Archivio del Tag ‘deficit’
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Rossi: la Bce finanzi un’Europa finalmente democratica
Tutto inutile, se il nostro futuro resta sequestrato dalla finanza speculativa che impone le sue regole stracciando i diritti. L’Europa deve finalmente dotarsi di una Costituzione democratica. E la sua banca centrale, la Bce, deve decidersi a finanziare l’economia reale, e non solo le banche, trasformandosi in “prestatore di ultima istanza” come la Fed americana. Senza queste due condizioni essenziali, nessuna ricetta “tecnica” potrà mai battere la crisi. E nel frattempo, alla recessione si aggiungerà la disperazione degli ex cittadini, trasformati in sudditi di un potere lontano, invisibile e incontrollabile, che attraverso la globalizzazione selvaggia e il dominio assoluto dei capitali ha di fatto cancellato lo Stato di diritto e le sue garanzie sociali duramente conquistate dal lungo cammino dei popoli verso la democrazia.
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Schiavo della finanza, lo Stato non può più spendere per noi
Può sembrare un’eresia, ma non lo è: dalla crisi si può uscire in un solo modo, e cioè aumentando la spesa pubblica. Si aggraverebbe il debito? Inizialmente, sì. Ma investire in settori strategici per produrre lavoro risolleverebbe l’economia, la domanda, le entrate fiscali. Servirebbe una piena sovranità statale e monetaria, che gli Stati europei hanno perduto: costretti a farsi prestare denaro dalla finanza privata, vengono dissuasi dall’indebitarsi ulteriormente, pena la crescita esplosiva dei margini speculativi. Lo Stato, unico soggetto nato per spendere a deficit per il benessere reale dei cittadini, è stato imbrigliato: il grande capitale pretende che si comporti non come uno Stato, ma come una famiglia o un’azienda. Neutralizzata la capacità finanziaria dello Stato, i cittadini sono indifesi di fronte alla crisi.
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Moneta sovrana: facciamo tremare il vero potere mondiale
Oltre 700 attivisti italiani per un evento mondiale: imparare i fondamenti della Modern Money Theory direttamente dagli economisti americani che guidarono la “resurrezione” dell’Argentina dopo il disastro del 2001 provocato dalla privatizzazione neoliberista di un’economia subalterna al dollaro. Mai più denaro “privato”, prestato magari a tassi d’usura come fa la Bce dominata dalla Germania. Lorenzo Bini Smaghi, ormai in uscita dall’esecutivo della Banca Centrale Europea, ha clamorosamente smentito Mario Draghi: «E’ inutile nasconderci dietro le regole per evitare di agire», ha dichiarato al “Financial Times”: «Se c’è un pericolo di deflazione e recessione economica, la Bce deve iniettare fondi nel sistema». Esattamente quello che Draghi, sempre al “Financial Times”, ha spiegato che non farà mai: niente aiuti, fin che resterà in piedi l’euro.
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Recessione: l’Italia perderà un milione di posti di lavoro
Cinque anni di crisi e un milione di posti di lavoro bruciati. Sono le dure previsioni del Centro studi di Confindustria, secondo cui sull’Eurozona cade «l’inverno della recessione», stagione nerissima che «in Italia è iniziata prima e risulterà più marcata». Addirittura è previsto un crollo del Pil di 2 punti percentuali entro la prossima primavera. Meno drammatiche, ma altrettanto serie, le stime dell’Abi, l’associazione bancaria italiana, che prevede un calo del Pil dello 0,7% nel 2012 e una sostanziale stagnazione nel 2013. A farne le spese saranno soprattutto i lavoratori: secondo Confindustria, è «molto probabile» che scarseggino le risorse per la cassa integrazione, che aumentino i licenziamenti e che il tasso di disoccupazione s’impenni fino al 9% alla fine del 2012.
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Draghi: lacrime e sangue per l’Europa, fino alla catastrofe
«Siamo nelle mani di fanatici incompetenti: mi vien voglia di emigrare, ma dove?». Domanda senza risposta, alla quale si affida un desolato Pier Giorgio Gawronski dopo la lettura dell’ultima intervista che Mario Draghi ha concesso al “Financial Times”. Di fronte alla crisi, in pratica, il governatore della Bce ammette di non avere soluzioni: e pazienza se ormai è evidente che il “rigore” imposto all’Europa – in Italia, da Mario Monti – non produrrà nessunissima “ripresa”. «Semplicemente – afferma Gawronski – Draghi ignora tutti i progressi della scienza economica degli ultimi 80 anni, e annuncia che la crisi va affrontata con le politiche già utilizzate fra il 1929 e il 1933, con risultati catastrofici», quelli della Grande Depressione che preparò la Seconda Guerra Mondiale.
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Tav, merci in calo e costi stellari: Vienna frena sul Brennero
Troppi costi: vale la pena indebitarsi all’infinito per una grande opera ferroviaria la cui utilità è ormai dubbia, visto il crollo del traffico merci? Maria Ferker, ministro delle finanze di Vienna, mette le mani avanti: il tunnel di base per la linea Tav del Brennero non può essere accettato a scatola chiusa, “senza se e senza ma”. La Ferker non esclude per ora la realizzazione del Bbt, l’alta velocità italo-austriaca, ma avverte che quel tunnel rappresenta un problema di indebitamento a lungo termine, che sicuramente «esploderà». La Corte dei Conti austriaca calcola per ora un esborso stellare da 24 miliardi di euro. Discussione aperta con un’altra donna del governo di Vienna, Doris Bures, ministro delle infrastrutture: il Tav rappresenta un impegno enorme per il futuro e Vienna non ammette che si dia il via libera a montagne di debiti fuori controllo.
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Denaro per noi, non contro di noi: tutti a lezione da Wray
Decenni di crisi e di stentata sopravvivenza grazie all’aiuto dello Stato. Poi arriva l’uomo di Detroit, e che fa? Appena la Fiat rialza la testa, anziché rilanciare il lavoro, ne approfitta per demolire cinquant’anni di diritti: fine dell’umanesimo operaio. E’ la globalizzazione, si giustifica Marchionne. La dittatura della finanza: un padrone remoto che emana diktat e impone contratti-capestro, prendere o lasciare. Il tutto, nell’assordante impotenza della politica, ridotta a subire gli ordini impartiti dai tecnocrati di Bruxelles, i maggiordomi dei veri padroni del mondo: le grandi multinazionali, il super-potere finanziario che ricatta popoli interi con lo spettro del debito. Come se ne esce? In un solo modo: recuperando sovranità. A cominciare dalla moneta: non più un cappio al collo, ma una leva formidabile a nostra completa disposizione, progettata per il nostro benessere dal nostro maggiore “sindacato”: lo Stato.
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Barnard: sarà un strage, riusciranno dove Hitler fallì
L’Europa collassa, salta l’Eurozona, crollano tutte le nostre economie tranne una: quella tedesca. Scenario che riporterà il Vecchio Continente alla situazione precedente il 1999, ma a condizioni da sogno per la Germania. Che, con un euro a due velocità o anche col suo ritorno al marco, sarà vista dai mercati come l’unica scialuppa di salvezza su cui dirottare capitali, mentre noi rimarremo a secco, agonizzanti. In più, i veri manovratori della Merkel, e cioè le mega-industrie dell’export “neomercantile” della Germania, si troveranno con decine di milioni di lavoratori europei a due passi da casa, disposti a sgobbare per loro a ritmi da lager e con stipendi da Cina. E l’impero germanico dell’export si presenterà al mondo dei grandi mercati del domani (Brasile, Cina, India, Est asiatico) con prodotti a prezzi competitivi. Ironia della storia: trionfale dominio teutonico, proprio là dove Hitler fallì.
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Europa nemica, tagli e diktat: esautorati Stati e cittadini
L’accordo di Bruxelles sancisce la nascita di una nuova Europa basata sull’austerità e sul rigore di bilancio. E’ il trionfo dell’ideologia economica liberista più conservatrice e antisociale, che da scelta politica viene eretta a norma vincolante, come fosse una necessità oggettiva. Gli Stati rinunciano definitivamente al loro ruolo economico di stimolo alla crescita e allo sviluppo attraverso la sostenibilità del debito pubblico, e quindi attraverso la spesa pubblica, per perseguire un unico obiettivo: il raggiungimento del pareggio di bilancio per mezzo di drastici tagli alla spesa pubblica che ricadono, inevitabilmente, sulle fasce più povere della popolazione europea. E’ la sconfitta del sogno di un’Europa sociale e solidale, la vittoria dell’idea di Europa propria delle forze politiche di centrodestra, in particolare del centrodestra tedesco.
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Monti, atroce autopsia dell’Italia: ma il killer è l’euro
Senza più moneta sovrana, l’Italia è condannata: non può più onorare qualsiasi deficit semplicemente «facendosi staccare un assegno dalla propria banca centrale», per usare un’espressione di Wynne Godley, che Paolo Barnard cita per chiarire la situazione. Siamo nel tunnel del suicidio economico a orologeria: Monti spreme gli italiani per avvicinarsi al pareggio di bilancio e vincerà il primo round. Ma poi perderà il match: una volta dissanguati, gli italiani si consegneranno al baratro della recessione. «E che farà a quel punto Mario? Ve lo metto per iscritto: farà quello che hanno sempre fatto tutti i robotizzati umanoidi della scuola economica Neoclassica e Neoliberista, cioè prescriverà ancor più dosi del veleno che ci starà ammazzando. Come fa Obama in Usa, come fa il Fmi in Estonia e in Irlanda, in Grecia, in Africa».
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Krugman: il rigore è una follia, la cura ucciderà il malato
L’euro può essere salvato? Non molto tempo fa si diceva che la crisi poteva portare, nel peggiore dei casi, al default della Grecia. Ora si profila l’evenienza di un disastro di proporzioni assai maggiori. È vero che la pressione sui mercati si è un po’ allentata mercoledì. Si è allentata dopo il sensazionale annuncio dell’estensione delle linee di credito da parte delle banche centrali. Ma persino gli ottimisti ormai considerano l’Europa avviata alla recessione, mentre i pessimisti lanciano l’allarme sull’eventualità che l’euro diventi l’epicentro di una nuova crisi globale. Come mai siamo arrivati fin qui?
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Barnard: noi come l’Africa, venduti agli Avvoltoi finanziari
«Voi persone per bene non capite cosa significhi trovarsi debitori di un Vulture Fund, di un avvoltoio. Siete abituati al volto del vostro cassiere all’Unicredit, al Monte dei Paschi. Anche tu, imprenditore, non sai come prende allo stomaco il fiato di un Ss finanziario quando lo devi ricevere nel tuo ufficio». E sarà inutile, dall’interno del “Lager economico Italia”, volgere lo sguardo al governo, ai sindacati, alle Regioni: il debito sovrano dell’Italia del default sarà stato trasferito, con decisione del Consiglio Europeo, sotto la giurisdizione britannica o dello Stato di New York. Per cui a Roma sarà la Notte dei Lunghi Coltelli: «Il resto delle “Ss finanziarie” del Fmi, della Ue dei tecnocrati alla Rompuy e Draghi, saranno impegnate a ripulire i palazzi governativi per sempre. Inutile neppure pensarci, a loro».