Archivio del Tag ‘debito pubblico’
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Guerra all’Italia: torneremo poveri come cent’anni fa
Nel disinteresse generale il Parlamento ha approvato il Fiscal Compact. E questo disinteresse, costruito dalla disinformazione di regime, è l’ultimo segnale del disfacimento della nostra democrazia. In tutta Europa, di Europa si discute e sull’Europa ci si divide. In Irlanda si è fatto un referendum. Da noi una Camera quasi vuota e con l’assenza dei principali leaders, approva il più brutale e vasto servaggio economico della storia repubblicana. Secondo quel patto, che i cittadini non per colpa loro ignorano, l’Italia si impegna a dimezzare in venti anni lo stock del debito pubblico. Cioè dobbiamo pagare 1000 miliardi, 50 all’anno. In aggiunta agli interessi che ora ci costano 80 miliardi all’anno. Insomma un costo paragonabile alle riparazioni di una guerra perduta. E di guerra infatti ha parlato Monti, guerra al popolo italiano.
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Ida Magli: come previsto, l’euro è la rovina dell’Europa
«Spero che i pochi amici che abbiamo, che vogliono bene all’Italia, spingano i politici a uscire dall’euro». Problema numero uno, i politici: «Ormai sono un’ombra, degli spettri nel Parlamento». Parola di Ida Magli, autorevole antropologa: una delle poche voci, vent’anni fa, a mettere in guardia gli italiani dal trionfalismo europeista che – col Trattato di Maastricht – pose le condizioni per il “massacro sociale” con cui oggi facciamo i conti: privatizzazione del debito pubblico a vantaggio della finanza speculativa e fine della moneta sovrana, arma fondamentale per gestire le crisi proteggendo i cittadini. Risultato: il debito – storico motore dello sviluppo sociale – ora diventa un incubo, e costringe gli Stati sotto ricatto a svendere i “gioielli di famiglia” alle stesse multinazionali che, attraverso la grande finanza e i suoi emissari – Bce e Commissione Europea – hanno manovrato per scatenare il panico con un obiettivo chiaro: fare man bassa dei beni comuni, ovvero l’ultimo terreno di conquista rimasto, in un’economia ridotta in mutande.
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Fiscal Compact, l’usura è legge: la libertà dell’Italia è finita
Oggi è un giorno nero, per la democrazia e anche per l’economia del nostro paese. Nel disinteresse più generale – anche dei leader politici, perché in gran parte non erano nemmeno presenti alla discussione – il Parlamento ha definitivamente approvato il Fiscal Compact. Io sono sicuro che la gran parte dei cittadini italiani non sanno neanche di che si tratti – non per colpa loro, ma perché nessuno li informa. Bene, il Fiscal Compact è una specie di accordo di usura della durata di vent’anni. Con questo accordo, noi sottoponiamo il nostro paese a un pacco di cambiali usuraie nei confronti della finanza internazionale. Ci impegniamo, cioè, per i prossimi vent’anni, a ridurre della metà l’ammontare complessivo del debito – oltre naturalmente al pagamento degli interessi, che continua.
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Pallante: macché Tav, meglio tanti cantieri utili per tutti
Il quotidiano francese “Le Figaro” ha riportato la notizia che la Francia intende riesaminare ed eventualmente rinunciare a dieci progetti di linee ferroviarie ad alta velocità, tra cui la Torino-Lione a causa dei costi elevatissimi e della riduzione del traffico merci. Pare che, finalmente, la crisi economica e la scarsità di risorse costringano a rivedere le priorità: è finito il tempo delle grandi opere pubbliche finanziate con enormi debiti che ricadono sulle spalle della collettività e sulle generazioni future sotto forma di tasse e tagli ai servizi pubblici e allo stato sociale. Per questo, da tempo, il Movimento per la Decrescita Felice afferma che occorre spostare la priorità dalla crescita del Pil alla crescita dell’occupazione in lavori utili.
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Latouche: abbiamo bisogno che questo sistema crolli
«Sappiamo già che l’attuale sistema crollerà tra il 2030 e il 2070. Il vero esercizio di fantascienza è prevedere che cosa succederà tra cinque anni». Serge Latouche non ha dubbi: faremo la fine dell’Impero Romano, o del Sacro Romano Impero di Carlo Magno che fu travolto dai Barbari. «Purtroppo siamo già dentro il capitalismo catastrofico». Ed è solo l’inizio, nel bluff chiamato Europa. «La barca affonda e andremo giù tutti insieme. Ma non è detto che questo avverrà senza violenza e dolore». Quanto all’Italia, «l’unica soluzione è la bancarotta: da Monti in giù, tutti sanno che il debito non potrà essere ripagato». Sono alcune delle affermazioni che l’ideologo francese della Decrescita ha rilasciato a Giovanna Faggionato per “Lettera 43”. Il sistema, dice Latouche, non ha mantenuto nessuna promessa: «Dicevano che la concorrenza ci avrebbe fatto lavorare di più per guadagnare di più, e invece ci fa lavorare di più e guadagnare sempre meno: questo è sotto gli occhi di tutti».
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Stato-mafia, intercettazioni: Napolitano frena i magistrati
Stoppare i magistrati solo perché nella rete delle intercettazioni è finito il Quirinale? Roba da monarchia, più che da repubblica: all’epoca di Vittorio Emanuele III, scrive su “Micromega” il giurista Domenico Gallo, ne sarebbe nato uno scandalo. E il pm, che allora si chiamava Procuratore del Re, sarebbe stato destituito su due piedi, in base allo Statuto Albertino che considerava “sacra e inviolabile” la persona del sovrano. Oggi è Napolitano ad opporsi ai giudici, che hanno catturato la sua voce per puro caso, intercettando il telefono dell’ex ministro Nicola Mancino, allarmato per le voci sul suo ipotetico ruolo nella presunta “trattativa Stato-mafia” che, secondo le indagini di Palermo, potrebbe aver provocato la morte di Paolo Borsellino. E Sonia Alfano, europarlamentare dell’Idv in prima linea contro la mafia, auspica l’impeachment per l’uomo del Colle.
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Atene, pulizia etnica: Bruxelles scatena odio nazi-xenofobo
Le sfilate di “Alba Dorata” ad Atene ricordano i cortei nazisti dei primi anni ‘30. Al posto dei simboli uncinati vi sono nelle strade centinaia di bandiere della Grecia, bianche e azzurre, sventolate per rivendicare nazionalità e appartenenza. L’identità ellenica viene posta in contrapposizione alle alchimie della Bce, è vista come l’affermazione di un nuovo spirito nazionale. Nei filmati, i cortei di “Alba Dorata” sembrano interminabili. La rabbia ha bisogno di nemici. Il primo è l’Europa, vista come una matrigna, come Saturno che divora i suoi figli, come una padrona in casa d’altri, sempre più odiata e lontana. Il secondo sono gli immigrati. Lo straniero che è oggi in competizione per un lavoro, per un pezzo di pane, per il sussidio governativo, per sfamare la propria famiglia.
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Italia in saldo: svendere il paese per 20 miliardi l’anno
Eutanasia dell’Italia, a colpi di 20 miliardi di euro all’anno. Il suicidio programmato del patrimonio pubblico della nazione che ha appena festeggiato i primi 150 anni di vita è «una strada praticabile», secondo il neo-ministro dell’economia Vittorio Grilli, per ridurre strutturalmente il debito pubblico. Regalando – di fatto – i beni pubblici degli italiani al grande capitale finanziario: lo stesso che ha provocato la crisi e sottratto agli Stati la leva della moneta sovrana, strategica per risalire la china senza dover ricorrere a tagli criminosi. Intervistato dal “Corriere della Sera”, Grilli auspica un piano pluriennale per garantire «vendite di beni pubblici per 15-20 miliardi l’anno, pari all’1% del Pil». E’ la legge – folle – del “pareggio di bilancio” imposto dall’élite tecnocratica dell’Unione Europea mediante trattati-capestro come il Fiscal Compact: drenare a sangue le risorse pubbliche, costringendo lo Stato a comportarsi come un’azienda privata – neppure virtuosa, ma fallimentare: un’azienda che non è più in grado di fare investimenti vitali.
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Europa, frenata storica sulla Torino-Lione: costa troppo
«E adesso chi glielo dice che avevano ragione loro?». L’epigramma è dell’ex direttore del “Manifesto”, Riccardo Barenghi, in arte “Jena”: gli bastano poche parole, sulla “Stampa” del 13 luglio, per archiviare la contestatissima linea Tav dopo la sortita del ministro del bilancio francese, Jerome Cahuzac, rilanciata il giorno prima da “Le Figaro”: troppi progetti faraonici di dubbia utilità, ormai proibitivi in tempi di crisi. In cima alla lista nera di Parigi c’è proprio la Torino-Lione: solo a fine anno, ha annunciato il ministro, una speciale commissione parlamentare appositamente costituita valuterà se ha davvero senso che la Francia si indebiti fino al collo per spendere i 12 miliardi di euro previsti per la tratta transalpina dell’alta velocità italo-francese. E se le diplomazie tentano di spegnere la polemica (nessun problema con Parigi, dice il ministro Passera: la Torino-Lione si farà) il secondo round della doccia fredda arriva da Bruxelles: Francia e Italia non sperino che l’Europa finanzi la Torino-Lione.
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Roubini: tempesta perfetta, il mondo collasserà nel 2013
La “tempesta perfetta” per l’economia globale nel 2013 si sta puntualmente sviluppando: con un catastrofismo che spiazza perfino gli adepti del suo pessimismo, l’economista francese Nouriel Roubini conferma i suoi presagi via Twitter e in un’intervista a “Bloomberg.Tv”. Apocalittico sull’Eurozona, Roubini prevede che la Finlandia uscirà dall’euro prima della Grecia. Le avvisaglie ci sono tutte e, secondo il professore, non lasciano scampo: la “tempesta perfetta” del prossimo anno sarà molto peggio della crisi del 2008. Docente alla New York University, già a maggio aveva indicato i quattro scenari-chiave per la catastrofe: il ristagno degli Stati Uniti, l’acuirsi del problema dei debiti sovrani europei, la decelerazione delle economie emergenti come quella cinese e il rischio di conflitto militare in Iran. Per “Dottor Catastrofe”, i dati sull’inflazione in Cina e le deludenti cifre dell’occupazione negli Usa mostrano che la “tempesta perfetta” sta davvero per scatenarsi.
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Ricatto criminale: è la legge di Mario Monti, il dittatore
Mario Monti comanda in virtù di un’autorità attribuitagli per “stato di eccezione”. È investito di poteri politici pieni per un tempo sinora dichiarato limitato, ma ormai aperto a un appetito che, si sa, vien mangiando. È un classico dittatore, insomma. Ed essendo tale, ragiona e parla come un autocrate. Ma come, diranno gli illusi, lo statista grigio topo, il sobrio uomo del loden, lui, un dittatore? Per far suo lo stile di pensiero totalitario di un dittatore non gli occorre mica farsi prestare una giacca sgargiante da Sacha Baron Cohen, né gli serve ammazzare oppositori con risa perfide durante una visita in sala torture. Può bastare la sua voce monocorde e l’immeritata fama di “tecnico”, per zittire il capo di Confindustria in nome di un precetto che non può tollerare dissensi: la regola dello spread.
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Organizzare la speranza, oltre il massacro che sta arrivando
La prima notizia è che le cose vanno di male in peggio: si profila il taglio epocale del sistema di welfare sul quale si sono basati decenni di progresso e pace sociale. Decenni turbati da crisi profonde, ma con sempre una luce in fondo al tunnel: un sistema di diritti e di solidarietà garantite, nonché la fiducia in un avvenire migliore, per sé e per i propri figli. La seconda notizia forse è ancora più preoccupante: la società civile non reagisce e, per ora, si limita a subire in silenzio le spietate punizioni di massa che gli scienziati europei del “rigore” hanno commissionato a Mario Monti. Dietro la maschera del saggio guaritore incaricato di organizzare la “ripresa” mediante le più drastiche “riforme strutturali”, medicina amara ma necessaria, il tecnocrate del Bilderberg e della Goldman Sachs, esponente dell’élite finanziaria mondiale, sta inoculando nel sangue italiano tossine mortali, in grado di stroncare per decenni qualsiasi economia.