Archivio del Tag ‘debito pubblico’
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Italia sovrana: manifesto democratico per salvare il paese
Dato che la nostra economia rimane a livelli di depressione del tutto artificiosi. Dato che la Bce offre fondi legati a condizionalità che mantengono in vita la nostra depressione economica. Dato che la Bce non ha mostrato alcuna intenzione di ammorbidire quelle condizionalità. Dato che la Ue non ha mostrato alcuna intenzione di ridurre la disoccupazione ammorbidendo i limiti ai deficit di bilancio nazionali dettati da Maastricht. Dato che la Ue e la Bce hanno mancato di riconoscere il ruolo dei Deficit Positivi per sostenere la piena occupazione, la produzione aziendale e i risparmi. Dato che l’inflazione da eccesso di domanda non è un pericolo finché la produzione non si riduce drammaticamente. Dato che noi consideriamo le politiche che deliberatamente sostengono livelli alti di disoccupazione un crimine contro l’umanità.
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Debiti e default, i fondi-avvoltoio su Grecia e Argentina
La trama è quasi comica. Eppure si tratta di una faccenda tremendamente seria, tanto per le sue implicazioni finanziarie quanto per l’implicito e inquietante monito lanciato a tutti i Paesi sull’orlo di una crisi contabile. La protagonista è una nave dal nome epico ed altisonante, Libertad: misura 100 metri circa di lunghezza, vanta un pregevole design anni ’50 e possiede una valutazione di mercato compresa tra i 10 e i 15 milioni di dollari. Lo scenario è il porto di Tema, in Ghana, dove l’imbarcazione è tuttora bloccata con il suo equipaggio di 220 persone dopo un’ordinanza di un tribunale locale che ne ha decretato il sequestro di fronte a un possibile pignoramento. Il motivo? Un ammontare indefinito di “tango bond” non pagati ad un creditore molto speciale: il fondo-avvoltoio (vulture fund) Nml, un veicolo d’investimento di proprietà della Elliot Capital Management, società finanziaria registrata nelle paradisiache, in senso fiscale, Isole Cayman.
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L’Europa ci strangola al 3% per uno scherzo di Mitterrand
Clamorosa rivelazione del quotidiano francese “Le Parisien” (in italiano su “PressEurop”). Qualcuno si è mai chiesto coma mai il deficit pubblico non può superare il 3% del Pil? Un limite talmente ferreo da costringere governi e cittadini a manovre lacrime e sangue, a sacrifici inenarrabili, all’obbedienza a parametri d’acciaio che ripetono il sacro mantra del 3%. Nessuno se lo è mai chiesto, ma si dà per scontato che sia frutto di menti eccelse, illustri economisti europei che in anni e anni di studi hanno stabilito tale regola aurea come unica soluzione ai problemi economici. Ebbene: manco per niente. E’ tutto nato per caso.
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In questo mondo di ladri: il segreto del sistema-Italia
In questo mondo di ladri i politici arrestati, rinviati a giudizio, condannati occupano interi notiziari. C’è materiale per una biblioteca di Alessandria del crimine. Neppure Ercole riuscirebbe a ripulire dallo sterco la moderna stalla di Augìa che è diventata l’Italia. Per molto meno in altri Paesi la gente sarebbe scesa in piazza, avrebbe assediato il Parlamento. In Italia non succede. Ci si interroga su questo mistero, su questa apparente ignavia, da anni, senza trovare una risposta convincente. Tra le cause c’è la sindrome di Stoccolma per cui un intero popolo si è affezionato ai suoi carnefici, la menzogna trasformata in verità di Regime con l’occupazione di giornali e televisioni, come da piano della P2, la scomparsa dal Parlamento di ogni opposizione con due gemelli, pdl e pdmenoelle, che si sono alternati durante il Ventennio dell’Inciucio con lo stesso programma
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Sinistra europea: il Fiscal Compact viola i nostri diritti
Il Fiscal Compact è incompatibile con il diritto comunitario. E’ quanto sostiene la presidentessa del gruppo parlamentare europeo Gue/Ngl (Sinistra Unitaria Europea) Gabi Zimmer che, in seguito ad un incontro con Andreas Fischer-Lescano (professore ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Brema), ha ritenuto necessario rinviare la questione dei patti fiscali alla Corte di Giustizia dell’Ue: «Il Fiscal Compact viola il diritto comunitario sia dal punto di vista materiale che formale», ha affermato la Zimmer, che tuttavia non è intenzionata ad agire indipendentemente dal volere del Parlamento Europeo. Questo nonostante i partiti d’ispirazione socialista, popolare e liberale abbiano votato nei rispettivi Paesi e anche all’interno dello stesso Parlamento Europeo, il suddetto patto di bilancio europeo (firmato lo scorso 2 marzo da 25 dei 27 Paesi membri dell’Ue).
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Ecco chi sono i “rentiers” che campano sulla nostra rovina
Crisi epocale, indotta con la “politica della carenza” dalle élites che intendono restaurare l’antico potere feudale su masse sterminate di sudditi, anziché di cittadini. La brutta notizia? Ci stanno riuscendo, truccando le carte: l’austerity diventa una virtù, che tutti accettano. Paolo Barnard, giornalista e saggista, denuncia senza mezzi termini i “rentiers” che sono all’origine della crisi, culminata col disastro dell’Eurozona e la fine delle sovranità finanziarie, a scapito di milioni di cittadini. I nobili di ieri, i latifondisti, gli oligarchi, e ora gli speculatori finanziari. «Scomparsi duchi e baroni, e i latifondisti delle corti borboniche, i “rentiers” hanno dovuto modernizzarsi, cioè apprendere un mestiere almeno di facciata, pur sempre ricavando le loro fortune dal sudore e dalle abilità di altri». Per Barnard, «la famiglia Agnelli in Italia è un esempio». Gli Agnelli, «forse i più inetti produttori di auto del mondo occidentale per quasi un secolo», sono sopravvissuti e hanno goduto di immensi privilegi «grazie allo sfruttamento di generazioni di immigrati meridionali e a sussidi di denaro pubblico in quantità grottesca».
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Barnard: politica della carenza, dobbiamo tornare sudditi
Ci stanno uccidendo, deliberatamente: quella che sembra una crisi accidentale, Paolo Barnard la definisce “politica della carenza”. Un piano prestabilito: con nomi e cognomi, mandanti, moventi, procedure concordate. «Parlo di ciò che colpisce al cuore i diritti umani e la dignità umana riscattati dopo 5.000 anni di abietta schiavitù in Europa». Incredibile ma vero. Peccato che le “sentinelle” dell’Occidente, gli intellettuali, non lo vogliano ammettere: la stragrande maggioranza di loro «sceglie di ignorare gli aspetti più micidiali della recente evoluzione storico-economica europea per un motivo che non è sempre convenienza o asservimento a un potere, ma è qualcosa di molto più umano: terrore». Molti studiosi «si fanno prendere dal panico», causato dal fatto che in effetti «le cose stanno veramente come noi diciamo». Loro non sono equipaggiati per affrontarle, e la violenza della loro reazione – siamo complottisti, pagliacci, prezzolati, dementi – è proporzionale a quel terrore».
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Nuovo ordine europeo, Lannutti: fermiamo questi banditi
Con il cosiddetto Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), si crea una sorta di mostro giuridico, un mostro di “LochMes” come l’ho ribattezzato, in cui tecnocrati, oligarchi, cleptocrati possono agire senza rispondere ad alcuno del proprio operato. L’Italia, in 5 anni, dovrà versare a questo meccanismo 125,4 miliardi di euro (25 miliardi l’anno), mediante emissione di nuovo debito pubblico. E poi questi signori, che godono di ampie immunità, non pagheranno le tasse, faranno tutto quello che vogliono, decideranno se e a quali condizioni, e anche a quali tassi di interesse, prestare i soldi. Ciò significa che il popolo, cioè noi, abbiamo perso la sovranità popolare, che adesso appartiene agli oligarchi, ai tecnocrati i quali, nel caso in cui ci dovessero servire i soldi, potranno dire: vi posso dare i prestiti a questi tassi di interesse e però, in cambio, voi dovete tagliare ancora di più le pensioni, dovete finire di azzerare i diritti che sono frutto di conquiste, di sudore e sangue dei lavoratori e di dure battaglie sociali. Questo è il mostro di “LochMes”.
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Addio Liberia, foresta vergine svenduta alle multinazionali
Un quarto del territorio nazionale e il 40% delle aree boschive: è ciò che la Liberia, polmone verde africano, ha ceduto a compagnie private. Il tutto solo negli ultimi due anni. A rivelare queste cifre da record è il rapporto “Signing their Lives away”. Che, inoltre, denuncia i pesanti effetti dello sfruttamento delle foreste vergini da parte delle multinazionali che se ne sono impossessate. Pronte, avverte lo studio, a sfruttarne il legname lasciando alle comunità locali «meno dell’1% del suo valore». Ma non è tutto: gran parte di queste terre sono state vendute con scappatoie legali che, permettendo di evadere le tasse, hanno creato enormi voragini nelle casse statali liberiane. Ora, però, la presidente della Repubblica e Premio Nobel per la pace Ellen Johnson Sirleaf, ha sospeso il capo dell’Autorità per lo sviluppo forestale ed avviato un’indagine indipendente.
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Draghi rianima l’euro? Certo: è per prolungarci l’agonia
Sarà che i draghi eruttano fiamme, ma la mossa del presidente della Bce di sostenere in maniera illimitata i titoli di Stato a breve dei paesi che sottopongano le proprie finanze pubbliche a un controllo europeo ricorda quel volontario della protezione civile che da un lato collabora allo spegnimento dell’incendio, mentre dall’altro attizza altri focolai. Invocato da molti come misura necessaria per calmare la situazione, l’intervento della Bce non è certo risolutivo, e per come è congeniato, al pari del volontario spegne un focolaio per attizzarne un altro. I problemi europei non derivano infatti dalla dissipatezza fiscale dei paesi periferici, ma sono conseguenza della perdita di competitività di questi paesi, del mercantilismo tedesco e dallo scoppio delle bolle immobiliari alimentate dai flussi di capitali dai paesi più forti verso alcuni periferici, tutti processi favoriti dall’euro.
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Decrescita o disastro, chi parla di crescita è un suicida
«Cercare di uscire dalla crisi stimolando la crescita è come cercare di rianimare un moribondo a bastonate, perché la crescita non è la soluzione ma la causa della crisi». Servono robusti anticorpi per difendersi dall’ideologia della crescita infinita del Pil. Un virus letale: «E’ l’illusione nefasta che il denaro sia la misura di tutte le cose». L’alternativa? «Non è fra crescita e decrescita, ma fra decrescita e disastro». Luca Salvi, esponente della finanza etica italiana, concorda con Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice: «Siamo immersi nella crisi fino al collo e le misure che ci vengono imposte per cercare di uscirne (tagli, tasse e sacrifici) non fanno che aggravarla. Infatti il sistema economico-finanziario fondato sulla crescita, schiacciato dai debiti pubblici, è entrato definitivamente in crisi e non si intravede via d’uscita».
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Moneta sovrana: così l’America crea posti di lavoro
Due milioni di posti di lavoro creati: è il frutto della politica monetaria americana, di cui l’Europa avrebbe bisogno. «Due milioni di assunzioni aggiuntive, dal 2009 ad oggi, fanno la differenza tra la situazione sociale dell’Eurozona e quella degli Usa», spiega Federico Rampini. «Nonostante questo, la Federal Reserve non considera di avere esaurito il suo compito». Ma come può una banca centrale “creare” lavoro, e per di più in misura così consistente? Quali sono i meccanismi con cui agisce, e perché lo fa? «L’ultima di queste tre domande racchiude una differenza costituzionale tra la Fed e la Bce», aggiunge Rampini. «La banca centrale americana ha l’obbligo di perseguire il pieno impiego, non solo di lottare contro l’inflazione». E si vede: anche dall’attenzione che il governatore Ben Bernanke dedica all’analisi della disoccupazione.