Archivio del Tag ‘depistaggi’
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Piazza Fontana, cine-romanzo di un’occasione sprecata?
Una docu-fiction tipo Rai Storia, ma in versione lusso e con tesi non dimostrate? La differenza la fanno soprattutto i due protagonisti, Valerio Mastrandrea nei panni del commissario Luigi Calabresi e Pierfrancesco Favino, che incarna la vittima dell’indagine, cioè l’ex partigiano, ferroviere e attivista anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato dal quarto piano della questura di Milano il 15 dicembre 1969. La tragedia scoppiò al termine di un fermo illegalmente prolungato per tre giorni e scattato poche ore dopo la strage di piazza Fontana, che fece 17 morti e 88 feriti alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Attentato che segnò l’inizio della “strategia della tensione” scatenata in Italia per fermare l’avanzata democratica della sinistra e scongiurare il rischio che potesse andare il governo il Pci, ancora formalmente collegato al grande nemico degli Usa e della Nato, l’Unione Sovietica.
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Mafia, segreti e verità sepolte. Travaglio: fate schifo
Ma interessa ancora a qualcuno sapere perché vent’anni fa è morto Paolo Borsellino con gli uomini di scorta? Sapere perché l’anno seguente sono morte 5 persone e 29 sono rimaste ferite nell’attentato di via dei Georgofili a Firenze, altre 5 sono morte e altre 10 sono rimaste ferite in via Palestro a Milano, altre 17 sono rimaste ferite a Roma davanti alle basiliche? Interessa a qualcuno tutto ciò, a parte un pugno di pm, giornalisti e cittadini irriducibili? Oppure la verità su quell’orrendo biennio è una questione privata fra la mafia e i parenti dei morti ammazzati? È questa, al di là delle dotte e tartufesche disquisizioni sul concorso esterno in associazione mafiosa, la domanda che non trova risposta nel dibattito (si fa per dire) seguìto alla sentenza di Cassazione su Marcello Dell’Utri e alle parole a vanvera di un sostituto Pg. O meglio, una risposta la trova: non interessa a nessuno.
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Frecce Tricolori: piloti uccisi perché tacessero su Ustica?
Ramstein, 29 agosto 1988: collisione in volo tra due aerei delle “frecce tricolori”. Una strage: muoiono tre piloti e 67 spettatori. Forse non è stato un incidente: due dei piloti rimasti uccisi, Ivo Nutarelli e Mario Naldini, pochi giorni dopo avrebbero dovuto testimoniare su un’altra tragedia, quella di Ustica. La fatidica sera del 27 giugno 1980, in cui esplose in volo il Dc-9 Itavia con a bordo quattro membri dell’equipaggio e 77 passeggeri, tra cui 13 bambini, Nutarelli e Naldini erano anch’essi in volo, non lontano dalla rotta del velivolo di linea abbattuto, e avrebbero lanciato via radio un allarme aereo generale. Otto anni dopo, il disastro di Ramstein. E oggi, un dettaglio inquietante: il jet acrobatico di Nutarelli aveva il carrello inspiegabilmente aperto, così come il freno aerodinamico anteriore. I comandi erano stati manomessi?
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Bojinka: il piano per l’attacco alle Torri scoperto nel ‘95
Undici, numero fatale: 11 settembre, 11 aerei-kamikaze, 11 obiettivi. Quello che sarebbe successo nel 2001 a New York era già scritto. Chi “doveva” sapere, ne era al corrente da almeno sei anni. Gennaio 1995, Manila: la polizia irrompe in un edificio dove si nasconde una cellula di estremisti islamici. Da un pc salta fuori un file dal nome “Piano Bojinka”: disegni, foto e rapporti scritti che illustrano un piano terroristico per colpire gli Stati Uniti lanciando aerei di linea contro edifici e simboli del potere americano. Per la precisione: 11 aerei. L’allarme impiega un anno per essere diffuso: nasce una task force, con a capo il super-poliziotto John O’ Neill. Cinque anni dopo, O’Neill si insedia al 102° piano della Torre Nord. Poche ore, e l’edificio viene centrato. E’ l’11 settembre 2001. O’Neill diventa una delle tremila vittime della strage: muore portando con sé i suoi segreti.
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11 Settembre, favola nera che ci assedia da dieci anni
Dieci anni sono passati da quell’11 settembre che ha cambiato la storia del mondo, avviando la guerra infinita contro il terrorismo internazionale. I dubbi su quella vicenda si sono ingigantiti, diventando certezze. Non 19 terroristi, da soli, hanno attaccato l’America, bensì un pugno di terroristi “di stato” (occidentali e amici dell’occidente) con passaporti americani, israeliani, pakistani, sauditi. Osama bin Laden non è mai stato incriminato, sebbene, in suo nome, siano state combattute due guerre (contro l’Afghanistan e contro l’Iraq) che hanno prodotto centinaia di migliaia di morti civili e che non sono ancora terminate. Guantánamo è rimasta in funzione nonostante le promesse di Obama. Nessun processo contro nessun presunto colpevole è stato celebrato in questi dieci anni.
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Volpe-132: elicottero caduto sulla pista di armi-fantasma?
Un elicottero della Guardia di Finanza s’inabissa nel mare della Sardegna il 2 marzo 1994, davanti al poligono missilistico del Salto di Quirra, a poca distanza da una nave-fantasma: natante segnalato da tre testimoni oculari, a cui però le autorità militari non credono. L’indomani, in Somalia, vengono assassinati Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, inviati della Rai, finiti probabilmente su una scomoda pista di traffico d’armi che sembra imbarazzare il governo italiano. Quattro mesi dopo, a luglio, l’equipaggio di un mercantile sardo viene sterminato in un porto semi-abbandonato dell’Algeria in preda al terrorismo. Dal carico dichiarato, semola, mancherebbero 600 tonnellate. Armi? Le stesse che costarono la vita a Ilaria Alpi e ai due finanzieri precipitati insieme all’elicottero esploso in volo?
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Cia e Wikileaks: nuova Gladio per piegare la Norvegia?
False flag, depistaggio: mentre i media inquadrano gli occhi gelidi del “mostro” Breivik, il “killer solitario” di Oslo e Utøya, si sospetta che sull’isola della strage i macellai armati fossero almeno due, e nient’affatto isolati. La polizia norvegese è costretta a fare i conti con una struttura denominata “Simas”, creata dall’intelligence Usa reclutando agenti in congedo, un po’ come la Gladio italiana. La bomba nel centro di Oslo? E’ esplosa 48 dopo una strana esercitazione “antiterrorismo”. E Washington aveva messo la Norvegia in cima a una lista nera, da quando la piccola democrazia scandinava aveva annunciato il ritiro dalla Libia. Prima ancora, la Norvegia aveva rifiutato di enfatizzare l’allarme “Al-Qaeda”, irritando americani e inglesi. Fino ai sinistri avvertimenti di Wikileaks: la Norvegia sottovaluta il terrorismo. Vuoi vedere che prima o poi sarà costretta a cambiare idea?
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Ordine al Sismi, salvare Moro: prima ancora del sequestro
Nel lontano 1978, i servizi segreti italiani chiesero aiuto ai palestinesi per la liberazione di Aldo Moro. Niente di strano: se si tratta di salvare un ostaggio, è lecito rivolgersi anche a una formazione “terroristica” come il Fronte per la Liberazione della Palestina. Peccato che l’ordine da Roma fosse partito addirittura il 2 marzo: cioè 14 giorni prima che Moro venisse sequestrato. Lo conferma il “postino” del messaggio scottante, Antonino Arconte, allora agente del Sismi, l’intelligence militare. Arconte consegnò il plico al tenente colonnello Mario Ferraro, di stanza a Beirut. A sua volta, Ferraro avrebbe informato il suo superiore ed eliminato il dispaccio, che era “a distruzione immediata”. Ma Ferraro non lo distrusse. E quando tentò di resistere alla liquidazione della sua struttura, forse fece sapere di esserne ancora in possesso. Fu trovato impiccato il 6 luglio nella sua abitazione romana.
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L’ambasciatore: così Roma insabbiò la verità su Calipari
L’Impero colpisce ancora, anche se la conferma della notizia trapela con cinque anni di ritardo, grazie a Wikileaks: dopo aver assassinato Nicola Calipari a Baghdad mentre riportava a casa la giornalista del “Manifesto” Giuliana Sgrena, gli americani ottennero la piena complicità del governo italiano per depistare le indagini e far sembrare un semplice incidente la tragica morte dello 007 del Sismi, ucciso il 4 marzo 2005 per “punire” l’Italia per aver osato trattare coi sequestratori iracheni, che proprio coi sequestri finanziavano la resistenza contro l’occupazione Usa. Roma promise a Washington che avrebbe insabbiato le inchieste: lo scriveva, in dispacci riservati ora pubblicati dal sito di Julian Assange, l’ambasciatore statunitense a Roma, Mel Sembler.
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L’eterno bavaglio italiano, dalla Notte della Repubblica
L’esordio della manifestazione contro la legge-bavaglio svoltasi a Roma il 1° luglio non è propriamente stato dei più felici, al suono dell’inno nazionale, invece che con “Bella ciao” come, sommessamente, aveva proposto l’Anpi. Così è iniziata quella che è stata, ambiziosamente, la “giornata di resistenza civile del ventunesimo secolo”, ma che in realtà si è ridotta ad una passerella di politici, giornalisti di professione e personaggi dello spettacolo ad uso e consumo di un’improbabile società civile in difesa di una libertà di informazione morta e sepolta ben prima che si parlasse del disegno di legge sulle intercettazioni. Gli unici frammenti di tragica autenticità l’hanno offerti i familiari di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi a nome dei tanti condannati a morte dallo stato italiano.
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Bologna, strage della verità: l’Italia della vergogna
Alle 10.25 del 2 agosto 1980, trent’anni fa, una valigia lasciata nella sala d’aspetto di seconda classe, contenente 20 chili di esplosivo militare gelatinoso, esplode sbriciolando la sala d’aspetto, sfondando quella di prima classe, due vagoni del treno Ancona-Basilea sventrati come il ristorante. In pochi secondi 85 morti e 205 feriti di cui 70 con invalidità permanente. La più grande strage italiana di terrorismo. In trent’anni sono stati condannati due manovali neo-fascisti, Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, ma non conosciamo ancora i mandanti e i complici che lavorarono a un gigantesco depistaggio che non è ancora finito.
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Orlandi, stragi, Brenda: l’Italia è un romanzo criminale
«Ci sono giorni in cui una persona normale apre il giornale e ha tutto il diritto di chiedersi: ma in che razza di Paese viviamo?». Se lo domanda lo scrittore Giancarlo De Cataldo, autore del bestseller “Romanzo criminale”, mettendo in fila «la probabile identificazione del presunto rapitore di Emanuela Orlandi», forse legato ad un boss della Banda della Magliana, le rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza con la ricostruzione dei possibili retroscena delle stragi «ufficialmente mafiose» del ‘92-’93 e infine il rinvenimento del corpo carbonizzato del trans “Brenda”, super-teste nel caso Marrazzo.