiani
Nonostante la crisi e la stagnazione economica che ha colpito il nostro paese negli ultimi anni l’Italia è un paese ancora molto ricco. Uno studio di Prometeia, una delle più note società di consulenza finanziaria del nostro paese, rivela come il patrimonio finanziario delle famiglie italiane sia pari a 3.500 miliardi di euro, senza appunto l’inclusione dei beni immobiliari posseduti. Questo numero è la somma totale delle ricchezze accumulate dai 22 milioni di nuclei familiari che risiedono nel nostro paese, ma la maggior parte di questo patrimonio è concentrata in poche mani. Le famiglie ricche, ovvero coloro i quali hanno una ricchezza superiore ai 500.000 euro, sono 606.000 e detengono un patrimonio finanziario nell’ordine degli 897 miliardi di euro. Questa cifra è pari a poco meno di metà del nostro debito pubblico. In Italia ci sono quasi ottomila famiglie (7.896) che hanno ognuna un patrimonio finanziario di oltre 10 milioni di euro, per un totale di 134 miliardi di euro. E ben 164.000 quelle che posso vantare un tesoretto tra 1 e 5 milioni di euro.
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Assalto alle banche, vogliono un altro governo Bilderberg
Per imporre in Italia un governo compiacente alla linea che molti oggi chiamerebbero “Linea Bilderberg”, o “Linea Monti-Merkel-Goldman Sachs”, nonostante l’esito elettorale dell’ultimo voto politico, potrebbe essere a breve orchestrata una crisi bancaria italiana che terrorizzi la popolazione e crei il consenso per un governo di quel tipo in cambio di soccorsi monetari di Bce, Fed e altri. I recenti spostamenti di capitali dello Ior da banche italiane a banche tedesche (compresa parte del nostro 8 per mille) corrobora questa congettura, assieme alla nomina di un tedesco alla presidenza dello Ior. Il voto politico del 25 febbraio esprime disinganno e rifiuto della maggioranza degli italiani verso la dittatura dei mercati, l’egemonia della Germania, il modello economico mercatista e neoliberista snaturato in Europa col socialismo tributario dei cosiddetti Illuminati, le ricette rigoriste e fiscaliste di tecnici e accademici balordi o traditori
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Rigore, debito e menzogne: ecco chi ci guadagna davvero
Rastrellare soldi per le grandi banche del nord, tedesche e francesi: servono essenzialemente a questo le misure “lacrime e sangue” inflitte dal regime di austerity instaurato dalla spietata tecnocrazia europea. E’ la stessa Banca d’Italia a fornire l’ennesima riprova del fatto che l’austerità non serve a migliorare le finanze pubbliche: il debito italiano è ulteriormente aumentato, superando i duemila miliardi di euro. Keynes lo diceva 70 anni fa: «Non c’è possibilità di equilibrare il bilancio eccetto che con l’aumentare il reddito nazionale». L’austerità fa aumentare e non diminuire il debito pubblico, ribadisce Davide Della Bona sul sito “MeMmt”. E i dati degli ultimi tre anni sono inequivocabili: ovunque si sia intrapresa la via dell’austerità il bilancio pubblico è inevitabilmente peggiorato, aggravando ulteriormente la crisi.
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Barnard: attacco alle banche, è la prima volta nella storia
Siamo a una svolta storica. Vittime, quelli che fino a ieri erano ritenuti i colpevoli: le banche, con dentro i nostri soldi. La notizia: la politica tecnocratica ha stabilito che il capitale privato detenuto dal sistema bancario può essere liberamente espropriato per fini politici. «Guardate che questo è un passaggio della storia degno del giorno in cui Lutero appese le sue tesi alla cattedrale di Wittenberg», avverte Paolo Barbard. «Da questo momento in poi, gli investitori internazionali sanno che delle banche non si possono più fidare come porti sicuri dei loro investimenti. E allora ecco la conseguenza ultima: crolla nel mondo la fiducia nel sistema bancario». Nel 2013 si sbriciola il proclama di Ezra Pound, secondo cui «i politicanti sono i camerieri dei banchieri». Prima la Grecia, ora Cipro: su iniziativa di Draghi e della Lagarde, a rimetterci sono anche i privati: sta accadendo qualcosa che non s’era mai visto. «Non è possibile che un simile ribaltamento dei paradigmi di potere, un fatto di portata storica, non nasconda alla fine la usuale peste nera a spese delle usuali vittime, noi».
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Europa e Russia in gara per il gas-fantasma di Cipro
«Quelli che prestano denaro a Cipro, ossia l’Unione Europea e il Fondo Monetario, cercano di mettere le mani sui depositi di gas naturale che sono stati recentemente scoperti a sud di Cipro nel Mediterraneo. Ma non li otterranno». Lo affermava già un mese fa l’arcivescovo cipriota Chrysostomos: ancora oggi, segnala Debora Billi sul blog “Petrolio”, si continua a parlare molto poco dell’alternativa russa per Cipro, secondo cui si ipotizza che il colosso Gazprom, in cambio di un salvataggio in extremis, chieda accesso ai giacimenti. Proprio Gazprom avrebbe offerto il “bailout” alle banche cipriote: rifinanziamento e ricapitalizzazione, in cambio dei diritti di prospezione. Ma a quanto ammonterebbero questi giacimenti offshore così appetibili da rischiare uscite dall’euro e guerre mondiali?
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Abolire il contante: e se la banca ci rapina, come a Cipro?
Ridurre o eliminare l’uso del denaro contante, in nome della lotta all’evasione fiscale? Proposta contenuta anche nell’ipotesi di programma sostenuta da Bersani. «Di colpo, grazie ad un atto normativo, il cittadino verrebbe privato, oltre che di questa forma di libertà, anche dell’unica forma di dissenso a sua disposizione nei confronti del sistema bancario», scrive Paolo Cardenà sul blog “Vincitori e vinti”. «Per contro, le banche verrebbero graziate in quello che per loro costituisce il vero e proprio incubo: la corsa agli sportelli». A quel punto, essendo il denaro smaterializzato e sostituito con un algoritmo astratto e intangibile, ne deriva che, se non esiste moneta contante da scambiare e da prelevare, viene meno anche il pericolo che la popolazione possa chiedere la restituzione di ciò che non esiste. «E’ evidente, e le banche festeggiano: il sistema bancario deterrebbe in deposito la maggior parte della ricchezza del paese». Che – Cipro insegna – porrebbe anche “scomparire”, per decreto, da un giorno all’altro.
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Dietro a Cipro, la guerra: ma Putin sventa il complotto
In apparenza la posta in gioco è quella dei miliardi degli “oligarchi”, ma il vero obiettivo di Putin – nei panni di “salvatore” di Cipro – sarebbe ben più serio: salvare la pace nel Mediterraneo e allontanare la guerra che, attraverso la Siria, l’Occidente sta armando contro l’Iran. Lo sostiene un attento osservatore della politica russa, John Helmer: «Usa, Germania, Turchia e Nato pensano di avere quasi tutte le munizioni che servono per rovesciare il regime in Siria, come avevano già fatto in Libia, ma sembra che non trovino i 5 miliardi di euro necessari». Soldi indispensabili per «ripetere il trucco» finanziando la guerra coi depositi russi confiscati a Cipro. Inattesa contromossa di Putin: rifinanziare interamente le banche cipriote, emarginando l’Unione Europea e piazzando la Russia al centro del Mediterraneo. Con buona pace di Londra, che ha anch’essa manovrato per provocare il collasso di Cipro, cioè del maggior concorrente europeo dei paradisi fiscali britannici.
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Il Fmi: moneta sovrana, non più monopolio delle banche
Eliminare il debito pubblico degli Usa in un colpo solo, e fare lo stesso con Gran Bretagna, Italia, Germania, Giappone, Grecia. E nello stesso tempo rilanciare l’economia, stabilizzare i prezzi e spodestare i banchieri. In modo pulito e indolore, e più rapidamente di quel che si può immaginare. Con una bacchetta magica? No. Con una legge semplice, ma capace di sostituire l’attuale sistema, in cui a creare denaro dal nulla sono le banche private. Basterebbe un provvedimento che obblighi gli istituti di credito a detenere una riserva finanziaria reale, del 100%. A proporlo sono due economisti del Fondo Monetario Internazionale, Jaromir Beneš e Michael Kumhof. Tu, banca, vuoi lucrare sul prestito di denaro? Prima devi dimostrare di averlo davvero, quel denaro. Troppo comodo farselo dare dalla banca centrale (che lo fabbrica dal nulla) per poi “taglieggiare” famiglie, aziende e interi Stati, imponendo interessi esorbitanti.
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Piemonte a rischio: è la pattumiera nucleare italiana
Confermato il rischio nucleare in Piemonte: è la regione italiana più esposta al pericolo di radiazioni, sia per i depositi di scorie radioattive che per gli scarichi di origine nucleare nell’aria e nell’acqua. Lo confermano i dati contenuti nell’ultimo dossier dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. «Situazione che non tenderà certo a migliorare nel futuro», segnala Rossana Vallino su “Obiettivo Ambiente”, il magazine di Pro Natura Torino, che rilancia la denuncia: «Ci sono ben cinque nuovi depositi nucleari in progetto nella nostra Regione». E, come se non bastasse, sono ricominciati «gli inutili e pericolosi trasporti nucleari verso la Francia», spesso ostacolati dalle dimostrazioni dei No-Tav lungo la ferrovia in valle di Susa. Quanto basta per lanciare un forte grido d’allarme: «La stagione nucleare in Piemonte non è per nulla finita ed anzi si consoliderà sempre più
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Meno spesa, tasse, credito zero: il rigore uccide le imprese
Il rigore non piace neppure agli industriali: lo stesso presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha ripetutamente chiarito che i tagli alla spesa pubblica non aiutano certo la ripresa degli investimenti nel settore privato. Per rilanciarli occorre ridurre il “cuneo fiscale” (meno tasse sul lavoro dipendente, e quindi più occupazione) e ampliare i mercati di sbocco interni, in due modi: più spesa pubblica e meno tasse. E soprattutto: rendere più agevole l’accesso al credito bancario da parte delle imprese. Al contrario, le politiche di austerity contraggono i redditi, quindi anche i risparmi, spingendo le banche a chiudere i cordoni della borsa. «Il calo dei risparmi – osserva Guglielmo Forges Davanzati, economista dell’università del Salento – si traduce nella riduzione dei depositi bancari, che a sua volta spinge le banche a essere meno accomodanti nell’erogazione di finanziamenti alle imprese», peraltro già a corto di profitti dallo scoppio della crisi.
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Dosi: euro folle, Italia e Spagna respingano il maxi-debito
Spread sopra i 500 punti e curva dei tassi d’interesse che ricomincia ad appiattirsi: i rendimenti dei titoli di Stato a breve durata si avvicinano a quelli a scadenza più lunga, sintomo di alta incertezza sulle prospettive del paese anche nel breve termine. Dopo otto mesi di “cura Monti”, 80 miliardi di manovre solo nel 2011, siamo tornati quasi al punto di partenza: i “mercati” dubitano seriamente della tenuta dell’Italia e della sua capacità di ripagare i prestiti. Secondo l’economista Giovanni Dosi, docente della Scuola Superiore universitaria Sant’Anna di Pisa e collaboratore del premio Nobel Joseph Stiglitz alla Columbia University, il problema è proprio la “terapia” del rigore: dire che l’austerity è condizione necessaria, anche se non sufficiente, per uscire dalla crisi, «a mio parere è assolutamente sbagliato». Come liberarsi dal ricatto del debito? In un solo modo. Italia e Spagna dovrebbero imporsi sulla Germania, “costringendo” la Bce a comportarsi da prestatore di ultima istanza.
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Ricattati dai banchieri-gangster, Londra scopre il bottino
Bastonati dallo spread, apprendiamo che esistono i bankster, banchieri-gangster che truccavano il Libor facendo trading. Qualcuno ci piglia per il culo. Dal latinorum all’inglesorum, si allarga lo scandalo delle manipolazioni finanziarie gli operatori coinvolti, 12 quelli individuati, agivano in continenti diversi. I governi se ne accorgono soltanto ora e in Europa pensano di far diventare reato penale il fregare noi piccoli risparmiatori. Bravi. Siamo molto contenti. Intanto la nostra piccola Piazza Affari (la borsa di Milano) scivola a -2,7% mentre lo spread vola oltre i 535 punti. Tradotto, il debito che abbiamo come Italia, invece che scendere per i nostri sacrifici, aumenta per i sempre maggiori interessi che dobbiamo pagarvi. Un po’ come i mutui sulla casa a tasso variabile.