Archivio del Tag ‘deficit’
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Da vent’anni lo Stato spende meno di quanto gli versiamo
Se durante il fine settimana lavi l’auto, controlli l’olio, la pressione dei pneumatici e cosi via, questo post fa per te. Un’automobile non può funzionare senza il lubrificante, l’olio appunto. Per questo, regolarmente, estrai dal motore l’asta di metallo. Sai perfettamente che il livello dell’olio non deve essere né troppo basso, né troppo alto, quindi all’interno di due limiti (tacca di minimo – tacca di massimo). Il mancato rispetto degli stessi danneggia il motore. Immagina l’Italia. Il motore di una nazione siamo noi, con le nostre idee, competenze e la nostra volontà. Ok, noi siamo il motore, ma l’olio – la spesa a deficit, la differenza tra la spesa dello Stato e gli introiti fiscali – per far scorrere perfettamente gli ingranaggi chi lo mette? Chi lo controlla? Lo Stato. Compito fondamentale di un governo è garantire che l’olio nel motore (spesa a deficit) sia della quantità adeguata, sopra il minimo, sotto il massimo. Così il motore funziona perfettamente e la piena occupazione è possibile.
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Italia, potenza scomoda: dovevamo morire, ecco come
Il primo colpo storico contro l’Italia lo mette a segno Carlo Azeglio Ciampi, futuro presidente della Repubblica, incalzato dall’allora ministro Beniamino Andreatta, maestro di Enrico Letta e “nonno” della Grande Privatizzazione che ha smantellato l’industria statale italiana, temutissima da Germania e Francia. E’ il 1981: Andreatta propone di sganciare la Banca d’Italia dal Tesoro, e Ciampi esegue. Obiettivo: impedire alla banca centrale di continuare a finanziare lo Stato, come fanno le altre banche centrali sovrane del mondo, a cominciare da quella inglese. Il secondo colpo, quello del ko, arriva otto anno dopo, quando crolla il Muro di Berlino. La Germania si gioca la riunificazione, a spese della sopravvivenza dell’Italia come potenza industriale: ricattati dai francesi, per riconquistare l’Est i tedeschi accettano di rinunciare al marco e aderire all’euro, a patto che il nuovo assetto europeo elimini dalla scena il loro concorrente più pericoloso: noi. A Roma non mancano complici: pur di togliere il potere sovrano dalle mani della “casta” corrotta della Prima Repubblica, c’è chi è pronto a sacrificare l’Italia all’Europa “tedesca”, naturalmente all’insaputa degli italiani.
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Krugman: fine della farsa, solo il deficit ci salva dall’incubo
Sarebbe davvero tanto facile mettere fine alla piaga della disoccupazione? Ebbene sì. Basta aumentare la spesa pubblica a deficit per creare subito posti di lavoro. Problema: «Chi ha il potere in mano non ci vuole credere». Qualcuno di quei potenti, scandisce il Premio Nobel americano per l’economia, Paul Krugman, «ha una sensazione viscerale che la sofferenza sia un bene». Lo dicevano anche alcuni “padri” dell’Eurozona, come l’ex ministro prodiano Tommaso Padoa Schioppa, che auspicava «riforme che vi facciano soffrire». La mania delle élites? Far pagare (a noi) un prezzo per i “peccati” del passato, «anche se i peccatori di allora e chi soffre oggi sono dei gruppi sociali di persone completamente diverse». Qualcuno di quei potenti, accusa Krugman, vede nella crisi una magnifica opportunità per smantellare tutta la rete di sicurezza sociale. «E quasi tutti, nelle élites politiche, prendono le parti di una minoranza benestante che in realtà non sta sentendo molto dolore».
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Per Bruxelles siamo solo bestiame: fanno zootecnia sociale
Tanto rumore per il solito commissariamento del governo italiano. Si dà grande risalto mediatico al fatto che Pd e Pdl si mettano insieme, per nascondere la vera notizia: «Lo fanno per imporre decisioni prese al di fuori dell’Italia, sebbene si dimostrino rovinose». Ci portano al macello: con metodi di “allevamento” sperimentati precisamente nella zootecnia. Parola di Marco Della Luna, scettico nei confronti del governo Letta per un motivo semplicissimo: «Il potere politico è nelle mani di chi ha le leve macroeconomiche, soprattutto di decidere quanta moneta mettere in circolazione, a chi darla, a che tassi, a che condizioni, e di decidere se e quanto lo Stato possa investire, anche a deficit, per indurre l’attivazione dei fattori di produzione, l’occupazione, la crescita», oltre che «decidere sulla regolazione dei cambi valutari e regolamentare le importazioni di beni, servizi e capitali». Quindi, il conflitto d’interessi «non è tra Pd e Pdl, ma tra chi impone quelle decisioni e la gente che ne subisce gli effetti».
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Barnard: altro che Liberazione, ci vogliono sterminare
Siamo in guerra, ma ufficialmente nessuno ce l’ha detto. Al processo di Norimberga contro la gerarchia nazista, il procuratore generale Benjamin Ferencz sancì che la guerra d’aggressione contro una nazione sovrana sarebbe stato da quel momento considerato «il crimine supremo». Bene, ci risiamo: quello che ci sta accadendo, dice Paolo Barnard, non è altro che «la pianificazione e l’esecuzione di una guerra d’aggressione guidata da Germania e Francia per distruggere nazioni, popoli, economie, e per depredare risorse, esattamente come fu la Seconda Guerra Mondiale». Amaro 25 Aprile: dov’è finita la libertà conquistata col sangue dei partigiani? Se il fiore della Resistenza fu la Costituzione democratica, ora quel documento sta diventando carta straccia. Il nemico si chiama Eurozona: è micidiale, perché priva la repubblica del potere vitale di spesa pubblica a favore dei cittadini. Norme brutali, quelle di Bruxelles, figlie dell’ideologia neoclassica: lo Stato non serve, anzi ostacola il business perché tutela il popolo. Va neutralizzato, svuotato, paralizzato. E amputato del suo potere sovrano fondamentale: la libera creazione di denaro.
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Italia, ancora più rigore: Bruxelles ordina, Monti esegue
Torna a farsi sentire la frusta della Troika, preoccupata per l’inconsistenza provinciale della politica italiana ancora in stallo, ma i poteri forti sanno di poter contare sul loro uomo: Mario Monti. Che, «con la sua squadretta di demolitori», ha appena partorito il Def, documento di economia e finanza, primo passo dell’iter della “legge di stabilità”, erede della vecchia “finanziaria”. Obiettivo di Bruxelles: fare pressione per condizionare l’assetto del paese, gli orientamenti della spesa pubblica, i rapporti tra imprese e lavoro, il carico fiscale. «La Commissione Europea – scrive il blog “Contropiano” – ha “riscoperto” che l’Italia presenta molte “debolezze”: perdita di competitività dell’economia, forte indebitamento dello Stato, fragilità del settore bancario». Il tutto è contenuto in un rapporto sugli squilibri macroeconomici nell’Unione, che contiene anche un giudizio negativo sulle possibilità di evoluzione della situazione.
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Król: l’ingiustizia in Europa farà espodere una rivoluzione
Quando la classe media e i giovani sono sistematicamente esclusi dai vertici economici e sociali l’unica via di sbocco è la sovversione del sistema. I leader europei non dovrebbero dare per scontata la stabilità. Al contrario di quello che si pensa, in Occidente non sono i poveri e i più sfortunati a fare le rivoluzioni, ma le classi medie. È quello che è successo in tutte le rivoluzioni a cominciare dalla Rivoluzione Francese e con la sola eccezione della Rivoluzione d’Ottobre, che fu un colpo di Stato compiuto in una situazione di estremo disordine politico. Ma quand’è che la classe media decide di lanciarsi in una rivoluzione? In primo luogo non si tratta della classe media nel suo insieme né di un gruppo organizzato né tantomeno di una comunità, ma dei leader della classe media, quegli stessi che oggi vincono le elezioni in Europa e che sono definiti irresponsabili (perché non appartengono alla geriatrica classe politica tradizionale) e che all’improvviso si rivelano non solo molto popolari, ma anche incredibilmente efficaci.
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Altre tasse, l’euro-funerale dell’Italia officiato da Monti
Altro che stop all’Imu, diminuzione delle tasse e cancellazione del punto in più di Iva che scatterà a luglio. Nessuno di questi risultati – puntualmente elencati da chi chiede ai partiti di “fare in fretta” – potrà essere raggiunto da un eventuale nuovo esecutivo. Perché la strada economica è stretta e tutta in salita. Primo scoglio, l’eredità lasciata dal Def, il Documento di Economia e Finanza presentato dal governo uscente. «Un’amarissima sorpresa», secondo Stefano Fassina del Pd, perché «il governo Monti lascia manovre da fare per 1,4 punti percentuali del Pil all’anno a partire dal 2015». Ma dov’è la sorpresa? Sorretto da Pd e Pdl per tutto il 2012, l’esecuto Monti non ha fatto che applicare i dettami di Bruxelles, a partire dal micidiale Fiscal Compact, contro cui centrodestra e centrosinistra non hanno detto neppure una parola per tutta la durata della campagna elettorale di febbraio.
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Debito, dati truccati per favorire Germania e Francia
Mentre il governo del paese e il presidente della Repubblica sono scaduti, che se fossimo in una pescheria l’evento si sentirebbe lontano un miglio, continua la farsa del rimborso dei crediti vantati dalle imprese nei confronti di vari enti pubblici e dello Stato. Si tratta di un vero paradosso: il governo non può rimborsare quei debiti perchè sarebbero contabilizzati a deficit pubblico, facendo sforare il rapporto deficit-Pil programmato per il 2013. E’ come dover rimborsare una cambiale e non conteggiarla come debito. Con la complicità dell’Europa, che conosce il vero valore di quel debito ma fa finta di non vederlo. Un falso contabile, legittimato in sede europea! Ma da dove viene questa menzogna? Fu un escamotage contabile elaborato poco prima del lancio dell’euro per permettere all’Italia di entrare sin dall’inizio nel nuovo sistema monetario europeo insieme agli altri principali paesi, durante la presidenza Ciampi, ex governatore di Bankitalia.
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Rigore illegale: Lisbona, la Corte suprema boccia la Troika
La Corte Costituzionale del Portogallo ha inferto un durissimo colpo alla Troika ed al governo conservatore di Pedro Passos Coelho, bocciando alcune delle misure contenute nel pacchetto di austerità approvato al fine di ottenere i crediti internazionali. La sentenza stabilisce che il taglio delle retribuzioni dei lavoratori pubblici e dei pensionati, lasciando invariati gli altri redditi, viola il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione lusitana. Allo stesso tempo è stata bocciata una nuova imposta sui disoccupati, perchè il governo non ha il potere di introdurre misure che generino eccessiva sofferenza. La sentenza della Corte Costituzionale non è stata commentata dalla Commissione europea o da altri esponenti della Troika, ma ha subito portato ad una seduta di crisi del governo.
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Krugman: ieri le armi di Saddam, oggi la fobia del debito
Dieci anni fa l’America invase l’Iraq: in qualche modo la nostra classe politica decise che dovevamo rispondere a un attacco terroristico con la guerra a un regime che, per quanto spregevole, non aveva nulla a che fare con l’attacco. Alcune voci avvertirono che stavamo facendo un terribile errore – che i motivi per fare la guerra erano deboli e forse fraudolenti, e che era molto probabile che l’impresa, lungi dal darci la facile vittoria promessa, avrebbe probabilmente portato a costi e lutti molto pesanti. E questi avvertimenti si sono rivelati, ovviamente, fondati. Si è scoperto che non c’era alcuna arma di distruzione di massa; è ovvio, a posteriori, che l’amministrazione Bush ha deliberatamente ingannato, e portato in guerra, la nazione. E la guerra – che è costata migliaia di morti americani e decine di migliaia di vite irachene, e ha imposto costi finanziari di gran lunga superiori a quelli previsti dai suoi sostenitori – ha lasciato l’America più debole, non più forte, e ha finito per creare un regime iracheno più vicino a Teheran che a Washington.
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Boldrini denuncia l’emergenza-povertà (ma non la spiega)
Il Papa cattolico che si schiera platealmente con gli “ultimi”, così come l’arcivescovo che si spende per i più bisognosi, fa esattamente il suo “mestiere”, adempie appieno al suo mandato, alla sua missione apostolica. La solidarietà come orizzonte umanitario è anche la nobile funzione sociale di tante Ong, delle mille associazioni di volontariato, della Croce Rossa. E se invece a sedersi alla mensa dei poveri – anche solo per un giorno – è la presidente della Camera? Messaggio chiaro, morale e politico: guai a lasciare indietro chi sta male. Specie se la povertà, come ha detto Laura Boldrini il giorno di Pasqua, prima di pranzare con i derelitti di Ancona, in Italia è diventata «un’emergenza nazionale». Con forte ritardo, persino i media hanno cominciato a ripeterlo: in ogni città è ormai una folla quella che ogni giorno si mette in fila per un piatto di minestra alle mense della Caritas, magari dopo aver frugato nei bidoni della spazzatura o tra gli scarti dei mercati rionali.