Archivio del Tag ‘cultura’
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Hanno gettato la maschera: resistiamo, e vinceremo noi
Vi sembrerà strano, ma in termini calcistici hanno messo la palla sul dischetto, e a calciare il rigore adesso tocca a noi. E’ un mondo alla rovescia, tutto il contrario di ciò che appare. Quando impari questa legge, riesci a capire che chi ti ha sempre raccontato di un Dio super partes ti mentiva, di un Dio lassù in alto quando invece Dio era dentro di te, che la roba buona è al supermercato quando invece te la produci nell’orto, e che ti dovevi fidare di chi aveva la voce più forte, quando invece scopri che la voce più forte ce l’hai tu. E’ un momento bellissimo: nessuna parola di conforto o di speranza; posso solo gridare la gioia di questo momento, che forse – che me accorgo adesso – aspettavamo da una vita. Sembra di essere schiacciati al muro: dal 6 agosto saremo bollati come diversi. Ma è da una vita, che siamo diversi: dal 6 agosto lo saremo ufficialmente.
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La Bibbia Nuda: quando finirà l’equivoco del “libro sacro”
Il noto docente e divulgatore scientifico Alessandro Barbero ha ribadito ultimamente un celebre “mantra” universalmente noto, ovvero che la storia la scrivono i vincitori. Da sempre e in ogni senso. La storia dell’umanità è stata scritta, riscritta, trascritta e insegnata, divulgata in tanti modi, certamente affascinanti, ma pur sempre pilotati. I “vincitori” sono coloro che poi impongono la loro politica, i loro usi e costumi e, per scendere nello specifico sono “le caste”, i detentori della publica fides e che nel nostro paese sono rappresentate in modo particolare dalla Chiesa Cattolica Romana e dalle Università. Qualcuno diceva che «la casta è casta e va sì rispettata», ma qui ormai «si è perso il senso e la misura»… è semplicemente una questione di spartizione dei poteri. Non è voler denigrare il meraviglioso Ateneo italiano, il più antico del mondo, se notiamo come spesso, purtroppo, e con vivo rammarico di tanti, esso sia ridotto a mero “esamificio”, puntellato da baronie con la passione dell’immortalità, che si autoperpetuano per nepotismo (e non solo). E così non mancano gli studenti ridotti a polli in batteria, spesso abbandonati a loro stessi, ridotti a macchine di memorizzazione…E quando, pertanto, gli ambienti “certificatori” della conoscenza umana si pongono come i soli detentori della sapienza, non si pongono nemmeno il problema di accettare ciò che si permette di mettere in discussione una tradizione granitica e monolitica, fiera dei suoi secoli. Ammettere che la storia debba essere riscritta proprio non può andare. Troppe cattedre tremerebbero, troppi fiumi di inchiostro sigillati dagli stessi apparati accademici sarebbero da buttare nella raccolta differenziata della carta. Eh no. Decisamente questi signori non gradiranno mai che coloro che non siano “esplicitamente designati” mettano le mani nella loro marmellata! L’allearsi pertanto di atei e bigotti nella comune difesa dogmatica di questa “Tradizione” non concede sconti. Magari alla fine si può anche bonariamente accettare l’idea di un Omero vissuto nel Nord Europa, di un Galileo occultista che praticava arti magiche ma che in fin dei conti era un buon uomo, ma ci sono argomenti tenuti volontariamente tabù. Le Scritture sono uno di questi.Quindi, affermare o solo ipotizzare che la Sacra Scrittura non sia poi così tanto sacra e che da secoli si perpetuano errori madornali di traduzione è anti-scientifico, è da complottisti. È da stupidi. Peccato che chiunque abbia avuto a che fare con il mondo delle traduzioni, in special modo quando si opera con le lingue antiche, saprà troppo bene come esistono termini che sono intraducibili per definitionem; oppure più semplicemente che noi, con gli occhi di chi vive comunque un’altra realtà, non sappiamo rendere quello che volevano dire loro. Sono centinaia gli esempi che vengono insegnati in filologia classica. Ne vorrei citare uno, molto banale ma bello. Nell’Iliade, dire “glaucopide Atena” non significa nulla. Tradotto alla lettera da Rosa Calzecchi Onesti con “Atena dagli occhi azzurri”, è stato proposto di renderlo con “Atena dall’aspetto del color del mare”, un epiteto che meglio rende una divinità. Alla luce di tutto ciò è lecito domandarci se, tutto sommato, il libro “Antico Testamento” doveva divenire qualcosa in più rispetto alle centinaia di poemi epici antichi e che in qualche modo la sua storia, il suo essere tramandato e tradotto, è stato modificato.A dire quindi che «la Bibbia è un libro ispirato da Dio» va bene anche alla scienza, in quanto sono secoli di granitica tradizione che ha dato lavoro e fama a troppe persone. Ma se una supposizione è una deduzione logica sulla base degli argomenti, io ho il diritto di pormi il “se davvero” è così. Nessuno lo ha fatto prima? Almeno non in modo così dichiarato, aperto, trasparente? E’ perché forse nessuno ne ha avuto il coraggio. Il coraggio di alzare la voce e rivendicare che la grammatica è grammatica, e dichiarare che alcuni termini ebraici sono intraducibili. E se ci si ostina a tradurli è per creare una sub-grammatica ad hoc, una grammatica falsa creata per far stare in piedi l’impalcatura Bibbia-Libro Sacro. I cattolici romani sono in evidente malafede (e lo sanno). I protestanti sono dei buonisti (e lo sanno pure loro, e fa comodo soprattutto ai cattolici). Rimangono le frange di Evangelici con movimenti praticamente indipendentisti, chiese acefale di stampo carismatico, lefevriani e integralisti.Poi, se vogliamo dare retta ai teologi e agli esegeti “professionisti”, essi ci rassicurano dicendoci che la Bibbia in fondo è come l’armadio di famiglia, ovvero un luogo dove “c’è un po’ di tutto”, in cui si sono stratificate le cose più e meno importanti. Ma che sollievo (mi viene da dire)! Quindi, chi crede deve basare la sua fede su un’accozzaglia di storie sparpagliate chiaramente mitologiche, allegoriche, mitopoietiche. Non so perché, ma non mi sentirei così tranquillo a sapere che il “mio” libro sacro, da cui dipende la mia vita, la mia condotta morale, il mio destino futuro, è un guazzabuglio di storie e miti! Ma un po’ di buon senso non guasterebbe, se prendessimo effettivamente atto che, se prendi la Bibbia alla lettera, è anacronistica e piena di errori scientifici, storici e geografici. Se interpretata ci dobbiamo porre delle domande: con quale criterio scegliamo cosa interpretare e cosa no? O, se interpretiamo tutto, non rischiamo di farne nascere migliaia di religioni diverse? Se tutto è un simbolo, possiamo dubitare di tutti i personaggi menzionati, no?La Bibbia non è niente altro che un testo mitologico di una delle tante “religioni” che dovrebbero essere studiate antropologicamente, storicamente e culturalmente… stop! Per il resto, non dovrebbe essere in alcun modo presa a riferimento. Quello che nessun detrattore di Mauro Biglino potrà mai dire è che egli si voglia professare ennesimo “nuovo profeta” di una qualche corrente. Nulla di più fuori strada. Il “biglinanesimo” non esiste. Perché non può esistere! Ciò che esiste è invece ragionamento e studio, è l’uso della razionalità, è assenza di pregiudizio. E a me, per natura scettico e libero pensatore, piace molto ragionare usando il criterio, navigare nell’oceano del dubbio, alla ricerca continua e ossessiva di nuove ipotesi e nuove tesi che spighino tanti perché su cui religioni, filosofie e la stessa scienza non hanno ancora dato una risposta. E forse questa risposta non la troveremo. Oppure un domani ci andremo molto vicini. Quante volte è stato detto che la scienza è dovuta tornare indietro sui suoi passi? Perché non era possibile spiegare tutto, o meglio: non bastavano più le spiegazioni tradizionali.Gustavo Rol, a chi gli domandava come facesse a realizzare quei prodigi di cui decine di persone sono state testimoni oculari, diceva: «Ci sono cose che io oggi ho trovato e posso fare. Domani le scoprirà e le potrà fare anche la scienza». Perché in fondo diamo troppo per scontato il principio di Lavoisier, che nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma: un concetto che, nella sua semplicità disarmante, è profondamente vero. Certamente siamo ad un passaggio, a un giro di boa storico. Da storico mi emoziono moltissimo quando passeggio per chiese e cimiteri e leggo vecchie e antiche lapidi di religiosi, sacerdoti, membri di confraternite, che hanno scritto la storia nel piccolo e nel grande, hanno creduto in un ideale che non potevano che avere come certezza assoluta; hanno predicato per vite intere, fatto sicuramente del bene, in nome di una elaborazione ben costruita a tavolino. Tanto rispetto per il loro operato, ma tanto sgomento per il fatto che l’essere umano ha, per sua natura, bisogno fisiologico di cercarsi, individuarsi, categorizzarsi in un determinato gregge. E se fra 10, 50 o 100 anni l’Antico Testamento non si leggerà più come testo sacro, cosa succederà? Perché la questione non è se, ma quando.Credo personalmente che, alla luce del libro “La Bibbia nuda” e dei ragionamenti puliti e lineari di Mauro Biglino, ci dobbiamo serenamente preparare. Col ragionamento, con lo studio, con la maturazione di un senso critico giusto, nessuno si meraviglierà se, purtroppo, la Bibbia ha causato milioni di morti. Se si sono imposte delle caste. Se veniamo trattati come vitelli all’interno di recinti ben precisi. Biglino ci insegna in un modo squisitamente “paterno”, razionalmente disarmante, a stimolare il nostro senso critico. Con un metodo che oserei definire kantiano. Elegantemente pulito e lineare. Non posso poi non menzionare, seguendo i ragionamenti condotti da Biglino, curiose coincidenze che mi ritornano alla mente… Ad esempio una filmografia hollywoodiana che, da sempre, si rivela ampiamente informata sui fatti… Chi si ricorda la scena di “Ghostbusters”, di Ivan Reitman, quando un terrorizzato Dan Aykroyd si sente chiedere dal famigerato “Gozer il gozeriano”: «Sei tu un dio?».E tutta la trama sembra perfettamente rispettare l’immagine di questi “esseri con poteri sovrumani”, venerati come divinità pagane nell’antichità, che si risvegliano e pretendono il loro tributo. E allora che dire di cult quali “Cocoon” (1985), ovviamente “Stargate” (1994), “The Arrival” (1996), “Contact” (1999), fino a “Prometheus” (2012)… Sapevano già trent’anni fa che gli antichi Elohim erano degli extraterrestri? Insomma, ancora una volta, da questo libro, uscito nel momento storico giusto, emerge un Biglino vincente. Che “si commenta da solo” con ragionamenti che si offrono al pubblico raziocinio della coscienza. Caro Mauro, ancora una volta “facesti come quei che va di notte, / che porta il lume dietro e sé non giova, / ma dopo sé fa le persone dotte”. E quindi, alla fine, noi “facciamo finta”.(Gianluca D’Elia, recensione a “La Bibbia nuda”, libro-intervista di Giorgio Cattaneo con Mauro Biglino, Tuthi, 345 pagine, 23 euro. D’Elia è bibliotecario all’Augusta di Perugia, prima biblioteca italiana ad aver inserito tra i suoi volumi “La Bibbia Nuda”, ora disponibile anche su “Il Giardino dei Libri”).Il noto docente e divulgatore scientifico Alessandro Barbero ha ribadito ultimamente un celebre “mantra” universalmente noto, ovvero che la storia la scrivono i vincitori. Da sempre e in ogni senso. La storia dell’umanità è stata scritta, riscritta, trascritta e insegnata, divulgata in tanti modi, certamente affascinanti, ma pur sempre pilotati. I “vincitori” sono coloro che poi impongono la loro politica, i loro usi e costumi e, per scendere nello specifico sono “le caste”, i detentori della publica fides e che nel nostro paese sono rappresentate in modo particolare dalla Chiesa Cattolica Romana e dalle Università. Qualcuno diceva che «la casta è casta e va sì rispettata», ma qui ormai «si è perso il senso e la misura»… è semplicemente una questione di spartizione dei poteri. Non è voler denigrare il meraviglioso Ateneo italiano, il più antico del mondo, se notiamo come spesso, purtroppo, e con vivo rammarico di tanti, esso sia ridotto a mero “esamificio”, puntellato da baronie con la passione dell’immortalità, che si autoperpetuano per nepotismo (e non solo). E così non mancano gli studenti ridotti a polli in batteria, spesso abbandonati a loro stessi, ridotti a macchine di memorizzazione…
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Biglino, la Bibbia Nuda aiuta il Brasile dei Figli delle Stelle
Figli delle Stelle: furono lontani antenati, non terrestri, a donare agli sciamani il potere di connettersi con l’invisibile. Ne sono convinti i leader delle comunità indigene dell’Amazzonia e del Mato Grosso, come quella di Maria de Lourdes da Conceição Alves, per tutti “Cacique Pequena”, la Piccola Capa. Piccola, ma in realtà grandissima: la prima donna a diventare “capo”, nelle terre ancestrali incastonate dentro il Sudamerica travolto dalla Conquista cristiana e poi regolarmente colonizzato, ieri da spagnoli e portoghesi e oggi dagli “yanquis” nordamericani. «E gli sparvieri desolarono le isole», scrisse il comunista Pablo Neruda nel “Canto Generale del Cile”, che gli valse il Nobel per la Letteratura. Un atto di dolore per la fine dell’antica civiltà andina e il suo culto del Sole, sbaraccato insieme a tutto il resto nell’immane genocidio, per mano cattolica, dell’intero continente sudamericano. Una strage di proporzioni incalcolabili, a cui si sono sottratti praticamente soltanto loro, i nativi della selva: quelli che praticano la Tameana e in qualche modo parlano ancora, coi Figli delle Stelle venuti dalle Pleiadi. Poteva non incontrarli, Mauro Biglino?
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Vinča, in Europa gli uomini-serpente: sapevano scrivere
Lei è amorevole, come madre, nel tenere in braccio la sua creatura. Ma ha tre problemi: ha almeno 7.000 anni, indossa una tuta da astronauta (o da motociclista) e mostra una testa da lucertola, o da salamandra. E’ una delle tante statuette della misteriosa cultura Vinča, che prende il nome da un villaggio alle porte di Belgrado: una presenza archeologicamente documentata in una vasta area, dai Balcani ai Carpazi, e anche oltre. Divinità animalesche, alieni-rettile o semplici maschere zoomorfe? Gli stessi Dogon del Mali dicono di discendere da una “razza anfibia” venuta dalle stelle, ricorda Marco Enrico de Graya, nel video “Gli uomini-serpente e la cultura Vinča”, con Gianluca Lamberti sul canale YouTube “Facciamo finta che”. Notizia recente: il Dna estratto da 6 scheletri rinvenuti nell’area Vinča – dice l’esperto – non corrisponde ad alcun altro ceppo genico umano conosciuto.Progenitori rettiloidi, come quelli della narrazione complottistica di David Icke? Se a qualcuno viene in mente la vicenda del Nahash, cioè il “serpente” biblico della Genesi che si accoppia con Eva dando origine a Caino, De Graya racconta una storia che rinvia allo stesso Zecharia Sitchin, e quindi alla predilezione degli Anunnaki sumeri per l’oro. In base alla mitologia, la bellissima regina delle terre balcaniche (Echidna, figlia di Zeus) era metà donna e metà serpente, e sovrintendeva alla ricerca dell’oro: proprio nei Carpazi sono state rinvenute le più antiche miniere aurifere d’Europa, sfruttate molto prima che l’uomo imparasse a individuare, estrarre e fondere i metalli, almeno secondo la preistoria finora illuminata dagli studiosi. Ebbene, dall’unione tra Echidna e Ercole sarebbero nati i futuri popoli (europei occidentali, slavi e indo-iraniani): tutti figli di un semidio e di una regina-serpente?In realtà, stando alla narrazione attribuita a Thot – spiega Marco Enrico De Graya – Echidna e Eracle rappresentano la stessa cosa: l’ibrido umano-divino. «Il serpente è solo un simbolo, adottato per indicare le “divinità” del passato, che si presumeva (erroneamente) che fossero immortali». Perché proprio il serpente? «Perché ogni anno cambia pelle, dando la sensazione di restare eternamente giovane». L’origine “divina” spiega anche il fatto che al “serpente” sia sempre stata attribuita una speciale sapienza, compresa quella della medicina. «Se fosse stata davvero un serpente, Echidna, come avrebbe potuto accoppiarsi con Ercole?». Vale anche per Eva e il Nahash, ovviamente. Ma da dove viene, la cultura Vinča degli uomini-serpente? Nebbia fitta: anche sulla loro scrittura. Già, perché quel popolo era in possesso di una “protoscrittura” molto più antica di quella, cuneiforme, delle tavolette sumere.Dopo un primo ritrovamento in Ungheria risalente al 1875, il sistema simbolico Vinča è stato messo in relazione alle Tavolette di Tărtăria, ritrovate solo nel 1961 a Săliștea, in Romania. Secondo la datazione al carbonio, risalirebbero al IV millennio avanti Cristo, ovvero 1300 anni prima della scrittura cuneiforme. Non è tutto: dopo quelle prime scoperte, negli ultimi anni sono stati trovati circa un migliaio di reperti della stessa natura, disseminati nei Balcani (Grecia, Bulgaria, Romania) ma anche in Ungheria, in Moldavia e persino in Ucraina. Dunque è confermato: sapevano scrivere, i misteriosi Vinča, vissuti – assai prima dell’epoca dei sumeri – proprio alle porte dell’Europa occidentale, non lontano dall’Urartu caucasico dove sarebbe approdata l’Arca di Noè. Per intenderci: è la stessa area a nord della Mesopotamia, in cui gli studiosi situano l’Eden, la regione biblica all’origine della nascita di Adamo ed Eva.Lei è amorevole, come madre, nel tenere in braccio la sua creatura. Ma ha tre problemi: ha almeno 7.000 anni, indossa una tuta da astronauta (o da motociclista) e mostra una testa da lucertola, o da salamandra. E’ una delle tante statuette della misteriosa cultura Vinča, che prende il nome da un villaggio alle porte di Belgrado: una presenza archeologicamente documentata in una vasta area, dai Balcani ai Carpazi, e anche oltre. Divinità animalesche, alieni-rettile o semplici maschere zoomorfe? Gli stessi Dogon del Mali dicono di discendere da una “razza anfibia” venuta dalle stelle, ricorda Marco Enrico de Graya, nel video “Gli uomini-serpente e la cultura Vinča“, con Gianluca Lamberti sul canale YouTube “Facciamo finta che”. Notizia recente: il Dna estratto da 6 scheletri rinvenuti nell’area Vinča – dice l’esperto – non corrisponde ad alcun altro ceppo genico umano conosciuto.
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“Bogre”, Fredo Valla: il mio film sul massacro dei Catari
«I perseguitati non hanno sempre ragione, ma i persecutori hanno sempre torto», sono parole di Pierre Bayle (1647-1706), filosofo francese contemporaneo di Spinoza, che, perseguitato per la sua fede ugonotta, si rifugiò a Rotterdam nei Paesi Bassi. Parole che mi sono state di ispirazione nella realizzazione del mio ultimo film documentario “Bogre – la grande eresia europea”. Film dedicato alla storia dei “bogre” (si legge bugre), ossia dei Bogomìli bulgari, cristiani dualisti, e della loro filiazione in Occidente, i Catari della Francia del Midì (l’Occitania dei Trovatori), dell’Italia settentrionale e centrale, delle Fiandre, della Germania e della Bosnia. Tra loro non si dicevano Catari, né Bogomìli, ma buoni uomini o buoni cristiani. Tuttavia, in Occitania, in segno di disprezzo, li dissero “bogre”, che significa bulgaro, per la derivazione dall’eresia sorta nel X secolo nelle terre balcaniche.In Italia, il catarismo trovò terreno fertile a partire dal XI secolo, con forti comunità di buoni uomini a Desenzano, Concorezzo (Milano), Piacenza, Cremona, Sirmione, Verona, Marca Trevigiana, Firenze, Spoleto, Orvieto e, in Piemonte, a Monforte d’Alba, Roccavione, Cuneo e Acqui. Alcuni studiosi pensano che ai tempi di Farinata degli Uberti, una buona percentuale di fiorentini fosse catara. I rapporti fra le chiese catare d’Occitania, Italia e Bosnia con i bogomili di Bulgaria furono frequenti, perlomeno fino al XIII secolo, con un flusso dai Balcani di libri dottrinali e la partecipazione ai concili, favorito dai commerci e dal passaggio delle crociate verso la Terrasanta. A testimonianza della ricchezza di contatti e scambi in un’Europa medievale che siamo abituati a pensare chiusa e isolata.In Occidente il catarismo si propose come alternativa alla Chiesa di Roma. Per questo motivo nel 1209 Papa Innocenzo III scatenò contro i Catari una crociata di cristiani contro cristiani, chiamando a raccolta baroni e cavalieri del nord della Francia, coraggiosi ma spiantati – un po’ come i conquistadores spagnoli in Messico e Perù – promettendo loro la salvezza eterna e i ricchi feudi della Linguadoca. Il colpo più duro lo diede nuovamente il Papa nel 1230, con l’istituzione dei tribunali dell’Inquisizione, che crearono un clima di terrore e di delazione, che non può non portare alla mente il terrore staliniano. Ultima a resistere fu la Bosnia, dove il catarismo si estinse nella seconda metà del XV secolo con la conquista ottomana, quando la dottrina originaria già si stava esaurendo in un sincretismo religioso compromesso col potere.In che cosa credevano Bogomìli e Catari? Essenzialmente distinguevano fra Spirito e Materia. Tutto ciò che appartiene allo Spirito è stato creato dal Dio Buono, mentre tutto ciò che è Materia (quindi anche i corpi umani) sono creatura di un Demiurgo, Dio del Male o Demonio a seconda del nome che gli si voleva attribuire. In questo modo essi rispondevano alla domanda delle domande: Unde malum? Perché il Male? Il Male esiste – dicevano – perché esiste un Dio del Male. Sono anni che faccio documentari e mi occupo di lingua e di cultura occitana, quindi la vicenda dei Catari ha attraversato la mia vita. Poi nel 2005 ho avuto l’occasione di cominciare una collaborazione con Antonio e Pupi Avati, che producevano una serie di puntate sui paesi dell’Est per “Tv2000″. A me fu assegnata la Bulgaria. Là conobbi Axinia Dzurova, studiosa di testi slavi e glagolitici.Axinia, allieva di Ivan Dujcev, tra i maggiori studiosi dei Bogomili, mi rivelò – e fu una vera rivelazione – le relazioni fra Bogomìli e Catari. Da qui l’idea del film, per raccontare un’eresia europea che nessun film aveva mai raccontato. Tra il 2016 e il 2017 ho lavorato alla scrittura. Le prime riprese sono state in Bulgaria, nell’autunno del ’17, là dove la vicenda di questi eretici ha preso le mosse. A marzo di quest’anno, “Bogre” ha esordito con successo al Film Festival Internazionale di Sofia ed è un po’ come se si fosse chiuso un cerchio, come se il film cominciasse la sua strada da dove tutto è iniziato. Ma “Bogre” ha una storia particolare anche per ciò che riguarda il reclutamento della troupe, composta da ex allievi e collaboratori de “l’Aura”, la scuola di cinema che ho fondato col mio sodale Giorgio Diritti a Ostana, paese delle Alpi occitane davanti al Monviso. Girare è stato come fare scuola sul campo. Una bella soddisfazione, per me e per gli allievi che sono cresciuti facendo.“Bogre – la grande eresia europea” si presenta come un evento anche a partire dalla durata, 200 minuti, in cui chiedo allo spettatore di essermi complice, di entrare con me nella bolla e abbandonarsi alle immagini e alle parole del racconto. Per questo il film va visto al cinema e non in tivù. Duecento minuti che sono una scelta di linguaggio, in cui il film si dipana e si mostra nel suo farsi, con la mia troupe in scena, o io e il mio montatore, Beppe Leonetti che è anche co-produttore con Chambra d’Oc e Lontane Province, in sala montaggio. Ho sempre pensato che un film dura quanto deve durare. Questa volta mi sono sentito libero: come i Catari e i Bogomili. “Bogre” è un film sulla libertà di pensiero, sul diritto di scegliere (eresia significa scelta), su un’idea di giustizia in opposizione ai poteri intolleranti. Le vicende di questi eretici trovano un parallelo in storie a noi più vicine, come la Shoah, il genocidio armeno, l’intolleranza verso chi è diverso da noi e viene a “invadere” l’Occidente civilizzato. I “bogre” di oggi! Una storia estirpata dai libri di storia che ritorna, perché, ahimé, il male non finisce.(Fredo Valla, “Bogre, il mio film sulla libertà di pensiero, sul diritto di scegliere, su un’idea di giustizia contro i poteri intolleranti”, da “La Stampa” dell’8 giugno 2021. Autore, regista e sceneggiatore, Fredo Valla ha curato il copione di film come “Il vento fa il suo giro” e “Un giorno devi andare”, diretti da Giorgio Diritti. E’ un instancabile difensore della minoranza linguistica occitanica e della sua antica cultura, che sopravvive nelle valli alpine cuneesi e nel Sud della attuale Francia).«I perseguitati non hanno sempre ragione, ma i persecutori hanno sempre torto», sono parole di Pierre Bayle (1647-1706), filosofo francese contemporaneo di Spinoza, che, perseguitato per la sua fede ugonotta, si rifugiò a Rotterdam nei Paesi Bassi. Parole che mi sono state di ispirazione nella realizzazione del mio ultimo film documentario “Bogre – la grande eresia europea“. Film dedicato alla storia dei “bogre” (si legge bugre), ossia dei Bogomìli bulgari, cristiani dualisti, e della loro filiazione in Occidente, i Catari della Francia del Midì (l’Occitania dei Trovatori), dell’Italia settentrionale e centrale, delle Fiandre, della Germania e della Bosnia. Tra loro non si dicevano Catari, né Bogomìli, ma buoni uomini o buoni cristiani. Tuttavia, in Occitania, in segno di disprezzo, li dissero “bogre”, che significa bulgaro, per la derivazione dall’eresia sorta nel X secolo nelle terre balcaniche.
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L’Orizzonte degli Eventi: serve un’intelligence popolare
Un bel po’ di anni fa, dal grande Giampaolo Pansa udii queste parole: se avete una notizia, datela. Cioè: non stateci a pensare troppo, non abbiate paura dell’impatto che potrà avere. Certo, le notizie vanno prima controllate, verificate. Ma lo sport nazionale – aggiunse l’autore di “Carte false”, brillante pamphlet sulle troppe cialtronerie del giornalismo italiano – consiste nel non darle quasi mai, le vere notizie, se non in dosi omeopatiche e dopo aver sondato con infinita cautela tutti i potentati, anche politici, che potrebbero non gradire l’articolo in uscita. Il corollario del Pansa-pensiero: meglio una notizia imprecisa, piuttosto che il silenzio. Così almeno la lezione fu recepita, allora, dai giovani aspiranti colleghi, che ancora vedevano nella professione del reporter (proprio grazie alla presenza di fuoriclasse come Pansa) la possibilità di fare davvero i “cani da guardia della democrazia”. Con le dovute proporzioni, certo: al netto delle limitate capacità di ciascuno. E ben sapendo che l’errore, lo svarione e la presbiopia ideologica sono sempre dietro l’angolo.Il mondo di Pansa, come sappiamo, è tramontato con la fine dei grandi partiti, travolti da Mani Pulite, per poi inabissarsi definitivamente dopo l’11 Settembre insieme a tutto il resto (compresi i “cani da guardia” e la stessa democrazia, almeno per come la si era conosciuta e apprezzata negli anni d’oro del libero scrivere e del libero parlare). Dal pianeta delle stragi e delle “guerre al terrorismo” – passando per le tempeste artificiali dello spread – siamo approdati al nuovo universo della Verità Unica Pandemica, nel quale è diventato lecito anche togliere la parola al presidente degli Stati Uniti, sebbene ancora in carica. Banale dirlo, oggi: l’informazione stessa sembra sia stata letteralmente inghiottita da un buco nero, risucchiata nella terra di nessuno che gli astrofisici chiamano “l’orizzonte degli eventi”, oltre il limite misurabile dalla velocità della luce. L’Orizzonte degli Eventi è anche il nome della trasmissione web-streaming condotta il giovedì sera da Tom Bosco con Matt Martini e Nicola Bizzi sul canale YouTube di “Border Nights”. Obiettivo: monitorare gli accadimenti e provare a spiegarli, tentando di decifrarne il significato.Missione rischiosa, naturalmente: si può sempre essere imprecisi, specie in diretta. Ne è consapevole lo stesso Martini, chimico farmaceutico e appassionato studioso dei legami (anche di matrice esoterica) tra passato e presente, con una particolare predilezione per le culture orientali. Martini è anche co-autore e curatore, insieme a Bizzi, dell’instant-book “Operazione Corona”, trasformatosi in bestseller. Un libro editato a tempo di record da Aurora Boreale, con il contributo di personaggi come l’avvocato Marco Della Luna e, tra gli altri, di un medico del calibro di Stefano Scoglio, già candidato al Nobel per la Medicina. Ebbene: di fronte al prevedibile clamore suscitato dalla trasmissione, sempre più seguita, lo stesso Martini si è sentito in dovere di fornire qualche precisazione. Per esempio, questa: non si può pretendere che la nostra diretta del giovedì sera diffonda sempre e solo notizie certificate. A volte si limita, per così dire, a segnalare spunti, indizi, semplici opinioni e possibili tracce di verità eventuali. Siamo una sorta di “intelligence popolare”, dice Martini, spiegando: ve lo immaginate, un servizio segreto che trascurasse qualche pista?Il menù (proprio come quello degli 007) comprende inevitabilmente anche la possibilità di imbattersi nelle cosiddette bufale, quelle che oggi va di moda chiamare fake news. Per verificarle occorre tempo, e dunque ci si trova di fronte al famoso bivio: tacere (che è la scelta più comoda) o parlare comunque, pur sapendo di poter cadere in errore. La risposta del pubblico (decine di migliaia di visualizzazioni) sta premiando la scelta di immediatezza operata dalla trasmissione: parlare, sempre e comunque. Un “collega” come Massimo Mazzucco, anche lui presente nel circuito di “Border Nights”, è più prudente: sceglie di pronunciarsi solo quando è certo di poter documentare quanto afferma, sapendo benissimo che l’avversario (politici, media, debunker) non aspettano altro che un passo falso, magari su un aspetto secondario, per poter attaccare la fonte – screditandola – allo scopo di squalificare l’intero contenuto, scomodo, che ha presentato.Esemplare l’ultimo colpo messo a segno dall’inappuntabile Mazzucco: in un video documentatissimo anticipato sul suo canale (”Contro Tv”, fondato insieme a Giulietto Chiesa) ha dimostrato come l’establishment si sia rifiutato di riconoscere le ormai numerose terapie che contrastano il Covid in modo efficace, senza nemmeno dover ricoverare i pazienti. Perché lo hanno fatto? Perché l’abilitazione di una qualunque terapia – spiega Mazzucco – avrebbe reso impossibile la concessione dell’autorizzazione d’emergenza per i “vaccini genici”, ancora sperimentali, presentati (in modo fraudolento, dunque) come unica soluzione possibile. Si domanda Mazzucco: se le terapie messe a punto dai migliori medici italiani a partire dalla tarda primavera 2020 fossero state prontamente adottate, quante vittime in meno avremmo avuto? La risposta “sta soffiando nel vento”, per dirla con Bob Dylan, o magari è stata inghiottita – anche lei – dal grande buco nero nel quale sono finite le principali verità, riguardo allo spettacolo planetario della cosiddetta pandemia.Il paziente lavoro di Mazzucco – indagini e reportage – è strettamente correlato con quello di molti altri analisti che, a monte, si confrontano ogni giorno con fonti aperte, come ricorda lo stesso Matt Martini: si tratta sempre di notizie (o anche solo di voci e indizi) comunque rintracciabili “in chiaro”, sulla stampa o sul web. Blog, social media, siti ufficiali, web-tv: un “concerto” caotico e contraddittorio, worldwide, dal quale estrarre spunti da approfondire. Il giovedì sera, L’Orizzonte degli Eventi si comporta come una sorta di prima linea: registra dati, selezionandone alcuni. Non sappiamo sempre quanto siano attendibili, ammette Martini, che però spiega: non possiamo permetterci di trascurarne nessuno, di quelli che ci paiono interessanti. E il pubblico – è il caso di ripeterlo – apprezza questa scelta metodologica, che poi (nel caso de L’Orizzonte degli Eventi) viene declinata, legittimamente, in base alla sensibilità culturale degli speaker, alla loro esperienza e alla capacità effettiva di proporre analisi coerenti (in diretta) sulla base dei fatti evidenziati.Possono apparire surreali, queste riflessioni, in un mondo in cui una forte minoranza della popolazione ha ormai raggiunto una radicata convinzione: del mainstream, semplicemente, non ci si può più fidare. Ed è abbastanza illusorio sperare in una sua prossima “redenzione”, tenendo conto di un fatto basilare: le società che controllano i media sono pochissime, un pugno di operatori, strettamente correlati fra loro e al servizio dei massimi poteri. L’autonomia della singola redazione, in pratica, è come se si fosse estinta. Un giorno la situazione cambierà, come in fondo tutto, sulla Terra, finisce sempre per cambiare, prima o poi? D’accordo, ammettiamolo. Ma nel frattempo, chi si incarica di rilanciare informazioni, analisi e ipotesi che il mainstream tace? Certo, il rischio del manierismo cospirazionistico è evidente: si corre il pericolo di finire in un ghetto farneticante, comodissimo per il “potere” che si dichiara di voler contrastare. Vero, ma l’alternativa quale sarebbe? Tacere? Attendere di avere sottomano tutti gli elementi?Questo vale certamente per chi, come Mazzucco, costruisce solidi reportage giornalistici su argomenti precisamente delimitati. Ma il lavoro dei reporter come Mazzucco parte comunque da informazioni rilevate e rilanciate dagli operatori di prima linea, da quelli che Matt Martini chiama “l’intelligence popolare”. In tutto questo, trovo sia dirimente una parola preziosa e oggi infrequente: libertà. Puoi anche diffidare di certi contenuti, ma se non fossero circolanti sarebbe un male. E’ fondamentale dare conto delle idee che vengono espresse, anche quelle che possono apparire stralunate: fotografano benissimo lo stato emotivo, psicologico, cognitivo e politico della platea odierna. Alla censura, del resto, provvede già il mainstream, maestro innanzitutto di autocensura. Se si è liberi, si può sempre valutare serenamente ogni voce: senza averne paura, e anzi apprezzando la polifonia (anche stridente) dell’insieme. E senza mai dimenticare la lezione del vecchio Pansa, che ai cronisti in erba ripeteva: ascoltate tutto e tutti, ma non fidatevi ciecamente di nessuno – beninteso: nemmeno di me.(Giorgio Cattaneo, 11 giugno 2021).Un bel po’ di anni fa, dal grande Giampaolo Pansa udii queste parole: se avete una notizia, datela. Cioè: non stateci a pensare troppo, non abbiate paura dell’impatto che potrà avere. Certo, le notizie vanno prima controllate, verificate. Ma lo sport nazionale – aggiunse l’autore di “Carte false”, brillante pamphlet sulle troppe cialtronerie del giornalismo italiano – consiste nel non darle quasi mai, le vere notizie, se non in dosi omeopatiche e dopo aver sondato con infinita cautela tutti i potentati, anche politici, che potrebbero non gradire l’articolo in uscita. Il corollario del Pansa-pensiero: meglio una notizia imprecisa, piuttosto che il silenzio. Così almeno la lezione fu recepita, allora, dai giovani aspiranti colleghi, che ancora vedevano nella professione del reporter (proprio grazie alla presenza di fuoriclasse come Pansa) la possibilità di fare davvero i “cani da guardia della democrazia”. Con le dovute proporzioni, certo: al netto delle limitate capacità di ciascuno. E ben sapendo che l’errore, lo svarione e la presbiopia ideologica sono sempre dietro l’angolo.
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Magaldi: negli archivi delle superlogge la verità sugli alieni
«Comincerò a parlare di quello che si trova negli archivi delle Ur-Lodges a proposito di un tema ormai maturo, che è quello degli alieni o, se volete, degli Anunnaki», le “divinità” sumere, «cioè quei “creatori del genere umano” intesi come soggettività abitanti di altri pianeti, o comunque soggetti simili agli esseri umani, in quanto li avrebbero creati simili a sé: così almeno dicono i testi sumeri, da cui deriva tutta una narrazione contemporanea». Anche Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), annuncia imminenti rivelazioni sul tema “alieno”, su cui ormai si susseguono notizie dopo le recenti ammissioni di Barack Obama («gli Ufo esistono») e l’annuncio, sempre da parte degli Usa, della prossima pubblicazione di immagini eloquenti. Dopo i primi video “sdoganati” dalla Us Navy nell’autunno 2019 e confermati dal Pentagono nei mesi seguenti, è stato John Ratcliffe – capo della direzione nazionale dell’intelligence Usa, sotto Trump – ad annunciare la pubblicazione di immagini “esplosive” entro giugno 2021.Di mezzo, c’è stata la sconcertante dichiarazione del generale Haim Eshed, docente universitario e per tre decenni a capo della sicurezza aerospaziale di Israele: «Noi e gli Usa collaborariamo da trent’anni con alieni facenti parte di una Federazione Galattica». Nulla di nuovo, naturalmente, per un ufologo di fama internazionale come Roberto Pinotti, secondo cui i governi terrestri “prendono ordini” da entità aliene. Di recente – citando il famoso hacker scozzese Gary McKinnon e l’ex colonnello statunitense Philip Corso – lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurora Boreale, ha parlato della storica presenza, sulla Terra, di «stabili basi extraterrestri, anche gestite in tandem con forze armate terrestri (non solo di Usa, Russia e Israele, ma anche di paesi come Francia e Turchia)». Sempre nelle ultime settimane, il saggista Gianfranco Carpeoro (massone, nonché dirigente del Movimento Roosevelt) ha dichiarato che la stessa massoneria – perfettamente al corrente delle presenze aliene, almeno dall’immediato dopoguerra, avrebbe addrittura raggiunto «qualche compromesso, con queste entità, negli anni ‘70-80». Compromesso che, per certi aspetti, «prevedeva anche una certa collaborazione».Lo stesso Magaldi non ha mai negato nulla: «So bene se alcuni esponenti di certe superlogge sostengono di essere in relazione con entità non terrestri», disse, tempo fa. Ora sembra che il tempo delle esternazioni sia prossimo: «Non si tratta di verità che io e altri avremmo sin qui nascosto – precisa ora Magaldi – ma di alcune verità che sono contenute negli archivi di alcune superlogge», quelle che secondo lo stesso leader “rooseveltiano” detengono, di fatto, il grande potere a livello mondiale, al di sopra dei governi. Specifica ulteriormente Magaldi: «Ovviamente non sono verità giudiziarie o verità storiche assolute, perché di assoluto – da un punto di vista scientifico – non c’è mai nulla: il bello della scienza, infatti, è sempre quello di offrire una descrizione e una spiegazione delle cose il più possibile plausibile, con la consapevolezza umile che quella descrizione potrà essere superata da nuove conoscenze e nuovi paradigmi interpretativi».Sul canale YouTube di “Border Nights”, il 31 maggio 2021, Magaldi (già iniziato alla superloggia sovranazionale “Thomas Paine” ed esponente del circuito massonico progressista) conferma che «è tempo di parlare degli Ufo e anche degli “arconti”, perché il mito gnostico è uno dei primi tracciati narrativi che mettono in discussione la narrativa biblica tradizionale». Alieni interpretati come “antichi astronauti”, dunque (e magari anche “arconti”, visto che la narrazione della cosmogonia gnostica allude proprio a «questa idea plurale della divinità»). La cosiddetta paleoastronautica parla di «abitanti extraterrestri giunti sulla Terra per varie ragioni, come la ricerca dell’oro». Personaggi misteriosi, «ritenuti divinità perché in possesso di conoscenze scientifiche e tecnologiche molto superiori a quelle degli umani».Niente di così strano, sottolinea Magaldi: «Lo si è visto sulla Terra anche col nostro colonialismo: quando Cortez e gli altri “conquistadores” spagnoli raggiunsero i popoli dell’America Centrale e del Sudamerica, questi ultimi pensarono di trovarsi di fronte a degli dèi che stessero tornando». Una prospettiva culturale che richiama indirettamente il lavoro esegetico di Mauro Biglino, protagonista di una rilettura spiazzante della stessa Bibbia, quella testuale: in un recente video-intervento, Biglino fa osservare che il “pesce” che avrebbe inghiottito il profeta Giona aveva caratteristiche ben poco ittiche (aveva occhi traslucidi ed era anche illuminato dall’interno, secondo Rabbi Meyr). Biglino pensa all’Ufo appena mostrato dagli Usa, che si inabissa dopo aver sorvolato la Uss Omaha, una unità navale per la difesa costiera. Il “pesce” di Giona era un antenato di quell’Ufo? Sempre Biglino, giocando un po’ con le parole, osserva che – in ebraico – a seconda di dove si metta l’accento, la parola “nasa” potrebbe voler dire “sollevare in alto” o “nascondere, ingannare”: «Forse lo ha fatto lo stesso Eshed, e per motivi comprensibili, se è vero che per trent’anni ha taciuto l’esistenza della Federazione Galattica di cui ora invece parla».«Comincerò a parlare di quello che si trova negli archivi delle Ur-Lodges a proposito di un tema ormai maturo, che è quello degli alieni o, se volete, degli Anunnaki», le “divinità” sumere, «cioè quei “creatori del genere umano” intesi come soggettività abitanti di altri pianeti, o comunque soggetti simili agli esseri umani, in quanto li avrebbero creati simili a sé: così almeno dicono i testi sumeri, da cui deriva tutta una narrazione contemporanea». Anche Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), annuncia imminenti rivelazioni sul tema “alieno”, su cui ormai si susseguono notizie dopo le recenti ammissioni di Barack Obama («gli Ufo esistono») e l’annuncio, sempre da parte degli Usa, della prossima pubblicazione di immagini eloquenti. Dopo i primi video “sdoganati” dalla Us Navy nell’autunno 2019 e confermati dal Pentagono nei mesi seguenti, è stato John Ratcliffe – capo della direzione nazionale dell’intelligence Usa, sotto Trump – ad annunciare la pubblicazione di immagini “esplosive” entro giugno 2021.
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De Carvalho: ma lo strapotere dell’élite non è imbattibile
Fascista, estremista, nuova destra, razzista, odiatore, omofobo, bigotto: tutti questi termini sono puri insulti e non hanno concetti scientifici descrittivi. La massa di studenti universitari semianalfabeti che si dedica all’uso di questi termini mostra fino a che punto la professione accademica si è prostituita in una specie di sub-giornalismo. Ho parlato di metacapitalismo, e spiego: metacapitalista è l’individuo o il gruppo che ha guadagnato così tanto denaro, nell’economia di mercato, da non accettare più le regole della libera concorrenza e diventare, o desiderare di diventare, un controllore della società, una sorta di sovrano informale (a volte anche formale), il cui potere in molte occasioni trascende quello di qualsiasi governo esistente. Non ho mai detto che 300 famiglie controllano il mondo, ho detto che vorrebbero controllarlo. In senso stretto, il loro sogno di una società completamente gestita (da loro stessi, ovviamente) è impossibile da realizzare.Tuttavia, il fatto che un obiettivo sia impossibile non impedisce a individui e gruppi potenti di cercare di raggiungerlo. Anche l’economia comunista era impossibile, ma la lotta per raggiungerla ha portato alla morte di 100 milioni di persone. Il potere dell’élite globalista è incommensurabile, ma non illimitato. La Russia, da un lato, la ostacola; dall’altro, il mondo islamico e, in parte, la Cina (che fa sempre più parte della truppa globalista). Inoltre, ci sono molte opposizioni che vengono dalla natura pura e semplice delle cose. Il mondo globalizzato è già, nel suo stato attuale, una pura illusione. Quando si vede l’ignoranza reciproca che esiste tra i media americani ed europei, ci si rende conto che i confini nazionali non sono affatto facili da rompere.Date un’occhiata alla lista di prìncipi e duchi che dirigono il gruppo Bilderberg, collegato a migliaia di aziende tra le più potenti del mondo, e convincetemi che la borghesia ha rovesciato l’aristocrazia. Le parole d’ordine su cui si basa la maggior parte delle discussioni pubbliche sono create da giornalisti e opinionisti politici che non sono nemmeno consapevoli dell’adeguatezza scientifica e combattono solo per gli interessi dei loro gruppi. Un dettaglio importante, per valutare il potere dei metacapitalisti, è notare che oggi finanziano e controllano tutto il mondo di sinistra, senza alcuna eccezione visibile. Ora ditemi, in coscienza: pensate che gli opinionisti comunisti siano abbastanza intelligenti da manipolare la grande finanza globale? O al contrario, la finanza globale controlla i comunisti e quelli non se ne rendono nemmeno conto?(Olavo de Carvalho, dichiarazioni rilasciate nell’intervista “Il potere dell’élite globalista è incommensurabile, ma non illimitato”, pubblicata da Mitt Dolcino il 24 maggio 2021. Ideologo anti-globalista e sostenitore del presidente brasiliano Jair Bolsonaro, Olavo de Carvalho ha pubblicato, con il russo Alexander Dugin, il saggio “Oltre il sipario delle ombre cinesi”, curato da Massimo Pampaloni).Fascista, estremista, nuova destra, razzista, odiatore, omofobo, bigotto: tutti questi termini oggi sono puri insulti e non hanno concetti scientifici descrittivi. La massa di studenti universitari semianalfabeti che si dedica all’uso di questi termini mostra fino a che punto la professione accademica si è prostituita in una specie di sub-giornalismo. Ho parlato di metacapitalismo, e spiego: metacapitalista è l’individuo o il gruppo che ha guadagnato così tanto denaro, nell’economia di mercato, da non accettare più le regole della libera concorrenza e diventare, o desiderare di diventare, un controllore della società, una sorta di sovrano informale (a volte anche formale), il cui potere in molte occasioni trascende quello di qualsiasi governo esistente. Non ho mai detto che 300 famiglie controllano il mondo, ho detto che vorrebbero controllarlo. In senso stretto, il loro sogno di una società completamente gestita (da loro stessi, ovviamente) è impossibile da realizzare.
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Perché ho scritto “La Bibbia Nuda”, con Mauro Biglino
La grande sala congressi ammutolì quando Benazir Bhutto osò denunciare il generale Pervez Musharraf, allora presidente-dittatore del Pakistan. L’accusa: gli uomini dell’Isi, il servizio segreto di Islamabad (agli ordini della Cia), avevano “allevato” i Talebani e protetto Bin Laden, come richiesto dal “terrorista” Bush. Lei, Benazir, di lì a poco si sarebbe candidata per liberare il Pakistan dalla menzogna. Saltò in aria qualche anno dopo, nelle ultime tappe di una campagna elettorale che l’avrebbe incoronata trionfalmente alla guida del suo paese. Ricordo bene quel fugace incontro, a Torino, a margine dell’assise promossa da Gorbaciov insieme ad altri ex leader mondiali, che avevano messo fine alla guerra fredda. In un palazzo del centro, l’indomani, Benazir Bhutto ripeté a beneficio delle telecamere le sue accuse pericolosamente terribili, ma sempre con quel suo sorriso disarmante: quello di chi sa di avere ragione, e ha deciso che bisogna pur metterla in gioco, la vita, se il nemico è così insidioso da saper pervertire integralmente la verità. Pensieri che oggi, tra coprifuochi e pass vaccinali, suonano stranamente familiari.
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Sumeri, fenici e romani in America: la nostra vera storia
Chi siamo? Da dove veniamo? Dobbiamo imparare dai bambini: loro si chiedono sempre il perché di tutto. Io amo Platone, il suo metodo dialogico. Maieutica, in greco, significa ostetricia: farti nascere, stimolarti a trovare le risposte dentro di te. Nessuno di noi ha la verità in tasca, ma ognuno ha la capacità di arrivare a individuare una verità possibile. Il termine “verità” probabilmente è troppo grande, da usare. Però possiamo parlare di menzogna, questo sì. Da storico, ho sempre voluto indagare nei retroscena, della storia e della realtà che viviamo. E mi sono reso conto che tutto ciò che ci è stato insegnato è stato sempre finalizzato ad un solo obiettivo: il mantenimento dello status quo, il potere di chi comanda. Triste realtà: la storia la scrivono sempre i vincitori. I vinti, chiunque siano – i Troiani sconfitti dagli Achei, i Greci sconfitti dai Persiani, gli abitanti dell’Amazzonia sconfitti dalla deforestazione – non riescono mai a scriverla, la verità: vengono ridotti al silenzio. Sbagliatissimo: perché la ricostruzione del nostro passato riguarda tutti noi, sia i vincitori che i vinti, quelli che non hanno avuto la parola. E l’insegnamento della storia è sempre stato finalizzato a salvaguardare il potere di chi ha vinto.Quante bugie ci hanno raccontato, a partire dalla preistoria? Come ci sono state raccontate, le origini dell’umanità? Quante mistificazioni sono state perpetrate? In materia di storia e archeologia, lo Smithsonian Institute è una delle principali istituzioni culturali degli Stati Uniti, dove gestisce decine di musei. Ebbene, di recente è stato condannato da un tribunale federale americano, dopo una serie di denunce, per aver deliberatamente distrutto – nel corso di svariati decenni – migliaia di reperti archeologici “scomodi”. Perché mai distruggere un reperto archeologico? Perché tutto quello che va a infrangere il paradigma dominante è tabù: è vietato. Quest’anno c’è stata una censura terribile, su Internet, che continua tuttora. Ora, abbiamo a che fare con una situazione particolare: e chi mi conosce sa bene che, da un anno, sto combattendo una battaglia per la verità. Perché ci stanno raccontando parecchie bugie, su tanti fronti. Bugie sempre finalizzate al potere, al controllo, al dominio sulle masse. E la censura, purtroppo, fa parte di questo gioco: come nei tempi antichi, e poi nel medioevo e oltre.Fino al Sei-Settecento è rimasta il vigore la cosiddetta Santa Inquisizione: se personaggi come Galileo se la sono cavata abiurando, altri – come Giordano Bruno – hanno pagato con la vita il loro impegno a sostenere delle verità che il potere pretendeva di negare, di nascondere. E’ bene studiare, quindi, la vera origine e il reale percorso delle grandi civiltà. Ma soprattutto, è importante capire perché ci hanno imposto dei dogmi. Come mai la storia è piena di dogmi? Vengono chiamati “paradigmi”, ma in realtà sono veri e propri dogmi di fede. Io mi sono poi laureato in storia, ma la mia grande passione è sempre stata l’archeologia. Eppure faticavo: già ai tempi dell’università io ragionavo con la mia testa, e mi scontravo con i docenti. Mi dicevano: guarda che queste cose non le puoi dire. Non mi hanno mai detto: le tue osservazioni sono sbagliate. Macché: implicitamente mi davano ragione; ma mi spiegavano che certe cose non le potevo dire, perché infrangevano il famoso paradigma. Si deve sempre diffidare di chi pretende di essere un dispensatore di verità, da accettare come dogmi di fede.Si deve poter parlare di tutto: anche di Atlantide, e di altri continenti perduti. Perché mai, specie nella nostra civiltà occidentale, ci è sempre stato negato di conoscere un certo passato? Ho partecipato sul campo a tanti scavi archeologici (in Turchia, in Iran, in vari altri paesi) e conosco bene l’ambiente dell’archeologia. In effetti, tutto quello che non è coerente con i paradigmi vigenti, viene deliberatamente nascosto. Ci sono migliaia di reperti “scomodi” che sono stati distrutti. Ci sono siti “scomodi” che sono stati ricoperti e nascosti, addirittura vietandone l’accesso. E ci sono migliaia di reperti archeologici che vengono tuttora nascosti negli scantinati dei musei. E c’è un perché: danno fastidio. Potrebbero portare le persone a riflettere su altre sfaccettature della verità. Attraverso le civiltà antiche, ad esempio, si può arrivare a capire come si sono imposte le grandi religioni monoteistiche. Non voglio urtare la suscettibilità di nessuno, il mio atteggiamento è di grande rispetto; faccio però notare che Ebraismo, Cristianesimo e Islam hanno un comportamento dogmatico, esclusivistico.Io parlo di tutto: anche di come un’antica civiltà, di impronta matriarcale (presente in Europa fino alla tarda Età del Bronzo), sia stata poi soppiantata da una nuova cultura, di tipo patriarcale, che ha stravolto completamente gli antichi schemi della società. Anche questo viene generalmente omesso, dalla storiografia: viene taciuto, perché “scomodo”. Ancora oggi, infatti, ci troviamo in una società patriarcale, e quindi è diventato scomodo (quasi eretico) parlare di quello che c’era prima, e spiegare perché l’antica società matriarcale sia stata sostituita con il modello patriarcale. La Guerra di Troia è stata una delle vicende più epocali della storia antica. Molti pensano che sia stata semplicemente una guerra commerciale, per il controllo del traffico marittimo tra l’Egeo e il Mar Nero. Niente di più falso: quella fu una guerra di religione, e di cultura. Fu veramente l’apice dello scontro fra matriarcato e patriarcato. La civiltà troiana era fondata sul matriarcato e sul culto delle antiche divinità, gli dèi Titani, mentre gli avversari incarnavano una società patriarcale e bellicosa. Gli Achei si scontrarono con Troia per eliminare una cultura avversa.Il paradigma dominante deforma la storiografia anche riguardo al lungo arco del medioevo, a partire da quelle che sono state considerate eresie. Come mai il Cristianesimo ha considerato eretiche tante altre dottrine? Come mai è stata perseguitata quella che è stata chiamata stregoneria? Alludo a decine di migliaia di donne: non particavano magia, non celebravano oscuri rituali; semplicemente, praticavano ancora un rapporto simbiotico con le forze della natura (come già le loro antenate, per millenni). Conoscevano le proprietà curative delle erbe, secondo una tradizione millenaria: perché sono state torturate e condannate al rogo come streghe? Bisogna riflettere, su tutti questi sconvolgenti aspetti del nostro passato: perché purtroppo non riusciremmo mai a comprenderlo a fondo, il presente che viviamo, e nemmeno il futuro che ci attende, se non conosciamo davvero il nostro passato, cioè tutti gli errori che abbiamo commesso, e soprattutto tutti gli inganni che ci hanno propinato.Vogliamo parlare di quella che è considerata la scoperta dell’America? Il mio ultimo libro si intitola “I Minoici in America e le memorie di una civiltà perduta”. A scuola ci hanno insegnato che l’America è stata scoperta da Cristoforo Colombo nel 1492. Una data simbolica, con la quale si vuole chiudere il medioevo e far iniziare l’età moderna. Ma poi, prove alla mano (dati archeologici), ci accorgiamo che in America ci sono andati tutti, prima di Colombo. Nel Gran Canyon del Colorado hanno trovato addirittura delle tombe egizie. Ovunque, in Brasile, le rocce sono piene di incisioni in lingua fenicia. Un manoscritto custodito nella biblioteca di Rio de Janeiro documenta il ritrovamento di un’antica città greca. Se andiamo in Messico, nel sito di Comalcalco (nella regione del Chiapas), sembra di essere a Ostia antica: è l’unica città dell’area Maya non edificata con pietre, ma con mattoni, secondo le tecniche edilizie romane. Mattoni con impressi i marchi dei fabbricanti, come usavano i costruttori romani (ci sono pure i loro nomi, infatti).Sempre in Messico sono state trovate delle teste di terracotta prettamente romane. Monete romane sono state trovate ovunque, nel territorio americano. Addirittura, un capo indiano dell’importante tribù dei Nasi Forati, sconfitto nel 1878 dal neonato esercito degli Stati Uniti, prima di essere costretto a trasferirsi in una riserva insieme al suo popolo, volle donare un omaggio al generale che l’aveva battuto sul campo: era il ciondolo che portava al collo, con – incastonata – una tavoletta in terracotta di origine sumera, scritta in caratteri cuneiformi. La sua tribù se l’era tramandata, di generazione in generazione, da millenni. Questa tavoletta – oggi esposta in un museo, in America – è stata tradotta. E’ una banalissima tavoletta d’archivio, che contiene una transazione commerciale: è la ricevuta d’acquisto di alcune capre, comprate per compiere un sacrificio propiziatorio alla vigilia di un lungo viaggio. Quindi, qualcuno – in Mesopotamia – ha comprato delle capre e le ha sacrificate, forse per propiziare la fortuna in vista del lungo viaggio che stava per intraprendere; ma questo viaggio l’ha portato dall’altra parte dell’Oceano, insieme alla ricevuta d’acquisto delle capre: quella tavoletta è finita in America.In Bolivia, negli anni ‘80, è stato scoperto un grande vaso rituale in pietra, per libagioni e offerte votive, che al proprio interno ha iscrizioni in sumero: cuneiforme sumerico, come quello della tavoletta del navigatore. Gli esempi analoghi sono centinaia. In Canada, ad esempio, è pieno di iscrizioni celtiche. Poi sappiamo – perché è documentato – di una flotta salpata da Portovenere, vicino a La Spezia, nel 1442: una flotta di navi fiorentine, comandata da Amerigo Vespucci (non quello che conosciamo: era suo nonno, e anche lui si chiamava Amerigo). Il 4 luglio di quell’anno, questa flotta arrivò all’estuario del fiume San Lorenzo, sulla costa atlantica del Canada, cinquant’anni prima del viaggio di Colombo. Di queste cose non troverete notizia, nei libri di storia, perché l’America era uno dei massimi segreti di Stato della famiglia Medici, che a Firenze iniziarono a importare l’oro americano: erano bravi banchieri, sapevano il fatto loro. Io ho trovato le prove di quel viaggio, e anche i nomi delle navi (che erano sette) e dei loro comandanti. La data di arrivo è stata tramandata, dai padri costituenti degli Stati Uniti: la festività del 4 Luglio non l’hanno creata a caso, ma in ricordo dell’arrivo delle navi fiorentine in America.(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate nella video-conferenza “Ripensare la storia”, su YouTube il 1° aprile 2021, a cura della Libera Università di Nuova Pedagogia, presso cui lo stesso Bizzi, storico e editore di Aurora Boreale, terrà un corso on line di storia “divergente”, dal titolo “Ripensare la storia: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo”. Un ciclo di 15 incontri per riflettere e per comprendere le nostre origini e il nostro ruolo su questo pianeta, immaginando anche il futuro che ci attende. Per informazioni sulle modalità di partecipazione al corso, basta inviare un’mail a: nuovapedagogia@gmail.com).Chi siamo? Da dove veniamo? Dobbiamo imparare dai bambini: loro si chiedono sempre il perché di tutto. Io amo Platone, il suo metodo dialogico. Maieutica, in greco, significa ostetricia: farti nascere, stimolarti a trovare le risposte dentro di te. Nessuno di noi ha la verità in tasca, ma ognuno ha la capacità di arrivare a individuare una verità possibile. Il termine “verità” probabilmente è troppo grande, da usare. Però possiamo parlare di menzogna, questo sì. Da storico, ho sempre voluto indagare nei retroscena, della storia e della realtà che viviamo. E mi sono reso conto che tutto ciò che ci è stato insegnato è stato sempre finalizzato ad un solo obiettivo: il mantenimento dello status quo, il potere di chi comanda. Triste realtà: la storia la scrivono sempre i vincitori. I vinti, chiunque siano – i Troiani sconfitti dagli Achei, i Greci sconfitti dai Persiani, gli abitanti dell’Amazzonia sconfitti dalla deforestazione – non riescono mai a scriverla, la verità: vengono ridotti al silenzio. Sbagliatissimo: perché la ricostruzione del nostro passato riguarda tutti noi, sia i vincitori che i vinti, quelli che non hanno avuto la parola. E l’insegnamento della storia è sempre stato finalizzato a salvaguardare il potere di chi ha vinto.
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Il Serpente-Arconte: chi erano gli antenati di Fauci
Anthony Fauci, il padrone della sanità e della farmaceutica americana, non è certo un piccolo fiammiferaio, “figlio prodigio” di oscuri emigrati italiani. A colpire è la sua linea materna. La madre, artistocratica dal nome tedesco, si chiamava Eugenia Abys. Il suo blasone nobiliare è il dragone coronato che ha in bocca un bambino: immagine simile a quella della famiglia Visconti di Milano. Il serpente in questo caso ha sul dorso un’asta, un giogo che regge due secchi, descritti come pieni di oro: riferimento all’attività mineraria della famiglia, originaria della Svizzera (Cantone dei Grigioni) e della Valtellina. La voce Abys compare già nel XII secolo come nome di una famiglia scozzese, avente però un’arma araldica diversa. Nel 1609, la famiglia si attestò tra i Grigioni e la Valtellina, ora italiana. Una famiglia molto importante: nel 1874 un suo membro fu tra i firmatari della Costituzione federale elvetica. Avevano importanti proprietà minerarie: nel 1682, a causa dell’eccessivo sfruttamento, una loro miniera di talco crollò, causando la morte di 2.600 persone. Nel XVII secolo gli Abys avrebbero anche acquistato proprietà minerarie nel Kirghizistan.Nemmeno Bill Gates è nato così, per caso: non è certo “un nerd che ce l’ha fatta”. Il nonno, William Gates, era avvocato e braccio destro di David Rockefeller, capostipite della famosa dinastia. Gates e Rockefeller sono gemellati, e fu proprio il nonno di Bill Gates a inventare la struttura della filatropia: consigliò a Rockefeller di aprire una fondazione non solo per pagare meno tasse, ma anche per avviare certe operazioni di ingegneria sociale. Insomma: le linee di sangue sono molto importanti. Noi pensiamo che organizzazioni segrete e think-tanks siano i veri burattinai, e invece sono semplicemente dei contenutori storici, temporanei. A possedere veramente le leve del potere, da secoli, sono sempre le linee di sangue: certe famiglie. Restando all’attualità di oggi e alla situazione che stiamo vivendo, c’è chi sostiene che anche Klaus Schwab (patron del World Economic Forum di Davos) abbia un rapporto di parentela con la famiglia Abys, ma credo che in questo caso si tratti di una semplice illazione; sappiamo solo che i parenti di Schwab ebbero interessi economici in comune con l’amministrazione nazista.Tornando al blasone degli Abys, la serpe coronata che “mangia il bambino” è un riferimento a possibili sacrifici umani, del resto ben presenti nella stessa Bibbia (con il sacrificio dei neonati primogeniti, ndr). Sappiamo che le tradizioni occulte di certe stirpi non è che siano luminose: esiste infatti anche il fronte della contro-iniziazione, che usa determinate conoscenze – di tipo magico-esoterico – per scopi di potere, non esattamente finalizzati al benessere del genere umano. In un contesto “espolitico”, David Icke parla di “rettiliani” e interpreta simboli di questo tipo proprio in quella chiave, alludendo cioè a un potere “rettiloide”. Questa storia però non nasce con Icke: la stessa Elena Blavatsky parlava del “ciclo lemuriano”, precedente alla civiltà “atlantidea”, popolato proprio di entità “rettiolidi”. La mia opinione è che non si debba pensare a esseri mutanti, come quelli che abbiamo visto nei “Visitors”. Penso piuttosto a qualcosa che appartenga al livello “sottile”: ovvero forze ed entità (di natura “sottile” appunto) che si sarebbero manifestate in certe linee di sangue. Secondo questa interpretazione, alcune stirpi nobiliari rappresentano un certo potere, che ha un significato piuttosto oscuro.Il simbolo del serpente è presente nelle “gemme gnostiche” (magiche, in realtà) risalenti al periodo alessandrino. Ricorre la serpe “leontocefala”, coronata: è esattamente lo stesso simbolo, sia pure in una sua variante (testa di leone coronata, su corpo di serpente). A volte il simbolo si declina in tre serpenti, cioè tre S stilizzate: lo vediamo sia in epoca tardo-antica, sia in un’effigie della famiglia Abys di Chur, nei Grigioni (quella, appunto, del ramo materno di Fauci). In area anglofona, Abys fa pensare al termine “abbazia”, mentre in area svizzera (germanofona) richiama il termine “abisso”. In ogni caso, spicca la totale corrispondenza con certi simboli magici del periodo alessandrino. Il serpente “leontocefalo” potrebbe essere il capo degli arconti, il “demiurgo nero” di molti sistemi gnostici: capo di tutte le forze arcontiche, e quindi estremanente ostile agli esseri umani.E’ difficile ricostruire come la famiglia Abys abbia inserito quella figura nel proprio blasone. Però è evidente che c’è una strana, forte corrispondenza con quei simboli antichi. I famosi rettiliani? Entità non umane? Quello di David Icke è un modo un po’ semplice, di esprimersi. Però è vero che troviamo esseri come i Naga, nella civiltà indiana: entità ibride, a metà strada tra gli umani e i rettili. Diciamo che non vanno presi alla lettera; però sono una costante, in molti cicli di civiltà. Quel serpente ha l’aria di essere il simbolo di un potere anti-umano, virtualmente anche antropofago (o meglio: capace di nutritrsi di energie umane, a livello “sottile”). Secondo me c’è da riflettere su cosa potrebbe rappresentare, questa corrispondenza simbolica, visto anche che la famiglia Abys – nella sua storia – un po’ di danni li ha fatti, ben prima della comparsa di Anthony Fauci.(Matt Martini, analisi formulata nella trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi”, in diretta il 13 maggio 2021 sul canale YouTube di “Border Nights”. Chimico farmaceutico e appassionato studioso di esoterismo, Martini è co-autore del libro-denuncia “Operazione Corona, colpo di Stato globale”, pubblicato dalle Edizioni Aurora Boreale).Anthony Fauci, il padrone della sanità e della farmaceutica americana, non è certo un piccolo fiammiferaio, “figlio prodigio” di oscuri emigrati italiani. A colpire è la sua linea materna. La madre, aristocratica dal nome tedesco, si chiamava Eugenia Abys. Il suo blasone nobiliare è il dragone coronato che ha in bocca un bambino: immagine simile a quella della famiglia Visconti di Milano. Il serpente in questo caso ha sul dorso un’asta, un giogo che regge due secchi, descritti come pieni di oro: riferimento all’attività mineraria della famiglia, originaria della Svizzera (Cantone dei Grigioni) e della Valtellina. La voce Abys compare già nel XII secolo come nome di una famiglia scozzese, avente però un’arma araldica diversa. Nel 1609, la famiglia si attestò tra i Grigioni e la Valtellina, ora italiana. Una famiglia molto importante: nel 1874 un suo membro fu tra i firmatari della Costituzione federale elvetica. Avevano importanti proprietà minerarie: nel 1682, a causa dell’eccessivo sfruttamento, una loro miniera di talco crollò, causando la morte di 2.600 persone. Nel XVII secolo gli Abys avrebbero anche acquistato proprietà minerarie nel Kirghizistan.
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Militari, nuovo avviso a Macron: guerra civile alle porte
Signor Presidente della Repubblica, Signore e Signori, Ministri, Membri del Parlamento, Ufficiali Generali, dei vostri gradi e qualità, Non cantiamo più la settima strofa della Marsigliese, conosciuta come la «strofa dei bambini». Eppure è ricca di lezioni. Lasciamo che sia essa a prodigarle su di noi: «Entreremo nella carriera quando i nostri anziani non saranno più lì. Là troveremo la loro ceneri e il segno delle loro virtù. Molto meno gelosi di sopravvivere a loro che di condividere la loro bara, avremo il sublime orgoglio di vendicarli o seguirli». I nostri anziani sono combattenti che meritano di essere rispettati. Questi sono ad esempio i vecchi soldati di cui avete calpestato l’onore nelle ultime settimane. Sono queste migliaia di servi della Francia, firmatari di un appello di buon senso, soldati che hanno dato i loro anni migliori per difendere la nostra libertà, obbedendo ai vostri ordini, per intraprendere le vostre guerre o per attuare le vostre restrizioni di bilancio, che avete insozzato mentre il popolo della Francia li ha sostenuti.Queste persone che hanno combattuto contro tutti i nemici della Francia, le avete trattate come faziose quando la loro unica colpa è amare il loro Paese e piangere la sua caduta visibile. In queste condizioni spetta a noi, da poco entrati in carriera, entrare nell’arena semplicemente per avere l’onore di dire la verità. Veniamo da quella che i giornali hanno chiamato «la generazione del fuoco». Uomini e donne, soldati attivi, di tutti gli eserciti e di tutti i ranghi, di tutte le sensibilità, amiamo il nostro Paese. Queste sono le nostre uniche pretese di fama. E se non possiamo, per legge, esprimerci a faccia scoperta, è altrettanto impossibile per noi tacere. Afghanistan, Mali, Repubblica Centrafricana o altrove, molti di noi hanno subito il fuoco nemico. Alcuni lì hanno lasciato dei compagni. Hanno offerto la loro pelle per distruggere l’islamismo a cui state facendo concessioni sul nostro suolo. Quasi tutti noi abbiamo conosciuto l’operazione Sentinel. Abbiamo visto con i nostri occhi le periferie abbandonate, gli alloggi con la delinquenza. Abbiamo subito i tentativi di strumentalizzare diverse comunità religiose, per le quali la Francia non significa nulla, nient’altro che un oggetto di sarcasmo, disprezzo o persino odio.Abbiamo marciato il 14 luglio. E questa folla benevola e diversificata, che ci ha acclamati perché ne siamo l’emanazione, ci è stato chiesto di guardarla per mesi, vietandoci di circolare in divisa, rendendoci potenziali vittime, su un suolo che siamo comunque capaci di difendere. Sì, i nostri anziani hanno ragione sulla sostanza del loro testo, nella sua interezza. Vediamo la violenza nelle nostre città e nei nostri villaggi. Vediamo il comunitarismo prendere piede nello spazio pubblico, nel dibattito pubblico. Vediamo l’odio per la Francia e la sua storia diventare la norma. Potrebbe non essere compito dei militari dirlo, sosterrete. Al contrario: poiché siamo apolitici nelle nostre valutazioni della situazione, è un’osservazione professionale quella che forniamo. Perché questa decadenza, la abbiamo vista in molti Paesi in crisi. Precede il crollo. Annuncia caos e violenza e, contrariamente a quanto voi affermate qua e là, questo caos e questa violenza non verranno da un «pronunciamento militare» ma da un’insurrezione civile.Per cavillare sulla forma dell’appello dei nostri anziani invece di riconoscere l’ovvietà delle loro scoperte, bisogna essere piuttosto codardi. Per invocare un dovere di riservatezza mal interpretato al fine di mettere a tacere i cittadini francesi, bisogna essere molto ingannevoli. Per incoraggiare i principali ufficiali dell’esercito a prendere posizione ed esporsi, prima di sanzionarli ferocemente non appena scrivono qualcosa di diverso dalle storie di battaglia, devi essere molto perverso. Codardia, inganno, perversione: questa non è la nostra visione della gerarchia. Al contrario, l’esercito è, per eccellenza, il luogo in cui ci parliamo sinceramente perché impegniamo la nostra vita. È questa fiducia nell’istituzione militare che chiediamo. Sì, se scoppia una guerra civile, l’esercito manterrà l’ordine sul proprio territorio, perché gli verrà chiesto di farlo. È anche la definizione di guerra civile. Nessuno può desiderare una situazione così terribile, i nostri anziani non più di noi, ma sì, ancora una volta, la guerra civile si sta preparando in Francia e lo sapete perfettamente.Il grido di allarme dei nostri Anziani si riferisce infine a echi più lontani. I nostri anziani sono i combattenti della resistenza del 1940, che persone come voi molto spesso trattavano come faziosi, e che continuarono la lotta mentre i legalisti, paralizzati dalla paura, scommettevano già sulle concessioni con il male per limitare i danni; sono i “pelosi” [soprannome dato ai soldati francesi durante la Grande Guerra, ndr] di 14 anni, morti per pochi metri di terra, mentre voi abbandonate, senza reagire, interi quartieri del nostro Paese alla legge del più forte; sono tutti i morti, celebri o anonimi, caduti al fronte o dopo una vita di servizio. Tutti i nostri anziani, coloro che hanno reso il nostro Paese quello che è, che ne hanno disegnato il territorio, ne hanno difeso la cultura, hanno dato o ricevuto ordini nella sua lingua, hanno combattuto affinché voi lasciaste che la Francia diventasse uno Stato fallito, che sostituisce la sua impotenza regale sempre più evidente con una brutale tirannia contro quelli che tra i suoi servi che vogliono ancora avvertirlo? Agite, signore e signori. Questa volta non si tratta di emozioni personalizzate, formule già pronte o copertura mediatica. Non si tratta di estendere i propri mandati o conquistarne di nuovi. Riguarda la sopravvivenza del nostro Paese, del vostro Paese.(Testo diffuso dai militari francesi e ripreso l’11 maggio 2021 da “Renovatio 21″. «Da qualche giorno correva la voce che un nuovo appello dei militari francesi sarebbe apparso sulla scena», scrive il sito. «Stavolta però, a differenza del precedente, non sarebbe stato firmato da ufficiali in pensione, ma da soldati attivi». Il testo pubblicato da “Renovatio 21″ sta circolando in rete. «In Francia la situazione è grave», sottolinea il blog. «Dopo anni di aberrazioni terroristiche, proteste popolari soffocate nella repressione (i Gilet Gialli) e lockdown draconiani che hanno piegato il paese, forse la misura e colma. Lo Stato più superbo d’Europa si appresta a collassare sotto il peso delle sue stesse scelte dementi in campo sociale, economico, migratorio? E l’Italia, che lezione vuole trarre da ciò che sta accadendo appena Oltralpe?»).Signor Presidente della Repubblica, Signore e Signori, Ministri, Membri del Parlamento, Ufficiali Generali, dei vostri gradi e qualità, Non cantiamo più la settima strofa della Marsigliese, conosciuta come la «strofa dei bambini». Eppure è ricca di lezioni. Lasciamo che sia essa a prodigarle su di noi: «Entreremo nella carriera quando i nostri anziani non saranno più lì. Là troveremo la loro ceneri e il segno delle loro virtù. Molto meno gelosi di sopravvivere a loro che di condividere la loro bara, avremo il sublime orgoglio di vendicarli o seguirli». I nostri anziani sono combattenti che meritano di essere rispettati. Questi sono ad esempio i vecchi soldati di cui avete calpestato l’onore nelle ultime settimane. Sono queste migliaia di servi della Francia, firmatari di un appello di buon senso, soldati che hanno dato i loro anni migliori per difendere la nostra libertà, obbedendo ai vostri ordini, per intraprendere le vostre guerre o per attuare le vostre restrizioni di bilancio, che avete insozzato mentre il popolo della Francia li ha sostenuti.